CRONACA- Pagina 1362

Il Poli scopre rivestimento antivirus

Grazie alla partnership industriale con l’azienda GV FILTRI verranno prodotti filtri per le mascherine FFP in grado di annientare il Coronavirus

 

 Un rivestimento applicabile su qualsiasi superficie con proprietà antibatteriche, antifungine e, soprattutto, antivirali in grado di annientare il Coronavirus. È questa la tecnologia inventata e brevettata dal gruppo di ricerca della professoressa Monica Ferraris del DISAT (Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia) del Politecnico di Torino.

Grazie ad un rivestimento a base di silice e nanoparticelle di argento a cui il team della professoressa Ferraris lavora da più di 10 anni, si potranno realizzare filtri più sicuri e più affidabili per l’eliminazione di eventuali patogeni esterni, tra cui il virus che provoca il Covid-19, come dimostrato dai test condotti dalla dottoressa Elena Percivalle presso Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e in fase di pubblicazione sulla rivista Open Ceramics.

La tecnologia ed il brevetto più recente (PCT/IB2018/057639, Monica Ferraris, Cristina Balagna, Sergio Perero) ad essa correlato hanno trovato l’interesse della GV Filtri di Baldissero Torinese, un’azienda specializzata da 30 anni nello sviluppo e produzione di filtri industriali. La sinergia tra Università ed Impresa ha reso possibile valorizzare i risultati della Ricerca pubblica aprendo la strada alla realizzazione di un prodotto innovativo ad elevato impatto economico e sociale.

 

L’accordo raggiunto tra Politecnico di Torino e GV Filtri è fondamentale per il completamento del processo di trasferimento tecnologico dell’invenzione, in quanto consente a GV Filtri di industrializzare lo sviluppo applicativo del rivestimento sui propri filtri industriali, con l’obbiettivo di portare la tecnologia sul mercato introducendo una significativa innovazione nei prodotti esistenti o creando prodotti completamente nuovi.

Simili accordi” dichiara Giuliana Mattiazzo, Vice Rettrice per il Trasferimento Tecnologico del Politecnico di Torino, “rappresentano perfettamente gli esiti virtuosi di ciò che intendiamo per trasferimento tecnologico: il mondo della Ricerca deve dialogare con il tessuto imprenditoriale, in uno scambio continuo il cui risultato è molto di più della somma delle parti. L’innovazione ideata e sviluppata dentro l’Ateneo ha bisogno di essere accolta dalle aziende che hanno la costante esigenza di investire in soluzioni all’avanguardia: insieme infatti riescono ad ultimare un percorso che da soli non avrebbero avuto le forze di compiere. In questo senso, è particolarmente significativo il fatto che questo accordo sia stipulato con una PMI locale, che avrà modo di agire su svariati piani, dall’impiego di nuovo personale, all’attrazione di investimenti sul territorio e oltre”.

Marco Vicentini, Amministrato di GV Filtri aggiunge: “Il tessuto imprenditoriale Italiano, prevalentemente formato da micro e piccole imprese, da sempre ha difficoltà ad interfacciarsi con il mondo accademico. In questo percorso, a nostra opinione, l’impresa deve fare il primo passo. Noi ci siamo interessati ai lavori del Politecnico di Torino sui rivestimenti antibatterici e loro ci hanno prontamente accolti e supportati. Abbiamo il privilegio di lavorare con un gruppo estremamente competente e innovativo che sta portando un grande valore aggiunto alla nostra azienda. Crediamo profondamente nella collaborazione con il Politecnico di Torino e siamo certi che insieme potremmo generare un valore aggiunto per la città”.

“Lavoriamo a questo rivestimento da più di dieci anni” ha chiarito Monica Ferraris, Professoressa responsabile del gruppo di ricerca e co-inventrice del brevetto“Sono stati fondamentali i finanziamenti prima regionali, poi europei, ed infine l’iniziativa per il finanziamento dei ‘Proof of Concept’ sostenuta dal Politecnico insieme a Compagnia di San Paolo; ma è grazie all’aiuto e alla competenza dei colleghi dell’Area Trasferimento Tecnologico e Relazioni con l’industria che i nostri contatti con i soggetti interessati al brevetto, GV Filtri in particolare, sono proseguiti in maniera così efficace.”

Gli studenti rientrano al Politecnico

I tesisti rientrano da oggi nei laboratori per completare il proprio lavoro di ricerca. Saranno 100 al giorno per poi crescere progressivamente

 

Da oggi, dopo più di tre mesi di sospensione delle attività didattiche a causa dell’emergenza Covid-19, laboratori e spazi del Politecnico di Torino saranno di nuovo frequentati dagli studenti.

Circa 100 tesisti sperimentali ogni giorno potranno infatti accedere nuovamente ai laboratori dell’Ateneo per completare il proprio lavoro di ricerca per la tesi di laurea. Il tutto nel rispetto delle misure di sicurezza e seguendo i protocolli adottati anche per i lavoratori che frequentano le strutture del Politecnico, tra cui la partecipazione obbligatoria a un corso di formazione on line relativo alle misure associate all’emergenza Covid-19.

“Lasciatemi dire che dopo tre mesi sono emozionato a rivedere gli studenti nei nostri corridoi, nei cortili e soprattutto nei laboratori”, dichiara il Rettore del Politecnico Guido Saracco“Il Politecnico è una comunità fatta di docenti, personale amministrativo e, soprattutto, studenti: credo che sia fondamentale garantire anche a loro la possibilità di svolgere in presenza quelle attività che necessitano delle nostre dotazioni sperimentali, che ci caratterizzano come Ateneo tecnico e qualificano la formazione che offriamo ai nostri studenti come apprendimento strettamente legato alla ricerca fin dagli anni di studio”.

Oggi sono un centinaio, ma a settembre, con l’avvio del nuovo Anno Accademico, saranno molti di più gli studenti che potranno fruire di quella parte della didattica che l’Ateneo erogherà in presenza, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. In particolare, saranno garantiti in aula e laboratorio seminari, esercitazioni con confronto tra studenti e docenti, classi progettuali, atelier di progettazione architettonica, team studenteschi, classi di problem solving / challenge (dove gruppi di studenti di diverse discipline risolvono problemi complessi e creano soluzioni innovative), laboratori sperimentali, tesi sperimentali, tirocini; anche per le lezioni frontali le aule saranno attrezzate in modo da poter garantire allo studente di seguire il corso allo stesso modo in presenza oppure online.

“La didattica on line, che sapremo comunque garantire con qualità e che ci permetterà di servire ottimamente anche chi non potrà muoversi verso di noi, non può sostituire completamente la ricchezza di quella in presenza e delle relazioni che si intessono nella nostra comunità universitaria, una comunità che va ben oltre i nostri spazi ma pervade l’intera città, ad esempio nei collegi e nei centri sportivi, con attività culturali, eventi e tante altre modalità”, continua il Rettore: “Premesso questo, voglio però assicurare a tutti coloro che sceglieranno di fruire della nostra didattica esclusivamente on line che il nostro preciso impegno e obiettivo sarà quello di offrire un’esperienza del tutto equivalente sul piano formativo rispetto a quella di chi seguirà in presenza”.

Per programmare l’avvio del nuovo anno, l’Ateneo ha quindi avviato un sondaggio sulle intenzioni di frequenza dal vivo o solamente on line per il prossimo anno accademico da parte dei suoi studenti.

Le oltre 14 mila risposte indicano che una grande maggioranza di studenti intende tornare in presenza al Politecnico già all’inizio del prossimo anno accademico, soprattutto tra gli studenti italiani. Per questo, gli Organi di Governo dell’Ateneo hanno stabilito di attuare tutte le misure possibili per massimizzare l’utilizzo delle 86 aule che saranno attrezzate per erogare didattica contemporaneamente in presenza e in remoto, come pure nel programmare la didattica in presenza anche al sabato. L’Ateneo chiederà inoltre agli Enti territoriali la concessione per il primo semestre del prossimo anno accademico di ulteriori e ampi spazi per didattica, in modo da fornire un servizio che sia il più esteso possibile.

Scuola in piazza: “Servono nuove risorse e personale”

Hanno allestito un grande recinto per simulare l’ingresso a scuola di 50 ragazzi in base alle regole sul distanziamento sociale.

Ed è emerso che solo per due classi non è sufficiente  mezza piazza Castello”. La manifestazione è stata inscenata dai  sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, con gli insegnanti a fare la parte degli studenti. Ognuno di loro aveva  un cartello al collo con le ragioni della protesta. Ma in  piazza sono scesi anche anche bambini e genitori, una rappresentanza del coordinamento dei genitori e dei precari. La richiesta è che il  governo investa risorse per creare spazi e assumere personale, altrimenti si teme  un taglio del 50% del diritto all’istruzione garantito dalla Costituzione.

La sorella “garante” di un debito a sua insaputa

I fatti accaduti in zona Madonna di Campagna

Martedì mattina gli agenti della Squadra Volante hanno arrestato due cittadini
italiani, un uomo ed una donna di 35 e 27 anni, per tentata estorsione.
All’arrivo dei poliziotti, la coppia, dalla strada, stava minacciando una donna
affacciata dal balcone dello stabile. Accanto a loro un cassonetto della spazzatura
ribaltato, frutto di uno scatto d’ira del trentacinquenne.
“Quella mi deve 800 euro e li voglio” continua a gridare la ventisettenne. Nemmeno
l’intervento degli agenti riesce a mitigare l’atteggiamento violento dei due. Gli
operatori a questo punto raccolgono la testimonianza della condomina che dichiara
di aver già ricevuto la visita della coppia in mattinata. Dopo aver suonato
incessantemente Il campanello, erano passati a colpire con decisione la porta più
volte. La donna, non conoscendoli, decideva di non aprire e li avvertiva che se non
avessero smesso, avrebbe chiamato la Polizia. La coppia allora si era allontanata dal
pianerottolo, continuando a gridare che se non avessero avuto indietro i loro soldi,
sarebbero andati a cercarla anche sul luogo di lavoro. Il denaro di cui parlavano er un
debito contratto dal fratello della donna, che aveva nominato come “garante” per la
restituzione la propria famiglia.
Fermata, la coppia viene perquisita. All’interno della borsa della ventisettenne, gli
agenti trovano un coltellino a serramanico di 13 cm.
Da ulteriori accertamenti emerge che l’uomo ha precedenti di Polizia, così come la
donna.

Un treno di dieci camion per ricordare le promesse fatte agli infermieri

Dieci camion, lunghi dieci metri, formeranno un treno lungo cento metri che percorrerà per tutto il giorno le vie del centro della città e i corsi piu’ importanti nella giornata di lunedì  8 giugno e davanti a tutti gli ospedali nella giornata di martedi 9

I dieci camion mostreranno su ambo i lati manifesti a vela 6 x 3 che ricorderanno allo Stato di  “mantenere le promesse fatte, di onorare un impegno preso con i cittadini italiani ai quali anche ci rivolgiamo, scendendo direttamente nelle strade”.

Così dicono i rappresentanti del sindacato infermieri ricordando anche il primo flash Mob organizzato dal Nursind proprio a Torino in data 20 maggio che tutti ricordano, ha innescato una serie di proteste della categoria infermieristica in tutte le piazze Italiane segno che la misura è colma. Il Nursind , la piu’ grande rappresentanza sindacale infermieristica italiana sta portando avanti manifestazioni in tutte le piazze Italiane, da Torino, Ancona, Firenze, Genova, a quelle in programma a Milano, Bologna, Perugia, Pescara, fino a Bari e Palermo.
“Non ci interessano bonus e premialità che pure sarebbero dovuti arrivare, – aggiungono – chiediamo di poter rivedere la nostra struttura contrattuale, le nostre condizioni di lavoro per riconoscere e valorizzare la professione, garantire la tutela dei diritti che devono essere esigibili anche per noi, esigere una assistenza al cittadino sicura e dignitosa. In termini pratici, rivedere i nostri stipendi e le nostre indennità, rivedere le norme che regolano il nostro rapporto di lavoro attraverso una contrattazione separata dal comparto sanità, vista la peculiarità e la specificità della nostra professione, rivedere le dotazioni organiche e le modalità organizzative”.
I camion partiranno da Torino porta nuova alle ore 10 per giungere in piazza Vittorio Emanuele alle 10.15 da dove partiranno alle ore 10.30  per Via Po e tutte le piu’ importanti vie e piazze di Torino. “Non ci fermeremo qua, daremo degna rappresentanza agli infermieri italiani il cui valore non è mai stato riconosciuto nonostante quello che hanno fatto oggi, facevano ieri e faranno domani”.

 

Finito il lockdown stalker ricomincia a molestare la vittima

Le persecuzioni erano iniziate nell’autunno scorso e da allora era stato un crescendo che aveva trovato l’unico momento di tregua durante il lockdown dei mesi scorsi.

Dall’ottobre scorso, un italiano di 43 anni, inizia a recarsi in un negozio del centro città rivolgendo le sue attenzioni verso una ragazza che lavora nell’esercizio. Dopo un po’ di tempo, all’incirca a dicembre, il quarantatreenne entra in negozio con più frequenza, quasi una volta al giorno. A volte fa acquisti ma più spesso cerca sola di parlare con la ragazza e in sua assenza chiede di lei ai suoi colleghi. La situazione, però, peggiora: spesso l’uomo bivacca difronte al negozio cercando di attirare l’attenzione della giovane, fatto che le provoca uno stato di agitazione.

L’ultimo giorno del 2019, lo stalker le fa consegnare un mazzo di fiori, qualche giorno dopo è la volta di un biglietto di auguri accompagnato da un cioccolatino. L’uomo si fa incalzante: va in negozio, dice alla giovane che vuole parlare con lei, l’aspetta quando esce dal lavoro, conosce anche il suo nome. La vittima gli chiede di essere lasciata in pace. A nulla serve la sua richiesta, l’uomo continua nei suoi comportamenti persecutori che provocano sempre più ansia nella giovane che non lavora più con serenità, temendo di incontrarlo una volta fuori dal negozio. In una circostanza, il reo arriva a minacciare anche un amico che era in compagnia della vittima. Il giorno della festa della donna le invia ancheun mazzo di mimose.

Il lockdown e la chiusura degli esercizi fanno sì che i comportamenti persecutori non si compiano. Il primo giorno di riapertura, però, lo stalker si presenta puntualmente stazionando tutta la giornata dinanzi all’ingresso del negozio. A fine turno la ragazza va a prendere l’autobus, l’uomo la segue e le borbotta delle frasi. Il giorno successivo il quarantatreenne si posiziona di nuovo nei pressi del negozio e fissa la vittima minacciosamente. La donna contatta il 112 NUE ma quando le forze dell’ordine arrivano lo stalker si è già allontanato.

Nei giorni successivi, il quarantatreenne ricompare; diventa sempre più minaccioso e in una circostanza mentre la vittima è seduta in un dehor le lancia contro un mazzo di fiori e se ne va. Giovedì scorso, l’uomo si approccia nuovamente in modo molesto alla ragazza, la quale chiama la polizia. Intervengono gli agenti del commissariato Centro che arrestano lo stalker per atti persecutori. Una volta in auto, l’arrestato continua a minacciare la vittima battendo i pugni sul finestrino della volante. L’uomo, con diversi precedenti a carico, proseguirà poi nel suo atteggiamento aggressivo indirizzandolo verso i poliziotti, fatto che gli varrà anche la denuncia per violenza o minaccia a P.U.  

 

Fegato tenuto in vita artificialmente per 23 ore trapiantato con successo alle Molinette

Pochi giorni fa un fegato e due reni sono stati trapiantati con successo, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dopo essere stati tenuti in vita artificialmente per un tempo record di quasi un giorno, prima nel corpo di una donna già deceduta e poi all’interno di apposite macchine da perfusione.

Un infarto cardiaco improvviso e devastante, l’immediato arresto cardiocircolatorio, le prolungate manovre di rianimazione sia sul luogo dell’accaduto sia durante il trasporto in ospedale, il posizionamento in Pronto soccorso all’ospedale Molinette di Torino di cannule nei vasi femorali per attivare un sistema artificiale di ossigenazione e circolazione sanguigna extracorporea (ECMO), l’assenza di ripresa di una funzione cardio-respiratoria autonoma, l’accertamento della morte.

Tutto questo è accaduto in meno di 4 ore ad una giovane donna piemontese. La famiglia, avvisata del tragico evento, ha subito espresso la volontà di donare gli organi della sua parente. Mentre i

gravi danni subiti dal cuore e dai polmoni della donna ne escludevano l’utilizzo per trapianto, invece il fegato ed i reni risultavano potenzialmente idonei.

A questo punto sono state messe all’opera in sequenza le più innovative tecnologie di “preservazione” d’organo attualmente disponibili.

Prima di tutto, subito dopo la morte, per garantire l’ossigenazione degli organi addominali, è stata posizionata dalla dottoressa Marinella Zanierato (dell’Anestesia e Rianimazione universitaria, diretta dal professor Luca Brazzi) una circolazione extracorporea (ECMO) nella configurazione di “perfusione regionale normotermica” dei soli organi addominali del cadavere della giovane donna, mantenendo fegato e reni in vita all’interno del suo corpo deceduto. Durante 5 ore di questo tipo di perfusione, sia il fegato sia i reni hanno dimostrato di essere funzionalmente attivi ed in pieno recupero rispetto al danno patito a causa del prolungato arresto cardiaco. Dopodichè si è proceduto con il prelievo degli organi addominali della donatrice secondo tecniche tradizionali.

 

Tuttavia, al momento del prelievo di questi organi, le équipes trapianto dell’ospedale Molinette erano già impegnate rispettivamente in due trapianti di fegato ed in due trapianti di rene. Si è reso quindi necessario, dopo la preparazione a banco del fegato e dei reni della donatrice, il posizionamento di questi organi all’interno di sistemi di preservazione *ex vivo*, ovvero extracorporei. Insomma dopo le iniziali 5 ore all’interno del cadavere, hanno continuato ad essere tenuti in vita anche successivamente all’esterno, grazie a sangue umano. Il fegato è stato trattato e valutato per il suo corretto funzionamento per ben altre 16 ore mediante “perfusione normotermica” (ovvero a 36.5 gradi, utilizzando sangue umano e sostanze nutritizie) con una apposita macchina da perfusione, in grado di mantenere in vita fuori dal corpo un fegato fino a 24 ore. Il fegato è stato così tenuto in vita per un tempo record di più di 23 ore prima di essere trapiantato.

I reni sono stati invece preservati in “perfusione ipotermica ossigenata”, ovvero a 12 gradi con aggiunta di ossigeno, utilizzando un’altra apposita macchina da perfusione per una durata di 10 ore complessive.

 

I tre trapianti (il fegato e i due reni) sono stati successivamente eseguiti e sono tecnicamente riusciti, tutti presso l’ospedale Molinette, ad opera delle équipes del Centro Trapianti di Fegato (sotto la guida del professor Renato Romagnoli e del dottor Roberto Balagna) e del Centro Trapianti di Rene (sotto la guida del professor Luigi Biancone, del dottor Aldo Verri e del professor Paolo Gontero).

I tre organi stanno funzionando regolarmente ed i tre pazienti riceventi sono stati appena dimessi.

 

Una novità assoluta è stata quella di utilizzare per il fegato per un così lungo tempo una metodica di preservazione alternativa a quella consueta “al freddo” in ipotermia. Con la preservazione statica ipotermica, infatti, l’organo può essere preservato al massimo per 12 ore. Inoltre, anche se il freddo rallenta il metabolismo cellulare permettendo la preservazione dell’organo, questo comunque subisce un danno, che è tanto più severo quanto più compromesse sono le condizioni di partenza dello stesso e proporzionale alla durata della preservazione.

Il concetto della preservazione normotermica in macchina è radicalmente diverso. Si tratta di una metodica in cui, grazie all’utilizzo di un dispositivo particolare, si crea artificialmente un ambiente in cui il fegato di fatto “vive” al di fuori di un corpo umano, ricevendo l’ossigeno ed i nutrienti di cui ha bisogno e funzionando in modo analogo a quanto si osserva in vivo. L’utilizzo di questa metodica non solo permette di minimizzare il danno che l’organo subirebbe durante la preservazione, ma anche di “rigenerarlo” grazie alla creazione di condizioni simil-fisiologiche.

 

La ricerca ha oggi individuato nella possibilità di “curare” e “far vivere fuori dal corpo” gli organi prima del trapianto la reale innovazione in ambito trapiantologico.

 

Tra l’altro, proprio in quei giorni in poche ore, alle Molinette sono stati effettuati tre trapianti di fegato, sei di rene ed uno di cuore, tutti sotto la sapiente regia del Coordinamento regionale trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso).

Blitz al campo nomadi di via Cuorgnè, sequestri e denunce

Blitz dei Carabinieri al campo nomadi di via Cuorgnè, sequestrati 3 abitazioni senza autorizzazioni,  denunciate 7 persone

 Tre abitazioni all’interno del campo nomadi di via Cuorgnè erano state realizzate su terreno agricolo senza alcuna autorizzazione urbanistica.
E’ quanto accertato ieri dai Carabinieri del Comando Provinciale di Torino in collaborazione con l’Ufficio Tecnico comunale. I militari dell’Arma hanno così denunciato 7 persone e hanno sottoposto a sequestro i 3 manufatti abusivi.  La successiva perquisizione dei Carabinieri della Stazione di Leini ha, altresì, fatto luce su una serie di furti avvenuti nei giorni scorsi ai danni di un noto supermercato di Volpiano. E’ stata, infatti, rinvenuta refurtiva del valore complessivo di 1000 euro che è costata la denuncia per ricettazione, a quattro delle sette persone già denunciate per abusivismo edilizio.

“Lasciamo in ordine la città e le aree verdi”

 Beppe Tesio, presidente dell’associazione Volontari di Protezione Civile della Comunità di Scientology PRO.CIVI.CO.S. lancia un appello alla cittadinanza:

“Per favore, lasciamo in ordine la città e le aree verdi. Nel periodo di quarantena ormai alle spalle abbiamo infatti potuto notare quanto l’aria e l’ambiente urbano fossero puliti. Ora che stiamo tornando alla normalità, facciamo tesoro di questo insegnamento, rispettando le regole e usando il massimo del buonsenso. Non abbandoniamo a terra guanti, mascherine e nient’altro. Usiamo i cestini. Non inquiniamo. Anche questo è d’aiuto per mantenere se stessi e gli altri in buona salute.” L’associazione PRO.CIVI.CO.S. collabora dall’inizio dell’emergenza, tutti i giorni con le istituzioni e associazioni come parte della protezione civile cittadina. In questo periodo i volontari si stanno impegnando nella consegna delle mascherine alla cittadinanza e all’assistenza e monitoraggio nelle aree giochi dove però si trovano spesso a dover raccogliere rifiuti abbandonati. “Quella del monitoraggio è una iniziativa lodevole guidata dall’amministrazione – spiega Tesio – per fare in modo che i bambini possano finalmente giocare all’aperto in sicurezza. Ma per una buona igiene, pulizia e sicurezza come sempre, serve l’impegno di tutti, proprio di tutti.”

Badante arrestata per maltrattamenti

Se non fosse per la serie di reati commessi, quanto accaduto lo scorso lunedì in un condominio del quartiere Lingotto potrebbe assumere i caratteri di una grottesca sceneggiata.

Nel primo pomeriggio, una donna impaurita contatta la Polizia di Stato: alla porta di casa c’è l’ex badante della madre la quale, molesta, pretende di accede nell’abitazione.

Gli agenti arrivano sul posto e, giunti al piano, trovano l’ex badante e sua sorella che perseverano nel tentativo di entrare in casa della richiedente. La prima lamenta di essere stata licenziata ingiustamente e di essere lì per ritirare dei capi di vestiario. La sorella, non ancora qualificatasi come tale, millanta di essere un avvocato e invita i poliziotti, a far rispettare la legge permettendo il recupero degli effetti personali della sua assistita.

In questo frangente, la donna che aveva richiesto l’intervento, in stato di shock, apre la porta d’ingresso e dice ai poliziotti di essere stata minacciata e di non averpermesso l’ingresso per paura di ritorsioni fisiche. A queste frasi l’ex badante, una cittadina rumena di 36 anni, e il suo fantomatico “avvocato” iniziano a insultare la controparte. Quando i poliziotti impediscono alle due donne di avvicinarsi alla porta vengono a loro volta insultati. Ai poliziotti viene anche rinfacciato di aver sanzionato ingiustamente la badante per non aver indossato, il 30 maggio scorso, la mascherina, così come previsto dalle norme di contenimento del Covi-19. Nonostante gli inviti alla calma, insulti e minacce ai poliziotti non cessano.

Improvvisamente, senza alcuna reale ragione, la sorelladella badante, una cittadina rumena di 43 anni chiama il 112 NUE chiedendo l’invio di un’ambulanza poiché nell’appartamento c’è una persona che sta male. Ad un certo punto, però, le donne decidono di allontanarsi e per farlo spintonano uno degli operatori della Squadra Volante. Non paghe, proseguono nella loro condotta colpendo a calci e pugni tutti gli agenti presenti che però le fermano.      

Nel frattempo giunge sul posto l’ambulanza prima inopportunamente chiamata dalla trentaseienne rumena. A questo punto la performance raggiunge il suo punto più alto. Alla vista del personale sanitario, l’ “avvocato”lamenta un malore, va giù per terra svenendo come ad aver perso conoscenza. Mentre i sanitari le prestano le cure, la donna apre un occhio per appurare l’esito della messa in scena. Resasi conto di essere stata scoperta e di non aver raggiunto l’esito sperato, improvvisamente si riprende e ricomincia, insieme alla sorella, ad offendere i poliziotti, tentando anche di colpirli nuovamente.

Terminata la performance, i poliziotti raccolgono poi il racconto della richiedente la quale narra che tutto il nucleo familiare da mesi viveva in una condizione di violenza fisica e psicologica provocata dalla badante. In particolare, la cittadina rumena la vessava in diversi modi, insultandola e imponendole, per esempio, attività domestiche che erano, invece, a suo appannaggio e per le quali veniva pagata. Destinataria dei maltrattamenti era anche la mamma della richiedente, la persona che la badante avrebbe dovuto seguire.

Alla luce dei fatti, la trentaseienne ex badante è stata arrestata per maltrattamenti in famiglia e resistenza e denunciata per minaccia, violenza o minaccia e oltraggio a P.U. e rifiuto di fornire indicazioni sull’identità personale. A sua sorella, invece, arrestata per resistenza a P.U., sono stati contestati i reati di violenza o minaccia e oltraggio a P.U. e rifiuto di fornire indicazioni sull’identità personale, millantato credito e procurato allarme.