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Si finge magazziniere per rubare prodotti dall’area merci del supermercato

Il rapinatore viene fermato dalla Polizia di Stato in via Madama Cristina

 

Ha architettato una tecnica che credeva fosse infallibile, ma qualcosa non ha funzionato. Avantieri pomeriggio si è recato in un supermercato di corso Bramante: qui, una volta raggiunta l’area dedicata allo scarico merci, ha prelevato un imballaggio contenente 20 confezioni di tonno direttamente da un bancale, proprio come se fosse un magazziniere. Poi, una volta eliminato l’imballaggio, ha fatto passare ogni singola confezione sotto il cancello carraio che delimita l’area privata, adagiandole sul marciapiedi di via Menabrea. Solo una volta uscito dal locale commerciale le avrebbe recuperate. Credendo di poter facilmente raggirare i dipendenti del supermercato è rientrato nel locale ed ha riempito un carrello di confezioni di tonno più pregiate, per un valore di circa 160 euro, per poi ritornare nella zona vietata all’accesso ai non addetti nel tentativo di occultare anche questi altri prodotti utilizzando la tecnica precedente. Questa volta, però, è stato notato da un dipendente, che lo ha accompagnato verso l’uscita. L’uomo, un cittadino italiano di 47 anni, ha provato a dichiararsi innocente e nel tentativo di abbandonare il locale commerciale prima dell’arrivo della Polizia, ha minacciato un addetto alla vigilanza, che si era interposto tra lui e l’uscita, che lo avrebbe accoltellato se non lo avesse lasciato andare. Così, il malfattore è riuscito a guadagnarsi la fuga, dopo aver prelevato la merce nascosta poco prima. Gli agenti della Squadra Volante hanno individuato l’uomo in via Madama Cristina, dove quest’ultimo, alla vista della Polizia, ha buttato le confezioni di tonno rubate all’interno di un cestino dei rifiuti nei pressi di una fermata dell’autobus, nel tentativo di eludere il controllo. Il valore della merce in suo possesso è stato stimato per circa 90 euro. Il quarantasettenne, con diversi alias e precedenti per reati contro il patrimonio, è stato arrestato per rapina e denunciato all’Autorità Giudiziaria per il possesso ingiustificato di un paio di forbici.

La centrale dello spaccio a pochi metri dagli uffici di Polizia

Torino: diciottenne arrestato dalla Squadra Volanti

Un controllo effettuato dagli agenti della Squadra Volante lo scorso sabato presso un’abitazione di Grugliasco ha portato all’arresto di un diciottenne italiano incensurato che, utilizzando sistemi informatici innovativi e all’avanguardia, si accordava con gli acquirenti per comprare la sostanza direttamente da casa.  All’arrivo dei poliziotti  nello stabile, tra l’altro distante appena duecento metri dalla sede dell’Ufficio Prevenzione Generale di Torino, era percepibile un forte odore di hashish: alla porta andava ad aprire la madre del diciottenne, che era momentaneamente fuori; in cucina, sul tavolo, erano presenti una mazzetta di denaro ed una scatola. All’interno della scatola, molteplici dosi di hashish e marijuana già pronte allo smercio. Il giovane faceva rientro poco dopo e vedendo la Polizia in casa cercava di fuggire in direzione del centro commerciale limitrofo, ma è stato immediatamente raggiunto e bloccato. Gli accertamenti esperiti dagli agenti hanno fatto emergere come lo stesso utilizzasse una nuova app di messaggistica che permette la cancellazione dei messaggi inviati dopo alcuni istanti; lo stesso ragazzo asseriva che oramai lo stupefacente arriva sul territorio mediante spedizione settimanale di ingenti quantitativi ad opera di corrieri, con acquisti on line e pagamenti con criptovalute.

Il denaro rinvenuto in casa e sottoposto a  sequestro ammonta a 1045 euro, 25 i grammi di cannabinoidi presenti nell’appartamento e 2 quelli addosso al ragazzo.

Il giovane è stato posto agli arresti domiciliari per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Torino: pusher lancia anatema ai poliziotti che lo arrestano

Spacciava crack che poi veniva consumato dagli acquirenti all’interno del parco Sempione 

Lo scorso sabato mattina, due pattuglie della Squadra Volante hanno effettuato un monitoraggio dell’area di cantiere presente nel parco Sempione, luogo spesso segnalato come zona di spaccio.

Appariva evidente un andirivieni di giovani da una tenda di campeggio, al cui interno dimorava un  cittadino extracomunitario coi capelli rasta. Due acquirenti riferivano di aver appena acquistato del crack dal giovane, che la nascondeva all’interno di un calzino nero, e di averla immediatamente consumata all’interno della tenda. Pertanto, gli agenti sono intervenuti sottoponendo a perquisizione il suo giaciglio; sotto il materasso, è stata rinvenuta la somma di 985 €, in banconote da piccolo taglio.  I frammenti di crack contenuti nel calzino erano stati con ogni probabilità dispersi dallo stesso fra la vegetazione e i rifiuti presenti, all’arrivo dei poliziotti, che riuscivano a rinvenirne solo qualche grammo. Gli agenti hanno anche sequestrato una lametta, verosimilmente utilizzata per tagliare la sostanza. Il ventiduenne, di nazionalità gambiana, con numerosi precedenti di polizia, negli uffici di via Tirreno ha poi dato in escandescenze, minacciando gli agenti che lo stavano arrestando: ha scagliato contro di loro un vero e proprio anatema, assicurando loro che avrebbe preparato non appena uscito dal carcere dei ghirighiri (amuleti da rituale) con le preghiere per farli morire. E’ stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e denunciato per minacce a P.U.

 

Arresti per spaccio, evasione e tentata rapina

Torino. Controlli dei carabinieri, arrestati tre stranieri per spaccio di stupefacenti, evasione e tentata rapina

Torino, 26 gennaio. Durante i servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale, i carabinieri hanno arrestato due stranieri per spaccio di stupefacenti, evasione dagli arresti domiciliari e tentata rapina.
In particolare a Torino, nel quartiere San Salvario, è finito in manette un cittadino della Mauritania di 23 anni con precedenti e senza fissa dimora. Il giovane è stato fermato durante un controllo in Via Ormea dopo che, alla vista dei militari, aveva provato a dileguarsi per le vie limitrofe. È stato trovato in possesso di due dosi di crack che nascondeva nel cavo orale.
Nel quartiere Barriera Milano, i carabinieri hanno tratto in arresto un cittadino gabonese di 27 anni per evasione. L’uomo, che era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per spaccio di droga, è stato intercettato mentre si trovava fuori dalla propria abitazione sulla pubblica via.
Infine a Chivasso, nell’hinterland torinese, è stato fermato un cittadino rumeno che si è reso responsabile di tentata rapina. L’uomo, mentre si trovava sul treno diretto a Vercelli per rientrare a casa dal lavoro, sotto l’effetto dell’alcol, ha aggredito un altro passeggero cercando di rubargli lo smartphone. La vittima ha però prontamente reagito, riuscendo a chiamare i soccorsi. I carabinieri, rapidamente accorsi presso la locale Stazione ferroviaria, hanno quindi identificato e bloccato il rapinatore.

Piazza San Carlo, la sindaca Appendino condannata a un anno e sei mesi

La sindaca Chiara Appendino è stata condannata dal tribunale di Torino a un anno e sei mesi per la drammatica serata di Champions  del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo

Sono stati giudicati  colpevoli inoltre  l’ex questore Angelo Sanna, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, il dirigente di Turismo Torino Maurizio Montagnese.
Condannato anche il professionista Enrico Bertoletti. Stessa pena per tutti gli imputati, accusati di disastro, omicidio e lesioni colpose.
A seguito del panico creatosi in piazza morirono due  donne e 1500 persone rimasero ferite.
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IL COMMENTO DELLA SINDACA DOPO LA SENTENZA

Come sapete, ho sempre cercato di comunicare con tutti voi in modo diretto e sincero. E così vorrei fare anche in questo giorno difficile.

Il 3 giugno del 2017, durante la proiezione della finale Juventus-Real Madrid, una banda di quattro rapinatori, armati di spray urticante, si introdusse in mezzo alla folla e lo spruzzò per rubare collane e orologi preziosi. Questo gesto scellerato scatenò il caos che portò a molti feriti e alla morte di due persone. I quattro sono già stati condannati a 10 anni per omicidio preterintenzionale, anche in appello.

Oggi, in un altro processo, la stessa Giudice ha condannato me (insieme ad altre 4 persone) a 1 anno e 6 mesi per una serie di reati colposi legati a quei fatti. È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto.

La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla Giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza.
È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perchè è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca.

Non ve lo nascondo, questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me.

Con la stessa sincerità vorrei aggiungere ancora una cosa: a questi sentimenti, oggi, si somma anche una sensazione di amarezza.
Perchè se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto – folle – di una banda di rapinatori.
Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione.

Concludo questo messaggio con un grazie a tutte le persone che mi sono state vicine, soprattutto in questi giorni, e ai miei legali, fiduciosa di riuscire a far valere le nostre tesi nei prossimi gradi di giudizio.

(foto: il Torinese)

Va in caserma per una denuncia e viene arrestato per droga

Torino, 27 gennaio. Si reca in caserma per sporgere una denuncia di danneggiamento e i Carabinieri lo arrestano per possesso di droga.

Il fatto è successo a Rivoli, nell’hinterland torinese. L’Uomo, un 28enne del luogo, si è presentato presso la locale Stazione Carabinieri per presentare una querela per delle rigature che ignoti aveva fatto sulla carrozzeria della propria vettura, ma una volta nei locali della caserma ha subito attirato l’attenzione dei militari per il fortissimo odore di marijuana che emanava. È stato dunque perquisito e, nascosta negli slip, è stata trovata una bustina con 7 grammi di stupefacente. La perquisizione è stata quindi estesa alla macchina, parcheggiata fuori la caserma, e all’interno del bagagliaio sono state trovate altre 3 buste contenenti lo stesso stupefacente. La verifica è proseguita nell’abitazione dove, all’interno del comodino, sono state trovate altre 10 confezioni di droga, per un totale di 614 grammi di marijuana sequestrata.

La Polizia consegna al Sermig capi di abbigliamento sequestrati

Nei mesi scorsi, personale del Comm.to Dora Vanchiglia, nell’ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio effettuato unitamente a pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine, ha proceduto alla perquisizione di un garage/magazzino sito in corso Regina Margherita, in uso a un cittadino marocchino di 39 anni, frequentatore del Balon, nei confronti del quale pendevano forti sospetti in merito allo smercio di merce contraffatta ed al rifornimento di connazionali dediti a tale commercio illegale.

All’atto della perquisizione, gli agenti si sono ritrovati di fronte a un ricchissimo deposito di materiale contraffatto, comprendente giubbotti, tute, scarpe di vari marchi alla moda. Inoltre, nei locali erano presenti tre macchine da cucire, con relative bobine di filo in cotone di vari colori,  utilizzate per apporre sui capi i marchi delle varie griffes, seguendo meticolosamente i modelli autentici in possesso. Complessivamente, gli agenti hanno rinvenuto e sequestrato 54 giubbotti, 296 paia di scarpe, 39 cinture, 34 maglie, 9 camicie, 7 pochette, alcuni pantaloni e accessori alla moda. I capi si distinguevano per la manifattura accurata e la presenza di certificati di garanzia.

Gli investigatori ritengono che il materiale rinvenuto fosse destinato al mercato di Piazza della Repubblica nonché ad alcuni mercati rionali.

In merito, il cittadino marocchino è stato denunciato in stato di libertà per ricettazione e  commercio di prodotti con marchi contraffatti.

Lo scorso venerdì mattina, il materiale sequestrato e poi confiscato con l’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria,  è stato consegnato, privo dei marchi falsi delle varie griffes, alla direzione del Sermig per la distribuzione a famiglie bisognose.

Ztl sospesa fino al 26 febbraio

Resta  ancora sospesa  la Ztl centrale di Torino, ferma ormai  da  mesi per favorire la circolazione durante la pandemia

La sindaca Chiara Appendino ha infatti firmato una nuova ordinanza che proroga l’accesso libero al centro cittadino fino al prossimo 26 febbraio.

Sono  sempre escluse le Ztl Trasporto Pubblico, Pedonale e Area Romana.

Nucleare, Cirio: “Il metodo è sbagliato. Bisogna coinvolgere sindaci e cittadini”

“Dobbiamo darci un metodo diverso perché il Piemonte sul nucleare la sua parte l’ha già fatta, pagando personalmente in termini di salute pubblica, occupazione del territorio, investimenti di turismo: abbiamo già subito scelte del passato. Il metodo utilizzato è sbagliato”. Così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha aperto il dibattito del Consiglio regionale aperto, dedicato interamente al Deposito nazionale unico per le scorie nucleari.

Una questione soprattutto di metodo, quindi: “Si tratta di scelte impattanti – ha aggiunto – che non si possono assumere senza il coinvolgimento diretto dei sindaci e dei cittadini. Non è rispettoso istituzionalmente, nei confronti delle competenze dirette dei primi cittadini e della Regione stessa”.

Per questo Cirio ha ringraziato il Consiglio regionale del Piemonte che, primo in Italia, ha voluto aprire un dibattito pubblico e aperto sul tema. Alla riunione in videoconferenza, hanno partecipato anche molti parlamentari piemontesi e soggetti interessati: “Si deve porre il problema per trovare una soluzione, ma solo con metodi partecipativi e con il rispetto delle comunità territoriali – ha ribadito -. Come regione faremo da garanti perché la voce dei territori giunga nei palazzi dove si decide sulla vita reale delle persone, perché su questi temi non ci sono colori o maggioranze ma la salute pubblica di un Paese. Personalmente ho appreso della possibilità che il Piemonte potesse ospitare diversi siti di stoccaggio attraverso agenzia di stampa. Situazioni  e valutazioni di questo genere non possono essere presi in qualche ministero romano per poi essere trasmessi a mezzo stampa ai territori interessati”.

È quindi intervenuto Luigi Perri, Presidente della Sogin Spa, che si è detto “Consapevole della complessità del tema, obiettivo strategico non solo per il Piemonte ma per Italia che ci consentirà di risolvere problematica annosa senza doverla trasferire alle generazioni future”.

L’intervento di Perri ha voluto rassicurare gli intervenuti riguardo la partecipazione alle scelte. “La carta dei siti potenzialmente idonei che è stata pubblicata, non è ancora definitiva ma si tratta semplicemente di una traccia, una mappatura ipotetica che terrà conto di tutte le valutazioni tecniche che riceveremo da questi territori, per giungere a decisioni condivise. Sogin seguirà dibattito garantendo supporto a tutti i soggetti interessati e accoglierà eventuali modifiche. Ribadisco che il deposito nazionale è un’infrastruttura fondamentale perché ci consentirà di razionalizzare e di efficentare il sistema rispetto agli attuali 19 siti provvisori sparsi per Italia.

Emanuele Fontani, amministratore delegato, ha aggiunto che “Sogin è proprietà dello Stato e noi facciamo ciò che lo Stato ci dice di fare, quindi lavoriamo per il deposito nazionale unico. Oggi abbiamo 19 siti di stoccaggio e si è iniziata la procedura di individuazione, che sarà effettuata con la massima partecipazione democratica, dei territori potenzialmente idonei. Del resto il prodotto principale di Sogin è appunto la sicurezza dei cittadini”.

Fabio Chiaravelli, direttore deposito nazionale ha ricordato che “da anni si lavora su questo progetto, le attività specifiche hanno avuto inizio nel 2010, ma il problema nasce ben prima, già negli anni Sessanta. Si tratta di iniziare la procedura di localizzazione, pubblicando la carta delle località potenzialmente idonee. Questo serve per iniziare la procedura: da qui in poi si comincia, non c’è nulla di deciso, ma c’è il materiale per poter cominciare a parlare e poi a decidere. Si mira al coinvolgimento di tutti coloro che sono interessati nei territori che potenzialmente risultano idonei alla collocazione del deposito nazionale”.

Il deposito, ha specificato Chiavarelli, “non è una discarica, ma un’infrastruttura di superficie ingegneristica che contiene in piena sicurezza i rifiuti radioattivi. Consistono in circa 95mila metri cubi, compresi i contenitori. Non ci sono rifiuti sciolti o liberi. Di questi 78mila sono di attività molto bassa o bassa e 17mila a media e alta attività: tra questi ultimi anche quelli che torneranno presto da Francia e Gran Bretagna dove sono stati inviati per essere trattati. Oggi abbiamo depositi temporanei, ma nessuno di questi siti ha le caratteristiche per poter diventare deposito nazionale. La gestione in sicurezza di un sito unico centralizzato sarà molto più semplice”.

Dopo l’intervento di Francesco Bochicchio, istituto superiore Sanità, Maurizio Pernice, direttore dell’ispettorato nazionale sicurezza nucleare ha sottolineato che il ritardo nella realizzazione del deposito unico rappresenta maggiori costi per il Paese. “Il deposito unico sarebbe ancora più sicuro e costerebbe meno. Quanto alle osservazioni da proporre, condivido che sessanta giorni per una materia del genere sono realmente insufficienti. Ma in realtà ci sono due termini, quello di 60 giorni per le osservazioni e 120 giorni per preparare il seminario. Dopodiché ci sono altri 30 giorni dalla scadenza del seminario”.

Il Vicerettore Politecnico di Torino, Roberto Zanino, professore impianti nucleari ha ricordato che “il tema è delicato, ma non procrastinabile. C’è già una procedura di infrazione europea aperta sul punto. Oggi il Piemonte ospita già la maggior parte dei depositi nucleari e il nostro Ateneo si mette a disposizione per aiutare nelle decisioni, anche ai fini di una corretta comunicazione e diffusione della questione”. Gian Carlo Avanzi, rettore Università del Piemonte orientale, ha sottolineato “che oltre al deposito è previsto anche un centro di ricerca, che potrebbe essere un importante volano di occupazione e crescita per il territorio. I depositi ci sono già, si tratta soltanto di organizzare meglio la situazione”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura, ritiene inopportuno che il Piemonte sia la “pattumiera d’Italia”, visto che già oggi ha l’84% delle scorie nucleari sul proprio territorio.

Anna Andorno, Presidente Carp – coordinamento ambientalisti rifiuti Piemonte Vercelli ha sottolineato che la fragilità del nostro territorio può essere messa ancora più a rischio. Negli anni il Piemonte è stato sotto attacco ambientale, da Saluggia a Trino.

Gian Piero Godio di Legambiente, ha ricordato a sua volta che già il Piemonte è di fatto la regione dove si concentrano i depositi, per cui creare quello unico nazionale può essere anche un vantaggio. Nei passaggi successivi della procedura si dovrà evidenziare che alcune aree individuate in Piemonte come potenzialmente utilizzabili, presentano falde profonde e possibilità di alluvione. Valerio Grosso, dell’associazione Piccoli Comuni, ha lamentato la scarsa o nulla partecipazione da parte dei territori e dei municipi sino a questo momento dell’individuazione dei siti. Luisa Memore, presidente piemontese Medici per l’Ambiente, ha sostenuto che se per caso si decidesse per il Piemonte, come contropartita bisogna chiedere bonifiche di altre zone oggi compromesse.

Gian Matteo Passuello, Vicepresidente Uncem Piemonte ha a sua volta insistito sulla necessità di massima partecipazione dei territori.

Nel corso della mattinata si sono susseguiti altri interventi di associazioni e soggetti interessati. I rappresentanti di molti territori si sono detti “diffidenti” per le scelte assunte, visto che “come al solito il Piemonte sui 12 siti ritenuti più idonei, addirittura 7 sono nella nostra Regione”.

Scoperta una serra di cannabis

3 ARRESTI E 800 PIANTE SEQUESTRATE

Nell’ambito della consueta attività di monitoraggio di soggetti dediti al commercio di sostanze stupefacenti, personale della Squadra Mobile apprendeva che il pregiudicato CASTAGNERIS Alex (di anni 33), residente a Fiano (TO) e già denunciato, nel 2018, per aver avviato un’illecita coltivazione di cannabis, aveva acquisito la disponibilità di un capannone in questa via Fattorelli, nei pressi del canale derivatore dell’AEM, e ne aveva trasformato l’interno per ricavare alcuni ambienti in cui riprendere l’attività di illecita coltivazione, al riparo da sguardi indiscreti.

Venerdì 22 u.s., pertanto, il personale della Sezione Antidroga effettuava un mirato servizio di appostamento nella zona.

Gli investigatori vedevano giungere un’autovettura, dalla quale scendeva il CASTAGNERIS; allorquando questi si accingeva ad accedere a un magazzino lì ubicato, gli investigatori tentavano di fermarlo, ma il malvivente, alla vista degli operanti, si dava alla fuga a piedi, in direzione del canale, in prossimità del quale veniva raggiunto; prima di essere definitivamente bloccato, riusciva a gettare le chiavi del capannone nell’acqua.

Il portoncino del capannone, tuttavia, era già stato aperto nei frangenti precedenti; allorché gli agenti vi accedevano, potevano constatare che effettivamente era stato trasformato in un luogo per la coltivazione, la lavorazione ed il confezionamento di marijuana. All’interno dello stesso, infatti, erano state allestite tre serre di grandi dimensioni, un zona per l’essiccazione delle piante e una per il confezionamento del prodotto finito. Ognuno di questi ambienti era inoltre dotato di tutte le attrezzature necessarie per svolgere la funzione cui era destinato (lampade per coltivazioni indoor, aeratori, ventilatori, etc.).

L’irruzione nel capannone permetteva oltretutto di sorprendere due complici del CASTAGNERIS, intenti ad occuparsi di alcune delle attività necessarie per la lavorazione ed il confezionamento della sostanza stupefacente. Costoro, identificati per i pregiudicati torinesi DE FELICE Oberdan (di anni 48) e SILVESTRI Paolo (di anni 51), venivano pertanto tratti in arresto unitamente al CASTAGNERIS.

L’operazione si concludeva con il sequestro di circa 800 piante di cannabis, di alcuni chilogrammi di infiorescenze essiccate, delle attrezzature rinvenute all’interno del magazzino e di due automezzi (un furgone e un’autovettura) adoperati dagli arrestati per svolgere l’illecita attività.