Coronavirus- Pagina 77

Fase 2: quali risposte per bimbi e genitori?

Crediamo che sia arrivata l’ora di dedicare una parentesi ad una situazione che stanno vivendo tutte le famiglie italiane ed alla necessità di avere delle delucidazioni e delle risposte sul futuro prossimo dell’educazione e della gestione dei nostri bambini e ragazzi. 

Sono difatti settimane che i genitori, silenziosamente, si stanno occupando della cura e della didattica dei propri figli, sono allo strenuo delle forze, ma chi ha bambini nelle classi materne ed elementari (soprattutto le prime classi) è vicino alla beatificazione, vista la poca indipendenza dei più piccoli e la contemporanea necessità di apprendere e avanzare con il programma per non rimanere indietro proprio all’inizio della carriera scolastica.

Durante questa quarantena, noi genitori, siamo passati attraverso lezioni online che durano ore per dire un “ciao”, microfoni sempre accesi di tutti, messaggi video con didattica, mail continue di compiti, fotocopie, stampanti senza cartucce e consumo internet da gestire, interrogazioni generali su classi interattive, durante le quali  abbiamo riscoperto la tensione che provavamo noi alla loro età, siamo addirittura riusciti a spiegare, senza perder troppo la pazienza, argomenti totalmente dimenticati, come le lettere del corsivo maiuscolo, l’utilizzo dell’abaco e dei regoli, fino ad arrivare ai disastrosi lavoretti creativi manuali.

Siamo passati sopra al nostro smart working, siamo riusciti a procurare ad ogni figlio un dispositivo elettronico, quasi totalmente dedicato (a nostre spese e lo hanno dovuto fare anche i più contrari tra noi all’uso, o abuso, della tecnologia tra i più piccoli), siamo riusciti a coordinare le lezioni online di più figli, (dove l’assistenza da parte del genitore è richiesta continuamente), in pratica stiamo lavorando, forse più di quando ci recavamo nelle nostre aziende a svolgere il nostro lavoro per niente smart, ma che ora ricordiamo quasi come l’odore dello zucchero filato al luna park.

E non bisogna dimenticarsi come possano vivere questo momento quelle famiglie già caratterizzate da situazioni critiche, i cui bambini, perdendo la scuola, perdono l’unico esempio di relazionalità adeguato a cui potevano affidarsi prima dell’epidemia.

In pratica Ognuno di noi ha fatto davvero il possibile e senza modestia CI SIAMO RIUSCITI, tutti, ognuno a proprio modo.

Tutto questo è indubbiamente servito a dare un valore più grande all’insegnamento, sono certa che quando tutto finirà gli insegnanti avranno nei nostri cuori un posto più rilevante.

Adesso però abbiamo bisogno di RISPOSTE o quantomeno di una visione concreta del futuro che prenda in considerazione le problematiche inerenti a genitori e bambini.

Si parla di fase 2 e ripartenza. Tutti noi stiamo entrando nell’ottica che presto torneremo a lavorare effettivamente, chi prima chi dopo, ma comunque delle scuole nessuna notizia, nessuna prospettiva, nessuna visione, con le scuole chiuse fino a data da destinarsi, i centri estivi probabilmente chiusi tutta all’estate (altrimenti che senso avrebbe tenere chiuse le scuole che non costano a differenza di questi ultimi).

La prima domanda sorge spontanea… dove li lasciamo i bambini per 5 mesi? 

Ammesso e non concesso che da settembre tutto torni alla normalità!
Non potremo lasciarli ai nonni poiché si rischia di vanificare gli sforzi per il loro isolamento, soprattutto considerando il rischio maggiore se il genitore si reca a lavoro, isolamento che sopra ad una certa soglia d’età, probabilmente, verrà protratto a lungo.
Non possiamo contare sul congedo parentale che è di soli 15 giorni (non contando che nelle piccole aziende, dopo mesi di mancata produzione, non si guarderà di buon occhio l’utilizzo di questo sistema). In ogni caso la copertura sarebbe di 1/10 del periodo necessario!
Non potremo lasciarli ad una baby-sitter poiché, considerando 10 euro /ora, come previsto dal decreto legge, per 8 ore al giorno, calcoliamo una spesa media di 1800 euro al mese. Senza considerare che in realtà un lavoratore tendenzialmente resta fuori casa per 9 o anche 10 ore al giorno. Cifra improponibile per la maggior parte delle famiglie, anche considerando il bonus di 600 euro indicato nel decreto cura Italia, infatti più del doppio del costo rimarrebbe a carico delle nostre famiglie!!!

Ci chiediamo come faremo a gestire il nostro lavoro e la loro educazione e come potremo organizzarci in tempo, senza avere alcun tipo di informazione utile dalle istituzioni, che anzi sembrano essersi completamente dimenticate dei più piccoli e delle famiglie.

Le soluzioni peseranno su qualcuno in particolare e sul sistema famiglia più in generale. Chi guadagna di meno nella famiglia, di solito le donne (sembra impossibile nel 2020 in Italia, ma questa è la situazione reale), sarà costretto a rinunciare al proprio lavoro? Dovremo indebitarci per delegare la cura e la cultura dei nostri figli?

Non tener conto della problematica, allarga ulteriormente il divario sociale e non gratifica la scelta, già molto ardua, e sempre meno di moda, di avere dei figli in Italia. 

Siamo molto contrariati dal fatto che non vengano date linee guida chiare che prendano in considerazione una questione destinata a scoppiare nel brevissimo periodo. Non è possibile continuare a dare mezze risposte, o non darle affatto, alle nostre fatiche, ed essere in balia di una task force tutta al maschile. Ci chiediamo se avremmo potuto avere migliori risposte se ci fossero state anche figure femminili di spicco deputate a gestire questa emergenza. Tali questioni riguardano 10 milioni di studenti a cui dovrebbe essere garantito il diritto all’istruzione e anche il diritto a vivere le relazioni tipiche della loro età.

Ci sembra assurda la totale assenza di informazioni e di attenzione da parte di tutti gli organi governativi e di tutti i gruppi di lavoro incaricati di gestire al meglio questa situazione. Perché i piccoli studenti di oggi dovranno gestire il domani del nostro paese e dimenticarseli vuol dire non avere alcuna visione di futuro.

Noi famiglie italiane troveremo per forza, e nostro malgrado, delle soluzioni, come abbiamo fatto finora, ma purtroppo i bambini non possiamo portarli tutti in Parlamento a Conte, cosa che servirebbe quantomeno per una seria presa di coscienza da parte delle istituzioni.

Gettando il cuore oltre l’ostacolo, mi auguro vivamente che non solo arrivino risposte e rassicurazioni per questa imminente problematica, bensì questa tragedia possa porre le basi per un discorso più ampio, che tenga conto del disagio e delle esigenze delle famiglie, delle donne lavoratrici e del sistema che orbita intorno ai figli che, evidentemente, ha ancora molta strada da fare per porre l’Italia nella condizione di aumentare serenamente il proprio numero demografico.
Questione che è di vitale importanza per tutti.

Lucrezia Eleonora Bono

La spesa arriva comodamente a casa

Emergenza Coronavirus:  i servizi di spesa a domicilio visibili anche in app in collaborazione con Ascom Confcommercio Torino e Provincia e Coldiretti

Per facilitare la vita ai cittadini e sostenere gli esercizi commerciali e le aziende durante l’emergenza, Junker, su invito del Comune di Torino, ha inserito in app l’accesso alle mappe aggiornate delle consegne a domicilio, create dalle associazioni di categoria.

Tramite un link permanente – posto nella pagina del Comune di Torino in Junker – ogni utente potrà accedere direttamente dal suo smartphone alle mappe originali e visualizzare gli esercizi aderenti, zona per zona, e relative schede, complete di recapiti per il contatto diretto.
Junker sostiene queste iniziative mettendo a disposizione il suo canale di informazione diretto verso oltre 45mila utenze dotate della app in città e rilanciandole periodicamente con messaggi diretti.

Informazioni su Junker: http://www.junkerapp.it

Una task force per la Fase 2 della sanità guidata dall’ex ministro Fazio

Il presidente Cirio e l’assessore alla Sanità Icardi:  “Oggi che le ferite sono ancora aperte possiamo capire le criticità del sistema: da lì ripartiremo per costruire una sanità di territorio”

 

Una task force di esperti che possa analizzare e certificare le carenze strutturali che l’emergenza coronavirus ha messo in luce sul sistema sanitario piemontese, al fine di ripartire da lì per la futura programmazione. È una Fase 2 anche per la sanità quella su cui il Piemonte si prepara a lavorare: oggi la Giunta regionale, su proposta dell’assessore Icardi, approverà una delibera che istituisce un gruppo di esperti a supporto dell’Assessorato alla Sanità e della Giunta.

 

Ne faranno parte figure autorevoli del mondo istituzionale, medico e scientifico a cominciare da Ferruccio Fazio: all’ex ministro della Salute, oggi sindaco di Garessio, sarà affidato il compito di presiedere la task force. Medico nucleare e pioniere in Italia nell’utilizzo della PET, fu proprio Ferruccio Fazio nel 2009, allora vice ministro della Salute, a gestire l’emergenza in Italia da virus A/H1N1 – la cosiddetta influenza suina – coordinando una specifica Unità di crisi nazionale per affrontare la pandemia.

 

Al suo fianco nel gruppo di lavoro ci saranno anche il prof. Giovanni Di Perri, responsabile delle Malattie infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido GiustettoPietro Presti, coordinatore straordinario per il coronavirus dell’Asl di Vercelli ed esperto in management strategico, innovazione nel settore sanitario e scienze della vita, e Massimiliano Sciretti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Torino.

 

«Innanzitutto desidero ringraziare tutti gli esperti del gruppo di lavoro, a cominciare da Ferruccio Fazio, per la grande disponibilità a mettere le proprie competenze a servizio della Regione e del territorio – sottolinea il presidente Alberto Cirio –. Accanto a una Fase 2 per l’economia, al Piemonte serve anche una Fase 2 per la sanità. Dobbiamo fare una analisi accurata delle carenze strutturali: oggi che le ferite sono ancora aperte siamo in grado di capire dove il sistema sanitario necessita di maggiori interventi e da lì ripartiremo per costruire una reale medicina di territorio. Parlo di costruire e non di “ricostruire”, perché la grande carenza in questa pandemia è stata la rete organizzativa di medicina territoriale. Dobbiamo progettare il ritorno alla regolare attività delle nostre strutture ospedaliere, ma ancor di più elaborare un programma per costruire un reale rapporto ospedale-territorio».

 

«Ringrazio tutti coloro che hanno accolto il nostro invito a farne parte – commenta l’assessore alla Sanità Luigi Icardi –. Insieme predisporremo un programma non solo di medio e lungo periodo, ma anche immediato, per essere pronti ad affrontare l’evolversi di questa pandemia e una nuova emergenza se dovesse ricapitare a breve. Le criticità strutturali che il sistema ha mostrato nella sua organizzazione territoriale e l’esperienza maturata, in questo momento di enorme emergenza, saranno la base su cui costruire il futuro della sanità piemontese».

 

La task force avrà il compito di formulare delle proposte per il miglioramento dell’assistenza territoriale, analizzandone il contesto attuale alla luce delle crescenti criticità cumulatesi negli ultimi anni, ma anche mettendo a confronto l’esperienza piemontese con quella di altre Regioni italiane. Obiettivo costruire una strategia per la futura programmazione sanitaria con particolare attenzione alla medicina di territorio e al corretto rapporto assistenza ospedaliera e territoriale.

 

Parteciperà ai lavori del gruppo anche il prof. Alessandro Stecco, neuroradiologo e presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale.

 

La task force, inoltre, si interfaccerà nei suoi vari obiettivi con i rappresentanti di tutte le categorie di riferimento sia in ambito accademico che sanitario.

Il coronavirus uccide marito di una sindaca del Piemonte

Aveva tre figli e “ha lottato come un guerriero per 3 settimane, ma non ce l’ha fatta”

Così  Lazzarina Arzani, sindaco di Sale, nell’Alessandrino, ha annunciato la morte del marito, Rino Destro, di 64 anni, a causa del Covid-19.

Di professione faceva l’ agricoltore, era  arbitro di calcio e aveva  diretto partite di serie C. E’ morto nella clinica ‘Città di Alessandria’.

In Piemonte oltre 2600 guariti. Meno pazienti in terapia intensiva, ma ci sono altri morti

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di domenica 19 aprile

2.625 PAZIENTI GUARITI E 1.672 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 2.625 (185 in più di ieri): 233 (+40) in provincia di Alessandria, 98 (+7) in provincia di Asti, 104 (+4) in provincia di Biella, 275 (+15) in provincia di Cuneo, 219 (+3) in provincia di Novara, 1.359 (+66) in provincia di Torino, 139 (+10) in provincia di Vercelli, 158 (+35) nel Verbano-Cusio-Ossola, 40 (+5) provenienti da altre regioni.

Altri 1.672 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 2.379

Sono 77 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 23 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale complessivo è ora di 2.379 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 466 ad Alessandria, 119 ad Asti, 147 a Biella, 175 a Cuneo, 220 a Novara, 991 a Torino, 136 a Vercelli, 99 nel Verbano-Cusio-Ossola, 26 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 21.144 (+563 rispetto a ieri), le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.802 in provincia di Alessandria, 1.113 in provincia di Asti, 783 in provincia di Biella, 2.056 in provincia di Cuneo, 1.987 in provincia di Novara, 10.157 in provincia di Torino, 976 in provincia di Vercelli, 936 nel Verbano-Cusio-Ossola, 217 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 117 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 304 (-18 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.296.

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.868.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 99.008, di cui 50.919 risultati negativi.

Barbiere al lavoro: multato con il cliente

A Pavone Canavese un barbiere è stato multato dai carabinieri

Per lui sanzione di 800 euro perché è stato trovato al lavoro nonostante le restrizioni anti Coronavirus. Anche  il cliente nel negozio è stato sanzionato per 400 euro. Il negozio è stato inoltre segnalato alla prefettura per eventuali provvedimenti di sospensione dell’attività commerciale.

In 12 giorni le Ogr si trasformano in ospedale covid

12 giorni di lavoro 24 ore su 24 con una squadra di oltre 100 persone, guidate dal Genio Infrastrutture dell’Aeronautica militare con l’Unità di crisi e la Protezione civile della Regione Piemonte, per trasformare una parte delle storiche OGR Officine Grandi Riparazioni di Torino in un ospedale temporaneo dedicato ai pazienti Covid. Da domani sono completamente operativi gli 8.900mq messi a disposizione a canone zero dalla Fondazione CRT, proprietaria della struttura, nell’ambito dell’intesa tra Regione, Prefettura, Comune di Torino e Società consortile per azioni OGR – CRT.

Circa 3 milioni di euro il valore dell’intervento, interamente sostenuto da Compagnia di San Paolo. 12 stanze per un totale di 90 posti dedicati ai pazienti in via di guarigione: 56 posti letto di degenza, 30 di terapia subintensiva e 4 di terapia intensiva potenziabili fino a 12 in caso di necessità.

In particolare, 2 dei posti di terapia intensiva si trovano nel primo prototipo del modulo CURA, finanziato e donato da Unicredit: il container/unità di terapia intensiva mobile realizzato in 4 settimane da una task force internazionale che include, tra gli altri, i designer di Carlo Ratti Associati con Italo Rota e gli ingegneri di Jacobs, con le tecnologie medicali Philips.

Il tutto è monitorato da una sala di controllo sopraelevata, che si affaccia sull’intera area sanitaria. La gestione è affidata ad ASL Città di Torino.

Le prime squadre di lavoro sono entrate il 6 aprile, il giorno successivo sono iniziati i lavori portati avanti dal Genio dell’Aeronautica, con il supporto di Modorent per l’allestimento. In queste ore è in corso la sanificazione per poter accogliere i primi pazienti già dal primo mattino di domani, domenica 19.

Saranno circa 100 gli operatori sanitari in forze alle OGR, di cui circa 40 medici e 60 infermieri e personale sanitario. Tra loro anche i 38 medici e infermieri della Brigada cubana Henry Reeve specializzata in emergenze (dall’uragano Katrina al terremoto di Haiti, alle strutture sanitarie per l’Ebola in Africa). La squadra è atterrata a Caselle il giorno di Pasquetta grazie al supporto dell’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, Aicec l’Agenzia di Interscambio Culturale ed Economico con Cuba, oltre a Fondazione Specchio dei Tempi e Lavazza che hanno sostenuto i costi del volo in un momento in cui nessun aereo lascia L’Avana per l’Europa.

Progettato per essere completamente riutilizzato una volta finita l’emergenza, l’ospedale è stato costruito grazie al supporto, in particolare, di un team di 16 specialisti del settore impiantistico dell’Aeronautica militare provenienti dalle unità operative (8°, 16° e 27° Gruppo Genio Campale) dei tre Reparti Genio, esperti nella progettazione e realizzazione di opere in condizioni di criticità. Tra gli interventi realizzati in pochissimi giorni tutti gli impianti elettrici e idrico-sanitari a servizio dell’intera struttura, pensati e realizzati nel rispetto delle restrittive norme per le strutture ospedaliere di questa tipologia.

«Il nostro grazie va a tutti coloro che con un grande lavoro di squadra – spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – hanno permesso di compiere in soli 12 giorni un piccolo importante miracolo. Grazie a tutti i partner istituzionali pubblici e privati e, soprattutto, alle donne e agli uomini che da domani daranno vita a un ospedale da campo che mai avremmo immaginato di dover aprire. Questa straordinaria struttura ha un duplice valore: curare i malati Covid e allo stesso tempo liberare posti negli ospedali del territorio, affinché possano tornare a prendersi cura di tutte le altre emergenze sanitarie».

«L’elenco dei ringraziamenti è lunghissima – sottolinea la Sindaca di Torino Chiara Appendino– a dimostrazione di come il territorio in tutte le sue componenti abbia fatto la sua parte per dare risposta alle emergenze di questo momento. Le OGR hanno rappresentato le grandi fasi di cambiamento, dalla riparazione dei treni a luogo di cultura e ritrovo, seconda vocazione della città. Ora si è nuovamente trasformata in tempi record per accogliere pazienti. Speriamo che presto possa tornare a essere luogo dove vivere gli spazi culturali della città e ritornare alla sua seconda vocazione».

«Un significativo segnale di coesione istituzionale – evidenzia il Prefetto di Torino Claudio Palomba -. Oggi abbiamo avuto la prova che risultati si raggiungono quando c’è unità tra tutti gli attori, a cui si associa l’attitudine, tipicamente sabauda, nell’affrontare la situazione in maniera equilibrata e coesa».

«L’Aeronautica – spiega il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Alberto Rosso – ha impiegato per svolgere questo intervento personale tecnico altamente specializzato dei Reparti Genio della Forza Armata, con il quale sono stati realizzati gli impianti elettrici e medicali necessari, rispettando gli standard di sicurezza previsti. Sono orgoglioso che i lavori siano stati completati in anticipo rispetto a quanto previsto. In questo contesto la tempestività è un aspetto essenziale per salvare vite umane. L’Aeronautica Militare opera costantemente con determinazione e volontà in collaborazione con le diverse Istituzioni in questo momento di emergenza a favore della collettività».

«Dopo aver fatto rinascere le OGR due anni e mezzo fa – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –, abbiamo scelto di metterle nuovamente a disposizione della comunità a canone zero per aiutare chi ha bisogno: questa è la priorità assoluta per noi. Perché, come diceva Italo Calvino, di una città non si gode per le sette o le settantasette meraviglie, ma per la risposta che dà a una domanda».

«Le OGR aggiungono oggi una nuova, importante missione a quella di Officine della Cultura e della Tecnologia – dichiara il Direttore Generale delle OGR Massimo Lapucci -: diventare per alcuni mesi anche Officine della Salute, per riparare il bene più prezioso delle persone nel momento di difficoltà e bisogno per tutta la Comunità».

«Fin dall’inizio dell’emergenza – commenta Francesco Profumo presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo – gli interventi più importanti che abbiamo voluto mettere in campo sono stati quelli tesi a supportare le necessità sanitarie, ma con uno sguardo volto al futuro.  3 milioni di euro per la realizzazione di un’area sanitaria temporanea presso gli spazi delle OGR, 5 milioni di euro per nuovi posti letto di terapia intensiva e semi intensiva, 300 mila euro alla Fondazione Medicina a misura di donna Onlus e futuri interventi in via di delibera.  Oggi affrontiamo l’emergenza, ma il nostro impegno è intercettare le necessità di azione nelle successive fasi».

Ora impariamo a fare dell’esperienza virtù

Una cosa è assodata: i nodi sono venuti al pettine, o se volete le contraddizioni sono esplose provocando danni gravissimi se non irreparabili. Ora toccherà alla nostra collettiva intelligenza 

Prima cosa è fare dell’esperienza virtù. Facile nel dirsi e più complicato a farsi.

Secondo: capiti gli sbagli fatti da Gennaio in poi. Toccherà alla magistratura, eventualmente,
stabilire se c è stato dolo o solo ignoranza. Mia figlia Sara,  anni fa mi ha regalato una
maglietta con su scritto: fare il padre è un mestiere difficile. Ma qualcuno deve pur farlo.

Qualcosa di simile è avvenuto in queste settimane. Non deve essere stata una passeggiata
scegliere che cosa fare. Da Roma a Torino come a Milano e Venezia. Ma c’è qualcuno che a
Venezia ci ha azzeccato e qualcuno che a Torino e Milano non ci ha azzeccato, magari non
su tutto, ma errori , essendo stati fatti, non dovranno più ripetersi. Il perché degli errori è
presto detto: una filosofia e cultura di base decisamente insufficiente. In altre parole non essere
minimamente preparati alla qualità e quantità del problema. Ci sono poi i complottisti. Per
loro è tutto più semplice. Grandi ed occulti poteri che producono questi fenomeni per trarne
vantaggi, essenzialmente di carattere economico. Cosi viene prodotto il virus in laboratorio per
produrre restrizioni democratiche e far vendere i vaccini per fare affari. Fantasiosi ed anche un
po’ pericolosi. Pericolosi perché autoassolutori. Ma anche qui c’ è chi è in buona fede e chi no.

Difficile una via di mezzo. Ora c’e una sola parola d’ordine: tornare alla normalità. Perplessi
alcuni virologi e decisamente contrari i sindacati. Il motivo è presto detto: nei posti di lavoro non
sarebbero garanti i livelli minimi di sicurezza. Ed invertire i fattori? Aprire dove  è garantita
la sicurezza e controllare periodicamente, non sarebbe meglio? I coronabond sono arrivati.
Esulta il PD, masticano amaro i cinque stelle e nettamente contraria è la destra. Non tutta per la
verità. Berlusca ammonisce i suoi. Prima prendiamo i soldi e poi si vedra’.

Persino Giorgetti non  sta bisticciando con Salvini. Del resto si sa che è tra i pochi che in Lega
hanno un proprio pensiero. Non l’unico appunto  come Zaia che azzeccando molto, se non tutto,
è per l’apertura. De Luca riscopre le sue origini borboniche e vuole blindare la Campania. Dal
sovranismo al campanilismo il passo è breve. Parole al vento. Un altro che straparla è Borghi
della Lega: contrario agli eurobond perché saremo schiavi. Alternative? Certamente, riprendere
a stampare moneta, emissioni di titoli da parte dello stato e Banca d’Italia che compra il
debito. Effettivamente sembrava un po’ alticcio. E l’Azzolina, per chi non se ne è accorto, ministro
dell’Istruzione  sostiene che, nonostante tutti promossi, saranno pagelle vere. Anche qui
dovrebbe essere l’incontrario.

Dal Ministro dell’Istruzione ci aspettavamo di far studiare gli alunni e poi il voto si vedrà. Queste incongruenze
della politica non dovranno essere un alibi per giustificare nostri non regolatori comportamenti.
Tutto non sarà come prima. Dovremmo comportarci seguendo un codice di comportamento.

Sì, anche qui non vale la regola se lo fa lui lo posso fare anche io. La posta in gioco è altissima.
Il prezzo  che dobbiamo pagare  è fare il nostro dovere. Mi rendo conto che per noi italiani l’argomento è un po’ ostico. ù

Abbiamo altri
pregi che messi insieme ad un minimo di organizzazione possono fare la differenza. Insisto
ripetendomi, che non si intravedono altre strade se non queste. Il 4 di maggio non è e non deve
essere un rompete le righe.

Si potrà uscire, incontrare persone, insomma riprendere la vita di ieri con nuove regole di
comportamento.

Patrizio Tosetto

L’unità di crisi chiede rinforzi. Altre 78 vittime, lieve calo di ricoveri in terapia intensiva

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di sabato 18 aprile

2.440 PAZIENTI GUARITI E 1.648 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 2.440 (304 in più di ieri): 193 (+32) in provincia di Alessandria, 91 (+7) in provincia di Asti, 100 (+11) in provincia di Biella, 260 (+32) in provincia di Cuneo, 216 (+57) in provincia di Novara, 1.293 (+141) in provincia di Torino, 129 (+10) in provincia di Vercelli, 123 (+7) nel Verbano-Cusio-Ossola, 35 (+7)  provenienti da altre regioni.

Altri 1.648 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 2.302

Sono 78 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 21 al momento registrati nella giornata di oggi. Occorre ricordare che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi covid.

Il totale complessivo è ora di 2.302 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 455 ad Alessandria, 116 ad Asti, 144 a Biella, 172 a Cuneo, 218 a Novara, 942 a Torino, 132 a Vercelli, 99 nel Verbano-Cusio-Ossola, 24 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 20.581 (+627 complessivi rispetto a ieri), le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.762 in provincia di Alessandria, 1.040 in provincia di Asti, 758 in provincia di Biella, 1.982 in provincia di Cuneo, 1.945  in provincia di Novara, 9.871 in provincia di Torino, 967 in provincia di Vercelli, 924 nel Verbano-Cusio-Ossola, 216 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 116 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 322  (-6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.184

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.685

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 94.278, di cui 48.384 risultati negativi.

CORONAVIRUS PIEMONTE, L’UNITA’ DI CRISI CHIEDE RINFORZI ALLA PROTEZIONE CIVILE E RILANCIA IL BANDO PER L’ASSUNZIONE DI INFERMIERI E COLLABORATORI SOCIO SANITARI

In una nota inviata alla Protezione civile, l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha segnalato che le professionalità mediche delle quali il Piemonte ha maggiore necessità per l’emergenza coronavirus sono riferite alle specializzazioni in anestesia-rianimazione, medicina generale e d’urgenza, pneumologia e infettivologia.

Riguardo al personale infermieristico, le richieste più pressanti sono riferite a professionalità esperte in ambito urgentistico di Pronto Soccorso, terapia intensiva, cure domiciliari e assistenza a pazienti anziani e con fragilità.

Nel documento viene ribadito il ringraziamento al Dipartimento nazionale della Protezione civile, con il quale il Piemonte lavora in stretta collaborazione fin dalle prime fasi dell’emergenza.

Parallelamente, nei giorni scorsi l’Unità di crisi ha pubblicato un nuovo bando, in scadenza lunedì 20 aprile, per l’assunzione a tempo determinato di infermieri e collaboratori socio sanitari, con disponibilità a lavorare in reparti strutturati su turni di 24 ore su 24.

I dettagli dei bandi sono pubblicati agli indirizzi:

https://bandi.regione.piemonte.it/avvisi-beni-regionali/infermieri-emergenza-covid-19-reclutamento-personale

https://bandi.regione.piemonte.it/avvisi-beni-regionali/operatore-socio-sanitario-emergenza-covid-19-reclutamento-personale

Coronavirus: la morte di Comba, storico dell’Università

E’ deceduto a 64 anni a causa del coronavirus l’antropologo e storico delle religioni  Enrico Comba dell’ateneo torinese

Ricoverato da oltre un mese all’ospedale di Saluzzo a causa di  complicanze respiratorie dovute alla malattia, non ce l’ha fatta.

Si è trattato di uno dei primi casi di contagio nell’università. Comba, molto conosciuto e apprezzato negli ambienti culturali,  era anche direttore del museo di arte preistorica di Pinerolo.