ARTE- Pagina 88

Le visionarie “psichedeliche” realtà di Gianluca Capozzi

“Il giardino reciso / The severed garden”

In mostra alla “galleria metroquadro” di Torino

Fino al 12 novembre

Se si dovesse accompagnare la personale di  Gianluca Capozzi  – allestita alla torinese “metroquadro” di Marco Sassone, fino al 12 novembre –  con una specifica colonna sonora capace di interpretare ad hoc le immaginifiche realtà narrate e poste in parete dall’artista avellinese, penso si potrebbe scegliere qualche pagina (fra le più famose, misteriche e mistiche e sensuali) del “rock psichedelico” di Jim Morrison, “profeta della libertà” per antonomasia, fra le figure “di maggior potere seduttivo” nella storia della musica e una delle massime icone, nel mondo dello spettacolo, dell’inquietudine giovanile. Perché questa mia affermazione? Per due ragioni.

La prima è che lo stesso Capozzi ci porta su questa strada, fin da subito e volutamente (ritengo) attraverso il titolo della stessa rassegna, quel “The severed garden” letteralmente “rubato” al titolo di una tarda poesia del cantautore e “poeta maledetto” di Melbourne, suo “addio annunciato”  a una vita quotidianamente e brutalmente sfidata e che tristemente si spegnerà il 3 luglio del 1971 a Parigi, quando Jim aveva solo 27 anni. “Sai quanto pallida e sfrenatamente eccitante  – scriveva Jim Morrison – viene la morte a una strana ora / inattesa, imprevista / come uno spaventoso ospite più che amichevole che ti / sei portato a letto”: parole dure, profetiche. Fortemente visionarie.

Scritte in una sorta di nirvana psichedelico in cui s’agitano forme, memorie, pensieri, squarci di vita srotolati in una discesa senza fine e senz’ombre di paura. Un intreccio di emozioni, parvenze tattili o impalpabili apparentemente fra loro inconciliabili, che abitano anche i lavori di Capozzi. E questa è allora la seconda ragione. Anche se indubbiamente s’ha da credere ad Andris Brinkmanis (critico d’arte di origine lettone) curatore della mostra, quando asserisce che “se per Morrison il giardino con i fiori recisi era quello simile a un cimitero, per Capozzi forse significa esattamente l’opposto, poiché resta pregno di una possibile rifioritura. Anche se attualmente reciso seguendo i canoni estetici, sociali e politici dominanti, questo Giardino può rifiorire selvaggiamente, appena lasciato intatto o incondizionato per un certo periodo di tempo”.

Sono d’accordo. Ma, sia chiaro, non è facile entrare e appropriarsi degli stranissimi universi dell’artista di Avellino. Puoi trovarci di tutto. Girotondi di figure libere e in pieno volo circondate – in una sorta di decomposizione del reale – da “coriandoli” o informi pianeti di colore,  stanze (quasi sempre la stessa) dove al soffitto o appese a testa in giù sbucano sagome figurali – fantasmi, memorie, un lontano passato? – entrate a curiosare chissà chi chissà da dove, forse la giovane “addivanata” con il telefono alla mano sinistra e la sigaretta alla destra o ancora, in un sussulto di piena astrazione, girandole di colore, gialli, bianchi, verdi o turchesi o grigi, come frammenti meteoritici inarrestabili nel loro confuso orbitare. “L’arte – afferma lo stesso Capozzi – è la possibilità di rendere visibile agli occhi tutto quello che non è visibile”. Affermazione che uno come lui può tranquillamente permettersi di fare, senza destare sospetti. Dietro a queste sue personalissime opere, ci sta infatti un mestiere indubitabile. Inizialmente artista iper-iper-realista, Capozzi è sempre, ancora oggi, grande maestro di segno e colore. I colori lo esaltano, diventano grumo e materia capace di dare corpo ed espressionistico spessore al racconto. Tanto più a un racconto di straordinaria spaesante surreale e onirica visionarietà. E allora puoi permettergli di tutto. “Luce e colore– dice –sono l’anima dell’arte e della vita”. Sono strumenti di pura magia nelle mani, negli occhi e nel cuore di un artista che, negli ultimi anni, è anche particolarmente attratto – ricorda ancora il curatore della mostra, Brinkmanis – da temi e teorie di singolare impronta filosofica: dalla psichedelia, al pensiero magico sudamericano e a quello orientale. “Lo sgretolarsi della percezione del reale, che vediamo in alcune opere esposte – afferma Brinkmanis –  deriva quindi non soltanto dalle sue riflessioni teoriche, ma anche da stati di coscienza espansa attraverso profonda meditazione e altre pratiche, seguendo le quali è possibile accedere a più sottili piani della realtà, per vedere come la nostra vita quotidiana in fondo non è altro che una sorta di teatro d’ombre cinesi”.

Gianni Milani

“Il giardino reciso / The severed garden”

Galleria “metro quadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino; tel. 328/4820897 o www.metroquadroarte.com

Fino al 12 novembre

Orari: dal giov. al sab. ore 16/19

Nelle foto:

–       “Sky”, acrilici su lino, 2021

–       “Interior”, acrilici su lino, 2021

–       “Untitled”, acrily on canvas, 2021

–       “Mushroom”

Ultimi giorni: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali

L’arte contemporanea trasforma Palazzo Reale e i suoi Giardini in un improbabile zoo di fiabesca meraviglia

Fino al 16 ottobre

Ad aprire il percorso é espositivo un imponente elefante bianco compostamente seduto davanti a un giovane monaco in preghiera con gli occhi fissi su un libro aperto, tenuto fra le mani. E’ l’“Omaggio a Colbert”, in polistirolo e resina, realizzato dallo scultore bresciano Stefano Bombardieri, al quale si deve l’onore e l’onere di fare da apripista – con un’opera simbolo di buon augurio e capacità di rimuovere eventuali ostacoli – alla rassegna di stupefacente godibilità sotto l’aspetto estetico, ma anche sotto quello di creativa e pervasiva (oltre ogni limite) narrazione, ospitata con il titolo di “Animali a corte” nei “Musei Reali” di Torino, con la curatela di Stefania Dassì e Carla Testorefino al prossimo 16 ottobreVenticinque le installazioni presentate a firma di sedici artisti italiani, in parte torinesi, sapientemente allocate fra il “Palazzo” e i “Giardini Reali”, la “Galleria Sabauda” e l’“Armeria”. Inserita all’interno del più ampio progetto “Vite sulla Terra”, iniziato a dicembre 2021 con l’esposizione “Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini”, l’intento è quello di portare l’attenzione del pubblico di ogni età sulle molteplici forme di vita che abitano il Pianeta. E in particolare sugli animali. Il tutto a briglia sciolte. Con piena  libertà di volo concessa ad abilità tecniche e a sfoghi d’immaginazione creativa da parte di artisti (di alto e altissimo livello) che, in tal senso, hanno sempre fatto ruotare i congegni e le più singolari “trovate” del loro lavoro. “La mostra intende premiare – spiega Enrica Pagella, direttrice dei “Musei Reali” – la creatività degli artisti che si sono formati e hanno iniziato la propria carriera in Italia, per arrivare fino alla fama internazionale, dando loro l’opportunità di mostrare il proprio lavoro in un contesto di prestigio e a una platea vasta e variegata, per avvicinare nuove fasce di pubblico all’ambito della creatività contemporanea, rimasta molto isolata negli ultimi due anni di pandemia”. Attenzione, dunque. Superato l’innocuo ostacolo del grande elefante bianco (già presentato da Bombardieri alla 52^ Biennale di Venezia) il percorso, una sorta di plastico bizzarro divertissement, vi proporrà, nella “Sala dei Corazzieri”, la scenetta degli “Struzzi” che ballano fra loro. A grandezza naturale e realizzati dal saluzzese Nicola Bolla, nientepopodimenoche con carte da gioco, cartapesta e metallo.

 

Bisogna avere mani d’oro e ingegno che vale oro. Proprio come gli artisti della “Cracking Art” con i loro coloratissimi dodici “Suricati” (manguste diffuse in Africa meridionale) che, in piedi sulle zampe posteriori, buffi, vispi e fuori misura sembrano fare da sentinelle e aspettare i visitatori. Tanto che vien quasi voglia di porgergli il biglietto d’ingresso. Armati di tanta curiosità e meraviglia ci s’imbatte poi nello “Stregosauro”, drago docile (pare) in questo caso, soggetto spesso frequentato da Ezio Gribaudo, scolpito in pietra leccese e collocato nello spazio antistante la “Manica Nuova” . E’ proprio come aggirarsi in un sontuoso collodiano “Paesi dei Balocchi”, con “Animali” che ti vien voglia di salirci sopra e giocarci insieme, al posto dei Balocchi. Più austero il doppio “Igloo” di Mario Merz, sormontato da un cervo (simbolo di caccia, grande passione dei Savoia), gemello di quello della copertura della Palazzina di Stupinigi e sopra al quale si legge una breve sequenza tratta dal “Fibonacci” a completare la cifra stilistica dell’autore. Sempre in tema di caccia, ci s’imbatte poi negli slanciati “Cani” (bracchi?) del comasco Velasco Vitali: seduti, uno al centro della corte, l’altro sul balcone del primo piano, quasi parodia di un piacevolissimo “Giulietta e Romeo”. Naso all’insù, ecco ancora il “Solcavallo” in ferro,  sulla terrazza di Palazzo Reale, di Luigi Mainolfi e il “Nido” di Maura Banfo posto in alto sopra una scala a pioli.

 

Intendasi ciò che si vuole. Il gioco è totalmente libero. Siete stanchi? Niente di meglio della “Panchina Alveare” in bronzo della romana Jessica Carroll, collocata nel “Boschetto del Giardino del Duca”. Nessuna paura. Le api di Jessica non pungono. A completare il tour per questo strano “zoo silenzioso e statico”, il varano di Michele Guaschino, bestiaccia che simbolicamente dilania “La verità che esce dal suo pozzo” quadro del francese fervente anti-impressionista Jean-Léon Gérome (1896), e il “Passo delle balene”” di Paolo Albertelli e Marigrazia Abbaldo, insieme ai “Bachi di Setola”di Pino Pascali e alle “ombre” della volpe e della lepre di Fabrizio Cornelli, accompagnate alla “Kimera” del torinese Diego Dutto e al “Cavalluccio marino” di Nazareno Biondo. Vedere per credere!

Gianni Milani

 

“Animali a corte. Vite mai viste nei Giardini Reali”

Musei Reali, piazza Reale 1, Torino; tel. 011/19560449 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 16 ottobre

Orari: dal mart. alla dom. 9/19

 

Nelle foto:

–       Stefano Bombardieri: “Omaggio a Colbert”, polistirolo e resina, 2022

–       Cracking Art: “Cracking Clan”, polietilene, 2010

–       Ezio Gribaudo: “Stregosauro”, pietra leccese, 1993

–       Jessica Carroll: “Panchina alveare”, bronzo, 2017

Joan Mirò in mostra a Cherasco

A Palazzo Salmatoris a Cherasco sono in mostra quaranta opere di Joan Mirò che dialogano con opere di artisti a lui contemporanei

 

Joan Mirò approda a Cherasco a Palazzo Salmatoris a partire dal 15 ottobre fino al 22 gennaio prossimo, nella personale dal titolo “Joan Mirò. Genius loci. L’alfabeto del segno e della materia”.

“Joan Mirò, genio e maestrie catalane. La sua terra, matrice, punto di partenza e di ritorno continuo, baricentro spirituale della sua originalissima ricerca –  spiega Cinzia Tesio, nella presentazione della mostra di cui è curatrice insieme a Riccardo Gattolin.

Palazzo Salmatoris, grazie all’impegno delle amministrazioni comunali, ha, da sempre, rivolto un’attenzione particolare all’arte moderna e contemporanea, promuovendo esposizioni delle opere di Massimo Campigli, Ligabue, Lucio Fontana e Picasso.

Le opere ora in mostra del maestro catalano, circa una quarantina, dialogano con i suoi contemporanei Dalí  De Chirico, Capogrossi, Mathieu, Matta, Hans Hartung, Burri, Fontana, Vedova e Scarpitta. Questo accostamento consente di tratteggiare un panorama della ricerca artistica molto variegato. Ciascun artista, infatti, presenta una propria cifra stilistica e un segno unico.

L’esposizione unisce sale dedicate alla presentazione cronologica dei vari movimenti, dal surrealismo e espressionismo, fino all’arte trasgressiva, e sale monotematiche.

Sono anche esposte opere di grafica, una forma di espressione che Mirò riteneva molto originale, come dimostra il ciclo “Ubu roi”.

“La mostra su Mirò propone, nella sua costruzione – precisa Cinzia Tesio – una chiave di lettura particolare e interessante, proprio come avvenuto nelle esposizioni precedenti dedicate a Fontana e Picasso. Desideriamo incuriosire lo spettatore con un alto grado di confronto dialettico tra le opere del maestro catalano e quelle di artisti con i quali ha collaborato e si è confrontato nella sua lunga vita artistica”.

Questa esposizione parla di sogno, libertà e presenta un respiro profondamente internazionale. Costituisce la conferma della volontà da parte del Comune di Cherasco di proseguire un percorso, intrapreso da anni, di ricerca e proposta di mostre di alto livello.

Il celebre poeta e scrittore francese Raymond Queneau, nel saggio scritto nel 1949 dal titolo “Joan Mirò  ou le poete prehistorique”,coniò un nuovo termine, “miroglifico”, per riferirsi  alle opere dell’artista catalano, nato a Barcellona a fine Ottocento e spentosi a Palma di Maiorca nel 1983.

Nella produzione di Mirò, secondo Queneau, ricorrevano segni e elementi costanti, tanto da affermare che Mirò “fosse una lingua che bisogna imparare a leggere e di cui è possibile fabbricare un dizionario”. I miroglifici, quali caratteri di una scrittura ideografica, avevano la possibilità di essere associati a idee o oggetti, traducibili attraverso un alfabeto o un dizionario di riferimento.

Queneau, in realtà, ignorava l’esistenza di un ampio repertorio di disegni che l’artista consegnò alla Fundació di Barcellona, da lui stesso creata. Si tratta di cinquemila schizzi, prove frammentarie, bozzetti di approfondimento, studi e bozzetti preparatori di opere in cui ha espresso una scrittura enunciativa.

Avvicinatosi al movimento surrealista a partire dal 1924, anno del Primo manifesto del Surrealismo, Mirò risentì anche dell’automatismo, rendendo la sua arte libera e spontanea. La libertà psichica creativa, che faceva dire a André Breton che la personalità dell’artista si fosse fermata allo stadio infantile, rappresenta il carattere primario del surrealismo. Le sue forme rimandano alla bizzarria e all’innocenza, a mondi e personaggi che appartengono a un universo costante, immerso nella grazia e nell’armonia.

Il mondo di Mirò può essere considerato ai limiti della magia. L’osservatore, davanti ai suoi quadri, si catapulta in scene fantasiose, venendo a passeggiare all’interno delle scene raffigurate. Il mondo raffigurato da Mirò è colorato e i vari toni brillanti, dai gialli ai blu, dai verdi ai rossi, con la presenza anche di bianco e nero, sono in grado di creare composizioni armoniose e geometriche. Nei suoi  quadri si riconoscono rombi, quadrati, cerchi, capaci di trasformarsi in parti del corpo umano, in animali, elementi naturali oppure oggetti. La sua capacità creativa si esprime attraverso un alfabeto giocoso e in una “pittura-scrittura” mai negativa.

La rassegna ha ricevuto il prestigioso Patrocinio del Ministero della Cultura e del Ministero della Cultura Spagnola presso l’Ambasciata di Spagna.

La mostra, che inaugura il prossimo 15 ottobre a Cherasco, è ospitata nella splendida cornice di Palazzo Salmatoris e sarà visitabile fino al 22 gennaio prossimo.

MARA MARTELLOTTA

 

 

Orari

Da mercoledì a sabato ore 9.30- 12.30; 14.30-18.30

Festivi ore 9.30/19

Ufficio Turistico-Cherasco Eventi

Tel 0172.427050

Mail info@chaerascosalmatoris.it

4 Artists 2022

Inaugurata il 9 ottobre nel Salone Marescalchi del Castello di Casale Monferrato, proseguirà fino al 30 ottobre la bella mostra di quattro interessanti artisti.

Ad Antonio Barbato, Pio Carlo Barola e Gianpaolo Cavalli legati da un lungo percorso contrassegnato da sincera amicizia e solidale condivisione di intenti, iniziato negli anni 80 con la creazione del “Gruppo Arte Casale”, si è aggiunta Roberta Omodei Zorini, poliedrica pittrice, scultrice, disegnatrice di gioielli che si avvale di suggestivi rimandi al Liberty, al Surrealismo e alla Pop Art attraverso composizione in resina polimerica e plexigas.

Antonio Barbato con le sue essenziali e raffinatissime scritture figurate, frutto di una libera appropriazione di moduli segnici, sollecitazioni alchemiche visionarie e simboli primordiali di estrema purezza, annulla la distinzione tra figurativo e astrazione in un percorso sottilmente intellettuale da cui traspare il prestigioso trascorso di paleografo e archivista.

Le opere di Pio Carlo Barola, instancabile organizzatore della biennale internazionale “Grafica ed ex libris” insieme a Cavalli e Barbato, sono di forte impatto visivo grazie al prorompente colorismo e alle pennellate svettanti come lingue infuocate che danno forma ad un gioco tra il serio e l’ironico dove si intrecciano allegorie di facile comprensione e simbolismi più oscuri ed enigmatici.

Sognanti e delicati i ritratti femminili di Gianpaolo Cavalli che si innalzano ad una sfera superiore al di sopra della realtà contingente mentre il silente autoritratto ci introduce nel profondo della sua anima rivelandone l’indole meditativa.

Molto indicativa la similitudine di Carlo Pesce, curatore della mostra, riguardo ai tre pittori casalesi paragonati per il loro programma artistico “ …Ad un trifoglio dal gambo unico e tre foglioline separate che corrispondono ai singoli linguaggi…”

Giuliana Romano Bussola

Orari feriali   16-19

Orari festivi  10-12,30  16-19

Chiusura lunedì.

Sensibile Sconosciuto: la pittrice Rosetta Vercellotti a Palazzo Falletti di Barolo

A Torino dal 15 al 29 ottobre

Sabato 15 ottobre alle ore 16,00 sarà inaugurata nelle prestigiose sale di Palazzo Falletti di Barolo, in Via Corte d’Appello 20/C, la mostra personale di
Rosetta Vercellotti, artista torinese, esponente della pittura astratta e informale, dal titolo “Sensibile Sconosciuto” curata da Dino Aloi.
Intervengono all’inaugurazione i critici d’arte Angelo Mistrangelo e Claudia Ghiral- dello. Accompagnati dalle guide sarà possibile anche visitare le splendide stanze degli appartamenti storici di Palazzo Barolo, gratuitamente per i possessori dell’Abbo- namento Musei Piemonte.
La mostra presenta le opere recenti dell’artista, partendo da quelle realizzate durante il periodo di pandemia, messe in dialogo con le sale auliche del palazzo.
La sua è una pittura fuori da correnti stabilite, un percorso intimo iniziato per sentimento interiore negli anni Novanta per poi concentrarsi maggiormente in questi ultimi anni, in elaborazioni fuori dal tempo ma che richiedono comunque il tempo necessario per potersi esprimere con la dovuta accu- ratezza, manifestando un’emozione che prende forma attraverso una sequenza di segni impressi sulla tela. La strada che ha intrapreso non è quella di una cupa introspezione.
Al contrario la sua ricerca si estende verso la luce, una ricerca che si abbina ad un percorso spiri- tuale dove la mente è punto di partenza per poi liberarsi e purificarsi, in una sorta di catarsi, nel senso più filosofico del termine, quello aristotelico, tesa verso un infinito dove la coscienza si abbandona alla conoscenza, in uno spazio/tempo dove l’iperbole è colore puro rivolto ad una spiritualità manifesta e intrinseca, rivelata e non inseguita.
(dal testo di presentazione della mostra di Dino Aloi)

ROSETTA VERCELLOTTI
Rosetta Vercellotti, artista torinese, dipinge dagli anni ’70. Dal 1991, data della prima personale a Torino nella Scuola di Giornalismo, le personali e le collettive vissute da quest’artista sono state davvero tante, in Italia e all’estero. Alla Promotrice delle Belle Arti di Torino è stata sempre presente dal 1991 a tutt’oggi. Al Circolo Ufficiali di Presidio di Torino ha esposto nel 1993. Nel 1996 ha partecipato alla Mostra inter- nazionale di arti visive della Regione Lazio dedicata al “Pianeta Donna” con esposizione collettiva presso il Centro Culturale Sinesi di Roma. Numerosi sono i premi ricevuti da Rosetta; in particolare è risultata prima classificata per lo stile al Premio internazionale “Trastevere” nel 1996 e prima classificata per la pittura astratta al Premio “Ripetta” di Roma nel 1997. Una sua monografia è presente nelle biblioteche del Metropolitan Museum of Art e del Guggenheim Museum di New York. Di recente ha esposto, nell’aprile 2016 e nel giugno 2019, al Circolo degli Artisti di Torino, nell’ottobre 2020 allo Spazio Mouv di Torino, nell’agosto 2021 nel Comune di Locana e nel settembre 2022 presso il Centro Culturale «Conti Avoga- dro di Cerrione» vicino a Biella. In ambito religioso importante la mostra tenuta nel settembre 2016 nella Galleria Gastaldi del Santuario Lauretano di Graglia.
Nel 2016 è uscito il libro “Il Mondo dell’Inconscio” presentato dal critico Angelo Mistrangelo, mentre nel 2018 Claudia Ghiraldello ha curato il volume “Rosetta Vercellotti, la donna e le opere” e scritto la pre- sentazione della monografia “Nuovo Respiro” raccolta della produzione dell’artista degli ultimi anni.
I libri sono editi dalla casa editrice torinese Il Pennino.
La mostra, con ingresso libero, proseguirà sino al 29 ottobre 2022 con orario:
da martedì a domenica 15,00 – 18,00 con la presenza dell’artista. Ultimo accesso ore 17,30. Info: csviveredalridere@gmail.com – 335.6869241

In Barriera “Last Supper” dell’artista e curatore di Opera Viva, Jòn Gnarr

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto

Settimo e penultimo appuntamento

Inaugurazione > Martedì 11 ottobre, alle ore 18.00

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

Martedì 11 ottobre, alle ore 18.00 in piazza Bottesini a Torino, inaugura il settimo, e penultimo, appuntamento di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto, progetto ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese, dall’artista Jòn Gnarr.

Ed è proprio l’opera “Last Supper” (L’ultima cena, 2003) del curatore della rassegna Jòn Gnarr a essere esposta in piazza Bottesini in quest’inizio autunno. La fotografia ritrae 13 pupazzi, ispirati agli Action Man, serie televisiva a cartoni animati degli anni Novanta, seduti attorno ad un tavolo in posizioni che richiamano l’iconografia classica de “L’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. La fotografia deriva da una mostra intitolata INRI che l’artista ha tenuto in Islanda nel 2003, in omaggio alle stazioni della Via Crucis che si vedono nelle chiese cattoliche. Gnarr aveva allestito le immagini relative alle varie stazioni con figure di Action Man e con strutture in legno e, infine, le aveva fotografate.

Sono un cattolico non praticante – commenta Gnarr. A volte dico alle persone che sono un cattolico in recupero o un cristiano in recupero. Anche se non credo, ho un grande rispetto per il cristianesimo e per la sua influenza sulla storia, la filosofia e la civiltà occidentale.

“Non esistono pasti gratis” (tutto ha un costo) è un gioco di parole che uso spesso ispirandomi all’acronimo TANSTAAFL, dell’espressione inglese “There ain’t no such thing as a free lunch”.

A mio avviso, questo è assolutamente il caso del cristianesimo. La frase suggerisce che le cose che sembrano gratuite hanno sempre un costo nascosto o implicito per qualcuno, anche se non direttamente per l’individuo che riceve il “pasto gratis”. Penso al battesimo, un gesto importante ma molto semplice e che ci costa poca fatica, ma qualcuno per quel gesto ha pagato… Ed ecco che “L’Ultima Cena” diventa probabilmente la cena più costosa della storia del mondo.

Tutto ha un costo, il principio è lo stesso della termodinamica, qualsiasi esistenza, ogni vivente cede una parte di se stesso e si consuma, tutto ha un costo, niente in quanto esseri viventi ci è dato gratuitamente.

Dopo essere state esposte come manifesti, uno al mese, sulla cimasa 50530 di piazza Bottesini in Barriera di Milano, le opere degli artisti di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto faranno parte di una mostra ospitata in una sezione dedicata della decima edizione di Flashback Art Fair. Durante la fiera, Jón Gnarr presenterà il suo libro Gnarr: How I Became the Mayor of a Large City in Iceland and Changed the World. Attore, scrittore e drammaturgo, autodefinitosi anarco-surrealista, Gnarr nel 2009 ha sentito la necessità di mettersi a disposizione degli altri creando un nuovo partito politico, Besti flokkurinn (in italiano Il Partito Migliore) nel quale ha coinvolto tantissimi artisti islandesi nella convinzione che solo l’arte possa, in determinate occasioni, fornire un reale spunto per il cambiamento.

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto si chiuderà il 25 ottobre con un’opera di Alessandro Bulgini. Il progetto artistico ha portato, dal 2015, in Barriera di Milano a Torino più di 40 artisti, italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri (Cimasa 50530) in piazza Bottesini.

 

Rabarama e Severino Del Bono, un connubio vincente alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia

Grande successo di pubblico giovedì 6 ottobre scorso per l’inaugurazione della mostra personale su Rabarama e Severino del Bono, intitolata “Il luogo dell’anima”, aperta fino al 15 ottobre prossimo presso la galleria Malinpensa by Telaccia.

Rabarama, alias Paola Epifani, nasce a Roma nel 1969 e lavora a Padova. È figlia d’arte perché il padre è pittore e scultore e la madre ceramista e lei, fin da piccola, ha mostrato un naturale talento per la scultura. La sua formazione è avvenuta presso la Scuola d’Arte di Treviso e, in seguito, l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
In mostra la sua personale è affiancata all’esposizione dei lavori, tele e sculture, dell’artista bresciano Severino del Bono.
Rabarama crea sculture e dipinti contraddistinti da uomini, donne e creature ibride, la cui pelle è decorata con simboli, lettere e geroglifici, accanto a altre figure dalle forme mutevoli. Nel corso del tempo l’artista ha sperimentato e realizzato opere in diversi materiali. Le prime erano in terracotta, in seguito ha scelto i più conosciuti bronzi dipinti e i pezzi unici in marmo, vetro e pietre rare, monotoni in resina siliconica, gioielli d’artista, serigrafie.
Il suo percorso artistico è stato costellato di successi, fino a essere presente alla 54esima Biennale di Venezia, con un’opera dal titolo “Abbandono”, completamente realizzata in marmo di Carrara. Le sue opere sono state esposte anche nelle più grandi capitali europee e non, quali Parigi, Firenze, Cannes, Miami e Shanghai.
Le opere di Rabarama esposte in mostra sono sia in edizione limitata sia non.
Il suo percorso artistico risulta costellato di successi, a partire dalle gigantesche sculture in metallo, realizzate in bronzo, alluminio, gomma e marmo, raffiguranti figure umane. L’artista ha dimostrato attraverso queste opere una posa raccolta e introspettiva, che si rivela nella varietà dei pattern e dei disegni utilizzati per la decorazione.
L’arte di Rabarama ha la capacità di trasmettere all’osservatore una tematica di forte valenza simbolica, psicologica e sociale, in cui ogni personaggio vive attraverso una dinamicità di interpretazione che va oltre l’aspetto puramente estetico.
Si tratta di un linguaggio di straordinaria energia vitale che, impreziosito da una interiorità profonda, emana un significato della vita umana davvero straordinario.
La ricerca da parte di Rabarama è stata influenzata dai suoi viaggi in Oriente e dalla filosofia di questo universo, così totalmente diversa da quello occidentale e contraddistinto da una maggiore spiritualità.
Lo stesso nome ‘Raba-rama’, scelto dall’artista all’inizio degli anni Novanta, è di origine sanscrita e deriva da un motivo personale, privato, che l’artista raramente divulga. Nel corso degli anni è giunta a conoscenza del fatto che “Raba” in sanscrito significa “segno”, mentre Rama si collega alla divinità. L’artista ha considerato una coincidenza fortuita che lo pseudonimo scelto potesse essere una sorta di ‘segno divino’, in relazione all’energia universale di cui tutti facciamo parte.
Proprio la cultura millenaria orientale ha spinto Rabarama verso la ricerca di una via di fuga dalla predeterminazione. Rabarama risulta affascinata dalla Cina, che ha avuto occasione di visitare più volte, e dal Giappone, che l’affascina come l’India.
Dalle loro consuetudini e costumi ha cercato di ampliare la sua conoscenza e approfondire la sua ricerca artistica. Il senso del viaggiare per Rabarama si arricchisce di alcune caratteristiche, quali la passione, l’istinto, la razionalità, la conoscenza, ma anche l’irrazionalità. Sono tutte peculiarità che l’artista associa a delle modalità di viaggio, un viaggio che anche quello della vita. Quello da lei compiuto per primo risale a quando aveva 17 anni ed era partita per il Messico.
La Cina è stata da lei visitata più volte e rappresenta un Paese in cui tradizioni, paesaggi e contraddizioni le sono rimaste impresse nel cuore e nella mente.
L’essere umano diventa una pura espressione di stati d’animo e di sensazioni.
Severino Del Bono, di origine bresciana, cresce in un ambito familiare in cui risulta molto vivo l’amore per l’arte. Si avvicina e apprende i metodi della tecnica pittorica grazie al fratello maggiore, pittore amatoriale.
E proprio questa esperienza lo guiderà nella scelta stilistica sulla quale deciderà di focalizzarsi a partire dai primi anni Novanta, prediligendo la figurazione e concentrandosi sulla trasfigurazione intellettuale dell’anatomia umana, percorsa, tuttavia, da una vena imperialista.
La sua ricerca si concentra tutta sul rapporto tra natura umana e artificio tecnico, sulla perdita di identità causata dalle metamorfosi bioniche cui sottopone visi e corpi, rese con acromie acide che veicolano un senso di irrealtà sinistra.
I soggetti prediletti dall’artista sono, soprattutto, volti di giovani donne, ritratte nella immobilità ieratica di un realismo algido, ammantate dalla luce della grazia divina, capaci di emanare un’aura di temporalità immanente che richiama la perfezione estetica delle divinità classiche. Del Bono definisce i tratti fisiologici scandendo i livelli di luce e ombra, definiti modulando i colori con un’abilità tecnica che, nel tempo, si è acuita. In seguito li priva della profondità dello sguardo che rappresenta il primo strumento di introspezione, coprendolo con oggetti in genere in bilico tra iconografia pop, straniamento surreale e un’ironia tautologia che è tutta riferita all’atto del vedere. Ne emergono animo, psiche e tensione emotiva, dettate dalle piccole alterazioni dell’espressione, quali labbra e solchi che corrugano la pelle.
Una seconda sezione, accanto a quella dei dipinti, che per l’artista rappresentano un ritorno all’infanzia, è costituita da sculture a forma di supposta, realizzate da un marmista vicino a Brescia. Alcune sono realizzate in marmo Botticino, estratto nelle cave di Botticino, Nuvolento, Nuvolera e altri centri del Bresciano.
Un esempio in mostra è stato realizzato in marmo rosa del Portogallo e un secondo in marmo bianco Lincoln. Sempre alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia è presente un bozzetto della supposta alta 5 metri e 10, che sarà collocata a Brescia.

Mara Martellotta

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

AGENDA 7 – 13 ottobre 2022

 

VENERDI 7 OTTOBRE

 

Venerdì 7 ottobre

OTTOCENTO. COLLEZIONI GAM DALL’UNITÀ D’ITALIA ALL’ALBA DEL NOVECENTO

GAM – apre la nuova mostra

Dal 7 ottobre 2022

A inaugurare la stagione espositiva della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino è una mostra ricca di sorprese che intende offrire l’occasione per riscoprire parte della collezione ottocentesca del museo, ormai da quasi quattro anni non più visibile al pubblico. Curata da Riccardo Passoni, Direttore della GAM, e da Virginia Bertone, Conservatore Capo delle raccolte, la mostra presenta settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere. Nel percorso sarà possibile ritrovare capolavori ben conosciuti come Dopo il duello di Antonio ManciniL’edera di Tranquillo Cremona o Lo specchio della vita di Pellizza da Volpedo, accanto a opere sin qui mai esposte, ma che nell’Ottocento erano considerate come veri gioielli della raccolta moderna del Museo, come la tela di Enrico Gamba, Ecco Gerusalemme! o quella di Francesco Gonin, Nobili in viaggio, che grazie alle ricerche condotte per la mostra ha ritrovato la sua storia e il suo vero titolo: La guida. Studio di castagni dal vero. Per rendere più immediatamente leggibile la trama della collezione, il percorso pone a confronto la nobile tradizione della pittura di figura con la novità delle ricerche sul paesaggio che furono, nelle loro espressioni più libere e sperimentali, oggetto di aspre critiche da parte della stampa conservatrice e dell’istituzione accademica. Otto sezioni tematiche accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo: Nascita di una collezione, Nuove sensibilità e ricerche, La pittura di paesaggio al Museo Civico, Dalla Scapigliatura al Divisionismo e Ricerche simboliste tra pittura e scultura. Ad arricchirlo sono tre spazi monografici dedicati ad Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso, che sottolineano la loro influenza sulla scena artistica torinese anche attraverso i significativi nuclei delle opere conservate alla GAM.

Info: https://www.gamtorino.it/it/OTTOCENTO

Venerdì 7 ottobre ore 16

IL MAO. LE ANTICHE CULTURE E LO SGUARDO CONTEMPORANEO

MAO – incontro nell’ambito della Settimana della Cultura UNI.VO.C.A

A cura di Davide Quadrio, direttore del MAO Museo d’Arte Orientale

Non esiste “vecchio” o “nuovo”, ma piuttosto una continua testimonianza dell’attività umana. È necessario ripensare agli oggetti del passato per renderli vivi nel presente, rimixare opere classiche con creazioni contemporanee, avviare un dialogo fra collezioni permanenti e mostre temporanee, per dare vita a nuove intersezioni e narrazioni alternative. Gli spazi del museo acquisiscono così nuovi significati sociali, dirigendosi “oltre il senso dei luoghi” dove le antiche culture hanno preso vita e forma.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

SABATO 8 OTTOBRE

 

Sabato 8 ottobre

DICIOTTESIMA GIORNATA DEL CONTEMPORANEO AMACI

Una giornata a ingresso gratuito alla GAM con orario prolungato fino alle 20:00

Claudia Losi. Being There. Oltre il giardino – Performance e workshop

GAM – evento

La Giornata del Contemporaneo, è il grande evento annuale, promosso da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. La manifestazione ha quest’anno come filo conduttore il tema dell’ecologia, connesso a quello della sostenibilità. Anche la diciottesima edizione presenta una programmazione ad hoc dei 24 Musei associati AMACI, che nel 2022 propongono un particolare focus su attività dedicate al pubblico dei diciottenni, sviluppando il tema proposto da AMACI.

La GAM di Torino, museo associato AMACI partecipa alla Giornata del Contemporaneo offrendo l’ingresso gratuito per tutta la giornata di sabato 8 ottobre alle collezioni permanenti del Novecento e alle mostre OTTOCENTO. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del nuovo secoloFlavio Favelli. I Maestri Serie Oro e Jannis Kounellis in Videoteca e l’orario prolungato fino alle 20:00 per le collezioni del Novecento.

Per questa occasione la GAM è felice di ospitare Claudia Losi con una performance alle ore 18:00 durante la quale l’artista realizzerà, di fronte al pubblico, una piccola serie di amuleti in terra cruda, dal multiforme corpo animale-umano-demonico. Gli amuleti, una volta ultimati, saranno affidati a un gruppo di studenti diciottenni del Liceo Madre Mazzarello di Torino perché li collochino, liberamente, negli spazi del museo, secondo la loro personale sensibilità.

In preparazione di questo gesto di messa a dimora nello spazio delle piccole presenze, gli studenti saranno invitati il giorno prima a partecipare a un workshop a loro dedicato durante il quale lavoreranno con l’artista sui molteplici significati che ciascuno di noi può dare alle parole “luogo naturale”.

Anche per questo progetto – scrive Claudia Losi – ho posto come punto di partenza il rapporto tra spazio reale e spazio immaginario. In questo caso, la domanda scatenante, al centro del mio sforzo condiviso, è apparentemente semplice: Qual è la tua idea di luogo naturale? Quello che mi interessa qui è una prospettiva relazionale e processuale da cui guardare i fenomeni e leggere il mondo che ci circonda. Non c’è nulla di neutro e acquisito una volta per tutte. Ciascun individuo, in base alla propria cultura e lingua, alla geografia da cui proviene, alla storia del proprio corpo, della propria memoria e della propria immaginazione, fornirà uno specifico punto di vista. Barry Lopez ha scritto Le percezioni di qualsiasi popolo invadono la terra come un’inondazione, lasciando che le idee si impiglino tra le setole del pennello, si disseminino come pezzi di carta bagnata da raccogliere e decifrare. Nessuno può raccontare l’intera storia. (cfr. sito https://www.beingthereoltreilgiardino.com/)

Alla fine della giornata di workshop, gli studenti e l’artista comporranno su una parete del museo, attraverso scritte e immagini, le idee, le diverse fantasie e memorie, a cui le parole “luogo naturale” li avranno condotti, attraverso il confronto delle percezioni individuali, il dialogo e la lettura di alcuni testi.

Il disegno a parete sarà portato a compimento da Claudia Losi che vi aggiungerà altre immagini e scritte da lei raccolte nell’arco degli ultimi due anni, durante il suo viaggio di esplorazione – tra Israele, Singapore e l’Italia – delle innumerevoli idee di luogo naturale generate nel pensiero di popoli e individui, avviato con progetto Being There. Oltre il giardino realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC. L’intervento resterà visibile al pubblico fino a domenica 6 novembre 2022.

 

Sabato 8 e domenica 9 ottobre ore 15

SEGNI AD ARTE. VIAGGIO DAL SEGNO AL GESTO

GAM – Visita guidata tematica

a cura di Theatrum Sabaudiae

Il percorso in GAM tra le opere del 900 e del contemporaneo propone un viaggio alla scoperta di come il segno si sia evoluto e modificato accompagnando gli artisti nella loro espressione artistica e personale.

Dalla linea netta di Felice Casorati, alla velocità di Hans Hartung per il quale “Il conoscere dipende dall’agire” fino ai tagli di Lucio Fontana e ai neon di Mario Merz, il segno diventa linea che contiene, pennellata che permette al colore di raccontarsi sulla tela, gesto che esprime energia e emozione, taglio che apre varchi alla ricerca dello spazio e del tempo o luce che crea simboli.

Tariffa: 6 € a persona

Durata: 90 minuti

Possibilità di prenotazione per gruppi di massimo 25 persone in settimana e weekend

Tariffa: 96 € a gruppo (comprensivo di diritti di prenotazione)

Durata: 90 minuti

Tariffa: 81 € a gruppo (comprensivo di diritti di prenotazione)

Durata: 60 minuti

Per informazioni e prenotazioni: 011 5211788 prenotazioniftm@arteintorino.com

Sabato 8 ottobre ore 16.30

TRA GOTICO E RINASCIMENTO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Un itinerario che offre la possibilità di conoscere le collezioni del museo, traendone una visione d’insieme. Previa presentazione generale delle opere custodite a Palazzo Madama, la visita rivolgerà un particolare focus all’arte gotica e rinascimentale. Ci si soffermerà quindi sul Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, sulle opere dell’artista borgognone Antoine de Lonhy, per poi continuare con artisti quali Martino Spanzotti e Defendente Ferrari.

È un’occasione per conoscere il Museo Civico d’Arte Antica di Torino con uno sguardo rivolto ai secoli XV e XVI, quando il Rinascimento e le nuove correnti artistiche raggiunsero il territorio e diedero spunti nuovi a un Nord-Ovest pronto ad accogliere le importanti novità.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

DOMENICA 9 OTTOBRE

 

Domenica 9 ottobre ore 15

DIVERSI MA UGUALI     

GAM –  attività per famiglie in occasione di F@MU, Giornata nazionale delle famiglie in museo

In occasione dell’evento F@MU “Diversi ma Uguali” la GAM propone una attività famiglia dedicata al tema della diversità intesa come valore, opportunità di crescita per il singolo e la comunità, strumento di inclusione sociale e accoglienza. La discussione sulla diversità è un dibattito che riguarda tutti, grandi e piccini, e che diventa sempre più importante nella nostra società contemporanea. Siamo uguali perché siamo diversi: le differenze di cultura, carattere, gusti, attitudini e ingegno, sono il segno che l’uguaglianza vive nella diversità che unisce e arricchisce la comunità. Il percorso nelle sale del 900 permetterà di comprendere come anche in arte l’espressione della propria diversità possa essere stato un punto di forza per molti artisti moderni, e di come questi abbiano saputo liberarsi dalle regole della tradizione e dalle imposizioni del gusto estetico della loro epoca per esprimere sé stessi in modo libero, autonomo, aprendo strade verso nuove forme espressive senza preoccuparsi del pregiudizio esterno. Dalle ricerche più filosofiche di Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, al racconto intimo di Marc Chagall, per arrivare ad artisti che abbandonano la figurazione per immergersi in una interiorità fatta di mistero, energia e colore. Il corpo dell’artista stesso si perde nella rappresentazione e diventa protagonista nel gesto: forza, meditazione, espressione di sé attraverso un movimento agito sulla tela. Negli spazi dell’Educational Area i partecipanti, adulti e bambini, lavoreranno su delle sagome, per agire in maniera totalmente libera, cercando di tradurre con materiali, segni, colori la propria essenza e identità. Una galleria di ritratti tutti uguali e tutti diversi, per esaltare l’individuale unicità.

Costo: Euro 7 a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 9 ottobre ore 16

DIVERSI MA UGUALI     

MAO –  attività per famiglie in occasione di F@MU, Giornata nazionale delle famiglie in museo

Adatto a tutte le età

Tutti insieme alla scoperta dell’Oriente nelle collezioni permanenti del MAO. L’attività prevede un percorso di visita e un laboratorio “a due voci” con un interprete segnante in LIS. La lingua dei segni racconterà e aggiungerà alla visita un momento di inclusione e di curiosità e in laboratorio i partecipanti lasceranno il loro segno grafico/pittorico utilizzando materiali vari.

Costo: €4 per tutti i partecipanti (bambini e adulti).

Prenotazione obbligatoria al tel.011-4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Domenica 9 ottobre ore 16.30

ORO, ARGENTO, BRONZO: RIFLESSI METALLICI

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Il metallo e la sua lavorazione è il protagonista della passeggiata guidata tra gli oggetti d’arte di raro pregio del museo. Sguardi rivolti verso oggetti luccicanti da scoprire insieme, partendo dal Tesoro di Desana, per passare a sala Acaia, dove il famoso cofano del Cardinale Guala Bicchieri offre mille spunti da raccontare, e proseguendo tra le vetrine degli smalti limosini. Bronzo, ottone…si fa presto a dire metallo di fronte al reliquiario di San Maurizio, un capolavoro di tecnica completamente rivestito da lamina in argento decorata a sbalzo. Quali sono le differenze fra i vari tipi di leghe e materiali? Ceselli e bulini: quali sono gli strumenti utilizzati? Sono solo alcune delle curiosità che sveleremo durante la visita guidata.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

MERCOLEDI 12 OTTOBRE

 

Mercoledì 12 ottobre ore 16

DELIZIE D’AUTUNNO: FLORA ESOTICA

Palazzo Madama –  visita al Giardino Botanico Medievale con Edoardo Santoro

Il giardino autunnale è ricco di colori e sorprese; maturano gli ultimi frutti, le foglie cambiano colore, emergono bacche e baccelli pieni di semi e le rose tardive sono ancora in fiore. Il mese di ottobre è anche il migliore per approfondire le tecniche di giardinaggio e in particolare i lavori che consentono alle piante di superare al meglio l’inverno e ripartire in primavera con nuovi cicli di fioritura.

Ricino e liquirizia, fagiolo d’Egitto e zucca a bottiglia sono piante di origine orientale e nord-africana conosciute fin dall’antichità e che oggi ben si adattano alle condizioni di crescita nel Nord Italia. Si parlerà di aspetti di coltivazione, idee di accostamenti in giardino e usi pratici in cucina e cosmetica con aneddoti storici e botanici oltre a consigli di coltivazione e gestione delle piante in giardino e in vaso.

Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ per la visita guidata

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Mercoledì 12 ottobre ore 17

PRESENTAZIONE ATTIVITA DIDATTICHE a.s. 2022/23     

MAO –  presentazione online per i docenti

I Servizi Educativi presentano le proposte didattiche 2022/23 sulle collezioni permanenti e le mostre temporanee.

Sono invitati a partecipare i docenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, gli educatori, i formatori di associazioni ed enti legati al mondo del sociale e dell’accessibilità e chiunque sia interessato.

L’appuntamento è dedicato alla presentazione delle attività didattiche sulle Collezioni permanenti e la mostra temporanea.

Prenotazione obbligatoria: 0114436927/28 o maodidattica@fondazionetorinomusei.it.

 

 

GIOVEDI 13 OTTOBRE

 

Giovedì 13 ottobre

MARGHERITA DI SAVOIA, REGINA D’ITALIA

13 ottobre 2022 – 30 gennaio 2023

Palazzo Madama – apertura al pubblico della nuova mostra

Mercoledì 12 ottobre anteprima stampa alle ore 11 | Inaugurazione su inviti alle ore 18

 

Palazzo Madama, dal 13 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023, dedica a Margherita di Savoia, la prima Regina dell’Italia unita, una mostra – coordinata da Maria Paola Ruffino – che ne ricostruisce la straordinaria figura.

Margherita di Savoia (Torino 1851 – Bordighera 1926) è stata la prima regina dell’Italia unita. Fin dalle nozze con il principe Umberto, seppe conquistare il cuore degli Italiani e, con la propria popolarità, contribuì a costruire il sentimento di identità della nazione intorno alla corona dei Savoia. Regina dal 1878 al 1900, impose il suo gusto ridondante nella moda, nella decorazione, il suo amore per la musica e la montagna si riverberarono nella vita dell’aristocrazia italiana. Fu testimonial di attività a sostegno delle donne e promosse lo sviluppo di scuole professionali, e di opere di beneficenza. Il mito di Margherita non si eclissò con l’assassinio di Umberto, anzi, accompagnò la nazione nel XX secolo.

Figlia di un eroe del Risorgimento, il duca di Savoia Genova Ferdinando, e nipote del Re Vittorio Emanuele II, Margherita sposa a sedici anni il cugino ed erede al trono, Umberto. Negli anni immediatamente successivi all’unificazione nazionale, si rende protagonista nel costruire un forte sentimento di identità nazionale intorno alla monarchia. La mostra illustra il tumultuoso passaggio tra XIX e XX secolo del Paese attraverso la traiettoria di questa figura che divenne icona femminile di casa Savoia: glamour nelle ricche ed eccessive toilettes, materna nell’interessarsi alle necessità del popolo e nel sostenerne l’istruzione, apripista di un nuovo stile di vita che si relaziona con la natura e la montagna

Il percorso immersivo dell’esposizione, con oltre settanta opere d’arte, tra ritratti, dipinti, sculture, abiti e gioielli, strumenti musicali, manoscritti, tappezzerie e mobili, racconta la Regina d’Italia in rapporto al suo tempo e al suo popolo, il suo essere madre, icona di stile, paladina dell’arte e della cultura, benefattrice pietosa, donna interessata al nuovo e alla modernità.

Info: www.palazzomadamatorino.it

“Steve McCurry. Texture” Al “Filatoio” di Caraglio, gli scatti del grande fotografo americano

Una mostra realizzata dalla cuneese “Fondazione Artea”

Da giovedì 29 settembre a domenica 29 gennaio 2023

Caraglio (Cuneo)

“Se sai aspettare , le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”: le parole sono dell’americano di Filadelfia, Steve McCurry, da oltre cinquant’anni fra le voci più autorevoli della fotografia mondiale. Dalla street photography alla fotografia di guerra, a quella “urbana” e a tanta tanta ritrattistica. Chiamata a cogliere, in uno scatto improvviso o improvvisato, l’anima della gente. Ovunque nel mondo. Nei luoghi di guerra e nei Paesi di pace. L’anima. Gli occhi. Il volto. I gesti. E gli abiti. Eh, sì. Anche gli abiti. Siano essi intessuti di materia pregiata o di povera e misera fattura. Anche gli abiti, i tradizionali costumi celano e raccontano l’anima di un essere umano, l’anima di un popolo. Parte di qui l’idea della mostra “Steve McCurry. Texture”, promossa e realizzata dalla cuneese “Fondazione Artea” (curata da Biba Giacchetti con il contributo di Maddalena Terragni), ospitata da giovedì 29 settembre a domenica 29 gennaio 2023, negli spazi dell’antico Setificio – Museo di via Matteotti, a Caraglio (Cuneo). Trame di vita.

 

E “tessere” trame di vita è infatti il fine del progetto: le trame impresse nei 100 scatti fotografici provenienti da tutto il mondo a firma del celebre fotografo della “Magnum Photos”, con i tessuti e la storia del luogo, ex fabbrica di seta e oggi “fabbrica culturale”. Gli scatti più famosi e iconici di McCurry ci sono tutti. Compreso il ritratto, arcinoto nel mondo, di Sharbat Gula. Gli occhi verdi, il volto sorpreso, sospettoso (ignaro di cosa mai fosse quel marchingegno posto davanti a lei, fra le mani di uno sconosciuto occidentale) della “Ragazza afgana” ritratta in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan. Quel volto diventerà la “foto di copertina” nel giugno dell’’85 del “National Geographic” e sarà, nel tempo, ampiamente utilizzato sulle brochure di “Amnesty International”, oltre che su poster molteplici e calendari vari. Un volto, tanti volti, tante storie di un difficile e rischioso reportage in Afghanistan (travestito, McCurry, con abiti e folta barba da Mujahideen), proprio quando l’invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali, che gli varrà il “Magazine Photographer of the Year”, fra i tanti premi e riconoscimenti e mostre a lui (oggi 72enne) dedicate ovunque nel corso degli anni. L’esposizione organizzata oggi nell’antico “Filatoio” di Caraglio, dove la memoria del glorioso passato di “fabbrica della seta” è ancora viva dopo quasi 400 anni, vuole indagare “il rapporto intrinseco – scrive la curatrice Biba Giacchetti – tra l’essere umano e il modo di vestire, acconciarsi e apparire, attraverso un’ampia selezione di foto del celebre artista che hanno come ‘focus’ il tessuto, in un percorso espositivo che intreccia trama visiva e trama emotiva. Una narrazione che parte da una sezione dedicata alla manifattura e alla produzione che, in ogni paese, per tradizione e disponibilità, si avvale di mezzi e strumenti di realizzazione differenti ma allo stesso tempo è simile nell’approccio manuale e creativo, per proseguire con una galleria dei più celebri ritratti di McCurry, in cui le persone esprimono con fierezza il loro ‘essere’, tanto nei ricchi abiti tibetani quanto nelle più semplici condizioni dei rifugiati afgani come la tanto amata Sharbat Gula”.

Ad arricchire il percorso espositivo sono anche alcuni dei frammenti più significativi della “Collezione Antonio Ratti”: carte tecniche relative alla produzione tessile, antichi velluti e damaschi cinesi, pannelli ricamati della cultura “Kuba” del Congo, matrici di stampa a riserva giapponesi, velluti turchi, tessuti “ikat” dell’Asia centrale, coloratissimi indumenti provenienti dal centro America e una sezione significativa di sete settecentesche europee capaci di entrare in profondo dialogo con le fotografie di Steve McCurry. “Nasce così – conclude Maddalena Terragni, responsabile della ‘Collezione Tessile’ e della programmazione della ‘Fondazione Artea’ – un racconto capace di avvolgere nella sua forma estetica e di proiettare l’immaginario in uno spazio abitato dai riflessi propagati da forme artistiche che qui si fondono diventando complementari”.

Gianni Milani

“Steve McCurry. Texture”

“Filatoio” di Caraglio (Cuneo), via Matteotti 40; tel. 0171/618300 o www.fondazioneartea.org o www.filatoiocaraglio.it

Da giovedì 29 settembre a domenica 29 gennaio 2023

Orari: giov. e ven. 15/19; sab, dom. e festivi 10/19

Nelle foto:

–       “Omo Valley” Ethiopia, 2016

–       “Peshawar – Sharbat Gula” Pakistan, 1984

–       “Tagong” Tibet, 1999

–       “Rajasthan” India, 2005

Presentata nella nuova sede di Borgo Crimea a Torino, la X edizione di “Flashback Art Fair”

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Il “cuore pulsante” dell’arte

Recita, da sempre, il claim: la Fiera “dove l’arte è tutta contemporanea”, sia essa appartenente al passato più passato, sia essa immersa nelle sperimentali bizzarrie del contemporaneo più contemporaneo. Manifestazione che lega cultura e mercato, è stata presentata nei giorni scorsi la X edizione di “Flashback Art Fair”. Un decimo compleanno festeggiato alla grande, con l’apertura (dopo le precedenti ospitate al “Pala Alpitour” e alla “Caserma” di via Asti) della nuova sede in corso Giovanni Lanza 75 (Borgo Crimea) a Torino. In quella che nell’Ottocento fu la villa del noto banchiere Luigi Marsaglia, utilizzata, in seguito ad un consistente ampliamento, come orfanotrofio per essere poi occupata dagli uffici della Provincia, e che, finalmente, dal 3 al 6 novembre prossimi, accoglierà l’attesa “Fiera d’Arte” ideata da Ginevra Pucci e Stefania Poddighelocation ideale – “Flashback Habitat”– grande hub culturale, aperto tutto l’anno (e questo conta!), rinato grazie allo strumento urbanistico dell’uso temporaneo deliberato dal Comune di Torino e all’accordo dell’“Associazione Flashback” con il “Gruppo Cassa Deposito e Prestiti” cui appartengono i 20mila metri quadri dell’area. Dieci anni e un titolo ch’è tutto un programma: “he.art”, con l’immagine guida realizzata da Alessandro Bulgini, direttore artistico della Fiera, e termine che nasce dall’elaborazione di “heart/cuore” e che contiene magicamente al suo interno la parola “arte”. Arte, dunque, come “cuore pulsante”. Che ben “rappresenta – sottolineano i responsabili – la complessità del ‘mondo Flashback’ che individua proprio nell’arte il motore del cambiamento, ponendo l’accento anche sulla necessità di ripensare la relazione centri/periferie”. Una trentina abbondante gli espositori (gallerie fra le più significative sul piano internazionale), tutti selezionati sulla base di un impegno comune nella ricerca e volontà di riscoprire tecniche, opere, artisti e provenienze sempre attuali. Nove quelli torinesi. Protagoniste assolute saranno le opere, che vanno a coprire circa duemila anni di storia dell’arte. Opere che pulsano e navigano tra sacro e profano: dalla luminosa “Fanciulchiara” di Giacomo Balla, ritratto della figlia Elica, presentata da “Aleandri Arte Moderna” di Roma alla cinquecentesca “Predella” (raffigurante “L’Adorazione del Bambino”, “Adorazione dei Magi” e “Fuga in Egitto”) di Bernardino Lanino (1523 – 1583) di “Flavio Pozzallo” di Oulx Torino); dal “Senza Titolo” ( “Il sogno” ) del 1950 di Carol Rama, presentata dalla “Galleria Del Ponte” di Torino, “dove l’artista è ancora giovane eppure già matura, morbosa e anomala”, fino all’emblematico “Habitat” di Stefano Di Stasio (“Galleria Alessandro Bagnai”, Foiano della Chiana – Arezzo), fra i protagonisti indiscussi del ritorno alla pittura d’immagine che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni del secolo scorso. E l’iter prosegue senza soluzione di continuità. E di forti emozioni. Sotto l’intesa (principio di base, sempre) che “l’arte è tutta contemporanea”. Interessante è anche ricordare che per il suo decennale, “Flashback Art Fair” ha in agenda (con il titolo di “Flashback exhibition”) un’articolata proposta di mostre, video, talk e laboratori didattici. Tre, soprattutto, le mostre da segnalare, all’insegna dell’internazionalità. La prima, “Opera viva Barriera di Milano, il Manifesto”, progetto ideato da Alessandro Bulgini, raccoglie le immagini di sette artisti islandesi selezionati dal curatore Jón Gnarr. La seconda, “Cuba introspettiva”, è un progetto espositivo ideato e curato da Giacomo Zaza con venti artisti contemporanei, attivi dalla metà degli anni Settanta all’ultimo ventennio, protagonisti delle più recenti ricerche “intermediali” dentro e fuori dell’isola. La terza, con la curatela di Michela Casavola, vede il coinvolgimento dell’ONG indipendente “WeWorld”, impegnata a garantire i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo, e raccoglie, in un percorso immersivo, le fotografie di Davide Bertuccio e Camilla Milani realizzate in Benin e Mozambico, con le immagini di un’umanità ritratta nelle sue estreme condizioni di precarietà, in luoghi spesso soggiogati dagli inarrestabili disastri del terrifico cambiamento climatico.

Per info e programmi: tel. 393/6455301 o www.flashback.to.itinfo@flashback.to.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Carol Rama: “Senza titolo”, Galleria Del Ponte, Torino

–       “Flashback Habitat”

–       Giacomo Balla: “Fanciulchiara”, Aleandri Arte Moderna, Roma

–       Bernardino Lanino: “Predella”, Flavio Pozzallo, Oulx (Torino)