ARTE- Pagina 45

Le Gallerie d’Italia ospitano la mostra di Luca Locatelli sulla Circolarità: “The Circle”

Fino  al 18 febbraio 2024

 

Intesa Sanpaolo apre le sue porte fino al 18 febbraio 2024, alle Gallerie d’Italia di Torino, alla mostra dedicata a Luca Locatelli dal titolo “The circle-soluzioni per un futuro possibile”, a cura di Elisa Medde, realizzata con il supporto specialistico della Ellen McArthur Foundation e la  collaborazione della Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo. Partner fotografico del progetto è l’azienda Leika.

Luca Locatelli, fotografo e filmmaker, autore per il National Geographic, tra il 2021 e il 2023 ha attraversato l’Europa alla ricerca di storie emblematiche e replicabili. In mostra diciotto soluzioni in dieci Paesi diversi per salvaguardare la sopravvivenza del pianeta e dell’umanità. Risultato sono gli scatti giganti e fascinosi esposti in Piazza San Carlo, che raccontano un mondo fatto di sperimentazioni e tecnologie sostenibili, affrontando temi come la geotermia, il riciclo del tessile, la riconversione di aree industriali e l’alimentazione.

L’UE definisce l’economia circolare come “un modello di produzione e consumo che implica condivisione e prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”.

A cinquant’anni dalla sua teorizzazione, la circolarità è una delle più ambiziose e promettenti strategie alla base della creazione di un futuro sostenibile, da un punto di vista sia ambientale, sia produttivo, sia industriale.

“The Circle” è un progetto fotografico che racconta la rivoluzione delle soluzioni possibili, ed è il risultato di un progetto di ricerca di lunghissimo respiro in cui Luca Locatelli ha documentato le buone pratiche, le sperimentazioni, le ambizioni e i percorsi di questa nuova utopia. Il percorso espositivo, commissionato dalle Gallerie d’Italia offre un  viaggio attraverso l’Europa della sperimentazione e dell’avanzamento industriale sostenibile, come la geotermia e il riciclo tessile, tra gli altri. Le storie raccontanoesperienze reali di Nature Based Solutions, azioni intraprese per proteggere, sostenere e ripristinare gli ecosistemi naturali che, quando applicate ai modelli industriali e produttivi, hanno la potenzialità di innescare quella trasformazione culturale necessaria per cambiare il corso degli eventi. Le immagini sono accompagnate da infografiche create per questa occasione dalla visual designer Federica Fragapane, e raccontano di esperienze e realtà di altissima ingegneria, artigianato e sapienza ancestrale che vanno di pari passo in direzione della creazione di uno spazio in cui la Natura torni al centro, in cui conoscenza e sapienza umana si pongano al servizio delle forze ambientali per poter beneficiaredella loro potenza, senza cercare di addomesticarle o imprigionarle. Si tratta di quelle Nature Based Solutions che, più di tutte le altre, ci offrono le maggiori possibilità di riuscita e mostrano come la tecnologia più avveneristica e l’intuizione dell’autoproduzione possano entrambe contribuire allo stesso scopo, alla chiusura del cerchio,  alla possibilità di un sistema perpetuo.

Grazie al progetto della Compagnia di San Paolo, la mostra “Luca Locatelli The Circle” esce dagli spazi museali delle Gallerie d’Italia e approda nella Città di Torino, con una serie di immagini di mostra diffuse attraverso tram, poster e cartoline culturali negli spazi pubblici torinesi. Si tratta di un’iniziativa che ha il duplice obiettivo da una parte di avvicinare il pubblico al messaggio chiave del progetto, che vede nella circolarità una soluzione economico/ambientale a lungo termine e dall’altra parte offrire accessibilità digitale ad alcuni contenuti della mostra, attraverso la scansione del qr code dal proprio smartphone. L’operazione contribuisce alla diffusione di immagini iconiche che spaziano dal riciclo aeronautico con il progetto “Pamela” per lo smantellamento e riciclaggio di aerei dismessi, all’allevamento di mitili della Galizia, come esempio di produzione alimentare integrata, per finire con una riqualificazione di una ex miniera di carbone in Germania, trasformata oggi in un museo a cielo aperto.

La mostra inoltre è inserita nel programma “La cultura dietro l’angolo”, che proponendo attività ed eventi diffusi nelle Circoscrizioni della città, ha lo scopo di portare la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione, aggregazione e partecipazione.

La mostra è stata aperta il 21 settembre 2023.

 

Mara Martellotta

Vera Quaranta. “Votivo”, “ceramiche mariane”

La “Fondazione Giorgio Amendola” ospita le dodici “ceramiche mariane” realizzate, con singolare bizzarra maestria, dall’artista torinese

Fino al 3 dicembre

In catalogo troviamo, fra le altre, una mirabile citazione dalla “poetessa dei Navigli”, Alda Merini. Citazione dedicata alla Mamma celeste: “Quando il cielo baciò la terra nacque Maria che vuol dire la semplice, la buona, la colma di Grazia. Maria è il respiro dell’anima, è l’ultimo soffio dell’uomo”. Parole semplici, che arrivano per strade a noi sconosciute a toccarti il cuore e che ben si prestano a “raccontare” la suggestiva mostra “Votivo” (o “statue devozionali”) dedicata, fino al 3 dicembre prossimo, dalla “Fondazione Giorgio Amendola” di via Tollegno alle dodici “Madonne” realizzate nell’arco di un anno dalla torinese (allieva di Italo Cremona) pittrice-scultrice-ceramista, Vera Quaranta. Estrose nella geniale minuzia dei particolari. Leggere, filiformi ma fiere e potenti nell’esibizione esteriore della “voce” e dei corpi, affidati nella loro matericità alla “consacrazione del fuoco”, cui si deve quel “bianco prevalente” e perfetto che va “oltre le naturali cromie”. Dodici in tutto. Come i mesi “o meglio – suggerisce Pino Mantovani, curatore della rassegna – come le lunazioni”. Sono ceramiche che per la dovizia degli “accessori”, ognuno con una propria identità e funzione, sono state ispirate all’artista torinese  dall’interesse in lei suscitato da una bella e ricca monografia sulle antiche “Madonne lucane” pubblicata dalla stessa “Fondazione” di via Tollegno nel novembre del 2006. Terre di grande devozione  religiosa, legate in particolare al culto delle Vergine Maria, i piccoli borghi lucani sono ancora oggi – con la presenza di innumerevoli Santuari “mariani”, di tradizioni di profonda fede legata ai pellegrinaggi, così come alle tante processioni che vedono portare in trono la Madre del Cristo Risorto – testimonianze concrete di una religiosità popolare che si perde nella notte dei tempi. E che mai ha dimenticato Prospero Cerabona, presidente della “Fondazione” (che è anche “Associazione lucana in Piemonte”), mentre mi racconta delle “ceramiche” esposte, con l’affettuosa sensibilità di un uomo che ha galoppato lungo gli anni senza mai perdere la passione e l’amore per la sua potentina Sant’Arcangelo, nelle valli dell’Agri. Ecco: le “Madonne” di Vera Quaranta di lì traggono ispirazione. Tema centrale, ricorda in catalogo Pino Mantovani, “la donna, verticale e potente come una colonna, unitaria e plasticamente caratterizzata in ogni sua parte, che si completa con una testa di classica bellezza, ‘mobile’ nel senso di autonoma dal resto del corpo … monumentale pur nelle ridotte dimensioni, piena di grazia severa, espressa, oltre che nel portamento, nel dialogo con il figlio portato sul ventre, al fianco, perfino in spalla, come naturale proliferazione dal tronco di una gemma, di un ramo, di una foglia, di un fiore, di un frutto”. Maternità nell’assoluta pienezza del termine. Che non esclude la pochezza dell’umano, pur nella marcata attrazione (elementi distintivi) di certi simboli ornamentali, tanto cari all’artista. Sue le parole: “Mi ha sempre affascinato l’uso criptico dei simboli nella civiltà arcaica”. Da osservare, allora, con attenta curiosità: la “Madonna con Bambino n. 8”, con l’inserimento fotografico di un particolare della “Natività” del Ghirlandaio e applicazioni di incisioni del marito pittore Giuseppe Grosso. Non meno interessante, per restare in tema, la “Madonna delle Grazie” liberamente ispirata alla “Madonna” lignea del “Convento di San Francesco d’Assisi” di Pietrapertosa in Basilicata , arricchita con bigiotteria di stampo Liberty, accanto alla “Madonna con Bambino” con decorazioni in oro zecchino, il cui richiamo va alla “Madonna” del “Chiostro del Monastero” di Poblet in Catalunya. E ancora: orecchini di antica fattura e forma, parti meccaniche di un vecchio orologio e ali fatte d’argento. Ricerca, creatività, bizzarrie gustose e inaspettate, ma ben ferme sul corpo di una matrice artistica di profonda e attrattiva solidità.

Da segnalare, nella seconda Sala del Centro, la Collettiva “Sguardi ravvicinati”, con una selezione di opere appartenenti alla stessa “Fondazione” a firma di artisti di forte spessore storico e artistico, quali, per citarne alcuni, Giacomo SoffiantinoEugenio BrogginiGiuseppe GrossoFrancesco Casorati e Nino Aimone. Di quest’ultimo è in parete uno stupendo “Giorno e notte”, olio su tela del ’95, dove l’acceso cromatismo e la geometrica semplificazione delle forme fanno ricordare e approvare– parole del maestro Felice Casorati – come Aimone sia stato “ il più anarchico e ortodosso dei suoi figli d’arte”.

 

 

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Gianni Milani

Vera Quaranta. “Votivo”

“Fondazione Giorgio Amendola”, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 3 dicembre

Orari: dal lun. al ven. 9,30/12,30 e 15,30/19,30

Nelle foto: immagini da “Votivo” di Vera Quaranta; di Nino Aimone “Giorno e notte”, olio su tela, 1995

Quando lo zucchero è arte. A Torino la Biennale Sugar art

Taglio   del nastro ad un evento unico, come tante altre attività artistiche si può affermare che l’arte dello zucchero, la sugar art è partita da Torino.


Ed è partita con il botto, la seconda edizione della Biennale Sugar art, patrocinata dalla Consulta femminile del Consiglio regionale vede  la partecipazione di artisti da tutto il mondo con opere create con stili e metodi diversi, ma tutti con un taglio di arte contemporanea.


Un esposizione unica nel suo genere, ma ricca di interessanti spunti e messaggi a tema sulle donne …il pubblico potrà ammirare le opere esposte presso l’Accademia Albertina fino a domenica 26,ingresso gratuito , mentre i workshop sono tutti esauriti, buon auspicio per quest’ arte che permette a molte persone di rimettersi in gioco esprimendo il meglio di se stesse.
Curatrici dell’ evento le sorelle Cocciolo.

GABRIELLA DAGHERO

Educare alla Bellezza: “Ma di quale benessere stiamo parlando?”

Mercoledì 29 novembre alle Gallerie d’Italia di Torino si terrà dalle 9.00 alle 16.00 l’incontro “Ma di quale benessere stiamo parlando?”rivolto a docenti, scuole, Università, ASL, operatori teatrali e culturali.
 

Realizzato nel contesto del progetto Educare alla Bellezza di Hangar Piemonte – Agenzia per le trasformazioni culturali dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemontel’appuntamento fa parte di un percorso lungo un anno fatto di laboratori nelle scuole, incontri di formazione e ricerca, webinar, percorsi di accompagnamento con esperti e culminerà in un convegno finale a novembre 2024.

Educare alla Bellezza, infatti, è un progetto che mette in dialogo il mondo della scuola, dell’arte e della cultura a partire da una domanda chiavein che modo il linguaggio e i luoghi delle arti e della cultura possono rappresentare un valore e un senso per la scuola, oggi?

La risposta è in divenire e l’appuntamento del 29 novembre sarà l’occasione per esplorare parole e pratiche artistiche per una riflessione condivisa sul benessere anche grazie all’ampio corpus esistente di evidenze dell’impatto delle arti sul benessere/salute fisica e mentale e di come attraverso le arti sia possibile affrontare problemi complessi per i quali non vi sono ancora soluzioni adeguate.

 

Il seminario prevede anche un momento di lavoro di gruppo attorno alla domanda “Che cosa posso fare io domani in classe?”. e i partecipanti saranno guidati nel percorso di riflessione da Doriana Crema (formatrice e coreografa), Maria Mamone (formatrice e performer) e Norma Nardi (graphic recorder), con la partecipazione speciale di Abdullah Miniawy (artista e performer).

Partecipazione aperta a artisti, docenti e operatori sanitari, iscrizione a questo link: https://forms.gle/RVaRby6Vp7nad6xd9. Ogni evento di Educare alla Bellezza è accreditato singolarmente sulla piattaforma S.O.F.I.A. per la formazione continua degli insegnanti.

Educare alla bellezza è un progetto, promosso dalla Fondazione Piemonte dal Vivo in collaborazione con la Fondazione teatro Ragazzi e Giovani Onlus, a cura di Hangar Piemonte in collaborazione con DoRS Regione Piemonte-Centro di Documentazione Regionale per la Promozione della Salute e Università di Milano Bicocca. Il seminario è realizzato con la partecipazione di MAO – Museo d’Arte Orientale.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

24 – 30 novembre 2023

 

VENERDI 24 NOVEMBRE

 

Venerdì 24 novembre ore 14.30

UN NUOVO QUARTIERE AL POSTO DELLA CITTADELLA

Palazzo Madama – percorso guidato in città

Secondo di tre percorsi, legati alla mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024, che intendono presentare tre aree della città fortemente caratterizzate da costruzioni sorte durante il periodo del Liberty con esempi di edifici destinati sia alla residenza che alla produzione e all’istruzione. Passeggiando lungo le strade sarà possibile cogliere esempi di architetture e decorazioni ispirate sia all’Art Nouveau floreale che ai modelli più geometrici tipici dello Jugendstill.

Dopo la demolizione della Cittadella, Torino vide una rapida espansione urbana nell’area prossima al Maschio salvato dalla distruzione; nel nuovo quartiere scuole e palazzi sorsero prima secondo il modello definito “Umbertino” e successivamente con spiccati riferimenti al Liberty.

Ultimo appuntamento

 

Domenica 03/12Palazzina Lafleur e la bizzarria del nuovo stile Liberty

Costo singolo itinerario: 14€ intero; 11€ ridotto (possessori di Abbonamento Musei, fruitori della visita guidata alla mostra Liberty. Torino Capitale, under 18); gratuito under 6

Durata: 2 ore

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

Ritrovo ore 14.30 davanti al monumento di Pietro Micca, via Cernaia angolo corso Galileo Ferraris

 

 

SABATO 25 NOVEMBRE

 

Sabato 25 novembre ore 10 – 17.30

QUESTO NON È AMORE

Palazzo Madama – proiezione del video della Polizia di Stato in occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE

Per l’intera giornata del 25 novembre sullo schermo nell’atrio di Palazzo Madama sarà proiettato il video della Polizia di Stato dal titolo Questo non è amore, che ha l’obiettivo di aiutare le donne a difendersi da violenze fisiche, psicologiche, verbali ed economiche.

Il video fa parte di una campagna permanente volta a contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, sottolineando alcuni dei concetti chiave che in questi ultimi anni hanno portato ad affrontare il tema con maggiore sensibilità e consapevolezza, al fine di non colpevolizzare la vittima e di sostenerla anche nel suo legittimo desiderio di tornare a gestire in serenità la propria esistenza.

L’iniziativa intende contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema della violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere.

 

Sabato 25 novembre ore 15:00

LE DONNE NELL’ARTE – VISITA GUIDATA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE

GAM – visita tematica speciale

In occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” la GAM propone una visita che si sviluppa tra le sale della collezione del ‘900 alla ricerca delle donne che hanno saputo far sentire la propria voce nel panorama artistico italiano e internazionale.

Diverse per origine e formazione, lontane per personalità e stile, queste artiste sono accomunate dal fatto di essere riuscite a imporsi con passione e intelligenza nella realtà artistica del Novecento sfuggendo agli stereotipi e ai clichés di genere. A partire dai primi decenni del ‘900 con Nella Marchesini e Antonietta Raphaël che hanno cercato di emergere in un ambiente artistico prettamente maschile alle artiste degli anni ‘50 e ’60 come Carla Accardi e Giosetta Fioroni, Carol Rama e Dadamaino che hanno portato avanti, attraverso il loro lavoro, la riflessione sul ruolo della donna nella società e nell’arte.

Costo a partecipante: € 7

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo (gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta)

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Sabato 25 novembre ore 16.30

MATERIA SACRA

MAO – visita tematica speciale

Pietra, legno, bronzo e tessuti sono alcuni tra i materiali che, grazie all’abilità di artigiani e artisti, diventano il tramite con cui dare forma a immagini sacre e strumenti rituali di supporto alla pratica e alla devozione nelle tradizioni religiose dell’Asia. Dalla multiforme iconografia delle divinità induiste all’estetica dell’impermanenza intrinseca alla statuaria buddhista giapponese, dagli immortali del Taoismo nei corredi funerari della Cina alle intense raffigurazioni dell’immaginario tantrico tibetano sino alle preziose decorazioni dell’arte islamica. L’itinerario di visita propone una lettura di vari nuclei di opere delle collezioni permanenti del MAO con particolare interesse a come la componente materiale degli oggetti contibuisca a esprimerne i relativi significati culturali, simbolici e religiosi.

Costo: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei

Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioni ftm@arteintorino.com

 

 

DOMENICA 26 NOVEMBRE

Domenica 26 novembre ore 16

TRAME E ORDITI TRA MONDI IN CONNESSIONE

MAO – attività per famiglie

Il percorso all’interno della nuova mostra temporanea Trad u/i zioni d’Eurasia prevede la visita della mostra temporanea con una particolare attenzione alle opere in tessuto tra fili di seta che tracciano intricate e preziose trame. In laboratorio verranno utilizzati piccoli telai per comprendere l’antica tecnica di tessitura manuale e realizzare uno scampolo di tela.

Da 8 anni in su.

Prenotazione obbligatoria 011.4436927/8 – maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: €7 a bambino; adulti ingresso ridotto in mostra

 

LUNEDI 27 NOVEMBRE

 

Lunedì 27 novembre ore 17

IN BRONZO E IN PIETRA, PER UN LIBERTY MONUMENTALE

Palazzo Madama – conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa, direttore Palazzo Madama

Inizia il ciclo di cinque conferenze a ingresso gratuito che approfondiscono alcuni dei temi presentati nella mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024. Al centro della riflessione Torino e l’Europa, attraverso lo specchio dell’architettura, dell’urbanistica e delle arti figurative.

Le conferenze sono a cura di SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino.

“La scultura italiana, di fatto, non ha ormai in Europa che una rivale: la scultura francese” scrive Ugo Ojetti sul “Corriere della Sera” del 16 giugno 1905, quando la capacità aggregante della poetica di Leonardo Bistolfi è ormai deflagrata nell’Italia al passaggio del secolo, quell’Italia che fa dell’Arte Nuova, il modello artistico unitario per la giovane nazione. A sancire questa apoteosi è, significativamente da Torino, il monumento ad Amedeo di Savoia duca d’Aosta. Con esso Davide Calandra crea un’opera di riferimento nelle forme nuove del Liberty, sdoganando definitivamente il nuovo stile nella statuaria celebrativa e portando all’autore la commessa dell’altorilievo bronzeo con La Gloria dei Savoia (1908-1912) per l’aula del Parlamento italiano a Montecitorio: una delle ultime testimonianze dell’esaltazione di casa Savoia quale espressione della storia nazionale italiana e perfetta visualizzazione di quella che Mazzini definì la “smania dei monumenti”. Da qui nasceranno decine di opere capaci di unire in un’unica lingua tutta la penisola italiana, da nord a sud, con gli scalpelli e le fusioni degli artisti suoi maggiori: da Enrico Butti a Edoardo Rubino, da Mario Rutelli a Luigi Contratti e infine con Bistolfi, capace di chiudere la stagione con le opere liguri dedicate a Garibaldi. A Sanremo con un monumento antiretorico in cui il Generale diviene ora il difensore e propugnatore di un’idea e poi a Savona, dove la stupefacente proiezioni onirica de Il fantasma di Garibaldi segna il culmine di un’arte configurandosi quale uno dei massimi capolavori della scultura celebrativa d’ogni tempo.

 

Giovanni Carlo Federico Villa

Direttore di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, professore presso le Università di Bergamo e di Udine, è stato componente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e Paesaggistici (2019-2022) e direttore onorario dei Musei Civici e Conservatoria Pubblici Monumenti di Vicenza (2015-2018). Ha curato numerosi progetti espositivi in Italia, tra cui quelli per le Scuderie del Quirinale di Roma (2006-2013), e all’estero. Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche e monografie, numerose sono le sue presenze divulgative relative al patrimonio artistico nazionale sui principali canali radiotelevisivi italiani e stranieri.

 

Prossimi appuntamenti

 

Lunedì 5 febbraio 2024 ore 17: Torino città Liberty? Dionisiaco e apollineo, dalle premesse barocche agli esiti Liberty con Carlo Ostorero

Lunedì 25 marzo 2024 ore 17Eredità del liberty torinese con Roberto Fraternali

Lunedì 29 aprile 2024 ore 17: Architettura e opera d’arte totale: dall’impaginato di facciata al dettaglio costruttivo con Beatrice Coda Negozio

Lunedì 20 maggio 2024 ore 17: Un salotto Liberty a Torino. Annibale Rigotti e Maria Calvi in via Oropa con Chiara Rigotti e Marco Corona

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 9.30-13; 14-16)

madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

MERCOLEDI 29 NOVEMBRE

 

Mercoledì 29 novembre ore 17.30

MEMORIE SQUISITE: LA STORIA GINORI

Palazzo Madama – un racconto di Luca Scarlini

Palazzo Madama ospita l’ultima tappa di una narrazione a cura dello scrittore e drammaturgo Luca Scarlini dedicata alle vicende della manifattura Ginori, impiantata nel 1737 sulle colline di Sesto Fiorentino. È una storia tutta toscana quella della porcellana, nata quando il marchese Carlo Ginori (Firenze, 1702-Livorno, 1757) acquistò la Villa Buondelmonti per fondarvi la Manifattura di Doccia, così chiamata dal nome della località in cui si trovava e che ben presto divenne una delle più prolifiche e rinomate.

L’evento chiude le celebrazioni dei vent’anni dell’Associazione Amici di Doccia, che dal 2003 promuove la ricerca, lo studio, la conservazione e valorizzazione dell’antica porcellana Ginori, che fu una delle prime ad essere prodotte in Italia e tra le più prestigiose in Europa.

Per festeggiare questo importante traguardo l’associazione ha ideato e promosso Memorie squisite: la storia Ginori, un racconto che Luca Scarlini ha portato in cinque grandi città dal 26 settembre al 29 novembre 2023, raccontando la vicenda della manifattura in alcuni dei luoghi più strettamente legati a essa.

Il ciclo è organizzato in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli a Milano, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – Musei Capitolini a Roma e Palazzo Madama a Torino, con il patrocinio del Comune di Sesto Fiorentino e della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia.

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Prenotazione obbligatoria:

  1. 011 4429929 (lun-ven 9.30-13 e 14-16.30);madamadidattica@fondazionetorinomusei.it


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

A Pinerolo “L’Arte Contemporanea in Città”

Scopri insieme a noi l’arte contemporanea in città.
Appuntamento Domenica 26 Novembre 2023 a Pinerolo per il Tour “L’Arte Contemporanea in Città”.
Visita guidata dedicata ai temi dell’arte contemporanea in Pinerolo.
Serghej Potapenko e Paolo Grassino sono i due grandi nomi al centro dell’itinerario proposto a Pinerolo, in un collegamento di luoghi vicini ed allestiti in modo decisamente suggestivo: la Pinacoteca Civica in Palazzo Vittone e la Cavallerizza Caprilli.
Partenza del tour alle ore 10:30 dall’ufficio turistico di Pinerolo, via Duomo 1, con visita delle installazioni di Paolo Grassino, protagonista della 3° Biennale di Scultura Diffusa (progetto di Galleria Losano e Città di Pinerolo) e della mostra pittorica di Serghej Potapenko (curata dall’Ass.ne EnPleinAir) allestita alla Pinacoteca Civica in Palazzo Vittone.
Il tour prevede anche la pausa caffè.
Durata 3 ore circa.
Costo euro 13,00 a persona.
Informazioni e prenotazioni: info@madeinpinerolo.it – Tel. 3333100899. Testo raccolto Enzo Grassano

Hayez, capolavori tra ambientazione medievale e sentimenti risorgimentali

Nelle sale della GAM, sino al 1° aprile 2024

Evvabbè, non ci saremo accaparrati “Il bacio”, gelosamente custodito a Brera, quello a cui guardò pure Visconti per tramandarci in “Senso” la passione e la disfatta risorgimentali di Livia Serpieri e Franz Mahler, manifesto inequivocabile dell’arte romantica di casa nostra, ambientazione medievale in triplice versione che lascia trasparire moti e sentimenti di sapore patriottico e ottocentesco: non avrà il richiamo del collega, ma nelle sale della GAM – che sino al primo aprile del prossimo anno ospiteranno la mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, Gam Torino (un corposo terzo appuntamento, all’indomani dei Macchiaioli, 2018, e di Fattori, 2021) e 24 Ore Cultura (“Torino punto di riferimento”, sottolineano i responsabili: quindi ulteriori appuntamenti a venire) e curata con affetto e gran saggezza e lunga militanza sul campo da Fernando Mazzocca ed Elisa Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera (ma altresì ancora nei prestiti tra gli altri il Liechtenstein. The Princely Collection, Vaduz-Vienna, l’Accademia di San Luca a Roma, la Fondazione Cariplo di Milano, gli Uffizi, il Musée Faure di Aix-les-Bains, Bologna, Pavia, Verona, Napoli, Trieste), grandioso allestimento – si mostra in una delle dieci sezioni che si snodano in successione cronologica, agguerrito, pronto a prendersi la sua bella rivincita, “L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo”, tela realizzata nel 1823 su invito di un ricco collezionista, in una Milano in cui il pittore poco più che trentenne s’era stabilito l’anno precedente, tela composta di struggente distacco, dello sguardo di compassione verso una giovanissima coppia e verso il destino di morte che li aspetta, badando a dare corpo esatto alla ricostruzione d’ambiente, alle colonne e agli archi, alle vesti e ai colori di mantelli e braghe, al candore dell’abito di lei ricamato, alla sedia e al crocefisso sullo sfondo, al quadro votivo, alla vecchia nutrice che occhieggia di lato, alla finestra istoriata, al muro di cinta e agli alberi e alla torre antica che s’innalza poco lontano. Quasi un biglietto da visita, comunque, come biglietto da visita, e “proprietà” tutta torinese, suona quella “Sete dei Crociati” che Hayez iniziò nel 1833, per concluderla diciassette anni dopo. Commissione di re Carlo Alberto, da porsi nella Sala delle Guardie del Corpo a Palazzo Reale, dove ancora la si può ammirare: l’opera che il pittore considerava la sua più importante, il suo impegno più lungo nel tempo, pensata e ripensata a lungo, come testimoniano “le decine di disegni, i fogli tracciati a matita, gli appunti visivi”, ogni cosa messa a fuoco in un turbinio di nudi e panneggi, di atmosfere e colori “che non hanno eguali nella pittura storica del tempo”. È un continuo confronto per il visitatore, le prime idee e la resa, una gioia per gli occhi e per l’ossequio al lavoro di un Maestro. Tutto diventa perfetto, tutto – anche se a tratti insorge una certa raggelante “freddezza”, uno sguardo che non ammette implicazioni del cuore o sentimentalismi larmoyant – s’imprime nella memoria. “Nacqui in Venezia il giorno 10 febbraio 1791 nella parrocchia di Santa Maria Mater Domini” suona l’incipit delle “Memorie” che l’artista dettò tra il 1869 e il ’75 all’amica Antonietta Negroni Prati Morosini (anch’essa in mostra, in abiti di ragazzina, forzatamente sorridente, con accanto grandi presenze floreali; un impegno, quello, non direttamente suo, lui “aveva, si sa, più facile il pennello che la penna”), lui di umilissimi natali, figlio di Chiara Torcellan, donna di Murano, e di un Giovanni povero pescatore originario di Valenciennes, tempi grami con cinque figli da sfamare, lui presto inviato dalla milanese zia materna che se la passava discretamente e avrebbe potuto essere d’aiuto, sposata ad un tal Francesco Binasco, antiquario e collezionista, che ebbe il merito di intuire un talento precoce, di avviarlo ai primi studi, di fargli respirare l’aria di bottega e di mettergli sotto il naso opere di maestri, Tiziano e Veronese e Antoon Van Dyck. L’inizio di una lunga vita (se ne andò nel febbraio del 1882), fatta di avventure e di amori, di celebrazioni, di successi che abbracciavano ogni opera al proprio apparire, campione che appena diciottenne si sposta a Roma con una borsa di studi triennale e con l’interessamento di Canova che lo vedeva capace di ​ rivoluzionare la pittura come lui aveva fatto con la scultura (“oh per Dio che avremo anche noi un pittore; ma bisogna tenerlo a Roma ancora qualche tempo, e io farò di tutto perché vi rimanga”, aveva scritto il potente conte Cicognara, presidente dell’Accademia veneziana, nel 1809 all’autore della “Paolina”), baluardo dell’Arte e del mondo artistico, testimone e uno dei caposaldi del passaggio tra Neoclassicismo e Romanticismo, considerato da Stendhal che visitò il suo studio “il maggiore pittore vivente” e da Mazzini interprete delle aspirazioni nazionali, posto con Manzoni e Verdi tra i Padri della Patria. Il soggiorno romano sarà una manna per lui, perduto nelle chiese e nelle Stanze vaticane a cercare la grandezza di Raffaello, ai Capitolini come al Museo Chiaromonti a studiare la statuaria greco-romana; sarà un bel panorama di nuove conoscenze, lui che nella maturità avrebbe avuto tra gli altri come mecenati e committenti Guglielmo I di Württemberg e Metternich e Radetzky, viaggiando tra Austria e Germania, nello splendore di una carriera strepitosa che lo “ha visto dialogare con i grandi artisti del suo tempo, cultori, letterati e musicisti”, come sottolinea Mazzocca. I salotti milanesi di Cristina di Belgioioso, stupendo ritratto avvolta nel suo abito scuro, l’acconciatura ricercata, e i monili, e di Carolina Zucchi, musa e amante, altro ritratto in mostra, altro covo d’eccellenza per ogni artista e patriota, sguardo languido, due grandi occhi neri, posato tra le lenzuola (“Ritratto di Carolina Zucchi a letto” o “La malata” del 1825), erano le calamite dell’universale sentire. Altre sezioni, altre decadi sparse nel secolo, altro innamorarti del concetto altissimo di perfezione, della rappresentazione di creature femminili (il “Bagno di ninfe”, sensuali nella loro cornice contemporanea) e virili nudi maschili (“Sansone”, rimasto appeso per almeno trent’anni nello studio del pittore, capace d’affascinare i visitatori dell’epoca, punto finale anch’esso dei tanti disegni preparatori, giro di boa inaspettato dalla “critica, stupefatta dalla svolta attuata dal pittore, fino ad allora impegnato nell’esecuzione di una superba serie di figure femminili” estremamente provocanti.

La perfezione che abbraccia il privato e il pubblico e il pubblico, guardato tra le pagine della storia, che dalle vicende di un tempo ormai lontanissimo strizza l’occhio a quelle dell’epoca dell’artista: nasce nel percorso della mostra “La dimensione civile della grande pittura storica”, tra il Trenta e il Quaranta dell’Ottocento. Pittore civile, che guarda alla Storia, votato in ogni momento a immaginare e a rinsaldare il destino di una nazione – quanto ancora è lontano quel futuro! -, Hayez guarda tra gli altri esempi alla figura di Pietro l’Eremita, alla sua “Crociata dei poveri” (1827/’29), e fa di quel fatto l’immagine odierna del riscatto nazionale, eroico ed epico, dà calore all’attualità politica, occupando grandi spazi per dare ampio respiro al paesaggio, alla gente comune pronta a seguire il monaco che li avrebbe guidati al grido di “Dio lo vuole”, inconsapevoli dell’infelice esito. Poi le eroine romantiche, da Giulietta e Imelda de’ Lambertazzi, poi quelle immerse nell’antico mondo ebraico, come Tamar di Giuda, avvolta nell’ampio mantello di un vivo colore giallo (“questa figura rappresenta molto nudo, e dal suo panneggiamento ho creduto darle il carattere biblico”), il che non le impedisce di esporre un prosperoso décolleté (ma non è la sola, a testimoniare la passione e l’ammirazione di Hayez per il gentil sesso, pronto com’era a camuffare e spargere nelle tele estimatrici e amiche e amanti); e poi la ritrattistica, dall’imperatore Ferinando I d’Austria, avvolto nei suoi paramenti regali, viso emblematico, tormentato dal proprio ruolo e deciso ad abdicare in favore di Francesco Giuseppe, a Clara Maffei (1845), avvenente signora del bel mondo milanese, restituitaci “con semplicità e immediatezza”, a D’Azeglio e Manzoni e Rossini, agli autoritratti, come quello gustoso, quasi da intrepido sfidante, dinanzi a un leone e a una tigre, come quello in età avanzata, a settantun anni, nel 1862, negli anni in cui Venezia era ancora in mano straniera e l’artista non esitava a porre la propria firma, “Hayez veneziano”.

Una città, la sua Venezia, che fa da sfondo all’”Accusa segreta” e al “Consiglio alla vendetta”, una nuova interpretazione del mito della città, “una città che qui appare come il tenebroso ed enigmatico palcoscenico di intrighi politici e amorosi, dove le ragioni del cuore entrano in conflitto con la crudele ​ ragion di stato, una rappresentazione dominata da tinte fosche e da una atmosfera torbida, con cui l’artista ha contribuito all’affermazione del mito di Venezia”. Al centro del secolo (1851, fa parte del patrimonio dei Musei Civici di Verona), si staglia uno dei capolavori di Francesco Hayez, “La meditazione”, un gioco di chiaroscuri, un viso nell’ombra e un seno scoperto, un libro che ha scritto in rosso, il colore del sangue, nel dorso “Storia d’Italia” e un crocefisso nelle mani di una donna, la luce fortissima che batte sulla veste, il corpo mollemente adagiato su una sedia addossata alla parete, quasi una bambola sfatta: è l’immagine di un’Italia ancora scomposta e uscita nel 1848 dai combattimenti, dalle perdite, alla ricerca di una libertà. È una meditazione sul momento storico, sulle pene e sulle lotte, sulle inquietudini e sul futuro, sugli insuccessi, sulla patria ancora sì bella e perduta. Un capolavoro, una delle tante opere remote o sconosciute rappresentate in mostra, che valgono sole il biglietto.

Elio Rabbione

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Nelle immagini: “Il Consiglio alla Vendetta”, 1851, Liechtenstein, The Princely Collections, Vaduz-Vienna; “Ritratto di Carolina Zucchi” o “L’ammalata”, 1822, Gam Torino; “Laocoonte, figlio di Priamo e sacerdote di Apollo, vittima, coi figli, della vendetta di Minerva, per cui partirono due grossi serpenti da Tenedo per avvinghiarli a morte nelle loro spire”, 1812, Milano Accademia de Belle Arti di Brera; “La Meditazione”, 1851, Verona Musei Civici, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

Trekking urbano tra le Luci d’artista

Trekking urbano tra le

LUCI D’ARTISTA

domenica 19 novembre – ore 17:30

sabato 2 dicembre – ore 17:30

mercoledì 6 dicembre 2023 – ore 20:30

mercoledì 27 dicembre – ore 20:30

venerdì 12 gennaio 2024 – ore 20:30

Natura in città sotto le Luci d’Artista

metrotrail.it/luci-dartista

Grazie alla collaborazione tra MetroTrail e Fondazione Torino Musei, per la prima volta quest’anno sono stati proposti 4 itinerari di trekking urbano che abbinano Natura e Luci d’Artista 2023, per un Public Program sempre più ecologico e sostenibile.

Una guida escursionistica ambientale accompagna i visitatori a scoprire ambienti ecologicamente rilevanti a Torino – come fiumi, parchi, giardini e semplici aiuole – percorrendo impensabili sentieri urbani verdi, punteggiati dalle installazioni di Luci d’Artista. La silente fauna notturna dei fiumi fa da contrasto con le Luci stesse e la vita della città.

Alberi monumentali e giardini segreti segnano la riscossa della Natura sulla metropoli.

Le camminate sono lunghe indicativamente dai 6 ai 7 chilometri e durano circa 2 ore e mezza.

Durata e tariffe:

max 2,5 ore Tariffa intero: € 16,00 / Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00 / Bambini under 5: Free

Minimo 4 persone

Info e prenotazioni:

www.metrotrail.it/luci-dartista

info@metrotrail.it

Tel: +39 342 7530853 (anche WhatsApp)

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”. Al “Castello di Rivoli”

Una ricca antologica celebra i 90 anni del Maestro, esponente di spicco dell’“Arte Povera”

Fino al 25 febbraio 2024

Diciamolo subito. Nel percorso della “Manica Lunga” al “Castello di Rivoli”, fa bella mostra di sé anche la versione della “Venere degli stracci” (data in comodato al “Museo d’Arte Contemporanea” di piazza Mafalda di Savoia a Rivoli) dopo e nonostante la triste vicenda di Napoli, che ha visto una versione in grande formato dell’opera – fra le più iconiche del ‘900 ideata e realizzata dall’artista biellese nel 1967, come “ammonitrice” riproduzione della “Venere con mela” dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, – distrutta da un incendio doloso, in piazza del Municipio, il 12 luglio scorso.

 

La Bellezza che rigenera stracci ammassati l’uno sull’altro, miseria e brutture che di botto diventano “opera d’arte” e ritornano a vivere: il tutto finito in un vergognoso rogo. “Non mi stupisce – la prima reazione di Pistoletto – se si pensa che il nostro è un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia, con il fuoco e con la guerra”. E, purtroppo, quanta verità nelle parole dell’artista! Maestro indiscusso  che ha attraversato sessant’anni di storia artistica, sempre come protagonista di vicende dell’arte contemporanea d’avanguardia mai disgiunte dal senso più profondo della vita e del vivere in senso totale, navigando, vele al vento (spesso in solitaria), fra oceani di gioia e dolore, angoscia e frustrazione, morte e rinascita. Un tutt’uno, vita e arte. Un’inespugnabile fortezza in cui si riversano e prendono forma le più disparate componenti di riflessione culturale, sociale e ambientale, magnificamente riassunte e concretizzate nella sua leggendaria “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto”, nata a Biella nel ’94- sulla riconversione dell’ottocentesco “Lanificio Trombetta” – ed oggi vero e proprio presidio territoriale in cui l’arte è vista “come strumento di trasformazione sociale responsabile”. Idea coraggiosa, di non facile cavalcata, raccontata per capitoli in “Molti di uno”, l’ampia antologica (curata dal direttore del “Museo”, Carolyn Christov – Bakargiev e da Marcella Beccaria) dedicata a Michelangelo Pistolettoper i suoi 90 anni, compiuti il 25 giugnoscorso, e che “reinventa l’architettura ortogonale della Manica Lunga trasformandola in uno stupefacente groviglio armonioso, un dispositivo urbano irregolare e libero attraverso il quale raccogliere e rileggere tutta la sua arte”. Fra gli artisti che, a partire dalla metà degli anni ’60 del Novecento, hanno ridefinito il concetto di arte attraverso un’attenta e singolare “frequentazione” con l’“Arte Povera”, Pistoletto è rappresentato in questa mostra in tutto il suo lungo, personalissimo “vagabondare” artistico. Dal periodo (metà anni ’50) dell’“Autoritratto”(che trasforma il “soggetto individuale” in “soggetto plurale”) ai “Quadri Specchianti” (1962) che includono nell’opera la presenza dello spettatore, fino agli “Oggetti in meno”(’65 – ’67) e all’esperimento de “Le Stanze”realizzato nella torinese “Galleria Stein”. Per arrivare, molto in sintesi, agli anni ’80 – ‘90 con la serie dei volumi “scuri” (“Arte dello squallore”) e alla realizzazione della sua “Cittadellarte” e dell’“Università delle Idee” a Biella. Progetti che anticipano d’un passo (dopo il conferimento del “Leone d’Oro alla Carriera” alla Biennale di Venezia), la fase più recente del suo lavoro, quella del “Terzo Paradiso”, simboleggiato dal segno matematico dell’“infinito” e terza fase dell’umanità raggiunta nella “connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”. Un “iter” complesso che nella rassegna al “Castello di Rivoli” viene strutturato come architettura percorribile e composta da 29 “Uffizi” o “Stanze”, fra loro comunicanti “attraverso una serie di porte – spiega Marcella Beccaria –  ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica e la cui forma riprende il ‘Segno Arte’, concepito dall’artista nel 1976 e dato dall’intersezione di due triangoli, in cui inscrivere idealmente un corpo umano con braccia alzate e gambe divaricate”.

Nella futuribile visione di una nuova comunità eticamente responsabile, “la mostra – conclude Christov-Bakargievè anche un dispositivo per coinvolgere di più le persone, a partire dai lavoratori che a vario titolo operano all’interno e orbitano attorno al Museo rendendolo un microcosmo di una possibile ‘città ideale’. Ogni giorno, una persona, dotata di un sapere e di una prassi specifica in un’area per la quale esiste uno dei ‘29 Uffizi’, sarà il responsabile catalizzatore della giornata per il pubblico in visita”. Secondo una linea di dialogo continua fra artista e visitatore. E seguendo la volontà e il credo del giovane novantenne Pistoletto.

Gianni Milani

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”

Castello di Rivoli- Museo d’Arte Contemporanea”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 25 febbraio 2024

Orari:dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: “La Venere degli stracci”, 1967, Ph. Paolo Pellion; “QR – Code possession – Autoritratto”, 2019, Ph. Damiano Andreotti; “La mela reintegrata”, 2007-2019, Ph. Alessandro Lacisarella

“Gian Paolo Barbieri. Oltre” al forte di Bard

Una ricca retrospettiva dedicata al grande artista milanese, fra i massimi esponenti della “fotografia di moda” del Novecento

Fino al 3 marzo 2024

Bard (Aosta)

In un’intervista di qualche tempo fa, lui stesso dichiarava: “Fotografo il mondo per ritrovare me stesso”. Parole – guida, perfette per approcciarsi nel giusto modo alla grande personale che il “Forte di Bard” dedica, finoal 3 marzo del prossimo anno, al Maestro milanese che ha segnato la storia della fotografia contemporanea di moda e costume, Gian Paolo Barbieri (Milano, 1935), classificato nel ’68 dalla rivista “Stern” come “uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo”.

Realizzata in collaborazione con la “Fondazione Gian Paolo Barbieri” di Milano, curata  da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, la rassegna vede esposte, nelle “Sale delle Cantine”, 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000, frutto di un’approfondita ricerca condotta all’interno dell’archivio analogico dell’artista, patrimonio storico culturale, custodito dalla “Fondazione” a lui dedicata. Titolo, scelto con saggia competenza: “Gian Paolo Barbieri. Oltre”. E proprio quell’ “Oltre” deve guidarci alla precisa lettura e comprensione dell’opera complessiva di un artista nato nel periodo storico in cui nasceva la “moda italiana” che, in certo senso, l’obbligava a guidare i suoi scatti verso la cristallizzazione di immagini attente ad ogni più piccolo dettaglio, senza però restarne imbrigliato in toto, molto e ben presto giocando sui piacevoli effetti di un gusto singolarmente eccentrico e sulla volontà di spingere il suo sguardo sul corpo “oltre” la pura fisicità per indagarne e osservarne l’anima. “Oltre” i corpi. “Oltre” i volti. “Oltre” l’immediatezza dello scatto. “Oltre” il tutto. Nei suoi photo reportdestinati alle più famose campagne pubblicitarie, i capi del “prêt-à-porter” o dell’“haute couture” sono sempre trattati (grazie soprattutto al sodalizio con il leggendario Valentino)  come vere e proprie opere d’arte e spesso citano anche maestri di arti visive, del cinema e del teatro, suoi primi amori, con ben visibili tendenze futuriste nella libera, spregiudicata predisposizione di trucchi, accessori, scenografie o pettinature curate da lui stesso, come fosse lui il “fashion editor”.

Ispirazione Jodorovsky

 

E proprio la sua sensibilità “quasi pittorica” per il “set design”, cattura l’attenzione dell’élite internazionale della moda, permettendogli di pubblicare sulle più grandi riviste internazionali. Personaggi della scena come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Richard Avedon, fanno parte della sua storia tanto importante quanto le collaborazioni con le attrici più iconiche di tutti i tempi da Audrey Hepburn e Jerry Hall a “top model” come Veruschka, Naomi Campbell e Eva Herzigovà. Barbieri è la “voce creativa” della moda negli anni ’60, ‘70 e ’80. La voce dei brand più famosi da Walter Albini a Gianni Versace, da Valentino a Giorgio Armani, fino a Gianfranco Ferré, a Saint Laurent e a Vivienne Westwood. Gli anni Novanta aprono a Barbieri un nuovo capitolo di vita e di lavoro. Un’antica attrazione per l’esotismo lo porta a compiere diversi viaggi (dalle Seychelles, al Madagascar, alla Polinesia) alla scoperta “della cultura senza limiti – dicono i curatori della mostra – uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto”.

Sue opere hanno casa nei più importanti Musei del mondo. Un anno fa è stato anche presentato al pubblico il “docu-film” sulla vita dell’artista: “Gian Paolo Barbieri, l’uomo e la bellezza”, prodotto da “Moovie” in collaborazione con la sua “Fondazione” e nato dalla regia di Emiliano Scatarzi e da un soggetto di Federica Masin ed Emiliano Scatarzi. L’opera, che ripercorre la vita dell’artista, ha partecipato al “Biografilm Festival” di Bologna aggiudicandosi la vittoria dell’“Audience Award”  e al “Festival Master of Art” in Bulgaria, vincendo due premi: l’“Award for Best Debut documentary on Art” e lo “Special Award for Best documentary” in “Photography category”.

Gianni Milani

“Gian Paolo Barbieri. Oltre”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 3 marzo 2024

Orari: feriali 10/18; sab. dom. festivi 10/19

Nelle foto, Credits Gian Paolo Barbieri:

–       “Lilly Bistrattin in Pomellato”, Milano, 1971

–       “Benedetta Barzini”, Vogue Italia & Novità, Milano, 1965

–       “Susan Moncur in Valentino”, Vogue Italia, Roma, 1976

–       “Atollo di Aldhabra, Seychelles”, 1998