ARTE- Pagina 44

STUPINIGI, STAFFARDA, S. ANTONIO DI RANVERSO: 20 milioni di euro per il restauro dei beni della Fondazione Ordine Mauriziano

Con un investimento di 20 milioni di euro nel biennio 2023-2024, la FOM Fondazione Ordine Mauriziano ha costruito progetti, consolidato sinergie territoriali, razionalizzato risorse per il recupero e la valorizzazione della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dell’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e della Basilica Mauriziana.

L’obiettivo è l’ampliamento dei percorsi museali di visita con l’apertura al pubblico di spazi chiusi da decenni, di percorsi nascosti, mai resi accessibili e di nuove aree dal grande valore storico e artistico. Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi si vuole ripristinare l’originario percorso ad anello che si chiudeva con la sala dove un tempo era esposta la carrozza napoleonica, ora alla Reggia di Venaria ma che presto ritroverà una nuova specifica collocazione in Palazzina. Il complesso progetto di riqualificazione della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso renderà invece fruibile, per la prima volta nella storia, tutto il complesso monastico destinato alla cura e al rifugio di pellegrini e bisognosi: dalla manica del Corridoio degli Stemmi, alla piccola cappella dell’abate di Montchenu, dal Coro d’Inverno al camminamento con passerella sopra le capriate della navata destra della chiesa, all’Ospedaletto, che sarà trasformato in uno spazio ricettivo di ristoro. All’Abbazia di Santa Maria di Staffarda è stato avviato il progetto di recupero della Manica dei Ricostruttori che ospita decorazioni pittoriche di grande pregio. La Basilica Mauriziana di via Milano a Torino, infine, sarà oggetto nel 2024 di lavori di restauro che porteranno progressivamente alla riapertura della chiesa non solo al culto ma anche alle visite guidate, in collaborazione con la Arciconfraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro, ente che attualmente gestisce il bene e custodisce l’archivio della più antica confraternita torinese.

«Un anno e mezzo dopo il mio insediamento – spiega Licia Mattioli, presidente della FOM Fondazione Ordine Mauriziano – iniziamo a raccogliere i frutti di una serrata pianificazione in termini di recupero e di valorizzazione dei beni. Al mio arrivo, l’obiettivo chiaro che avevo in mente era quello di una politica della ripresa e della costruzione. La FOM mi è stata consegnata in equilibrio, ma dopo un lungo periodo di commissariamento era arrivato il momento di camminare con le nostre gambe e la squadra che ho incontrato si è dimostrata perfettamente all’altezza di questa onerosa sfida. In silenzio e con determinazione sono stati costruiti progetti, consolidate sinergie territoriali, razionalizzate risorse per permettere a tutti i siti della Fondazione di iniziare a pensare al futuro con basi più solide. La filosofia adottata nel piano strategico di sviluppo si consoliderà anche in futuro secondo il criterio dell’azione sinergica tra interventi di conservazione e valorizzazione, basandosi sul fatto che la sostenibilità passa obbligatoriamente dal bilanciamento tra l’uno e l’atro aspetto delle azioni di restauro».

I RESTAURI

Nel mese di dicembre 2023, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, si sono conclusi i lavori di riqualificazione delle aree di ingresso e accoglienza al pubblico: gli atrii di passaggio laterali e la sala – dove sono stati recuperati gli affreschi del primo Novecento a cura del CCR Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale – e le aiuole del parterre all’esterno, per un progetto cofinanziato con Art Bonus dalla società di sviluppo immobiliare Vailog SEGRO, un perfetto connubio tra conservazione e valorizzazione nel rispetto della sostenibilità ambientale. Nel frattempo, è stato avviato un ambizioso progetto che porterà al restauro del giardino storico e alla sua riapertura nei primi mesi del 2025 grazie ai fondi del PNRR. Il finanziamento consente di coniugare il recupero del disegno caratteristico del giardino, unico nelle sue forme e configurazione ed espressione della genialità di Filippo Juvarra, e la sua componente botanica originale con le esigenze di tutela ambientale presenti. Di prossima partenza, il restauro dell’Appartamento del Re Carlo Felice, ambiente straordinariamente integro nell’originalità degli anni del rococò torinese, dopo quasi 10 anni di chiusura e con un finanziamento di 350mila euro per il recupero degli apparati decorativi fissi, patrocinato dalla Consulta per la Valorizzazione Beni Storico Artistici e Culturali Torino, e la riqualificazione di uno dei più affascinanti percorsi nascosti, la Galleria interrata di Levante da dove si gestiva l’attività che permetteva la vita di corte ai piani superiori. L’appartamento del Re Carlo Felice rientra nel più ampio progetto di restauro dell’ala di Ponente, grazie al finanziamento di 5 milioni di euro del MiC Ministero della Cultura, attraverso il piano strategico “Grandi Progetti Culturali”, che vuole rendere progressivamente di nuovo visitabili gli spazi dell’ala ovest: la Galleria di Ponente, l’atrio degli appartamenti di Ponente e gli Appartamenti del re Carlo Felice e del Principe di Carignano.

Il totale degli investimenti sulla Palazzina per il biennio 2023-2024 si aggira intorno ai 3 milioni e 200mila euro tra fondi pubblici e privati, a cui si aggiungono 5 milioni di euro del MiC destinati al completamento del percorso museale. Il MiC, inoltre, ha anche disposto un finanziamento di 3 milioni e 200mila euro per la messa in sicurezza del Castelvecchio, il castello che si trova a lato della Palazzina juvarriana.

La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso è interessata da un progetto di riqualificazione finalizzato all’ampliamento del percorso di visita e servizi al pubblico con il recupero dell’area aulica conventuale, il cui investimento ammonta a circa 2 milioni e 400mila euro, ammessi alla richiesta di contributo in conto capitale da parte del Ministero della Cultura come progetto pilota dalla strategica rilevanza territoriale.

Il primo lotto di lavori è iniziato ad ottobre 2023 con gli interventi di ripristino delle coperture della manica conventuale e della cascina alta. Dal 2022 è in atto un cantiere pilota portato avanti dal CCR sugli affreschi tardo gotici della parete sinistra del presbiterio che recano la firma di Giacomo Jacquerio, che terminerà nel mese di gennaio 2024. Il cantiere di analisi e di definizione delle metodologie di intervento è finanziato dalla Fondazione CRT (Bando Cantieri Diffusi 2021) e dalla Fondazione Magnetto di Alpignano. Dopo queste prime attività che si concluderanno a fine anno, in base ai risultati diagnostici e agli studi propedeutici, potrà essere avviato il secondo lotto di lavori, nel 2024-2025, che renderà accessibile la manica denominata “Corridoio degli Stemmi”, al primo piano, alla quale si accede dallo scalone monumentale nel cortile delle guardie e l’Ospedaletto che diventerà una struttura ricettiva di ristoro.

Progetti di grande respiro anche all’Abbazia di Santa Maria di Staffarda. Ad ottobre 2023 è stato avviato un programma di interventi strutturali urgenti che porterà alla riqualificazione di una manica adiacente al chiostro della chiesa, detta “Manica dei Ricostruttori”, per un ampliamento del percorso di visita e potenziamento dei servizi. Il progetto, che richiede un investimento complessivo di 2 milioni e 500 mila euro, è stato ammesso alla richiesta di contributo in conto capitale da parte del MiC, per la copertura di circa il 40% dei costi sostenuti dalla FOM. A questo finanziamento si aggiunge il contributo straordinario di 1 milione e 500mila euro della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In mostra alla “Sabauda” Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti

MUSEI REALI DI TORINO GALLERIA SABAUDA | Spazio Scoperte DAL 28 NOVEMBRE 2023 AL 7 APRILE 2024

 

Si è aperta ai Musei Reali di Torino, nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda, la mostra dossier Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti, in occasione del bicentenario della nascita del Distretto Sociale Barolo.

 

L’esposizione, curata dai Musei Reali in collaborazione con l’Opera Barolo, celebra i marchesi Giulia e Carlo Tancredi Falletti di Barolo, personalità di spicco della società piemontese del XIX secolo, illustrandone il gusto collezionistico, le committenze e gli interessi culturali, ricostruendo il nucleo originario della loro raccolta attraverso una selezione tra le 45 opere d’arte antica donate nel 1864 con lascito testamentario alla Regia Pinacoteca, oggi Galleria Sabauda, esposte in dialogo con dipinti e sculture un tempo parte della stessa collezione.

 

Nella Torino di primo Ottocento, i marchesi Falletti di Barolo furono molto attivi in campo assistenziale, mostrando un costante impegno a favore delle classi povere. In particolare, dopo aver riformato le carceri femminili torinesi, il 7 marzo 1823 Giulia Colbert fondò il Rifugio, una delle prime istituzioni ad accogliere ed educare le cosiddette “donne pericolanti”; negli anni successivi, i marchesi ampliarono la prima struttura, fino a creare un complesso di istituti riuniti in una sorta di cittadella della promozione umana, in grado di sostenere soprattutto bambine e donne in difficoltà.

La mostra dossier ripercorre gli interessi culturali dei due nobili attraverso la pittura e la scultura loro contemporanee e le loro scelte collezionistiche, frutto di un gusto ecclettico raffinato, orientato verso quanto di più significativo offrisse il mercato antiquario; il racconto dei loro viaggi in Italia, alla scoperta dei monumenti dell’antichità classica e delle opere dei grandi maestri italiani del Rinascimento e del Seicento; il loro amore per l’arte, intesa come strumento di educazione ai valori della morale cattolica, di crescita e riscatto sociale.

 

Il percorso espositivo si apre con la sezione dedicata alla produzione artistica contemporanea, in particolare la plastica neoclassica legata alle teorie estetiche di Bertel Thorvaldsen. Tra i capolavori si segnala l’Erma di Saffo, celebre scultura in marmo commissionata ad Antonio Canova nel 1819-1820 dal marchese Tancredi, donata per sua volontà alla Città di Torino e oggi conservata alla GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Sono esposte opere come la Fanciulla con le tortore e il Bambino in preghiera dello scultore Luigi Pampaloni con Gesù e i fanciulli, tela commissionata a Pietro Ayres, pittore attivo anche per la corte sabauda come ritrattista, conservate a Torino nel Palazzo Falletti di Barolo; sono presenti due disegni eseguiti da Giuseppe Pietro Bagetti, in prestito dalla GAM di Torino, due dipinti del torinese Pietro Righini, oltre alla tela raffigurante Guglielmo Falletti di Barolo e Luigi XI di Francia, opera di Giovanni Migliara. La sezione si completa con due raffinati ritratti a pastello di Giulia e Carlo Tancredieseguiti nel 1812 da Luigi Bernero (Torino, Palazzo Falletti di Barolo), che mostrano evidenti contatti con la ritrattistica francese di Jacques-Louis David.

 

Fondamentali nell’indirizzare le scelte dei marchesi furono i viaggi in Italia tra il 1815 e il 1834, durante i quali visitarono chiese e collezioni d’arte e acquistarono molti oggetti della loro raccolta, frequentando i più influenti circoli intellettuali dell’epoca e i laboratori degli artisti più in voga. Queste esperienze furono raccolte in tre Diari, due dei quali sono esposti insieme a documenti di archivio e a un nucleo di disegni realizzati dai due coniugidelicati schizzi a matita nei quali Giulia ritrae i suoi familiari, e i disegni raffiguranti tombe papali eseguiti da Carlo Tancredi, a riprova di come l’esercizio del disegno fosse una consuetudine che entrambi praticavano e condividevano. È presente, inoltre, un prezioso modellino-reliquiario del Santo Sepolcro di Gerusalemme realizzato in avorio, madreperla e legno del Getsemani, oggi conservato a Palazzo Madama e parte del gruppo di opere donate dai marchesi al Comune di Torino.

 

L’esposizione prosegue con le opere della collezione appartenenti al nucleo destinato alla Regia Pinacoteca nel 1864: le più significative sono segnalate da didascalie specifiche e pannelli didattici lungo il percorso permanente della Galleria Sabauda. Si incontrano capolavori come l’Incoronazione della Vergine, acquistata da Carlo Tancredi come opera di Giotto e ora attribuita a Bernardo Daddi, I Quattro evangelisti attualmente attribuiti a Mariotto di Nardo di Cione, il tondo con la Madonna e san Giovannino in adorazione del Bambino di Giovanni Antonio Della Robbia, e ancora la Madonna con Bambino di Lorenzo di Credi, uno dei dipinti più apprezzati della quadreria Falletti di Barolo, ricercato da importanti istituzioni internazionali come la National Gallery di Londra. Considerevoli, inoltre, il tondo su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, san Giovannino e un angelo, in cui la qualità stilistica del disegno, emersa da recenti indagini diagnostiche, fa supporre un intervento diretto di Botticelli, la Madonna con il Bambino e san Giovannino, attribuita ad Andrea del Sarto, e il San Pietro in cattedra eseguito da Anton Raphael Mengs.

La mostra dossier presenta inoltre un gruppo di dipinti della collezione finora conservato nei depositi della Galleria Sabauda; sono opere poco note al pubblico e, per la prima volta, vengono esposte insieme per una riflessione sugli interessi dei marchesi in ambito figurativo: la predilezione per la pittura emiliana del Seicento, con opere della cerchia di Guercino, Guido Reni, Francesco Albani, Carlo Cignani, tra le quali un bel Ritratto di gentiluomo attribuito a Simone Cantarini e, per i soggetti religiosi, la Madonna con il Bambino della bottega del Sassoferrato e la Testa di Madonna di Pompeo Batoni.

Nella sala 18, al primo piano della Galleria Sabauda, una sezione espositiva rivela l’interesse dei marchesi per la pittura caravaggesca a tema musicale: alla magnifica tela con il Suonatore di Antiveduto Gramatica (1569-1626), che proviene dalla loro collezione, è accostato il Concerto a due figure dello stesso artista, acquistato recentemente per i Musei Reali dal Ministero della Cultura per riunire i due frammenti di un’opera intitolata La Musica, un tempo appartenente alla collezione romana del cardinale Del Monte. All’opera di Gramatica è accostato il bellissimo Concertinoricondotto all’attività giovanile di Mattia Preti, anch’esso appartenuto alla collezione Falletti di Barolo e donato da Giulia Colbert al Palazzo Comunale di Alba, che lo ha concesso in prestito in occasione della mostra.

GIULIA & TANCREDI FALLETTI DI BAROLO COLLEZIONISTI

Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda | Spazio Scoperte (Piazzetta Reale, 1)

28 novembre 2023 – 7 aprile 2024

Ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali

 

Orari

dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 19

La biglietteria chiude un’ora prima

 

Biglietti

Intero: euro 15

Gruppi (massimo 25 persone): euro 13 a persona

Ridotto (18/25 anni): euro 2

Gratuito (0/17 anni, Soci ICOM, Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card, Royal Pass, 1 accompagnatore

per disabili non autosufficienti, giornalisti, dipendenti MiC, insegnanti)

Per l’acquisto online: https://www.coopculture.it/it/prodotti/biglietto-musei-reali-di-torino/

 

Sito internet

https://museireali.beniculturali.it

Il Cortile delle Arti di via Vanchiglia 16 apre gli atelier al pubblico

Sabato 2 e domenica 3 dicembre dalle 15 alle 20

Il Cortile delle Arti di via Vanchiglia 16 a Torino, sabato 2 e domenica 3 dicembre, apre gli atelier d’arte al pubblico. Per “Eventi speciali in luoghi normali” Hangar studio propone un’esposizione di fotografie da tutto il mondo e la presentazione di due cataloghi: “Margini Ucraini” e “Visagi – ritratti nel Monferrato di un paese che vive”, in bianco e nero, ed il nuovo CalenClaudio 2024 dell’artista Claudio Cravero.

Francesco Di Lernia espone paesaggi naturali e urbani ed ospita Jins con bastoni della “Natural mystic” e “Metropolis”.

Adelma Maspelli, l’ideatrice del progetto, che vive questo cortile dal 1956 e che nel 1974 affittò la portineria dello stabile di via Vanchiglia 16 per creare il suo primo studio di pittura, ospita le opere di Silvia Finetti e Rita Scotellaro. Altri spazi di questo affascinante e splendido  cortile negli anni sono stati utilizzati anche dalla storica e famosa famiglia di burattinai di Luigi Lupi, dallo scenografo e incisore Temi D’Agostino (detto Dudi) e dalla ceramista Ebe Tirassa.

Col tempo, al cambio degli inquilini ogni stanza dello stabile all’interno del cortile è stata convertita da abitazione a spazi per divulgare l’arte: pittori, fotografi, scultori, artigiani creativi e la Galleria d’arte “Febo & Dafne” che questo weekend propone il finissage della mostra “Sottopelle” di Pier De Felice.

E poi tanta musica con il cantautore torinese Massimo Lajolo e Francisco, sassofonista argentino. Un cortile tutto da scoprire!

Igino Macagno

La rivolta delle immagini: quando l’arte si fa attivista

Schierati per la parità di genere, emergenza climatica e uguaglianza sociale

È ricomparsa.
La bella Venere botticelliana sta di nuovo facendo un giro del web, adesso in gradita compagnia di altri emblematici volti angelici, tra cui La ragazza con lorecchino di perladi Vermeer, lautoritratto di Frida Khalo e la Marylin Monroedi Andy Warhol.
Lultima volta che la dea aveva momentaneamente lasciato la sua conchiglia era stato per travestirsi da influencer, e, forse un poscocciata dalla monotonia delle coste di Zante, aveva deciso di prendersi una vacanza al grido del glamour e della mondanità.
Spogliata dellintrinseco valore culturale, ora la sorridente figlia della spuma del mare di Cipro si riappropria della preziosità storico-artistica che la contraddistingue e scende in campo nuda e cruda, ammutolendo le masse attraverso lesternazione estetica e visiva della realtà dei fatti.
Venere sostiene lo sguardo degli spettatori attraverso la grazia magnetica dei lineamenti sinuosi, nuovamente rimaneggiata, Afrodite ora si mostra tumefatta, con il volto deturpato e segnato da lividi, gli stessi che si possono notare sulle fattezze delle altre sette fascinose opere darte facenti parte dellinstallazione artistica realizzata dal Comune di Gazzo, in provincia di Padova, titolata Ogni donna è unopera darte; non sfregiarla, rispettala!, realizzata per celebrare il 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ad ulteriore supporto dellopera, viene realizzato uno spot pubblicitario riguardante la violenza domestica, in cui una Gioconda sfregiata torna pian piano allantico splendore grazie allaiuto di una persona che la ripulisce dalle sofferte ferite.
In questo caso ben quattro secoli di pittura vengono scomodati, modificati e digitalizzati per riflettere sulla sempre più preoccupante questione della violenza di genere: ogni opera deturpata rievoca le tante mogli, madri, figlie e sorelle che ogni giorno sono costrette a subire violenza in tutte le sue sfaccettature: da quella fisica a quella psicologica e economica.(Ritratti di donne deturpati da lividi: così larte dice no alla violenza, articolo a cura di Paola Pilotti).
Linstallazione padovana non è certo un unicumnella storia contemporanea, infatti mai come in questultimo periodo larte si trova invischiata in proteste socio-politiche, sia quando si tratta di rielaborazioni grafiche, sia quando latto del contestatorecoinvolge le opere concretamente.
Si pensi ad esempio alla quantità di immagini di sculture o quadri rimaneggiati digitalmente circolano sul web con lo scopo di far riflettere la gente, o alle rivisitazioni decontestualizzate, come ad esempio Il baciodi Tvboy, attualizzazione ai tempi del COVID dellomonima opera di Hayez, fino ad arrivare alle azioni tangibili degli attivisti che agiscono direttamente sullopera, talvolta con la cognizione di preservare il bene culturale, talvolta con la volontà di deturparlo o distruggerlo.
Larte è simbolo, larte è mezzo di comunicazione, larte è rappresentazione, larte è ideale.
Essa serve a scuotere gli animi, è impiegata per ponderare concetti alti quali la bellezza, larmonia, la sensibilità dellanimo, ma luomo se ne può avvalere anche per gridare dissenso quando i diritti dei cittadini non sono rispettati.
Gli artisti da sempre svolgono un ruolo attivo allinterno della società civile, attraverso i loro elaborati offrono contributi essenziali per riflettere su sofferenze, guerre e momenti di difficoltà condivisa, essi portano a maturazione un sentimento privato e collettivo al tempo stesso attraverso unistintiva urgenza espressiva che sfocia nella responsabilità sociale.

Ecco perché il valore delloggetto artistico non risiede esclusivamente- nella connotazione estetica, bensì nella sua funzione civica, educativa, storica e pedagogica, poiché esso è capace di trasformare la cronaca in Storia.
I primi dunque ad utilizzare larte per cercare di far scaturire reazioni nelle persone sono gli artefici stessi, un esempio per tutti: Ai Weiwei. Artista totalecinese, designer, attivista, architetto, regista e gestore per alcuni anni di un blog di pagine autobiografiche e discorsi poetici, lui stesso parla chiaramente del suo operato: Non separo mai la mia arte dalle altre mie attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto mai di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica.
Altri artisti-intellettuali, inscrivibili nel movimento definibile come Artivismo(neologismo utilizzato a partire dal 1997 e derivante dallinglese Artivism), che prediligono limpegno politico al semplice fare arte sono ad esempio Banksy, Anselm Kiefer, Maurizio Cattelan, Björk se si parla di musica, Gianfranco Rosi per quel che riguarda il cinema, fino ai fumetti di Zerocalcare. Non da meno è ancora il lavoro di Iena Cruz (Federico Massa), interessato alla realizzazione di murales con particolari vernici colorate capaci di intrappolare gli agenti inquinanti, come lo smog, contribuendo così a ripulire laria circostante e partecipando in prima linea alla risoluzione della problematica dellinquinamento e dellallerta climatica.
Vi sono poi i profanidellarte, gente più o meno esperta del settore che tuttavia ne riconosce il valore intrinseco e utilizza loggetto darte come mezzo per mandare un messaggio alla comunità.
Rientrano in questa categoria ad esempio i manifestanti per la parità di diritti di cui ancora oggi non tutti godono. La questione ha interessato in particolare gli Stati Uniti con il movimento Black Lives Matter, scaturito dalla vergognosa morte di George Floyd, tragico avvenimento che ha aperto un acceso dibattito culturale sul tema del razzismo. A seguito di queste proteste alcune statue commemorative di importanti figure storiche quali Cristoforo Colombo, Montanelli, Jefferson Davis, o il generale Robert Lee sono state rovinate o addirittura distrutte. Dalla cronaca si è passati ad un piano più ampio e concettuale che ha portato numerosi manifestanti a vandalizzare alcune opere darte intese dalla mentalità comune come simboli e icone di una tradizione razzista ancora vincolata a richiami di unideologia suprematista. La denuncia sociale necessita talvolta, per farsi sentire fino alle alte sfere, unazione forte e netta: la distruzione effettiva del simbolo, la dissoluzione dellarte che rappresenta quella storia.
È il finale auspicato anche da Alan Moore nel suo capolavoro illustrato da David Lloyd, V for Vendetta: lesplosione dello storico palazzo del Parlamento inglese come simbolo della vittoria contro un regime corrotto e totalitario.
Distruggere un bene culturale per distruggere unideologia, può essere giusto o eccessivo:ai posteri lardua sentenza.
Ancora inscrivibili in questa categoria sono i moderni eco-attivisti, particolarmente suscettibili alle questioni climatiche, si pensi ai gruppi Just Stop Oil, Extinction Rebellion, nonché laggregazione italiana Ultima Generazione. Si tratta di giovani se non del tutto giusti, quasi niente sbagliati” –parafrasando De André– che per sobillare gli animi lanciano cibaglie sui quadri esposti nei musei o si incollano ai vetri protettivi dei capolavori del passato. Tanto si è dibattuto su questo peculiare modo di manifestare, lopinione pubblica si dimostra assai sensibile al riguardo, concentrando tuttavia lattenzione sullazione e non sul significato di tale agire, finendo con lo sminuire leffettiva intenzione dei manifestanti. Tutto è iniziato il 29 maggio deL2022 al Louvre di Parigi, con limbrattamento del sorriso più conosciuto della storia dellarte, quello di Lisa Gherardini, meglio nota come Monnalisao Gioconda. Il dipinto viene preso di mira non solo perché conosciuto in tutto il mondo, ma per una motivazione decisamente più sottile e concettuale: gli attivisti ritengono Leonardo da Vinci come una sorta di loro precursore, in quanto egli è stato il primo acuto osservatore della natura e studioso meticoloso dei fenomeni naturali; lartista, con occhio scientifico e meticoloso, proponeva nei suoi lavori anche nellenigmatica Gioconda- la riproduzione di paesaggi realistici soggetti alle variazioni climatiche che egli osservava con costanza; con il medesimo zelo gli attivisti climatici osservano come faceva Leonardo- la natura che ci circonda, ne notano i drammatici cambiamenti e cercano di farli notare alla comunità.

Lopera rinascimentale è stata la prima ad aprire la strada a questo particolare sistema di protesta, in seguito molti altri capolavori sono stati colpiti-nel vero senso del termine- quali The Hay Waindi John Constable, La Primaveradi Botticelli, I girasolidi Vincent Van Gogh, Il pagliaiodi Monet, senza contare poi gli incatenamenti alla struttura che sostiene la scultura Forme uniche della continuità nello spaziodi Umberto Boccioni o ancora il presidio di tre giorni nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Per chi volesse ascoltare, i membri stessi di questi gruppi spiegano chiaramente il loro intento: Il nostro non è vandalismo, ma il grido di allarme di cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vitae ancora: non ce ne faremo nulla dellarte e dei capolavori su un pianeta che brucia. Servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua né cibo.
Tutto sta divenendo più complicato, anche comprendere larte, tanto più se si tratta di arte socialmente impegnata, o capire gli intenti dei nuovi manifestanti. Lideologia novecentesca della politica, delle problematiche sociali e civili, lascia ormai spazio ad un attivismo globaleostico da comprendere poiché intrinsecamente collegato a fenomeni di sensibilità diffusa, pulsioni e urgenze condivise su larga scala. Inoltre è ormai necessario fare i conti con il dilagare della spettacolarizzazione del mondo, così come denuncia Vincenzo Trione, nel suo ultimo libro Artivismo, edito Einaudi: Gli scenari più drammatici del nostro tempo, spesso, non evocano più choc, né rischi e neanche timori, esistono soprattutto come proiezioni, schermi, simulacri, spettacoli a oltranza, fatti di immagini prodotte dai media.
In questo periodo di profondo cambiamento, a modificarsi è soprattutto la comunicazione, pare soprattutto quella dei giovani. La dimensione virtuale dilaga a trecentosessanta gradi, tant’è che ormai pensare ad una vita priva della dimensione digitale è del tutto impossibile oltre che anacronistico, i social sono mezzo obbligato per dichiarare pensieri, sentimenti e bisogni, sia privati che pubblici, persino le notizie sono fruibili sulle pagine web prima ancora che attraverso i telegiornali.
Eppure, mentre il doppio tecnologico di noi stessi dilaga come il Nulla ne La storia infinita, alcuni elementi utili per salvare la nostra Fantàsia” permangono: la voglia di giustizia e parità, il sogno di un mondo migliore e larte, in tutte le sue sfaccettature.
Daltronde, dopo aver vinto i mondiali del 2006 tutti gli italiani cantavano di volere indietro la nostraGioconda, riconoscendone con felice ironia il valore inestimabile.
Ecco, ora che bene o male tutti sappiamo che larte è importante, non ci rimane che capire quanto sia importante studiarla e tramandarla alle generazioni successive, imparando anche ad usarlanon a sproposito.

 

ALESSIA CAGNOTTO

 

 

 

 

Arriva da Washington a Chieri l’arte tessile giapponese

“KATAZOME”

 

Dal 1° al 23 dicembre

Chieri (Torino)

Dicesi “Katazome”, un processo di tintura tessile giapponese unico nel suo genere e storicamente significativo, che oggi si rinnova attraverso il lavoro di artisti contemporanei in tutto il mondo. Tradizionalmente usata per la tintura dei “kimono”, la tecnica “katazome” richiede l’applicazione di una pasta di riso resistente al colore sopra “stencils” di carta intagliati a mano (“katagami”) prima di tingere il tessuto, così da ottenere un motivo ornamentale ben definito. “Sia il ‘katazome’ che il ‘katagami’ sono tecniche tramandate nei secoli da generazioni di artigiani, la cui domanda è oggi minore rispetto al passato, ma artisti da varie parti del mondo continuano a scoprire nuovi modi di usare questa tecnica”. A parlare è l’artista giapponese, naturalizzata americana, Seiko Atsuta Purdue, docente al Dipartimento di “Arte e Storia dell’Arte” presso la “Western Washington University (USA)”, ospite, dal prossimo venerdì 1° dicembre fino a sabato 23 dicembre, del “Museo del Tessile” di Chieri, con la mostra “KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington a Chieri”. Prima sua mostra in Italia, Purdue esporrà a Chieri tre “pannelli d’artista”lavorati per l’appunto con questa antica tecnica originaria del Sol Levante per la stampa su tessuto. Tecnica di grande interesse, al di là dei suggestivi risultati ottenuti, proprio per la sua caratteristica di saper tradurre in chiave attuale antichi “saperi” tramandati nei secoli.

 

La mostra è frutto della collaborazione avviata tra “Fondazione Chierese per il Tessile” eSeiko Atsuta Purdue, con il sostegno della “Western Washington University” e grazie all’impegno della Famiglia Sicchiero di Chieri. Progettata nei minimi particolari dall’artista nipponica , è organizzata e allestita da Linda Smeins, già docente presso la medesima Università americana, in collaborazione con la presidente del chierese “Museo del Tessile”  e docente all’Accademia Albertina di Torino,  Melanie Zefferino.  In rassegna, sarà anche in visione un “telo” di Giulia Perin, artista in residenza stabile al “Museo del Tessile” e quattro opere delle artiste statunitensi Cheryl Lawrence e Karen Illman Miller. Vi saranno inoltre otto lavoridei giovani allievi di Purdue realizzati presso l’ateneo americano: Sara Trinneer, Keely B. Sandoz, Iris Christensen, Ryan Fisher, Linsey Ha e Jude Klemmeck.

Da ricordare anche che, il prossimo anno è prevista la residenza di Seiko Atsuta Purdue al “Museo” di Chieri dove, adiuvata da Giulia Perin, terrà un workshop a numero riservato a studenti e insegnanti di discipline artistiche, desiderosi di sperimentare la tecnica “katazome”. In quell’occasione si replicheranno pure alcuni disegni scelti dall’“Archivio Storico” della Fondazione con “katagami” appositamente realizzati. Nell’apprendere l’antica tecnica di tintura giapponese, impiegando pasta di riso e coloranti naturali, alcuni dei quali ricavati proprio dall’“Orto Botanico” del “Tessile”, disegni storici reinterpretati in chiave contemporanea andranno a decorare manufatti confezionati ex novo oppure rinnovati con l’antica tecnica del “katazome” attuando un “upcycling” secondo criteri di “moda circolare e sostenibile”. L’iniziativa persegue, dunque, anche alcuni obiettivi chiave dell’“Agenda ONU 2030” per lo sviluppo sostenibile, in linea con il “Documento di Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRvS)” del Piemonte.

“KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington e Chieri” è l’evento conclusivo del triennio 2021-2023, per il quale la “Fondazione Chierese per il Tessile” ha ricevuto da “Regione Piemonte” il sostegno riservato agli enti culturali di rilevanza.

Un triennio – commenta la presidente Melanie Zefferinoche ha rappresentato ‘un’alba dai molti colori’ dopo il ‘buio’ della pandemia”. E prosegue: Con questa mostra, si vuole chiudere in bellezza un periodo impegnativo ma felicitante offrendo uno scorcio inedito sulle arti tessili e promuovere un dialogo fra culture e generazioni diverse che vada al di là dell’antica ‘Via della Seta’”.

g. m.

 

“KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington a Chieri”

Museo del Tessile (Sala della Porta del Tessile), via Santa Clara 10, Chieri Torino); tel. 329/4780542 o www.fmtessilchieri.org

Dal 1° al 23 dicembre

Orari: mart. 10/12, merc. 15,30/17,30 e sab. 14/18

 

Nelle foto:

–       Seiko Atsuta Purdue al lavoro in studio

–       “Katazome”, dettaglio

 

“Sensing Painting”. Al Castello di Rivoli le opere di cinquanta giovani artisti

Acquisite attraverso “ColtivArte” dalla “Fondazione CRC”

Fino al 28 gennaio 2024

Rivoli (Torino)

“Sensing Painting”, come dire “Pittura sensoriale”, da osservare con occhi e anima, da toccare e sentire nelle sue componenti materiali e spirituali, gesto colore segno, in un contesto narrativo lontano da enigmatiche ed evanescenti cifre stilistiche in cui è spesso gioco forza tentare univoci pressapochismi, quasi sempre defaticanti se non inutili ed inefficaci sul piano della reale comprensibilità. Nasce e cammina per questa strada la mostra “Sensing Painting. Opere dalla Collezione d’arte della ‘Fondazione CRC’” ospitata, fino al 28 gennaio 2024 al “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea”, in cui si presentano 50 opere appartenenti alla Collezione della “Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo”, raccolte dal 2017 ad oggi attraverso “ColtivArte”, progetto promosso dalla stessa “Fondazione” e coordinato da una Commissione Scientifica di alto profilo composta dal Direttore del “Castello di Rivoli” Carolyn Christov-Bakargiev, dal Direttore dell’“Art Institute” presso la “Academy of Art and Design FHNW” di Basilea Chus Martínez e dal Direttore del “Consorzio delle Residenze Reali Sabaude” Guido Curto.

Sotto la curatela di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, la rassegna valorizza appieno le linee guida in base alle quali è stata concepita e costruita la “Collezione”: tra queste in particolare la forte presenza di opere d’arte di giovani artisti del territorio piemontese e italiano, l’attenzione al panorama contemporaneo internazionale e la preminenza di opere pittoriche“Il progetto espositivo – dicono le curatrici – evidenzia come la pittura mantenga un ruolo fondamentale quale linguaggio espressivo, soprattutto nel contesto dell’attuale era digitale. Rispetto alla smaterializzazione che caratterizza un’ampia parte della quotidianità, la mostra invita il pubblico a un incontro attivo e diretto con le opere d’arte, dall’insostituibile valore esperienziale, fisico e sensoriale”. In linea, inoltre, con la grande attenzione che “Fondazione CRC” e “Castello di Rivoli” dedicano alle giovani generazioni e al tema dell’educazione, la mostra offre un ricco programma di laboratori gratuiti dedicati alle scuole. Per le scuole primarie e secondarie di primo grado, le attività saranno curate dal cuneese “Rondò dei Talenti” e dall’Associazione Culturale “Scatola Gialla”, con la supervisione del “Dipartimento Educazione” del Castello di Rivoli. Per le scuole secondarie di secondo grado, è previsto un ricco programma inedito di “visite” e “workshop” correlati alla mostra e alla “Collezione” del Castello di Rivoli, a cura del “Dipartimento Educazione” del Museo, per ripensare alla storia della pittura in chiave contemporanea.
Inoltre, per promuovere la visita alla mostra, la “Fondazione CRC” mette a disposizione biglietti gratuiti d’ingresso per ogni residente in provincia di Cuneo e per un accompagnatore.

Afferma Carolyn Christov-Bagakargiev: Attraverso il progetto ‘ColtivArte’, questa nuova collezione piemontese è capace di testimoniare le ricerche principalmente in pittura più avanzate dei giovani, sia a livello locale sia internazionale. La pittura che potrebbe sembrare un mezzo obsoleto nell’era digitale, si riafferma come mezzo sensibile di verifica del proprio essere vivente, come nel titolo, ‘Sensing Painting’, che Marcella Beccaria, co-curatrice della mostra ha voluto attribuire a questo importante progetto”.

Gianni Milani

“Sensing Painting”

“Castello di Rivoli- Museo d’Arte Contemporanea”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 28 gennaio 2024

Orari: da merc. a ven. 10/17; sab. e dom. 11/18

Nelle foto:

–       Nora Berman: “Ruffles” (Increspature), inchiostro olio e pastello su mussola, 2016; Ph. Gina Folly

–       Carolyn Christov-Bakargiev

–       Giangiacomo Rossetti: “Soggetto danzante”,olio su tavola, 2016; Ph. Ravaioli Fotografi

“L’altra metà: la donna nell’arte”. A “Casa Francotto” di Busca

Omaggio a settanta artiste “pioniere”, operanti dal Seicento ai giorni nostri

Fino al 28 gennaio 2024

Busca (Cuneo)

Invisibili o sottovalutate o non poco ostacolate. E’ quanto, per secoli, anche nel mondo dell’arte è capitato alle donne, considerate nell’immaginario comune tutt’al più come “muse ispiratrici” o “protagoniste” di opere immortali. Di rado come possibili artefici, loro stesse, di pagine d’arte degne di attenzione o, comunque, di rispettosa considerazione. Come sempre e in ogni caso, il prezzo da pagare per essere nate “donne”. Così anche se, nel 77 d. C., Plinio il Vecchio nella sua enciclopedica “Naturalis Historia”, già parla di eccellenti artiste greche come Aristarete e soprattutto Iaia (II – I secolo a. C.), bisogna comunque giungere fino ai secoli XVI e XVII, all’arte rinascimentale, per avere un primo e limitato riconoscimento a figure femminili che, a fatica, riescono a irrompere e a farsi largo in un ambiente fino ad allora dominato da soli uomini.

La mostra “L’altra metà, la donna nell’arte”, curata da Cinzia Tesio e Rino Tacchella, ospitata negli spazi di “Casa Francotto” a Busca (Cuneo), fino al 28 gennaio 2024, ha proprio questo obiettivo: celebrare le artiste che a partire dal Seicento sono riuscite a inserirsi, per le loro innate attitudini e capacità, tra gli artisti più importanti del periodo.

Nelle sale espositive della “Casa” di piazza Regina Margherita, di origini settecentesche e lasciata in eredità alla sua città natale dal medico condotto Ernesto Francotto (Busca, 1893 – 1968),  si trovano esposte 120 opere, provenienti da Istituzioni Pubbliche, Gallerie e Collezioni Private,  a firma di 70 artiste, attive dal Seicento al Contemporaneo. L’iter espositivo è assolutamente coinvolgente, ricco e suggestivo. Con la necessaria selezione, da segnalare, in primo piano la caravaggesca, di realistica efferatezza e celebre nelle sue molteplici versioni, “Giuditta e Oloferne” (prima metà del XVII secolo), attribuita alla “Scuola” di Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1656), fra le artiste più apprezzate e dalla vita non facile della sua epoca; segue un ritratto del “Beato Amedeo di Savoia” dipinto da Suor Orsola Maddalena Caccia, figlia del “Raffaello del Monferrato” Guglielmo Caccia, detto il  “Moncalvo”. Altra figlia d’arte, presente in mostra e fortemente influenzata dai tre Carracci, Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma, 1614), figlia del tardo-manierista Prospero Fontana, ricordata soprattutto per essere stata la prima donna a dipingere una “Pala d’Altare” e per aver dipinto il primo nudo femminile ad opera di una donna (“Minerva nell’atto di vestirsi”), su commissione del cardinale Scipione Borghese. La rassegna si avventura, poi, attraverso il racconto fornito anche da specifici pannelli storici nell’arte del Settecento e dell’Ottocento, per arrivare infine a quel Novecento che attesta la progressiva e faticosa conquista di una posizione pressoché “paritaria” fra artiste “donne” e colleghi “maschi”. Ecco allora i “ritratti” degli anni Trenta, in pieno stile “Art Decò” della pittrice polacca Tamara de Lempicka, le delicate e forti (ad un tempo) immagini femminili della ceca, naturalizzata italiana, Felicita Frai, allieva di Funi e De Chirico, per proseguire con le opere della pittrice e filantropa Sofia di Bricherasio, della torinese Evelina Alciati (allieva di Giacomo Grosso) e della veneziana Emma Ciardi, presente con il bozzetto di un’opera esposta alla “Biennale” di Venezia. In parete, ancora, fra le futuriste: Benedetta (Beny) Cappa Marinetti, moglie di Filippo Tommaso, ideologo del movimento, Annaviva ceramista albisolese e Alexandra Exter, affiancate dalla scultrice Regina che per prima coraggiosamente lavora con plexiglass colorati. Dopo una fase di multiforme ritorno al “figurativo” di ispirazione soprattutto “casoratiana” (si vedano in particolare Daphne Casorati, Paola Levi Montalcini, Lalla Romano,  fino all’espressionista Raphael Mafai) in prossimità degli anni Cinquanta molte sono le artiste che occhieggiano all’arte “astratta” (Giosetta Fioroni, fra le non poche in mostra) o alla ricerca “optical” e d’avanguardia. In rassegna anche esempi interessanti legati all’uso di “materiali inediti”: Maria Lai (che mescola scrittura e cucito) e Carol Rama (che usa gomme di bicicletta per composizioni astratte). Si chiude con le ceramiche della savonese “spazialista” Milena Milani e con le bizzarre rappresentanti della “body art” e le inquietanti “performer”. Fra tutte , la serba Marina Abramović, la “nonna della performance art”.

Gianni Milani

“L’altra metà: la donna nell’arte”

Casa Francotto, piazza Regina Margherita, Busca (Cuneo); tel. 371/5420603 o www.casafrancotto.it

Fino al 28 gennaio 2024

Orari: ven. e sab. 10/12 e 15,30/18,30: dom. 10/12 e 14,30/18,30. La mostra è visitabile anche su prenotazione

Nelle foto: Scuola di Artemisia Gentileschi: “Giuditta e Oloferne”, olio su tela, prima metà XVII secolo; Carol Rama: “Senza titolo”, olio e tempera su carta, 1951; Felicita Frai: “Le amiche”, olio su masonite, 1975

Nel 2024 il Mastio della Cittadella renderà omaggio a Fernando Botero

È uno dei più importanti artisti contemporanei recentemente scomparsi

 

Il Mastio della Cittadella, dal 20 aprile 2024, tributerà un grande omaggio a uno dei più importanti artisti contemporanei da poco scomparsi, Fernando Botero. L’esposizione dal titolo “Ricordando Fernando Botero, Via Crucis-la Passione di Cristo” è visitabile fino al 21 luglio 2024, e vuole celebrare la vita del pittore, scultore e disegnatore colombiano.

Si tratta di un viaggio attraverso le opere dell’artista che ha sfidato il pregiudizio, ostinandosi a aderire ai canoni dell’arte figurativaclassica quando stava esplodendo la pop art, rimanendo comunque legato all’arte classica, caratteristica delle pitture di Botero rappresentata da una insolita dilatazione dei soggetti, che assumono forme fuori dal comune, quasi irreali e, allo stesso tempo, ricche di fascino. Per le sue figure femminili monumentali si ispirava ai canoni classici di Piero della Francesca.

L’esposizione, presente nelle sale del Mastio della Cittadella, ospita un ciclo di opere di Fernando Botero in cui l’artista fonde la tradizione della storia dell’arte occidentale con elementi contemporanei, mantenendo la sua caratteristica cifra stilistica. In questa occasione affronta un tema sacro e il suo sguardo pare volgersi alla condizione umana, all’ingiustizia, al dolore e alla sofferenza da cui essa è permeata.

La mostra è un’occasione per ammirare le opere di uno dei più grandi artisti contemporanei e per riflettere sulle tematiche universali da esse rappresentate.

Dal 20 aprile 2024 al 21 luglio 2024

Dal lunedì al venerdì – 9.30/19.30

Sabato e domenica – 9.30/20.30

Mastio della Cittadella, Corso Galileo Ferraris 0, Torino

Mara Martellotta

“L’Autunno. Gli Autunni” A Carmagnola, oltre quaranta artisti in mostra

Nelle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini”, con opere “di stagione” ispirate all’“autunno”

Fino al 17 dicembre

Carmagnola (Torino)

C’è autunno e autunno. O, per meglio dire, c’è un “Autunno” punto e basta, e ci sono “Autunni” del tutto particolari. Molto meno esaltanti. L’uno cavalca la terra, con i suoi magnifici rossi, gialli, grigi plumbei e verdi sottotono. Gli altri s’infrangono invece sull’anima come distruttive frane esistenziali, diaboliche e soffocate nella solitudine di amarezze difficili da interpretare e, ancor più, da reggere. Questo vuole, fin da subito, rammentarci il titolo, “L’Autunno. Gli Autunni”, della mostra che vede, fino al prossimo 17 dicembre, ben 45 artisti appartenenti all’ormai nota Associazione  “Amici di Palazzo Lomellini” esporre nelle ampie Sale del quattrocentesco “Palazzo” di piazza Sant’Agostino. Un centinaio abbondante sono le opere esposte, realizzate nelle più svariate tecniche, e messe insieme, come sempre con certosino defaticante impegno e lodevole “occhio” critico, da Elio Rabbione. E proprio lui ci spiega le intenzionalità  di una rassegna che certo vuole contemplare “la stagionalità, quindi i boschi ingialliti, le ombre più marcate e i raggi del sole che a fatica riescono a intrufolarsi nel folto”, ma pure “le sembianze più nascoste di una ‘discesa’ o di una rinuncia … di uno scavo, a tratti anche sgradito, nell’area dei ricordi, nel voltarsi indietro a cercare una speranza, a guardare fuori dalla finestra a rintracciare un po’ di luce, di un’età non più brillante e dei volti segnati dal tempo … Non molti hanno accettato questa scommessa, ma qualcuno c’è stato”. Modesto Rabbione. Perché in tanti hanno, invece, risposto alla chiamata. E allora Autunno, intenso Autunno, è la cupola di rosso acceso cui Giorgio Cestari fa chiudere lo sguardo al cielo precipitando con forza inarrestabile sul sentiero boschivo che è “Passeggiata” del vecchio contadino accompagnato dal suo fido cane ed è Autunno di delicate, nitide ma possenti “nature morte” che ci raccontano di “Frutti” e fiori stagionali nei poetici acquerelli di Lia Laterza e di Adelma Mapelli (fondatrice del “Museo dell’Acquerello” a Montà d’Alba) che ci porta all’interno di una solida “Vigna”, pronta sotto un cielo “che mi sa che piove” alla prossima vendemmia. Di grande suggestione anche il richiamo pavesiano (“Ma per me la collina …” da “La casa in collina” del ’49) di Anna Maria Palumbo, dove i bianchi i rossi e i verdi del paesaggio fanno da ampio sipario all’architettura appena accennata di quei paesaggi collinari così cari al Cesare poeta e scrittore di Santo Stefano Belbo. Ricordi. Struggenti come quelli della giovinetta, uncinetti alla mano, che con nostalgia guarda lo spesso grigiore fuori dalla finestra, “Ricordando l’estate”, recente olio su tela di Daniela Cavaliere, allieva di Giancarlo Gasparin. Eccellente allieva, che del Maestro porta i tratti e lo spirito, così come Lidia Delloste i cui acquerelli (molto interessante “Meriggio” su carta Arches) delicatamente richiamano le cifre stilistiche di Sandro Lobalzo. E l’iter prosegue nell’articolarsi dei paesaggi un tantino inquietanti di Natàlia Alemanno, di Dario Cornero e di Paolo Pirrone, nei grovigli di boschi sapientemente “guidati” dalla mano e dal cuore di Graziella Alessiato, così come nell’accesa narrativa espressionistica di Andreina Bertolini, di Marco Bottaro e di Giancarlo Costantino, affiancata alla minuta descrizione grafica di Bortolo Bortolaso, agli enigmatici ritratti di Fiorella Bortolaso e Valentina Garlotto, accompagnate alle sinuose memorie di vago sapore futurista di Anna Branciari. Tendono invece ad un’informale astrazione delle forme gli acrilici di Maria Brosio, le xilografie di Ezio Curletto e gli appena accennati acquerelli di Cristina De Maria come le tecniche miste di Giancarlo Laurenti, le “Betulle” di Bruno Molinaro e i “cieli” di Luisella Rolle, cui fanno da controcanto il certosino realismo di Lucia Busacca e la sottile visione divisionista di Vincenzo Del Duca. Realtà fiabesche, gli acrilici di Alessandro Fioraso e i quadri di “memoria” di Simonetta Secci. Curiosi, infine, nella necessaria selezione delle tantissime opere, i corposi “mercati” di Giacomo Samperi. Due gli scultori: Giancarlo Laurenti con i suoi “Animali fantastici” in legno alluvionale e le più classiche sculture (calchi originali della fusione in bronzo) del cuneese Maurizio Rinaudo.

Gianni Milani

“L’Autunno. Gli Autunni”

Palazzo Lomellini – Galleria Civica d’Arte Contemporanea, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (Torino), tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com

Fino al 17 dicembre

Orari: giov. – sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30

Nelle foto:

–       Giorgio Cestari: “Passeggiata”, pastello su cartoncino, 2022

–       Adelma Mapelli: “Vigna d’autunno”, acquerello, 2004

–       Daniela Cavaliere: “Ricordando l’estate”, olio su tela, 2023

–       Lidia Delloste: “Meriggio”, acquerello su carta Arches, 2008

Le Gallerie d’Italia ospitano la mostra di Luca Locatelli sulla Circolarità: “The Circle”

Fino  al 18 febbraio 2024

 

Intesa Sanpaolo apre le sue porte fino al 18 febbraio 2024, alle Gallerie d’Italia di Torino, alla mostra dedicata a Luca Locatelli dal titolo “The circle-soluzioni per un futuro possibile”, a cura di Elisa Medde, realizzata con il supporto specialistico della Ellen McArthur Foundation e la  collaborazione della Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo. Partner fotografico del progetto è l’azienda Leika.

Luca Locatelli, fotografo e filmmaker, autore per il National Geographic, tra il 2021 e il 2023 ha attraversato l’Europa alla ricerca di storie emblematiche e replicabili. In mostra diciotto soluzioni in dieci Paesi diversi per salvaguardare la sopravvivenza del pianeta e dell’umanità. Risultato sono gli scatti giganti e fascinosi esposti in Piazza San Carlo, che raccontano un mondo fatto di sperimentazioni e tecnologie sostenibili, affrontando temi come la geotermia, il riciclo del tessile, la riconversione di aree industriali e l’alimentazione.

L’UE definisce l’economia circolare come “un modello di produzione e consumo che implica condivisione e prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”.

A cinquant’anni dalla sua teorizzazione, la circolarità è una delle più ambiziose e promettenti strategie alla base della creazione di un futuro sostenibile, da un punto di vista sia ambientale, sia produttivo, sia industriale.

“The Circle” è un progetto fotografico che racconta la rivoluzione delle soluzioni possibili, ed è il risultato di un progetto di ricerca di lunghissimo respiro in cui Luca Locatelli ha documentato le buone pratiche, le sperimentazioni, le ambizioni e i percorsi di questa nuova utopia. Il percorso espositivo, commissionato dalle Gallerie d’Italia offre un  viaggio attraverso l’Europa della sperimentazione e dell’avanzamento industriale sostenibile, come la geotermia e il riciclo tessile, tra gli altri. Le storie raccontanoesperienze reali di Nature Based Solutions, azioni intraprese per proteggere, sostenere e ripristinare gli ecosistemi naturali che, quando applicate ai modelli industriali e produttivi, hanno la potenzialità di innescare quella trasformazione culturale necessaria per cambiare il corso degli eventi. Le immagini sono accompagnate da infografiche create per questa occasione dalla visual designer Federica Fragapane, e raccontano di esperienze e realtà di altissima ingegneria, artigianato e sapienza ancestrale che vanno di pari passo in direzione della creazione di uno spazio in cui la Natura torni al centro, in cui conoscenza e sapienza umana si pongano al servizio delle forze ambientali per poter beneficiaredella loro potenza, senza cercare di addomesticarle o imprigionarle. Si tratta di quelle Nature Based Solutions che, più di tutte le altre, ci offrono le maggiori possibilità di riuscita e mostrano come la tecnologia più avveneristica e l’intuizione dell’autoproduzione possano entrambe contribuire allo stesso scopo, alla chiusura del cerchio,  alla possibilità di un sistema perpetuo.

Grazie al progetto della Compagnia di San Paolo, la mostra “Luca Locatelli The Circle” esce dagli spazi museali delle Gallerie d’Italia e approda nella Città di Torino, con una serie di immagini di mostra diffuse attraverso tram, poster e cartoline culturali negli spazi pubblici torinesi. Si tratta di un’iniziativa che ha il duplice obiettivo da una parte di avvicinare il pubblico al messaggio chiave del progetto, che vede nella circolarità una soluzione economico/ambientale a lungo termine e dall’altra parte offrire accessibilità digitale ad alcuni contenuti della mostra, attraverso la scansione del qr code dal proprio smartphone. L’operazione contribuisce alla diffusione di immagini iconiche che spaziano dal riciclo aeronautico con il progetto “Pamela” per lo smantellamento e riciclaggio di aerei dismessi, all’allevamento di mitili della Galizia, come esempio di produzione alimentare integrata, per finire con una riqualificazione di una ex miniera di carbone in Germania, trasformata oggi in un museo a cielo aperto.

La mostra inoltre è inserita nel programma “La cultura dietro l’angolo”, che proponendo attività ed eventi diffusi nelle Circoscrizioni della città, ha lo scopo di portare la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione, aggregazione e partecipazione.

La mostra è stata aperta il 21 settembre 2023.

 

Mara Martellotta