ARTE- Pagina 182

La Venaria Reale ha ospitato il Liberty: Mucha e Grasset

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte.

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”.
Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso.

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

 

Articolo 8. La Venaria Reale ha ospitato  il Liberty: Mucha e Grasset

“Chi a ved Turin e nen la Venaria, a ved la mare e nen la fija”.
La reggia di Venaria ha ospitato  nella Sala dei Paggi la mostra “Art Nouveau. Il trionfo della bellezza”. La mostra è a cura di Katy Spurrel e Valerio Teraroli, in collaborazione con Arthemisia. L’esposizione vuole rendere omaggio allo spirito rivoluzionario dell’Art Nouveau, che scalza la tradizione e le regole accademiche e stravolge architettura, pittura, arredamento, scultura, musica e ogni altro aspetto della vita e dell’arte, traendo ispirazione dalla natura e proponendo un’immagine nuova della figura femminile. L’esposizione propone un percorso alla scoperta di questo movimento artistico e filosofico che si sviluppa tra la fine dell’Ottocento fino allo scoppiare del primo conflitto mondiale. Un corpus di 200 opere che testimoniano la straordinaria fioritura artistica che ha cambiato il gusto tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.  Sono presenti in mostra manifesti, dipinti, mobili, ceramiche che illustrano come da una parte l’Art Nouveau rompa con il passato, rifiutando il realismo e il pensiero scientifico, e dall’altra come tale corrente sia andata alla ricerca di mondi onirici e visionari restituiti poi attraverso l’eleganza decorativa di linee dolci e sinuose. Tra gli autori in mostra ci sono due tra le più importanti personalità della corrente dell’Art Nouveau: Eugène Grasset e Alfons Mucha.

Eugène Grasset, nato a Losanna nel maggio 1845, dall’ebanista e scultore Joseph Grasset, frequenta inizialmente le scuole nella città natale. In seguito lavora presso la bottega del padre e prosegue gli studi di architettura al Politecnico di Zurigo. Dopo un periodo di viaggi che lo portano anche in Egitto, torna a Losanna, e si dedica alla scultura e alla pittura. Qualche anno dopo decide di trasferirsi a Parigi, dove affina la sua modalità artistica che unisce tecniche xilografiche e litografiche, preferendo una composizione più formale, colori sfumati, tenui e pallidi. Le sue opere aprono le porte a una moltitudine di artisti, tra i quali Alfons Mucha.

Figlio di un usciere del tribunale e della seconda moglie di quest’ultimo, Alfons Mucha nasce a Ivancice il 24 luglio del 1860. Fin da adolescente dimostra interesse e abilità nel disegno e nel 1879 entra nel laboratorio di pittura di Kautsky-Brioschi-Burghardt, che produce scenari teatrali e sipari. Nel 1882 incontra il suo primo mecenate, il conte Eduar Khuen-Belasi, che gli finanza gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e un viaggio a Parigi, città in cui Mucha rimane per i successivi diciassette anni. Improvvisamente, nel 1889 il conte smette di sostenere gli studi del giovane, che si ritrova quindi a dover cercare in fretta un lavoro: inizia come illustratore e collabora con importanti riviste e case editrici francesi. Ottiene il suo primo vero successo nel 1894, quando si ritrova a disegnare un manifesto per Sara Bernhardt, in occasione dello spettacolo Gismonda di Victorien Sardou. È l’inizio di una fortunata e duratura collaborazione che lo decreta come uno degli autori più ricercati di arte applicata, manifesti pubblicitari e illustrazioni.

 

Nel 1897 Mucha inaugura la sua prima mostra personale, alla Galerie de la Bodinière di Parigi e negli anni successivi continua a collezionare successi, e incontra personalità che lo vogliono come collaboratore. La fortuna lo segue fino al giorno della morte, avvenuta a Praga nel 1939. In quello stesso anno la rivista parigina di grafica “Arts e Metiers” dedica un numero alla commemorazione dell’artista. Mucha ha il merito di aver costruito un universo iconico immortale, le donne che compaiono sulle sue locandine sono diventate icone dell’Art Nouveau, con i loro sorrisi delicati e la loro bellezza disarmante. Possiamo dunque dire che è stato proprio Mucha a trasformare la pubblicità in arte, un grandissimo artista grazie al quale ancora oggi guardiamo con nostalgia e ammirazione i manifesti di inizio Novecento.

Alessia Cagnotto

Piccoli artisti: in più di 300 per disegnare l’arte

Sono 319 i piccoli artisti che dal 23 al 29 marzo hanno riprodotto, reinterpretato e reinventato le 85 opere provenienti dai 50 musei piemontesi che hanno aderito alla speciale edizione online dell’iniziativa di Abbonamento Musei Disegniamo l’arte… da casa.

 

Le opere sono state raccolte da Abbonamento Musei in una gallery su Facebook: https://bit.ly/2UqzG5I. Tra i soggetti più gettonati, i papaveri del Giardino Botanico Rea di Trana, i dettagli delle sculture della Basilica di Superga, la farfalle del Museo Calderini di Varallo, il quadro di Miró del Museo del Territorio Biellese e i personaggi di Star Wars proposti dal Museo Nazionale del Cinema.

Come si può vedere sfogliando l’album, la partecipazione è stata entusiasta, calorosa e coloratissima, come dimostrano i disegni che sono continuati ad arrivare anche a concorso ormai concluso.

 

due disegni vincitori, ovvero coloro che hanno ottenuto il maggior numero di like nei tempi prestabiliti, sono stati quelli di Sara, che ha riprodotto la Danzatrice con mani sui fianchi di Antonio Canova della Pinacoteca Agnelli, e Il ballo delle sciabole di Giulio Boetto (Museo Civico Cuneo), reinterpretato da Chiara. Le due vincitrici si sono aggiudicate un set da disegno firmato Pigna, sponsor tecnico del progetto.

 

Disegniamo l’arte è l’ormai tradizionale appuntamento di Abbonamento Musei durante il quale i visitatori più giovani e le loro famiglie visitano e scoprono in maniera speciale i musei del territorio, disegnando le opere, gli spazi e le architetture che più li caratterizzano, dando così nuove forme e nuovi colori alle realtà museali del territorio: un modo per conoscere e reinterpretare le bellezze del patrimonio culturale e artistico regionale. In attesa di poter stabilire le nuove date dell’edizione 2020, inizialmente prevista per l’ultimo week-end di marzo, l’iniziativa si è svolta online.

#coloravirus e #urbanartistpertorino contro l’isolamento

In questo periodo di isolamento forzato l’associazione Il Cerchio E Le Gocce lancia due progetti con due hastag: #coloravirus e #urbanartistpertorino. Per il momento le uniche finestre sul mondo sono i social e quindi cerchiamo di utilizzarli al meglio

Il primo è un passatempo per famiglie, adulti e bambini, mentre il secondo è una asta per dare un aiuto concreto alle aziende ospedaliere di Torino. “Come abbiamo lanciato le iniziative siamo stati travolti da messaggi e disegni di artisti da tutta Italia, adesso confidiamo nel buon cuore della gente per fare una buona raccolta fondi”, dicono i promotori.

#coloravirus

In collaborazione con Caravan SetUp nasce #coloravirus un passatempo dedicato ad adulti e bambini per questo lungo periodo di permanenza a casa.

Abbiamo raccolto i disegni di 50 artisti, writer, illustratori di tutte le età per un totale di quasi 100 disegni, in un unico sketch-book per scegliere quello preferito, stamparlo a casa e colorarlo con matite, pennarelli, biro, evidenziatori o qualsiasi altra tecnica possa venire in mente.

Scarica da questo link l’intero sketch-book:

http://www.ilcerchioelegocce.com/coloravirus.pdf

Gli artisti chiedono solo un piccolo gesto di ringraziamento per aver regalato i loro disegni alla nostra iniziativa:

Quando l’opera sarà finita, fare una bella foto e pubblicarla sui social avendo cura di utilizzare l’hashtag #coloravirus e taggare l’autore dello sketch originale.

PS: Se non avete la stampante a casa vi suggeriamo un piccolo trucco:

  • appoggia un foglio bianco sullo schermo del tuo computer o tablet e aumenta la luminosità dello schermo al massimo

  • con una matita ripassa leggermente le linee principali del disegno senza premere troppo per non rovinare la tua unica fonte di serie tv e film, potresti pentirtene…

  • ora sei pronto per colorare!

#urbanartistpertorino.

Ispirati dai nostri colleghi e amici tatuatori di Lombardia e Piemonte, noi dell’associazione Il Cerchio E Le Gocce e altri urban-artist abbiamo deciso di dare il nostro piccolo contributo raccogliendo fondi per gli ospedali torinesi che in questo momento stanno combattendo la loro battaglia contro il COVID-19.

Per partecipare all’asta benefica sarà sufficiente fare la propria offerta nei commenti ai post degli artisti che partecipano, taggando la persona che ha fatto l’ultima offerta più alta.
Per sapere quali artisti partecipano segui l’hashtag #urbanartistpertorino

La base d’asta sarà di 50€ (con rilanci minimi di 20€)

L’asta inizierà domenica 5 aprile alle 11 e si concluderà alle 21 di lunedì 6 aprile.

L’offerta più alta tra i commenti vincerà l’asta e si aggiudicherà l’opera.

IL VINCITORE SI IMPEGNERÀ QUANTO PRIMA AD EFFETTUARE IL VERSAMENTO DELL’IMPORTO e dovrà inviare all’artista la ricevuta dell’effettuato pagamento insieme al suo indirizzo. Le spese di spedizione sono a carico dell’acquirente al quale verrà comunicato il preventivo via DM dall’artista non appena indicherete l’indirizzo di spedizione.

Questi sono i nostri suggerimenti per le donazioni:

 

– Città della Salute Torino:

IBAN
IT35F 03069 09219 100000046290

Codice bic/swift BCITITMM

filiale 00518 di Intesa Sanpaolo

Corso Bramante 82, 10126 Torino

intestato all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino.
Indicando nella causale

“Donazione Covid-19” seguito da Cognome, Nome, Codice Fiscale del benefattore

 – Ospedale Mauriziano :

IBAN
IT09J 02008 01138 000040249779

Codice swift UNCRITM1AD8

intestato alla A.O. Ordine Mauriziano di Torino (P.IVA 09059340019),
indicando nella causale: “Donazione Covid-19” seguito da cognome, nome, codice fiscale del benefattore.

-per pagare con paypal o carta di credito:

https://www.specchiodeitempi.org/

Le opere verranno spedite/consegnate appena la situazione ci permetterà di farlo.

Arahmaiani: Politics of disaster

Prossimamente al Pav di Torino / Il corpo come proprietà dell’artista. Un corpo di donna che indossa il costume tradizionale. “My property” si legge sull’epidermide, tra il collo e il petto, come la pagina di un diario in cui qualsiasi altra donna si può ritrovare

Arahmaiani (Bandung 1961, vive a Yogyakarta) ha usato altre volte (ad esempio in His-Story) la scrittura per tradurre il pensiero in azione, come prima di lei altre artiste femministe, tra cui la turca Nil Yalter in The Headless Woman or the Belly Dance (1974).

Non si tratta solo di mettere in discussione il ruolo della donna all’interno di una tradizione patriarcale, la critica esce dalle categorie di genere per intercettare altri scenari: cultura, religione, spiritualità, capitalismo, politica, società globalizzata e, dagli anni ’90, ecologia. È per questo che il curatore Marco Scotini, che aveva conosciuto Arahmaiani nel 2018 alla Biennale di Yinchuan, ha invitato l’artista indonesiana, nota a livello internazionale per il suo radicalismo, la coerenza nonché la personalità da “bad girl” – ha partecipato alla 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e nel 2007 alla collettiva Global Feminism al Brooklyn Museum di New York – a presentare i suoi lavori più emblematici nella mostra personale Politics of Disaster. Gender, Environment, Religion al PAV -Parco Arte Vivente di Torino. Le questioni ambientali diventano di estrema urgenza per Arahmaiani, che si dedica con un’autentica immersione che si protrae nel tempo a lavori partecipativi e comunitari – da The Flag Project a The Tibet Project – incentrati su emergenze come il terremoto, il riciclaggio dei rifiuti, la gestione dell’acqua, la messa a dimora di piante arboree e il recupero di forme di agricoltura biologica – con il coinvolgimento di comunità emarginate come l’ordine di Gelugpa (la scuola più recente di buddismo tibetano) con cui è entrata in contatto nel 2010. È in quel contesto che lei, da sempre sostenitrice dell’inseparabilità di arte/vita, scopre un concetto che è diventato il tòpos del suo pensiero: l’equilibrio tra energia femminile e maschile. Già in un’opera come Etalase (Display Case) del 1994 – per l’artista causa delle minacce di fondamentalisti islamici e di un periodo di esilio, malgrado lei stessa provenga da una famiglia per metà musulmana (il suo cognome è Feisal) e per l’altra induista-buddista – era espressa la volontà di far convivere pacificamente le contraddizioni della società contemporanea rappresentate da oggetti come la bottiglia di coca-cola, i preservativi e, in una sorta di koiné religiosa, la statua di Budda e il Corano. Ma l’ignoranza, alleata fedelissima di qualsiasi dittatura, ha fatto urlare allo scandalo e alla blasfemia.

 

Manuela De Leonardis sulla mostra Arahmaiani. Politics of Disaster. Gender, Environment, Religion, di prossima apertura al PAV – Parco Arte Vivente di Torino

Crediti immagini: Arahmaiani | The Tibet Project (2010 – in corso) | Progetto partecipativo community-based | Courtesy l’artista

L’arte per rialzarci

Nuova asta d’opere d’arte promossa nel Vco da I Lamberti e Il Brunitoio 

L’Associazione I LAMBERTI di Omegna e IL BRUNITOIO di Ghiffa  hanno promosso un’asta di opere artistiche il cui ricavato andrà alla Fondazione Comunitaria del VCO a favore degli ospedali di Omegna, Verbania e Domodossola. All’iniziativa, denominata “L’arte per rialzarci”, hanno aderito artisti di fama nazionale a dimostrazione di come l’arte possa, in momenti di bisogno estremo, diventare un concreto sostegno alla comunità. Questa seconda discesa in campo degli artisti a sostegno di chi si sta battendo per contenere l’emergenza sanitaria ( la prima ha visto raccogliere da I Lamberti circa 3500 euro) si propone di sostenere le azioni della Fondazione Comunitaria del Vco.

In particolare la raccolta fondi servirà per dotare i presidi ospedalieri della zona di strumentazioni adatte ad affrontare l’emergenza,secondo le indicazioni fornite dall’Asl territoriale, e sostenere il personale medico e infermieristico. Un ulteriore obiettivo è rappresentato dal sostegno degli enti no profit operanti nel Vco. Il valore delle 24 opere proposte all’asta non corrisponde al reale valore di mercato ma è stato definito affinché il prezzo possa essere accessibile a tutti. Le offerte potranno pervenire tramite telefono o con messaggio WhatsApp al n. 340 2243654 oppure via mail all’indirizzo di posta ripamonti.paolo@libero.it, indicando il numero di codice dell’opera. L’ iniziativa  terminerà alle 20.00 di giovedì 2 aprile.

M.Tr.

I musei sono sui social, li visiti da casa

Fondazione Torino Musei: GAMPalazzo Madama e MAO sempre visitabili, anche se in remoto

 I musei sono chiusi, ma la Fondazione Torino Musei continua a lavorare con nuovi progetti digitali per rendere le opere, gli spazi, le collezioni e le mostre visitabili anche se #iorestoacasa.

GUARDA

Sui canali Youtube di GAMPalazzo Madama e MAO sono disponibili playlist speciali, con video realizzati dai direttori, dai conservatori, da colleghi e da professori universitari che approfondiscono le collezioni e le esposizioni temporanee:

Con la playlist #AppuntidalMAO, nei giorni precedenti la chiusura del museo sono stati invitati alcuni professori dell’Università degli Studi di Torino affezionati al MAO a scegliere e raccontare le loro opere preferite dalle collezioni del museo. I video sono pubblicati giornalmente anche sui canali Instagram e Facebook, con curiosità sulle opere raccontate.

Nella playlist #StoriedaPalazzo, sono i conservatori di Palazzo Madama che guidano il pubblico ad approfondire opere e spazi del museo situato nel cuore della città.

I video vengono pubblicati giornalmente anche sui canali Instagram e Facebook del museo.

In #GAMconTE, una serie di clip riguardano le opere della collezione permanente, insieme a temi legati alle esposizioni temporanee “Pittura Spazio Scultura” e “Helmut Newton. Works”.

Anche in questo caso i video sono ogni giorno proposti anche sui canali Instagram e Facebook, della GAM.

CERCA

Il catalogo della maggior parte delle opere dei musei è consultabile online. È possibile cercare gli artisti e le  opere preferite nelle collezioni di Palazzo Madama, della GAM e del MAO.

SCOPRI

Grazie al progetto Google Arts & Culture, al quale i musei di Fondazione hanno precocemente aderito, sono on line tante mostre virtuali che portano alla scoperta delle nostre collezioni da punti di vista insoliti e curiosi

Per scoprirle tutte:

Mostre virtuali di Palazzo Madama

Mostre virtuali della GAM

Mostre virtuali del MAO

 

www.fondazionetorinomusei.it

www.gamtorino.it

www.palazzomadamatorino.it

www.maotorino.it

Come disegnare l’arte… da casa

Da lunedì 23 a domenica 29 marzo 2020. Creare bellezza insieme, anche online: torna l’iniziativa di Abbonamento Musei dedicata ai piccoli artisti

Abbonamento Musei non è una semplice tessera: è una comunità, che ora più che mai ricerca arte e bellezza, condividendola anche stando lontani. È questo lo spirito della speciale edizione Disegniamo l’arte…da casa, in attesa di poter stabilire le nuove date dell’edizione 2020, inizialmente prevista per l’ultimo week-end di marzo.

 

Disegniamo l’arte è l’ormai tradizionale appuntamento di Abbonamento Musei durante il quale i visitatori più giovani e le loro famiglie visitano e scoprono in maniera speciale i musei del territorio, disegnando le opere, gli spazi e le architetture che più li caratterizzano, dando così nuove forme e nuovi colori alle realtà museali del territorio: un modo per conoscere e reinterpretare le bellezze del patrimonio culturale e artistico regionale. Date le particolari circostanze, l’evento approda online.

 

Da lunedì 23 fino a domenica 29 marzo 2020 sarà visibile sul sito di Abbonamento Musei una raccolta di immagini inviate dai musei piemontesi aderenti: ci sono ad esempio il Giardino fiorito di Ettore Fico, ma anche la Torre campanaria dell’Abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese, oppure l’Alpe di Siusi fotografata da Luigi Ghirri, il Giardino delle Rose della Reggia di Venaria Reale e molto altro ancora per ispirare e stuzzicare la fantasia dei giovani artisti.

A partire da queste opere, ai partecipanti viene richiesto di copiare, reinterpretare o semplicemente dare sfogo alla loro creatività: vale tutto! L’importante è postare entro la mezzanotte di domenica 29 i prodotti del loro ingegno su Facebook, taggando Abbonamento Musei e usando gli hashtag #disegniamolarte #pigna #iorestoacasa #creoilmiomuseo

Le opere verranno raccolte in una gallery da Abbonamento Musei: in palio per i primi due che si aggiudicheranno il maggior numero di like, un set da disegno firmato Pigna, sponsor tecnico del progetto.

 

Come racconta Simona Ricci, direttrice di Abbonamento Musei: “Disegniamo l’arte è un appuntamento a cui teniamo molto, poiché coinvolge i bambini e i loro genitori in un’attività creativa e originale. Proponendo questa versione online, speriamo che per le famiglie sia un’occasione per utilizzare al meglio questo tempo ritrovato, lasciandosi conquistare dall’arte del disegno”.

 

Informazioni sempre aggiornate e dettagli sul sito: www.abbonamentomusei.it

“I Lamberti”, opere d’arte all’asta nel Vco per l’emergenza sanitaria

L’Associazione omegnese I LAMBERTI, ispirata all’opera e all’insegnamento di Gianni Rodari, nell’intento di aderire all’iniziativa lanciata dalla Fondazione Comunitaria del VCO per la raccolta fondi per l’acquisto di sei Monitor per le sale di rianimazione degli Ospedali di Omegna, Verbania e Domodossola, ha promosso un’asta benefica di alcune opere messe a disposizione da un gruppo di artisti locali ad un prezzo base accessibile a tutti

Si tratta di diciotto opere corredate da un codice da segnalare nel momento dell’offerta da effettuare telefonicamente oppure con messaggio o WhatsApp al n. 3402243654 o via mail all’indirizzo di posta ripamonti.paolo@libero.it. L’asta proseguirà fino alla mezzanotte di Domenica 22 marzo, prendendo in considerazione le offerte più alte.

Un’iniziativa importante, motivata dall’urgenza della raccolta di fondi per l’emergenza imposta dal coronavirus, che ha raccolta l’adesione di artisti e grafici che hanno saputo una volta di più mettere il loro talento al servizio della comunità.

M.Tr.

Vezzolano tra fede, storia e atmosfera

E quando si potrà….una gita anche a Vezzolano e alla sua Abbazia, a poca distanza dalla collina torinese. La chiesa di Santa Maria di Vezzolano merita più di una sosta anche se in questi tempi bui e drammatici è sbarrata come tutti gli altri siti storici

La Canonica di Vezzolano, che chiamiamo solitamente Abbazia per l’atmosfera medioevale e misteriosa che si respira quando si entra o si passeggia nei dintorni sorge nel Comune di Albugnano, nel basso monferrato astigiano. In realtà non è mai stata un’abbazia.

Per farla breve, arrivati a Castelnuovo don Bosco da Chieri, si sale verso Albugnano e si vira a sinistra scendendo per un chilometro in una piccola conca dove si staglia l’abbazia, splendido gioiello del Romanico astigiano, circondata da boschi, vigne, leggende, verdi colline, sentieri per escursionisti e da un favoloso panorama che guarda verso Superga, l’imbocco della Val Susa e naturalmente l’onnipresente Monviso. Una suggestiva leggenda è legata alla figura di Carlo Magno. Un giorno dell’anno 773 l’imperatore stava cacciando nei boschi intorno a Vezzolano. D’improvviso gli apparvero di fronte tre scheletri usciti dalla tomba. La paura fu tale che cadde da cavallo, un eremita lo aiutò a riprendersi e lo invitò a pregare Maria Vergine. A quel punto Carlo Magno decise di costruire proprio in quel luogo una grande chiesa. La leggenda del re Franco fu ben sfruttata da un canonico di Vezzolano nel Settecento per raccogliere fondi dai nobili della zona e ristrutturare l’Abbazia decadente. Ma la notizia di questi giorni è straordinaria: il 2019 è stato un anno record per l’Abbazia visitata da quasi 50.000 turisti. Un anno eccezionale che conferma l’interesse crescente dei visitatori per il Romanico, dai monumenti alle chiese, dalle cappelle votive ai castelli. Tutti pazzi per il Romanico astigiano, si direbbe, che conquista sempre più gente e individua nella storica Abbazia il pezzo più pregiato. Secondo l’associazione culturale “In.Collina”, lo scorso anno i visitatori, italiani e stranieri, che hanno apprezzato i monumenti del Romanico astigiano sono stati 46.000, diecimila in più di due anni fa. Un prezioso patrimonio artistico che resta aperto, anche d’inverno, grazie all’impegno di decine di volontari dell’associazione astigiana. L’Abbazia è aperta sei giorni su sette per nove mesi su dodici e i fine settimana nel periodo autunno-inverno. Eretta nel 1095, mentre in Europa ci si preparava alle Crociate, è uno dei principali monumenti romanici medioevali del Piemonte. Quasi mille anni fa sorse come Canonica dell’Ordine di Sant’Agostino e il primo documento a noi noto è l’atto di investimento del 17 febbraio 1095. La chiesa è dedicata allaVergine Maria al cui culto erano dedite le canoniche di Sant’Agostino e molto ricca è l’iconografia mariana conservata nel complesso. L’interno con la sua architettura romanico-gotica è composto da due navate, centrale e sinistra mentre la navata a destra è stata inglobata nel bellissimo chiostro abbellito da numerosi affreschi del Trecento. Di particolare pregio il pontile che suddivide la navata centrale, realizzato in arenaria grigia monferrina, su cui sono raffigurati i Patriarchi e le Storie della Vergine. Nel giardino antistante si può anche ammirare il meleto dell’abbazia in cui si recuperano antiche varietà di mele. Il sito dell’associazione culturale informa che, a causa dell’emergenza virus, la Canonica di Vezzolano rimarrà chiusa fino al 3 aprile.

Filippo Re

Nicola Galante. Mite animatore di paesaggi silenti

A cinquant’anni dalla scomparsa, una lodevole retrospettiva alla Fondazione Giorgio Amendola di Torino

Mostre e musei sono sottoposti alle limitazioni previste dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri relativo all’emergenza sanitaria. Per le visite future seguire gli aggiornamenti legati all’evolversi della situazione

Fino al 15 marzo

Di elementare, imbarazzante semplicità l’impaginazione grafica. Pochi, essenziali elementi. I colori puri, accesi e improbabili in campiture nette di rigorosa trama disegnativa, “addirittura ‘gridati’ – scriveva negli anni Sessanta il grande Marziano Bernardi in quegli squilli dei rossi, dei verdi, dei turchini”. E’ il periodo della completa e definitiva libertà creativa, guadagnata dall’ormai settantenne (nel decennio Cinquanta – Sessanta) Nicola Galante, quella ben espressa nella“Bottiglia verde”, olio su tela del ’53 che fa da esemplare immagine-guida alla mostra e che, insieme ad un’altra significativa serie di opere, testimonia il definitivo traguardo fauve-espressionistico di un percorso operativo multiforme e curioso ma sempre attento alla pacata e lirica artigianalità del racconto pittorico.

Dalle prime xilografie (realizzate nel 1912 per illustrare il prezioso libro “Torino mia. Impressioni di uno straniero” dell’amico e critico d’arte Kurt Seidel, che gli aprirà le porte attraverso un proficuo contatto con Ardengo Soffici, alla collaborazione con la rivista “Lacerba”), alle opere pittoriche prodotte dagli anni Venti di chiara infatuazione per le “modernità” di Cézanne e Braque, attraverso gli “erramenti momentanei” (Soffici dixit) per il Futurismo, fino all’esasperata semplificazione delle forme ispirate ai “Valori plastici” di un Rosai o di un Morandi o di un Carrà, così come alla breve avventura “europeista” (dal gennaio del ’29 al maggio del ’30) all’interno del Gruppo dei Sei di Torino in quella fruttuosa “enclave” d’intellighenzia subalpina dominata dall’influenza didattica di Felice Casorati e morale di Piero Gobetti – nonché dalla generosa e provvidenziale presenza amica di Lionello Venturi, Edoardo Persico e Riccardo Gualino – la rassegna, ospitata fino al 15 marzo negli spazi della Fondazione Giorgio Amendola di Torino, assembla in tutto una sessantina di opere (alcune mai esposte) fra xilografie, disegni e dipinti messi a disposizione da gallerie e collezionisti privati. Curata da Luca

Motto e impreziosita da un acuto testo di Pino Mantovani, la retrospettiva nasce dalla volontà di ricordare il cinquantenario dalla morte di Nicola Galante, abruzzese di Vasto (dove nasce il 7 dicembre 1883), ma torinesissimo d’adozione, se si pensa che, sotto la Mole, Galante si trasferisce nel 1907 (dove intraprende una pregevole attività di artigiano – xilografo, dopo aver studiato ebanisteria alla Scuola di Arti e Mestieri di Chieti) per scomparirvi il 5 dicembre del 1969. Lodevole dunque l’iniziativa della Fondazione di via Tollegno presieduta da Prospero Cerabona, tanto più se si pensa che più di quarant’anni sono ormai passati dall’ultima, davvero esauriente, mostra torinese dedicata nel ’77 a Galante e tenutasi nel Foyer del Regio, con la curatela di Renzo Guasco, fra i massimi studiosi ed estimatori dell’artista abruzzese. Così coraggioso da affidarsi in toto, negli ultimi anni di un lungo e meticoloso percorso artistico ben sintetizzato in mostra, all’accensione di colori rubati agli spazi imprevisti e imprevedibili dell’immaginifico.

Suoi e solo suoi. Che lo portano, in maniera convinta, a passare dalle prime lievi e delicate vedute torinesi o dalle solide corpose narrazioni paesistiche della “Campagna di Pavarolo” come delle “Case” del ’30 a inventarsi nature morte con “Pere blu su piatto rosso” o con “uccelli e bottiglie” fino ai pensosi bizzarri autoritratti “con i capelli azzurri” o “verdi”. Opere che, finalmente – dopo tanto peregrinare per le strade più impervie e fascinose dell’arte del Novecento – qualificano la singolarità di un pittore di razza “che al prestigio di essere artisti – scriveva, all’indomani della sua scomparsa, Luigi Carluccio chiedono soltanto una cosa: servire con profonda umiltà, con religiosa devozione e quindi con assoluto disinteresse la naturale vocazione”.

Gianni Milani

 

“Nicola Galante. Mite animatore di paesaggi silenti”

Fondazione Giorgio Amendola, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 15 marzo

Orari: dal lun. al ven. 10/12 – 15,30/19, sab. 10/12,30

Nelle foto:

– “Bottiglia verde”, olio su tela, 1953
– “Piazza San Giovanni”, xilografia, 1912
– Campagna di Pavarolo”, pastello su carta, s. d..
– “Case”, olio su tela, 1930
– “Pere blu su piatto rosso”, olio su tela, 1961
– “Autoritratto con i capelli verdi”, olio su tela, s. d.