ARTE- Pagina 15

Pietro Baroni: “J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans”

Alla Galleria “BI-Box Art Space” di Biella, e per la prima volta in Piemonte, una mostra personale del fotografo milanese 

Fino al 21 dicembre

Fino al 7 dicembre ancora visibile la retrospettiva di Letizia Battaglia

Biella

I suoi “attori” sono uomini e donne della porta accanto. Attori improvvisati, ma ben partecipi del compito assegnatogli. Ritratti in bianco e nero, che ti scuotono dentro, forse più di quanto, scossi, lo siano essi stessi. Immagini che ti imprigionano nella più ingarbugliata rete della comprensione e ti fanno, quasi, stare a distanza per non essere coinvolti in situazioni esistenziali quanto meno inquietanti o, al contrario, ti inducono ad avvicinarti per scorgere in quegli occhi, muti di emozioni sensazioni e passioni, le voragini in cui sono inciampati, rotolando in un fitto buio che nasconde loro vie di fuga e di salvezza. Dice l’artista: “Corpo, identità ed emozioni sono le mie parole chiave”. E qui, di quelle parole, non ne manca una. Sono perfetti, in tal senso, gli scatti del fotografo milanese Pietro Baroni(“Emerging Photographer of the Year” 2017 per “Lens Culture”), instancabile viaggiatore in Paesi e in anime di tutto il mondo, “per raccogliere e respirare – racconta – storie umane”. Scatti ospitati fino a sabato 21 dicembre – per la prima volta in Piemonte, dopo essere stati fra le tante città a New York e a Roma – negli spazi della Galleria “BI-Box Art Space” di Biella. Curata da Irene Finiguerra, la mostra mette insieme 40 opere, di cui una dozzina visibili in formato fotografico e le altre attraverso un video.

Da “I fiori del male” (1857) di Charles Baudelaire il titolo della rassegna: “J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans – Ho dentro più ricordi che se avessi mill’anni”. Ricordi grevi che per il “poète maudit” si fanno “spleen”, “cupa malinconia”, specchio di uno stato d’animo che è “noia e angoscia d’esistere”. Sentimenti da cui appare ammaliato anche Baroni in foto scattate a persone sconosciute, rintracciate (pensate un po’!) tramite una “call online”.  Persone di diverse etnie, ceto sociale, età, diverse tra loro in ogni modo possibile. Al momento dello scatto, il fotografo ha chiesto loro di concentrarsi sui “loro segreti inconfessabili”, quelli che ognuno custodisce dentro di sé. Il risultato è una serie di volti sofferenti, sorpresi, melanconici, in pena, attoniti, arresi. “Queste opere – commenta Enrichetta Buchli, docente e psicoterapeuta – mostrano un grande potere psichico, quello di toccare profondamente le corde emotive dello spettatore. Impossibile rimanere indifferenti o piuttosto pronunciare il solito vago commento, bello, non bello, mi piace o non mi piace”. Sul giudizio critico non ci piove. Baroni conosce bene il suo mestiere. Baroni è un eccellente artista-fotografo.

Ma i suoi ritratti esigono pur anche un’interpretazione ed una riflessione di tipo psichico e analitico. E a ciò lo stesso Baroni non si sottrae, ben sapendo di farne cifra stilistica che, ancor più, richiama una curiosa interpretazione delle sue opere. Di quei volti “persi”, fra rughe e imperfezioni della pelle, mentalmente gracili su quelle “spalle nude”, indifese, com’è totalmente indifeso il corpo che nell’abito vede solo “apparenza e mascheramento”. Annota ancora Enrichetta Buchli: “Alcuni ritratti sembra cerchino di comunicare con un invisibile altro, ma senza successo, privi di ascolto, di comprensione. Della presenza empatica dell’altro. E’ decisamente originale l’abilità di Pietro nel far percepire questa invisibile presenza dell’altro, un amico, un partner, un collega, un genitore … magari fonte di dolore. Certo non è l’obiettivo della macchina fotografica”. Verissimo! Baroni non cerca redenzioni. Ai suoi personaggi lascia piena libertà di vivere le loro (e delle loro) impenetrabili assenze e frustrazioni.

Fino a sabato 7 dicembre, “BI-Box” ospita contemporaneamente anche un’altra mostra fotografica, dedicata alla grande, di fama internazionale,Letizia Battaglia (Palermo, 1935 – 2022), prima donna fotografa a essere assunta da un giornale italiano (“L’Ora” di Palermo), famosa per aver documentato dal ’74 gli anni di piombo della sua città, scattando foto dei delitti di mafia e di periferie preda di disperazione e criminalità. Suoi gli scatti, acquisiti al processo, all’“Hotel Zagarella”, con gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti e prima fotoreporter (6 gennaio ’80) a giungere sul luogo dell’omicidio di Piersanti Mattarella. “Fotografa della mafia”, ma non solo, come testimoniano le  ventiquattro fotografie esposte a Biella, già parte della rassega “Passione, Giustizia e Libertà” curata e voluta dalla Compagnia “Viartisti Teatro”, ospitata nel 2006 nelle sale del “Museo Diffuso della Resistenza” di Torino, e poi donate alla regista Pietra Selva.

Gianni Milani

“J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans”

“BI-Box Art Space”, via Italia 38, Biella; tel. 015/3701355 o www.bi-boxartspace.com

Fino al 21 dicembre

Orari: giov. e ven. 15/19,30; sab. 10/12,30 e !5/19,30

Nelle foto: Pietro Baroni “Souvenirs” e parte dell’allestimento della mostra di Letizia Battaglia

Dalla Russia a Chieri… in nome dell’arte

Per tutto il 2025, l’artista russo Lev Nikitin sarà “in residenza” al “Museo del Tessile” chierese

Mercoledì 4 dicembre la presentazione alla Città

Chieri (Torino)

Sarà Chieri la sua seconda casa e il luogo ambientale e culturale, dove trovare nuove, sicuramente importanti, fonti di ispirazione al suo lavoro.

Pittore, scenografo teatrale e fashion designer, è all’artista russo (naturalizzato italiano) Lev Nikitin che la “Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile” ha assegnato la “residenza d’artista”, per tutto l’arco del 2025.

Suo l’“Autoritratto”, riportato in apertura d’articolo. L’immagine è di grande forza di segno e di colore, specchio di inquietanti emozioni tracciate nella ruvida apparenza di un volto che è grido privo di voce, figlio di forti tormenti dell’anima, concretizzati in quel fastidioso “assalto” di insetti – farfalle, falene? – simbolo dell’anima immortale per il mondo greco-romano e di “Resurrezione” per i Padri della Chiesa e nell’arte cristiana dal Medioevo in poi. Lev non sembra quasi accorgersene. Le loro “carezze” o il loro fastidioso ronzare passano inosservate e paiono non attenuare la costante muta angoscia di un oscuro quotidiano.

Nato in Kazakistan nel 1985, Lev Nikitin si è laureato in “Arti Visive” all’“Università di Voronezh”, città non distante dal confine ucraino, nel 2009, per poi diventare docente di “Pittura” all’ “Accademia Tessile di Ivanovo (IGTA)”, a 300 chilometri da Mosca. Nel 2021 ha conseguito la “Laurea Magistrale in Filosofia e Teoria dell’Arte Contemporanea” all’“Istituto Baza” di Mosca. Nel corso della sua carriera ha esposto soprattutto in Russia, ma anche a Taiwan, Finlandia, Montenegro e più recentemente in Italia. Contestualmente, ha lavorato nell’ambito del costume e della scenografia teatrale oltre che nell’industria della moda.

A Chieri, Nikitin ha trovato la sua seconda casa, un rifugio dalla guerra e dalla discriminazione per orientamento sessuale, di cui ha difeso la libertà di scelta attraverso coraggiosi progetti artistici. Nel 2024, pur svolgendo alcune operazioni a titolo volontario per il “Museo del Tessile”, ha collaborato con la “Fondazione” chierese professionalmente, realizzando produzioni sartoriali di scena su commissione del “Cirko Vertigo – Accademia di Circo Contemporaneo”, con sede in Piemonte a Grugliasco e a Mondovì.

Nel 2025 esporrà l’esito di un “progetto artistico” in fieri in una mostra al “Museo del Tessile” di Chieri.

Frattanto, per presentarsi alla cittadinanza, mercoledì 4 dicembredalle ore 15 alle ore 17, terrà un workshop destinato ai bambini dai 6 ai 12 anni.

Adiuvato da Carla Pedrali (modellista e tessitrice), guiderà i più piccoli a realizzare una “corona natalizia” con materiali tessili nella sala studio della “Fondazione” (ingresso: via Giovanni Demaria, 10).

Il laboratorio è gratuito e aperto a 15 bambini fino a esaurimento posti.

Per prenotarsi, scrivere a: prenotazioni@fmtessilchieri.org

g.m.

Nelle foto:

–       Lev Nikitin “Autoritratto”

–       Lev Nikitin

–       Corona natalizia

Due Madonne col Bambino. Gentileschi e Van Dyck a confronto

Due capolavori dalla collezione Corsini” in mostra a Torino

Nell’ambito della rassegna “L’Ospite illustre”

La mostra espone due opere prestigiose di Orazio Gentileschi e Antoon van Dyck, entrambe conservate presso la Galleria Corsini di Roma.

La Madonna col Bambino dipinta a Roma da Orazio Gentileschi intorno al 1610 e la Madonna della paglia di Antoon van Dyck, realizzata a Genova tra il 1625 e il 1627, fin dal Settecento si trovavano a confronto nella “Galleria nobile” di Palazzo Corsini alla Lungara a Roma, la sala destinata ad accogliere i capolavori selezionati dal cardinale Neri Maria Corsini.

Dieci anni circa separano i due quadri, che costituiscono due diverse interpretazioni della cosiddetta “Madonnadel latte”, un’iconografia fortunatissima, nata per visualizzare concretamente il ruolo di Maria come madre di Cristo.

Il quadro di Gentileschi testimonia la novità della rivoluzione di Caravaggio e della pittura “dal naturale”, in cui il tema sacro è trasformato in un momento intimo e quotidiano. L’essenza dell’opera è infatti tutta nell’umanissimo scambio di sguardi tra la madre e il figlio, che allunga la mano per tirarle la veste. Se non fosse per l’aureola e i consueti colori rosso e blu dell’abito, la Vergine potrebbe essere una qualsiasi ragazza del popolo, abbigliata secondo la moda romana dell’epoca, così come il Bambino con il suo sgargiante vestito giallo.

Van Dyck, invece, sulla scia dei grandi maestri del Rinascimento italiano, reinterpreta il tema con una forte densità simbolica, inserendolo nel contesto della Natività. In ossequio ai dettami del Concilio di Trento, evita di mostrare un’immagine “sconveniente”, coprendo il seno di Maria con la testa del bimbo addormentato, ma lasciando la veste abbassata per alludere all’allattamento. Una serie di dettagli sottolinea poi la morte e resurrezione di Cristo: dal viso della Vergine, assorto e malinconico, alla nuvola scura che irrompe nella capanna, fino alle spighe che danno il nome al quadro e i cui steli formano una croce in primo piano.

 

DOVE

Gallerie d’Italia – Torino

QUANDO

Dal 27 novembre 2024 al 12 gennaio 2025

BIGLIETTI

Intero 10€, ridotto 8€, ridotto speciale 5€ per clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo e under 26; gratuità per convenzionati, scuole, minori di 18 anni, dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo, prima domenica di ogni mese

 

“Sensitive Stones”, un’opera di Andrea Caretto e Raffaella Spagna

 

 

Il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, sabato 30 novembre prossimo, presenta il progetto “Sensitive stones”, una liloteca Esperienziale, che coincide con l’attivazione dell’opera di Andrea Caretto e Raffaella Spagna, presentata nell’ambito della mostra “Mutual Aid-Arte in collaborazione con la natura”. L’opera del duo artistico Caretto-Spagna è stata presentata nella biblioteca di Rivoli ed è rappresentata da un’installazione interattiva fondata sull’incontro intimo e personale tra soggetti umani e minerali. “Sensitive Stones. Progetto per una litoteca Esperienziale” si compone di una collezione di ciottoli e blocchi di roccia raccolti dagli artisti su vari siti della Val Seriana, in particolare nel territorio di Alzano Lombardo. In seguito levigate e lucidate, queste pietre lisce e lucenti, ma dalla forma inalterata, sono messe a disposizione del pubblico per un prestito temporaneo tramite una modalità simile a quella adottata dai libri in biblioteca.

La coppia artistica Caretto-Spagna coinvolge le persone auspicando che il contatto e l’intimità con questi oggetti, corredati di scatole di legno e taccuini per appunti, generino nel fruitore una relazione di inedita interdipendenza, convivenza e incontro con il mondo animale e i suoi microracconti.

Nel corso dell’attivazione gli artisti raccontano il procedimento di selezione e preparazione delle pietre e invitano a sperimentare i molteplici usi delle rocce, dalla pura contemplazione allo studio fino all’esplorazione di diverse forme di contatto, come il portarle nelle proprie tasche o posizionarle sotto il cuscino per favorire l’incontro notturno con dimensioni inconsce differenti.

Nella giornata di sabato l’attivazione dell’opera è prevista dalle 12 alle 13, dalle 16 alle 17 e dalle 17 alle 18. Ogni sessione è preceduta da una visita guidata alla mostra “Mutual aid. Arte in collaborazione con la natura”, a cura del Dipartimento di Educazione del Museo alle 11, alle 15 e alle 16.

L’appuntamento si inserisce nell’ambito del progetto di public program “Vibrant Natures. On telluric Cosmologies”, a cura di Guido Santanadrea e Marianna Vecellio e nato dalla collaborazione tra Almanac, castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea e Orti generali.

Il programma prosegue la riflessione iniziata con “On decay and rebirth”, realizzato tra febbraio e marzo 2024, mantenendo come base di ricerca i caratteri di complessità, pluralità, coesistenza e reciprocità propri della natura. Fil rouge del percorso lo sviluppo di un pensiero ecologico e di una coscienza ambientale che riposizioni l’umano all’interno della natura, rispondendo all’urgenza di sviluppare politiche di resistenza alle economie di sfruttamento della natura fondate sul superamento dell’opposizione tra oggetto e soggetto, tra natura e cultura, tra umano e non umano.

Offrendo una ridefinizione del concetto di natura come agente attivo e vitale, “Vibrant natures On telluric cosmologies” esplora come artisti e ricercatori di diversi ambiti riflettano sulle possibilità di azione e influenza di entità non umane, ponendole come condizioni necessarie per mettere in discussione le condizioni che hanno condotto all’attuale crisi climatica e ambientale.

 

Mara Martellotta

Galleria Malinpensa by La Telaccia: le donne protagoniste nell’arte

Informazione promozionale

“Le donne nell’arte” sono protagoniste della mostra in programma da martedì 26 novembre al 7 dicembre prossimo presso la galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia. Le quattro artiste dell’esposizione, curata dalla direttrice artistica Monia Malinpensa, sono Alessandra Cardi, Anita Clemente, Ines Tropeani e Luisa Piccoli.

L’artista Alessandra Cardi vive e lavora a Montebelluna, in provincia di Treviso. Senza un’educazione scolastica in ambito artistico ha manifestato già dalla giovinezza una particolare propensione per l’equilibrio di colore delle linee. Il suo istinto la conduce a avvicinarsi all’arte astratta, che sente molto vicina a quel mondo interiore che diventa propulsore creativo quando si avvicina a una tela. Esprime con il suo linguaggio pittorico emozioni profonde, finalizzate a una ricerca interiore altamente riflessiva. I suoi soggetti astratti, che sono caratterizzati da elementi figurativi dal tratto volutamente non compiuto, evolvono in una rappresentazione ricca di dettagli formali e di aspetti simbolici. Il segno incisivo si libera in una astrazione poliedrica di pura espressione in cui l’utilizzo di materiali diversi, quali la corda, regalano all’opera dimensione sensoriale del tutto suggestiva in grado di lasciare spazio di interpretazione allo spettatore.

L’artista Anita Clemente, nata a Milano nel 1977, da sempre attratta dall’arte in ogni sua forma, si approccia al disegno, alla pittura e al genere figurativo. Sentendosi limitata dalla staticità della pittura, si avvicina in momenti più recenti al mondo fotografico e lo riconosce come un mezzo, più che come un fine. Non si limita alla sola rappresentazione figurativa, ma trasforma la materia attraverso interventi di innovativa combinazione e di complessa progettualità, dove è evidenziato un iter che la contraddistingue. Frammenti di fotografie e moduli pittorici si liberano costantemente nelle sue installazioni, giocando con i pieni e i vuoti per creare un aspetto tridimensionale di ampio stile personale. Si tratta di un’artista capace di unire diverse tecniche con una stesura valida e suggestiva che spazia in modo magistrale dal figurativo all’astratto.

 

Ines Tropeani, nata a Montebelluna, in provincia di Treviso, nel 1989, frequenta l’Istituto d’Arte dove si diploma in Grafica Pubblicitaria e Fotografia, per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea in Discipline e Arti dello Spettacolo. Fotografa e scenografa, unisce l’approccio naturalistico e realistico con una sensibilità speciale e meticolosa nei dettagli, riflettendo una profonda e attenta analisi del soggetto. L’artista ha la capacità di trasformare un semplice paesaggio o elemento naturalistico in una rappresentazione intensa, che vive di emozioni e stati d’animo ricorrenti. La composizione del soggetto fotografico assume un ruolo fondamentale nel suo iter, che si carica di luci e di ombre magistrali in un perfetto connubio.

 

L’artista Luisa Piccoli, nata a Bisceglie, in provincia di Bari, nel 1953, ha conseguito la maturità classica e ha frequentato l’Accademia d’Arte di Bari. È pittrice, scultrice, scrittrice, poeta e scenografa. Utilizza un linguaggio di grande spessore umano e porta alla luce una figurazione di notevole tensione lirica e di poetica creatività, che si distingue rilevante e personale. L’artista concepisce opere sulla condizione umana e sociale con profonda essenza emotiva, offre al fruitore importanti spunti di riflessione e significativi messaggi, sempre con rispettabilità e sentimento. Si tratta di racconti di pura contemplazione che suscitano emozioni, e svolgono una funzione molto impegnativa e simbolica.

 

Mara Martellotta

 

“Destini in discesa” in mostra al Museo MIIT

Il Museo MIIT di Torino, Italia Arte e galleria Folco curano e organizzano dal 25 novembre la mostra “Destini in discesa” in occasione della giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra, appunto, il 25 novembre. L’inaugurazione della mostra avverrà alle 19.30 e sarà accompagnata, alle 20.30, dalla presentazione del libro di Mariaflora Sartor “Destini in discesa” Golem edizioni. Come recita il titolo dell’esposizione, essa è dedicata al mondo della donna, alle artiste che da sempre dedicano la propria creatività alla figura femminile e alle problematiche che ne hanno segnato e continuano a segnare il percorso esistenziale.

Accanto agli autori contemporanei sarà anche presentata una selezione di opere di autori storicizzati, da Francesco Messina a Novella Parigini, da Marc Chagall a Innocente Salvini, esponenti di fama del Novecento che hanno riservato alla figura della donna un posto primario nella loro produzione. Sono in esposizione, tra gli altri, opere di Marco Barnabino, Federica Bertino, Milena Buti, Patrizia Caffaratti, Liliana Cavigioli, Mariell Chirone Guglielminetti, Michele Di Leo, Laura Fasano, Mattia Fassi, Enrico Frusciante, Vito Garofalo, Maria Pia Giacomini, Francesca Guetta, Barbara Pecorari, Luigia Rinaldi, Anna Rota Milani, Marilena Visini.

La mostra, visitabile in corso Cairoli 4, presso il Museo MIIT, rimarrà aperta fino al 5 dicembre prossimo con orario dal martedì al sabato ore 15.30-19.30

 

Mara Martellotta

Riapre, sotto una nuova gestione, il Museo Carol Rama

Da sabato 30 novembre 2024 riapre al pubblico la Casa Museo di Carol Rama, posta in via Napione  15 a Torino, dopo essere stata chiusa per nove mesi. La gestione della casa, che era stata affidata all’Archivio Carol Rama, è ora nelle mani della Fondazione Sardi per l’arte. Si potrà tornare a visitare la casa di Vanchiglia dove l’artista torinese di fama internazionale ha abitato e lavorato dagli anni Quaranta fino alla sua morte, avvenuta il 24 settembre 2015.

La riapertura della Casa Museo di Carol Rama si accompagna  a una nuova veste grafica curata dai designer Paolo Cagliero e Alex Steiner, noti per altri lavori torinesi, quali quelli alla Fondazione Giulio e Anna Paolini.  Inoltre è  stato lanciato un sito web rinnovato www.casamuseocarolrama.it, che consente di prenotare la visita limitata ad un numero di cinque persone per turno.

La casa Museo di Carol Rama, che ha ospitato  l’artista per decenni, è un luogo carico si suggestioni dove si fondono le tracce della sua vita e della sua arte. Dalla metà del XX secolo fino alla sua morte nel 2015, Carol Rama ha trasformato il suo appartamento  in un’installazione unica, arricchita da opere sue e di altri artisti molto noti, come Man Ray e Andy Warhol, oggetti d’arte primitiva, fotografie e molti cimeli. Lo spazio era inizialmente un appartamento borghese, poi diventato “magazzino dell’anima”, come lo definiva la stessa Carol Rama, ove in ogni angolo è raccontata una storia.

La Fondazione Sardi per l’Arte, istituzione privata torinese fondata nel 2014 da Pinuccia Sardi, ha scelto di dedicare gran parte della propria attività alla conoscenza, promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea,  con un particolare focus sull’arte di Carol Rama. Nel 2019 la signora Sardi ha acquisito i beni custoditi nella casa e sottoposti al vincolo della Soprintendenza,  dandoli in comodato all’Associazione Archivio Carol Rama, che si è occupata anche delle visite alla casa museo al marzo 2024, quando gestione della casa Museo e dei tour guidati sono stati affidati dalla signora Sardi alla Fondazione Sardi per l’arte.

I tour guidati, in italiano e in inglese, sono possibili martedì e giovedì alle18, mentre sulla base di altre richieste potranno essere attivati tour alle 15 e 16.30. Al sabato visite guidate alle 10 e alle 16, con tour aggiuntivi su richiesta alle 11.30, 16.30 e 18.

Nel 2014, grazie al sostegno della Fondazione Sardi per l’Arte, è stato pubblicato il volume dedicato alla casa di Carol Rama e intitolato “Il magazzino dell’anima”, con fotografie di Bepi Ghiotti e testi di Cristina Mundici.

Mara Martellotta 

foto Nick Ash

Gianfranco Coltella in mostra da Morabito: “Immaginazione e materia-quando l’arte incontra il diritto”

Lo Studio Legale Tributario Morabito inaugura giovedì 5 dicembre 2024 la mostra dell’artista

 

La scultura che viene presentata si intitola Dinamica 1, ed è stata realizzata dall’artista nel 2024. È assente il piano orizzontale, tutto appare in tensione, come elementi che, dispersi nello spazio per un tempo breve, incrociano le loro frequenze cromatiche per poi proseguire nella loro traiettoria cosmica.

“L’astratto è il luogo dell’immaginario – spiega l’artista Gianfranco Coltella – chi osserva attentamente un quadro o una scultura astratta può crearsi una sua rappresentazione immaginaria e ricavarne uno stimolo e un’emozione. L’immaginazione è la capacità della mente di essere creativa (produrre qualcosa che prima non c’era) e l’arte è un veicolo, uno strumento per condurre chi ne fruisce a sviluppare questo meraviglioso dono della natura umana. Immaginazione è la capacità umana di creare immagini in azione, ciò che più in alto si possa creare con la mente. Ogni reazione di fronte all’opera di un artista è il riflesso del proprio anima, ci specchiamo a un livello inconscio, l’arte fa emergere il lato più profondo del nostro Io. Possiamo provare indifferenza, rabbia, commozione, indignazione, ilarità, gioia, allegria, leggerezza, tristezza, ma qualsiasi sia la nostra reazione scaturisce da un bisogno di nutrimento essenziale imprescindibile nell’uomo”.

La mostra racchiude con le varie opere l’esperienza e l’evoluzione creativa dell’artista. Per Coltella l’arte astratta è un viaggio nell’Immaginazione, un luogo in cui lo spettatore può lasciarsi toccare dalle emozioni. Con la sua scultura intitolata Dinamica 1, l’artista esplora la tensione tra forma e movimento, invitando il pubblico a riflettere sul proprio mondo interiore. L’artista vede l’immaginazione come un dono della natura umana e considera l’arte il veicolo per risvegliare queste capacità, nutrendo l’animo oltre i bisogni materiali.

Lo Studio Legale Tributario Morabito, oltre a operare nel Diritto Commerciale e nell’assistenza tributaria, è specializzato in Diritto dell’Arte. Grazie a un’esperienza solida e consolidata, i professionisti dello Studio offrono soluzioni efficaci per affrontare sfide legali e tributarie complesse, assistono gallerie d’arte, artisti e organizzazioni artistiche, fornendo consulenza legale e tributaria sia in ambito giudiziale che extragiudiziale.

Gianfranco Coltella nasce a Saluzzo e si diploma all’Istituto d’Arte, in seguito si laurea alla Scuola Politecnica di Design SPD di Milano, avendo come docenti Bruno Munari, Nino Di Salvatore, Attilio Marcolli e Augusto Garau. Ha lavorato come designer per importanti studi di architettura di Milano come Gregotti & Associati, King&Miranda, De Pas d’Urbino & Lomazzi.

La mostra è visitabile su invito giovedì 5 dicembre 2024 dalle ore 17.30 alle ore 21, presso lo Studio Morabiro, in piazza Statuto 10.

 

Mara Martellotta

“Percorsi di donna”, mostra evento di UIL Pensionati Piemonte per celebrare la creatività femminile

In occasione della giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle donne, quattro donne pensionate portano in mostra il loro talento artistico presso l’Ufficio H della UIL Pensionati Piemonte, in via Bossoli 97, nel quartiere del Lingotto.

Annita Fanti, Caterina Spagnolo, Maria Teresa Berta e Eleonora Vergara sono le protagoniste di questa esposizione dal titolo Percorsi di donna, che celebra la creatività femminile come strumento di rinascita, riflessione e lotta contro ogni forma di violenza.

L’evento, il primo del genere organizzato dalla UIL Pensionati Piemonte e da ADA Piemonte, sarà inaugurato dall’assessore alle Pari Opportunità Jacopo Rosatelli, con una cerimonia prevista per le 13.30. Per l’occasione sarà offerto un ricco buffet. Le opere rimarranno esposte fino al 29 novembre alle ore 13.30.

La mostra nasce con l’intento di valorizzare la terza età come momento di ritrovata libertà in cui le donne possono esprimere il loro potenziale, coltivare nuovi sogni e dimostrare che la creatività non ha età. Le opere esposte, ricche di colori, materiali e tecniche differenti rappresentano non solo un cammino personale, ma anche una testimonianza della forza e della resilienza delle donne.

“Con la pensione, la vita ci restituisce il tempo e la libertà per riacquisire la propria centralità- sottolinea Patrizia Suman – segretaria del coordinamento di UIL Pensionati Piemonte – questa mostra vuole proporre un esempio concreto di come sia possibile, anche in età avanzata, esplorare nuovi orizzonti, riscoprire la propria creatività e portare avanti un messaggio di rispetto e dignità”.

Le artiste sono quattro: Annita Fanti, pittrice figurativa impressionista, famosa per l’uso di colori vivaci e la partecipazione a mostre collettive; Caterina Spagnolo, autodidatta, appassionata che predilige la pittura ad olio e che ha affinato le sue tecniche presso l’Unitre di Grugliasco; Maria Teresa Berta, artista poliedrica che combina materiali innovativi nelle sue opere, tra cui malti, gessi e perline; Eleonora Vergara, esperta di tecniche decorative mix media, con una particolare attenzione verso la pittura acrilica.

Un impegno per la parità di genere organizzato dal coordinamento donne della UIL Pensionati Piemonte. Non vuole essere solo una esposizione d’arte, ma l’occasione per fermarsi e riflettere sul significato profondo del rispetto e della dignità. L’invito è apert a tutti, affinché attraverso l’arte si possa promuovere un senso di società più equa e consapevole.

 

Mara Martellotta

La casa più “sottile” al mondo, a Torino la sfida vinta dall’Antonelli

CARTOLINE DA TORINO

Il nome ufficiale è Casa Scaccabarozzi, ma è conosciuta dai torinesi come Fetta di polenta, la curiosa abitazione sita nel quartiere Vanchiglia, all’angolo tra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo. Fu progettata da Alessandro Antonelli (Francesca Scaccabarozzi, era la nobildonna che divenne sua moglie). I due abitarono nell’edificio per pochi anni, anche per dimostrare che una casa così curiosa poteva essere realmente solida e abitata. L’ origine del suo soprannome è dovuta alla  pianta trapezoidale dell’edificio, con uno dei prospetti laterali di appena cinquantaquattro centimetri. Il quartiere Vanchiglia nacque verso il 1840  per volere della Società Costruttori di Vanchiglia, con la collaborazione dell’architetto Antonelli, che in seguito realizzò la Mole Antonelliana e anche altri edifici residenziali nel quartiere. Quale compenso per i lavori gli fu donato  anche il  terreno sull’angolo sinistro di Via dei Macelli, coincidente con l’attuale via Giulia di Barolo. Poiché l’area èera di piccole dimensioni, per sfida decise  di costruire un edificio con un appartamento per ciascun piano, nonostante il minimo l’esiguo spazio, recuperando in altezza ciò che non poteva  in larghezza. La scommessa fu vinta e l’Antonelli donò l’edificio alla moglie.