ARTE- Pagina 14

“Blake e la sua epoca, viaggi nel tempo del sogno” in mostra alla Reggia di Venaria

Dal 31 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025 

La mostra segue il successo riscosso nel 2022 con “John Constable. Paesaggi dell’anima” e del 2023 con “Turner. Paesaggi della Mitologia”. Con “Blake e la sua epoca, viaggi nel tempo del sogno” la Reggia di Venaria ospita la mostra di un altro celebre artista considerato uno dei massimi maestri britannici, William Blake, concludendo così la trilogia delle esposizioni dedicate ai principali esponenti dell’arte romantica inglese grazie alla prestigiosa collaborazione del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con la Tate Uk.

La mostra, curata dalla storica dell’arte Alice Insley, intitolata “Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno” comprende una significativa selezione di 112 opere dalla famosa istituzione museale inglese della Tate UK.

William Blake è stato consegnato alla storia come poeta e letterato, ma in realtà è stato un artista a tutto tondo, autore di acquerelli, incisioni e illustrazioni. Nato a Londra il 28 novembre 1757, fu un artista eclettico dedito alla letteratura come all’arte visiva e fu associato al movimento del Romanticismo, in pieno sviluppo mentre si veniva formando il pensiero di Blake, grande appassionato di racconti biblici, spesso tema delle sue opere. Detestava la Chiesa d’Inghilterra e ciò che istituzionalizzava il misticismo. Ignorato quando era in vita, le sue opere visionarie in pittura, stampa e acquerello hanno ispirato intere generazioni e sono ora riconosciute come un contributo unico alla cultura mondiale.

Blake ha vissuto un periodo storico rivoluzionario, un’epoca di Radicale trasformazione delle idee sull’arte e sull’immaginazione, in cui gli artisti hanno veicolato la loro ispirazione verso territori nuovi e inesplorati. Le raffigurazioni senza tempo di Blake sono esposte accanto a quelle degli artisti che più lo hanno ispirato come Heinrich Fussli, che assunse il nome di Heinrich Fuseli dopo essersi stabilito in Gran Bretagna nel 1765, Benjamin West e John Hamilton Mortimer

La mostra presenta Blake nel suo contesto, con gli artisti che ha ammirato e influenzato, offrendo una visione entusiasmante di un’epoca di grande originalità e innovazione nell’arte britannica.

Ogni sezione tematica dell’esposizione è incentrata su una selezione di opere chiave di Blake, accanto ad altre correlate strettamente di altri artisti, secondo categorie distinte volte a illustrare una diversa dimensione dell’immaginazione poliedrica di Blake : incantesimi, creature fantastiche, orrore e pericolo, il gotico, uno sguardo romantico al passato, Satana e gli Inferi.

William Blake è uno dei più celebri artisti britannici. La straordinaria originalità della sua arte e poesia continua oggi a essere fonte di Ispirazione. Ma non era l’unico. Molti artisti abbracciarono l’irrazionale e l’emotivo, affrontarono temi altamente soggettivi e ricercarono una rinnovata spiritualità o una via di fuga durante quei decenni. L’immaginazione romantica che emerse in Gran Bretagna nacque dall’umiliante sconfitta nelle guerre d’indipendenza americane, dalle onde d’urto delle rivoluzioni francese e haitiana negli anni ’90 del Settecento, dalle difficoltà delle lunghe guerre con la Francia, da anni di disordini politici e sociali in patria e dal rapido ritmo dello sviluppo tecnologico e industriale, e l’arte di Blake e dei suoi contemporanei rivela lo spirito dell’epoca. Di fronte a molti cambiamenti e fermenti, molti artisti hanno cercato di adattarsi ai profondi sconvolgimenti del mondo che li circondava e questo comportava abbracciare il sublime, creando arte che potesse suscitare emozioni di paura e stupore, piuttosto che essere semplicemente bella. Questi temi aprirono nuove prospettive immaginativa agli artisti romantici che poterono scegliere di raffigurare soggetti sconvolgenti, inquietanti, suscitando una vasta gamma di emozioni nello spettatore.

Nell’opera di Blake ciò si esprime attraverso corpi contorti e conturbante e l’illustrazione dell’angoscia e del tormento. Tra i suoi contemporanei proliferarono temi cupi quali la prigionia, la follia, l’orrore, il pericolo e la malattia, così come immagini drammatiche della natura. Gli artisti inglesi esplorarono sempre più il potere e i pericoli del mondo naturale, distorcendo luce, proporzioni e spazio, per suscitare le emozioni dello spettatore.

All’epoca di Blake abbondano le immagini del soprannaturale e del fantastico, del sorprendente e del mostruoso. Queste creature stravaganti davano libero sfogo all’immaginazione degli artisti e soddisfacevano il gusto per lo sconvolgente.

In un mondo in cui erano messi sempre più in discussione gli ideali illuministici e il progresso, l’ultraterrena e l’irrazionale sembravano molto più attraenti e si dice che i mostri apparisse a Blake in visioni. Altri artisti si rivolsero alle apparizioni, alle streghe, ai mostri della letteratura e del folclore, comprese le creature di Shakespeare e della tragedia greca. Queste creature fantasiose o grottesche, con il fiorire della satira grafica, acquisiranno una nuova nitidezza mettendo a nudo i vizi.

Fate e spiriti erano considerati da molti una finzione o una superstizione, ma nonostante ciò essi continuarono avessero presenti nelle arti visive dell’epoca. Artisti come Blake o Heinrich Füssli diedero nuova vita immaginativa al regno delle fate e degli spiriti. Le loro immagini erano spesso popolate da personaggi femminili, che apparivano in modi seducenti e incantevoli. Le fate si intrecciarono strettamente con le donne di fantasia nell’arte e nella letteratura dell’epoca, offrendo una sorta di piacere proibito agli spettatori.

Entrambe potevano essere pericolose nella loro appetibili, riflettendo le ansie contemporanee sulla sessualità femminile. Potevano anche rappresentare l’immaginazione stessa, suggerendo la sua libertà ma anche l’effetto trasformativo sul soggetto e sul corpo, nel bene e nel male.

Insieme alle difficoltà e alle tensioni delle lunghe guerre con la Francia, immagini e storie del passato britannico potevano ispirare l’orgoglio nazionale, dare un senso di evasione, trasmettere messaggi contemporanei. Le lingue nordiche e celtiche, il folklore, l’arte acquisirono un nuovo fascino. Fu rivalutata la figura dell’antico bardo, che assunse uova forza come simbolo di resistenza e di sfida. In quegli anni fu riscoperto anche Shakespeare e le sue opere riportarono alla luce un eroico passato nazionale. Alcuni artisti, tra cui Blake, adottarono tecniche artistiche e stili nuovi nel tentativo di entrare in contatto con epoche passate. Per esempio l’incontro di Blake con il gotico, che avvenne quando era ancora un giovane incisore che disegnava tombe nell’abbazia di Westminster. Il Gotico sarebbe divenuto centrale nella visione della sua vita e visione artistica, rappresentando un’arte spirituale e viva, un ideale senza tempo. E il Medio Evo ha stimolato l’immaginazione romantica di artisti e scrittori come in nessun’altra epoca passata. Gli artisti guardarono al passato così come immaginavano il futuro. Le catastrofi e i traumi degli anni 1790 e 1800, gli anni della rivoluzione e della guerra, sembravano inaugurare una nuova era, accompagnati dalla paura di orrori mai visti prima e dalla speranza di una trasformazione e redenzione. Gli artisti diedero espressione visiva, a questo senso di apocalisse imminente, riflettendo le ansie del loro tempo. Blake trascorse gli ultimi anni della sua vita a raffigurare i tormenti dei gironi infernali danteschi, e non fu il solo a rappresentare soggetti satanici e infernali. Il destino è la rivelazione diventarono qualcosa di sensazionale.

Esclusivamente per questa mostra, la Reggia di Venaria e la Tate hanno commissionato lo studio d’animazione Blinkink e al regista Sam Gainsborough una realizzazione di installazione video che combina 12 delle opere più iconiche di Blake dalla collezione della Tate, e offre al pubblico la possibilità di immergersi nell’universo immaginario dell’artista, dando vita ai suoi personaggi teatrali dai mille volti. Sostenendo di aver visto in una visione i grandi monumenti dell’Asia, Blake credeva di poter adempiere al meglio i suoi doveri verso la Gran Bretagna, dipingendo su larga scala in uno spazio pubblico. Anche se questo non è mai accaduto nel corso della sua vita, questo video permette di vedere le opere di Blake su una scala più vicina alle sue ambizioni, nonché di osservare parte del colore originale delle opere, i cui pigmenti sono sbiaditi con il tempo. La proiezione presenta, tra gli altri, il dipinto di Blake “La forma spirituale di Pitt che guida Beemoth”, esposto in mostra. Questa era una delle due opere previste da Blake come monumento pubblico, con un’altezza di circa 30 metri, consona alla grandezza della nazione. Le sue speranze sono rimaste insoddisfatte, ma la proiezione offre l’opportunità di vedere concretizzate le ambizioni di Blake, perché il dipinto appare in una grande scala, così come da lui desiderato.

Reggia di Venaria – Sala delle Arti

Ingresso: compreso nel biglietto “Tutto in una Reggia” o con biglietti singoli. Intero 12 euro/ridotto gruppi 10 euro/ ridotto giovani 6 euro/ scuole 3 euro/ gratuito per minori di 6 anni

 

Mara Martellotta

La bellezza incisa. Dal Cinquecento al contemporaneo

La Pinacoteca Albertina ha inaugurato una mostra sulle incisioni storiche dal Cinquecento al contemporaneo, che rimarrà aperta fino al 4 maggio 2025 e curata da Antonio Musiari per quanto riguarda l’excursus storico e da Franco Fanelli per quello contemporaneo.

Per la prima volta all’Accademia Albertina esposte al pubblico i tesori più preziosi del suo patrimonio rilevante di incisioni storiche, collezionate in più di tre secoli e normalmente custodite nel caveau dell’Accademia. Nelle Sale della Pinacoteca Albertina trovano casa Tiepolo, Piranesi e gli altri grandi maestri della grafica dell’arte, le prime incisioni cinquecentesche della cappella Sistina di Michelangelo e altri capolavori del Rinascimento e del Barocco.

L’esposizione è l’occasione per scoprire la ricca collezione di incisioni antiche dell’Albertina in un gioco di confronti e di rimandi con significativi esempi della produzione contemporanea della Scuola di Grafica d’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Il presente e il futuro della scuola animano questa sezione in cui sono esposti i libri d’artista della collana Habitat, edita da Albertina Press e realizzati da un gruppo di studenti e studentesse del Biennio Specialistico, coordinati da Sonia Gavazza. Nelle ultime sale le opere dell’artista e docente Carnelia Badelita dialogano con quelle di Marco Minzolini, suo attuale allievo.

 

Mara Martellotta

Bolaffi, asta autunnale di design

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Appuntamento martedì 19 novembre allo Spazio Bolaffi a Torino (corso Verona 34/D) con l’asta autunnale di design che propone un catalogo di oltre 420 lotti provenienti da importanti committenze private. Si va dagli anni Venti del Novecento, con Giacomo Cometti, ai giorni nostri. Tra i nomi di spicco figurano Franco AlbiniGae Aulenti e Gaetano Pesce, quest’ultimo presente con diversi lavori, tra cui la sedia in resina con macchie multicolore “Nobody’s perfect” in serie limitata per Zerodisegno del 2003 (lotto 416, base d’asta 2.400 euro).

Tra gli altri top lot del catalogo vi sono il tavolo basso scultoreo in legno e vetro in serie limitata degli artisti torinesi Nerone Ceccarelli e Giancarlo Patuzzi-Gruppo NP2 323 (lotto 323, base d’asta 9 mila euro), la rara poltrona “Giro” di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Gavina (lotto 84, da 2 mila euro) e alcuni lavori di Ettore Sottsass, di cui è proposta una corposa selezione di arredi, come il celebre specchio luminoso “Ultrafragola” (lotto 350, da 4 mila euro) e la rara cornice per Poltronova (lotto 89, da 1.800 euro), e di ceramiche, tra cui si segnala il raro vaso “a fischietto” per Il Sestante (lotto 163, base 1.500 euro).

Molte, infine, le curiosità, come le poltrone anni Sessanta “Kingstone” di William Plunkett (lotti 135, 136, basi 1.200 e 900 euro) e il grande espositore dello storico negozio di abbigliamento torinese “L’Esploratore azzurro” arredato da Toni Cordero (lotto 398, base 3.500 euro).

SFOGLIA IL CATALOGOwww.astebolaffi.it/it/auction/930

Un viaggio d’arte tra i monti al Museo della Montagna

Nel 150⁰ anniversario della fondazione, 19 artisti si confrontano in “Walking mountains”

 

Al Monte dei Cappuccini la mostra intitolata “Walking mountains”, curata da Andrea Lerda con Hamish Fulton e Michael Höpfner, in qualità di mentori del progetto, che rimarrà aperta fino al 29 giugno 2025.

Una ventina di artisti esplorano il tema del cammino, visto non solo nella prospettiva dell’attività fisica, ma come occasione per immergersi nei contesti e ripensare il nostro modo di stare in contatto con l’universo.

La scelta di questa mostra cade nel 150⁰ anniversario della fondazione del Museo, e si tratta di un’indagine avviata nel novembre 2023 con l’esposizione “Stay with me-la montagna come spazio di risonanza” e sviluppata nel corso dei mesi attraverso un programma diffuso e multidisciplinare dal titolo “Stay with me – a Whole Growing Exhibition”. Non è stata concepita come un’esposizione sulla Walking Art, né con l’intenzione di proporre una panoramica completa di tipo storico, ma indaga l’esperienza sul cammino come modo per immergersi nei contesti montani e relazionarsi ad essi. La narrazione presenta l’esposizione di venti artisti e artiste, le cui ricerche sono mosse dalla consapevolezza che il cammino possa rappresentare un gesto rivitalizzante e soggettivo, in dialogo con quelle di artisti storici come Richard Long e Joseph Bevys.

In occasione della mostra viene presentato un catalogo bilingue che racconta il percorso realizzato dal museo tra il 2023 e il 2024. La mostra “Walking mountains” è affiancata da un programma di performance che prenderà forma da novembre 2024 a giugno 2025. Negli ultimi anni la complessità dei cambiamenti che l’umanità sta affrontando ha prodotto la necessità di ripensare al ruolo delle istituzioni museali all’interno della società. Il rapporto tra arte, cultura e pensiero ecologico daranno luogo a una profonda riflessione artistica e teorica, oltre a una rilettura delle modalità attraverso le quali i musei interagiscono con la collettività. Il programma di performance pubbliche che prenderà forma durante il periodo di mostra ha l’obiettivo di legare il museo alla città e alle persone, amplificando il messaggio dell’esposizione. La selezione di artisti e artiste è stata fatta per mettere in collegamento la creatività locale a quella italiana e internazionale. Il cammino si fa esperienza performativa, in grado di attivare un coinvolgimento diretto della cittadinanza sul piano emotivo, fisico e intellettuale.

MARA MARTELLOTTA

 

Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi, piazzale Monte dei Cappuccini 7

Orari: martedì-venerdi 10.30/18 – sabato e domenica 10/18

Tel: 011 6604104

Le fotografie di denuncia di Mitch Epstein nella retrospettiva di Gallerie d’Italia

Aperta al pubblico dal 17 ottobre 2024 fino al 2 marzo 2025 alle Gallerie d’Italia di Torino la mostra intitolata ‘Mitch Epstein. American Nature’, la più  importante retrospettiva dedicata al fotografo americano.

L’esposizione, curata da Brian Wallis del Center for Photographyat Woodstock, presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni, in cui l’artistaesplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale ( le sezioni sono American Power, Property Rights e Old Growth).

In ‘American Power’ l’artista si concentra sul modo in cui le nazioni e gli interessi privati sfruttino la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008 il fotografo ha viaggiato per il Paese per fotografare i siti di produzione di combustibili fossili e di energia nucleare, nonché le comunità che vivono nei territori annessi.

La seconda sezione della rassegna si intitola ‘Property Rights’ e Mitch Epstein si domanda a  chi appartenga la terra e chi abbia il diritto di sfruttarne o saccheggiarne le risorse. Queste fotografie indagano le complesse dinamiche della proprietà terriera in un Paese basato sull’espansione coloniale e sullo sviluppo coloniale. Epstein ha iniziato la serie ‘Property Rights’ nella riserva Sioux di Standing Rock nel 2017. Le sue conversazioni e sessioni di ritratti con i nativi anziani lo hanno ispirato a cercare altri conflitti fondiari, in cui la gente comune ha creato movimenti straordinari per difendere la terra dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.

L’ultima opera di Epstein ‘Old Growth’, di cui si presenta in anteprima una parte commissionata da Intesa Sanpaolo, celebra le antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti. La quasi totalità delle antiche foreste americane, circa il 95%, è stato infatti distrutto nel secolo scorso. Epstein ha deciso di fotografare singoli alberi e biosistemi interdipendenti  che sono sopravvissuti per secoli e millenni. Le sue fotografie, di grande formato, immergono i visitatori in una natura selvaggia primordiale non alterata dagli esseri umani, celebrando la resilienza e la maestosità di questi antichi regni viventi ed evidenziando il rischio di una loro probabile perdita a causa della crisi climatica indotta dall’uomo.

Accanto a queste tre serie fotografiche, alla produzione fotografica di Epstein, nella Sala immersiva delle gallerie d’Italia di Torino sarà presentato in anteprima il progetto originale dell’artista “Forest Waves”, un’installazione video sonora delle quattro stagioni nelle foreste del Berkshire. Il video dei boschi che circondano gli spettatori è accompagnato da una colonna sonora ipnotica dei musicisti Max Tamburo e Samer Ghadry, registrata in quelle stesse foreste.

L’Arena delle Gallerie d’Italia ospita il cortometraggio di Epstein “Darius Kinsey. Creare Cut”, una raccolta visivamente avvincente di fotogrammi del fotografo di inizio Novecento Darius Kinsey, che mostra eroici taglialegna in posa accanto a enormi alberi abbattuti nel Nord Ovest americano. La proiezione è impostata sulla musica scritta da David Lang ed eseguita dalla cantante e violoncellista Maya Beiser. Insieme due installazioni sono un omaggio alla natura selvaggia americana, un inno a ciò che resta e un’elegia per ciò che è stato distrutto.

“Le fotografie di Mitch Epstein – afferma l’executive directorArte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo Michele Coppola –raccontano la bellezza e la fragilità  della natura americana e in quelle opere spettacolari leggiamo indiscutibilmente l’obbligo di prenderci cura del pianeta. Lavorare con i più grandi fotografi del mondo significa ragionare sull’attualità grazie a un punto di vista privilegiato. Alcune immagini rimarranno per sempre nella nostra memoria per la loro eleganza e forza”.

La mostra sarà accompagnata da una serie di eventi e incontri gratuiti, che si terranno ogni mercoledì in museo.

Il 17 ottobre, alle ore 18, si tiene nel museo, presso la sala immersiva, una conversazione tra l’artista Mitch Epstein e il curatore Brian Wallis, moderata da Giulia Zorzi.

 

Mara Martellotta

I 25 anni di “Trame d’Autore”

A Chieri, una mostra diffusa di “Fiber Art” per celebrare il venticinquennale della “creatura artistica” di Silvana Nota

Da venerdì 15 novembre a sabato 21 dicembre

Chieri (Torino)

Mostra diffusa. Tre le location coinvolte: il “Museo del Tessile” (via Santa Chiara, 10), la Biblioteca Civica “Nicolò e Paolo Francone” (via Vittorio Emanuele II, 1) e la “Cappella di San Filippo Neri” (via Vittorio Emanuele II, 63). Tre luoghi assolutamente iconici della Città di Chieri che, da venerdì 15 novembre a sabato 21 dicembre (Orariven. e sab. 15/18), ospiteranno i “tessuti artistici” di oltre trenta artisti-artigiani provenienti da diverse parti del mondo per celebrare il venticinquennale di “Trame d’Autore”, la Collezione Civica di “Fiber Art” (arte “giovane” sviluppatasi in Italia a partire dai primi anni Settanta, precursore Fortunato Depero, fra i firmatari dell’“aeropittura” e fra i nomi più rappresentativi del “secondo futurismo”) avviata nella città collinare dalla critica d’arte Silvana Nota insieme all’artista olandese Martha Nieuwenhuijs e sviluppatasi dalle biennali di “Fiber Art” fino a “Tramanda” e alla formazione dell’odierna raccolta “Trame d’Autore”.

La rassegna, oggi ospitata nelle succitate tre sedi, e a cura della stessa Silvana Nota, è un’iniziativa congiunta del Comune di Chieri e della “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile” (con il sostegno di “Regione” e “Città Metropolitana”), che nasce per richiamare, ancora una volta, “il valore – dicono gli organizzatori – di una preziosa raccolta custodita a Chieri, città che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, industria e museo tessile, arti applicate e nuove sperimentazioni”Trentacinque, nel complesso, sono le opere esposte. Opere in cui si riflettono e si trasmettono i valori e le cifre stilistiche di singolari pagine legate alla storia della “Fiber Art”, dalle origini a oggi (dalle realizzazioni di giovani artisti ai lavori “storici” di autori ampiamente affermati), ma anche suggestive e avventurose “galoppate” attraverso le più bizzarre e inedite affermazioni della storia dell’arte.

La “Sala della Porta del Tessile”, già Cappella del “Convento delle Clarisse” d’impianto quattrocentesco, ospita un ensemble di opere realizzate al telaio e “off loom” (fuori telaio) di rilevante impatto visivo e poetico. Un lavoro site specific nella Cappella barocca di “San Filippo Neri” smaterializza “i confini della realtà in un’atmosfera rarefatta e contemplativa”. Opere di piccole dimensioni ma di significativa importanza sono presentate alla “Biblioteca Civica”, anch’essa luogo ideale per un linguaggio profondamente intellettuale e di seducente bellezza.

“Caratterizzata – sottolinea la curatrice, Silvana Nota – dall’elemento tessile decontestualizzato e reinterpretato con materiali classici o sperimentali, nei più inaspettati linguaggi di artisti colti e internazionali che hanno scelto la manualità come gesto concettuale, la collezione ‘Trame d’Autore’ è pervasa da un’atmosfera cosmopolita che ben riflette i caratteri della sua ideatrice, Martha Nieuwenhuijs”.

Così dal geometrico “Kite” della milanese Paola Besana si passa, a lunghe falcate e solo per citare alcune opere, all’arazzo (telaio a mano) della svizzera Silvia Heyden, fino al prezioso “Sudario” del torinese Nando Luraschi e all’essenziale “Blucrocifisso (Omaggio a Cimabue)” della toscana Paola Bitelli, per proseguire con “Il fuoco” della rumena Gabriela Naftanaila Leventu e “Babylon” della svedese Agneta B Lind, via via fino alle opere dell’iraniana Alikhani Reyhaneh e della giapponese Naoko Yoshimoto. In un lungo coinvolgente e appassionante iter espositivo,  “in sintonia con la natura, la storia e lo spirito dei luoghi ospitanti, all’insegna di un dialogo intergenerazionale e interculturale in cui il tessile come medium artistico si coniuga a espressioni concettuali veicolate anche attraverso un linguaggio multisensoriale, dunque intelligibile per chiunque si avvicini alla ‘Fiber Art’”.

“Con questa iniziativa di raffinato calibro – commenta infine Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione chierese per il Tessile e Museo del Tessile’ – nuove trame arricchiscono l’arazzo in cui passato e presente si intrecciano insieme a fili d’arte, gli stessi che uniscono la Città di Chieri alle sue sedi istituzionali vocate alla cultura, alla memoria storica e alla vitalità intellettuale e creativa”.

Gianni Milani

Per infowww.comune.chieri.to.it o www.fmtessilchieri.org

Nelle foto:

–       Paola Besana: “Kite”

–       Silvana Nota

–       Paola Bitelli: “Blucrocifisso (Omaggio a Cimabue)”

–       Nando Luraschi: “Sudario”

Ultimi giorni: “Welcome to Electric Ladyland”, Monique Rollins

In mostra alla “metroquadro” di Torino

Prorogata al 20 dicembre

Quando l’amico gallerista Marco Sassone ebbe ad invitarmi all’inaugurazione, negli spazi della sua “metroquadro” di corso San Maurizio a Torino, della mostra dell’americana di Wilmington – Delaware (oggi residente fra States e Italia, in Toscana) Monique Rollins, subito mi colpì il titolo  dato dall’artista alla rassegna: “Welcome to Electric Ladyland”. Opperbacco! Quel titolo non mi è nuovo! E subito ecco a tempestarmi le meningi (è ormai un frequente cadeau frutto degli anni che scorrono) per tentare di far luce su quelle quattro “benedette” parole in inglese che eppure … si dài … io le ho già sentite, ma dove? … Dove caspita le ho sentite? Stavo per cedere e chiedere aiuto al mio terrifico amico-nemico google, quando in prezioso soccorso – un attimo prima di varcare la soglia dei consueti improperi o, per essere più eleganti, “francesismi”  – mi arrivò agli occhi la prima riga della bellissima presentazione alla mostra di Roberto Mastroianni, in catalogo monografico edito da “Prinp Edizioni d’arte”. ‘Electric Land’ – scrive Mastroianni – può essere considerato il capolavoro di Jimi Hendrix”. Eccallà! E io, “rimba” che sono, proprio io che stavo incollato (ai tempi che furono) ai vinili del mitico Johnny Allen Hendrix, in arte “Jimi” – il più grande chitarrista nella storia della musica rock – sono caduto bel bello “dal pero”. Come non ricordarmene al volo! 1968: “Electric Ladyland”, doppio vinile fra i più grandi della storia rockettara, un grandioso intreccio di rock, psichedelico, blues e melodia. Have you ever been, to Eletric Ladyland? Sei mai stato all’Electric Ladyland? Cantava Hendrix. E aggiungeva The magic carpet waits for you /So don’t you be late/ Il tappeto magico ti aspetta/ Quindi non fare tardi. Musica e parole che sono pura magia. Che t’incantano, ti portano in altri mondi e universi, dov’è atto di strabiliante follia dar di forza alle ali, per scoprirne segni e immagini. Ebbene “incontrare le opere di Monique Rollins – ancora il salvifico Mastroianni – fa lo stesso effetto che sentire una canzone di Hendrix: ci si trova davanti a immagini che sono un’alchimia di colori e forme, di suggestioni ed emozioni e che hanno una profonda musicalità”.

Parole sante! Sia per Hendrix, sia per Monique, che quando Butch(soprannome dato a Hendrix da molti suoi colleghi) fu trovato morto soffocato, da un mix di alcool e tranquillanti, la mattina del 18 settembre 1970, nell’appartamento affittato al “Samarkand Hotel” di Londra, non era neppur nata. Eppure anche su di lei e sulla sua arte Jimi deve aver esercitato un certo misterioso fascino. Sia pure come eco lontana, per un’artista comunque attratta dalle magiche visionarietà dell’espressionismo astratto americano (quello di De Kooning, in paricolare, nelle “linee caotiche e violente tese a smarrire ogni definizione della struttura”), senza mai dimenticare, però, la delicata magia del colore, ispirata dai toni del Rinascimento italiano,veneziano in particolare (sua specializzazione nel percorso di studi di storia dell’arte compiuti in Italia), e da quel “rosa Tiepolo” – come ancora si sottolinea in catalogo – utile a smorzare in toni più soft e più aggraziati gli indefiniti labirinti cromatici delle sue tele. Quelle forme e colori che ti imprigionano in scompigliati itinerari della mente, simili a “mappe” ingannevoli che quando sembrano aver esaurito la loro preziosa scorta verso improbabili e, a prima vista, irraggiungibili storie, d’improvviso ti rifanno cambiare rotta verso nuove, altrettanto improbabili, storie. E il gioco é senza fine. Ma fascinoso e irrinunciabile. E’ il magico “gioco” delle opere di Monique. Quelle soprattutto della sua più recente produzione artistica (il ciclo “Mixed Media” del 2024), affiancata alla “metroquadro”, oltre che da oli, acrilici, disegni a carboncino e collage di carta su tela, da lavori che, accanto ai più differenti  medium, introducono l’uso materico del “tessile”. E proprio sull’utilizzo del “materiale tessile”, Monique Rollins, insieme all’artista visiva potoghese Joana Vasconcelos e all’“EstateVivienne Westwood” (stilista e attivista britannica, “Madrina del Punk”, scomparsa due anni fa a Londra) sta preparando per il 2026 un progetto che vede impegnate otto artiste donne di fama internazionale accomunate appunto dall’utilizzo del “tessile” e che le porterà ad esporre negli States ed in Europa, per smuovere le menti “sulla condizione delle artiste che, oltre alla vita professionale, svolgono anche il ruolo totalizzante delle madri”. Situazione comune a tante donne, certo.

Cui forse potrà dare migliore asilo l’hendrixiana “Electric Ladyland”. Là dove, Electric women waits for you and me /Le donne elettriche aspettano te e me e là dove The angels will spread their wings/Gli angeli spiegheranno le ali …  while electric love penetrates the sky/ mentre l’amore elettrico penetra il cielo. E allora, forza “Welcome to Electric Ladyland”! Fino a sabato 16 novembre.

Gianni Milani

Monique Rollins. “Welcome to Eletric Ladyland”

Corso San Maurizio 73/F, Torino;328/4820897 o www.metroquadroarte.com

Fino al 20 dicembre 

Orari: dal giov. al  sab. 16/19

Nelle foto: Monique Rollins “Donna Fenomenalmente”, olio e tessuto su tela, 2024; Monique Rollins con Roberto Mastroianni (curatore mostra) e Marco Sassone (gallerista); Monique Rollins

“Bosco”, 2017, acrilico e collage su tela.

Bianco e Nero sotto la Mole in ricordo di Daniele Segre

Qualcuno di voi si potrebbe riconoscere, infatti  gli scatti in bianco e nero sono il risultato di una ricerca sociale curata da Daniele Segre negli anni 70.
Alla Mole Antonelliana è stato presentato un libro e una mostra di cancellata per ricordare Daniele Segre ad un anno dalla sua scomparsa.

Dalla collaborazione di Emanuele Segre, il figlio con il già direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano nasce il desiderio di esporre alla città le immagini più significative del primo libro, la cancellata della Mole è la location espositiva di  14 grandi foto in bianco e nero che rappresentano volti, sguardi, momenti di uno spaccato della società dell’ epoca.
Dopo 45 anni viene rieditato e integrato il libro, la nuova edizione raccoglie oltre cento foto, alcune inedite, ritrovate negli archivi , e un QR code per vedere in streaming la trilogia dei film “Il potere dev’essere bianconero” del 1978, Ragazzi di stadio del 1980 e Ragazzi di stadio 40 anni dopo del 2018.
Il 42 festival del Cinema di Torino ospiterà  la proiezione del film “I ragazzi di stadio” nella sezione Zimbaldone  il 24 novembre alle ore 21.45 al cinema Romano.

GABRIELLA DAGHERO

La Cerimonia del Premio Odisseo 2024

Martedì 19 novembre presso il teatro Rete7. Tra le opere in premio alle aziende vincitrici anche un’opera di Pier Tancredi de Coll’ (nella foto)

 

Il Premio Odisseo è un format del CDVM – Club Dirigenti Vendita e Marketing dell’Unione Industriali di Torino che, dal lontano 2005, promuove l’attività economica di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, motivando le aziende a essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Il premio riconosce la creatività, lo spirito innovativo abbinati alla interdisciplinarietà, alla sostenibilità ambientale delle realtà di business sul territorio in cui operano. Il Premio Odisseo è stato istituito per motivare le imprese e i propri manager ad essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Vengono premiate quelle aziende ed enti che hanno ottenuto risultati di successo con creatività e spirito innovativo. D’altronde Odisseo è il nome greco di Ulisse, a cui si ispira il premio. A ciascuna delle aziende premiate verrà assegnato come premio un’opera realizzata appositamente da un noto artista. La cerimonia di premiazione avrà luogo martedì 19 novembre prossimo, alle ore 18, presso il teatro Rete7 di corso Regio Parco 146, a Torino. La registrazione avverrà a partire dalle ore 17.30.

Il Premio Odisseo 2024 consegnerà ai vincitori opere di Adriano Parisot, Mario Saini, Neri Ceccarelli, Pier Tancredi de Coll’, Sara De Siena e Simona Bosio.

 

Mara Martellotta

“Banksy & Friends: storie di artisti ribelli” alla Promotrice di Belle Arti

Appena conclusa la settimana dell’arte, un nuovo evento di portata internazionale accende i riflettori su Torino. Si tratta della mostra Banksy & Friends: storie di artisti ribelli”, in programma alla Promotrice di Belle Arti dal 15 novembre al 2 marzo 2025.

Protagoniste sono le opere che conducono lo spettatore attraverso un viaggio ironico e provocante e che lo invitano a riflettere sulla società contemporanea. Si tratta di ottanta opere tra quelle di Banksy e altri venti artisti non soltanto appartenenti alla street art. Sono le opere di Jago, Tvboy, Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi, Murakami, Mr Brainwash, Obien, Damien Hirst, Sara Pope, Patrizia Casagranda, Kaws e degli italiani Angelo Accardi, John Blond, MaPo, Ozmo , Mimmo Rotella, Laurina Paperina, Nello Petrucci, Rizek e Giuseppe Veneziano.

L’esposizione, curata da Piernicola Maria di Iorio, con la produzione di Next Events, in collaborazione con Piuma, Artemisia, Pop House Gallery e Trium Art Gallery, fa emergere l’arte che spesso viene definita di strada per la immediatezza e la capacità di comunicare con un pubblico universale e eterogeneo.

Di Banksy sono esposte dodici opere tra cui “Girl with a Baloon” ( di cui è in mostra una riproduzione su carta) del 2002, “Queen Vic” del 2003, “Because I’m worthless” del 2004 e “Bomb Love” del 2003. Banksy, la cui identità è sconosciuta, è celebrato per i suoi graffiti di impatto. Le sue opere provocatorie sono emerse in controversi luoghi globali, da New York a Londra, da Tokyo a Berlino e, contemporaneamente, importanti istituzioni museali hanno esposto le sue opere sui loro muri, come il British Museum, La Tate Modern e il Louvre. La mistica intenzionale di Banksy lo ha elevato allo status di mito contemporaneo. La sua tela sono i muri, i ponti, le strade delle città di tutto il mondo, le sue immagini, spesso sorprendenti, esprimono principi contro la guerra e anticapitalisti. Un altro artista in mostra è Jago, di cui vengono esposte opere quali “Memoria di sé “(2015) Taste of Liberty (2019) e Donald (2015).

Jago è un artista italiano che opera nel campo della scultura e ormai famoso a livello internazionale. La sua ricerca artistica affonda le sue radici nelle tecniche tradizionali, tramite l’utilizzo del marmo come materiale nobile, che esprime temi che sono, però, contemporanei. All’età di 24 anni è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54esima edizione della Biennale di Venezia, esponendo il Busto di papa Benedetto XVI, scultura che è stata poi rielaborata prendendo il nome di Habemus Hominem e divenendo uno dei suoi lavori più noti.

Tvboy propone, invece, una poetica artistica che proviene dagli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoni giapponesi, che si uniscono alla dimensione evocativa della pop art e urban art. Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo e iconico è il messaggio di pace che trasmette la sua opera ‘Hope’. Tra i lavori esposti ‘Contemporary Adam’ del 2021, ‘Love in the time of Covid’ del 2020 e ‘The Fast Supper’ ( 2021).

Liu Bolin, artista cinese, è conosciuto a livello internazionale per le sue performance e la sua fotografia mimetica e ha fatto del camouflage la sua arte, con giganteschi selfie portrait, connubio tra body painting, installazione, fotografia e performance.

Non mancano in mostra anche opere di David LaChapelle, considerato uno dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, con colori fluo e brillanti. La vera svolta artistica nella sua carriera avviene quando, visitata la cappella Sistina, decide di lasciare il mondo della pubblicità per dedicarsi interamente all’arte. Seguirà la serie di scatti biblici “-The deluge”, in cui l’artista rielabora miti della cristianità, icone religiose e scene bibliche in chiave moderna e che diventano una reinterpretazione della società consumistica.

Di Takashi Murakami è in mostra l’opera “Flowers”. Si tratta di un artista contemporaneo che, attraverso la pittura e i mezzi digitali o commerciali, ha sviluppato un linguaggio capace di fondere la cultura popolare con gli elementi formali dell’arte giapponese. Nel 1990 Murakami inizia la sua carriera di artista contemporaneo creando nel 1993 M. DOB, un autoritratto. Sviluppa un nuovo stile artistico che chiama ’superflat’ caratterizzato dalla bidimensionalità e dalla fusione di arte tradizionale giapponese, anime, manga e Pop art. Le sue opere ritraggono spesso personaggi mutuati dai cartoni animati, figure giocose e infantili che vogliono trasmettere un messaggio profondo sulla società contemporanea e una critica nei suoi confronti. Tra i personaggi iconici creati da Murakami il funghetto Mr DOB, in mostra, con ‘E poi White Mr DOB’ e ‘Flowers’. MaPo utilizza, invece, i personaggi creati da Walt Disney, inserendoli nel panorama del lusso, tra champagne, carte di credito e marchi di moda. In mostra ‘Minnie Fashion Style’ del 2022.

Mr Brainwash, pseudonimo di Thierry Guetta, è un artista e writer francese. Thierry Guetta ha utilizzato questo pseudonimo durante le riprese del film “Exit Through the gift shop” diretto da Bansky. La sua opera è stata fortemente influenzata dagli stili e dalle idee dei vari personaggi incontrati durante le riprese come Bansky e Fairey. Come Bansky utilizza anche immagini famose coperte da copyright, ma modificandole secondo il proprio gusto.

Le opere di Laurina Paperina, irriverenti e ironiche, esprimono una critica nei confronti della società contemporanea, della società dei consumi, della politica, mescolata a elementi della cultura popolare. In mostra ‘Hungry Cookies’ del 2020 e ‘Scary Movie’ del 2019.

In mostra anche opere di Angelo Accardi, che coglie visioni surreali della vita quotidiana sullo sfondo di realistici paesaggi urbani, e Nello Petrucci, artista visivo e filmmaker italiano attivo tra New York e Pompei. La sua anima errabonda, il desiderio di conoscere uomini, luoghi e persone, costumi, lo portano a sviluppare uno sguardo circolare, una forma artistica che si rispecchia nella poliedricità della cultura rinascimentale. Significativa e di critica alla società un’opera da lui creata, Plastic river, un’installazione temporanea e di grande successo, raffigurante una balena di circa 15 metri che ingerisce plastica e rifiuti dell’umanità, un esempio delle tante battaglie ambientali condotte dall’artista.

Promotrice di Belle Arti

Viale Balsamo Crivelli 11

Mara Martellotta