ARTE- Pagina 14

AL Museo MIIT la personale di Paolo Mantegazza

 

 

Il Museo MIIT di Torino ospiterà dal 7 al 14 settembre 2024 la mostra antologica dedicata a Paolo Mantegazza, con inaugurazione sabato 7 settembre a partire dalle ore 18. In mostra una quarantina di opere tra scultura, grafica e dipinti. Moltissimi i materiali utilizzati nei suoi lavori, dal legno alla pietra, all’argilla, dal gesso al ferro. Nella pittura l’artista utilizza acquerelli, tempere, olio, smalto, vernici spesso uniti a materiali di recupero, assemblati e plasmati fino a ridare una seconda vita, proprio come recita il titolo della mostra, ad oggetti di uso quotidiano come materiale tecnologico, schede elettroniche, CD, tubi elettrici e tastiere.

Paolo Mantegazza (1934 – 2018) ha interpretato al meglio il suo tempo, restituendoci immagini del periodo della sua esistenza e della sua opera quali fossero documenti ufficiali del cambiamento profondo vissuto tra il Novecento e il nuovo millennio. Il Maestro fa tesoro delle sue esperienze di vita e di lavoro nelle trasformazioni epocali di cui la sua generazione, e anche parte di quella attuale, sono stati testimoni. Si è reso protagonista del passaggio da un’arte tradizionale a un’espressione concettuale di idea creativa, dall’utilizzo di materiali nobili della cultura pittorica, dall’olio alla tempera, all’acquerello, a quello sperimentale degli oggetti di uso quotidiano e, in particolar modo, di quelli provenienti dal mondo della tecnologia. Da tutti questi stimoli ha tratto il meglio personalizzando la sua visione attraverso un mestiere coltivato con passione fin da giovanissimo, confrontandosi con il modellato, con la percezione della forma nello spazio, con ricerche azzardate artistiche in cui l’idea diventa motore e fulcro di innovazione artistica e culturale. Fra tutti, il tema centrale della sua produzione, in particolar modo scultorea, è quello della maternità. Le linee morbide e sinuose dei modellati, l’osmosi tra la figura materna e quella del bambino, l’intreccio di mani, braccia, corpi fusi in un continuo sviluppo armonico di volumi, una metafora dell’attesa, della maternità, del concepimento, resa con grazia e sacrale devozione…sono tutti elementi che permettono al fruitore dell’opera di scoprire e amare la sua attenta interpretazione della vita. Nelle venature delle diverse essenze dei legni antichi utilizzati, ulivo, abete, pioppo, nelle tonalità più scure e più chiare, nel rapporto contrastante tra la malleabilità del legno e la durezza della pietra inserita nelle sculture si può leggere anche nei momenti vissuti dal Maestro: la leggerezza e la gioia dell’esistenza. Come pure la drammatica e metafisica sensazione di isolamento e, a volte, di solitudine e graffiante difficoltà esistenziale. Non mancano opere pittoriche di grafica ricche di fascino e cultura della tradizione che l’artista declina con linguaggio personale, affidandosi al colore, al segno rapido e preciso al contempo, mostrandoci una sensibilità particolare nel rapportarsi con il bello e la natura, tanto caro alla cultura italiana e artistica tra Ottocento e Novecento. Paolo Mantegazza diventa così un maestro del nostro tempo, un universo da scoprire che ha saputo anticipare tematiche fondanti della cultura del nuovo millennio e la visione lungimirante di un mondo che deve cambiare per potersi raccontare alle nuove generazioni.

Paolo Mantegazza nasce a Torino il 12 marzo del 1934 e muore improvvisamente il 28 marzo del 2018. La famiglia è originaria del vigevanese nei pressi di Tornaco e Gravellona Lomellina, paese natale della madre dove Paolo trascorse la sua infanzia nel periodo della guerra e vi rimase per due anni sfollato dal 1943. Paolo trascorrerà tutta la sua vita a Torino nella casa di Via Lancia, che i genitori costruirono quando si trasferirono a Torino in seguito alla crisi economica del 1929. Paolo costruirà lì il suo laboratorio. La casa, negli anni Cinquanta, sorgeva in mezzo ai prati, ai margini della città. Oggi è una delle case più antiche di borgo San Paolo. Vi visse con la moglie, la figlia e la mamma, scomparsa all’età di 110 anni, nel 2014. La sua capacità innata di lavorare il legno emerse da subito, fin dall’adolescenza. Fu costretto dalla famiglia agli studi tecnici, ma il suo desiderio era quello di fare il falegname. Da solo si costruì uno slittino di legno per scivolare sulla neve al parco Ruffini, davanti a casa, e costruì una casetta in legno per le bambole della cuginetta. È sempre stato un autodidatta, non ha frequentato scuole d’arte e si è dedicato all’apprendimento artistico nel suo tempo libero. Collezionista di libri d’arte e conoscitore di tutti gli autori e gli stili, cercò personalmente i materiali da scolpire, e diversi tipi di legno durante i viaggi in Italia e all’estero. Negli ultimi anni della sua vita lavora ore e giorni solo con se stesso, condividendo le proprie esperienze con le persone più care, famigliari e amici, non esponendo mai le sue opere ad eccezione di qualche mostra personale a Torino nel 1998, alla palazzina Liberty, e qualche partecipazione a mostre tematiche, come quella del 1998 a Santo Stefano Belbo, incentrate sulle tematiche di Pavese “La portatrice d’acqua”. Le sue ultime opere, che intitolerà “Seconda vita” si ispirano al riciclo di materiale tecnologico, schede, CD, tubi elettronici, tastiere, legni antichi in cui possono rivivere come sculture gli oggetti di arredamento. Il laboratorio è il luogo dove Paolo vive la sua seconda vita, lontano da un lavoro che non ama, dal rapporto conflittuale con la madre, dalla relazione dolorosa con la moglie, la cui malattia mentale divora a poco a poco il sorriso, l’amore e la dolcezza, al rapporto ambivalente con la figlia. Non a caso nelle sue opere si riconosce il tema centrale della maternità, rappresentata con colori, materiali e stili differenti, che la rendono una tematica controversa della sua vita, forse un bisogno mai risolto di quell’amore primigenio che ha sempre desiderato.

Mara Martellotta

Pietro Micca, nel bronzo la storia di un eroe popolare

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Nel 1863, dopo un primo e vano tentativo di fusione della statua, il fonditore francese Pietro Couturier portò a termine l’incarico assegnatogli; il Consiglio Comunale scelse quindi di innalzare la statua poco lontano dal luogo stesso dove un secolo e mezzo prima era successo il fatto, cioè di fronte al Mastio della Cittadella il quale, in onore dell’evento, venne opportunamente restaurato a carico del Ministero della Guerra

Il monumento è collocato all’angolo tra via Cernaia e corso Galileo Ferraris, nel giardino dedicato ad Andrea Guglielminetti. La statua ritrae Pietro Micca, posto sulla sommità di un alto basamento modanato, in posizione eretta con la divisa degli artiglieri presumibilmente nell’atto fiero e consapevole che precede lo scoppio delle polveri. Infatti, mentre nella mano destra tiene la miccia, la sinistra è serrata a pugno quasi a voler enfatizzare, unitamente alla tensione della leggera torsione, il momento decisivo che precede l’innesco delle polveri (in riferimento all’episodio eroico che lo rese celebre).

 

Pietro Micca nacque a Sagliano il 6 marzo 1677 da una famiglia dalle origini modeste. Arruolato come soldato-minatore nell’esercito del Ducato di Savoia, è storicamente ricordato per l’episodio di eroismo durante il quale perse la vita al fine di permettere alla città di Torino di resistere all’assedio del 1706, durante la guerra di successione spagnola.La tradizione narra che la notte tra il 29 ed il 30 agosto 1706 (e cioè durante il pieno assedio di Torino da pare dell’esercito francese) alcune forze nemiche entrarono in una delle gallerie sotterranee della Cittadella, uccidendo le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all’interno. Pietro Micca, che era conosciuto con il soprannome di passepartout, decise (una volta capito che lui ed il suo commilitone non avrebbero resistito per molto) di far scoppiare della polvere da sparo allo scopo di provocare il crollo della galleria e non consentire il passaggio alle truppe nemiche. Non potendo utilizzare una miccia lunga perché avrebbe impiegato troppo tempo per far esplodere le polveri, Micca decise di impiegare una miccia corta, conscio del rischio che avrebbe corso. Fece allontanare il suo compagno con una frase che sarebbe diventata storica “Alzati, che sei più lungo d’una giornata senza pane” e senza esitare diede fuoco alle polveri.

Morì travolto dall’esplosione mentre cercava di mettersi in salvo correndo lungo la scala che portava al cunicolo sottostante; era il 30 agosto del 1706.Il gesto eroico del minatore-soldato sarà riconosciuto in seguito durante tutto il Risorgimento come autentico simbolo di patriottismo popolare, sino ad essere ricordato ai giorni nostri.L’idea di celebrare con un monumento l’eroe popolare, nacque già nel 1837 dal Re Carlo Alberto alla morte dell’ultimo discendente maschile del soldato ‘salvatore’ della Città. Modellato dallo scultore Giuseppe Bogliani, il busto di Pietro Micca (rigorosamente in bronzo) ritraeva l’eroe con il capo coronato di gramigna con accanto una Minerva-guerriera seduta con una corona di quercia. Il monumento però non sembrava rispondere completamente al concetto di popolare riconoscenza con cui si sarebbe voluto ricordare Pietro Micca e così venne per così dire abbandonato all’interno dell’ Arsenale di Torino. Dopo circa vent’anni, nel 1857, da parte di uno scultore dell’Accademia Albertina di Belle Arti, Giuseppe Cassano, venne ripresa l’idea di ritrarre Pietro Micca.

Il Consiglio comunale, in seduta del 29 maggio 1858, approvò l’iniziativa ed il Re Vittorio Emanuele II espresse il desiderio che la statua del Micca venisse realizzata in bronzo ed eseguita nelle fonderie dell’Arsenale. In momenti differenti il Parlamento stanziò per il monumento L. 15.000 con le quali vennero pagate le sole spese di fusione; unitamente la sottoscrizione pubblica stanziò L. 2.200 (appena utili al rimborso dello scultore Cassano), L. 7.700 a Pietro Giani per la realizzazione del piedistallo e L. 2.000 per la posa in opera, arrivando così ad un costo totale di L. 26.900.

Nel 1863, dopo un primo e vano tentativo di fusione della statua, il fonditore francese Pietro Couturier portò a termine l’incarico assegnatogli; il Consiglio Comunale scelse quindi di innalzare la statua poco lontano dal luogo stesso dove un secolo e mezzo prima era successo il fatto, cioè di fronte al Mastio della Cittadella il quale, in onore dell’evento, venne opportunamente restaurato a carico del Ministero della Guerra. La sera del 4 giugno 1864 venne finalmente inaugurato il monumento ad onorare il gesto eroico del soldato-minatore di Sagliano.L’importanza dell’impresa di Pietro Micca è celebrata anche nel Museo che porta il suo nome, luogo dove è esposto il monumento a Pietro Micca del Bogliani del 1836.

 

Ed anche per questa volta la nostra “passeggiata con il naso all’insù” termina qui. Ci rivediamo per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere.

 

Simona Pili Stella

“Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded”, in mostra al “MAO” . Ultimi giorni

 

Tra “frontiere liquide e mondi in connessione” dal Mediterraneo all’Asia Orientale

Fino al 1° settembre

La mostra ospitata, fino a domenica 1° settembre, al “MAO – Museo d’Arte Orientale” di Torino vuole celebrare i 700 anni dalla morte di Marco Polo, “messer Marco Milioni”, ponendosi come “riallestimento” (curato da Nicoletta Fazio, Veronica Prestini, Elisabetta Raffo e Laura Vigo) della precedente “Tradu/izioni d’Eurasia”, una mostra che “racconta – sottolinea Davide Quadrio, direttore del Museo di via San Domenico – una ‘Storia’ fatta di ‘storie’, di innesti, di contaminazioni e di tradimenti: è la nostra storia, una narrazione che accomuna angoli lontani del continente eurasiatico e che dimostra quanto il concetto di ‘confine’ sia sempre stata un’idea illusoria e arbitraria”.

Fra le novità più rilevanti sono da segnalare i numerosi e prestigiosi prestiti dagli “Uffizi”, dalla “Biblioteca Laurenziana” di Firenze, dal “Museo delle Civiltà” di Roma, da quello “Internazionale delle Ceramiche” di Faenza, così come dai “Musei Civici” di Bologna, dal “Museo della Ceramica Duca di Martina” di Napoli, assieme alle opere site specific dell’artista franco-marocchina Yto Barrada. L’iter espositivo procede per “nuclei tematici” ben precisi e volutamente alternati, nonché uniti da una nuova versione di “Distilled”, installazione sonora di Chiara Lee e Freddie Murphy che, dall’ottobre 2023, si è sviluppata e arricchita di nuovi elementi.

E’ il tema del “blu” spesso accostato al “bianco” (vasi, piatti e ciotole dalle provenienze più diverse) ad aprire l’iter espositivo, accanto a due barocche “nature morte” della pittrice e miniaturista Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 – Roma, 1670), preziosa testimonianza dei legami esistenti fra l’Asia e l’Europa e della potente fascinazione per l’esotico che ammaliò le corti europee, in particolare la corte medicea di Firenze, sin dal Quattrocento.

A seguire si passa, attraverso il “grappolo d’uva”– presentato in una selezione di ceramiche provenienti da Cina, Turchia e Iran- al cuore del “reolad”, dedicato alle opere “site specific” dell’artista franco-marocchina Yto Barrada, ospite d’onore del progetto espositivo, con la realizzazione di una serie di “otto tele” di medie dimensioni in cui l’artista affronta, in collaborazione con la “Fondazione Merz”, la questione del colore e dei suoi significati nelle opere delle collezioni del “MAO”. Autentica “chicca” – dopo aver peregrinato per “tessuti” e “ceramiche”, raffinati esemplari di produzione ottomana – il prezioso manoscritto illustrato del XVI secolo “Shanameh, Il libro dei re”, opera del poeta persiano Ferdowsi, restaurato e digitalizzato grazie al contributo del “MAO” e dell’“Istituto per l’Oriente Nallino” di Roma. Il manoscritto sarà anche oggetto di una giornata di studi aperta al pubblico prevista per il mese di giugno. Nelle successive sale, in una visita che è “meraviglia” totale per occhi e cuore, troviamo il “motivo delle squame”, tema iconografico legato alla buona salute e alla ricchezza ( con vasellame in metallo e ceramica proveniente da India, Turchia, Iran, Cina e Italia) e, a seguire, la rinnovata selezione di “sciammiti” del VII ed VIII secolo, drappi di seta anticamente utilizzati per paramenti e abiti lussuosi. E la chiusura è davvero suggestiva con due imperdibili “tappe” immersive. La prima: la poetica installazione Shimmering Mirage (Black)”, 2018, di Anila Quayyum Agha– artista contemporanea di origini pakistane, oggi residente negli Stati Uniti- che trasporta il pubblico in un “altrove” immaginario, e la sala di consultazione affidata alla curatela di Reading Room, spazio milanese dedicato alle pubblicazioni indipendenti e alle edizioni d’artista, dove è collocata anche l’opera video (versione post moderna del “sottotenente Drogo” de “Il deserto dei Tartari”) dell’artista libanese Ali CherriThe Watchman (2023).

Per finire, ultimo tassello espositivo, con l’installazione luminosa MOSADEGH” (2023), dell’artista iraniana (attiva fra Teheran e New York) Shadi Harouni, che invita alla “riflessione su temi quali democrazia e speranza attraverso il racconto poetico e feroce della complessa storia dell’Iran moderno”, in dialogo con “uno dei 100 frammenti” della copia di un tappeto caucasico prodotto per il “Pergamon Museum” di Berlino, affiancato da due preziosi tappeti caucasici del XVII secolo, provenienti dalla “Collezione Bruschettini”. Previsto anche un ricco “public program” con appuntamenti musicali e performativi, accanto ad un ciclo di conferenze e incontri a tema.

Gianni Milani

“Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded”

MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 1° settembre

Orari: mart. dom. 10/18. Lunedì chiuso

Nelle foto (credit Giorgio Perottino): Davide Quadrio, direttore MAO; Yto Barrada, ospite d’onore; “Shanameh, Il libro dei re”; Shadi Harouni, MOSADEGH”, insegna in plexiglass sign, 2023; Anila Quayyum Agha, “Shimmering Mirage (Black), acciaio, 2018;

Museo dal Vivo, Corpi Erratici al Castello di Rivoli

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Presenta i nuovi appuntamenti autunnali del programma

Museo dal Vivo
Corpi Erratici
Due giornate di attività per il pubblico con la presenza degli artisti Mohammad Al Faraj, Moza Almatrooshi, Matilde Cerruti Quara, Ufuoma Essi, Lamin Fofana, Invernomuto, Lea Porsager

Il Castello di Rivoli presenta i due nuovi appuntamenti autunnali di Museo dal Vivo. Il programma promuove forme di sperimentazione a cavallo tra discipline diverse attraverso giornate in cui arte visiva e i vari linguaggi della contemporaneità, come il cinema, la danza e la musica, si mescolano. Il progetto esplora la duplice natura della parola ‘live’ (in italiano ‘dal vivo’ e ‘vivere’), evidenziando il legame indissolubile tra arte e partecipazione del pubblico all’interno degli spazi del Museo.

Gli appuntamenti di Museo dal Vivo si terranno nelle giornate di sabato 28 settembre e sabato 12 ottobre 2024 – Giornata del Contemporaneo AMACI – mettendo a disposizione del pubblico una serie di attività realizzate in collaborazione con artisti internazionali, presentati per la prima volta al Castello. I due incontri sono dedicati al tema dei Corpi Erratici – titolo mutuato dai massi erratici presenti nel paesaggio morenico della Val di Susa – e sono a cura di Giulia Colletti.
Trasportati dai ghiacciai alpini a fondovalle in era glaciale, questi imponenti blocchi di roccia depositati in luoghi inaspettati del territorio piemontese divenivano spesso oggetto di culto e di rituali sacri, di cui restano ancora tracce nel folclore popolare. Questo perché erano composti da sedimenti difformi dall’ambiente circostante e pertanto erano testimoni di un insolito vagare. I massi erratici materializzano pertanto una disposizione a situarsi ‘fuori posto’ rispetto al contesto che si trovano ad abitare, invitando a una riflessione sulle contemporanee dinamiche di migrazione e transizione di corpi umani e non umani nonché sulle sfide dei cambiamenti climatici passati ed attuali.

Gli artisti coinvolti nelle due giornate sono Mohammad Al Faraj, Moza Almatrooshi, Matilde Cerruti Quara, Ufuoma Essi, Lamin Fofana, Invernomuto, Lea Porsager.

Il programma mescola riti sociali, archivi immateriali e diversi linguaggi e approcci culturali che indagano, in due giornate, l’importanza della memoria collettiva, non come mera somma di esperienze individuali, ma come processo di narrazione condivisa che cementa un’identità comune. Promuovendo l’incontro di ricerche transdisciplinari, gli appuntamenti mettono in luce come le arti performative, così come i corpi viventi, non esistono in uno spazio circoscritto, ma prendono forma e senso nella loro esistenza erratica che muta di continuo direzione e che si nutre del superamento di confini geografici, disciplinari e di classificazioni imposte.

Il palinsesto comprende vari interventi artistici che affrontano le sfide individuali e corali legate alla cancellazione e alla riabilitazione della narrazione storica. L’accento è posto sul movimento, sia fisico sia immaginifico, con ricerche che indagano transiti, attraversamenti di confini e la costruzione di altri mondi, abbracciando uno stato di metamorfosi personale e collettiva.

Museo dal Vivo
Corpi Erratici I
28 settembre 2024

Nella mattina e nel primo pomeriggio, il pubblico è invitato a partecipare attivamente a Palinsesto, il primo capitolo dell’intervento di Matilde Cerruti Quara al Castello di Rivoli. L’artista invita i visitatori a interagire sul suo corpo, scrivendovi liberamente sopra in risposta alla domanda “CHI SEI TU?”. Annullando la propria identità artistica e guardando al ruolo del performer come a un canale di ricezione e trasmissione di un messaggio universale, Matilde si offre come pagina bianca e specchio del pensiero collettivo, invitando a una riflessione sui molteplici strati che compongono le narrazioni che ci raccontiamo. La performance trae spunto dalla storia del Castello, a suo modo un vero e proprio palinsesto, ed in particolare dalle incisioni rintracciate sulle pareti delle sue sale, lasciate dai soldati durante le occupazioni della Seconda Guerra Mondiale.

Il pomeriggio prosegue con l’anteprima del nuovo film di Lea Porsager incentrato sul muone, una particella subatomica instabile in grado di penetrare attraverso la materia rivelandone potenzialmente regioni nascoste. Alterandone la pronuncia ed evocando poeticamente il muggito di un bovino, il ‘muu-one’ è assimilato dall’artista a un suono mantrico che emerge dall’interno, una forza capace di penetrare l’impenetrabile.

Al tramonto, il pubblico è invitato a partecipare a Realismo Magico, performance immersiva di poesia che conclude l’intervento di Matilde Cerruti Quara, incentrata sulla memoria, sul trauma intergenerazionale e sul potere catartico del rituale collettivo. Esplorando il paradosso umano con la sua danza di luci e di ombre—in particolare modo in tempi di guerra— la performance si propone di offrire al pubblico un rituale poetico tra realtà e finzione, uno spunto di riconnessione con il proprio mondo interiore e con la propria comunità. Gli interventi di Cerruti Quara sono realizzati grazie al supporto del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli.

Infine, Lamin Fofana presenta una nuova performance tesa a esplorare, attraverso la ritualità del suono, la nozione di estensione e fluttuazione del tempo.

Museo dal Vivo
Corpi Erratici II
12 ottobre 2024

Il 12 ottobre, il Castello di Rivoli presenta la programmazione di Museo dal vivo nel contesto della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.

Ispirato al testo di Toni Morrison, The Site of Memory, il film Half Memory di Ufuoma Essi è presentato e sonorizzato in anteprima al Castello di Rivoli. Si tratta di una meditazione profonda sulla memoria, l’isolamento e le storie contemporanee. Oscillando tra anni, città e immagini in evoluzione, il film esplora il presente come un artefatto del passato.

Mohammad Al Faraj presenta un’azione partecipativa basata sulla sua attuale ricerca in merito agli aspetti performativi della vita quotidiana nella regione del Golfo. Riferendosi a danze come l’Al Daha – una danza di guerra del nord dell’Arabia Saudita – l’Al Mizmar – una danza dell’Hijaz – e l’Al Aza – una forma di lutto poetico dei musulmani sciiti dell’est – l’azione esplora come queste espressioni artistiche fungano da modalità collettive per vivere, esprimere e comunicare esperienze comunitarie.

La Caffetteria del museo propone aperitivi speciali, occasione per gustare un drink e ascoltare un intervento sonoro dedicato. Gli aperitivi speciali sono ideati dall’artista Moza Almatrooshi e realizzati dalla caffetteria del Museo. La pratica artistica e culinaria dell’artista e chef Almatrooshi guarda alle mitologie antiche e moderne della Penisola Arabica, che influenzano sia la creazione delle sue ricette sia la sua ricerca politica sul cibo nella regione.

A seguire, Invernomuto presenta per la prima volta al Castello di Rivoli BlackMed, progetto che nasce come archivio digitale di suoni raccolti da diversi autori, ispirato dalle suggestioni formulate dalla studiosa Alessandra Di Maio sul Mar Mediterraneo. A partire dall’identificazione di questo luogo fluido e segnato dalle crisi migratorie che lo connotano indelebilmente, Invernomuto fa leva sui caratteri di mobilità, intersezione e scambio che sono costanti nella sua storia come nel suo presente.

In occasione della presentazione di BlackMed al Castello di Invernomuto, sarà possibile partecipare a una visita speciale alla Collezione Cerruti nel pomeriggio, ospitata presso la Villa Cerruti e guidata dallo storico dell’arte Fabio Cafagna. La visita si concentrerà sulle molteplici rappresentazioni del Mediterraneo nei secoli, partendo dalla collezione di atlanti seicenteschi e settecenteschi di Francesco Federico Cerruti. La visita sarà anche un’opportunità per reinterpretare alcune opere della Collezione da una prospettiva alternativa, mettendo in luce i legami tra le regioni che si affacciano sul Mediterraneo.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO

Living Museum
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Orari degli interventi artistici
(il programma è soggetto a possibili lievi variazioni)

28 settembre 2024
Performance partecipativa Capitolo I di Matilde Cerruti Quara, Sala dei Continenti, ore 12 – 16
Proiezione film di Lea Porsager, Teatro Castello, ore 18 – 20 (in loop)
Performance Capitolo II di Matilde Cerruti Quara, Atrio Castello, ore 19 – 20
Aperitivo in Caffetteria con menu ideato da Moza Almatrooshi, ore 18 – 22
Performance sonora dal vivo di Lamin Fofana, Atrio Castello, ore 21 – 22

12 ottobre 2024
Visita speciale alla Villa Cerruti a cura di Fabio Cafagna, ore 16.15
Proiezione e sonorizzazione dal vivo del film di Ufuoma Essi, Teatro Castello, ore 18 – 19
Performance partecipativa di Mohammad Al Faraj, Atrio Castello, ore 19 – 20
Aperitivo in Caffetteria con menu ideato da Moza Almatrooshi, ore 18 – 22
Sessione d’ascolto BlackMed di Invernomuto, Atrio Castello, ore 20 – 21

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Al Museo MIIT la mostra dell’artista indiano Holle

Riprendono, dopo la pausa estiva, le mostre al Museo MIIT di Torino in corso Cairoli 4, sotto la guida del  curatore Guido Folco.

Venerdi 30 agosto alle ore 18 si inaugurerà  la personale dell’artista indiano R. B. Holle intitolata “Infinity”. Sarà  visitabile fino al 5 settembre prossimo.

La mostra prosegue la collaborazione tra il maestro e il museo MIIT di Torino che, nel 2018, aveva ospitato la sua prima personale italiana. È comunque dagli anni Novanta che Holleespone in tutto il mondo i suoi lavori, che spaziano dalla grafica alla pittura, dalla scultura alle installazioni.

Nell’ambito della piccola, ma preziosa mostra presentata al Museo MIIT, R. B. Holle farà conoscere meglio al pubblico italiano le sue opere di grafica, dalle incisioni ai disegni.

Si tratta di una selezione di una ventina di lavori che ben  testimoniano la sua sperimentazione artistica  e visiva e la sua ricerca basate sulla percezione di forma e spazio, sulla loro complementarità e, in altri lavori, sul loro dinamismo cromatico del segno e del gesto, quasi una citazione  del dripping alla Jackson Pollock”.

“Le parole del grande poeta e drammaturgo, filosofo indiano Rabindranath Tagore – spiega il curatore della mostra Guido Folco – riassumono perfettamente l’essenza dell’arte di Holle, pervasa di immaginifico mistero e struggente emozione. Holle è maestro indiscusso dell’arte contemporanea internazionale e la sua poetica si nutre della perfetta armonia dell’universo, di quell’ordine cosmico e spirituale che affascina e rende attoniti al cospetto del creato.

La sua arte vive di ricordo ed emozione, di memoria e speranza, nascendo dalle esperienze formative della sua infanzia e dell’adolescenza, quasi una scuola di iniziazione dell’anima, fino alla modernità e alla sperimentazione su forma, luce, sogno e colore.

Holle ha compreso ben presto che l’arte è prima di tutto specchio dell’Io, della nostra essenza e, quindi, nei suoi dipinti, come nelle sue sculture e nei suoi disegni, nella grafica,  genera bellezza, sogno, eternità.

L’arte diventa per Halle lo strumento primario per estraniarsi dalla quotidianità,  per immergersi nella delicata e sorprendente bellezza della natura, piuttosto che nella infinita misura del Cosmo. Le sue opere sono ritmate da segni e colori, come il respiro lento o accelerato del cuore del mondo. La spirale, il segno dell’infinito, le cifre totemiche divenute graffiti incisi sul supporto, stelle e galassie come puntini iridescenti e cromatismi pulsanti  inondano le tele e i fogli dell’artista  tra monocromi raffinati e composizioni eleganti, quasi una danza della luce, un evocativo vibrato musicale.

Dall’action painting Holle eredita l’energia e quell’inarrestabile flusso  cromatico  e segnico che non intende rappresentare il reale, ma l’inesprimibile dell’anima e l’ordine nel caos tipico dell’Universo. La sua pittura si nutre della lezione dell’astrattismo e dell’informale, che l’artista interpreta in maniera assolutamente personale e nuova, scandagliando la profondità del suo cuore e delle sue emozioni più intime e intense, mentre nella terza dimensione sa esprimere con coerenza l’idea di spazio e tempo. Holle percorre le strade più  note al suo cuore e alla sua anima, quelle della sua infanzia, di quel desiderio mai sopito di libertà e perfezione che solo la natura o l’arte riescono a donare”.

“Indipendentemente dal fatto che l’artista Holle ci presenti dipinti, sculture o disegni, il suo universo personale è  costantementepresente e globale – precisa Patricia Alonso Arroba-

La sua arte astratta ci conduce in un’altra dimensione,  sempre cosmica e piena di sfumature cromatiche in grado di coinvolgere e stupire lo spettatore. L’artista, che attualmente vive e lavora  a Mumbai, è uno dei più giovani talenti emergenti dell’India, ha esposto in due gallerie veneziane in cui ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica.

Le sue opere trasmettono una sintonia armoniosa tra arte, musica, ritmo, natura e spazio, si tratta di un’enigmatica composizione di tutti questi componenti materici che, attraverso il colore e la distribuzione dei segni grafici, offrono un’esperienza visiva ricca e stimolante agli occhi dello spettatore. Un riflesso dell’anima dell’artista che, attraverso il solo movimento del pennello, riesce a trasmettere i suoi pensieri più cosmici.

Per lui lo spazio diventa infinito e, per questa ragione,  è sia capace di realizzare uno spazio tridimensionale,  sia di rappresentarlo in due dimensioni, il disegno e la pittura. Tutto merito della sua maestria nell’uso della giustapposizione di  colori che donano alle opere questo senso di profondità.  Concludendo possiamo affermare che il lavoro di Holle sia una sintonia perfetta tra paesaggi sonori pieni di colori, che si mescolano e si fondono con l’armonia cosmica capace di trasportare lo spettatore in altre realtà dove natura e musica possono incontrarci dal punto di vista visivo”.

 

Mara  Martellotta

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, ultimi giorni per la mostra sugli Anni ‘40/50

Fino a domenica I settembre 2024

La mostra, curata da Francesco Poli, intende riportare l’attenzione su una fase fondamentale per il rinnovamento della scena artistica di Torino tra gli anni ‘40/50 del Novecento: la grande stagione dell’Informale.

Nel percorso espositivo si trovano le opere dei principali artisti attivi in area torinese e piemontese, in dialogo con un’ampia scelta dei lavori dei più noti artisti italiani e stranieri presenti nelle mostre delle gallerie private e nelle rassegne in spazi pubblici.

Una trentina i pittori e gli scultori di area torinese: Nino Aimone, Franco Assetto, Annibale Biglione, Mario Calandri, Romano Campagnoli, Francesco Casorati, Antonio Carena, Sandro Cherchi, Mauro Chessa, Mario Davico, Pinot Gallizio, Albino Galvano, Franco Garelli, Mario Giansone, Ezio Gribaudo, Gino Gorza, Mario Lattes, Paola Levi Montalcini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Mattia Moreni, Adriano Parisot, Enrico Paulucci, Carol Rama, Piero Rambaudi, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Filippo Scroppo, Piero Simondo, Giacomo Soffiantino, Luigi Spazzapan, Mario Surbone, Francesco Tabusso.

La selezione di artisti italiani e stranieri, invece, comprende: Afro, Pierre Alechinsky, Karel Appel, Enrico Baj, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Sam Francis, Gruppo Gutai, Hans Hartung, Toshimitsu Imaï, Asger Jorn, Georges Mathieu, Ennio Morlotti, Shigeru Onishi, Jean Paul Riopelle, Emilio Scanavino, Pierre Soulages, Antoni Tapiés, Giulio Turcato, Emilio Vedova.

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10-18 │ Giovedì 10-20 │ Sabato, domenica e festivi 10-19

La biglietteria chiude mezz’ora prima │Lunedì chiuso

COSTO

TARIFFA UNICA (comprensiva di ingresso al Museo): intero € 14,00; ridotto € 12,00

RIDOTTO: fino a 26 anni; over 65; convenzioni

RIDOTTO INSEGNANTI: € 6,00

GRATUITO: fino a 10 anni; possessori Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card e tessera ICOM; diversamente abili; giornalisti iscritti all’albo

MOSTRA CON VISITA GUIDATA

QUANDO: sabato e domenica ore 11.30 e 17.30

COSTO: € 3,00 oltre al biglietto d’ingresso (prezzo promozionale)

Giovedì 29 agosto, ore 18.30

ESTATE A COLORI | VERDE: LA NATURA E LA RIGENERAZIONE

Ultima visita a tema sui colori

Ultima visita dedicata ai colori, in occasione della mostra TORINO ANNI ‘50. LA GRANDE STAGIONE DELL’INFORMALE (Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, fino al I settembre 2024).

Il percorso sui colori e sul loro potere espressivo si conclude con il VERDE, colore della natura, della vita e della rigenerazione. Artisti come Hans Hartung e Jean Fautrier mostreranno come il verde possa evocare un senso di rinascita e vitalità. Le loro opere, immergeranno i visitatori in un mondo di energia rinnovata e connessione con l’ambiente. Le opere degli ultimi naturalisti, Sergio Saroni e Francesco Soffiantino offriranno una prospettiva contemporanea e rigenerativa sul verde. Il verde, in tutte le sue sfumature, parlerà di crescita, speranza e tensione con il mondo naturale.

COSTO: € 6,00 oltre al biglietto d’ingresso

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 011 837 688 int. 3/biglietteria@fondazioneaccorsi-ometto.it

IMMAGINE: Sergio SARONI, Paesaggio appenninico, 1961. Torino, Galleria del Ponte

Tarocchi e creature fantastiche nella mostra di Susanna Viale

Creature fantastiche e del mondo dei Tarocchi in mostra nella personale di Susanna Viale negli spazi di Open Ada a Torre Pellice

 

Inaugurazione sabato pomeriggio del 24 agosto, a Torre Pellice, negli Spazi Espositivi di Open Ada, in via della Repubblica 6, della personale di Susanna Viale, curata da Monica NuceraMantelli, dal titolo “Fantastic & Spiritual Creations”. Il termine espositivo è  stato prorogato dal 5 ottobre al 19 ottobre, con orario 15-19.

L’esposizione ‘Fantastic & Spiritualità Creations’ verte sulla rappresentazione allegorica e figurativa di creature fantastiche e immaginarie tra Cielo, Acqua, Aria, Terra ed Etere, ispirati parzialmente agli Elementi. Si richiamano al potere del femminile degli archetipi più  antichi, creati da Susanna Viale, artista potente e multiforme, capace di destreggiarsi abilmente tra pittura e muralismo, scultura e mosaico, come dimostra la sua casa a Pino Torinese nota come “La casa dei sette colori”.

“Le nuove opere esposte in Fantastic & Spiritual Creations- dichiara la curatrice della mostra, Monica Nucera Mantelli – sonocreature inconsuete, che pare vengano avvistate fantasmagoricamente quando si assottiglia il velo tra il mondo fisico e quello spirituale.  Sono rappresentazioni  evocative e coloratissime, che offrono l’opportunità di connettersi con le forze superiori e di ricevere messaggi e segnali da altri regni”.

“Questa ventina di lavori di grandi dimensioni e prettamente realizzati con tecnica mista su tela grezza riciclata – aggiunge Monica Nucera Mantelli – sono stati appositamente prodotti da Susanna Viale per questa esposizione. Una sezione di retrospettiva è, invece, dedicata alla sua ventennale ricerca tarologica, con un allestimento da terra dei suoi 22 Arcani Maggiori (misure 90×150cm) estratti dagli originali 78 Tarocchi, realizzati ad olio su tela di canapa e declinati in chiave alchemico-psicologica.

Oltre a qualche citazione dei suoi mosaici più recenti e piccole sculture, l’allestimento propone, a corredo del magico mondo di Viale, annesso alla natura e ai suoi codici di svelamento, slideshow di immagini sulle Alebijes dell’artista messicano Mario Alva, suo collega di esperienze artistiche in America Latina”.

In occasione dell’inaugurazione  di “Fantastic & Spiritual Creations”,  vi è stata sabato 24 agosto la presentazione ufficiale alla presenza dell’artista, del critico, e del curatore dell’esposizione.  A completamento del vernissage è stato svelato l’antico potere di alcune piante dal sapiente intervento dell’etnoantropologa Tania Re, autrice del volume di ricerca “Stupefacenti e proibite, le Piante Maestre”, edizioni Amrita.

L’inaugurazione è proseguita domenica 25 agosto, alla presenza dell’artista e della curatrice Monica Nucera Mantelli, con apertura dalle 15 alle 18. Un appuntamento assolutamente speciale è  stato quello con il sound healing, o bagno sonoro ( aperto a tutti) curato  e condotto dalle 16 alle 18 da Gabriella Irtino e Guido Battistin. Si è trattato di un’immersione con le opere nei suoni armonici delle campane tibetane antiche, campane di cristallo a 432 Hertz monocorde Pitagora o Ocean Drum. Con la propria stuoia ci si siede e ci si lascia immergere dal potere benefico di queste sonorità.

Durante il periodo espositivo la mostra sarà arricchita da ulteriori appuntamenti tra cui due di  carattere scientifico, che si  terranno nel mese di settembre, con lo studioso e conferenziere Roberto  Mussa, fisico astroparticellare dell’Istituto Nazionale di  Fisica Nucleare, presentato dall’associazione Temporeale TV lab. Due gli appuntamenti sabato 14 settembre, dalle 17 alle 19, con “Pillole di cromodinamica quantistica”, e il secondo sabato 28 settembre dalle 17 alle 19 con la conferenza dal titolo “Strane luci nel cielo: dalle aurore boreale ai fulmini ionosferici”. Le conferenze sono a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

In occasione del Solstizio autunnale tornerà in galleria il Sound healing curato da Gabriella Irtino e Guido Battistin, come complemento del messaggio delle opere d’arte dell’artista Susanna Viale. Vi sarà una nuova immersione nei suoni armonici delle campane tibetane antiche, campane di  cristallo a 432 Herz, monocorda pitagorico, Ocean Drum. Gratuito e aperto a tutti.

L’artista Susanna Viale sarà presente in galleria domenica 15 settembre, sabato 21, domenica 22, sabato 28 e domenica 29 settembre.

La mostra è visitabile tutti i venerdì pomeriggio dalle 15 alle 18 e, sempre dalle 15 alle 18, sabato pomeriggio. La domenica, tranne quelle in cui sarà presente l’artista, su appuntamento.

Mara Martellotta

“SilenzioSuono / SoundSilence”. Unica in Italia, una ricca collezione di dischi d’artista

Apre un nuovo capitolo espositivo per la “Videoteca – GAM” di Torino

Fino al 1° settembre

Una mostra decisamente singolare e di grande intelligenza nell’atto ideativo e in quello espositivo. Per certi versi in grado di indurre la memoria a carambole temporali di alta suggestione e potente forza emotiva. Fino a domenica 1° settembre, la “Videoteca – GAM” presenta al pubblico, questa volta coinvolto insieme dall’ accattivante intreccio di arti visive e sonoro-musicali, “SilenzioSuono /SoundSilence”, il nuovo capitolo collezionistico del “Museo” di via Magenta: 471 dischi d’artista, una collezione  il cui nucleo principale fu raccolto negli anni da Giorgio Maffei (Torino, 1948 – 2016), grande studioso e collezionista di libri e “vinili” d’artista, a cui la GAM ne ha aggiunti di ulteriori, in una logica di accrescimento futuro della raccolta.

Sotto la sapiente curatela di Elena Volpato, la rassegna propone alle pareti le copertine originali dei dischi, molte disegnate dagli stessi artisti mentre al centro della “project room”, quale punto di osservazione, s’è creato un salottino ad hoc con poltroncine disegnate dal milanese Federico Pepe e con materiali “vicini al sapore pop” del “vinile”, quel “magico portale – è stato scritto – mai eguagliato dalle ‘cassette’, dai ‘cd’ o dallo ‘streaming’”. A disposizione del pubblico si trovano dei “tablet” per ascoltare “tracce audio musicali o ‘performance’ o letture di poesie o di ogni possibile sperimentazione”. Scrive Elena Volpato, a proposito del titolo apparentemente contradditorio: “Mi piaceva l’idea di dare la stessa importanza al ‘Suono’ e al ‘Silenzio’ … ’Suono’ e ‘Silenzio’ si tengono insieme, non c’è l’uno senza l’altro, due facce della stessa medaglia che non possono essere scisse”.

Così l’iter espositivo ci pone faccia a faccia e orecchio a orecchio con le più importanti sperimentazioni artistiche di ambito sonoro e poetico, a partire dalle “prime ricerche sonore futuriste” con performance di declamazione dinamica ed esecuzioni musicali (e chi mai l’avrebbe detto o pensato?) del padre stesso del “Futurismo” Filippo Tommaso Marinetti e di quel Luigi Russolo (redattore nel ’33 del “Manifesto dei rumori” nonché inventore di nuovi strumenti musicali dal nome significativo di “Intonarumori”). Il “Dadaismo” è rappresentato da opere che vanno da Tristan Tzara a Hugo Ball a Raoul Hausmann con i loro “fono-poemi” composti di sillabe in puro “rapporto asemantico”. Bizzarrie, ricerche, sperimentazioni d’avanguardia che dai colori e immagini su tela passano ai colori non meno bizzarri di note e “rumori”. Sono presenti ancora le opere di Arthur Petronio (figlio del celebre “trasformista” Leopoldo Fregoli) che, sotto l’influenza di Wassily Kandinsky, elaborò nel 1919 la teoria della “verbophonie” e le “ricerche informali” di Karel Appel Jean Dubuffet, condotte con suoni tratti dagli “elementi della natura”. Presente in mostra anche la raccolta de “Le Lettrisme”, disco con i componimenti “onomatopeici” di Isidore Isou e Maurice Lemaître del 1958. Lo stesso anno in cui nasceva la rivista “Cinquème Saison” diretta da Herni Chopin, presente con molte altre opere in collezione, fra cui (“opere miliari”) le “ricerche sul silenzio” di Yves Klein e John Cage. L’intera “produzione Fluxus” è presente con opere che vanno da Joseph Beuys, a Philip Corner, a Yoko Ono e altri.

In parete, una lunga puntuale storia: dalla “Performance Poetry” della “Beat Generation” (inclusa con tutti i poeti del progetto rivoluzionario “Dial-a-Poem”) alle “Neovanguardie concettuali” ai mitici “Anni Ottanta” presenti in particolare con molta parte della produzione di Laurie Anderson. Degli “Anni Novanta”, sono Christian Marclay e Katharina Fritsch le due figure principali nella raccolta. Per finire con opere “iconiche” degli “Anni 2000” (da Henrik Hakansson a Carsten Nicolai a Martin Creed) e con le prime 13 uscite della “Xong collection – Artist Records”, costola di “Xing”, dedicata ad artisti “che intendono il campo sonico come una delle piattaforme in cui espandere i loro mondi e la loro immaginazione, utilizzando lo ‘spazio del disco’ per focalizzare e amplificare la propria poetica”.

Dato importante: da oggi in poi la “Collezione” intende crescere nel tempo. Con quali criteri? Elena Volpato“Privilegiando le opere degli artisti visivi che si metteranno alla prova con la sperimentazione sonora”.

Gianni Milani

“SilenzioSuono / SoundSilence”

“Videoteca – Gam”, via Magenta 31, Torino; Tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 1° settembre

Orari: mart. – dom. 10/18. Lunedì chiuso

Nelle foto: Immagini allestimento (ph. Perottino). Yoko Ono “Fly”, Apple Records, 1971 e John Cage “Neuhaus Cage”, Alga Marghen, 2002

Il castello di Agliè, una residenza sabauda nel Canavese

Bellezza, arte, poesia e un po’ di cinema

Eretto nel XII secolo dalla famiglia dei conti San Martino nell’omonimo borgo, uno dei più famosi del canavese, fino al 1600 il Castello di Agliè mantenne l’aspetto di un forte con tanto di muraglia difensiva e fossato.

I primi interventi per renderlo dimora furono fatti a fine secolo dal Conte Filippo che affidò il progetto all’architetto Amedeo di Castellamonte: venne rivisitata la facciata interna, creata la cappella e le due gallerie. Nel 1764 fu venduto al re Carlo Emanuele III dando inizio così alla prima epoca sabauda e divenendo una delle residenze estive reali. Vengono ricavati nuovi appartamenti, edificata la chiesa parrocchiale della Madonna della Neve, collegata al castello così che i membri della famiglia potessero raggiungerla senza essere visti, ampliato il giardino in stile italiano, costruita la fontana dei Fiumi, Dora Baltea e Po, con le belle sculture dei fratelli Collino. Durante il governo di Napoleone venne ceduto perdendo così il tono regale e sontuoso e venendo utilizzato invece come ricovero per i poveri.

Carlo Felice a inizio del 1800 lo rivolle fortemente e gli ridiede un aspetto sfarzoso grazie anche all’intervento dell’architetto Michele Borda che introdusse gli arredi in stile Carlo X, costruì un teatro gioiello e inserì una bella collezione di opere d’arte. Nello stesso periodo vennero introdotti diversi reperti relativi a vari scavi archeologici che Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice, aveva seguito personalmente nel Lazio.

Nel 1939 il castello fu venduto allo Stato con la gestione della Soprintendenza ai Monumenti e dei Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte che ancora oggi si occupano del suo mantenimento e della sua salvaguardia. Dal 1997 è parte del Patrimonio Unesco e del circuito dei Castelli del Canavese.

Grazie alla sua bellezza ed eleganza i visitatori sono in costante aumento, la varietà di stili architettonici che si sono susseguiti storicamente e i diversi spazi interni ed esterni da visitare: i saloni, la biblioteca, il teatro, la cappella, i giardini pieni di alberi secolari e serre, attraggono turisti e curiosi da tutta Europa.

Al Castello di Agliè furono dedicati alcuni versi dal poeta Guido Gozzano che durante le sue vacanze di bambino giocava sul piazzale antistante ed è stato un meraviglioso sfondo cinematografico dove sono state ambientate alcune fiction come Elisa di Rivombrosa e Maria José, un luogo dunque dove la magia dell’arte, le storie legate alle famiglie reali, la grandiosità architettonica e la bellezza nella natura si intrecciano conferendogli lo status di meraviglia non solo piemontese ma del mondo intero.

Maria La Barbera

“Le Mille e una notte. Personaggi, profumi, colori, delizie di un Oriente mitico”

Si è inaugurata ieri, sabato 24 agosto, presso la ex Chiesa di Santa Croce in Piazza Conte Rosso ad Avigliana (To) la mostra collettiva “Le Mille e una notte – Personaggi, profumi, colori, delizie di un Oriente mitico”

Trentacinque artisti (Franca BARALIS, Gesebel BARONE, Tiziana BERROLA, Ines Daniela BERTOLINO, Susanna BIANCHI, Cetty BONIELLO, Ivo BONINO, Nadia BRUNORI, Luisella COTTINO, Mara COZZOLINO, Giuliana CUSINO, Monica DE MARTIN, Piero DELLA BETTA,

Lorenzo DI LAURO, Francesco DI MARTINO, Sara DUDINO, Maria José ETZI, Francesca FINELLO, Silvana GAVAZZA, Sonia GIROTTO, Elisabetta GRANDI, Beppe GROMI, Pippo LEOCATA, Gianmatteo LOPOPOLO, Davide MAZZETTO, Marina MONZEGLIO, Mahtab Fereshte MOOSAVI, Patrizia MORETTI, Patrizia PIGA, Guido ROGGERI, Valeria TOMASI, Mara TONSO,
Anna TOSI,
Nino VENTURA, Serena ZANARDO) espongono oltre 70 opere dipinti, acquerelli, ceramiche, fotografie professionali (stampa fine art) sculture in vetro e opere realizzate con grafica digitale e intelligenza artificiale.

La mostra, organizzata dall’Associazione culturale “Arte per Voi” di Avigliana (To) a cura di Giuliana Cusino e Luigi Castagna e con la collaborazione della dott.ssa Donatella Avanzo, sarà visitabile il sabato e la domenica pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00 fino a domenica 6 ottobre

Sito web: https://artepervoi.it/


Il magico libro

Le Mille e Una Notte” non sono un libro, sono piuttosto un mondo, un enigma infinito.

Sono una raccolta complessa e magmatica di racconti, le cui intricatissime vicende restano ancora da esplorare e da scrivere.

L’assemblaggio delle storie all’interno del racconto cornice, di origine indo-persiana, costituisce la griglia di tutta l’opera. La bella Shahrazàd – che si dice avesse letto e raccolto mille libri di storie delle genti antiche, delle gesta dei re e dei loro poeti – fa della narrazione lo strumento per distogliere il re Shahriyàr dal funesto progetto di unirsi ogni sera a una vergine e di ucciderla il giorno successivo per vendicarsi del tradimento della moglie e di tutte le donne. Non solo egli stesso e suo fratello Shahzamàn sono vittime dell’infedeltà delle rispettive spose, lo sono persino all’avvicinarsi di un essere sovrannaturale, quel genio “alto, dalla testa grossa, dal largo petto” che incute loro terrore facendo “ribollire” il mare. La prima notte di nozze, con la complicità della sorella Dunyazàd, Shaharazàd riesce, praticando abilmente l’arte dell’interruzione del racconto, ad affascinare e a incuriosire il re al punto da fargli sospendere l’esecuzione. Il racconto acquisisce così potere salvifico per innumerevoli notti, fino a quando, per un potente rovesciamento, la rabbia e il risentimento lasciano la mente e il cuore del re per far posto all’affetto e al rispetto per Shaharazàd, che nel frattempo gli ha dato tre figli.

Grazie all’arte affabulatoria di Shaharazàd, al suo saper incatenare una storia all’altra e nel sapersi interrompere al momento giusto, scopriamo il segreto del ritmo, della narrazione in prosa, ciò che tiene vivo il desiderio di ascoltare il seguito.

La Mille duesima notte

La sposa preferita

Da alcune settimane, anche Hasib Karim aveva due mogli. Erano gelose e litigavano di continuo. Dalla mattina alla sera, si udivano le loro grida nel cortile della casa. Nonostante minacciasse di ripudiarle, Hasib Karim non riusciva mai a calmarle.

Un giorno, le sue due spose gli chiesero quale preferisse.

Rifletterò sulla vostra domanda e vi risponderò fra qualche giorno”, disse loro.

L’indomani, si recò nella via dei gioiellieri.

Guardò le vetrine, entrò in vari negozi, contrattò a lungo e se ne tornò a casa con due begli anelli. Attese di essere da solo con la prima moglie per offrirle uno dei gioielli.

Costei si impegnò, come le chiedeva il marito, a non parlarne con la rivale.

Hasib Karim procedette nello stesso modo con la seconda sposa, che promise anche lei di serbare il silenzio.

Lasciati passare alcuni giorni, Hasib Karim le riunì.

La mia preferita, disse loro, è colei alla quale ho offerto segretamente un anello”.

Soddisfatte della risposta del marito, le due spose si ritirarono avendo ciascuna la certezza di essere la favorita.

Donatella Avanzo

archeologa e storica dell’arte