Organizza “CAMERA”, in collaborazione con “Maradeiboschi” e “VANNI” a Torino
Da giovedì 5 maggio al prossimo ottobre
L’iniziativa ha per obiettivo quello di rinnovare il rapporto con il territorio, contribuendo al contempo alla promozione della giovane fotografia italiana. Dopo la fortunata collaborazione con cinque spazi d’arte indipendenti di Torino, attraverso il progetto “Futures moves to the city”, “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” lancia ora il nuovo, più circostanziato, progetto “Futures” moves to piazza Carlina, curato da Giangavino Pazzola e dedicato all’opera dei talenti selezionati, nel 2020, dal Centro di via delle Rosine nell’ambito del programma europeo “Futures Photography”. Le mostre verranno ospitate, da maggio ad ottobre, negli showroom in piazza Carlina di “Maradeiboschi” (al civico 21) e “VANNI” (al civico 15A), per l’occasione partner e sostenitori del progetto di “CAMERA”.
La prima mostra in programma, “Three works”, porta la firma della giovane artista bellunese Marina Caneve, raffinata sperimentatrice della fotografia piacevolmente utilizzata all’interno di un processo di ricerca interdisciplinare. La rassegna aprirà giovedì 5 maggio, in simultanea da “Maradeiboschi” (lun. merc. 8/21,30; giov. ven. 8/23,30, sab. 9/23,30 e dom. 9/21,30) e da “VANNI” (dal mart. al ven. 10/19,30, sab. 10/13,30 – 15,30-19,30) e rimarrà visitabile sino a metà giugno. A partire da tre serie di lavori realizzati sino ad oggi dall’artista, “Are They Rocks or Clouds?” (2018 -2019), “Entre Chien et Loup” (2020) e “A fior di terra” (2021), il percorso espositivo sottolinea l’interesse della Caneve nella realizzazione di storie incentrate prevalentemente sul tema dell’ecologia e dell’ambiente. “Attraverso questo filtro, infatti, l’artista – si sottolinea – cerca di investigare fenomeni quali il rapporto che intratteniamo con le catastrofi ambientali, la costruzione della memoria dei luoghi e la coesistenza tra risorse naturali ed esseri umani”. Così, ad esempio, mediante fotografie di archivio, testi e immagini appositamente realizzate ex novo, in “Are They Rocks or Clouds?” si indaga la storia del dissesto idrogeologico nelle montagne dolomitiche per esplorare il rapporto tra uomo, architettura e paesaggio. Con“Entre Chien et Loup”, progetto commissionatole dal “Museo Nazionale della Montagna” di Torino, la Caneve si muove tra immagini rinvenute nell’archivio dello stesso Museo e nel paesaggio circostante, per costruire una rete di relazioni – reali e fittizie– atte a costruire un luogo immaginario. Con “A fior di terra”, invece, ha coinvolto la popolazione di Lusiana Conco, piccolo paese situato sull’Altipiano di Asiago, in una sorta di “auto etnografia” sul tema dell’estrazione e della lavorazione del marmo, tradizionale risorsa primaria per l’economia locale. “Con una messa in discussione della funzione documentaria della fotografia – viene ancora sottolineato – Caneve esplora diversi argomenti e costruisce conoscenza, con un interesse specifico per la vulnerabilità ambientale, sociale e culturale”.
Dopo Marina Caneve, nell’ambito dello stesso progetto, verranno ospitate, sempre negli stessi spazi e a cadenza regolare fino al prossimo ottobre, le mostre di Camilla Ferrari (Milano, 1992), Camillo Pasquarelli (Roma, 1988), Giovanna Petrocchi (Roma, 1988) e Marco Schiavone (Torino, 1990): esperienze espositive nell’ambito delle quali verranno sviluppati anche dei progetti speciali legati ai percorsi di innovazione e ai valori che ispirano l’attività delle due aziende torinesi.
g.m.
Per info: CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to
Nelle foto:
– Marina Caneve; “Are They Rocks or Clods?”
– Marina Caneve; “Entre Chien et Loup”
– Marina Caneva: “A fior di terra”
Ritorna in terra monferrina, Giovanni Taverna. A lui il Castello di Monastero Bormida (recentemente inserito dalla “Fondazione Asti Musei” nella rete museale astigiana) dedica fino al 10 luglio un’importante e corposa retrospettiva dal titolo “Il pensiero che cerca la forma”.Titolo assolutamente identificativo del modus operandi dello scultore alessandrino. Nato nel 1911 ad Alluvioni Cambiò (Alessandria) e scomparso a Torino nel 2008, il Taverna è ancora oggi presenza assai viva in quelle terre in cui l’arte figurativa è riuscita incredibilmente a germogliare nelle sue più alte manifestazioni attraverso le opere di artisti di casa di massimo livello che vanno, solo per citarne alcuni, da Pellizza (di cui fu allieva la madre del Taverna) a Morbelli, a Bistolfi via via fino ad Onetti, Carrà, Monteverde e alla grande Scuola di Tortona. Dal 2003 nel suo paese natìo è attiva un’importante “Gipsoteca”, a lui dedicata, che accoglie opere dell’artista realizzate in bronzo, terracotta, ceramica e gesso, insieme a bozzetti di monumenti commemorativi, mentre in occasione del bicentenario di fondazione del Comune, Alluvioni già lo aveva ricordato con una notevole rassegna dal titolo “Giovanni Taverna scultore dell’equilibrio” e, nel centenario della sua nascita, lo aveva nuovamente commemorato con un’altra esposizione titolata “Momenti di un percorso”.
promettente avvio di carriera. Interrotta nel ’33 dalla scomparsa di Bistolfi, seguita dai sette anni di guerra, prima con la Campagna d’Africa e poi con la seconda guerra mondiale. Rientrato a Torino, dirige per un breve periodo, la celebre fabbrica di ceramiche artistiche di Sandro Vacchetti “ESSEVI” per poi aprire un proprio studio, immergendosi appieno nell’attività di scultore.
gesso del ’68, riflettono l’ascendenza (svincolata dai più aggressivi ed elaborati esempi bistolfiani) di certa lezione del Rinascimento quattro-cinquentesco. Così come il “Cristo che cammina sulle acque”, terracotta degli anni ’90. Ecco. La forma si piega al pensiero. La realtà lascia margini benedetti al sogno e alla poesia. E’ il pensiero, sempre, a reggere il gioco. Nel lavoro scultoreo, ma anche nella pittura di cui si ha chiara testimonianza negli oli e nei pastelli portati in mostra insieme ad alcune ceramiche ideate negli anni di lavoro alla “ESSEVI”, a fianco di una sezione dedicata ai maestri di gioventù Stefano Borelli, Mina Pittore e Leonardo Bistolfi. A corredare la rassegna anche materiale fotografico e documentale di grande interesse.

