Domenica 26 settembre 2021
Ore 10-12,30 e 15-18 – Chiesa di Sant’Agostino (ritrovo presso il parcheggio del Polo Sanitario, in via S. Agostino), Avigliana (TO)
AMICI DI AVIGLIANA
Info: tel. 333.3138398 – associazioneamicidiavigliana@gmail.com
Domenica 26 settembre 2021
Ore 10-12,30 e 15-18 – Chiesa di Sant’Agostino (ritrovo presso il parcheggio del Polo Sanitario, in via S. Agostino), Avigliana (TO)
AMICI DI AVIGLIANA
Info: tel. 333.3138398 – associazioneamicidiavigliana@gmail.com
In collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, 4 giovani artisti realizzeranno di fronte al pubblico, all’interno degli ampi spazi di Torino Outlet Village, dei grandi dipinti ispirati alle meravigliose Donne di Giacomo Grosso. Si posizioneranno con tele e pennelli di fronte a meravigliosi capi di alta moda delle ultime stagioni, indossati da modelle in posa.
I più social potranno inoltre cimentarsi nelle pose dei dipinti che ispirano il progetto e pubblicare le foto con l’hashtag #ritrattiallamoda e il tag Torino Outlet Village per poter vedere ricondivisi i migliori scatti!
Ingresso gratuito
Da venerdì 24 settembre
San Secondo di Pinerolo (Torino)
Nata con questo dichiarato obiettivo, è una mostra che segue il corso delle stagioni, che accompagna il trascorrere del tempo, che muta e s’inventa, di volta in volta, nuove forme e prospettive e colori e luci ed ombre, proprio come un giardino. Dal prossimo venerdì 24 settembre, il grande progetto espositivo “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, inaugurato al “Castello di Miradolo” (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) il 15 maggio scorso, prosegue infatti il suo cammino ideale lungo un anno, fino al 15 maggio 2022, magnificamente svelando la sua veste autunnale. Presentata dalla “Fondazione Cosso” e curata da Paola Eynard e Roberto Galimberti, la mostra si sviluppa attorno al concetto di abbecedario: un “ABC” del giardino, in rigoroso “dis – ordine alfabetico”, secondo le parole e i pensieri di Paolo Pejrone (fra i più grandi architetti del paesaggio a livello internazionale, oltre 800 giardini progettati in giro per il mondo), ma soprattutto “una riflessione profonda e intima – dicono i curatori – su temi come la luce, l’ambiente, la calma, i dubbi, le speranze, le sfide che il mondo contemporaneo offre al rapporto tra uomo e ambiente”.
E le parole –disordinate ma lucide – costruiscono, nelle quindici sale espositive e nei sei ettari di Parco all’inglese che circonda la settecentesca dimora, un dialogo immaginario con importanti opere d’arte e con oggetti, fotografie, acquerelli, progetti, memorabilia, oli dello stesso Pejrone e video installazioni. Così accanto al “Fango sulla carta” che “secca nell’erba che cresce, nell’acqua che scorre” di Richard Long e alla “peonia” di Andy Warhol o alla “Rosa per la democrazia” di Joseph Beuys troveranno spazio, con l’arrivo dell’autunno Giuseppe Penone (protagonista attualmente alla “Galleria degli Uffizi” di Firenze dell’importante progetto espositivo “Alberi”), Maria Lai di cui ricorrono i quarant’anni del progetto “Legarsi alla montagna”, i “Coriandoli” di Tano Festa (protagonista nel secondo Novecento della Scuola pop-romana), Evelina Alciati (prima donna a frequentare l’“Accademia Albertina” come allieva di Giacomo Grosso), Piero Gilardi con il suo nuovo “Tappeto natura” in poliuretano espanso insieme ai “modelli pomologici” e ai disegni di Francesco Garnier Valletti provenienti dal “Museo della Frutta” e dall’“Accademia di Agricoltura” di Torino. In tutto sono oltre cinquanta gli artisti, tutti di gran blasone, rappresentati in mostra.
Da ricordare, fra gli altri Giorgio Griffa che, per questo evento, ha dedicato a una sala del Castello un’installazione inedita sul tema della conoscenza e della frammentarietà del sapere. L’esposizione è infine completata da un’installazione sonora, a cura del progetto artistico “Avant-dernière pensée”. La visita alla mostra permetterà anche di scoprire le suggestioni autunnali dell’antico “Orto” del Castello: 500 mq, a forma circolare, ripristinato dallo stesso Pejrone, in occasione della mostra e che nei prossimi mesi fornirà le verdure dell’autunno e dell’inverno, dai cavoli ai finocchi ai cavolfiori e a tant’altro ancora. Anima “rustica” dell’antica dimora, l’“Orto” ne completa l’originaria vocazione agricola, con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio – visitabili quest’anno per la prima volta – sviluppandosi intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica cassina, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. Visto dall’alto, è perfettamente inserito nel disegno del luogo.
Ma non è finita. L’autunno e l’inverno porteranno al “Castello di Miradolo”, sempre in connessione con la mostra di Pejrone, il progetto “La mostra racconta. Mezz’ora con…”, appuntamenti di approfondimento con esperti d’arte e musica, artisti e collezionisti. Si inizia sabato 25 settembre. Alle 11,30: “Mezz’ora con Margherita Oggero” che parlerà di “Mario Sturani: una personalità eclettica a Torino”. Sei gli incontri programmati, fino a sabato 11 dicembre.
Per info: tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com
Gianni Milani
Nelle foto
– Paolo Pejrone
– Francesco Garnier Valletti: “Modelli pomologici”
– Piero Gilardi: “Zucchine”
– L’ “Orto” del Castello
The Others 2021 torna dal 4 al 7 Novembre 2021 per festeggiare i suoi 10 anni e punta su un’edizione al femminile con un board curatoriale di donne che esplorano il mondo, per portare a Torino i progetti di gallerie, spazi non profit e artist-run space con il più alto tasso di innovazione e scouting all’estero, nel panorama della Torino Contemporary Art Week.
Germania, Austria, Ucraina, Olanda, Danimarca, Belgio, Romania, Svezia, Svizzera, Cuba, sono solo alcuni tra i paesi da cui provengono gli espositori di questa X edizione dalla vocazione sempre più internazionale, che non poteva chiudere gli occhi di fronte ad alcuni temi del contemporaneo. Attraverso il linguaggio dell’arte come strumento di dibattito, The Others si rivolge alle giovani generazioni dei millennials, da sempre fulcro della manifestazione e trend-setter capaci di anticipare e influenzare il futuro.
Una manifestazione che porta a Torino progetti che indagano temi di attualità, a partire da quello presentato da Mouches Volantes di Colonia che mette al centro il ruolo della donna nella cultura curda e in particolare le rigide norme linguistiche e di valori alle quali deve sottostare, dalle conversazioni in pubblico agli atteggiamenti da adottare e/o evitare, dove il contatto visivo come gli argomenti da affrontare sono soggetti al contesto e all’ambiente. Fra i progetti al femminile, attese anche due gallerie che accolgono esclusivamente il lavoro di artiste donne: la galleria SheBam! di Lipsia con il progetto Vice Versa e la Crumb Gallery di Firenzecon il progetto Contingency | Confini.
The Others 2021 quest’anno finalmente si riappropria anche della sede del Padiglione 3 di Torino Esposizioni: “Dopo l’apertura di sole poche ore del Padiglione nel 2020 dovuta alle restrizioni Covid– commenta Roberto Casiraghi, ideatore della fiera con Paola Rampini – vogliamo portare a termine l’impegno preso e lo faremo per rendere finalmente disponibile e fruibile alla Città il Padiglione 3 di Torino Esposizioni, nell’ottica della valorizzazione e recupero degli spazi industriali storici della Città che intendiamo far rivivere al pubblico attraverso i linguaggi dell’arte”.
Per la prima volta saranno inoltre presenti singoli stand disposti seguendo un layout espositivo innovativo, in grado di rompere ogni schema e regola classica di allestimento. Una disposizione a raggiera, capace di creare nuovi link e opportunità di confronto tra lo spazio, i progetti espositivi ed il pubblico. Ancora una volta The Others rifiuta di omologarsi e si riconferma una manifestazione provocatoria, eccentrica e determinata che catalizza e sprigiona energia creativa.
Le domande di partecipazione scadono il 25 settembre 2021.
Mercoledì 22 settembre e giovedì 23 settembre, ore 18.30, in presenza nel Gymnasium di CAMERA
Sul tema “Closeness/Prossimità”, 14 le sedi coinvolte fra arte, danza e teatro
Dal 16 settembre al 25 novembre
Nel corso di sette edizioni, sono stati centinaia gli artisti coinvolti. “Rassegna di discipline artistiche finalizzate a portare l’arte contemporanea in luoghi – come residenze storiche, dimore reali, musei e luoghi d’impresa – non usualmente destinati ad esposizioni o manifestazioni artistiche”, alla settima edizione di “Art Site Fest” è stato dato il via ufficiale (con una presentazione a Palazzo Madama, che dal 19 ottobre ospiterà, nell’ambito della rassegna, due sculture di grandi dimensioni e site-specific di Carlo D’Oria) giovedì scorso 16 settembre con l’inaugurazione di due mostre davvero speciali. In tutti i sensi. La prima, “Regio Contemporaneo. L’arte incontra l’opera” ospitata all’“Archivio di Stato” di piazza Castello (in mostra bozzetti, disegni, fra cui quelli di di Mastroianni per la cancellata del Regio, costumi e fotografie di scena di Giulio Paolini, Botto & Bruno e Mimmo Paladino che testimoniano appieno la relazione proficua, in oltre trent’anni di produzioni, fra i due Enti) e la seconda “De Sidera” allestita presso le Sezioni Riunite dell’“Archivio di Stato” di via Piave in cui sono visibili dodici opere dedicate al cosmo e alle stelle, progetto realizzato per l’“Archivio” dal pittore di origina argentina Ernesto Morales in cui si racconta (desiderio da “De Sidera”) dell’impossibilità di avvicinarsi ad una dimensione lontana ed anelata. Già, perché se il tema su cui s’incentra l’edizione 2021 della rassegna è la “Prossimità”, dopo i lunghi e difficili mesi di pandemia in cui abbiamo imparato a proteggerci mantenendo la necessaria distanza dagli altri, è pur vero che “sarà difficile recuperare la distanza sociale che ci siamo imposti, dimenticando quanto è accaduto”, dice il direttore artistico, Domenico Maria Papa.
Che prosegue: “Sarà faticoso riprendere l’abitudine al contatto dopo averlo così strettamente legato al contagio. Ma quando riusciremo a farlo, forse, ritroveremo il senso autentico di una prossimità necessaria, con la quale, all’inizio della nostra storia, imparammo a incontrarci, a trasmetterci emozioni, sentimenti e conoscenze”. “Prossimità”, dunque, quale soggetto e obiettivo, cui aiutarci a tendere, di “Art Site Fest”, spalmata, fino al 25 novembre, su ben tredici sedi: Parco delle Vallere (Moncalieri,), Castello di Govone (Govone), Chiesa dello Spirito Santo (Govone), Castello di Ussel (Châtillon), Castello Gamba (Châtillon), Archivio di Stato (Torino), Palazzo Madama di Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi (Nichelino), Castello di Masino (Caravino), Castello della Manta (Manta), Palazzo Madama (Torino), Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (Buttigliera Alta), Area archeologica della “Nuvola Lavazza” (Torino) e “Heritage Lab” Italgas (Torino). Prossimo appuntameno, venerdì 24 settembre (dalle ore 17,30) alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, che ospiterà “Neighbours”. Le sale e gli esterni della settecentesca residenza juvarriana vedranno convivere in un’originale “prossimità” di buon “vicinato” le opere site-specific di artisti parecchio distanti per concettualità e linguaggio espressivo fra loro: dal malaghiano Pablo Mesa Capella al più riflessivo Fabian Albertini, da Emilia Faro (con opere fortemente incentrate sulle tracce del vissuto umano) alle suggestioni scultoree dei torinesi Diego Dutto e Carlo D’Oria. Sabato 25 settembre, la rassegna si sposta nella Vallée. Il “Castello di Ussel”, a Chatillon (a partire dalle ore 17), si aprirà per la prima volta all’arte contemporanea con la mostra della giovane fotografa torinese Carola Allemandi, che esporrà per l’occasione i suoi più recenti lavori in bianco e nero ispirati, attraverso un singolare e nuovo punto di vista, alla montagna e alla sua natura. Non solo. Con inizio alle ore 18, sempre al “Castello di Ussel”, sarà di scena l’attore Toni Mazzara con il reading “Jan della balena”, l’incontro immaginario fra Albrecht Durer e un giovane aspirante pittore “in un racconto che tratta il tema della natura, della bellezza e della decadenza”. A chiudere il mese di settembre, domenica 26 (ore 17,30), al “Castello di Masino” a Caravino, sarà “Donne d’arte e di scienza”, reading dell’attrice moncalierese Sara D’Amato, che racconterà importanti figure di donne, fra l’arte e la scienza: spettacolo pensato in collaborazione con il FAI, Fondo Ambientale Italiano, in cui si compie “un viaggio nel tempo, dal tono leggero e divertente, in compagnia di donne che hanno rivoluzionato il mondo della matematica, della fisica, dell’astronomia, della filosofia, della pittura e della scultura”. E gli appuntamenti, nel solco di un’idea privilegiante le “diversità” dei temi e delle discipline, proseguiranno nei mesi di ottobre e novembre, secondo un’agenda consultabile su: www.artsitefest.it
La partecipazione e la visita agli eventi di “Art Site Fest” è gratuita, tranne in alcune sedi dove è previsto un biglietto di ingresso. È necessario fare riferimento ai siti web delle diverse sedi per conoscere modalità e orari di accesso che possono variare da sede a sede.
g.m.
Nelle foto
– Burri: foto di scena “Tristano e Isotta”, 1976
– Inaugurazione mostra “De Sidera” di Ernesto Morales
– Danza contemporanea, Castello di Govone
Una nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi è stata inaugurata lo scorso sabato 18 settembre a Pianezza, nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. L’installazione si intitola “La famiglia” ed è ispirata al concetto di nucleo familiare che torna a fruire, finalmente, dopo il lockdown, della natura.
“Profondo rispetto e ammirazione mi legano – spiega lo scultore Osvaldo Moi – alla città di Pianezza, un Comune in cui valori come patria, famiglia e arte, ma anche natura e cultura costituiscono da sempre un principio ispiratore della vita cittadina. Già nel 2009 ero stato, infatti, coinvolto nella realizzazione e collocazione nel parco della Pace di una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya, installato come primo lavoro di arte pubblica nel 2004 a Novara e, due anni dopo, a Torino, in piazza d’Armi”.
“Stiamo vivendo, e mi auguro di poter dire che siamo quasi alla fine di questo periodo – aggiunge lo scultore Moi – un lungo periodo in cui il Covid ha travolto le nostre esistenze. I successivi lockdown ci hanno reso sempre più consapevoli dell’importanza di stare a contatto con la natura. La natura e l’arte, nelle loro varie forme, sono state di grande conforto per molte persone. Il prezzo più alto di questo difficile periodo di distanziamento credo lo abbia pagato la famiglia, intesa come nucleo portante della società e, in particolar modo, la donna. Molte di loro sono state, infatti,oggetto di violenza entro le mura domestiche e a molte di loro è stata tolta la vita.
Ispirata da questi pensieri ha preso le mosse questa mia nuova progettazione artistica, che è stata collocata nello spazio tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. Si tratta di un progetto nato diverso tempo fa dalla proposta di realizzare una scultura in centro a Pianezza. A distanza di mesi questa idea si è convertita nella volontà di abbellire non più il centro cittadino, ma una più ampia rotonda. Mi hanno, così, proposto un’area verde con piante ecespugli, che per me avrebbe rappresentato lo spazio migliore per celebrare la famiglia e la sua guida, la Donna (con la D maiuscola)”.
“Quell’immagine – prosegue l’artista Osvaldo Moi – e quei profili in lontananza sul prato erano vivi in movimento, capaci di sprigionare energia e quel desiderio di libertà, così profondamente avvertito dopo un anno di chiusure forzate. Ho riportato l’idea su di un pezzo di carta e quel fermo immagine su un A 4, che ha conquistato i non addetti ai lavori. La mia idea ha poi convinto il sindaco che, partendo da un budget limitato, ha voluto cogliere la possibilità di tributare, attraverso la realizzazione di un’opera d’arte pubblica, quei sentimenti di serenità e libertà che stiamo iniziando a percepire, attraverso un omaggio alla Donna. Da artista non ho disdegnato la scelta di mere sagome e su quella lamiera ho inciso sentimenti di spensieratezza che potessero allontanare il ricordo dei mesi di malinconia, tristezza e restrizioni.
L’uomo, in quanto figura maschile, non è assolutamente stato da me dimenticato, anzi colto all’interno delle sei figure oltre la rotonda, nell’atto di guardare la sua famiglia, la sua donna, il suo cane”.
Un messaggio, quello che ha voluto trasmettere lo scultore Osvaldo Moi con questa sua nuova scultura, di ritrovata armonia e rinnovata serenità.
Mara Martellotta
Quasi cento i fotografi professionisti raccolti in mostra, intorno a Gianni Oliva, nell’Ipogeo dell’ “Accademia Albertina” di Torino
Da mercoledì 15 a martedì 21 settembre
E’ lui il “Photographicus Genius Loci”. Torinese, classe ’64, trentennale importante esperienza professionale alle spalle, inizi “seri” con Beniamino Antonello, legato all’“Armando Testa”, collaborazioni prestigiose in più campi (dai più importanti marchi italiani alle più blasonate riviste internazionali) e grandissimo poeta del “ritratto” (“verità del momento”) carpito con singolare creatività fra genti e culture le più antiche e lontane del mondo, a Gianni Oliva l’idea della mostra, ospitata oggi all’“Accademia Albertina” di Torino, balenò per la testa già due anni fa, nel 2019. L’intento voleva essere quello di radunare intorno a sé la più ampia pattuglia di amici colleghi fotografi per festeggiare, proprio attraverso una grande collettiva – happening, affidata alle cure della vulcanica Tiziana Bonomo, fondatrice della benemerita “ArtPhotò” , i suoi trent’anni di gloriosa attività professionale. Una sorta di grande, suggestiva “rimpatriata” capace di “mettere in evidenza – scrive la Bonomo – come il mondo della fotografia, in una città come Torino e in una terra come il Piemonte, sia composto da tanti professionisti che hanno tracciato un passato importante, che rappresentano un presente denso di attività e che alimentano il futuro con nuove assolutamente promettenti generazioni”.
Bell’idea. Accolta con entusiasmo, fin da subito. Ma annullata nel 2020 dal tragico incombere della pandemia. Deposti i bagagli, Oliva non ha però rinunciato all’idea. Anzi. Ha continuato ad ampliare il suo amicale tam – tam per ottenere, in vista di tempi migliori (fortunatamente, si spera, arrivati), un numero ancora maggiore di adesioni, con l’intenzione bella tosta di non mollare e di concretizzare l’originaria idea di mostra atta a ricordare i suoi, oggi ormai più che trentennali, anni di attività. Ed eccoci qui. Con un’adesione che nel tempo ha raggiunto quota 97. Cifra importante. 97 fotografi professionisti, ognuno con una foto al seguito, ognuno con una storia personale e un percorso artistico altrettanto personale – regolare, canonico, accademico per alcuni; più bizzarro, sperimentale, trasgressivo per altri – da mettere in bella mostra nell’Ipogeo della gloriosa “Accademia Albertina”. Location d’eccezione. E tantissime le opere esposte. Dallo spaesato nitore dei “Ritratti distopici” di Gianni Oliva all’assordante amaro silenzio del minimale dittico “Gran Madre – Manichino” realizzato dallo spagnolo (oggi residente a Torino) Pablo Balbontin Arenas, ispirato al profondo vuoto – di paesaggio e anime – creato dagli indimenticati giorni del lockdown, fino a “Gli occhi di Lucio Dalla” su cui la racconigese Nadia Gentile incentra un ritratto in bianco e nero di grande intensità e suggestione.
Sensazioni forti, pari a quelle percepite davanti a “I doni” di Tiziana e Gianni Baldizzone (compagni di vita e di lavoro) in quel gioco ottico di mani che trattengono e trasmettono, accolgono e donano oggetti e saperi ereditati di generazione in generazione, in ogni luogo, in ogni tempo e latitudine. Nota sicuramente positiva della mostra è anche il coinvolgimento di alcune scuole torinesi con le immagini di alcuni studenti dell’“Accademia Albertina”, dell’“Albe Steiner”, del “Bodoni Paravia” e dello “IED – Istituto Europeo di Design”. Dice bene Tiziana Bonomo: “È una mostra che può apparire una improvvisata kermesse e lo è. È soprattutto una festa! Una kermesse che desidera in tutta semplicità ricordare il lavoro impegnativo di chi ha scelto di fare il fotografo per passione dell’architettura, della letteratura, delle persone, dei concetti, dell’arte, del mondo, dei viaggi, della filosofia, della vita, della bellezza, dell’industria, del cibo, del giornalismo, della natura e di tutto ciò che il nostro sguardo riesce a cogliere e a fermare per un istante”.
Gianni Milani
“FOTOGRAFI A TORINO by Gianni Oliva/30”
Ipogeo “Accademia Albertina”, via Accademia Albertina 8, Torino; tel. 011/889020 o www.artphotobonomo.it
Fino al 21 settembre
Orari: lun. mart. giov. ven. ore 15/19 – sab. e dom. ore 10/19
Nelle foto
– Gianni Oliva: “Ritratti distopici”, Saluzzo – Montecarlo, 2020
– Pablo Balbontin Arenas: “Silenzio Gran Madre – Manichino”, Torino, 2020
– Nadia Gentile: “Gli occhi di Lucio Dalla”, 2009
– Tiziana e Gianni Baldizzone: “I doni”, Myanmar, 2011
Un Comune con la C maiuscola: valori come patria, famiglia, arte, natura e cultura animano questa cittadina.
Da quando ho iniziato a conoscerla e a girare per le sue vie e piazze, fino ai suoi parchi e le sue rotonde, ho potuto apprezzare la voglia di arricchirla con opere di artisti contemporanei.
Inaspettatamente nel 2009 ero già stato coinvolto per realizzare e collocare nel Parco della Pace, (un centinaio di metri dalla rotonda che accoglie questo mio nuovo lavoro) una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya.
In realtà il primo lavoro di arte pubblica lo avevo realizzato nel 2004 a Novara e il secondo nel 2006 a Torino (in piazza d’Armi). Quest’ultima installazione purtroppo è stata oggetto di un recente atto vandalico.
Stiamo vivendo – e mi auguro si stia uscendo – da un lungo periodo dove il COVID19 l’ha fatta da padrone.
Una eco continua, quel battere sulla nostra pelle come dei poveri tamburelli, che ci ha condizionati modificando il nostro modo di intendere la vita. Ci siamo anche avvicinati di più alla consapevolenza che stare all’aperto, nel verde, ci fa stare meglio.
La natura e l’arte – in tutte le sue forme – ci sono state di grande conforto.
Credo anche che il prezzo più grande lo abbia pagato ogni nucleo familiare, e in particolare, la Donna. Anzi, moltissime donne, a cui, per scarico di violenza, è stata tolta la vita. Una Vita preziosa che voglio invece ricordare e dare tributo.
Su tutto questo è andata la mia progettazione artistica che ora si posiziona tra Strada della Cortassa e il viale dedicato a Aldo Moro.
A questi principii che ritrovo negli intenti civili e nell’anima mundi di Pianezza, ho pensato di dare espressione, restituendo metaforicamente alla sua popolazione il meritato rispetto e la libertà perduta.
Da artista non ho disegnato mere sagome. Su quella lamiera ho inciso spensieratezza, allegria, felicità!
Ho voluto in qualche modo far dimenticare quei momenti di tristezza, malinconia e restrizioni.
E l’ Uomo, in quanto figura maschile, non l’ho dimenticato. E’ oltre la rotonda: guarda la sua famiglia, la sua donna, i suoi figli e il suo cane, con amore e ritrovata armonia.”