Via al recupero di Cattedrali e edifici storici delle Diocesi Piemontesi: i lavori dureranno tre anni e serviranno 2 milioni di euro di cui 1,6 dalla Regione
Poggio: «Piemonte super potenza culturale, incrementiamo il parco di luoghi resi di nuovo fruibili per il pubblico»
Il Vescovo delegato per i Beni Culturali ecclesiastici del Piemonte, mons. Derio Olivero: «I vescovi del Piemonte sono grati alla Regione per questa rinnovata attenzione al nostro patrimonio»
Torino, 13 novembre 2022
Affreschi riportati alla luce, ripresa di scavi archeologici e restauri conservativi su tutti gli edifici storici e cattedrali piemontesi delle Diocesi. Regione e Conferenza Episcopale piemontese hanno sottoscritto una convenzione per recuperare gran parte del patrimonio architettonico di proprietà delle diocesi, palazzi e monumenti di grande valore, molti risalenti al ‘600 che abbracciano gran parte dello spettro stilistico della regione dal Romanico a Barocco.
«L’obiettivo è incrementare il parco di edifici storici resi di nuovo fruibili per il pubblico con restauri conservativi e ammodernamenti tecnologici – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio, Vittoria Poggio -. Il Piemonte è una super potenza culturale, per questo vogliamo sfruttare il vantaggio di ospitare luoghi da cartolina che sono anche didattici. Lavagne sulle quali sono stati scritti capitoli importanti della storia dell’arte e delle nostre tradizioni cristiane».
«Grazie a questo importante accordo, – sottolinea il Vescovo delegato per i Beni Culturali ecclesiastici del Piemonte, mons. Derio Olivero, – significative testimonianze del patrimonio culturale conservato nelle cattedrali e negli episcopi saranno recuperate e collegate agli itinerari storico-artistici già operativi sul territorio che negli anni scorsi hanno beneficiato di analoghi accordi regionali e dei fondi OttoXMille della Chiesa cattolica. I vescovi del Piemonte sono grati alla Regione per questa rinnovata attenzione al nostro patrimonio».
Saranno riportati alla luce affreschi e dipinti come quelli della cattedrale San Donato di Pinerolo, mentre a Susa riprenderanno gli scavi archeologici all’interno della cattedrale di San Giusto dopo la recente scoperta della cripta, risalente all’XI secolo riemersa sotto il pavimento dell’abside. Gli interventi della durata di tre anni previsti all’interno dell’accordo su gran parte delle eredità storiche richiederanno una spesa di quasi 2 milioni di euro di cui oltre 1,6 milioni messi a disposizione dalla Regione, fondi che serviranno a mettere in sicurezza, ad esempio, il palazzo Episcopale di Mondovì e a Torino i locali del palazzo episcopale del duomo dove è custodito l’archivio storico. A Novara sarà recuperato il portale storico del duomo Santa Maria Assunta con un restauro conservativo, ad Alessandria è previsto il consolidamento del campanile di Santi Pietro e Marco. In molti edifici saranno eliminate le barriere architettoniche ed eseguiti lavori di efficientamento energetico come a Santa Maria del Bosco e San Michele di Cuneo.
È qualche anno che abito fuori Torino e l’andare in centro non rientra più tra quelle che posso definire “abitudini”. Il lato positivo è che, quando ci vado, apprezzo maggiormente lo spettacolo che la città mi offre: la folla che si muove disordinata, qualcuno, più frettoloso degli altri, che attraversa correndo la strada anche se c’è il semaforo rosso, i tram che partono scampanellando sui binari, il sali-scendi delle persone dai pullman, qualche cestino troppo pieno e i portici che rimbombano del brusio dei passanti. Piazza Castello è una delle piazze principali dell’antica Augusta Taurinorum, è di forma quadrata e su di essa si affacciano Palazzo Madama e Palazzo Reale, mentre il profilato perimetro è delineato da portici eleganti ed importanti edifici, quali l’Armeria Reale, il Teatro Regio, il Palazzo della Regione Piemonte, la Galleria Subalpina, la Torre Littoria e la piccola Chiesa di San Lorenzo, che si erge all’angolo con via Palazzo di Città, mentre l’affollata via Garibaldi sfocia nella stessa piazza come un fiume nel mare. Poco più oltre s’innesta la Piazzetta Reale, costeggiata da Palazzo Chiablese, dove si trova l’ingresso per i Musei Reali e si accede al passaggio pedonale che porta a Piazzetta San Giovanni. Quando inizia a fare bel tempo si accendono le fontane, ricordo che quando finiva la scuola, noi studenti del Liceo Classico “Gioberti”, come molti altri ragazzi degli istituti vicini, andavamo a buttarci sotto l’acqua fredda per festeggiare l’arrivo dell’estate.
Forse non si sa, o quantomeno non si dice abbastanza, ma nel capoluogo piemontese, proprio nella Galleria Sabauda, sono conservati grandi nomi della storia dell’arte, quali Botticelli, di cui è visibile la così detta “Venere Gualino”, dal nome del suo acquirente, Riccardo Gualino, che la comprò nel 1920 per poi cederla dieci anni dopo alla Galleria. Davanti al quadro è impossibile non pensare alla ben più nota Venere degli Uffizi. L’opera venne probabilmente realizzata nel momento di massima attività della bottega del maestro fiorentino. La fanciulla si presenta nuda al visitatore, leggera e pallida, alle sue spalle una nicchia dal fondo scuro; poggia i piedi su un gradino di marmo chiaro, che le vicende conservative del dipinto hanno reso leggermente sghembo. Cerca, con pudore, di coprirsi con le mani e con i lunghi capelli biondi ramati. Oggi si tende a vedere nella “Venere Gualino” un’opera indipendente, anche tenendo conto di una menzione di Giorgio Vasari, che ricorda come in varie case fiorentine si trovassero raffigurazioni simili, prodotte nella bottega di Botticelli: una scultura della tipologia della “Venus Pudica” dovette essere il modello in comune tra queste opere e la tela degli Uffizi. Altri nomi in cui ci si imbatte con timoroso rispetto sono Filippino Lippi, Andrea Mantegna, Beato Angelico, Veronese, Tiepolo, Orazio Gentileschi, Vanvitelli, Canaletto e altri, autori che ha più senso vi inviti ad andare a visionare piuttosto che elencarli freddamente.




Una delle principali novità di quest’anno è stata la direzione per il primo anno da parte di Luigi Fassi, nominato direttore della fiera lo scorso febbraio con un incarico triennale. In aggiunta all’esposizione fieristica (Main Section, Monologue/Dialogue, New Entries, Art Spaces & Editions), Artissima si è strutturata in tre sezioni curate dirette da board di curatori e direttori di musei internazionali, dedicate agli artisti emergenti (Present Future), alla riscoperta dei grandi pionieri dell’arte contemporanea (Back to the Future) e al disegno (Disegni). Da quest’anno le tre sezioni curate sono tornate ad essere presentate nel padiglione fieristico con stand monografici e su piattaforma digitale con un approfondimento specifico. Sin dalla sua fondazione, nel 1994, Artissima si è sempre caratterizzata per unire la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca.
Come diceva Picasso l’artista con la A maiuscola è un contemporaneo così contemporaneo che i suoi contemporanei lo considerano un anticipatore. L’arte contemporanea però non può non piacere, al massimo non la si comprende, non la si capisce perchè è sperimentazione, ricerca pura. Perchè non può non piacere qualcosa che non si è capito.L’arte è relativa perchè tutti i movimenti artistici sono ricerca, per questo le varie correnti finiscono sempre con il suffisso -ismo. Ll’impressionista è colui che rappresenta lo stesso soggetto in momenti diversi e in lui ogni momento suscita emozioni, sensazioni e stati d’animo diversi.