ARTE- Pagina 101

Orazio Gentileschi, due capolavori a confronto

Sino al 12 dicembre, alla Galleria Sabauda

 

“L’emergenza che abbiamo vissuto e che stiamo in parte ancora vivendo ha rimarcato la necessità di offrire al pubblico proposte inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, e capaci anche di sviluppare e di rafforzare il sistema di scambi e di relazioni nell’ambito della cultura. Una condizione essenziale per offrire al pubblico nuovi contenuti capaci di moltiplicare le opportunità di conoscenza e di esperienza”, afferma Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino. A tirare le fila, sono quelle che in un periodo gramo che ci ha insegnato a non guardare sempre e soltanto al proprio orto, vengono definite le “nuove narrazioni delle collezioni”. Ovvero avvicinare un museo ad un proprio confratello, mettere a confronto un’opera ad un’altra, di un eguale autore o di uno stesso tema, un sentimento che gioca con la solidarietà e che ha già allineato in trascorse occasioni Botticelli o la pittura caravaggesca. Sono definite, queste eccellenti e benemerite occasioni, percorso obbligato di “approfondimento e conoscenza”, “Confronti”, e ci insegnano a mettere di fronte opere per cento motivi mai o non più visitate, o a scoprire squarci di vita di un autore che a quelle opere è legato.

Un momento, questo, per fare incontrare in un’unica sala della Sabauda, fino al 12 dicembre, la “Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo” (dipinto tra il 1615 e il 1620 e proveniente dal monastero di San Francesco al Borgo di Todi dove fu ritrovato nel 1973) e l’”Annunciazione”, entrambi di Orazio Gentileschi – di casa questa nei nostri Musei Reali, da quando (1623) l’artista la volle donare al duca Carlo Emanuele I di Savoia, ben consapevole della altissima qualità dell’opera, lo si legge nella lettera che accompagnò il dono, nel tentativo di essere accolto a corte, tentativo che non approdò a nulla: e di quel rifiuto ignoriamo le cause -, ripensando altresì all’allestimento delle sale interessate, con particolare riferimento al settore dedicato ai pittori caravaggeschi e ai Maestri lombardi del primo Seicento. La prima delle due opere è un buon esempio di collaborazione con la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia (tuttora in completo riordinamento delle opere in esposizione), dopo la presenza del “San Giovanni Battista” del Merisi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, un segno del potenziamento delle relazioni con altri musei e istituzioni nazionali, nell’intento di costruire una rete quantomai fruttuosa che valorizzi i percorsi artistici di ogni realtà.

Bellissima appare la tela di Perugia. La santa – aristocratica romana convertita al Cristianesimo che subì il martirio per decapitazione intorno al 230 con il suo sposo Valeriano – ha il capo coronato di fiori, simbolo di castità, e s’apprende a suonare le prime note dello spartito (manca a tutt’oggi la decifrazione di quelle note) che l’angelo al suo fianco le sta porgendo: e nella compostezza di quella dolcissima ispirazione mistica, mentre i personaggi balzano dall’oscurità, una luce morbida e avvolgente risalta tutta la forza cromatica della veste rossa, impreziosita soltanto di quei due piccoli fiocchi sulla spalla destra, e il bianco della blusa di Cecilia come il giallo ocra della tunica dell’angelo, dove le ombre – le ali, una parte dei visi e delle vesti – accrescono il movimento dell’intera opera. Il confronto permette di avvicinare lo spettatore di oggi al metodo di lavoro di Gentileschi, che consisteva nel riutilizzo di cartoni o lucidi per comporre singole figure o intere scene. Quei due visi, della Vergine e della santa, li possiamo accomunare, identificandoli in un unico soggetto, in una simile attitudine.

Decisamente l’aspetto scenografico si rende assai più potente nella tela torinese (per inciso, da buon cortigiano, aveva centrato bene il soggetto, il Gentileschi, indirizzandolo ai Savoia, che si erano fregiati dell’ordine cavalleresco dell’Annunziata), a cominciare dall’ampia tenda rossa che s’impone sullo sfondo – Roberto Longhi vedeva in quest’opera il trait d’union tra Caravaggio e Vermeer, come è vero che durante il soggiorno genovese Gentileschi incontrò la lezione di van Dyck, divenendo meno caravaggesco e più legato al panorama della pittura del nord -, dal respiro che giunge dalla finestra di destra, dalla vitalità di quel letto sfatto, dagli amplificati alternarsi, ancora una volta, dei giochi di luci e di ombre, nell’esaltazione del blu, del rosso, del bianco, del violaceo, del grigio, dei bruni e dell’ocra, nella loro squillante ricchezza: su ogni particolare la grandezza del gesto di sottomissione della Vergine. Del quadro esiste una versione ridotta nella chiesa genovese di san Siro: noi alla Sabauda possiamo spingerci, chi lo vorrà, nei confronti con la vicina sala, con il ritratto equestre di “Tommaso Francesco di Savoia Carignano” del maestro olandese.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, Orazio Gentileschi, l’”Annunciazione” (1623) e “Cecilia che suona la spinetta e un angelo”, (tra il 1615 e il 1620)

Foto Daniele Bottallo

Cinque giovani artisti sotto il segno ambiguo della “contraddizione”

/

“Sul principio di contraddizione”   Fino al 3 ottobre

La “contraddizione” non s’addice all’arte? Certo che sì. E perché mai dovrebbe esserne esclusa? L’arte (ad ogni epoca e luogo appartenga) è infatti spesso “contraddizione”. Se per “contraddizione” intendiamo ricerca, accettazione dell’imprevisto, della magia che sottende a un segno piombato lì per caso o ancora sperimentazione, riflessione o ripensamento che ti fa barcollare per connetterti a nuove verità. Accettate, messe in posta con altre e precedenti intenzioni operative, fatte interagire per generare altro e altro ancora e altro ancora, quasi all’infinito.

In un gioco su cui non è mai lecito barare e su cui necessita sempre, fino al momento in cui t’accorgi di dover chiudere la partita, una grande tecnica e un grande mestiere. E’ questo ciò che vuole raccontarci, in modo perfino esasperato, la mostra “Sul principio di contraddizione”, ospitata alla “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di Torino, fino al 3 ottobre prossimo, e curata con saggia maestria da Elena Volpato. Con saggia maestria. E chiara competenza. Perché nel gioco contradditorio di cui sopra è parte attiva importantissima anche la curatrice, cui spetta il compito non facile di intrufolarsi nel labirinto delle immagini per trovare segnali riconcilianti laddove concetti e segni sembrano al contrario seguire tracce parallele senza possibilità di abbracci e correlazioni. Un grande e intelligente e competente lavoro, dunque, quello della Volpato che ha saputo mettere insieme una cinquantina di opere a firma di cinque artisti della stessa “nuova” generazione, legati a un fare arte di stretta attualità in cui il “principio della contraddizione” diventa spazio di emozionante, artistica espressività. I loro nomi: Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli e Diego Perrone. “Non è un tema, né un linguaggio – spiega la curatrice – quello che unisce i cinque artisti presenti in questa esposizione. Ciò che li unisce è la capacità di tenere all’interno delle loro opere lo spazio che separa e congiunge più rappresentazioni e di riconoscere il loro sovrapporsi nel tempo, di accogliere nel corpo stesso dell’opera il cono d’ombra da cui provengono svelando l’inesauribilità delle immagini, il loro emergere continuo e ripetuto”. Un ambiguo sovrapporsi di opposti. Un “principio di contraddizione”, per l’appunto “che l’arte può rivendicare per amore di bizzarria” nel dialogo contrapposto della “libertà contro la ragione”. Che ritroviamo, per iniziare, nell’immaginario di Flavio Favelli (Firenze, 1967), nelle sue improbabili composizioni architettoniche come nella sua capacità di tenere insieme la lontana tragicità di eventi storici insieme “all’apparente leggerezza delle pubblicità che li accompagnarono sulle pagine dei giornali”; o ancora, nelle suggestive e sotto traccia “Veroniche” di Luca Bertolo (Milano, 1968), così come nelle complesse, aggrovigliate ma anche lucide e perfette sculture in vetro di Diego Perrone (Asti, 1970). E che dire delle opere di Francesco Barocco (Susa, 1972) dov’è impossibile dire se i disegni impressi di nera grafite “siano il fondo oscuro da cui emerge il bianco della sua scultura o se siano le ombre a posarsi sul gesso per animarne il corpo in diverse presenze”? A chiudere la cinquina il ravennate Riccardo Baruzzi (Lugo, 1976) con le sue tele popolate di forme e figure che si incrociano, si sovrappongono, emergono e si inabissano, portandosi dietro lo strano presentimento di dissolversi e scomparire in un battito d’ali. Verità opposte. Il tutto e il contrario di tutto. Mondi chiari all’apparenza, ma suggestivi e poetici proprio nella loro non definizione e visionaria indeterminatezza.

Gianni Milani

“Sul principio di contraddizione”
GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429523 o www.gamtorino.it
Fino al 3 ottobre
Orari: merc. giov. e ven. 13/20; sab. e dom. 10/19 con prenotazione obbligatoria

 

Nelle foto

– Diego Perrone: “Senza titolo”, vetro, 2016
– Flavio Favelli: “Military Decò (A)”, assemblaggio di mobili dipinti, 2019
– Riccardo Baruzzi: “Arlecchino Pescatore (after Renato Birolli)”, olio su lino e legno, 2019

Tesori del Marchesato di Saluzzo tra Medioevo e Rinascimento

Tre prestigiose sedi per raccontare “Arte, Storia e Cultura tra Medioevo e Rinascimento” nelle terre governate per quattro secoli dalla famiglia marchionale Del Vasto

Fino al 31 ottobre Saluzzo (Cuneo)

L’intera provincia piemontese è ricca di opere e testimonianze d’arte assolutamente preziose. Spesso ignorate. Spesso nascoste. Troppo spesso non “esibite” al grande pubblico. Un grave danno per l’immagine culturale di un territorio che andrebbe invece, sotto questo aspetto e con più attenzione, maggiomente valorizzato, anche per le indubbie ricadute economiche e turistiche legate oggi sempre più all’organizzazione di eventi espositivi capaci di attrarre visitatori e appassionati da ogni dove. Un plauso va dunque, in questo senso, alla “Fondazione Artea” di Caraglio, voluta nel 2016 dalla Regione Piemonte e oggi presieduta da Marco Galateri di Genola, il cui principale obiettivo è proprio quello di promuovere e valorizzare il patrimoni storico, artistico e culturale della provincia di Cuneo. Di qui il suo impegno nella realizzazione di una nuova mostra veramente “da lode”, sviluppata in collaborazione con Comune di Saluzzo, Fondazione Torino Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, il contributo della Fondazione CRC, Fondazione CRT, la partecipazione della Diocesi di Saluzzo, della Consulta BCE Piemonte, ed il patrocinio dell’Università degli Studi di Torino, sponsor Sedamyl. D’obbligo ricordarli tutti, poiché solo una forte ed appassionata sinergia di lavoro può superare qualsivoglia ostacolo e produrre iniziative di così alto valore. Curata da Simone Baiocco (Conservatore Arti dal XIV al XVI secolo presso “Palazzo Madama” a Torino), la mostra s’intitola “Tesori del Marchesato di Saluzzo”, un tuffo nell’arte nella storia e nella cultura tra Medioevo e Rinascimento del Saluzzese, ed è ospitata, fino al prossimo 31 ottobre, in tre prestigiose sedi della città marchionale: il “Monastero della Stella”, il “Museo Civico Casa Cavassa” e “La Castiglia”.

Fra codici miniati, dipinti su tavola, affreschi, sculture e documenti d’epoca, provenienti da alcuni dei principali musei ed enti di conservazione italiani, sono nel complesso settanta le opere esposte in cui è possibile leggere e avvicinare, con cognizione di causa, quelli che furono veramente i “secoli d’oro” della storia saluzzese. Davanti ai visitatori, nelle tre sedi espositive, autentici capolavori realizzati tra Medioevo e prima Età Moderna. Dalla mite dolcezza della tardo-gotica bizantina “Madonna col Bambino in trono”, tempera e oro su tavola (forse parte centrale di un polittico proveniente da Albenga, oggi al Civico Museo di Sant’Agostino, a Genova) realizzata nel 1478 da Tommaso Biazaci da Busca, insieme al fratello Matteo (suo collaboratore) operante a lungo anche in Liguria, alla cosiddetta “Madonna del coniglio” del fiammingo naturalizzato francese Hans Clemer, a lungo attivo in Valle Maira. Suo il ciclo di affreschi, nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Elva, rappresentanti scene della vita di Maria e una maestosa “Crocifissione” del 1493 che gli valse il titolo di “Maestro di Elva”. Di rigorosa e teatrale imponenza, assolutamente ricca nei dei dettagli e nell’uso ben definito dei colori anche la “Madonna con il Bambino e i Santi Gerolamo e Pietro martire”, tempera su tavola databile fra fine XVI e inizi XVII secolo, realizzata probabilmente dal saviglianese Giovanni Angelo Dolce.

O comunque da artisti del suo ambito. E ancora: la stupenda “Croce processionale” di anonimo orafo francese, secondo quarto del XVI secolo, in argento fuso, sbalzato e cesellato appartenente alla chiesa parrocchiale di Barge, accanto alla copia del “Roman du Chevalier Errant”, volume manoscritto, oggi custodito al Castello di Racconigi e alla “Natività” (1530-1535 ca.) del milanese, allievo di Leonardo da Vinci, Giovan Pietro Rizzoli, detto il Giampietrino, proveniente dalla Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Solo una minima parte delle meraviglie, dei “tesori” in mostra. “Con la parola ‘tesori’ – sottolinea Vittoria Poggio, assessore regionale alla Cultura – si vuole certamente evidenziare la ricchezza e l’unicità delle opere per la prima volta qui esposte. Il Piemonte, regione dall’inestimabile patrimonio di storia, arte e cultura, custodisce nella pianura saluzzese e nelle valli del Monviso le preziose testimonianze del ricco e fiorente principato alpino che dal 1142 al 1548, sotto il governo della famiglia Del Vasto, seppe concepire opere straordinarie capaci di rappresentare il prestigio e la forza della dinastia aleramica. L’auspicio è che questa mostra sia l’inizio di un percorso di valorizzazione più ampio, collettivo e condiviso, che coinvolgerà l’intero territorio”.

Gianni Milani

 

“Tesori del Marchesato di Saluzzo”
Monastero della Stella – Casa Cavassa – La Castiglia, Saluzzo; per info www.fondazioneartea.org
Fino al 31 ottobre
Orari: ven. e sab. 10/13 e 14/18 – dom. e festivi 10/13 e 14/19

 

Nelle foto
– Giovanni Angelo Dolce (ambito di): “Madonna con il Bambino e i Santi Gerolamo e Pietro martire. tempera su tavola, fine XVI – inizio XVII secolo (?)
– Tommaso Biazaco: Madonna col Bambino in trono”, tempera e oro su tavola, 1478
– Hans Clemer: “Madonna col Bambino” detta ” Madonna del coniglio”, tempera su tavola, 1503 – 1505 ca

 

Un weekend ricco ai musei della Fondazione

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

3 – 9 settembre 2021

 

 

SABATO 4 SETTEMBRE

 

Sabato 4 settembre ore 16

TEA CEREMONY (produzione di SRSLYyours)

MAO –Spettacolo teatrale in lingua inglese nell’ambito del Fringe Festival

Combinando meditazioni guidate e interazione col pubblico, un performer nei panni di una geisha conduce i partecipanti in un viaggio attraverso Africa, India, Bangladesh, Medio Oriente e Sud America, alternando rapidamente estetica occidentale contemporanea e tradizione orientale, mettendo in discussione la dimensione culturale e politica del servire e dell’essere servito, la differenza tra esecutore e spettatore. Insieme al pubblico, il performer indaga, infine, la capacità dello spettatore di agire sul proprio essere umano.

Costo: € 10. Biglietti al sito https://www.tofringe.it/eventi/tea-ceremony-mao . Il biglietto dello spettacolo dà diritto a un biglietto a tariffa agevolata per il museo, esclusivamente per sabato 4 settembre 2021.

 

 

MARTEDI 7 SETTEMBRE

 

Martedì 7 settembre

SETE D’ORO

MAO – apertura rotazione di kesa e paraventi giapponesi

La nuova rotazione prevede l’esposizione di tre mantelli di fattura, epoca e iconografia differente.

Il primo è un kesa a motivi floreali, con draghi e fenici multicolori della prima metà del XIX secolo. Sullo sfondo ocra del mantello si alternano fiori di peonia e di pruno alternati a draghi avvolti ad anello tra nuvole e simboli augurali, mentre le fenici in volo riprendono il dinamismo rotatorio dei draghi grazie alle loro lunghe code piumate che ne cingono il corpo.

Il secondo tessuto, che risale al XVIII secolo, è impreziosito da minuti motivi floreali: si tratta di una stoffa di colore bruno preziosa e leggera, piuttosto sobria nonostante il largo uso di filati metallici.

Il terzo kesa esposto, risalente al XIX secolo, presenta un motivo di draghi allineati e avvolti su loro stessi a formare tanti anelli sormontati da tralci vegetali con peonie in fiore, elementi dal profondo significato beneaugurale, ulteriormente impreziositi da rade foglie di gelso ricamate in oro. Per dimensioni e fattura, possiamo ipotizzare che questo mantello sia stato ricavato da un uchikake, un kimono nuziale femminile.

Contestualmente ai kesa, saranno allestiti anche tre piccoli paraventi a due ante.

Il primo presenta una decorazione con ritratti di grandi poeti del periodo Fujiwara (898-1185): le immagini del monaco Shun’e, del cortigiano Fujiwara no Kiyosuke, del letterato Fujiwara no Mototoshi e della dama Akazome Emon, applicati sul fondo a foglia d’oro, sono poste accanto ad alcuni dei loro versi più celebri.

Gli altri due paraventi formano una coppia e raccontano scene di famosi scontri militari: sul supporto in carta spruzzata di laminette d’oro appaiono alcuni episodi celebri della battaglia di Ichinotani (1184), teatro di uno degli scontri conclusivi della lunga guerra tra i clan dei Taira e dei Minamoto, che si contesero il dominio sul Giappone alla fine dell’epoca Heian.

 

 

MERCOLEDI 8 SETTEMBRE

 

Mercoledì 8 settembre ore 16.30 – 17.30

PASSEGGIATA BOTANICA

Palazzo Madama – visita guidata al Giardino Botanico Medievale

Il curatore botanico Edoardo Santoro, con l’aiuto dei volontari del progetto Senior Civico del Comune di Torino, accompagnerà i visitatori nelle diverse aree del giardino tra rose antiche, officinali mediterranee, medicinali indigene, fiori di campo e piante dimenticate. Durante la passeggiata si scopriranno le diverse piante fiorite – Acanti, Digitali, Campanule e Sclaree – e si parlerà di tecniche di coltivazione naturale oltre che di aneddoti storici e botanici, in modo da rivivere la giornata di un giardiniere quattrocentesco, l’Hortolano Domini.

Costo: € 4 (max 10 persone)

Info: il giardino è visitabile con un biglietto dedicato (5€, gratuito Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card) oppure con il biglietto di ingresso al museo.

Prenotazioni: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

GIOVEDI 9 SETTEMBRE

 

Giovedì 9 settembre ore 17

UNA MOSCA NEL PIATTO!

Palazzo Madama – attività per famiglie

Si vedono tutti i giorni in casa e all’aperto: ronzano, zampettano e a volte diventano veramente fastidiosi! Sono mosche, coccinelle, formiche, coleotteri… Di alcuni ammiriamo i colori vivaci e l’eleganza dei movimenti, di altri proviamo ribrezzo e persino paura. Sono piccole creature, ma riescono a distrarci e a catturare la nostra attenzione. Forse proprio per questo loro potere, gli artisti hanno aggiunto gli insetti nelle loro opere.

Nel corso dell’attività i bambini saranno guidati a scovare i piccoli intrusi nelle opere di Palazzo Madama e, utilizzando silhouette, li faranno diventare i protagonisti di grandi e coloratissimi disegni.

Età consigliata: 5/10 anni.

Costo: 7 € a bambin*; biglietto ridotto a 8 € per gli adulti accompagnatori (gratuito con Abbonamento Musei). Durata 90 min.

Info e prenotazioni: 011 4429629 madamadidattica@fondazionetorinomusei.it  

Prenotazione obbligatoria

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni di Palazzo Madama, GAM e MAO (sabato ore 16; domenica ore 15) 

e alle mostre di GAM e MAO (giovedì ore 18; venerdì ore 16; domenica ore 16.30)

.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

Scampoli d’estate ai Musei Reali

/

Amate l’archeologia? La ritrattistica di corte vi incuriosisce? Preferite una passeggiata nella quiete dei Giardini Reali o un tour guidato alla scoperta della prima reggia d’Italia? Anche questa settimana le proposte dei Musei Reali vi attendono per soddisfare le vostre curiosità, tra cultura e svago.

 

Sabato 4 settembre, dalle 19.30 alle 23.30 (ultimo ingresso ore 22.30), i Giardini Reali, il Museo di Antichità e il Teatro romano saranno aperti in via straordinaria alla tariffa speciale di 2 euro.

 

Attività nei Giardini Reali

Nella rigenerante atmosfera dei Giardini Reali, venerdì 3 settembre dalle 17 alle 19 si terrà il settimo appuntamento della rassegna Chiamata alle arti. Conversazioni in giardino sui piaceri della culturaL’iniziativa, promossa dall’Archivio di Stato di Torino e dai Musei Reali, vedrà dialogare in questa occasione l’attrice Laura Curino con Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali.

 

Visite speciali

Sabato 4 settembre alle ore 11 domenica 5 settembre alle ore 15.30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Sabato 4 settembre alle ore 15.30 e domenica 5 settembre alle ore 11 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno inoltre la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Le mostre in corso

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

Allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabaudafino al 7 novembre il pubblico può ammirare la mostra dossier Come parla un ritratto. Dipinti poco noti delle collezioni reali. L’esposizione presenta opere poco note della Pinacoteca e di Palazzo Reale che permettono di seguire l’evoluzione della ritrattistica di corte dal tardo Cinquecento alla metà del Settecento. Alcuni dipinti sono esposti per la prima volta dopo interventi conservativi eseguiti dalle restauratrici dei Musei Reali. Studi e ricerche sono stati condotti in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Nel Medagliere Reale è prorogato fino al 19 settembre il percorso Il Volto delle Donne. L’altra faccia della storia. Nato da un progetto di ricerca avviato nel 2019 con il sostegno di Soroptimist Torino, questa prima tappa della ricerca mira a studiare il ruolo dei personaggi femminili attraverso la lente delle collezioni numismatiche dei Musei Reali. Si propone quindi di ritrovare e rinnovare nella memoria del pubblico l’immagine di una selezione di figure femminili, talora donne importanti nella storia antica e moderna, più spesso emblema di come la figura della donna, pur frequentemente esaltata e immortalata, sia stata molte volte un semplice simbolo ideale e immateriale che travalica la donna reale.

Il percorso è fruibile anche online sul sito dei Musei Reali: un percorso virtuale per conoscere alcune figure femminili che hanno contribuito a fare la Storia http://www.museireali.beniculturali.it

 

La Biblioteca Reale

La Biblioteca Reale è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina www.museireali.beniculturali.it/events/biblioteca-reale-riapertura/.

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

***
MUSEI REALI TORINO
www.museireali.beniculturali.it

 

Orari
I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
I Giardini Reali sono aperti con ingresso gratuito dal martedì alla domenica, dalle ore 8.45 alle 18.45.
Le Sale Chiablese, che ospitano la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, sono aperte dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
La Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18; il sabato dalle 9 alle 13.

Accesso con Certificazione verde Covid-19
In ottemperanza alle disposizioni governative previste per tutti i luoghi di cultura italiani (D.L. 23 luglio 2021 n. 105), dal 6 agosto 2021 è richiesta la Certificazione Verde (Green Pass) per accedere al complesso dei Musei Reali, corredata da un documento di identità valido. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con una certificazione medica specifica. In mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere ai Musei e il biglietto acquistato non sarà rimborsato. Per maggiori informazioni sulla Certificazione verde COVID-19 – EU digital COVID consultare il sito www.dgc.gov.it.
Il Green pass non è necessario per l’ingresso ai Giardini Reali e alla Corte d’Onore, salvo che in occasione di eventi in cui siano previsti accredito e prenotazione obbligatoria (concerti, serate musicali).
Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: è obbligatorio indossare la mascherina; lungo il percorso sono disponibili dispenser di gel igienizzante, mentre le sale hanno una capienza contingentata nel rispetto della distanza fisica prevista per la sicurezza dei visitatori.

 

Biglietti
Intero: 15 euro
Ridotto visitatori da 18 a 25 anni: 2 euro
Gratuito: minori di 18 anni; persone con disabilità e un loro accompagnatore; insegnanti con scolaresche e guide turistiche con gruppi; personale del Ministero della Cultura; possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Mostra Cipro. Crocevia delle civiltà
Intero (Cipro + Musei Reali): 25 euro
Ridotto (Gruppi con prenotazioni, insegnanti, convenzioni): 13 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni: 7 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni (Cipro + Musei Reali): 7 euro
Gratuito per i minori 11 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero della cultura, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
Visite guidate disponibili in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Info e prenotazioni alla mail info.torino@coopculture.it o al numero 011 19560449.

 

I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

The Flashback special project Opera Viva Barriera di Milano, il  quinto Manifesto

Flashback, l’arte è tutta contemporanea

Federica Peyrolo
Almanacco (2021)

Inaugurazione > Giovedì 2 settembre, alle ore 18.30
Piazza Bottesini, Torino

e in diretta Facebook (@flashbackfair)

 

Giovedì 2 settembre alle ore 18.30 si inaugura, in piazza Bottesini a Torino e in diretta Facebook – @flashbackfair –, il quinto manifesto di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera d’arte Flashback: Almanacco di Federica Peyrolo (2021).

Il racconto che mese dopo mese si dispiega in questa settima edizione del progetto Opera Viva Barriera di Milano prosegue con la sua quinta puntata, Almanacco di Federica Peyrolola cui ricerca si concentra sull’incontro e sulla relazione, sul legame e sul dialogo.

Il manifesto realizzato dalla giovane artista di Susa è un collage digitale composto da 599 disegni su carta, realizzati quotidianamente durante il 2020, annus horribilis ormai per definizione: questi disegni compongono un’unica immagine, in cui rispecchiare se stessi e ritrovare gli altri, in cui riconoscere di volta in volta il vuoto e il pieno. La ricchezza di dati e informazioni contenuti in questa immagine restituisce l’accumulazione di storie individuali e collettive, esattamente come fa un almanacco. E questo particolare almanacco registra un’esperienza comune, al tempo stesso traumatica e essenziale, difficile ma per molti versi interessante: la rilevanza risiede nella capacità di catturare sensazioni e collegamenti che altrimenti si disperderebbero nel rumore bianco.

Come afferma l’artista a proposito della sua opera: “C’è qualcosa che vorrei urlare, qualcosa che vorrei raggiungere con una corsa a piedi nudi nella neve, cerco di stare su a galla ma basta così poco per riportarmi sotto dove non si respira dove tutto è immenso e sembra di non appartenere più a niente.
Non riesco più a vedere niente in questo tutto, cerco appigli, storie, giornate, legami, ma il pieno svuota, sono solo flussi di immagini, di ricordi, un pieno che sembra che debba finire presto, che non valga la pena, mai. Mi ricordo di ‘noi’ quando dicevamo: “perché ne vale la pena”, erano castelli di sabbia infiniti, uno sull’altro, ma non mi ero mai accorta di quanto il costruire era più rapido del mare. Ora non è così. Sono sdraiata a fianco delle mie varie costruzioni, le guardo essere inghiottite dall’acqua e non faccio niente. Aspetto di essere presa
 nell’onda, ma non decido, non so più sperare, gli occhi non brillano, piangono. È come una guerra inutile, ingiusta, una guerra autodichiarata, va tutto bene, il cielo, i colori, i soldi, gli amici, tutto mi dona affetto e io piango. Vedo solo la fine di tutto senza riuscire a vedere la pienezza nel mezzo in cui mi trovo. Affogo. Annego in un mare asciutto. Non respiro perché ho troppa aria.”

Federica Peyrolo (Susa, 1989) inizia la pratica artistica nel 2010 dedicandosi prevalentemente a video e performance. Dopo la laurea di primo livello all’Accademia Albertina di Torino, completa gli studi in Arti Visive nel 2014 presso l’École Supérieure de Beaux Arts di Le Mans, nel 2017 frequenta il post-diploma Le Fresnoy_National Studio of Contemporary Arts, Tourcoing. La sua ricerca si focalizza su confronto e legame, quasi sempre declinati nella forma di un dialogo che da un lato coinvolge la persona dall’altro rispondono, alle volte, gli oggetti della quotidianità, i ricordi, la musica, le esperienze umane e talvolta gli elementi stessi della natura. I suoi progetti sono stati presentati in istituzioni e festival quali: offsite Art (L’Aquila), Paris Nuit Blanche FRASQ le Générateur (FR), International Art Festival Nanjing (CHN), Siderare’15 Fondazione VOLUME! (Roma), collezione IGAV Castiglia di Saluzzo, Galleria Moitre (Torino), Galleria SubRosa (Atene), Cittadellarte – Fondazione Pistoletto (Biella), Galerie du Dourven (FR), RESO’ 2017 Lugar a Dudas (COL).

Scultura diffusa

Ai nastri di partenza  la nuova edizione di Scultura Diffusa: un percorso artistico per le vie del centro di Pinerolo, che prevede l’esposizione di opere monumentali site-specific. Quest’anno Scultura diffusa è giunta alla sua seconda edizione e vedrà protagoniste le opere dell’artista bolognese Davide Rivalta. Oggetto dell’esposizione è la sua produzione di animali in bronzo quali lupi, bufale, orsi, aquile, babbuini e leoni.

Preview – Mostra LABORATORIUM
10 settembre – 18 dicembre 2021

L’evento sarà presentato durante la 45^ Rassegna dell’Artigianato del Pinerolese, con la preview Laboratorium, mostra dei bozzetti e disegni di Davide Rivalta a cura di Pier Luigi Tazzi, allestita presso gli spazi espositivi della Galleria Losano Associazione Arte e Cultura, che inaugurerà venerdì 10 Settembre h.18:00.
Per la prima volta Davide Rivalta porta fuori dal suo studio bozzetti, armature interne ai modelli, acetati disegnati e fotografie, facendo scoprire il lavoro e il mondo che sta dietro alla sua arte. La mostra pone l’attenzione sul processo creativo dell’artista, dalla modellazione alla fusione.

www.sculturadiffusa.it

Italo Cremona, artista-esploratore della cultura del Novecento

Versatile protagonista della cultura del novecento, Italo Cremona, esplorandone ogni aspetto come pittore, costumista, sceneggiatore, saggista e romanziere, visse la grande stagione torinese che, a partire dagli anni venti, vide gravitare in città personaggi di levatura intellettuale quali, tra gli altri, Lionello Venturi, Franco Antonicelli, Massimo Mila, i coetanei Carlo Dionisotti e Cesare Pavese.

Sono gli anni in cui inizia ad affievolirsi l’entusiasmo per Giacomo Grosso, ammirato per il virtuosismo ma ritenuto superato, mentre l’attenzione si sta spostando verso la “Libera scuola di pittura” di Felice Casorati in via Galliani e “I sei di Torino” che rompono i rigidi schemi pittorici, appoggiati da Edoardo Persico e Riccardo Gualino.

Pur incuriosito dalle novità delle avanguardie italiane ed europee, Cremona vi si avvicina cautamente accogliendone alcune sollecitazioni senza mai inserirsi nei movimenti volendo avere libertà di esprimersi senza condizionamenti.

Allievo di Vittorio Cavalleri e di Mario Gachet, ancora legati a temi ottocenteschi, apprende i segreti del mestiere senza però cedere alla piacevolezza del paesaggismo essendo maggiormente attratto dalle vedute urbane.

Affascinato dall’architettura torinese, è nota la sua amicizia con Giuseppe Pagani, ama dipingere vie, cortili, piazze, caseggiati; spesso dalla finestra dello studio osserva e ritrae le facciate delle case di fronte creando uno stretto rapporto tra l’ambiente esterno e quello interno.

Nell’intimità dell’atelier di via Dante, tra il 1925 e 1935, si dedica a molti autoritratti davanti allo specchio, fedele alla poetica del quotidiano e degli oggetti d’affezione, attorniato da libri, quadri, utensili, riviste, fotografie, lettere, come in un “Voyage autour ma chambre” scritto da  Xavier de  Maistre.

Si tratta di una pittura autobiografica attraverso le tante cose che parlano dei momenti della propria esistenza che unisce riflettendo la sua immagine e ciò che costituisce il proprio mondo.

L’affascina la Torino, che Nietzsche definiva quieta e silente condividendone l’infinita occulta poesia, lo stumming per cui tutto è enigma e misteriosa apparizione.

Non gli è estranea, in questo periodo, la metafisica di Giorgio de Chirico , lo  sradicamento temporale, gli accenni a frammenti archeologici, sempre con un occhio rivolto al “Ritorno all’ordine” rivendicando la pittura figurativa e le radici culturali italiane e popolari, come attestano i suoi scritti su “Il Selvaggio” di Mino Maccari in sintonia col movimento letterario Strapaese.

Nel secondo dopoguerra è attratto dal Realismo magico e dal Surrealismo, attraverso una vena fantastico-narrativa affine ad Andrè Masson, di cui accoglie il gusto dell’ironia e del paradosso,senza lasciarsi contagiare dall’uso dell’automatismo psichico e da ideologie politiche.

Troviamo affinità con le accensioni visionarie di William Blakeanticipatore del Surrealismo e dell’Espressionismo, ma gli rimane anche un sottofondo della grande arte del passato quando volge lo sguardo ai colori rosso, verde, giallo al di fuori della realtà di Rosso Fiorentino.

I colori polverosi, a volte oscuri, del primo periodo, che risentono dell’atmosfera torinese silente e discreta, cedono il passo ad un colorismo accentuato, la figurazione si fa più nitida alleandosi ad una linea decisa e ben definita.

Che il segno abbia ora per lui importanza è confermato dal saggio del 1964 “Il tempo dell’Art Nouveau” in cui rivendica il movimento basato proprio sulla linea, allora ingiustamente sottovalutato perché passato di moda.

Tra i dipinti esposti in mostra, molti del primo periodo, troviamo diversi ritratti femminili e studi di teste; indicativo della sua poetica, le “Figure in un interno” del 1929 in cui viene messo in relazione l’ambiente al chiuso con l’esterno attraverso la finestra mentre “Il Cacciatore” e il “Nudo femminile” richiamano il senso di solitudine e di malinconia di Casorati, pur non essendo allievo della sua scuola ma suo grande amico.

Interessante il “Paesaggio verde con albero”, uno dei pochi quadri che risentono del praticantato da Gachet e Cavalleri.

“La strada” del 1944 e “IL muro” del 59 sono bellissimi esempi di quanto Cremona, avvocato, amasse anche l’architettura al punto di frequentare il biennio presso l’Università di Architettura a Venezia negli anni 44-45.

Non manca un richiamo alla sua lunga attività di costumista teatrale e cinematografico grazie al bozzetto del 1920, quando aveva appena 15 anni.

Giuliana Romano Bussola

 

La mostra organizzata da ALERAMO ONLUS al Museo di Moncalvo è aperta  sabato e domenica dalle ore 10 alle 18  sino al 17 ottobre

 

La Madonna delle Partorienti dalle Grotte Vaticane e Ritratti d’oro e d’argento: ultimi giorni

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica Piazza Castello 

Lunedì 30 agosto 2021 chiudono le mostre La Madonna delle Partorienti dalle Grotte Vaticane e Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia, allestite nelle sale di Palazzo Madama, che hanno avuto un grande successo di pubblico.

La Madonna delle Partorienti dalle Grotte Vaticane (ultimo decennio del XV sec.), il prezioso affresco realizzato da Antoniazzo Romano (1435-1508) alla vigilia del Giubileo del 1500, presentato per la prima volta al pubblico dopo un lungo e complesso restauro, si trovava in origine nel transetto meridionale della vecchia basilica, sopra l’altare della cappella Orsini. Durante i lavori per la costruzione del nuovo San Pietro, l’affresco fu staccato dalla parete e nel 1574 fu collocato in una nicchia dietro un altare a ridosso del muro che divideva l’antica chiesa dal cantiere del nuovo San Pietro. Qui continuò a raccogliere la devozione dei fedeli e, soprattutto, delle donne in attesa del parto. Rimosso anche da questo luogo nel 1605, venne poi portato nelle Grotte Vaticane e nel 1616 trovò definitiva collocazione in una cappella appositamente ricavata sotto il pavimento della basilica. L’immagine della Madonna delle Partorienti – o “degli Angeli” –  come veniva chiamata nel Cinquecento – venne allora ridotta di dimensione, perdendo l’originaria mandorla con variopinte figure di cherubini, che tuttavia si possono ammirare nell’inedita e attendibile proposta ricostruttiva presentata in mostra.

La mostra Ritratti d’oro e d’argento, a cura di Simonetta Castronovo, espone una galleria di busti reliquiario dal Trecento al primo Cinquecento, provenienti da tutte le diocesi del Piemonte e raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio e alle titolazioni di determinate chiese locali, oltre ad alcuni esemplari dalla Svizzera e dall’Alta Savoia. Documentati già dall’XI secolo per contenere la reliquia del cranio di certi santi, i busti sono a tutti gli effetti dei ritratti in oreficeria, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti. Una produzione   specificatamente medievale, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica e le pratiche devozionali teorizzate da alcuni ecclesiastici e filosofi del XII secolo, secondo cui la contemplazione dell’immagine di un santo, realizzata con materiali preziosi, poteva condurre il fedele verso l’elevazione spirituale. I busti e le teste reliquiario si configurano quindi come opere di valenza doppia: sia opere d’arte sia ricettacolo delle reliquie dei santi che rappresentano e in quanto tali oggetto della venerazione dei fedeli.

Prosegue fino al 26 settembre 2021 la sezione della mostra allestita al Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta.

Chi non avesse ancora avuto l’opportunità di visitare le due esposizioni a Palazzo Madama, può farlo in quest’ultima settimana di apertura.

 

Orari e info:

lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18; giovedì dalle 13 alle 21

Prevendita: TicketOne

Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via email ftm@arteintorino.com  o al numero +39 011 5211788  www.arteintorino.com

La biglietteria chiude un’ora prima.

Chiuso il martedì

Le modalità di accesso al museo sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti.

Tutte le info: www.palazzomadamatorino.it

Biglietti: intero € 10, ridotto € 8 con accesso alle collezioni permanenti del museo

Possibilità di visite guidate a cura di Theatrum Sabaudiae