AMBIENTE- Pagina 59

La “fotografia” sulla sostenibilità di Settimo Torinese

 

Presentato il Rapporto 2021 della Rete dei Comuni Sostenibili

Settimo Torinese è all’avanguardia per gli strumenti di pianificazione e vede i dati in miglioramento,

con il 70% degli indicatori con tendenza positiva

La presentazione del Rapporto 2021. Da sinistra: Valerio Lucciarini De Vincenzi (presidente della Rete dei Comuni Sostenibili),

Elena Piastra (Sindaca), Alessandro Raso (assessore all’ambiente), Giulia De Grandi (ALI Piemonte).

Presentato il Rapporto 2021 della Rete dei Comuni Sostenibili dedicato a Settimo Torinese, una fotografia dinamica della sostenibilità del Comune, con uno sguardo ad ampio spettro sugli obiettivi dell’Agenda 2030 e quindi su ambiente, politiche sociali, innovazione, servizi.

 

Il Rapporto è stato realizzato dalla Rete dei Comuni sostenibili, un’organizzazione promossa da ALI (la lega delle Autonomie Locali Italiane) a cui il Comune di Settimo ha scelto di aderire per agevolare un percorso di sviluppo della Città in termini di vivibilità, funzionalità, efficienza ed equilibrio ambientale.

La Rete, analizzando i dati forniti dal Comune e non solo, ha stilato un report che quantifica oltre 70 indicatori e che descrive e valuta le politiche messe in campo in numerosi campi di intervento. «Si tratta di uno strumento utile per capire dove facciamo bene, dove possiamo migliorare, dove concentrare sforzi e investimenti – spiega la sindaca Elena Piastra – L’obiettivo finale è mettere in atto politiche focalizzate alla sostenibilità, da non intendersi soltanto nella sua accezione “ambientale” ma con uno sguardo a 360° sui servizi».

La Rete tiene conto, ad esempio, delle politiche di tutela del territorio, dell’andamento demografico, dell’accessibilità ai servizi pubblici come asili nido e misure di sostegno sociale, eccetera. Lo fa a partire dagli obiettivi dell’Agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite.

 

I dati del report su Settimo fanno riferimento al biennio 2019-20 e indicano anche una tendenza nel breve termine, che può essere di miglioramento o di peggioramento.

Dal punto di vista ambientale, significativi sono l’aumento delle colonnine di ricarica per auto elettriche, l’aumento della raccolta differenziata dal 47% al 61%, l’incremento del 15% di disponibilità di aree pedonali per abitante, l’incremento delle piantumazioni di nuovi alberi.

Sul fronte economico, ma anche da quello dell’efficienza della macchina comunale, si segnala la drastica riduzione dei tempi di pagamento delle fatture, in pochi anni da 30 giorni di ritardo a 10 giorni di anticipo rispetto alla scadenza, una forma di attenzione e vicinanza al tessuto economico della città.

Dal punto di vista dell’innovazione digitale, importante la quantità di servizi di pagamento inclusi nella app PagoPa, oltre ad aver avviato l’iter per un vero e proprio piano per la transizione al digitale del Comune.

In merito agli strumenti di pianificazione, Settimo si distingue per aver anticipato di molti anni una tendenza che più recentemente è stata considerata da tanti comuni; per esempio già dal 1987 il comune si è dotato di un Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche e dal 2002 di un Master Plan per il Verde Urbano.

In sintesi, il 68% degli indicatori quantitativi su materie di competenza del comune ha visto negli ultimi cinque anni una tendenza al miglioramento. Un dato sopra la media nazionale. Percentuale che supera il 70% se si considera la tendenza tra il 2019 e il 2020: in una fase di profonda difficoltà derivante dall’emergenza pandemica, Settimo ha saputo reagire, ottenendo risultati eccellenti.

 

«I dati, come sempre, vanno interpretati – aggiunge l’assessore all’ambiente del Comune di Settimo Torinese Alessandro RasoCi sono elementi su cui siamo forti, per esempio la quota di verde pubblico (80 metri quadri per abitante), la presenza di aree gioco per bambini (44 metri quadri per bambino), il basso consumo di suolo, la presenza di aree pedonali e di piste ciclabili. Anche sui servizi abbiamo conseguito buoni risultati, per esempio sull’assistenza agli anziani e ai disabili, su cui abbiamo anche prospettive di crescita nel breve periodo. Altri dati sono meno positivi, segno che dobbiamo concentrare gli sforzi su questi settori: penso ad esempio alla riqualificazione energetica degli edifici pubblici, su cui stiamo già lavorando, o all’organico della polizia municipale che va incrementato (anche se nell’ultimo anno abbiamo assunto 11 agenti, che nei report si vedranno nei prossimi anni)».

 

«Settimo Torinese è stato tra i primi comuni a decidere di farsi monitorare – aggiunge Maurizio Gazzarri redattore del Rapporto e Responsabile analisi e sviluppo del monitoraggio della Retee già questo è un elemento significativo. Sindaco, Giunta e tecnici comunali si sono messi a disposizione e hanno collaborato in modo importante. Settimo emerge come un comune d’eccellenza su tantissimi aspetti relativi alla sostenibilità e ha saputo con efficacia contrastare gli effetti negativi della fase pandemica e della crisi economica».

 

Valerio Lucciarini De Vincenzi Presidente della Rete dei Comuni Sostenibili sottolinea che “Il Rapporto è uno strumento importante che permette ai Comuni di misurare le loro azioni. I risultati ottenuti da Settimo Torinese evidenziano come sia importante avere un termine di confronto che aiuti a tracciare la rotta verso la sostenibilità e gli obiettivi dell’Agenda 2030. Da questo punto di vista il lavoro della Rete diventa strategico e permette, grazie al lavoro diffuso sul tutto il territorio nazionale, di restituire una visione sia locale sia nazionale”.

 

«Questa fotografia è molto importante per noi – conclude la Sindaca di Settimo Torinese Elena PiastraCi dà un metodo di lavoro, qualifica l’attività amministrativa utilizzando parametri oggettivi e soprattutto ci aiuta nell’indirizzare le nostre scelte per costruire una Città attenta ai bisogni delle persone, lungimirante, vivibile e ovviamente sostenibile. È una scelta di programmazione che punta a favorire la massima trasparenza con i cittadini delle scelte amministrative».

 

 

A Bardonecchia Alberto Re racconta la sua storia di guida alpina

“Orizzonte Montagne – Una vita da guida alpina”. E’ il titolo del primo libro di Alberto Re, storica guida alpina di Bardonecchia, che sarà presentato nel corso di una serata evento, il prossimo 9 dicembre al Palazzo delle Feste di Bardonecchia, alle 20,45.

Il libro, ultimo titolo della prestigiosa collana “I Licheni”, edizioni Priuli & Verlucca, ripercorre la carriera di alpinista di Alberto Re, prima guida alpina a condurre un gruppo di scialpinisti oltre i 7000 metri del Trisul nel 1978 ed a scalare in cordata con due clienti il Gasherbrum II, uno dei 14 Ottomila della Terra.

 

Attraverso il racconto di episodi tra i più significativi della sua vita alpinistica, è diventato Guida Alpina nel 1974 ed è stato presidente delle Guide Alpine del Piemonte dal 1990 al 2009 e a capo del Collegio Nazionale delle Guide Alpine Italiane dal 1997 al 2003, Alberto Re racconta oltre mezzo secolo di avventure, prime ascensioni e viaggi esplorativi, che lo hanno portato un po’ ovunque nel mondo, dal Polo Nord al Sud America, dal Sahara alla Namibia, dalla Spagna alla Russia, dall’India all’Iran, in un percorso che ha scritto importanti pagine dell’alpinismo moderno. Un percorso sempre fatto con “entusiasmo”, la parola che forse ricorre di più nelle oltre 700 pagine del libro, con curiosità ed umanità.

 

Nel corso della serata al Palazzo delle Feste, Alberto Re sarà intervistato da Pietro Giglio, giornalista professionista, a sua volta guida alpina.

 

L’evento proseguirà poi con la proiezione del film documentario “Alberto Re – biografia di una guida alpina”, realizzato da Riccardo Topazio.

 

Torino Carbon Free Per una città libera dal fossile

Dibattito con enti e istituzioni per l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri su come decarbonizzare Torino, organizzato dall’Osservatorio Civico per il Clima 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

 

Mercoledì 30/11, dalle 21 alle 22.30

Presso Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino

corso Francia 8, Torino

 

Mercoledì 30 novembre alle 21, si terrà l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Torino Carbon Free. Per una città libera dal fossile”, organizzato dall’Osservatorio Civico per il Clima e aperti alla cittadinanza, che ha visto per cinque serate esperti ed esperte intervenire sui diversi temi della decarbonizzazione: trasporti, edifici, produzione dell’energia, industria, agricoltura e rifiuti.

 

L’ultimo appuntamento sarà un incontro – dibattito su decarbonizzare Torino con Chiara Foglietta, Assessora alla Transizione Energetica Comune di Torino, Serena Lancione, Amministratrice Delegata Gtt, Alberto Anfossi, EU Mission Board for Climate-Neutral and Smart Cities Mission, Giuseppe Bergesio, AD di IREN Energia, Gianluca Riu, Amministratore Delegato Amiat

 

Gli incontri precedenti sono stati registrati e sono disponibili sul canale YouTube dell’Osservatorio: https://www.youtube.com/@osservatorioclimatorino2942

 

L’Osservatorio Civico per il Clima è composto da oltre 30 organizzazioni della società civile torinese e costituito con l’obiettivo di monitorare, formare e avanzare proposte per decarbonizzare la città, propone il ciclo di Gli incontri si svolgeranno presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino (corso Francia 8, Torino), che ha patrocinato l’evento.

Limitazioni alla circolazione veicolare: da martedi 29 novembre attivo il livello 1

LA CITTÀ DI TORINO INFORMA:

 

1 In aggiunta alle limitazioni strutturali, fermi dalle 8 alle 19: i veicoli Diesel Euro 5 per il trasporto di persone.


Lo stop riguarda anche i veicoli che hanno attivato il Move In.

Il dettaglio delle limitazioni nella pagina dedicata che contiene anche tutte le misure per il miglioramento della qualità dell’aria.
Sul sito di Arpa i dati giornalieri di particolato PM10

Il Piemonte, una regione fotovoltaica. In testa alla classifica nazionale per produzione di energia

Ricerca Aceper

L’assessore regionale all’Energia, Matteo Marnati: «Questo dimostra la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico. Siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030»

Secondo i dati emersi da una ricerca fatta da Aceper (Associazione dei consumatori e produttori di energie rinnovabili) su un campione di oltre 5mila impianti fotovoltaici situati in 17 regioni italiane, il Piemonte risulta al primo posto della classifica per produzione di energia da fotovoltaico, terza per “virtuosità”, ovvero per il rapporto tra energia effettivamente prodotta e energia attesa in termini di produzione.

«Un risultato che fotografa una realtà già improntata allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che sarà ulteriormente implementato dalle azioni che, come Regione Piemonte, abbiamo avviato per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 – commenta l’assessore regionale all’Ambiente e Energia Matteo Marnati – A partire dall’approvazione, il 15 marzo scorso, del nostro Piano Energetico Ambientale Regionale articolato su quattro direttrici fondamentali: sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, riduzione dei consumi energetici, sviluppo della green economy e definitiva affermazione di un modello di generazione distribuita, che favorirà in particolare lo sviluppo delle comunità energetiche». «Un modello – aggiunge l’assessore – che consentirà, in parallelo al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, anche per raggiungere il più possibile l’autonomia energetica».

Proprio le comunità energetiche sono un punto di forza della politica regionale: il Piemonte è stata la prima regione ad avviare questa esperienza, con l’approvazione, prima regione in Italia, di una legge regionale dedicata. Dal dicembre 2020 sono infatti in vigore disposizioni e incentivi per sviluppare i sistemi collettivi di autoconsumo da fonti rinnovabili e attualmente le comunità energetiche sono sperimentate con successo in 4 aree della regione.

«In attesa dell’uscita del decreto per la costituzione delle comunità energetiche – conclude l’assessore – questo dato dimostra dunque la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico: siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030».

 

La montagna piemontese punta sul turismo Green. In arrivo i fondi regionali

ARRIVANO E-BIKE E COLONNINE DI RICARICA

Contributi a fondo perduto fino a 50.000 euro per albergatori e strutture ricettive

Sei milioni in palio: bando aperto dal 28 novembre fino ad esaurimento delle risorse

Poggio: «Sfruttiamo momento della ripresa per guadagnare competitività»

Sei milioni stanziati con un bando dalla Regione serviranno ad albergatori e operatori della ricezione per dotarsi di colonnine di ricarica, biciclette elettriche, impianti a basso consumo e arredi per B&B, ostelli, hotel, e strutture turistiche con contributi a fondo perduto che variano da 30.000 a 50.000 euro. «Risorse determinanti per sostenere le imprese che per guadagnarecompetitività sui mercati possono contare sul sostegno pubblico»ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Turismo e Commercio, Vittoria Poggio. Il turismo outdoor secondo l’ultimo report di ottobre dell’osservatorio regionale segnala una tendenza in crescita con le attività green e passeggiate tra le più gettonate: chi ha trascorso una vacanza in Piemonte si è dedicato infatti ad attività all’aria aperta e all’enogastronomia più del dato medio italiano.

La seconda linea di intervento è rivolta all’efficientamento energetico, fattore chiave per mantenere inalterati i servizi ma con un minore impatto sulle bollette per imprese e consumatori. In questo caso la Regione finanzierà progetti fino a 45.000 euro per l’efficientamento e 100.000 per le opere di miglioramento dell’accoglienza.

Lunedì 28 novembre 2022 sarà pubblicato l’avviso online sul sito istituzionale della Regione nella sezione bandi dove sarannopresenti i termini e le condizioni di partecipazione. La gara resterà aperta fino ad esaurimento delle risorse.

Una montagna sacra per il Gran Paradiso

Mille firmatari per una proposta che farà storia

Un progetto per far pace con la Natura

 

Il progetto sarà presentato e condiviso il 26 novembre alle ore 10 presso la Sala Stemmi del Museo nazionale della Montagna, Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

Sono più di mille i primi firmatari del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”, e sono persone di radici e culture molto diverse: alpinisti, escursionisti, naturalisti, giornalisti, scrittori, artisti, montanari, frequentatori rispettosi di ogni vita e di ogni luogo che hanno condiviso con entusiasmo la proposta. Nessun conquistatore.

La filosofia del progetto

Il progetto nato dall’idea di Toni Farina e Antonio Mingozzi per onorare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso con un’azione di alto profilo, che si spingesse oltre la mera celebrazione, ha raccolto l’adesione di un qualificato ventaglio di sostenitori, in forma associativa e individuale, tra cui: il Club Alpino Italiano e l’Alpine Club di Londra, gli alpinisti Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.

In un’epoca avida di performance e povera di spirito, in una società segnata dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali, i sostenitori del progetto auspicano che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo, l’elegante triangolo a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne ci si astenga dalla “conquista” per riscoprire il significato del limite. Si tratta ovviamente di un atto simbolico: fermarsi sotto la cima lasciandola ai giochi del vento è scelta rivoluzionaria per una cultura antropocentrica e “padrona”.

Niente di confessionale: il termine “sacro” va inteso in senso laico, nel segno del rispetto e della contemplazione. E niente di costrittivo: la “Montagna Sacra” non sarà mai un luogo di divieti. Il progetto non prevede alcuna interdizione formale e nessuna sanzione pecuniaria. Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sul Monveso è una scelta culturale, un libero ammonimento, un vivissimo auspicio, nella speranza che venga compreso e abbracciato dall’intera comunità.

www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/

https://www.facebook.com/montagnasacra

Programma dell’incontro pubblico

26 novembre 2022, ore 10/13

Sala Stemmi del Museo Nazionale della Montagna

Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

 

Saluto di Bruno Migliorati (CAI – Presidente Comitato Direttivo Gruppo Regionale Piemonte)

Saluto di Lorenzo Giacomino (Sindaco di Ronco Canavese)

 

Apertura Antonio Mingozzi e Toni Farina: “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”

 

Alessandro Gogna “La libertà del limite”

Guido Dalla Casa “La Montagna Sacra e l’ecologia profonda”

Riccardo Carnovalini “Cercando il Dio delle piccole cose”

Paola Loreto “Lo sguardo e la voce della poesia”

Ettore Champretavy “Corsa e contemplazione in montagna: l’apparente paradosso”

Daniela Padoan “Nello spirito della Laudato Si’”

Giuseppe Cederna “La bellezza, l’invisibile e il Pellegrino”

 

Conclusioni di Enrico Camanni

 

Coordina Rosalba Nattero

 

Sarà proiettato in anteprima il documentario di Alessandro Gogna e Achille Mauri “Montagna Sacra”

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook “Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso”

 

Rosalba Nattero

Presidente

Per contatti: nattero@inrete.it  

SOS Gaia – Piazza Statuto 15, 10122 Torino

www.sos-gaia.org  –  info@sos-gaia.org

Regioni e neutralità climatica, Piemonte a centro classifica

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Ranking Regioni 2022: il centro-sud Italia in testa nella corsa verso la neutralità climatica. Le regioni più ricche non investono abbastanza sulle energie rinnovabili

 

È quanto emerge dal Rapporto La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica” realizzato da Italy for Climate, il centro di ricerca sul clima della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Ispra, che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima. Il Ranking ha individuato un gruppo di Regioni più virtuose tutte del centro-sud Italia: in testa Campania, Calabria e Lazio. In coda alla classifica il gruppo composto da Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna.

 

Il Rapporto è stato presentato  in occasione del Green&Blue Open Summit 2022.

 

Edo Ronchi Promotore Italy For Climate: “Le Regioni sono poco coinvolte nelle politiche e nelle misure di decarbonizzazione: è necessario un maggiore coinvolgimento perchè gli obiettivi climatici non possono essere raggiunti senza le amministrazioni locali”.

 Durante la Cop 27 di Sharm el-Sheikh in occasione del cosiddetto Solutions Day, è emersa l’esortazione per i governi nazionali e le organizzazioni internazionali a sostenere le autorità locali e regionali assegnando loro un ruolo formale nell’ambito dei negoziati sul clima e dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Stimolare un forte coinvolgimento delle Regioni rappresenta ad oggi un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici: le Regioni e le Amministrazioni regionali hanno importanti competenze in tutti i settori coinvolti dalle politiche climatiche, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi per le rinnovabili e le altre infrastrutture green all’organizzazione dei servizi pubblici.

Ed è proprio da questa consapevolezza che parte la seconda edizione di “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica”, il Rapporto che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con  Chiesi, Conou, Davines, Edison, Elettricità Futura, Erg, illy, H+K Strategies, Italian Exhibition Group, Terna, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, aggregando imprese, associazioni, istituzioni e mondo della ricerca.

Anche questa nuova edizione del ranking conferma che tutte le Regioni devono fare di più: nonostante i cali generalizzati dei consumi e delle emissioni registrati a causa del Covid nel 2020, nessuna Regione può dirsi infatti in linea con gli obiettivi europei al 2030 e con quello della neutralità climatica. Ci sono delle Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche, tutte appartenenti al centro-sud Italia: Campania, Calabria e Lazio in testa; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Nel mezzo troviamo invece il gruppo centrale composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

La classifica ha misurato le performance delle Regioni su tre parametri chiave: le emissioni di CO2, i consumi di energia, e i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili. Per ognuno di questi tre parametri sono stati misurati sia i valori assoluti raggiunti nel 2020 (lo stato) sia i miglioramenti (o peggioramenti) registrati nel biennio 2018-2020 (il trend). In particolare, per quest’ultimi bisogna considerare le caratteristiche molto particolari del 2020 che, a causa della pandemia, si sono tradotte in riduzioni generalizzate sia dei consumi energetici che delle emissioni di gas serra, che scendono in 18 Regioni su 20.

“In alcuni casi le Regioni attivano ostacoli alla transizione energetica e solo una minoranza ha attivato un Piano energetico-ambientale regionale con obiettivi almeno al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Serve un Legge per il clima anche in Italia per dare certezza e stabilità ai target energetici e sulle emissioni al 2030 e alla via per la neutralità climatica, in linea con i target europei di attuazione dell’Accordo di Parigi, e per fissare una ripartizione vincolante – il c.d. burden sharing – di adeguati obiettivi energetici e climatici tra le Regioni”.

“Per rispondere agli obblighi dettati dalle norme europee e internazionali, ISPRA realizza ogni anno l’inventario nazionale delle emissioni – ha spiegato Stefano Laporta, Presidente Ispra -. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno fissato per il nostro Paese un target di riduzione del 43.7% al 2030. Il settore su cui occorre lavorare maggiormente è quello dei trasporti, ad oggi il maggior emettitore. Per raggiungere obiettivi così sfidanti, serviranno uno sforzo e una collaborazione molto intensi tra il livello nazionale e quello regionale”.

La natura dell’iniziativa è emersa dalle parole di Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “L’Italia non è ancora sulla strada che porta alla neutralità climatica e per rimettersi in carreggiata è necessario un maggiore coinvolgimento dei territori. Le Regioni hanno importanti responsabilità, ad esempio nelle politiche insediative, in quelle della mobilità ma anche dell’energia. Mettendole a confronto sulla crescita delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di gas serra è un modo per stimolare un dibattito sul ruolo che le Regioni devono avere nelle politiche climatiche nazionali”.

 

La Classifica generale

 

La classifica finale è stata stilata sulla base del numero di indicatori in cui ciascuna Regione presenta valori migliori della media nazionale.

In testa alla classifica si trova il gruppo costituito dalla Campania, prima, seguita da Calabria e Lazio. Tutte queste Regioni presentano buoni valori sia per le emissioni che per i consumi di energia, mentre la situazione è più articolata per le fonti rinnovabili con la Campania che fa meglio della media nazionale sia in termini di valori assoluti 2020 che di trend, mentre il Lazio, viceversa, presenta per entrambi valori sotto media.

Il gruppo centrale, in cui il numero di indicatori migliori e peggiori della media nazionale si equivale, è il più numeroso composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Ad accomunare questo gruppo le buone performance sulle fonti rinnovabili: 8 Regioni su dieci nel 2020 hanno valori sopra la media e solo una ha fatto registrare una riduzione dei consumi da rinnovabili nell’ultimo biennio.

Il gruppo di coda, infine, è costituito dalle 7 Regioni in cui prevale il numero di indicatori con performance peggiori della media nazionale: Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Questo gruppo presenta performance particolarmente negative sulle fonti rinnovabili e, più in generale, andamenti negativi per tutti gli indicatori nel biennio analizzato (con un’unica eccezione, la Lombardia.)

Gli indicatori

 

L’indicatore delle emissioni di CO2 mostra che nel 2020 si è registrata una riduzione delle emissioni in ben 18 Regioni su 20 (ad eccezione di Valle d’Aosta e Abruzzo). Un dato interessante emerge inoltre se confrontiamo le emissioni pro capite della Campania, che si attestano a 2,1 tCO2eq con le 9 della Sardegna, a fronte di una media nazionale di 4,9 tonnellate.

Consumi di energia: l’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali (unica eccezione la Liguria) tutte con consumi sopra la media nazionale, influenzati dal clima e anche dalla struttura economica. Si va da 1 tep consumato in un anno da un cittadino campano ai 2,7 di un residente in Emilia-Romagna. Come per le emissioni sull’andamento generale incide la singolarità rappresentata dal 2020: i consumi diminuiscono in tutte le Regioni con la sola eccezione della Basilicata.

Fonti rinnovabili: anche in questo caso si registra una grande differenza di performance: dalla Liguria, con appena l’8% dei consumi coperti da rinnovabili, alla Valle d’Aosta, con addirittura il 105%, che diventa quindi la prima Regione esportatrice netta di energia rinnovabile. La rappresentazione per aree macro-geografiche è eterogenea, con ottimi valori sia per Regioni settentrionali che meridionali.

Per quanto riguarda l’andamento un’Italia quasi divisa in due, con 11 Regioni che fanno segnare un aumento della quota di rinnovabili sui consumi e ben 9 in cui addirittura le rinnovabili diminuiscono (probabilmente sempre a causa del calo generalizzato dei consumi).

 

I Cluster

 

Sul fronte dell’utilizzo di fonti rinnovabili, gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo intermedio al 2030, con l’eccezione del gruppo delle Regioni definite «le rinnovabilissime» (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% di consumi coperti da rinnovabili.

Dal rapporto si scopre inoltre che 7 Regioni sono completamente “coal-free” (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) ossia hanno azzerato i loro consumi di carbone, mentre tre Regioni appena (Puglia, Sardegna e Lazio) da sole fanno quasi l’80% del consumo nazionale di carbone.

“Le piccole”: Il Ranking ha evidenziate che ad eccezione dell’Abruzzo, tutte le Regioni con meno di 1,5 milioni di abitanti (Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) presentano emissioni pro capite di CO2 sopra la media.

“La locomotiva d’Italia”: le 4 Regioni che insieme fanno oltre la metà del PIL nazionale presentano situazioni molto diverse, il Lazio si trova nel gruppo di testa, il Veneto in quello centrale mentre Emilia-Romagna e Lombardia in quello di coda, ma tutte sono bocciate sulle rinnovabili.

“Le auto-dipendenti”: un dato che allarma è quello relativo alla mobilità, l’Italia si conferma infatti uno dei Paesi europei con la più alta concentrazione di automobili, solo 7 Regioni hanno un tasso di motorizzazione sotto la media nazionale (666 autovetture ogni mille abitanti) con la Liguria ferma a 554 e Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta ben oltre un’auto per persona.

“Le solarizzate”: in Italia abbiamo 359 watt di fotovoltaico installato per abitante, ma Marche e Puglia ne hanno più del doppio, mentre la Sardegna è quella che è cresciuta di più nel 2020. Ma se guardiamo al solo fotovoltaico domestico, guidano la classifica Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino.

Con Conad Nord Ovest mille nuove alberi a Torino

Conad Nord Ovest ha svolto un’iniziativa concreta di tutela ambientale attraverso la piantagione di 1.000 alberi nel comune di Torino, settima tappa del progetto “Forestiamo insieme l’Italia”.

 

L’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” è promossa dal Consorzio Nazionale Conad in occasione del sessantesimo anniversario dalla sua fondazione.

 

Conad Nord Ovest partecipa attivamente all’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” attraverso un progetto di tutela ambientale nel comune di Torino, in collaborazione con Rete Clima, ente non profit che promuove azioni di Corporate Social Responsibility (CSR), di sostenibilità e di decarbonizzazione.

L’area oggetto della forestazione è il Parco Pietro Colletta, un parco periurbano della città di Torino di quasi 500.000 metri quadri. Il parco attuale è stato realizzato alla fine degli anni ottanta, recuperando una vasta area abbandonata e molto degradata. Il parco oggi copre la zona lungo il corso occidentale del fiume Po, tra la confluenza della Dora Riparia, a sud, e della Stura di Lanzo, a nord, dove inoltre confina con il parco della Confluenza.

La forestazione delle 1.000 specie avrà luogo in un grande prato, che ospiterà specie tipiche del querco-carpineto planizale, la formazione forestale della pianura pre-collinare. Tra gli esemplari arborei la farnia, il carpino bianco, l’acero campestre, il tiglio, il frassino maggiore, il pioppo, mentre tra gli arbusti la rosa canina, il ligustro, il corniolo, il biancospino. Ad assistere all’attività di piantagione Gianmichele Cirulli, responsabile unità operativa alberate della Città di Torino.

 

“È con piacere che, dopo le tappe di Aosta e Roma, Conad Nord Ovest, insieme a Rete Clima, continua il suo impegno anche a Torino. – Afferma Adamo Ascari, Amministratore delegato di Conad Nord Ovest – Sono per noi da sempre obiettivi importanti, quelli di tutelare la naturalità del territorio locale e la diffusione di una cultura sostenibile. Poter contribuire a rinaturalizzare il territorio italiano, grazie all’impegno di tutta la Cooperativa, col coinvolgimento diretto di Soci e collaboratori, ci fa sentire ancora di più parte del grande progetto, Sosteniamo il Futuro Conad, per noi così importante.”

 

“Siamo orgogliosi di poter fare questo bellissimo regalo al nostro territorio. Una dimostrazione concreta del nostro impegno per la crescita e il benessere della Comunità in cui operiamo. Noi Soci per primi conosciamo infatti molto bene l’importanza di ogni azione quotidiana per il domani e per questo vogliamo fare la nostra parte partecipando a questo progetto virtuoso. – Afferma Stefano Giallombardo Socio e Consigliere di Amministrazione Conad Nord Ovest, insieme ai Soci del territorio – Naturalmente ci preme ringraziare tutti i nostri clienti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa presso i nostri punti di vendita contribuendo in maniera diretta ed efficace a questo progetto, attraverso l’acquisto di prodotti a marchio Conad. Poter prendere parte a questa iniziativa direttamente, con le nostre mani, è per noi motivo di grande orgoglio e senso di responsabilità.”

 

Francesco Tresso, Assessore al Verde della Città di Torino ha commentato: “Ringrazio Conad e tutti i suoi clienti per questa importante iniziativa, attraverso cui verranno messi a dimora 1000 alberi nel Parco Colletta, una delle aree verdi fluviali presenti in città. Interventi come questo sono un vero e proprio investimento sul futuro dei centri urbani. I servizi ecosistemici generati dalle foreste urbane, infatti, hanno importanti benefici per l’ambiente e la salute dei cittadini, mitigando l’inquinamento atmosferico, contrastando gli effetti dei cambiamenti climatici e contribuendo a mantenere e ad aumentare la biodiversità.”

 

“Le attività di forestazione Rete Clima – afferma Andrea Pellegatta, co-fondatore e responsabile dei progetti forestali di Rete Clima – prevedono la piantagione e la cura post impianto di piante autoctone, appartenenti a diverse specie arboree ed arbustive, tipiche dell’Ecoregione della Pianura Padana. Le piante sono coltivate nei vivai locali perché lo scopo dei progetti è anche quello di valorizzare la filiera florovivaistica italiana. Tutte le piante sono inoltre accompagnate da Passaporto fitosanitario, che garantisce il controllo, la tracciabilità e l’assenza di malattie, la cui diffusione potrebbe causare gravi danni economici ed ambientali”, conclude Pellegatta.

L’iniziativa “Forestiamo insieme l’Italia” è parte della campagna “Foresta Italia”, patrocinata dal Ministero della Transizione Ecologica e dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e prevede entro il 2023 la piantagione di 20.000 alberi su tutto il territorio nazionale – mille in ciascuna regione – grazie al prezioso aiuto delle Cooperative, dei Soci e dei clienti i quali hanno partecipato alla campagna di forestazione nei punti vendita lungo tutto il territorio nazionale attraverso l’acquisto di prodotti a marchio Conad.

Le attività di forestazione rientrano nella strategia concreta di sostenibilità di Conad “Sosteniamo il Futuro”, basata su tre dimensioni: Ambiente e Risorse, Persone e Comunità, Imprese e Territorio.

Conad Nord Ovest – Conad Nord Ovest è una delle maggiori imprese italiane della distribuzione associata, con un giro di affari di 4,35 miliardi di euro. I territori in cui opera con 381 soci imprenditori e oltre 18 mila addetti sono Piemonte e Valle d’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna (province di Modena, Bologna e Ferrara), Toscana, Lazio (province di Roma, Viterbo), Lombardia (provincia di Mantova) e Sardegna. Conad Nord Ovest conta 600 punti di vendita, in cui sono presenti tutti gli attuali format distributivi.

 

Rete Clima I.S. – ente non profit, da oltre 10 anni realizza progetti di nuova forestazione urbana nazionale, con finalità di rinaturalizzazione territoriale e come strategia di concreta attuazione della responsabilità ambientale delle Aziende. Questi progetti forestali, che prevedono la piantagione e la cura post impianto di alberi in Italia, generano molteplici benefici a livello ambientale, climatico, sociale e di salute pubblica.

 

Abbonamenti per incentivare l’uso dei mezzi pubblici

Mobilità sostenibile e qualità dell’aria, nuovo bando per incentivare l’uso dei mezzi pubblici per dipendenti di enti e imprese

La misura, che aprirà a breve, prevede il cofinanziamento regionale per l’acquisto di abbonamenti annuali, è rivolta a enti e imprese con sede sul territorio regionale, dotate di mobility manager e di un Piano spostamenti casa-lavoro. Marnati: «Incentivare la mobilità sostenibile per migliorare l’impatto sulla qualità dell’ambiente». Gabusi: «L’uso dei mezzi pubblici ha impatto positivo anche sulla viabilità e la sicurezza nel trasporto»

Incentivare l’uso dei mezzi pubblici per migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute: questi gli obiettivi principali del secondo bando, che sarà pubblicato a breve, che conterà su una dotazione finanziaria complessiva di 3 milioni e 224mila euro, per dipendenti di enti e imprese.

«Si tratta di iniziative che vanno nella direzione dell’incentivazione della mobilità sostenibile con un miglior impatto sulla qualità dell’ambiente e della riduzione delle emissioni in atmosfera – commenta l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Mi auguro che queste misure possano avere un ottimo riscontro da parte delle aziende e dei loro dipendenti in quanto considero l’incentivo particolarmente utile per spingere nella direzione dell’utilizzo dei mezzi pubblici che, considerando anche l’aumento dei costi del carburante, in un momento in cui l’inflazione è ormai arrivata a tassi a doppia cifra, rappresenta un’opportunità da sfruttare».

«Siamo consci che la Regione ha un ruolo chiave nei processi verso macro-cambiamenti – aggiunge l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Marco Gabusi – L’uso dei mezzi pubblici ha un impatto positivo su più livelli: ambiente, viabilità, sicurezza nel trasporto, oltre a incentivare uno stile di vita meno sedentario. È nostro obiettivo promuovere con continuità queste iniziative, con un dialogo continuo con aziende e pendolari»

La misura, sulla falsa riga di quella avviata a maggio del 2022 e chiusa nel luglio successivo, è rivolta a enti e imprese che hanno sede sul territorio regionale, che siano dotate di mobility manager e di un piano spostamenti casa-lavoro.

Nella sostanza, per il dipendente di imprese o enti che rispondano ai requisiti citati e che aderiranno alla nuova misura che sarà messa in campo dalla Regione, la scelta di usufruire di un mezzo pubblico per recarsi al lavoro comporterà un risparmio di almeno il 50% sul costo dell’abbonamento annuale, derivato dal cofinanziamento regionale, nella misura del 30% e di almeno del 20% dell’impresa o dell’ente.

Si tratta di una misura che si inquadra nell’ambito delle azioni per il miglioramento della qualità dell’aria e delle politiche per la mobilità sostenibile e che si assomma a quelle già messe in atto, con la finalità di disincentivare l’utilizzo dell’auto privata specialmente nei mesi invernali quando le condizioni meteorologiche sono più favorevoli all’accumulo di inquinanti.