AMBIENTE- Pagina 59

L’aria in Piemonte, la situazione. Accordo tra Legambiente e Arpa

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Il 2022 si sta concludendo come un anno negativo per la qualità dell’aria in Piemonte.

Ad oggi i superamenti di PM10 a Torino e in tutta la regione registrano un peggioramento rispetto agli anni scorsi, anche se il trend di miglioramento, se paragonato ai primi anni 2000, continua ad esserci.

I dati
Il numero di giorni/anno di superamento a Torino al 27 ottobre 2022

Torino Grassi al 3 ottobre scorso aveva 69 superamenti. A differenze delle altre stazioni citate che dispongono di misuratori automatici disponibili in continuo, il dato della stazione Torino Grassi è aggiornato al 3 ottobre in quanto dati rilevati con campionatori gravimetrici sono determinati con analisi di laboratorio che richiede tempistiche di produzione del dato più lungo.
Complice di questo stato della qualità dell’aria è certamente l’anomalia climatica che ci ha colpito da inizio anno con scarsità di precipitazioni e temperature quasi sempre sopra la media.

Lo studio scientifico
Arpa Piemonte, con uno studio scientifico pubblicato a inizio anno sulla rivista “atmosphere”, ha analizzato il rapporto tra qualità dell’aria della Pianura Padana, e quindi dei dati del Piemonte, con altre realtà critiche europee.
L’articolo pubblicato analizza nel dettaglio il perché, pur a fronte di un nettissimo miglioramento emissivo ottenuto negli ultimi decenni attraverso la applicazione diffusa delle migliori tecniche disponibili, ancora oggi il rispetto dei limiti per il PM10 e gli ossidi di azoto non è garantito sul territorio, ed il Piemonte (Torino in particolare) è ancora molto distante dal rispetto delle normative europee.

Lo studio riporta che, nelle stagioni fredde, la velocità del vento, l’altezza dello strato rimescolato e la pressione atmosferica che si verificano nel bacino del Po sono da tre a cinque volte meno efficiente nel diluire e disperdere gli inquinanti rispetto alle regioni a nord delle Alpi, causando la stagnazione degli inquinanti e la trasformazione chimica dei precursori gassosi in particolato” spiega il Direttore Generale di Arpa Piemonte Angelo Robotto.

La APP Aria Piemonte
Arpa Piemonte ha realizzato una App, per diffondere i dati di qualità dell’aria prodotti dall’Agenzia attraverso le misurazioni delle stazioni del Sistema Regionale di Rilevamento della Qualità dell’Aria e le simulazioni modellistiche prodotte dal Sistema Modellistico Regionale di Qualità dell’Aria.
Sono riportate le informazioni giornaliere sullo stato di qualità dell’aria osservato negli ultimi trenta giorni e previsto per il giorno in corso ed i due giorni successivi sul territorio regionale. Le informazioni riguardano gli inquinanti a maggiore criticità in Piemonte, ovvero:

  • il particolato PM10, di cui viene visualizzata la concentrazione media giornaliera (il valore limite è 50 μg/​m³, da non superare per più di 35 giorni per anno solare)
  • il biossido di azoto NO₂, di cui viene visualizzato il valore della massima media oraria (il valore limite è 200 μg/​m³, da non superare per più di 18 ore per anno solare)
  • l’ozono O₃ di cui viene visualizzato il valore della massima media mobile su otto ore (il valore obbiettivo è 120 μg/​m³, da non superare per più di 25 giorni per anno solare)

Inoltre, sono visualizzati i livelli del protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog (semaforo) adottato dalla Regione Piemonte per prevenire l’eventuale occorrenza dei superamenti del valore limite giornaliero di PM10.

Chiunque può scaricare l’applicazione ai link:
o   web: https://webgis.arpa.piemonte.it/aria_piemonte
o   android: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.piemonte.arpa.aria
o   ios: https://apps.apple.com/us/app/aria-piemonte/id1634624529

Il Protocollo d’Intesa
Ieri è stato siglato il Protocollo d’Intesa tra Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Arpa Piemonte: firma unica in Italia.
Legambiente e Arpa, tenendo conto della distinzione dei rispettivi ruoli e delle competenze istituzionali, intendono realizzare questo rapporto di collaborazione e confronto sulle tematiche ambientali per avviare attività in comune volte all’obiettivo che accomuna entrambi: migliorare ancora di più la tutela dell’ambiente e la conseguente difesa della salute pubblica.
Gli ambiti di collaborazione saranno ad esempio: partecipazione a eventi e progetti comuni, partecipazione a bandi di finanziamento per progetti di tutela ambientali, corsi di formazione o condivisione di dati e informazioni ambientali.

La situazione ambientale piemontese, come noto, ha delle criticità che non possiamo assolutamente sottovalutare e sottostimare – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – A partire dalla qualità dell’aria per arrivare all’inquinamento delle acque (pensiamo in particolare alla situazione legata all’emissione di PFAS dalla Solvay di Spinetta Marengo); da una gestione dei rifiuti deficitaria ad un territorio particolarmente esposto ad eventi estremi e ad alto rischio idrogeologico. Questo protocollo d’intesa è firmato nell’ottica di una collaborazione che possa permettere una maggiore condivisione dei dati, così da meglio comprendere i processi in corso e mettere in campo le soluzioni più adatte in tempi rapidi”.

Analisi dei dati e volontariato ambientale possono dare un contributo molto importante alla conoscenza del territorio, con campagne di raccolta dati e azioni di sensibilizzazione, come dimostrano le tante esperienze che Legambiente PVDA ha già messo in campo in questi anni – ribadisce Alice De Marco, direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Aumentare la consapevolezza riguardo l’ambiente che ci circonda, inoltre, ci aiuta a prendercene cura e a sentirlo nostro, rafforzando il senso di comunità e soprattutto di corresponsabilità, fattore indispensabile”.

Il protocollo d’intesa, unico in Italia, sigla una collaborazione in essere già da anni – conclude Angelo Robotto – Mettere a fattor comune le conoscenze, le iniziative, le metodologie, le ricerche, i dati, nel rispetto dei diversi ruoli, darà al Piemonte la possibilità di avere una uno sguardo attento sull’ambiente non solo a 360° ma ancora più coordinato e quindi sempre più efficace ed efficiente

Misure antismog: da giovedi 27 ottobre scatta il livello arancio

I dati previsionali forniti da Arpa Piemonte evidenziano infatti il superamento del valore di 50 mcg/mc di concentrazione media giornaliera di PM10 nell’aria per tre giorni consecutivi.

Alle limitazioni strutturali in vigore, per il trasporto persone si aggiungerà il blocco dei veicoli diesel con omologazione Euro 5 valido tutti i giorni (festivi compresi) dalle ore 8 alle 19, mentre il blocco dei veicoli diesel Euro 3 e Euro 4 verrà esteso alle giornate di sabato e domenica, sempre dalle ore 8 alle 19.
Per i veicoli adibiti al trasporto merci si bloccheranno anche i diesel con omologazione Euro 3 ed Euro 4, tutti i giorni (festivi compresi) dalle ore 8 alle 19.

Con l’attivazione del livello arancio si fermeranno anche tutti i veicoli dotati di dispositivo “Move In”.

Si ricorda che eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi sono disponibili alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaambientale

A Chieri 500 nuovi alberi e arbusti

Nuove piantumazioni ed aree boscate realizzategrazie al progetto sulla forestazione urbana e periurbana

 

In questi giorni in diverse zone di Chieri si stanno ultimando i lavori di messa a dimora di alberi e arbusti autoctoni finanziati dal ministero dell’Ambiente quali azioni di sequestro di carbonio, cioè volti alla riduzione della CO2.

Il finanziamento, ottenuto e gestito da Città Metropolitana di Torino, interessa 20 comuni metropolitani per un totale di circa 2,5 milioni di euro suddivisi in 5 progetti da 500 mila euro.

Il progetto denominato “Foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane – Lotto CMTO5 – Corona verde area metropolitana”, si sviluppa su tre comuni, Chieri, Torino e Venaria Reale.

«Questo progetto prevede per Chieri il piantamento di circa 5500 tra alberi e arbusti, le cui specie più rappresentative sono pioppi, farnie, ciliegi, frassini, olmi, carpini, biancospini, cornioli, ecc. -spiega Massimo CEPPI, assessore all’Ambiente e alla Pianificazione e gestione del verde pubblico del Comune di Chieri- Si sta piantando lungo i corsi d’acqua Ravetta, Vallo e Tepice, dove oltre al sequestro del carbonio, si contribuirà a migliorare la funzionalità ecologica dei rii e ad incrementare la biodiversità; inoltre, si realizzeranno aree boscate anche vicino al Liceo Monti, a margine degli orti urbani e a Fontaneto. La stima del beneficio ambientale atteso per il nostro comune è pari a circa 3300 t di CO2 equivalente sequestrate in 18 anni, oltre ad un contributo alla ricostituzione di boschi planiziali poco presenti nelle pianure del bacino padano, area in cui gli sforamenti dei limiti inerenti la qualità dell’aria sono purtroppo molto numerosi».

L’apoteosi della natura nel Delta del Po

È già bello sul Monviso quando nasce ma è ancora più spettacolare vederlo quando il suo lungo percorso si conclude nell’Adriatico.

È forse l’autunno il periodo migliore per navigare il Grande Fiume nel Parco del Delta del Po tra la Romagna e il Veneto. L’esplosione dei colori autunnali rende il paesaggio ancora più affascinante. Uno scenario molto vario, mutevole, dai campi coltivati alla laguna, dalle dune sabbiose ai boschi e ai fitti canneti. Sullo sfondo si stagliano le pinete litoranee che svettano sulle distese d’acqua, discendenti di quelle piantate dai romani duemila anni fa per rifornire i cantieri navali. Quelle lagune e quelle paludi che fermarono gli eserciti invasori e protessero Ravenna facendola diventare, dopo il crollo di Roma, tre volte capitale, dell’Impero romano d’Occidente, del regno ostrogoto e poi baluardo italiano dell’Impero bizantino. Sopra di noi nel parco volano centinaia di uccelli in un festoso viavai, un autentico paradiso per i volatili, sia migratori che stanziali. Un grande spettacolo naturale da non perdere, immersi in un ambiente incantevole tra pioppi, arbusti e orchidee, fenicotteri, gabbiani rosati e centinaia di altri uccelli. A Porto Tolle, nella parte veneta del Delta, si arriva facilmente in auto. Da qui muovono le barche per l’esplorazione, qui comincia l’avventura in un groviglio di lagune salmastre, stagni, piccoli e grandi rami del fiume e sbocchi al mare e tutto diventa misterioso, quasi magico. Carpe, cefali, tinche, lucci popolano canali, fiumi e paludi ma sono gli uccelli la parte più ricca e interessante della fauna del Delta, appartengono a oltre 300 specie ed è facile vederli sugli alberi mentre sulle rive del Po e dei canali svolazzano aironi, garzette, cormorani, il falco di palude, l’usignolo di fiume, il gabbiano reale, il cavaliere d’Italia, la pettegola, l’avocetta, l’ibis, gheppi, poiane e tanti altri. I volatili migratori giunti dai Paesi freddi del nord trovano nel Delta un rifugio sicuro e adatto allo svernamento, in inverno migliaia di anatre come il germano reale affollano le distese d’acqua e in primavera gli aironi e le garzette si riproducono nei canneti e lungo gli stagni. Per alcuni il Delta del Po è deprimente e triste, per la nebbia, per le zanzare (meglio comunque evitare l’estate) e per la piattezza del paesaggio. In realtà è un colpo d’occhio eccezionale, un’esperienza unica. Sarebbe bello che il grande fiume fosse navigabile da Torino fino all’Adriatico, fino al Parco regionale del Delta del Po. Per adesso lo è solo parzialmente, da Cremona al mare per quasi 300 chilometri.                                          Filippo Re

Emergenza smog nel bacino padano, l’appello di Legambiente


“Il futuro Governo e le Regioni mettano la qualità dell’aria tra le priorità”
Le proposte dell’associazione ambientalista alle istituzioni: piano di riduzione delle emissioni agricole, disincentivo all’uso del mezzo privato, miglioramento del trasporto pubblico locale, riduzione dei limiti di velocità in autostrada e riconversione impianti di riscaldamento

 

L’entrata in carica del nuovo Parlamento coincide quest’anno con l’avvio della stagione “calda” per la qualità dell’aria in pianura padana. Secondo i dati di Legambiente del 2021 sulla qualità dell’aria in città, infatti, i livelli di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Nord Italia hanno superato decisamente i valori consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali dannose per la loro salute.

D’altra parte, sono ancora presenti le condizioni che hanno portato l’Unione Europea ad aprire nei confronti dell’Italia ben tre procedure d’infrazione in materia di qualità dell’aria: la prima infrazione, la 2014/2147, si è “concretizzata” nel 2020 attraverso la sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 644/18); per la seconda infrazione (2015/2043), relativa ai superamenti da NO2, la Commissione ha aperto un contenzioso facendo ricorso alla Corte europea di giustizia (causa 573/19) che, nel maggio 2022, le ha dato ragione e ci ha dunque condannato anche per questa seconda procedura. La terza, la 2020/2299 relativa ai superamenti per il PM2,5, è ancora agli inizi del procedimento. Senza dimenticare poi che l’Unione Europea sta per aggiornare la direttiva aria con la quale verosimilmente verranno adottati limiti più stringenti rispetto agli attuali.

Legambiente e in particolare i comitati regionali del bacino padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, ribadiscono la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale perché l’Accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano” preveda azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernalea partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie ARPA, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico.

“L’aggiornamento delle linee guida da parte dell’OMS e la prossima emanazione di una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria devono essere uno sprone per i decisori politici italiani – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – non si dovranno chiedere deroghe all’Unione Europea, ma occorrerà dimostrare di saper spendere in modo saggio le risorse europee per favorire una vera transizione ecologica. Oltre alle proposte che riguardano la mobilità su scala urbana che chiediamo da tempo, riteniamo infatti necessaria un’azione trasversale e coordinata, per consentire all’accordo per la qualità dell’aria del bacino padano di arrivare a risultati concreti riducendo il più presto possibile il livello di inquinamento atmosferico, ogni anno responsabile di oltre 350.000 morti nell’intera Unione Europea, di cui 50.000 solo in Italia”.

“È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo, che gli studi confermato essere molto impattante sulla qualità dell’aria. – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta assieme ai presidenti dei comitati regionali di Legambiente dell’area padana – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”

“Ma questo inverno la vera incognita sarà l’utilizzo di impianti a biomasse, – conclude Prino – che verranno utilizzati di più, dove presenti, in sostituzione di quelli a metano. Un danno per l’aria che le Regioni devono evitare potenziando la comunicazione finalizzata all’utilizzo dei fondi per la sostituzione degli impianti più vecchi, per aumentarne l’informazione sul loro corretto utilizzo, oltre che definendo ed aumentando i controlli.

Le proposte. Partendo dal settore agricolo, che ha una responsabilità di primo piano per quanto riguarda l’emergenza smog invernale, occorre innanzitutto rafforzare il sistema dei controlli, parallelamente al sostegno all’applicazione delle soluzioni tecnologiche più avanzate per ridurre le emissioni. Per questo, le Regioni dovranno definire una programmazione dedicata del Piano Strategico della PAC (Politica Agricola Comunitaria) che allochi risorse per investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca, inquinante responsabile della formazione delle polveri sottili, per il quale ad oggi non sono state ancora adottate politiche incisive.
Serve inoltre che le Regioni, insieme alle associazioni di categoria, definiscano un programma per la riduzione del carico zootecnico, portandolo a livelli compatibili con i limiti posti dalla direttiva Nitrati per ridurre complessivamente i quantitativi di composti dell’azoto che oggi impattano sull’aria e sui corpi idrici.
È necessario, sempre per limitare le emissioni di ammoniaca, che il recente decreto interministeriale sull’utilizzo del digestato ottenuto da liquami ne imponga l’impiego in campo esclusivamente attraverso tecniche che ne assicurino l’immediato interramento.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti occorrono risorse per rendere il Trasporto Pubblico Locale competitivo rispetto alla mobilità automobilistica, sia da quello dei mezzi disponibili, sia dal punto di vista del personale soprattutto in alcuni capoluoghi.
È importante, in parallelo, un intervento del Governo sui limiti di velocità in autostrada per limitare le emissioni provenienti dal traffico su lunga distanza: ad esempio si può agire riducendo a 100 km/h la velocità massima nel corso dei mesi invernali (ottobre-marzo), velocità che si dimostra essere adeguata a garantire una sostanziale riduzione nelle emissioni come ha sottolineato l’Agenzia Europea per l’Ambiente (link).
E ancora un sostegno alla riconversione degli impianti di riscaldamento: a fronte dell’innalzamento del prezzo dei combustibili fossili, in particolare del metano, è atteso un incremento dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento a biomassa (stufe e camini), che tuttavia già negli anni passati hanno contribuito negativamente alla qualità dell’aria.
Tra le proposte del cigno verde anche la messa a punto di azioni di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e forme di incentivazione che promuovano, insieme al processo di transizione degli impianti di riscaldamento verso i sistemi elettrici (pompe di calore) e all’efficientamento degli edifici, la sostituzione degli impianti a biomassa obsoleti con quelli moderni a basse emissioni. Si necessita, per questo, lo stanziamento di incentivi adeguati, oltre alla promozione di un sistema di controlli che consenta, tra le altre cose, di aggiornare i dati contenuti nei Catasti regionali degli impianti termici, favorendo così sia le sostituzioni sia il monitoraggio delle emissioni in atmosfera prodotte dal settore residenziale Il tutto deve essere accompagnato da una campagna informativa che, oltre a promuovere l’utilizzo di tali risorse, spieghi anche il corretto utilizzo di tali impianti

Danni da gelate: in arrivo i fondi regionali

Il presidente della Regione Cirio e l’assessore all’Agricoltura Protopapa: “Una boccata di ossigeno in un momento complesso anche per le nostre imprese agricole”

Sono 710 le aziende agricole piemontesi che beneficeranno dei ristori per i danni causati dalle gelate del 7 e 8 aprile 2021, evento riconosciuto come calamità naturale, nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli e nella Città Metropolitana di Torino.

La risorsa finanziaria complessiva, derivante dal Fondo di solidarietà nazionale in Agricoltura e assegnata al Piemonte, è di 13,4 milioni di euro. Per le produzioni vegetali il contributo complessivo è di 11.422.735 euro e per le produzioni apistiche è di 1.236.115.

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa, in seguito alla fase istruttoria, ha stabilito di erogare la percentuale massima di contributo alle aziende agricole danneggiate.

Sulla base di tale decisione, nei prossimi giorni si provvederà alla liquidazione dei contributi ai beneficiari ammessi a finanziamento.

In provincia di TORINO in totale sono 102 le aziende che riceveranno 1.774.000 euro di ristori:

– 59 beneficiari per produzioni vegetali

– 40 beneficiari per produzioni apistiche

– 3 beneficiari per produzioni apistiche più vegetali

“Questi fondi rappresentano una boccata di ossigeno importante per i nostri agricoltori, che dopo le gelate dello scorso anno questa estate hanno dovuto fare invece i conti con l’emergenza della siccità e adesso con i rincari di energia e carburanti. La Regione è già al lavoro per predisporre ulteriori misure che possano aiutare il settore ad affrontare questo momento difficile per le nostre famiglie e le nostre aziende”, dichiara il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

“I ristori vanno a coprire l’ammontare complessivo dei danni da gelate che hanno colpito i raccolti e trasmessi all’Assessorato regionale all’Agricoltura dai territori interessati dall’evento calamitoso del 2021 – precisa l’assessore regionale Marco Protopapa – I fondi assegnati sono a sostegno delle aziende agricole piemontesi per favorire la ripresa delle attività produttive e tra queste rientrano anche le aziende apistiche”.

Lago d’Orta: nuovi campionamenti per le microplastiche

 

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Circolo Legambiente “Gli Amici del Lago”, ENEA, ARPA Piemonte promuovono una nuova sessione di monitoraggio delle acque del Lago d’Orta. Oggetto dell’indagine le microplastiche

 

Proseguono i campionamenti per monitorare la presenza di microplastiche nel lago d’Orta, individuato a livello nazionale come uno dei laghi “campione” per effettuare studi e ricerche su questa criticità ambientale. Dopo il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici, la presenza di microplastiche nelle acque costituisce una della maggiori preoccupazioni della comunità scientifica, impegnata a comprendere al meglio i possibili scenari futuri e l’impatto che possono avere sugli ecosistemi e sulla qualità della vita degli organismi viventi del pianeta. Questo progetto di ricerca sul Cusio vede capofila Legambiente Piemonte, attraverso i suoi circoli territoriali,  con la collaborazione scientifica di ENEA, ARPA Piemonte e del CNR Irsa.
Le attività sono finalizzate alla condivisione del protocollo “Blue Lakes”.Nella giornata di martedì 18 ottobre il gruppo di tecnici di ARPA Piemonte e ricercatori di ENEA, con il supporto logistico di Legambiente e del circolo SUB Novara Laghi e di Ecomuseo del Cusio ha effettuato un nuovo monitoraggio su tre transetti dislocati in varie aree del lago per raccogliere i campioni che verranno poi analizzati nei laboratori di ARPA Piemonte ed ENEA Casaccia. Questi prelievi seguono i prelievi già effettuati lo scorso mese di maggio per poter disporre di una continuità a fini statistici anche con il variare delle stagioni e delle relative condizioni meteo.

Più nello specifico le attività di campionamento avranno l’obiettivo di testare, in superficie, le prestazioni della nuova rete “Manta” (con maglia 100 µm acquistata da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta grazie al finanziamento della Fondazione Compagnia di San Paolo) e, in profondità, il retino “Bongo”, già utilizzato nel corso delle campagne Blue Lakes sui laghi pilota del progetto.

I risultati delle analisi saranno resi pubblici nella primavera 2023.

“L’attività di networking in corso sul Lago d’Orta in collaborazione con Arpa Piemonte – ha dichiarato Maria Sighicelli del Laboratorio di Biodiversità e servizi ecosistemici dell’ENEA e responsabile scientifica del Progetto LIFE Blue Lake – ci consente di implementare il protocollo BlueLakes, messo a punto durante i due anni di campagne sugli altri laghi pilota. Il Lago d’Orta diventa dunque il riferimento su queste attività per tutti i laghi subalpini”.

“Con le attività odierne – ha affermato Massimiliano Caligara, presidente del Circolo Legambiente Gli Amici del Lago e membro del consiglio di presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – continuiamo in un’azione di rafforzamento delle conoscenze tecnico-scientifiche sulle microplastiche nel lago d’Orta. Anche oggi, con il secondo campionamento stagionale, miriamo a rendere quest’attività continuativa, parte di un monitoraggio costante di quella che è un’importante risorsa idrica non solo per il Piemonte, ma per tutto il nord-ovest”

Il prossimo 11 novembre, nell’ambito di un evento di portata nazionale dedicato organizzato ad Orta, Legambiente farà il punto delle ricerche condotte insieme ad Arpa Piemonte ed ENEA sulle microplastiche e più in generale sulla tutela degli ecosistemi lacustri anche a fronte dei cambiamenti climatici.

A Torino l’accensione dei termosifoni slitta di una settimana

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A Torino slitta di una settimana l’accensione degli impianti di riscaldamento. Lo ha deciso Stefano Lo Russo, il sindaco della città, che nel pomeriggio ha il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha firmato un’ordinanza apposita per lo slittamento dell’ accensione del riscaldamento al 29 ottobre. Dice il sindaco:  “A fronte delle temperature di questi giorni, al di sopra della media stagionale, abbiamo deciso di posticipare l’accensione degli impianti di riscaldamento. Una scelta fatta per risparmiare sui costi energetici. L’ordinanza non riguarderà gli ospedali, le case di cura, le strutture che ospitano servizi sociali pubblici, le scuole dell’infanzia e gli asili nido”. La stessa decisione è stata presa dalla città di Milano.

Emergenza smog cronica, “codice rosso” a Torino

Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero
Allerta smog nelle 13 città italiane al centro della campagna Clean Cities: 
da gennaio a inizio ottobre 2022 codice rosso per Torino, Milano, Padova. Giallo per Parma, Bergamo, Roma e Bologna. 
Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMSL’appello di Legambiente al prossimo nuovo Governo: 
“Seguire i piani del Mims per decarbonizzare i trasporti. Per città più sostenibili e pulite si potenzino i servizi e mezzi green alternativi alle auto private e si implementino trasporti e zone a basse emissioni” 

In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica. In questi primi dieci mesi del 2022 suona già il primo campanello d’allarme per inquinamento atmosferico. Livelli degli inquinanti off-limits, traffico congestionato e misure antismog insufficienti sono ormai una situazione di “malessere generale” che rischia di peggiorare con l’avvio della stagione autunnale-invernale.  È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato da Legambiente che, nell’ambito della campagna Clean Cities,  fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana. Per quanto riguarda il PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra.
Nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo). Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2:l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.Un quadro, in sintesi, davvero preoccupante, visto che – ribadisce Legambiente – è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno – rendendo l’Italia suscettibile a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre). Da non trascurare anche l’impatto sulla salute: l’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto del continente europeo. Secondo le ultime stime dell’EEA (Agenzia europea ambiente), il 17% dei morti per inquinamento in Europa è infatti italiano (uno su 6). Per diminuire gli impatti sulla salute, e sull’ambiente, l’Europa ha fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050 (il Piano d’azione “Verso Emissioni Zero”) con la proposta intermedia di ridurre le emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 2005) entro il 2030. Ma per raggiungere tale scopo, secondo l’associazione ambientalista per liberare le città dallo smog occorre potenziare servizi e mezzi green alternativi alle auto private e implementare trasporti e zone a basse emissioni, come già predisposto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Inoltre, l’Italia deve accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani che sono la principale causa d’inquinamento nelle nostre città. Fondamentale sarà dunque l’integrazione tra le strategie europee, nazionali e regionali.“Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021. È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.

È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. “Tornano finalmente in alcune città i limiti alla circolazione per i veicoli più inquinanti – come i diesel Euro4, o, a Milano, gli Euro5 – vecchi, comunque, di 12 anni i primi e tra i 7 e gli 11 i secondi. Ma la sfida per le città italiane sarà l’incremento dell’offerta di servizi di trasporto pubblico e di mobilità condivisa elettrica per tutti, anche per chi abita in periferia. In Italia abbiamo più auto che patenti, con un quarto delle metropolitane, dei tram e dei bus elettrici d’Europa. Colmare questo divariosarà il compito delle 9 città italiane che aderiscono all’obiettivo ‘Carbon Neutral’ al 2030, condiviso con 100 città europee. Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bergamo, Padova, Parma, Prato non possono fallire, sono la nostra avanguardia”.

A distanza di una settimana dal nostro appello sull’emergenza smog nel bacino padano, si ribadisce la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale affinché la qualità dell’aria diventi una priorità per le amministrazioni. Torino è già in codice rosso con per il numero di sforamenti di PM10 consentiti in un anno (69 su 35 consentiti) È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”

Focus sulle politiche di mobilità. Infine, il report Mal’aria 2022 – edizione autunnale contiene anche un focus su ZTL, LEZ, offerta del trasporto rapido di massa e sugli investimenti nel settore previsti dal PNRR. Analizzate 15 città italiane: Roma, Torino, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Parma, Genova, Firenze, Prato, Napoli, Pescara, Bari, Cagliari e Catania. Quello che emerge, in sintesi, è che l’offerta del trasporto rapido di massa (treni, metropolitane, tramvie, filovie) rasenta la sufficienza nella maggioranza dei casi. Spesso insufficienti, per estensione ed efficacia, anche le misure di limitazioni al traffico e alla circolazione dei veicoli inquinanti.

Verso una mobilità pulita. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti:

  • la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;
  • il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il Pnrr che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;
  • Trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di Mobility a as Service);

La campagna per liberare le città dall’inquinamento. Il Dossier Mal’aria ricade nell’ambito della Clean Cities Campaign alla sua III edizione. Un’iniziativa sostenuta da Legambiente insieme ad una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.

Il dossier è disponibile a questo link.