AMBIENTE- Pagina 29

Crisi climatica: venerdì mobilitazione di Fridays for Future

Caro direttore, l’allerta nelle città romagnole è massima. Cesena, Forlì e Faenza sono alluvionate, si contano i morti e i dispersi, le strade sono allagate o interrotte da frane e alberi caduti.

“Restate a casa”: questo il messaggio delle amministrazioni.

Peccato che neanche la propria casa sia un luogo sicuro per tuttə ormai.

Quella stessa Romagna della cementificazione selvaggia, delle auto e dei megastore, ora si dispera perché il suolo arido non riesce a contenere questa grande quantità di pioggia.

Intanto la Diga di Ridracoli, da cui molti Comuni dipendono per l’acqua potabile, è stata parzialmente svuotata in via preventiva per evitare inondazioni, nonostante negli ultimi mesi l’acqua potabile scarseggiasse.

Abbiamo risposto al tweet della Presidente Giorgia Meloni che parla di “forte maltempo”, non è maltempo é crisi climatica e non possiamo più sperare di poterla ignorare o negare perché accade dalla parte opposta del pianeta. Ora è arrivata qui.

Ci mobiliteremo in tutta Italia Venerdì 19 Maggio per dire che “Questa pioggia è crisi climatica”. Non si tratta di una frase provocatoria, è scienza. Ogni volta che si verifica un’alluvione bisogna ricordare che si tratta dell’altra faccia della medaglia della carenza di acqua: i terreni aridi e secchi non sono in grado di assorbire la grande quantità di pioggia che cade nell’arco di pochi giorni, le acque si accumulano in superficie e causano le catastrofi che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi. Questi disastri umanitari, economici ed ambientali causati dalle piogge torrenziali saranno sempre più all’ordine del giorno se non riconosciamo le nostre responsabilità e non agiamo sulla causa: i cambiamenti climatici.

“Mentre le Amministrazioni Comunali raccomandano ai cittadini i comportamenti da adottare, all’insegna della massima prudenza, noi ci domandiamo: per quanto ancora continueremo a finanziare i combustibili fossili, emettere gas serra e sostanze inquinanti?” chiede Agnese Casadei, portavoce di Fridays For Future Italia, e aggiunge: “Quante altre trivellazioni vogliamo autorizzare a Eni a Ravenna? Quanto vogliamo continuare a cementificare con inutili supermercati e megastore? Quante altre persone dovranno essere evacuate dalla propria abitazione perché i politici inizino a trattare la crisi climatica come un’emergenza, e agire per contrastarla?”

Il tempo sta scadendo, quello che ci sembrava appartenere ad un futuro remoto oggi sta diventando la drammatica “normalità”.

Esprimere vicinanza non basta.

Osservare inermi non è sufficiente.

Il momento di agire è ora!

 

Fridays for Future

PSA, Confagricoltura: “L’eradicazione non è una scelta, ma obbligo di legge”

 

I dati dei possibili contraccolpi all’economia del territorio contenuti in uno studio realizzato da Confagricoltura e consegnato alla politica. “Serve con urgenza un vasto piano di contenimento dei cinghiali”

Se si riscontrasse il virus della Peste Suina Africana in un cinghiale in provincia di Cuneo, gli effetti per l’economia del territorio sarebbero devastanti. Nell’immediato si avrebbe un danno diretto per il comparto agricolo e alimentare di oltre mezzo miliardo di euro: il valore della produzione, infatti, è stimato in 188,5 milioni di euro, mentre quello della trasformazione in 496 milioni di euro. A questi andrebbero aggiunti i costi per lo smaltimento degli animali e il profitto mancante per il periodo di chiusura delle attività (almeno 12 mesi), senza contare che in Piemonte la Peste Suina Africana potrebbe essere dichiarata endemica, cancellando la possibilità di praticare l’allevamento suino per molti anni e mettendo in crisi la filiera delle Dop (Parma e San Daniele). Inoltre, tutte le denominazioni d’origine protette della provincia di Cuneo legate alla filiera suinicola, in primis il Prosciutto Crudo di Cuneo Dop, verrebbero cancellate”. È uno scenario a tinte fosche per il comparto suinicolo della Granda quello delineato da Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, venerdì 12 maggio nella sede provinciale dell’associazione, durante la presentazione dello studio realizzato da Confagricoltura Cuneo sui possibili ed eventuali impatti della PSA sull’economia del territorio, a sedici mesi dall’inizio dell’emergenza.

 

All’incontro sono intervenuti alcuni esponenti della Regione quali l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi con alcuni dirigenti del settore, i consiglieri regionali Paolo Demarchi e Carla Chiapello, il presidente della Provincia di Cuneo, Luca Robaldo e, a livello nazionale, il senatore Giorgio Bergesio e la deputata Monica Ciaburro,

 

I danni indiretti di un eventuale caso di PSA in provincia di Cuneo si ripercuoterebbero su tutti gli attori dell’intera filiera (dalle aziende cerealicole a chi produce macchine agricole e attrezzature per le stalle, dai mangimifici ai macelli, fino ai trasporti e al commercio delle carni suine). Per non parlare degli impatti sull’occupazione: consideriamo che gli addetti all’allevamento suinicolo del territorio sono stimati in circa 3.100, a cui si aggiungono i 2.100 dell’indotto. Il solo costo per indennizzare il mancato reddito di questi operatori è quantificabile prudenzialmente in circa 130 milioni di euro l’anno” dichiara il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio.

 

Confagricoltura ha redatto un report dettagliato e l’ha esposto ai presenti, evidenziando le conseguenze gravi sui vari settori piemontesi potenzialmente coinvolti: dalle spese per la realizzazione di nuove recinzioni metalliche, con un costo almeno pari a quello già ipotizzato per la fase attuale (10milioni di euro), alla sospensione dell’attività faunistico-venatoria in una nuova area infetta, causa dell’ulteriore proliferazione dei selvatici che danneggerebbero le produzioni vegetali.

Il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente per l’intera economia del territorio, a causa dei danni indiretti al comparto turistico ricettivo, fortemente limitato nel promuovere tutte le iniziative outdoor.

Verrebbe, inoltre, bloccata la ricerca dei tartufi, dei funghi, la raccolta delle castagne e di tutti i prodotti del bosco-sottobosco.

 

In considerazione della gravità della situazione chiediamo l’avvio immediato di un vasto piano di contenimento della fauna selvatica all’interno e all’esterno delle zone di restrizione e una pronta modifica della Legge nazionale sulla Caccia (n.157/1992), strumento legislativo che risale ormai a 30 anni fa, per salvaguardare la filiera delle carni e dei salumi dal pericolo della Peste suina africana”, ha proseguito Allasia. “Gli abbattimenti sin qui attuati (oltre 27.000 capi nel 2022) seppur significativi, si sono dimostrati insufficienti, rivelando in modo evidente l’abnorme proliferazione di cinghiali che deve essere ricondotta a una popolazione compatibile con l’equilibrio agricolo ambientale del territorio”, ha aggiunto Abellonio.

 

Sulla situazione è intervenuto in video collegamento il presidente della FNP suinicola, Rudy Milani: “L’eradicazione della Peste Suina non è una scelta, ma un obbligo di legge, per cui chi non si adopera per adempierlo se ne deve assumere le responsabilità. Ciò che è stato fatto fino ad ora non è sufficiente per debellare la malattia, lo dicono i continui ritrovamenti di cinghiali infetti, in aumento. Le reti sono totalmente inutili, c’è solo uno strumento da adottare: il contenimento massiccio dei cinghiali. Non vogliamo sterminare i cinghiali, come qualcuno ci accusa, ma occorre riportare in equilibrio una situazione che è sfuggita di mano e che minaccia un comparto fondamentale dell’economia nazionale. Questo si può fare soltanto cambiando le regole attuali della gestione di questa emergenza”.

 

Annamaria Barriledirettore generale di Confagricoltura, in collegamento da Roma ha ricordato come da oltre un anno l’associazione cerchi di accelerare ogni procedura di gestione della situazione, perché ogni minuto perso impatta negativamente non solo sull’economia, ma anche sull’immagine di una filiera fiore all’occhiello del “Made in Italy”. Barrile ha altresì precisato che quando ci si trova davanti a emergenze come queste, il tempo è un fattore rilevante; servono quindi interventi tempestivi e procedure di urgenza.

 

Dal 22 al 28 maggio la prima edizione del Festival del Verde

Il festival sarà un’occasione importante per riscoprire e, soprattutto, per godersi l’inestimabile patrimonio naturalistico di una delle aree metropolitane più ricche di verde urbano in Italia e in Europa.

Saranno oltre 30 i giardini, i parchi e gli orti urbani coinvolti, alcuni dei quali aperti straordinariamente per l’occasione; più di 50 le iniziative e gli eventi diffusi (la maggior parte a titolo gratuito); tre i castelli con i loro parchi aperti e visitabili per la manifestazione. Sarà una manifestazione a carattere diffuso, con sette comuni coinvolti: oltre a Torino anche Chieri, Collegno, Moncalieri, Nichelino, Pino Torinese e Santena.

Il festival sarà un vero e proprio itinerario immersivo nel cuore verde del torinese, attraverso eventi, spettacoli, laboratori, open garden, talk, presentazioni di libri, serate benefiche, visite guidate, passeggiate botaniche, azioni di buone pratiche green.

“Il verde gioca un ruolo fondamentale nella cura delle città – ha sottolineato l’assessore al verde pubblico, Francesco Tresso, durante la presentazione – ed eventi come questo hanno il grande merito di richiamare all’attenzione quello che è un patrimonio enorme della nostra città e della sua area metropolitana, a volte poco conosciuto anche dai suoi cittadini. Un patrimonio pervasivo e diffuso, come dimostra la ricchezza di luoghi protagonisti del programma del festival”.

Tra gli eventi in programma segnaliamo due appuntamenti che coinvolgeranno in prima linea i “custodi” del Verde della Città:

Martedì 23 maggio, ore 16,30 – 18,00
A spasso con i custodi degli alberi
Passeggiata per famiglie e bambini ai Giardini Cavour con i tecnici e giardinieri del Verde pubblico della Città di Torino per conoscere gli alberi e i loro segreti.

Mercoledì 24 maggio, ore 16,30 – 18,00
All’opera con i Custodi del bello
Scuola Primaria “Giuseppe Allievo” – Via Michele Antonio Vibò 62
Attività ricreativa per famiglie e bambini con i giardinieri del verde pubblico della Città di Torino. Piantiamo i fiori di fronte a scuola e impariamo a prendercene cura nel tempo.

Da venerdì 26 a domenica 28 maggio poi, in concomitanza e ideale conclusione della settimana del Festival del Verde, torna negli spazi aperti dei Musei Reali la mostra mercato florovivaistica di FLOR Primavera 2023 che per il secondo anno consecutivo animerà i Giardini Reali di Torino a cui si aggiunge quest’anno la Cavallerizza Reale con oltre 150 tra florovivaisti provenienti da ogni angolo d’Italia, artigiani, ceramisti e produttori agricoli.

Il Festival del Verde di Torino e FLOR Primavera 2023 sono state ideate e organizzate da Associazione Società Orticola del Piemonte.

L’acqua del bacino di Ceresole Reale in soccorso dell’agricoltura

Anche in caso di siccità estiva sarà garantita l’irrigazione in pianura

Scongiurato un possibile disastro siccità per buona parte delle campagne del Torinese. L’acqua per l’irrigazione dei terreni del basso Canavese sarà sempre garantita anche in caso di mancanza di precipitazioni grazie all’accordo di oggi tra Coldiretti Torino e Iren. All’incontro di ieri a palazzo Carpano, sede di Coldiretti Torino, erano presenti l’amministratore delegato di Iren Energia, Giuseppe Bergesio; il direttore Produzione idroelettrica di Iren Energia, Nicola Brizzo; il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici; il presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo; il direttore di Coldiretti Torino, Andrea Repossini.

La società che gestisce il sistema idroelettrico della valle Orco rilascerà una maggiore quantità di acqua dal bacino di Ceresole Reale in caso di richiesta da parte dei consorzi irrigui canavesani che captano acqua dall’Orco. Se il fiume non dovesse garantire la portata necessaria per riempire i canali che hanno prese a Spineto e Rivarolo, su riva sinistra e destra, la diga di Ceresole Reale rilascerà più acqua per garantire, in ogni caso, la portata necessaria per le derivazioni dei canali irrigui.

«L’accordo raggiunto oggi con Iren – sottolinea il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – permette di mettere in sicurezza i raccolti dell’annata 2023 ma è nostra intenzione renderlo strutturale. Dopo l’ottima esperienza dell’anno scorso quando, con il rilascio di ulteriori 3 metri cubi al secondo, il bacino di Ceresole ha soccorso l’agricoltura canavesana, abbiamo aperto un dialogo con Iren. Un rapporto di collaborazione che oggi ha permesso questo patto che salva le colture anche in caso di estate calda e secca».

Le precipitazioni degli ultimi giorni lasciano ben sperare per un riempimento del bacino di Ceresole (che ha capacità di 35 milioni di metri cubi) che possa permettere anche il soccorso irriguo estivo senza abbassare troppo il livello del lago.

Coldiretti Torino e Iren Energia hanno stabilito di avviare un tavolo tecnico permanente per stabilire quanta acqua dovrà essere garantita nei mesi estivi, a partire da metà giugno, quando inizia la fioritura del mais e si preparano i nuovi tagli di foraggere e quando sarà evidente l’apporto della fusione della neve in quota. Ma il dialogo tecnico permetterà di garantire anche per il futuro il soccorso irriguo in caso di siccità persistente. La concessione idroelettrica per i bacini dell’Orco, che ha il fulcro nel bacino di Ceresole Reale, è tra le prime che saranno messe a bando dalla Regione in base alla legge regionale del luglio del 2022 sulle concessioni idroelettriche.

«Pensiamo che questo modello di uso plurimo delle acque debba ispirare tutti i rinnovi delle concessioni regionali – osserva Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte – Garantire il soccorso irriguo da tutte le grandi derivazioni idroelettriche del Piemonte metterebbe in sicurezza gran parte dei raccolti della pianura piemontese, dal mais al riso, dai foraggi alla frutta. Raccolti che sono alla base di buona parte dell’economia agroalimentare piemontese che solo nel comparto agricolo conta oltre 52mila aziende per un fatturato di 1,9 miliardi di euro e un export che vale 0,50 miliardi».

Giachino: “Per lo sviluppo sostenibile l’Italia ha bisogno della Tav”

I Corridoi ferroviari europei ci daranno uno sviluppo sostenibile e sono essenziali per il trasferimento del trasporto merci e passeggeri dalla strada alla rotaia . La carenza di 30.000 autisti mezzi pesanti rendono ancor più necessario il trasporto su rotaia . Ma i corridoi ferroviari ci metteranno al centro dello sviluppo economico globale che per l’Italia che deve il 30% del suo PIL alle esportazioni e’ vitale . L’Italia ha bisogno della TAV perché la Francia è il secondo Paese per esportazioni  e l’Italia, come hanno dimostrato le nostre grandi Manifestazioni torinesi  SITAV, vuole la TAV. Purtroppo la penultima legislatura ha rallentato i lavori . La migliore spinta alla Francia la possiamo dare invece accelerando noi i lavori della TAV dalla parte italiana. 
Conto molto sulla Premier Giorgia Meloni.
 
Mino Giachino 
SITAV SILAVORO

A Torino la prima sede di “Fridays For Future Italia”

Si chiamerà “Kontiki” e aprirà in zona Vanchiglietta, nei locali “Arci” dell’ex “Molo di Lilith”

Lanciato un crowdfunding per sostenerne l’iniziale attività

“Kontiki”. Il nome è lo stesso dato alla zattera (e al titolo del libro che ne descrive l’avventura) su cui l’esploratore e scrittore norvegese Thor Heyerdahl si imbarcò nel 1947 con altri cinque “sognatori” con l’obiettivo di attraversare l’Oceano Pacifico dal Sud America alle isole della Polinesia per dimostrare che la colonizzazione di quelle terre (fra Nuova Zelanda, Isola di Pasqua e Hawaii) potrebbe essere avvenuta in epoca precolombiana da parte di popolazioni del Sud America. Per dimostrare, cioè, “con la pratica e contro il parere di molti, che l’impossibile può diventare possibile”. Ciò che anche può accadere per gli ardui e attualissimi scopi con cui, a breve, aprirà a Torino la prima sede di “Fridays For Future Italia”, in zona Vanchiglietta, al civico 7 di via Cigliano, nei locali che ospitarono un tempo il “Circolo Arci”, il “Molo di Lilith”. E sempre “Circolo Arci” sarà anche il torinese “Kontiki”, nato dall’incontro fra l’“Arci” e il movimento che in Italia porta avanti le battaglie (ormai protesta su scala internazionale, dopo gli esordi nel 2018 con lo “Skolstrejk for klimatet” – “Sciopero scolastico per il Clima” dell’attivista svedese Greta Thunberg) a favore dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico.

“ ‘Kontiki’ sarà uno spazio accessibile, inclusivo, una casa per tanti ragazzi e gruppi di attivismo ambientale che, finora, si erano sentiti apolidi. Un luogo che ospiterà incontri, spettacoli, presentazioni, aperitivi, pomeriggi di aula studio, laboratori con le scuole”. A parlare è Andrea John Dejanaz, presidente di “Giustizia Climatica Ora!” e attivista di “Fridays For Future Torino”, che aggiunge: “La crisi climatica sconvolgerà le nostre esistenze. Per questo crediamo che la priorità sia di immaginarsi la società del futuro e poterla sperimentare in spazi definiti come questo, facendola diventare al più presto il presente che vogliamo vivere”.

  1. a sua volta, parla cosìAndrea Polacchi, presidente “Arci Torino”:“Una delle funzioni del nostro Comitato è supportare nuove realtà che desiderano formalizzarsi, trovare una sede, aprire un circolo: ‘Kontiki’ è intanto frutto di questo accompagnamento, di cui sempre più associazioni hanno bisogno. Ma c’è di più: è il segno che ‘Arci’ accoglie le ragioni dei movimenti per la giustizia climatica, che sono state in grado di mobilitare un’intera generazione in questi anni. In ‘Arci’ quelle lotte possono saldarsi a quelle culturali, sociali, per i diritti. Aprire un circolo animato da comunità così giovani, poi, è sempre un processo emozionante. ‘Kontiki’ sarà un presidio importante per la città di Torino, un laboratorio di partecipazione, democrazia e attivismo”.

“La crisi climatica – conclude infine Marta Maroglio, portavoce di ‘Fridays For Future Italia’ – è qui e sta già colpendo le nostre vite. Le compagnie del fossile continuano a investire nella distruzione del nostro futuro e i governi sono loro complici. Dobbiamo costruire un cambiamento che parta dalle persone, dalla collettività. La sede torinese di ‘Fridays For Future’ sarà quindi un luogo d’incontro in cui immaginare e realizzare la società che vogliamo. Lottare per la giustizia climatica significa anche chiedere città più giuste, inclusive e vivibili».

In attesa dell’inaugurazione ufficiale – in programma, con un weekend di iniziative, dal 9 all’11 giugno prossimi, è stato lanciato un crowdfunding https://www.retedeldono.it/it/sede-di-fridays-for-future – per sostenere il lancio dello spazio e la sua sistemazione.

g.m.

Nelle foto:

–       Greta a Torino

–       “Fridays For Future” a Torino

Gli obiettivi del Piano regionale Rifiuti

Approvato dal Consiglio regionale il Piano di gestione dei rifiuti del Piemonte: si è concluso così un lungo lavoro avviato nel marzo del 2021 sulle indicazioni della Giunta e sulle osservazioni che sono state presentate.

Nell’esprimere la sua soddisfazione per il voto favorevole, il presidente della Regione sottolinea che il Piano ha una prospettiva di medio-lungo termine, fino al 2035, con il raggiungimento di traguardi intermedi previsti per il 2025 e il 2030 e che prende in considerazione gli obiettivi nazionali ed europei da raggiungere soprattutto in tema di prevenzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata, riciclo e riduzione del ricorso alla discarica.

L’assessore regionale all’Ambiente evidenzia che si mette in salvaguardia la gestione interna dei rifiuti urbani e che si tratta di un Piano fondamentale perpotenziare tutte le filiere dell’economia circolare nell’ottica dell’efficienza, dell’autonomia e della sostenibilità ambientale. Questi obiettivi e queste sfide porteranno il Piemonte ad essere una delle Regioni più virtuose d’Italia e d’Europa mediante il recupero della quasi totalità dei materiali provenienti dai rifiuti prodotti. I rifiuti differenziati sono e saranno infatti le nuove miniere di materiali, con grande risparmio economico per i cittadini ma anche un grande beneficio ambientale, azzerando praticamente l’uso delle discariche.

Le azioni previste

Nel Piano sono inserite la contrazione graduale della produzione totale di rifiuti, l’estensione della modalità della tariffa puntuale (il sistema di calcolo dei rifiuti prodotti dal singolo cittadino o comunque da una singola utenza domestica e non domestica, che consente di determinare una tariffa proporzionale all’utilizzo del servizio di raccolta), il progressivo miglioramento della raccolta estendendo quella domiciliare (il cosiddetto “porta a porta”), la promozione del compostaggio domestico per portare a 110 kg/anno pro capite la raccolta della frazione organica. Per il fabbisogno residuo di trattamento della frazione indifferenziata non ulteriormente riciclabile si prevede il ricorso al recupero energetico.

Per quanto riguarda la raccolta differenziatal’obiettivo è il raggiungimento del 70% al 2025, del 75% al 2030 e dell’82% al 2035. Per la produzione pro capite annua di rifiuti indifferenziati (attualmente 159 chilogrammi) si punta a 126 chilogrammi nel 2025, 100 nel 2030 e meno di 90 nel 2035.

Sempre nel 2035 si vuole che la produzione totale (differenziato e indifferenziato) pro capite sia di 448 chilogrammi e la percentuale di conferimento in discarica scenda al di sotto del 5%.

Economia circolare in Piemonte, 29 milioni di euro dal PNRR per la raccolta differenziata dei rifiuti

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Grande risultato per il potenziamento della filiera

Stilata la graduatoria definitiva dei progetti ammessi al finanziamento a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il bando sull’Economia circolare, per quanto riguarda la linea A, ovvero quella che prevede interventi per il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata.

Sostanzialmente si tratta di progetti relativi ad interventi articolati su tre filoni: realizzazione o potenziamento dei Centri di Raccolta e del Riuso, i primi, per concentrare e ottimizzare la raccolta differenziata di rifiuti non facilmente raccoglibili nei cassonetti, con la possibilità di poter conferire alcune tipologie di materiali per le quali non è attivo uno specifico circuito di raccolta, limitando così il numero degli abbandoni sul territorio, e i secondi, ovvero i centri del Riuso, dove sarà possibile conferire beni che hanno ancora una possibilità di riutilizzo sottraendoli così al ciclo dei rifiuti, contribuendo in tal modo alla loro riduzione con notevoli vantaggi per l’ambiente e l’economia; il posizionamento di contenitori “intelligenti”, ovvero cassonetti dotati di un dispositivo elettronico in grado di riconoscere, tramite una chiave o una tessera, un utente; il terzo filone riguarda linstallazione di sistemi software da posizionare sugli automezzi di raccolta, sempre finalizzati al riconoscimento dell’utente che conferisce i propri rifiuti urbani, nonché alla registrazione degli svuotamenti per l’applicazione della tariffa puntuale, grazie alla quale gli utenti meritevoli beneficeranno della riduzione della Tari.

Si tratta complessivamente di 46 progetti, presentati da 16 Consorzi per un totale di circa 29 milioni di euro. Ci sono poi altri progetti, presentati da altri Consorzi, entrati in graduatoria ma al momento non ancora finanziati.

Esprime soddisfazione l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati per il risultato raggiunto, frutto di un coordinamento tecnico da parte del settore ambiente di Regione Piemonte. Questa è una parte delle risorse destinate all’economia circolare alle quali si aggiungeranno i fondi del Programma regionale Fesr 21-27(Fondi europei per lo sviluppo regionale) per 40 milioni di euro che dovranno essere impegnati e banditi insieme ad altre risorse regionali per raggiungere il massimo degli obiettivi di riduzione della produzione di rifiuti e di riciclo. Insieme al nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti appena approvato, il settore della gestione di tutti i rifiuti piemontesi avrà un grande sviluppo che porterà, da una parte,  ad ottenere grandi benefici ambientali, con il riciclo di quasi la totalità dei materiali raccolti, e dall’altra benefici occupazionali con la creazione di nuovi posti di lavoro.

Tutti su due ruote al Valentino. Oltre 30.000 visitatori e 3.400 test ride a Bike up Torino


Numeri importanti per il festival dedicato alle green mobility, e-bike in primis, per la prima volta di scena all’interno
del Parco del Valentino di Torino.

Torino si conferma una città a misura di bicicletta. È più che positivo il bilancio dell’esordio nel capoluogo piemontese di BikeUP – Electric Bicycle Power Festival, la prima fiera internazionale, dedicata alle e-bike, al cicloturismo e alla mobilità elettrica leggera.

Oltre 30.000 visitatori hanno percorso i viali all’ombra del Parco del Valentino tra venerdì 5 e domenica 7 Maggio 2023 per visitare i 66 stand dei maggiori produttori di e-bike e di altri veicoli a zero emissioni, come scooter elettrici e le automobili full electric Volkswagen ID4, ID5 e IDBuzz, senza dimenticare gli operatori del settore cicloturistico (Apt, Tour operator, noleggiatori ecc.).

Forte di un format consolidato (quella di quest’anno è stata la IX edizione di BikeUP), la manifestazione ha registrato numeri in linea, in certi casi addirittura superiori, rispetto alla prima tappa andata in scena dal 14 al 16 Aprile 2023 a Bergamo, dove BikeUP può contare su una platea consolidata. A Torino, infatti, nell’arco dei tre giorni, sono state toccate le 2.000 registrazioni 420 bambini si sono divertiti all’interno della Banco BPM Kids Area.

Grande successo anche per i 3.400 test ride e le oltre 600 persone che hanno partecipato agli e-bike tour e ai corsi Mtb o ciclofficina, vera essenza della rassegna, che, ancora una volta, ha trasmesso l’esperienza della mobilità elettrica, alla scoperta del territorio e del piacere di vivere all’aria aperta.

Positivo e proficuo anche il rapporto tra BikeUP e le istituzioni locali. Oltre 65 persone hanno seguito la conferenza intitolata “BIKE TO WORK: migliorare la mobilità urbana e la qualità della vita in bicicletta“, tenutasi presso il Talent Garden Fondazione Agnelli, con la partecipazione degli Assessori del Comune di Torino alla Mobilità, Chiara Foglietta, e allo Sport e al Turismo, Domenico Carretta e il Segretario Generale di Camera di Commercio di Torino Guido Bolatto. Il Festival BikeUP ringrazia la Città di Torino che ha patrocinato e supportato l’evento e ha così saputo dare una visione più ampia e consapevole della mobilità sostenibile.

BikeUP dà appuntamento al 2024!

Piano rifiuti in Consiglio regionale

“Nel Piano che stiamo presentando (Prubai) si riuniscono, in un unico documento di pianificazione, il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e quello di Bonifica delle aree inquinate che, fino ad ora, erano stati adottati separatamente”, ha spiegato l’assessore regionale All’Ambiente nel corso dell’illustrazione del nuovo documento sulla gestione dei rifiuti nell’Aula di Palazzo Lascaris.L’assessore Matteo Marnati ha proseguito sottolineando che “il Piano ha una prospettiva fino al 2035 e prende in considerazione gli obiettivi nazionali e comunitari da raggiungere. Circa i rifiuti i rifiuti urbani, si punta a una riduzione della produzione complessiva; quindi a un incremento della percentuale di raccolta differenziata all’80%; un miglioramento della qualità dei rifiuti differenziati raccolti in grado di garantire il raggiungimento di un tasso di riciclaggio del 65%; una riduzione della produzione dei rifiuti urbani residuali sino a 90 kg anno per abitante”.

L’assessore ha anche precisato che “la termovalorizzazione sarà utilizzata solo quando non è possibile il recupero di materia, con conseguente riduzione del conferimento in discarica di rifiuti inferiore al 3%.

L’approvazione del piano costituisce condizione per l’erogazione dei finanziamenti della Comunità europea nell’ambito del Programma Regionale Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) 2021-2027”.

Con l’illustrazione si è aperto il dibattito generale.

Secondo il vicepresidente del gruppo M5s “per suggerire obiettivi più performanti, abbiamo presentato numerosi emendamenti. È importante, secondo la gerarchia europea per primo diminuire la quantità dei rifiuti, avere una buona raccolta differenziata e massimizzare il recupero. Purtroppo nel nuovo Piano si parla di termovalorizzazione che è una soluzione appena migliore di quella del conferimento in discarica e che, quindi, sarebbe da evitare”.

L’esponente del gruppo Ev ha lamentato che “il Piano è stato purtroppo richiamato in Aula nonostante la disponibilità dimostrata in Commissione. Un provvedimento poco ambizioso e poco coraggioso. Si rischia di tornare indietro e di non riuscire a diffondere le buone capacità dei territori migliori a quelli che sono più indietro. Si continua ad abbinare la crescita economica con l’aumento della quantità dei rifiuti, quando l’obiettivo principale del Piano dovrebbe essere la riduzione degli stessi”.

Secondo un consigliere del gruppo Pd “il Piemonte è in ritardo di 15 anni sulla raccolta differenziata. Se prendiamo il 2021, il dato del nostro territorio è pari al 65%, rispetto alla Regione prima in classifica, che è il Veneto, che ha un dato pari al 76,18%. Il Piemonte è solo al nono posto nella raccolta differenziata. Inoltre, l’obiettivo di produzione di rifiuti non dovrebbe essere un dato complessivo ma un dato pro capite, per evitare la deresposabilizzazione”.

La presidente del gruppo Luv ha affermato che “non si devono assecondare le paure dei territori ma si deve stimolare l’innovazione e motivare il miglioramento delle performance. La continuità con il Piano precedente è in termini conservativi, anche con passi indietro e risulta poco sfidante”.

Il capogruppo della Lega ha parlato di “un piano moderno che gestisce i rifiuti nel modo migliore. Non bisogna avere un approccio dogmatico verso la termovalorizzazione: la Lombardia ha 13 impianti e il Veneto 4. Sotterrare in discarica non è moderno e non è ecologico. La tecnologia per i nuovi impianti ha fatto passi da gigante. Teniamo conto che vi sono rifiuti che ancora escono dalla nostra regione. Dobbiamo spingere per l’economia circolare e massimizzare la differenziata con la quale possiamo ottenere cospicui fondi Fesr”.

In chiusura del dibattito l’assessore, per venire incontro ad alcune richieste dei gruppi consiliari, ha chiesto una settimana di tempo per rimodulare il Piano. Il presidente del Consiglio regionale, sentiti i gruppi consiliari ha sospeso i lavori che vengono rinviati il prossimo martedì