Con un pensiero che ci riporta a Italo Calvino apre la propria mostra Mariangela Redolfini nella Galleria “Arte per voi” di Avigliana (a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino, presentazione dell’artista, la chiusura il 16 luglio prossimo, orari d’apertura sabato e domenica dalle 15 alle 19). Far passare “il mare in un imbuto” (questo è anche, come un omaggio, il titolo dell’esposizione, che consigliamo), affermava lo scrittore con l’omonimo testo pubblicato da Einaudi, e l’artista – che da alcuni anni chi stende queste brevi note conosce e apprezza – fa sua la frase ad affermare la volontà di “cercare di esprimere con pochi colori e forme semplici la complessità e l’ordine che esiste in ciò che ci circonda”. L’ordine trova spazio soprattutto nei paesaggi urbani, “cristalli di forma, ordine e esattezza”, in cui il reale viene trasfigurato, quel reale costruito sull’irrazionalità che ormai abitualmente la quotidianità ci offre, un panorama utopico che allinea nella gioiosità (e nella giocosità) delle opere dell’artista differenti aree coreografate in un perfetto “equilibrio estetico e cromatico”, città di una memoria futura e forse realizzabile, spingendo il pensiero (e il cuore) ancora al Calvino delle Lezioni americane, considerate il testamento letterario dello scrittore, dove tra i valori da salvaguardare per un futuro millennio netta e grande importanza assume l’Esattezza, nemica del Caos: “L’universo si disfa in una nube di calore, precipita senza scampo in un vortice d’entropia, ma all’interno di questo processo irreversibile possono darsi zone d’ordine, porzioni d’esistente che tendono verso una forma, punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva”. Un ordine prospettico che, in perfetta contrapposizione, ha come il proprio manifesto nella Babele che veloce s’alza verso il cielo, il colorismo di una variopinta, assolata isola mediterranea o delle coste del mar della Grecia, con i suoi rossi e i suoi gialli che con prepotenza accompagnano chi guarda verso il culmine del paesaggio, tra le superfici riquadrate, le linee orizzontali, i patii scoperti, i buchi oscuri delle finestre e dei loggiati; o ancora le linee verticali che slanciano Tra terra e cielo, o l’insinuante ricamo, le geometrie modernissime che costruiscono il (persino sonoro, vivacissimo) Dialogo tra camini, con quell’intreccio di coperture aperto al più ampio ventaglio della tavolozza. Come luogo d’incanto sono i paesaggi di Redolfini, anch’essi costruiti nella ordinata razionalità dell’universo, al cui interno lo spettatore – l’essere umano che sogna e corre alla ricerca dell’immaginazione – si perde e allo stesso tempo domina, immerso in quella visione a volo d’uccello, costeggiando dall’alto i cieli infuocati del periodo estivo (Negli occhi e nel cuore) o ancora quelli più rosati (Il fiume) e azzurrognoli, come i borghi, le piccole alture, le montagne, le distese di fiori, gli spazi a gradoni che s’imbucano nella valle, la tranquillità notturna di certe colline forse rintracciate nelle Langhe. “Il mio giardino segreto” definisce Redolfini un altro dei suoi temi preferiti, i fiori, dove s’immerge con uno studio che da tempo va approfondendo, un campo in cui trova spazio “una raffinata e complessa eleganza come una semplicità sconcertante” e dove essa ha modo di descrivere dopo lunghe sperimentazioni, dopo la ripetizione sempre più studiata e ricercata del disegno preparatorio, l’ordine della natura, con i suoi colori addolciti o sfrenati, con le tante sfumature, con le ombre che qua e là s’insinuano, con le morbidezze e le trasparenze, con la ricchezza delle forme, con la piccolezza e la grandiosità. Anche qui allontanandosi dal reale – nella completa maturazione della propria tecnica – ma sublimando il dato naturalistico, andando oltre le costruzioni e le geometrie che la circondano, nella ricerca della sua essenza, nell’assorbimento delle radici dell’oggetto.
Elio Rabbione
Le immagini:
“Babele”, 2016, cm. 100 x 60
“Negli occhi e nel cuore”, 2011, cm. 50 x 60
“All’improvviso”, 2011, cm. 40 x 40