Gli chef, quali ambasciatori del made in Italy, e la lotta all’Agropirateria sono stati i due temi centrali della trasmissione PARLACONME del 21 gennaio scorso su Radiovidanetwork, condotta da Simona Riccio
Sono stati gli chef quali ambasciatori del made in Italy e la lotta all’Agropirateria i temi principali al centro della trasmissione PARLACONME, in onda su Radiovidanetwork giovedì 21 ottobre scorso, condotta dall’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio.
Ospiti della puntata sono stati Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione Univerde; Raffaele Trovato, fondatore e Direttore Generale presso l’Associazione IFSE Culinary Institute, Centro di formazione di eccellenza di alta cucina (con sede nello storico castello di Piobesi Torinese), e Gianluca Cornelio Meglio, Direttore generale del CAAT (Centro Agroalimentare di Torino).
“Mi pare fondamentale osservare – ha affermato Alfonso Pecoraro Scanio – che dietro la cucina ci sia sempre il prodotto alimentare che si configura, in Italia, quale materia prima di eccellenza. In occasione, per esempio, della recente Festa di Sant’Antonio Abate, protettore a Napoli degli animali, ma anche dei mestieri legati al fuoco, è stata celebrata la festa dei pizzaioli, ormai divenuto un appuntamento riconosciuto quale patrimonio dell’Unesco, dal gennaio 2018. L’Italia è, inoltre, un Paese che sicuramente può vantare un’agricoltura non solo di eccellenza, ma anche contraddistinta dalla biodiversità, grazie a un territorio geograficamente con queste stesse caratteristiche”.
“L’Associazione “I cuochi della Mole” – spiega Raffaele Trovato che ne è Presidente – è da due anni attiva nel campo della promozione e salvaguardia della cultura gastronomica. Attraverso poi l’IFSE (Italian Food Style Education) nata 12 anni fa, di cui sono stato fondatore, promuoviamo la formazione professionale di cuochi che provengono da tutti i Paesi del mondo, e che imparano ad apprezzare la cucina mediterranea, di cui scoprono i segreti, utilizzando tecnologie che sono esclusivamente italiane, come le materie prime base della preparazione dei piatti. Sono proprio gli chef, oggi più che mai, a essere chiamati a incarnare il ruolo di ambasciatori della italianità dei prodotti alimentari nel mondo, in primo luogo gli quelli italiani che vivono all’estero ma, non da ultimo, anche quelli che operano in Italia e che, in passato, anche se spesso chef stellati, facevano uso nella loro carta, di prodotti agroalimentari provenienti dall’estero. Questo fatto può assolutamente disorientare il turista straniero che in Italia viene a conoscere e gustare la cucina italiana e dimostra l’importanza degli sforzi che compiamo nel tutelare la filiera agroalimentare italiana”.
“Il CAAT – spiega il suo direttore generale Gianluca Cornelio Meglio – è da sempre impegnato nella promozione del territorio e della biodiversità. Oggi più che mai il CAAT, come gli altri Centri agroalimentari d’Italia, sono impegnati nella tutela del made in Italy nel campo della filiera agroalimentare e riescono a ottenere risultati in questo ruolo, essendo un importante anello di congiunzione tra i produttori e i consumatori finali, attraverso un passaggio intermedio fondamentale, rappresentato dai grossisti. Oggi i centri agroalimentari devono collocarsi all’interno di una filiera che risulta profondamente cambiata rispetto al passato, quando esistevano semplicemente i “mercati generali” o anche solo rispetto ai primi anni in cui sono nati. Oggi sono dei veri e propri hub in grado non soltanto di accogliere le merci provenienti dai produttori e le successive contrattazioni con i grossisti ( che riguardano un quantitativo di 600 mila tonnellate annue per un importo di circa 600 milioni di euro annui), ma in grado anche garantire tutta una serie di servizi agli operatori presenti all’interno del centro”.
“Il CAAT – precisa il suo Direttore generale Gianluca Cornelio Meglio – per questa ragione sta promuovendo un progetto di digitalizzazione, capace di affiancare ad un mercato di contrattazioni reali anche quello virtuale online, e che veda protagonisti per primi grossisti, spesso a loro volta eredi di attività tramandate da generazioni. Il nostro Centro Agroalimentare rivolge inoltre una particolare attenzione, da sempre e soprattutto in tempi delicati come questi di pandemia, alla lotta all’Agropirateria, onde evitare di alimentare gli appetiti da parte di organizzazioni che operano nell’illegalità e che potrebbero cercare di inserirsi all’interno della filiera del CAAT. Per questo operiamo in sinergia e con l’ausilio costante delle autorità preposte nella lotta all’Agropirateria”.
“Il CAAT – conclude il Direttore generale Gianluca Cornelio Meglio – da sempre impegnato nella verifica della qualità dei prodotti della filiera agroalimentare alimentare, ha firmato recentemente un accordo di partnership con l’IFSE ( Italian Culinary Institute), fondato e diretto da Raffaele Trovato, per la promozione della cultura del territorio e della biodiversità. Il CAAT, d’altronde, non è un centro agroalimentare rivolto soltanto a destinatari italiani, ma, attraverso i suoi grossisti, capaci di trasferire i prodotti agroalimentari italiani di eccellenza anche all’estero, si è aperto al mondo, conquistando destinazioni lontane, quali Singapore”.
Mara Martellotta