Il provvedimento, approvato in prima lettura lo scorso 11 novembre, prende atto che nella legislazione piemontese non ci sono più le Comunità Montane
L’Assemblea regionale ha approvato in seconda lettura all’unanimità, il 19 gennaio, la modifica statutaria che sostituisce, nella Carta fondamentale della Regione, le Comunità Montane con le Unioni montane e le forme associative comunali. Il provvedimento, approvato in prima lettura lo scorso 11 novembre, prende atto che nella legislazione piemontese non ci sono più le Comunità Montane.
In particolare, l’articolo 1 della legge modifica il comma 2 dell’articolo 3 dello Statuto, identificando nelle Unioni montane e nelle forme associative comunali, oltre che nelle Province e nei Comuni, i destinatari della collaborazione istituzionale finalizzata alla realizzazione di un coordinato sistema delle Autonomie locali.
L’articolo 2 modifica il comma 2 dell’articolo 4 dello Statuto disponendo la necessità del raccordo tra gli strumenti di programmazione della Regione, delle Province, dei Comuni, delle Unioni montane e delle forme associative comunali.
L’articolo 3, che modifica il comma 2 dell’articolo 8 dello Statuto, ribadisce la specificità dei territori montani e collinari, individuati quali destinatari di specifiche politiche di intervento, ed individua nelle forme associative montane e collinari il livello ottimale di gestione di tali misure di sostegno.
Infine, l’articolo 4 modifica l’articolo 97 dello Statuto, affermando il ruolo della Regione quale promotore dei rapporti con i Comuni, le Province le Unioni montane e le forme associative comunali.
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ANCORA TROPPE LE RICHIESTE INEVASE
All’iniziativa, promossa dall’Ufficio del garante regionale dei detenuti, è intervenuto Marco Pelissero, ordinario di Diritto penale all’Università di Genova ed esperto in materia penitenziaria, e rappresentanti dell’Assessorato regionale alla Sanità, del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria (Prap) del Piemonte e della Valle d’Aosta e della Magistratura di sorveglianza
Le comunità religiose e le istanze della società civile di Torino e del Piemonte si confrontano per un comune impegno sulla solidarietà e l’accoglienza, per un tavolo interreligioso sulla famiglia e per un modello educativo rivolto ai giovani
Nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris il vicepresidente del Consiglio regionale, con delega al Comitato Resistenza e Costituzione, Nino Boeti, ha aperto il convegno “Giorgio La Pira, tessitore di dialoghi e di pace costituente e sindaco”. L’evento è stato organizzato e patrocinato dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, insieme a Regione Piemonte, Città di Torino e Comune di Pozzallo. La realizzazione del convegno si è avvalsa del lavoro dell’Associazione di volontariato “Politica”.
Si inaugura giovedì 22 ottobre a Palazzo Lascaris la mostra “Fuori porta: viaggi e vacanze dei piemontesi fra Ottocento e Novecento”, che propone una selezione di cinquanta immagini originali provenienti dalle collezioni dell’Associazione per la Fotografia storica e dell’archivio della Federazione italiana Associazioni fotografiche di Torino.
Il significato e l’evoluzione della medicina per le donne. Questi i temi affrontati nel convegno “Prevenzione di genere: una medicina a misura della donna”, presentato a Palazzo Lascaris e promosso da Consulta regionale femminile, Confapi Piemonte e Fondazione Medicina a Misura di Donna.
Liguria e Regno di Sardegna uniti dopo il Congresso di Vienna: è stato questo l’argomento centrale del convegno che si è tenuto lunedì 5 ottobre a Torino presso l’Aula del Consiglio regionale del Piemonte. Caduto Napoleone, le potenze europee si riunirono a Vienna (1814-1815) dando inizio all’epoca della Restaurazione. Tornata Casa Savoia sul proprio trono, nel Congresso si decise il rafforzamento del Regno di Sardegna attraverso l’unione con Genova e il “Genovesato”.
La presidente Gianna Gancia (Lega Nord), e il vicepresidente del Gruppo consiliare regionale di Forza Italia, Franco Graglia, hanno chiesto e ottenuto l’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno del Consiglio regionale che impegna la Giunta Chiamparino ad assumere iniziative concrete sul “potenziamento e la valorizzazione del Castello reale di Racconigi, prevedendo in sede di assestamento di bilancio le necessarie risorse finanziarie, anche attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali”. «Il Castello reale di Racconigi – osservano Gancia e Graglia – rischia di essere definitivamente escluso dal circuito culturale-museale piemontese. In questi ultimi anni, il calo delle presenze si è ridotto a circa 50/60 mila visitatori l’anno, dei quali appena la metà paganti, contro picchi di affluenza arrivati in altri tempi a 200 mila visitatori annuali». Un trend negativo che va interrotto al più presto, prima che il declino della struttura diventi irreversibile.