LA CERIMONIA SI È SVOLTA ALLA PRESENZA DI AUTORITÀ CIVILI E MILITARI. ALL’EROE DI GUERRA DEDICATI ANCHE GLI ANNESSI GIARDINI
Si è svolta domenica 18 giugno a Limone Piemonte l’intitolazione di una via del paese al Colonnello Domenico Rossotto.

Alla cerimonia hanno partecipato, accanto al sindaco di Limone Piemonte Angelo Fruttero, il presidente della Sezione di Vigevano e Lomellina dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare Brigadiere Capo dei Carabinieri Calogero Modica e il presidente del Gruppo Alpini di Limone Fedele Gertosio, insieme a numerose autorità civili e militari.
La strada scelta per rendere onore al pluridecorato cittadino limonese d’adozione deceduto nel 1991 è quella che si snoda nel tratto compreso tra il Residence Limone e la stazione ferroviaria. All’eroe di guerra sono stati intitolati anche gli annessi giardini, dove è stata installata una stele commemorativa in acciaio creata dall’artistaNino Baudino, che riproduce il profilo della cima Fascia e del monte Jurin con taglio al plasma dello skyline del paese.
Nel corteo hanno sfilato un picchetto armato del 1° Reggimento di Artiglieria Alpina di Fossano, alcune rappresentanze delle Federazioni provinciali dell’Istituto Nastro Azzurro, una delegazione degli Artiglieri della Regione Piemonte e Valle d’Aosta guidata dal Presidente Generale Luigi Ghezzi, diverse Sezioni e Gruppi Alpini, l’Assessore di Vigevano Valeria Fabris con il gonfalone della città e svariate Associazioni d’Arma e Combattentistiche e di Volontariato.

Il nome di Rossotto compare frequentemente nelle cronache di guerra, ricordato non solo per i suoi atti eroici per i quali è stato insignito di quattro medaglie d’argento al Valor Militare e della Croce dell’Ordine Militare d’Italia, ma soprattutto per l’alto senso del dovere nei confronti della Patria e per la sua grande umanità.
“Siamo orgogliosi di dedicare una strada del nostro paese al Colonnello Rossotto, un personaggio di grande levatura morale e intellettuale che era molto legato a Limone, dove ha trascorso molti anni della sua vita – ha commentato il sindaco Fruttero -. Questo vuol essere uno stimolo per la comunità a ricordare le gesta eroiche del nostro concittadino, che rappresenta senza dubbio un esempio di rettitudine per i giovani”.
“Il Colonnello Rossotto, come documentano gli atti e le persone che hanno avuto l’onore di conoscerlo sia personalmente che come comandante, è stato un uomo e un militare di qualità eccezionali, esempio palese e continuo, ricco di umanità, altruismo e protezione verso i suoi artiglieri alpini, che amava e rispettava e dai quali era a sua volta amato e rispettato tanto da essere chiamato confidenzialmente ‘Papà Rossotto’ – ha sottolineato il Brigadiere Modica -. È nostro dovere ricordare l’operato di questo grande uomo, che ha speso tutta la vita per insegnarci con il suo esempio l’Amor di Patria, il rispetto delle istituzioni e l’importanza delle tradizioni, per non dimenticare chi si è immolato per conquistare la libertà di cui godiamo”.
“Ringraziamo il Comune di Limone per aver accolto la richiesto dell’Istituto Nastro Azzurro e tutte le autorità che sono intervenute in questo speciale momento di commemorazione – ha aggiunto Gertosio-. Un grazie speciale va anche all’artista Nino Baudino, che con la sua opera sancisce un rapporto decennale con il gruppo alpini di Limone”.
La manifestazione è stata organizzata con il patrocinio del Comune di Limone Piemonte in collaborazione con l’Associazione Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare, la Sezione ANA di Cuneo e il Gruppo Alpini di Limone.

IL COLONNELLO DOMENICO ROSSOTTO
Domenico Rossotto è stato Comandante del Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria da montagna della Divisione Julia dal 1937 al 1943, prima durante la campagna di Grecia e poi sul fronte russo-franco, guidando i superstiti della colonna Rossotto e portando in salvo il gruppo nella ritirata del Don.
Nel 1985 il Comune di Conegliano (TV) gli ha conferito la cittadinanza onoraria, mentre nel 1992 alla sua memoria è stata intitolata la sede del Gruppo Alpini di Limone Piemonte, dove risiedeva negli ultimi anni di vita.
È autore del libro “Ricordi di guerra”, dove racconta il suo passato militare. Inoltre, viene citato nel libro di Giulio Bedeschi “Centomila gavette di ghiaccio” con lo pseudonimo di Colonnello Verdotti.


l Tar non ha toccato Enrica Pagella
social ,in particolare su Twitter, fa pensare a vere e proprie pietre scagliate attraverso la rete. L’obbligo della sintesi trasforma il pensiero in azione,riducendo al minimo il pensiero che si snatura in slogan. Viene a mancare il confronto delle idee e la politica si manifesta in modo primordiale ed insieme modernissimo. Io avevo sempre pensato che la tolleranza, senza se e senza ma, per tutte le idee dovesse sempre essere la stella polare di un laico. Solo di fronte alle azioni, in particolare a certe azioni, non ci poteva essere tolleranza. Idee e azioni avevano due diversi metri valutativi. Facevo un’eccezione per l’infame manifesto degli oltre 800 intellettuali che armarono la mano agli assassini del commissario Calabresi. La giovane docente mi ha ricordato che già durante la Grande Guerra molti intellettuali si lanciarono nell’uso di un linguaggio violento in cui la parola diventava un proiettile da scagliare contro il nemico. E mi ha anche fatto rilevare che il mio discorso finiva di privare la parola di parte del suo effettivo valore. Lo stringato e pacato manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce del 1925 non fu solo un documento scritto, ma animò l’impegno di molti. Osservazione ineccepibile. In effetti oggi il cinguettio di Twitter è solo apparentemente un cinguettio. Spesso diventa un urlo feroce, un incitamento all’odio e alla violenza.
Il nuovo coraggioso libro di Oliva
Gianni Oberto e il comune amore per Gozzano
cattolico liberale, molto amico di Vado Fusi che me lo fece conoscere poco tempo prima di morire. Lo ricordo come un uomo molto cortese, riservato, direi “vecchio Piemonte “. Amava il suo Canavese profondamente, Ivrea faceva parte del suo DNA. Ricordo un altro incontro con lui insieme a Silvio Geuna che era stato rinchiuso nel carcere eporediese dopo la condanna all’ergastolo nel processo dell’aprile 1944 nel quale venne condannato a morte il generale Perotti. Più che di politica o di Resistenza, parlammo di Guido Gozzano e del “Meleto” di Agliè. Mi citò qualche verso a memoria. Io gli risposi con altri versi. Il nostro rapporto nacque nel nome di Gozzano. Raro, quasi eccezionale esempio di politico, specie democristiano. Per altri versi, già nel 1967 il Presidente della Repubblica Saragat ho la aveva insignito della medaglia d’oro dei benemeriti della scuola,della cultura e dell’arte.
LETTERE –
Marchionne che si presenta al Quirinale con il solito maglioncino, è fuori posto come lo è Massimiliano Fuksas – progettista del grattacielo della Regione Piemonte- con la maglietta nera in ogni occasione. Ci sono anche politici in maniche di camicia. Diede il cattivo esempio Craxi quando al Palacongressi di Bari parlò, dopo essersi tolto la giacca per il caldo soffocante. Io mi sentirei di chiedere almeno a chi rappresenta le Istituzioni di sottoporsi al sacrificio di indossare giacca e cravatta. Enzo Ghigo, presidente della Regione per un decennio, era sempre inappuntabile come Aldo Viglione .Il via la cravatta e dentro i jeans, come è stato scritto, è un modo errato di voler assomigliare ai cittadini. I cittadini pretendono ben altro da chi eleggono .Se fossero bravi e onesti amministratori, il loro abbigliamento potrebbe passare in secondo piano ma ,quando un Sindaco o un Assessore indossano la fascia tricolore, devono avere l’abbigliamento adatto. Senza eccezioni. 








nel saggio rivela doti non indifferenti di ricercatrice e di studiosa di rango che difficilmente convivono in una narratrice di straordinaria fantasia e creatività come è Elisabetta.Il libro coniuga una riflessione sull’opera filosofica di Nietzsche con lo studio della sua vita e della sua personalità.Particolare interesse assume il capitolo sulla fine del filosofo. L’indagine rigorosa condotta attraverso la lettura approfondita del suo epistolario contribuisce significativamente all’evoluzione degli studi nicciani ,una italianizzazione consentita da Umberto Eco. Il libro fa anche implicita giustizia delle tante sciocchezze scritte su Nietzsche da sedicenti germanisti torinesi del passato, incredibilmente presi sul serio anche dall ‘editore Einaudi.L’autrice che si è cimentata con la narrativa,la poesia,il teatro e anche con la pittura (è figlia del notissimo ed apprezzato artista Riccardo Chicco(un pilastro della storia dell’arte novecentesca, non solo torinese)è, a sua volta, una protagonista della vita intellettuale subalpina, prima come docente nei Licei di stato ,poi come scrittrice e come conferenziera di rara seduzione intellettuale. Remo Bodei, uno dei maggiori filosofi italiani che ha scritto una lunga prefazione al libro, ha scritto che l’opera della Chicco è “una sfida alle leggende tenacemente sopravvissute sulla vita e il pensiero di Nietzsche”. Una parte del libro è ovviamente dedicato al soggiorno torinese del filosofo a Torino.
piacere della vacanza al mare dopo gli anni tormentosi della guerra. Andammo a pranzare in un ristorante che non conoscevo, il “Toscana” ,che c’è anche oggi ed è sempre piacevole come allora. Entrai in quel locale con la mazzetta dei giornali, la più visibile ,casualmente, era la testata dell’”Unità”. Un cameriere torinese che faceva la stagione al “Toscana” – è un fatto incredibile ,ma vero – dopo avermi portato una sogliola alla mugnaia (allora, noi torinesi, apprezzavamo ,da veri provinciali, quasi soltanto quel pesce di mare )mi sussurrò testualmente :”Compagno, dì che non è cotta, così te ne porto un’altra”. Quel giornale, in quel clima di svolte epocali di sinistra, dava un senso-diciamo così- di fortissima appartenenza, oggi impensabile .Per fortuna dei ristoratori, ma soprattutto nostra… Non era del tutto casuale che quel cameriere fosse torinese.
Il torinese Francesco Barone è stato uno dei più grandi filosofi della scienza, docente all’Università e alla Scuola Normale di Pisa dove la baronia di Augusto Guzzo nella Facoltà filosofica torinese costrinse il laico Barone ad emigrare. Un po’ come accadde a Mario Fubini a causa di Giovanni Getto che era sì cattolico, ma che con i suoi allievi ,lui rigorosissimo fino al paradosso, si rivelò molto liberale. L’altro sabato ho parlato di Barone a lungo con il suo allievo prediletto Marcello Pera, mio amico da una vita. Era figlio di un tipografo de “La stampa” alla quale collaborò per anni con elzeviri di grande valore. Lo aveva chiamato al giornale Carlo Casalegno. Poi lo esclusero da quella collaborazione, cui teneva moltissimo. Ci soffrì molto. Scriveva importanti articoli sull’Illuminismo e sui rapporti tra filosofia e scienza ,ma si occupava anche di università e di scuola con grande coraggio e assoluto anticonformismo, denunciando gli errori del ’68 e i pericoli della violenza contestatrice a cui si oppose tenacemente, e inutilmente, a Pisa come preside di Facoltà. La stessa città dove D’Alema e Mussi furono protagonisti di una contestazione un po’ troppo esagitata. Pera, nel corso della nostra conversazione lo ha definito “un liberale torinese di temperamento, prima ancora che di cultura”. Non avrebbe potuto dire meglio.
fa ,l’associazione nazionale degli insigniti del cavalierato di gran croce , l’equivalente italiano della Legion d’onore francese. Poi l’associazione trasmigrò a Roma, come forse era indispensabile e sicuramente inevitabile. Tutto ciò che nasce a Torino è destinato a finire a Milano o a Roma.
Mi ha sorpreso che lo storico vicesindaco di Chiamparino, Tom Dealessandri , sia invischiato in una vicenda relativa al crac del CSEA ,il consorzio per la formazione professionale partecipato dal Comune di Torino. Mi auguro per lui che si risolva nel migliore dei modi e che la Magistratura contabile accerti la sua non responsabilità per una vicenda per cui sono stati condannati sul piano penale amministratori del CSEA. Non ho mai conosciuto di persona il mitico Tom del decennio chiampariniano che fu anche assessore ai cimiteri. In occasione di un funerale in quello squallido cimitero torinese costruito a misura dei casermoni di via Artom -il Cimitero Sud, p oi ribattezzato da Beppe Lodi Cimitero Parco- scoprii una raccapricciante lapide , piuttosto vistosa. in un settore del cimitero che riportava parole che mi parvero irrispettose dei morti: “Salme indecomposte”. Fotografai la lapide e la mandai ai giornali. Dopo circa un mese di silenzio si fece sentire anche l’assessore che non trovò fuori posto quell’iscrizione e scrisse che ,al massimo, era questione di punti di vista e di sensibilità personale. Mi rimase in mente la risposta dell’assessore e vice sindaco di Torino. Forse avevo torto io, ma la burocrazia non può essere sempre insensibile ed aver sempre ragione, anche quando sbaglia, non rispettando la dignità delle persone.
commenti polemici,denunciando l’idea folle che l’amministrazione comunale ha in mente: estendere la zona ZTL fino alle 19 ed estenderne anche i confini. Non vorrei che qualche zelante vigile contestasse loro l’affissione abusiva del foglio. Soprattutto vorrei che non passasse un’idea a danno dei negozianti e anche dei torinesi che non potrebbero accedere al centro ,di fatto nel corso dell’intera giornata, se non in bus o taxi. Tutto ciò che oggi può danneggiare le aziende che reggono e affrontano una crisi che ha portato molti a chiudere, andrebbe, non foss’altro per ragioni di buon senso, osteggiato con tutti i mezzi possibili. Il timido foglietto di carta bianca non basta
Fa centro ancora una volta il Circolo dei lettori di Torino con il ciclo di incontri
sono con 4 grandi scrittori della levatura di Alicia Giménez Bartlett, Julio Llamazares, Javier Cercas e Almudena Grandes.
democrazia moderna la cui storia è stata segnata da boom economico e periodi critici. 


L’Assessore Surra ha incontrato i commercianti della zona carmagnolese
discusso del commercio della zona situata tra il centro cittadino e Borgo Salsasio. Per promuovere il commercio, andare incontro ai commercianti e ai cittadini della stessa zona, dall’incontro è emerso che si dovrà agire attraverso un comitato della zona che dovrà essere formato dagli stessi commercianti. Uno dei promotori dell’incontro, Sergio Sandrone spiega: “a breve verrà ufficializzato il comitato e attualmente si sta lavorando sulla stesura dello statuto – e sottolinea lo scopo che avrà il comitato di Via Torino – lo scopo del comitato sarà quello di intraprendere iniziative utili per promuovere, tutelare, salvaguardare e rivitalizzare il commercio di Via Torino e delle vie adiacenti, nell’interesse dei consumatori e della comunità carmagnolese, il tutto con la collaborazione del Comune di Carmagnola che attraverso il Sindaco e l’Assessore Surra ha espresso il consenso a questa iniziativa“.