Arte e grafica rappresentano il fil rouge della mostra dal titolo “Polisgraphics”, che apre battenti l’11 ottobre prossimo presso il Miaao, Museo di Arti Applicate, nella galleria Sottana. Si tratta di una dichiarazione di intenti attraverso la quale si vogliono documentare alcuni lavori realizzati a partire dagli inizi del XXI secolo da ventisette grafici, artisti, illustratori, architetti e designer italiani sul ruolo della polis intesa nell’accezione più ampia del termine, come città, comunità,
democrazia, autonomia e quale radice etimologica del termine “politica”. Una coppia di artisti formatisi per l’occasione, Mauro Buccico e Mario Cresci, invita a prendere in considerazione la tradizione come rivoluzione, in una lettura diversa e avanguardista della cultura popolare. Un trio formatosi in occasione della mostra, composto da Marco Calabrese, Alessandro Scali e Mauro
Gottardo, illustra prove di passaggio dal digitale all’analogico e al pensiero manuale, attraverso un apparecchio steampunk come il Giphoscope, creato e fabbricato dai primi due, accanto agli stupefacenti disegni di Gottardo. Nelle loro opere la polis risulta sovrappopolata e degradata, come si era configurata negli anni Sessanta, destinata a essere occupata da nuove comunità di mosche, piccioni e topi. Anche il tema del genere viene trattato nella mostra, in particolare da tre artisti in modo diverso. L’attivista lesbica Mary Tremonte, discepolo della studiosa femminista Silvia Federici, ha realizzato risografie e serigrafie per Queer Scouts; Franco Ferrero ironizza su un certo immaginario maschile, e il designer Andrea Vecera denuncia le terribili violenze subite dalle
donne. E lo fa con un’opera dal titolo “Ipazia” che descrive la donna attraverso gli occhi di alcune protagoniste femminili che hanno subito violenze. Si tratta di un progetto finanziato dal Programma Operativo della Regione Piemonte e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, finalizzato a favorire l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza, attraverso la realizzazione di percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo, in cui per le donne vittime di violenza sia anche
possibile acquisire consapevolezza, serenità e riappropriarsi della dignità. Andrea Vecera è oggi uno dei più eclettici designer torinesi. Laureatosi in Design Industriale al Politecnico di Torino, con il quale tuttora collabora, ha da sempre nutrito una profonda passione per le arti visive, mostrata già dai suoi primi lavori esposti in alcune mostre d’arte. Oltre a essere un artista grafico, realizza oggetti di design anche industriale ed ha ottenuto importanti riconoscimenti, vincendo il primo premio internazionale Hp hand project design 2008 promosso da Hewlett -Packard e, nel 2007, il Silver Award nella competizione di giovani talenti Samsung Young Design Award, con il progetto “hiRec-produt recorder”, e nel 2008 il primo premio per il merchandising ufficiale di Torino World Design Capital.
Mara Martellotta
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composto da Marco Calabrese, Alessandro Scali, Mauro Gottardo illustra prove di passaggio dal digitale all’analogico e al “pensiero manuale”, attraverso un apparecchio steampunk come il Giphoscope creato e fabbricato dai primi due e gli stupefacenti disegni a penna a sfera di Gottardo: per loro la polis è quella sovrappopolata e degradata, così come si è configurata dagli anni ’60, ed è destinata a essere occupata da nuove comunità di mosche, piccioni e topi. E ancora Mary Tremonte, attivista lesbica discepola della studiosa femminista Silvia Federici, turba e delizia con le sue risografie e serigrafie per Queer Scouts; Franco Ferrero ironizza su certo immaginario maschile e Andrea Vecera denuncia vere violenze sulle donne. Quattro autori rialzano bandiere: in quella rossa di Leandro Agostini della falce e del martello restano solo i manici, e l’inno diventa Avanti pop; nella stampa lenticolare di Jorrit Tornquist la vista del nostro stellone è turbata da un’ambigua percezione di emblemi rosso-neri; negli stendardi di Nicolò Tomaini e Andrea Mariscotti i simboli dei “nuovi regimi” social del web interferiscono con quelli totalitari di un tempo, del comunismo e del nazismo. Una simile direzione di ricerca è imboccata anche da Massimiliano Zoggia con un assemblage “omografico”. La FIAT poi, in una esposizione di questa natura allestita a Torino, non poteva mancare: così Mario Benvenuto celebra la vecchia cosiddetta Officina Stella Rossa nella quale erano concentrati i “sovversivi”, mentre i Diversi Associati ridisegnano la pianta, e indicano una futura e insieme antica destinazione a parco di Mirafiori. Di altri artieri si affiggeranno manifesti per partiti d’invenzione e polemici verso le politiche urbane e
culturali correnti con i loro slogan, a partire dal non 
IL
cittadina e’ già in ansia per quello che potrà succedere, senza che le autorità diano ai cittadini un segno la sicurezza Indispensabile che oggi deve prevalere sul diritto di manifestare di qualche gruppo estremistico che non sa neppure cosa significhi l’avverbio ” pacificamente “. Il diritto costituzionale e’ ben altra cosa dal caos violento generato dai facinorosi. Cio’ che è stato deciso per Torino rasenta la follia. Scegliere un albergo in centro città per ospitare i ministri appare assurdo. Avevano detto che l’accoglienza sarebbe avvenuta in Canavese, in una realtà quindi distante sia da Venaria sia da Torino.
l’inaugurazione dell’Expo hanno fatto disastri, per non ricordare Genova messa a ferro e fuoco.
rinnovamento davvero esemplare. Senza fare progetti faraonici,la Fondazione CRT lavora con ritmo tipicamente e saldamente piemontese senza lasciarsi affascinare dall’effimero e dalle mode e soprattutto dal settarismo politico. Il bando non è l’unica strada da perseguire. Il direttore artistico delle OGR è stato scelto senza bando, in assoluta controtendenza . Come scrive Ferraris, la scelta muove” dal rispetto dell’intelligenza e dell’esperienza” che non sempre dai bandi è accertata con sicurezza e imparzialità. Il sistema dei punteggi può riservare brutte e belle sorprese, asseconda dei concorrenti .Molte volte i bandi sono un modo solo apparentemente trasparente per continuare nelle logiche spartitorie del passato. Le OGR saranno davvero il futuro della cultura torinese. Non debbono dimenticarlo Circolo dei lettori e Polo del ‘900 che si ritengono legittimi leviatani che pretendono di assorbire in sè tutto ciò che sia etichettabile come culturale nell’area torinese. E pensare che quando furono aperte frettolosamente nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia in alcuni locali di corso Castelfidardo bastava la pioggia per mettere in crisi tutto.
Trasferitosi a Roma per sfuggire ai rastrellamenti dei fascisti, in seguito alla liberazione della città lavorò a Radio Roma. Tornato a Torino, nel 1946 riprese la professione di avvocato e contemporaneamente andò a dirigere il Giornale Radio. Precedentemente iscritto al Partito d’Azione, nel 1947 entrò nel Partito Repubblicano, diventando il più importante dirigente regionale e uno dei leader repubblicani a livello nazionale a fianco di Ugo La Malfa e in questa veste fu per molti anni consigliere comunale di Torino, ricoprendo la carica di assessore all’Edilizia e allo Stato Civile tra il 1951 e il 1956 ed anche di vicesindaco di Amedeo Peyron. Presidente dell’Università Popolare, come in precedenza suo padre,fu presidente della Comunità israelitica di Torino negli Anni Settanta.Socio della Società per la Cremazione di Torino dal 1941, divenne presidente della Società nel 1961 e mantenne questa carica per circa trent’anni fino al 1990, Di formazione laica, sembra fosse stato aderente alla massoneria,anche se di molti massoni non ebbe mai le ambiguità .Emilio Bachi mori a Torino nel 1990. Le sue ceneri sono conservate nella tomba di famiglia presso il cimitero israelitico di Torino. Egli fu un gentiluomo della politica a cui diede un apporto,assolutamente incompreso dai più ,come grande avvocato civilista nominato in tanti enti e società per la sua competenza e mai per ragioni di tessere politiche. Fu il maggiore civilista nella sua epoca a Torino. Era un personaggio anomalo con il suo cappello diplomatico, sempre elegantissimo, nel già degradato ambiente politico torinese dove lo conobbi e nel quale la cravatta era già diventata un optional . Aveva
avuto degli scontri con La Malfa ed era entrato negli Anni 60 nel partito socialdemocratico,una realtà che lo collegava idealmente alle posizioni di suo padre. Quando però si rese conto che Turati,Treves ,Matteotti e Saragat erano cosa diversa da Nicolazzi e Magliano,abbandonò la politica, salvo rientrare negli ultimi anni nel PRI con tutti gli onori. Era amico di Sandro Pertini che lo nominò Cavaliere di Gran Croce,la massima onorificenza dello Stato. Bachi meritava di essere nominato senatore a vita per la sua esistenza specchiata e per il grande prestigio raggiunto nell’attività forense .Simile a lui ho conosciuto solo il prof. Claudio Dal Piaz . Lo conobbi e lo frequentai, conservo alcune sue lettere. Il prof. Mario Viora di Bastide, presidente della “Reale “e della Deputazione subalpina di storia patria, fu un comune caro amico. Era un uomo del Risorgimento nato in ritardo come lo fu Viora . Aveva fatto sua e vissuto in prima persona la lezione morale di Giuseppe Mazzini. La figlia Simonetta, valente scrittrice che tramanda la storia della famiglia, ne è l’erede orgogliosa e degna.E ne ha pienamente ragione perché un padre come il suo,è cosa rarissima.
A Colleretto Giacosa tra storia e gastronomia canavesana
personaggi importanti che si identificano nel Canavese,a partire da Francesco ed Edoardo Ruffini per poi parlare di Adriano Olivetti e di tanti altri. Una serata riuscita. Merita una citazione il locale dove ho cenato ,il ristorante Del Monte.Lo chef Luca, che non ho conosciuto,perché lui lavora seriamente in cucina e non ama esibirsi nei convenevoli,realizza una cucina con i prodotti del territorio canavesano.Molta frutta e gli ortaggi provengono dall’orto del ristorante. I suoi piatti tipici la tartare di fassone,i ravioli del plin fatti in modo non banale,lo zabaione al Passito di Caluso, In stagione funghi e tartufo bianco e nero. Da consigliarsi la zuppa di cavolo di Montaldo Dora,la tofeja cotta nella pentola di terracotta di Castellamonte. Ho fatto difficoltà a trovare l’insegna del locale che è molto frequentato perché conosciuto ed apprezzato dalla sua clientela. Unica nota negativa il rapporto con Slow Food :ai suoi presidi io non ho mai creduto e resto scettico su molte iniziative di Petrini. Ma il patto con Slow Food appare invisibile.
LETTERE
Enzo Marzo fondatore di “Critica liberale” fu liberale negli anni 70 ,poi si dimise dal partito liberale e incominciò a virare verso il PCI,sempre più a sinistra,magari anche oltre il PCI. Così capitò anche Franco Antonicelli, senatore con i voti del PCI,indipendente da tutto fuorché dal partito che lo elesse. 

privo di qualsiasi significato storico,molto rancoroso quanto privo di fondamento reale.In sintesi, becero. La sindaca Appendino in marzo ,davanti al monumento torinese a Mazzini, tesse invece le lodi del Risorgimento,andando controcorrente. Fu una voce isolata.
straniere. Per altri versi non va dimenticato che le provincie meridionali arrivarono al nuovo Regno per iniziativa di Garibaldi che ,partito con mille uomini da Quarto, giunse al Volturno con un esercito di volontari di circa 20-25 mila volontari.Il brigantaggio meridionale finanziato da Franceschiello -rifugiatosi presso il Papa a Roma- e appoggiato da una parte cospicua del clero fu una minaccia mortale a cui il nuovo Regno dovette rispondere con tutta la risolutezza necessaria. Furono gli “anni di piombo” dell’800 italiano e si dovette mobilitare l’Esercito per estirpare un cancro che avrebbe vanificato lo stesso moto risorgimentale .Ci fu sicuramente qualche eccesso,ma il quadro entro il quale agivano i briganti non era certo all’insegna di valori umanitari ad essi sconosciuti. Era gente sanguinaria e barbara che non meritava particolari pietà .
borbonico,se non addirittura spagnolesco. La giornata della memoria pugliese destinata forse ad estendersi ad altre regioni del Sud rivela il livello in cui è caduta la classe politica e la sua totale mancanza del senso della storia e dello Stato. Può anche significare avallare i rigurgiti neo borbonici che lo storico napoletano Giuseppe Galasso ha severamente ed autorevolmente condannato. Il sostenere il fallimento del Risorgimento ,come scriveva il giovane Gobetti ,rivela una incapacità a comprendere il maggiore insegnamento che viene proprio dalla storiografia meridionale di Adolfo Omodeo e di Rosario Romeo. Omodeo “In difesa del Risorgimento” aveva stroncato il “Risorgimento senza eroi” del giovane torinese,valutandolo come una “storiografia dei giornalisti”. Romeo aveva dimostrato con rigore storiografico che le tesi gramsciane della conquista regia e della rivoluzione fallita erano ideologiche e storicamente inconsistenti. Soprattutto anche un confronto con l’oggi dimostra in modo inoppugnabile come la scelta risorgimentale ed unitaria sia stata l’unica capace di garantire un graduale,inarrestabile miglioramento del Sud ,malgrado gli errori,le ruberie,le insufficienze delle sue classi dirigenti e la stessa presunta insensibilità dello Stato unitario verso il Mezzogiorno.
contemporanea rischia davvero di far perdere la capacità di leggere il passato senza lasciarsi influenzare dagli ignoranti e dagli improvvisatori che si dilettano di storia senza conoscere nulla.
di Pier Franco Quaglieni
Pound significa riferirsi ad un traditore della sua patria americana contro cui si espresse in trasmissioni radiofoniche da lui condotte anche negli anni della Rsi. I suoi compatrioti avrebbero dovuto condannarlo alla pena capitale prevista in tali casi,ma venne considerato matto e alla fine liberato.Identificarsi ,ad esempio, in Guido Pallotta,segretario del Guf di Torino caduto nel deserto egiziano,avrebbe molto più senso. A Pallotta era dedicato il gruppo giovanile del MSI che era decisamente estremista e sempre pronto ad usare le mani.C’era una povertà culturale assoluta. Molti ragazzi erano figli di reduci o gerarchi repubblichini. Anche Tullio Abelli,malgrado l’età , era della stessa pasta dei giovani, per non dire di Martinat che veniva dal movimento giovanile Bisognerà attendere i più giovani per vedere un’evoluzione (o un’involuzione ?) dell’estremista di destra.
l’immaginario”,magari anche nato da splendide intuizioni, ha predominato nelle scuole torinesi. Anche la simpatia politica ha giocato un ruolo per le edizioni, essendoci in concorrenza solo il manuale di Asor Rosa con contenuti molto settari,ma una chiarezza espressiva esemplare. Il libro della De Federicis avrebbe contemplato un corso docente preparato e affinato alle tecniche pedagogiche dalla professoressa torinese. Invece finì nelle mani di molti allievi che non erano in grado di usarlo come libro di testo. Adesso il successo del libro è tramontato, ma ci sono stati anni in cui quel libro ha egemonizzato la scuola torinese con esiti spesso non positivi al di là delle ottime intenzioni dell’autrice che forse si illuse di poter cambiare la scuola.
Arrigo Cipriani controcorrente
frazione Malatrait di Almese ,lungo la strada del Colle del Lys. Si stava benissimo. Era lo stesso cuoco che poi si trasferì,lasciando lo stesso nome, a Rivoli. A Rivoli mi invitarono due volte.Pensavo di trovare la stessa persona,ma la mia era un’illusione. I cuochi stellati non sono più uomini normali. Posso dire che io rimpiango la vecchia trattoria iniziale? Semplice,con pochi piatti semplici e cucinati in maniera impeccabile. Cipriani una volta mi disse che era necessario riscoprire le antiche trattorie ancora rimaste incontaminate dal tempo. Forse non ci sono più anch’esse, neppure in provincia dove il precursore gastronomico per antonomasia Soldati individuava la salvezza rispetto alle città. Oggi anche in provincia, salvo poche eccezioni, si mangia male. Purtroppo. Alla fine io sto riscoprendo l’abitudine antica di mangiar a casa mia; andar fuori a cenare mi è sempre piaciuto molto,ma non accetto più di mangiar male e spesso anche di essere “derubato”.
Alassio luglio 2017
a piedi nudi sulla battigia, bevete vino vero,fumate, innamoratevi senza ragione,lasciate perdere calcoli e soldi.Dite “ti amo” comunque.Ridete.Donne,la vita è breve .Brevissima.Troppo breve per viverla impostate e guardinghe “. Forse le non sarà possibile realizzare l’intero,ambizioso “programma”:i tempi dei flirt estivi di cui si è occupato recentemente il “Corriere”, forse, sono finiti come quello dei mariti in città e delle mogli al mare,entrambi alla ricerca di un’avventura.Riguardava altri tempi come il topless che furoreggiava ad Alassio come a St. Tropez.Oggi il topless è scomparso. L’estate 2017 passerà alla storia,si fa per dire, per il dibattito animato,malgrado il caldo, sui pantaloni corti o i bermuda che si potrebbero portare anche in città e addirittura in ufficio o alla riunioni. La questione l’aveva già risolta, a modo suo, l’ex prefetto di Torino Salerno che vent’anni fa passeggiava in pantaloni corti in via Roma. Personalmente non ritengo accettabile che ci si possa presentare in ufficio in calzoncini anche perché esiste l’aria condizionata. Certe regole,almeno in città ,vanno rispettate. Al mare è un’altra cosa,anche se il sindaco di Alassio è sempre con la giacca. Uno stile istituzionale che andrebbe salvaguardato anche d’estate.
Periodo non felice per Alan Clay (ha appena divorziato dalla moglie, è senza casa e non ha il becco di un quattrino per pagare la retta della scuola della figlia, rischia persino il lavoro se non porterà a casa in grosso contratto) è inviato dalla sua società di informatica in Arabia Saudita per ottenere l’appalto dei servizi telematici nella città che si sta costruendo nel deserto. La burocrazia temporaggia e il sovrano imprenditore si fa attendere. Alan avrà così tutto il tempo per fare un bilancio della propria esistenza. Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2)
Miller. L’autore mai troppo lodato di film intimisti o immersi in un ambiente noir ottimamente descritto come “I padroni della notte” e “Two lovers” si affida oggi ad un diverso genere cinematografico, quello dell’avventura, ma anche qui quell’”avventura” che mina allo stesso tempo il corpo e la mente. La storia di Percival Fawcett, ufficiale di carriera britannico, che all’inizio del Novecento ha l’incarico dalla Società Geografica Reale di recarsi al confine tra Brasile e Bolivia per effettuale importanti rilievi cartografici. La società, la famiglia, le difficoltà, la malattia, l’ossessione della ricerca di una città perduta, tutto contribuisce a rendere un ritratto e un film forse d’altri tempi ma comunque autentico, avvincente, degno della storia di un regista che amiamo. Durata 141 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, Uci)
Cosmo Jarvis. Una delle opere più belle e convincenti viste all’ultimo Torino Film Festival, che fortunatamente la distribuzione di Teodora ha portato nelle sale. Ricavandone la vicenda dal romanzo “Lady Macbeth nel distretto di Mtsensk” scritto dal russo Nikolaj Leskov e portato poi nel mondo lirico da Shostakovich, qui trasportata da quei panorami alle brughiere dell’Inghilterra del 1865, la diciassettenne Katherine è costretta dalla volontà del padre a un matrimonio senza amore con un uomo più anziano di lei, che non la desidera e apertamente la trascura. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, all’allontanamento del marito per questioni di lavoro, inizierà una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l’ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti, nell’eliminazione di chiunque voglia cancellare quella passione. L’autore è un giovane, trentasettenne, drammaturgo che ambienta la sua storia nel chiuso opprimente nelle stanze del grande palazzo, con pochissime concessioni all’esterno, scavando appieno ed egregiamente nei tanti caratteri, in specialmente in quello della sua protagonista, anti-eroina perfettamente lucida e sanguinaria. Durata 89 minuti. (Nazionale sala 1)
Maryland – Drammatico. Regia di Alice Winocour, con Matthias Schoenaerts, Diane Kruger e Paul Hamy. Vincent è un soldato francese delle Forze Speciali appena tornato dall’Afghanistan, affetto da un disturbo da stress post-traumatico. È stato assunto per garantire la sicurezza di Jessie, la moglie di un ricco uomo d’affari libanese nella lussuosa villa a “Maryland”. Mentre inizia a provare uno strano fascino per la donna che deve proteggere, Vincent sembra vedere sempre più in paranoia. A meno che non si stia sbagliando e il pericolo sia davvero reale. Durata 100 minuti. (Classico)
e Annabelle Wallis. Nell’antichità, una principessa egizia in odore di divenire faraone fino al giorno in cui il padre ebbe generato il figlio maschio: grande ecatombe e vendetta della suddetta ma anche vendetta dei dignitari di corte che la seppelliscono viva e la trasportano in una sontuosa tomba al centro del lontano territorio persiano. Nei tempi nostri, la sempre suddetta principessa Ahmanet si risveglia tra gli sconquassi delle guerre orientali e porta distruzione sino a Londra, tra pugnali e pietre preziose e riti che coinvolgono l’appassito e rintontito ex eroe Tom Cruise che per stare a galla dello star system è costretto ancora una volta a ingarbugliarsi nelle sue solite mission impossible, in una lotta tra bene e male che cerca di nobilitarne il personaggio di soldato fanfarone e truffaldino. Il bello (si fa per dire) della storia affidata per il 99% alle dinamiche dei computer e per il restante all’espressività degli attori è di prendere la decisione sul finale di tener aperta la porta di un sequel che se ancora interesserà il pubblico potrà riempire un’altra volta le tasche di divo e divette. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)
e Sandrine Bonnaire. Il regista francese (com’è lontano il ’66 quando apparve sulla ribalta internazionale del successo con “Un uomo, una donna”) viaggia da decenni con le sue stelle comete della vita e dell’amore, dell’amicizia, dei piccoli e grandi tradimenti, con gli amori che si ritrovano, della famiglia, tra immagini sontuose e sceneggiature che gironzolano qua e là disseminando sentenze. Prendere o lasciare: ma “Les una et les autres” – “Bolero” da noi” – non si dimentica. Lelouch continua la sua filosofia di vita in questo secolo ormai più che avviato, questa volta radunando, grazie all’amico medico Frédéric, attorno alla tavola del fotoreporter Jacques Kaminsky – un rispolverato Hallyday -, eclissatosi tra i bellissimi panorami delle Alpi, le quattro figlie avuto parecchio distrattamente da altrettante diverse unioni. Il film è del 2014, arriva oggi qui da noi, un’occasione anche per chi ha (persino) dimenticato il nome di Lelouch o chi non lo ha mai scoperto. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 3, F.lli Marx sala Groucho)
Marisa Tomei e Robert Downwy jr. Ancora un’avventura per il giovane Peter Parker, che questa volta ha il volto del ventunenne Tom Holland – anche sugli schermo come spirito intraprendente e avventuriero e figlio del viaggiatore Fawcett in “Civiltà perduta” -, dopo quelli di Tobey Maguire e Andrew Garfield. Ancora la ricerca di un perfetto equilibrio nella vita quotidiana, con l’aiuto del miliardario Iron Man, sempre a mezza strada tra lo studente liceale in mezzo alle strade di New York e la maschera rossoblù del supereroe, una ricerca continua fino a che si profila all’orizzonte la figura del nuovo nemico da sconfiggere: l’avvoltoio. Durata 130 minuti. (Massaua, Centrale V.O., Grenwich sala 1, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in 3D e V.O.)
Transformers – L’ultimo cavaliere – Fantasy. Regia di Michael Bay, con Mark Wahrlberg, Stanley Tucci e Anthony Hopkins. L’origine degli alieni e della loro presenza nel nostro mondo sta ben ancorata nel tempo di Re Artù, dei Cavalieri della Tavola Rotonda e di Mago Merlino che ha nascosto nella propria tomba un segreto di cui l’uomo di oggi dovrà venire a conoscenza se vorrà salvare il mondo da creature non poco pericolose. Poi, oggi, ci sono i transformers, coloro pronti a mutarsi in mostruose automobili o in robot altrettanto terrificanti, una colonia di alieni in cui si nascondono buoni e cattivi che l’uomo dovrà comunque conoscere sino in fondo. Durata 150 minuti. (Massaua, Grenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Tutto quello che vuoi – Commedia. Regia di Francesco Bruni, con Giuliano Montaldo, Donatella Finocchiaro e Andrea Carpenzano. Tratto liberamente dal romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini, è la storia del giovane Alessandro, romano di Trastevere, che vive le proprie giornate tra il bar, lo spaccio e l’amante che è la madre di un suo amico. Sarà l’incontro con un “non più giovane” poeta dimenticato a fargli riassaporare socialmente e culturalmente il gusto per la vita, in un bel rapporto che si va a poco a poco costruendo, senza lasciarsi alle spalle tutta la rabbia e quella speranza che i due si portano inevitabilmente appresso. Durata 106 minuti. (Eliseo Rosso, Greenwich sala 3)