
Con il titolo Frammenti (a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino, nota critica di Angelo Mistrangelo) espone sino a domenica 8 aprile presso la Galleria “Arte per Voi” (piazza Conte Rosso 3, Avigliana, visite sabato e domenica dalla 15 alle 19) Marina Monzeglio, diplomata in scenografia presso l’Accademia Albertina, fuori dal coro abituale dell’arte nella scelta, e nel cammino percorso fino ad ora, della materia su cui lavorare, quel vetro – vetri dipinti, cottura a gran fuoco, legatura a stagno – a cui dare una forma, circolare principalmente (Alnilam, 2006) o sinuosa (Sinuosità, 2006) o talvolta irregolare (Evoluzione 5, 2007), che con grazia s’insinua prepotente nello spazio, nutrirla di spezzettature e di gradazioni di colori, dove la creazione coltiva cromatismi appropriati e nitidi, di costruzioni pressoché musive che continuano a dare vita a delle vere opere d’arte facilmente definibili come sculture. E’ il suo uno studio personalissimo, alla
ricerca di simbologie, di tratti nuovi, di sperimentazioni, di alternanze tra zone opache e trasparenti e biancastre, di equilibri che a poco a poco si posano all’interno dell’opera, di un concreto sviluppo emotivamente valido. Di linee che di volta in volta, in una maniera sempre diversa, sono preparate e addomesticate, raccolte in un unico sguardo, racchiuse e armonizzate. Una ricerca che ha radici lontane, sperdute nei secoli, facilmente confluibili in un mondo mitteleuropeo come nel nostro Liberty, una ricerca che coinvolge prima di ogni altra cosa la materia, trattata con estrema e accorta manualità, con reinvenzioni di svelto dinamismo, condotta ad effetti e risultati a tratti inaspettati, una superficie liscia fatta di eleganza e di delicatezza che la padronanza artistica forgia a forme articolate, sempre leggere, immaginifiche, misteriose il più delle volte (Spirito del 2006), interessata e piegata ai rapporti che corrono con la luce, vista questa attraverso i molteplici giochi
di frammentazione che vi trovano posto. C’è questo, e certo molto altro, nel mondo delicato di Marina Monzeglio, come quell’angolo di magia che inevitabilmente finisce col farla da padrone in ogni sua opera, quella sottile spazialità che leggerissima si pone al centro di una mostra o come pezzo prezioso d’arredamento. Sculture concrete ma affidate allo stesso tempo al sogno e all’irrealtà, forti della loro fragilità, che appartengono ad un mondo fatto di tranquillità e meditazione, ad un appartarsi di studio e di invenzioni che lascia intravedere una profonda quanto sincera maestria.
Elio Rabbione
Nelle immagini alcune opere di Marina Monzeglio

ricostruire il loro ruolo di narratori della cultura, facendo luce sul racconto biografico dell’oggetto mostrato al pubblico.
prima che fosse completamente raso al suolo – la bellezza del ‘Palazzo senza Eguali’ di Sennacherib.
particolarmente fiera del ruolo che le opere d’arte contemporanea svolgono nell’itinerario espositivo, portando all’attenzione del pubblico temi di stringente attualità, secondo una prospettiva inedita, aperta agli interrogativi della storia, ai rapporti complessi fra le culture, alla questione cruciale della trasmissione della memoria e della conservazione e protezione del patrimonio.
necessariamente rimesso in discussione. La sezione della mostra ospitata dai Musei Reali crea un dialogo trasversale con le tematiche trattate nelle altre sedi, aprendosi anche al linguaggio dell’arte contemporanea in un gioco di rimando tra passato e presente, con uno sguardo rivolto al futuro.
saranno approfonditi all’interno di un convegno internazionale che coinvolgerà studiosi ed esperti delle diverse discipline che, proprio a partire dall’esposizione, svilupperanno le molteplici suggestioni che gravitano intorno alla vulnerabilità e alla distruzione dei tesori dell’arte, alla necessità e all’importanza di un’attenta opera di protezione e conservazione del patrimonio culturale.
Un rinnovamento profondo dunque, un ritiro dal mondo fatto di contemplazione e di preghiera meditativa, un modo meno divertente forse di concepire la vacanza ma senz’altro più intenso e con risultati più duraturi. Porre l’attenzione su se stessi assentandosi dalla modernità soffocante, al riparo da tecnologia e presenzialismo, ritrovare il contatto con la propria interiorità rivalutando le priorità lontani da condizioni e influenze, questa è una vacanza spirituale, una vera sospensione dalla vita di sempre che ci accompagna in una dimensione lenta, di raccoglimento e osservazione, spesso anche di ozio, un concetto in contrasto con la produttività a tutti i costi che si sta via via rivalutando. Non si
tratta tuttavia di vacanze esclusivamente religiose, la possibilità di praticarle laicamente nutrendo la propria spiritualità indipendentemente da credenze e appartenenze è assolutamente possibile.
La gravidanza è per la donna una parentesi meravigliosa e se anche il fisico subirà una mutazione nulla ovviamente importa perché il protagonista primario è il nascituro, tramite indispensabile che dona alla futura mamma un’amabile sensazione di appartenenza e di miglioria alla propria vita
L’intervento di
problema di tipo estetico, in altri può portare complicazioni e diventare una vera e propria patologia. La diastasi addominale consiste nella scissione in linea longitudinale delle due parti che costituiscono il muscolo principale della parete addominale, il cosiddetto “retto dell’addome”. Le due parti si allontanano l’una dall’altra in maniera eccessiva per via della pressione esercitata dall’utero in crescita durante la gravidanza: sulla linea che li separa (la “linea alba”) viene a crearsi un vero e proprio buco. In realtà, le cause che provocano la diastasi addominale non sono ancora del tutto chiare: pare ci siano ulteriori fattori a determinarla, oltre alla crescita dell’utero, quali la predisposizione ereditaria, l’età elevata della donna o un feto molto pesante (o gemellare). Parrebbe inoltre che un eccessivo esercizio fisico nell’ultimo trimestre di gravidanza possa portare ulteriori controindicazioni. Se dopo 4-5 mesi il buco non sparisce, la diastasi del retto diventa un problema estetico evidente, che rischia addirittura di peggiorare e portare altri disturbi quali dolori addominali e alla schiena, lombalgie, incontinenza, nausea e perfino difficoltà di respirazione e digestione. A volte la diastasi può portare anche alla formazione di ernie epigastriche o addominali. Nei casi più gravi, quando cioè le due fasce muscolari arrivano a distanziarsi di oltre 6 centimetri, sarà necessario ricorrere ad un intervento chirurgico di correzione.

La Concessionaria BMW Autocrocetta, a seguito dell’impegno posto in essere nel corso dell’anno 2017, ha ricevuto i seguenti riconoscimenti da parte di BMW Italia:
degli ultimi anni ad ottimi risultati, che paiono destitati a registrare un ulteriore miglioramento. 
55, a Torino. Curatori dell’evento saranno Piero Gondolo della Riva e Marco Albera, che per apparecchiare la tavola del Museo, secondo i canoni imposti alle famiglie benestanti del tempo, hanno attentamente scelto, dalle loro collezioni, la serie completa della Reale Manifattura Dortu (con immagini stampate sotto smalto di palazzi, chiese, regge, residenze sabaude e piazze piemontesi) e utilizzato argenterie mauriziane e bicchieri della Regia Fabbrica di vetri e cristalli di Chiusa Pesio, della stessa epoca del servizio. La Reale Manifattura torinese Dortu fu fondata dal francese Frédéric Dortu che, trasferitosi in Piemonte dalla Svizzera, ottenne nel 1824 le regie patenti per la fabbricazione della ceramica detta “terra di pippa”, materiale a metà via fra la costosa porcellana e la maiolica comune, che conobbe un notevole successo commerciale. La produzione durò una ventina d’anni, esaurendosi verso la metà del secolo. L’allestimento rappresenta, quindi, un’occasione unica per ammirare nella sua interezza un rarissimo servizio di porcellane Dortu. L’appuntamento di giovedì 8 marzo, ore 17,30, è a ingresso libero, fino ad esaurimento posti. Ma resterà visibile, solo con la visita guidata del Museo, dal 9 marzo al 3 giugno.
AFORISMA 













