Venerdì 11 dicembre dalle 19.00 presso HulaHoop Gallery Torino sede del Museo d’Arte Urbana in via Rocciamelone 7 c Torino
Il titolo della mostra a cura di Togaci ed Edoardo Di Mauro è in latino, lingua prediletta dall’artista per la sua capacità di evocazione, ed è “Hora fugit”, che si traduce in “Fugge l’ora”. Quelli di Maria Crocco sono angeli e messaggeri della nostra contemporaneità, scelti per l’esemplarità delle loro vite e delle loro azioni : danzatori, artisti, transgender. Titolo quanto mai esemplare della dimensione del transito e del passaggio, come in fondo lo fu quel 1999 in cui le foto vennero realizzate, anno che ci condusse verso la dimensione di un nuovo millennio in cui, per l’appunto, siamo sospesi ed incerti sulla direzione da prendere, ma convinti della necessità di agire ed operare”. La mostra chiude gli eventi dedicati ai “Vent’anni del Museo d’Arte Urbana”, inseriti nel cartellone 2015 di Contemporary Art Torino Piemonte
Mostra visibile sino al 31/12/2015 ,dal lunedì al sabato ore 15.00-19.00
Patrocinio : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
Info : 335 6398351 320 3542037 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it
Ufficio stampa Roberta Ughetti
mail : uff.stampahulahoopgallery@gmail.com
Grafica : Chiara Luzi
Quanto mi è dato vedere nel panorama artistico, a partire dalla metà degli anni Novanta, è un atteggiamento in bilico tra realtà ed allegoria, tra un’ adesione estrema verso una rappresentazione icastica della realtà, fino a sovrapporvisi quasi del tutto, ed una fuga consapevole verso i territori magici del simbolo, effettuata sia con il tramite della pittura, che con un uso intelligente e consapevole delle nuove tecnologie, e, come nel caso di Maria Crocco, con la fotografia adoperata nella sua versione analogica, ricorrendo prevalentemente all’impiego del bianco e nero, visto come strumento atto ad esaltare la dimensione espressiva.
La tematica del corpo, prediletta dall’artista, è elemento centrale al dibattito artistico contemporaneo. A patto che essa venga interpretata e divulgata nella sua corretta dimensione, che non è certo quella di una statica citazione delle esperienze estreme, ed all’epoca giustificate, tipiche di certa “body art” degli anni ’70, in cui il corpo era riscoperto nella sua funzione di elemento comunicante, nella fase in cui l’espressione artistica radicalmente si liberava, una volta per tutte, dall’involucro bidimensionale, andando ad abbracciare l’esterno partendo dalla propria interiorità.Ai giorni nostri i termini della questione, gli elementi dialettici, sono rinvenibili all’interno di un diffuso tentativo di ricostruire una identità individuale, sottraendola alla dispersione cui pare destinata dai molteplici effetti dell’innovazione tecnologica.
Quindi all’identità dispersa e frammentata, pura forma e significante ridotto a monade incapace di intrattenere rapporti con gli altri da sé, con cui si limita a fugaci ed effimeri contatti, eteree toccate e repentine fughe, in un perpetuo movimento, si sostituisce il contenuto capace di dare significato all’esistenza, di coniugare la “res cogitans” alla “res extensa” per approdare alla completezza di un essere pacificato in grado di fondersi con il mondo e l’ambiente esterni, di dare vita ad una materia inanimata ed inerte. Maria Crocco, di cui per l’occasione di questa personale, curata insieme a Togaci per HulaHoop Gallery e Museo d’Arte Urbana, si espongono una serie di lavori del 1999 di sconcertante attualità, ha da sempre usato la fotografia con l’attenzione rivolta in direzione del corpo, dei volti, dell’anatomia umana, scandagliati nella loro valenza simbolica e psicologica, senza però dimenticare la ricaduta in una dimensione sociale nella quale tutti siamo coinvolti.
Scopo dell’artista è proprio quello di confrontarsi con la realtà per coglierne aspetti riposti e non decifrabili a prima vista, per comunicare le proprie sensazioni ad un pubblico che vuole scuotere e coinvolgere.Le fotografie della Crocco, di cui ricordo un lavoro di grande rilevanza condotto a partire dal 2002 intitolato “Sic transit”, composto da oltre 50 scatti di uomini e donne divisi tra reclusi del carcere torinese delle Vallette e soggetti comuni, lasciando ai fruitori lo stimolante compito di avventurarsi nel vissuto delle persone rappresentate proiettandolo nel proprio, fanno parte di una serie, come scritto di fine anni Novanta, intitolata “Angeli”.
La letteratura sull’Angelo è sterminata. Questa figura mitica, messaggero tra il divino e l’umano, accompagna la storia della cultura sacra da molto tempo, a partire da religioni come lo zoroastrismo per proseguire con la triade monoteista di Ebraismo, Cristianesino, ed Islam. Il razionalismo moderno, imperante tra il Settecento ed il primo Novecento, cercò di relegare queste figure al rango di anticaglie, di superstizioni superflue. Il pensiero della post modernità, nuovamente attento alla sfera della ritualità e dell’inconscio, ha rivalutato il ruolo educativo dell’Angelo, perchè testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l’inivisibile in quanto invisibile, andando oltre la dimensione concreta della sensorialità. Come scrive Massimo Cacciari nel suo celebre saggio “L’Angelo necessario” : “L’Angelo è l’ermeneuta del movimento opposto, si oppone radicalmente al “daimon”, quello che guida fuori dalla lettera quello che non va, non già dall’idea alla cosa, dal segno al rappresentato, ma dalla cosa all’inivisibile”.
Quelli di Maria Crocco sono angeli e messaggeri della nostra contemporaneità, scelti per l’esemplarità delle loro vite e delle loro azioni : danzatori, artisti, transgender.Tutte persone detentrici di un corpo in trasformazione, di un divenire fisico ed esistenziale che li rende sospesi in una dimensione di transito, dove l’azione che conta è sempre quella successiva. Noi possiamo rispecchiarci in queste icone corporali, e trarre da loro esempio e conforto. Il titolo della mostra è in latino, lingua prediletta dall’artista per la sua capacità di evocazione, ed è “Hora fugit”, che si traduce in “Fugge l’ora”.
Titolo quanto mai esemplare della dimensione del transito e del passaggio, come in fondo lo fu quel 1999 in cui le foto vennero realizzate, anno che ci condusse verso la dimensione di un nuovo millennio in cui, per l’appunto, siamo sospesi ed incerti sulla direzione da prendere, ma convinti della necessità di agire ed operare.
Edoardo Di Mauro, novembre 2015.
Mercoledì 16 dicembre, alle ore 16, al Teatro Alfieri di Torino per la rassegna “I Concerti del Pomeriggio – Autunno Musicale 2015”, si terrà il concerto- spettacolo “Canta Pierrot…Sentimenti ed emozioni dal palcoscenico”. Ne sono interpreti il soprano Susy Picchio, che curerà anche la regia, e il pianista Massimiliano Brizio. Questo recital, vuole offrire al pubblico la visione di quello che può succedere davanti e dietro il sipario, prima dello spettacolo e le varie emozioni che si possono provare in palcoscenico e in platea. “
Situato in via Chiomonte 3/A, nel cuore del quartiere San Paolo, il teatro Araldo ha intrattenuto con i suoi spettacoli i torinesi per quasi tutto il Novecento, prima di essere destinato a teatro per ragazzi.Di questa sua funzione formativa nei confronti dei più giovani fu privato nel 2006, quando nacque la Casa del Teatro di Corso Galileo Ferraris, ma l’Araldo mantenne comunque il suo ruolo aggregativo per gli abitanti del quartiere. Nel 2009 i suoi muri divennero oggetto di una campagna di riqualificazione urbana, e su di essi venne realizzato un graffito che, attraverso immagini e frasi, sia in italiano che in arabo, mirava ad interpretare le trasformazioni del quartiere.
Il sindaco Renzo Zucca, in congedo per motivi di salute, non è rientrato e all’inizio dell’anno prossimo potrebbe formalizzare le sue dimissioni 





S’ inaugura sabato 5 dicembre 2015, alle ore 17.30, la personale di Nadia Presotto “Il parco acquerellato ”, allestita nella galleria Casa d’ Arte Viadeimercati di Vercelli, in via Vibio Crispo, 3. L’ artista presenta una serie recente di acquerelli, nei quali viene evidenziata la poetica della luce. Infatti i toni soffusi rappresentano paesaggi visti attraverso il velo della sua sensibilità. Nadia Presotto ha partecipato a numerose e importanti rassegne espositive in Italia e all’ estero, a fiere d’ arte, e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private; sono inoltre pubblicate in numerosi cataloghi.
FINO AL 16 GENNAIO. Contemporaneamente alla personale, l’autore parteciperà anche con un’opera all’iniziativa BazArt di Natale a cura di Orler Affordable Art Point nel Padiglione delle Arti di Artetivù a Marcon (Venezia) dal 11 dicembre al 10 gennaio
parteciperà anche con un’opera all’iniziativa BazArt di Natale a cura di Orler Affordable Art Point nel Padiglione delle Arti di Artetivù a Marcon (Venezia) dal 11 dicembre al 10 gennaio.