Maria Crocco: "Hora fugit"

foto horaVenerdì 11 dicembre dalle 19.00 presso HulaHoop Gallery Torino  sede del Museo d’Arte Urbana in via Rocciamelone 7 c Torino

 

Il titolo della mostra a cura di Togaci ed Edoardo Di Mauro  è in latino, lingua prediletta dall’artista per la sua capacità di evocazione, ed è “Hora fugit”, che si traduce in “Fugge l’ora”. Quelli di Maria Crocco sono angeli e messaggeri della nostra contemporaneità, scelti per l’esemplarità delle loro vite e delle loro azioni : danzatori, artisti, transgender. Titolo quanto mai esemplare della dimensione del transito e del passaggio, come in fondo lo fu quel 1999 in cui le foto vennero realizzate, anno che ci condusse verso la dimensione di un nuovo millennio in cui, per l’appunto, siamo sospesi ed incerti sulla direzione da prendere, ma convinti della necessità di agire ed operare”. La mostra chiude gli eventi dedicati ai “Vent’anni del Museo d’Arte Urbana”, inseriti nel cartellone 2015 di Contemporary Art Torino Piemonte

 

Mostra visibile sino al 31/12/2015 ,dal lunedì al sabato ore 15.00-19.00

Patrocinio : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT

Info : 335 6398351 320 3542037 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it 

Ufficio stampa Roberta Ughetti

 mail : uff.stampahulahoopgallery@gmail.com

Grafica : Chiara Luzi

 

Quanto mi è dato vedere nel panorama artistico, a partire dalla metà degli anni Novanta, è un atteggiamento in bilico tra realtà ed allegoria, tra un’ adesione estrema verso una rappresentazione icastica della realtà, fino a sovrapporvisi quasi del tutto, ed una fuga consapevole verso i territori magici del simbolo, effettuata sia con il tramite della pittura, che con un uso intelligente e consapevole delle nuove tecnologie, e, come nel caso di Maria Crocco, con la fotografia adoperata nella sua versione analogica, ricorrendo prevalentemente all’impiego del bianco e nero, visto come strumento atto ad esaltare la dimensione espressiva.

La tematica del corpo, prediletta dall’artista, è elemento centrale al dibattito artistico contemporaneo. A patto che essa venga interpretata e divulgata nella sua corretta dimensione, che non è certo quella di una statica citazione delle esperienze estreme, ed all’epoca giustificate, tipiche di certa “body art” degli anni ’70, in cui il corpo era riscoperto nella sua funzione di elemento comunicante, nella fase in cui l’espressione artistica radicalmente si liberava, una volta per tutte, dall’involucro bidimensionale, andando ad abbracciare l’esterno partendo dalla propria interiorità.Ai giorni nostri i termini della questione, gli elementi dialettici, sono rinvenibili all’interno di un diffuso tentativo di ricostruire una identità individuale, sottraendola alla dispersione cui pare destinata dai molteplici effetti dell’innovazione tecnologica.

Quindi all’identità dispersa e frammentata, pura forma e significante ridotto a monade incapace di intrattenere rapporti con gli altri da sé, con cui si limita a fugaci ed effimeri contatti, eteree toccate e repentine fughe, in un perpetuo movimento, si sostituisce il contenuto capace di dare significato all’esistenza, di coniugare la “res cogitans” alla “res extensa” per approdare alla completezza di un essere pacificato in grado di fondersi con il mondo e l’ambiente esterni, di dare vita ad una materia inanimata ed inerte. Maria Crocco, di cui per l’occasione di questa personale, curata insieme a Togaci per HulaHoop Gallery e Museo d’Arte Urbana, si espongono una serie di lavori del 1999 di sconcertante attualità, ha da sempre usato la fotografia con l’attenzione rivolta in direzione del corpo, dei volti, dell’anatomia umana, scandagliati nella loro valenza simbolica e psicologica, senza però dimenticare la ricaduta in una dimensione sociale nella quale tutti siamo coinvolti.

Scopo dell’artista è proprio quello di confrontarsi con la realtà per coglierne aspetti riposti e non decifrabili a prima vista, per comunicare le proprie sensazioni ad un pubblico che vuole scuotere e coinvolgere.Le fotografie della Crocco, di cui ricordo un lavoro di grande rilevanza condotto a partire dal 2002 intitolato “Sic transit”, composto da oltre 50 scatti di uomini e donne divisi tra reclusi del carcere torinese delle Vallette e soggetti comuni, lasciando ai fruitori lo stimolante compito di avventurarsi nel vissuto delle persone rappresentate proiettandolo nel proprio, fanno parte di una serie, come scritto di fine anni Novanta, intitolata “Angeli”.

La letteratura sull’Angelo è sterminata. Questa figura mitica, messaggero tra il divino e l’umano, accompagna la storia della cultura sacra da molto tempo, a partire da religioni come lo zoroastrismo per proseguire con la triade monoteista di Ebraismo, Cristianesino, ed Islam. Il razionalismo moderno, imperante tra il Settecento ed il primo Novecento, cercò di relegare queste figure al rango di anticaglie, di superstizioni superflue. Il pensiero della post modernità, nuovamente attento alla sfera della ritualità e dell’inconscio, ha rivalutato il ruolo educativo dell’Angelo, perchè testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l’inivisibile in quanto invisibile, andando oltre la dimensione concreta della sensorialità. Come scrive Massimo Cacciari nel suo celebre saggio “L’Angelo necessario” : “L’Angelo è l’ermeneuta del movimento opposto, si oppone radicalmente al “daimon”, quello che guida fuori dalla lettera quello che non va, non già dall’idea alla cosa, dal segno al rappresentato, ma dalla cosa all’inivisibile”.

Quelli di Maria Crocco sono angeli e messaggeri della nostra contemporaneità, scelti per l’esemplarità delle loro vite e delle loro azioni : danzatori, artisti, transgender.Tutte persone detentrici di un corpo in trasformazione, di un divenire fisico ed esistenziale che li rende sospesi in una dimensione di transito, dove l’azione che conta è sempre quella successiva. Noi possiamo rispecchiarci in queste icone corporali, e trarre da loro esempio e conforto. Il titolo della mostra è in latino, lingua prediletta dall’artista per la sua capacità di evocazione, ed è “Hora fugit”, che si traduce in “Fugge l’ora”.

Titolo quanto mai esemplare della dimensione del transito e del passaggio, come in fondo lo fu quel 1999 in cui le foto vennero realizzate, anno che ci condusse verso la dimensione di un nuovo millennio in cui, per l’appunto, siamo sospesi ed incerti sulla direzione da prendere, ma convinti della necessità di agire ed operare.

Edoardo Di Mauro, novembre 2015.

Canta Pierrot…Sentimenti ed emozioni dal palcoscenico

Ridere, piangere, fremere: ecco il miracolo del teatro che si rinnova ogni qualvolta un sipario si alza, così come ogni mattina nasce un nuovo giorno”

 

ALFIERI PIERROTMercoledì 16 dicembre, alle ore 16, al Teatro Alfieri di Torino per la rassegna “I Concerti del Pomeriggio – Autunno Musicale 2015”, si terrà il concerto- spettacolo “Canta Pierrot…Sentimenti ed emozioni  dal palcoscenico”. Ne sono interpreti il soprano Susy Picchio, che curerà  anche la regia, e il pianista Massimiliano Brizio. Questo recital, vuole offrire al pubblico la visione di quello che può succedere davanti e dietro il sipario, prima dello spettacolo e le  varie emozioni che si possono provare in palcoscenico e in platea. “Ridere, piangere, fremere: ecco il miracolo del teatro che si rinnova ogni qualvolta un sipario si alza, così come ogni mattina nasce un nuovo giorno”.

UN CROWDFUNDING PER RIPORTARE ALLA VITA IL TEATRO ARALDO

Il sipario calò definitivamente nel 2014, quando il teatro venne chiuso e abbandonato ad un destino di degrado crescente.Ma c’è chi ha deciso di riportare alla vita lo storico palcoscenico

 

   araldoSituato in via Chiomonte 3/A, nel cuore del quartiere San Paolo, il teatro Araldo ha intrattenuto con i suoi spettacoli i torinesi per quasi tutto il Novecento, prima di essere destinato a teatro per ragazzi.Di questa sua funzione formativa nei confronti dei più giovani fu privato nel 2006, quando nacque la Casa del Teatro di Corso Galileo Ferraris, ma l’Araldo mantenne comunque il suo ruolo aggregativo per gli abitanti del quartiere. Nel 2009 i suoi muri divennero oggetto di una campagna  di riqualificazione urbana, e su di essi venne realizzato un graffito che, attraverso immagini e frasi, sia in italiano che in arabo, mirava ad interpretare le trasformazioni del quartiere.

 

Gestito poi da Walter Revello e dalla sua Compagnia dei Barbari Invasori negli anni seguenti, il sipario calò definitivamente sull’Araldo nel 2014, quando il teatro venne chiuso e abbandonato ad un destino di degrado crescente.Ma c’è chi ha deciso di riportare alla vita lo storico palcoscenico di Torino: Dante Muro, proprietario dell’etichetta discografica Wall Records, ci racconta il perché della sua decisione.

 

“ Il Teatro Araldo ha un enorme  valore storico, e sarebbe un peccato tenerlo chiuso. Inoltre, in quella zona non sono presenti altri punti di aggregazione per gli abitanti del quartiere, ad eccezione del cinema Eliseo. Non posso poi negare che il progetto, allo stato attuale delle cose, risulti anche molto appetibile economicamente”, ci spiega il sig. Muro.“ Il progetto per il rilancio dell’Araldo prevede di restituirgli inoltre la sua funzione formativa nei confronti dei ragazzi: nascerà, grazie anche al contributo della Comunità Europea, un’Accademia di Arti e Spettacolo, e avremo come insegnanti artisti di calibro internazionale”.

 

   Come sarà possibile, dunque,  trasformare le idee in qualcosa di tangibile?

 

“ Stiamo cercando di raccogliere la cifra necessaria attraverso un crowdfunding online. Ad ogni quota donata corrisponde un diverso riconoscimento: si va dalla possibilità di assistere gratuitamente a tre spettacoli a scelta della nuova stagione per chi dona 50 euro, all’apposizione in teatro di una targa nominativa permanente per chi ne dona 1000”.

  

   Per partecipare al crowdfunding è necessario visitare la pagina web www.produzionidalbasso.com e cercare il progetto relativo al Nuovo Teatro Araldo, e più informazioni in merito sono reperibili su www.wallrecords.it e su www.nuovoteatroaraldo.it. E allora diamo una mano al sig. Dante Muro e aiutiamolo a realizzare il suo progetto, che avrà indubbiamente un riscontro molto positivo sul quartiere San Paolo e su Torino tutta.

 

 

Chiara Mandich

 

      

A Quagliuzzo elezioni più vicine

QUAGLIUZZOIl sindaco Renzo Zucca, in congedo per motivi di salute, non è rientrato e all’inizio dell’anno prossimo potrebbe formalizzare le sue dimissioni 

 

A Quagliuzzo le elezioni per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale adesso sono più vicine. Il sindaco Renzo Zucca, in congedo per motivi di salute, non è rientrato e all’inizio dell’anno prossimo potrebbe formalizzare le sue dimissioni dalla carica di primo cittadino che, di fatto, ha ricoperto per pochissimo tempo. La municipalità, infatti, è sinora stata retta dal vicesindaco Pierluigi Terzi, che è anche vice presidente dell’Unione delle Terre del Chiusella e che in questo periodo ha veramente dato “anima e corpo” per mandare avanti la macchina comunale. La notizia dell’abbandono di Zucca, che dovrà ovviamente venire formalizzata, è stata data nel corso dell’ultima seduta di consiglio comunale. Intanto in paese è stata inaugurata, come ogni anno, la “Casetta di Babbo Natale”, seguendo una tradizione ormai consolidata.

 

Massimo Iaretti

In 3.000 al Museo di Palazzo Carignano nei primi due giorni di ponte

risorgimento museo 3risorgimento museoIl Museo resterà straordinariamente aperto anche  lunedì 7, e poi  martedì 8 dicembre 2015, dalle ore 10  alle ore 18 (ultimo ingresso ore 17). Negli stessi giorni alle ore 15.30 sarà possibile effettuare una visita guidata 

 

Boom di visitatori al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino durante questi primi due giorni del Ponte dell’Immacolata. Tra sabato e domenica sono stati staccati circa 3.000 biglietti, 2.300 solo nella giornata di domenica. Si informa che il Museo resterà straordinariamente aperto anche  lunedì 7, e poi  martedì 8 dicembre 2015, dalle ore 10  alle ore 18 (ultimo ingresso ore 17). Negli stessi giorni alle ore 15.30 sarà possibile effettuare una visita guidata al percorso museale. La visita guidata costerà 4 euro a persona e chi sceglierà questa formula potrà entrare con un biglietto a prezzo ridotto di 8 euro. In totale, dunque, 12 euro.

 

Sarà anche possibile visitare la mostra “Torino e la Grande guerra 1915-1918”, allestita nel salone monumentale della Camera dei deputati  italiana, che attraverso fotografie, tempere, manifesti, giornali e cartelloni pubblicitari racconta la prima guerra mondiale vista da Torino.L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Archivio Storico della Città di Torino, descrive in particolare la propaganda bellica e l’assistenza umanitaria  ai profughi e alle famiglie in difficoltà che la città seppe organizzare in quegli anni.

 

Due le sezioni della mostra. Da una parte viene illustrata la guerra in trincea e l’eroismo dei soldati al fronte. Dall’altra si presenta invece il volto umano e assistenziale di Torino, la città più neutralista d’Italia allo scoppio del conflitto, diventata poi una zona nevralgica sia per esercitare la mobilitazione e la propaganda a favore della guerra, sia per l’assistenza ai civili e a quanti scappavano dalle zone del fronte. Con la guerra inoltre Torino confermò la sua vocazione industriale e plasmò il suo futuro profilo socio-economico nel comparto metalmeccanico.

 

(Foto: il Torinese)

Alberto Vanelli e Sergio Toffetti: "Bene i musei a Torino, ma l'industria culturale è lontana"

coda musei realeVanellitoffetti

 

Prosegue l’inchiesta del “Torinese” sulla cultura e sulle prospettive di Torino ad essa legate

 

A commento della precedente puntata, dedicata ai musei della città ospitiamo volentieri gli interventi di Alberto Vanelli, già direttore dei Beni culturali della Regione Piemonte e della Reggia di Venaria e di Sergio Toffetti, Direttore dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa, della sede del Piemonte del Centro Sperimentale di Cinematografia e fino al 2009 conservatore della Cineteca Nazionale.

 

Troppi squilibri e poco ricambio, ma la situazione è incoraggiante

 Di Alberto Vanelli

 

La ricerca del Torinese sulla situazione dei musei fa chiaramente emergere una storia di successo. Il modello delle fondazioni partecipate, generalizzato nell’esperienza torinese ma pressoché assente nel resto di Italia, permette di affiancare Torino alle grandi capitali europee della cultura. Grazie a questo modello organizzativo, infatti, e per la buona trasparenza gestionale, le singole istituzioni culturali possono esercitare una grande libertà di iniziativa culturale e una buona autonomia amministrativa.

 

Ne è discesa, in questi anni, la capacità di produrre risultati complessivamente migliori rispetto al resto del Paese. Il modello torinese, inoltre, si è rivelato come un positivo esempio di sostenibilità economica, anche in un periodo di crisi e riduzione della spesa pubblica come quello che stiamo vivendo. Un altro elemento positivo è il consolidamento delle attività di comunicazione e marketing, che ha consentito un aumento dei visitatori e una valorizzazione dell’immagine delle nostre istituzioni museali, contribuendo a un deciso miglioramento della performance economica. Un dato negativo è, invece, la mancanza di criteri uniformi per la determinazione dei finanziamenti pubblici. L’unico criterio su cui sembrano essere basate certe scelte, è la continuità con i finanziamenti degli anni precedenti, mentre andrebbero considerati anche gli obiettivi da perseguire e i risultati raggiunti.

 

Ora che queste positive modalità di organizzazione si sono affermate, potrebbe essere venuto il momento di sperimentare, anche nel campo del patrimonio culturale, l’applicazione di una serie di standard. Per esempio, sulle modalità di assunzione dei dipendenti e figure dirigenziali, ma anche sul loro numero e sui loro stipendi. Oppure nell’ambito della fruibilità e delle procedure di programmazione. Si tratta di un tema di grande delicatezza. Criteri uniformi, infatti, possono favorire una razionalizzazione della gestione, una riduzione degli squilibri e un miglior coordinamento del sistema generale. È anche vero, però, che la naturale competizione tra istituzioni ha mostrato in questi anni di essere un positivo fattore di crescita. La burocratizzazione e l’accentramento delle decisioni sulle attività degli istituti rischia di penalizzare le realtà più vivaci e avanzate.

 

I dati della ricerca, infine, fanno emergere la grave crisi delle istituzioni attive nell’arte contemporanea. Delle due l’una. Si tratta di una crisi dell’attrattività dell’arte più recente, che forse ha perso la carica critica che aveva avuto nel ‘900, quando era arte d’avanguardia? Oppure, al contrario, è il caso di ripensare il tema della forma museo: un luogo forse troppo rigido per contenere le modalità espressive che sono tipiche dell’arte e della cultura attuale? Su questo, un dibattito pubblico sarebbe di grande interesse, anche nella prospettiva della fusione della GAM e del Castello di Rivoli, già in fase avanzata di realizzazione.Un’operazione, questa, che non può e non deve essere ridotta a una questione di razionalizzazione della spesa, ma che dovrebbe, invece, misurarsi con i temi posti dalla produzione e dalla rappresentazione culturale contemporanea.

 

Bene l’industria della cultura, ma per compensare la crisi della manifattura occorre pazienza

Di Sergio Toffetti

 

Quando qualcuno dà i numeri sulla cultura, mi viene sempre in mente la risposta dell’università di Francoforte a Walter Benjamin che chiedeva un posto da professore: “Il genio non basta per l’abilitazione”. E neppure molto meno, oggi.  Sono ormai fuori corso le formule magiche del tardo Novecento: la sperimentazione, la ricerca… “Sospendete le ricerche”, era già il grido di Vittorio Gassman di fronte ai teatranti più improbabili. Oggi, la ricerca commissionata più volentieri resta quella sull’“impatto economico territoriale”, da cui risulta, inderogabilmente, che tutte le manifestazioni hanno una ricaduta miracolosa: 1 a 13, diceva ad esempio uno studio sul Salone del Libro di qualche anno fa. Cioè, per ogni euro di costo del Salone, i prodighi e spensierati visitatori ne spendevano 13 in città. E non c’è niente da ridere. Infatti, con tutta evidenza, si trattava di una raffinata crittografia letteraria con citazione implicita del campo dei miracoli dove il Gatto e la Volpe convincevano quel grullo di Pinocchio a seminare i suoi denari per vederli crescere più in fretta.

 

Dalla relazione di Luca Briatore, quel che si capisce, invece, è che le istituzioni “hard”, che non bruciano la loro attività in un pugno di giorni, ma devono macinare con pazienza – a volte contendendo spazi e risorse per “la ricerca” a un’onerosa gestione quotidiana – hanno, generalmente, radici più solide, che potrebbero essere messe in evidenza integrando i dati con una nuova tabella: il costo di gestione diviso per giorni di attività. Il sistema museale dell’area torinese preso in considerazione (con l’esclusione dunque dei musei statali) costa quotidianamente circa 180.000 euro (dividendo brutalmente i 54 milioni di costo totale per 300 giorni lavorativi). Se teniamo conto che stiamo parlano di 9 musei (Egizio, Cinema, Rivoli, Auto, Venaria e i 4 della Fondazione Torino Musei: Gam, Mao, Palazzo Madama e Borgo Medievale), si arriva a 20.000 euro al giorno per struttura. In termini di sistema, è dunque più conveniente fare musei di festival, mostre, saloni, etc, che con quei soldi pagano a stento la comunicazione. Se continuiamo con la “media del pollo” per quanto riguarda gli ingressi, complessivamente entrano ogni giorno nei 9 musei circa 9.000 persone, però con differenze tali da falsare la prospettiva, perché si va dai 2.000 di Venaria o del Museo del cinema ai 110 del Borgo Medievale. Su questo piano, forse vince l’effimero, ma si dovrebbero ponderare i dati.

 

Questi numeri grezzi consentono tra l’altro di rovesciare, almeno in parte, la vulgata politico-giornalistica sulla marginalità del Castello di Rivoli. La gestione quotidiana di Rivoli sembrerebbe infatti generare quasi il doppio di ingressi della GAM, che poi recupera con gli investimenti per le mostre temporanee (la ricerca non offre elementi per capire se il costo delle mostre rientri nei dati di bilancio presentati). E questo apre un tema centrale di riflessione attorno a quella che un tempo si chiamava “politica culturale”, e oggi è forse diventata una sottosezione degli investimenti turistico-produttivi, non so con quale efficacia, non solo rispetto alla cultura, ma anche rispetto all’economia, per motivi che provo almeno a enunciare. Mentre la situazione è evidentemente buona sul piano del “consumo”, da ormai molti anni mi sembra sottovalutata l’importanza della “produzione”.

 

Schematizzando: il sistema degli eventi culturali (anche, come vediamo, a sostegno virtuoso di istituzioni stabili), regge sempre più spesso grazie all’importazione di mostre ideate e realizzate altrove. Mostre attrattive, che generano flussi turistici, ma che dovrebbero essere equilibrate da una corrispondente capacità di produrre cultura ed esportarla, con il risultato di: 1) generare risorse riequilibrando una ipotetica “bilancia dei pagamenti degli eventi culturali” (le mostre si pagano, compreso quelle che compriamo noi); 2) favorire la crescita di una nuova classe dirigente della cultura (abbasso sempre l’autarchia, ma è troppo tempo che oltre alle mostre si importano anche direttori e curatori, mentre se ne esportano troppo di rado di quelli formati a Torino); 3) valorizzare le collezioni museali che, lasciate a se stesse, in alcuni casi risultano scarsamente attrattive. Insomma, il nostro modello di sviluppo culturale non può essere mutuato dagli emirati arabi, che si comprano sedi intere del Louvre o della Guggenheim per attrarre turisti. Intanto ci mancano i soldi, e poi, in linea di massima, avremmo i titoli storici per metterci in fila tra quelli che gli eventi culturali sanno anche venderli.

 

I “numeri di Briatore” ci pongono molte altre domande. Una per tutte: è davvero vero che uno spettatore pagante conta di più che uno gratuito (astraendoci dai soldi)? E gli studenti? Capisco che spesso vengono impacchettati e spediti nei musei, ma davvero si pensa che dall’esperienza non resti loro nulla, magari in un recesso della memoria, che potrà poi spingerli, 20 anni dopo, a comprare almeno una volta nella vita, il biglietto per gli ennesimi Impressionisti? Con questa battuta, non vorrei insinuare che ho qualcosa contro gli Impressionisti, figuriamoci, con Godard penso che siano i veri antesignani dei fratelli Lumière. Però… non sarebbe male dare un’occhiata da vicino all’operazione fatta da Guy Cogeval, presidente del Musée d’Orsay, che gli consente ora di “spacciarci” un impressionista all’anno con crescente successo. Il riallestimento di Orsay con un maggior equilibrio tra le collezioni, ha infatti dato maggiore spazio a quella che potremmo definire, sbrigativamente, la grande arte non d’avanguardia, con tre risultati: 1) offrire una nuova occasione di visitare il museo; 2) rivalutare il patrimonio delle buone famiglie francesi, che di “pompiers” ne hanno piene la pareti di casa; 3) recuperare un “tesoretto” di capolavori a rotazione da vendere a Torino e altrove. Ecco, il nostro sistema culturale potrà dirsi in equilibrio quando anche da noi si sapranno montare operazioni comparabili.

 

Per chiudere torniamo ai numeri. Questo sistema museale costa 54 milioni di euro l’anno (di cui oltre 19 di entrate proprie) per 2.689.836 ingressi (più o meno paganti). Sono tanti, sono pochi? Per fare un esempio: il Teatro Regio da solo ne cuba (dal consuntivo 2014 on line) circa 39 milioni per 169.000 spettatori. Ogni ingresso in uno di questi musei costa alla collettività 12,78 euro (si va dai 3,80 dell’Egizio ai 34 di Rivoli). Al Teatro Regio, al prezzo di un biglietto venduto, si devono aggiungere altri 228,50 euro di contributo per pagare i costi di rappresentazione.

 

Un sistema museale, tutt’altro che fuori controllo dunque, anche se probabilmente non sarebbe male fare un po’ di “benchmarking” tra le varie istituzioni, come si usa dire oggi. Cioè in parole povere, provare ad allineare maggiormente costi e impegni di personale e di struttura. Ah, certo, il personale. 400 assunti direttamente e 500 “esternalizzati” nei servizi. In attesa che uno studio d’impatto ci conforti sullo straordinario indotto di occupazione a cerchi concentrici in tutti gli anfratti del mercato del lavoro (“milioni, anzi che dico, migliaia”, per citare Totò), restando fermi a questi numeri, vien da concludere che per fare a meno della Fiat ci vuole ancora un po’ di pazienza.

 

NATALE 2015: NAVETTE STAR GRATUITE NEI SABATI E NEI GIORNI FESTIVI

regione natalePer incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico nel periodo natalizio il servizio delle linee Star sarà esteso anche al sabato e alla domenica

 

La Giunta comunale ha approvato l’integrazione del servizio delle linee Star per il periodo delle festività natalizie, su proposta degli assessori Mangone, Lubatti e Braccialarghe.

 

Per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico nel periodo natalizio il servizio delle linee Star sarà esteso anche al sabato e alla domenica. Inoltre, sempre nell’ottica di favorire l’uso del mezzo pubblico, nei sabati e festivi dal 5 dicembre al 6 gennaio, il servizio delle linee Star saràgratuito.

 

“Per favorire lo sviluppo del Centro Storico – hanno sottolineato gli assessori Mangone, Lubatti e Braccialarghe – occorre definire una politica strategica che supporti, attraverso progetti specifici, la rete commerciale e turistica del territorio. Per questo motivo ad aprile di quest’anno è stato costituito il “tavolo Centro” di cui fanno parte, oltre agli assessorati alla Cultura, alla Viabilità e al Commercio, anche la Circoscrizione 1, le Associazioni di Categoria e il Coordinamento delle Associazioni di Via del Centro. In quest’ottica, volendo incentivare la mobilità pubblica e ridurre il traffico privato durante il periodo degli acquisti natalizi, abbiamo ritenuto opportuno incrementare l’offerta di trasporto pubblico con le linee elettriche Star, rendendole gratuite nei giorni di maggior afflusso in centro e studiando una soluzione efficace ed ecosostenibile.

 

 www.comune.torino.it

Foto: il Torinese

IL PARCO ACQUERELLATO di NADIA PRESOTTO

L’ artista presenta una serie recente di acquerelli, nei quali viene evidenziata la poetica della luce. Infatti i toni soffusi rappresentano paesaggi visti attraverso il velo della sua sensibilità

 

LACQUERELLO PRESOTTOS’ inaugura sabato 5 dicembre  2015, alle ore 17.30, la personale di Nadia Presotto “Il parco acquerellato ”,  allestita nella galleria Casa d’ Arte Viadeimercati di Vercelli, in via Vibio Crispo, 3. L’ artista presenta una serie recente di acquerelli, nei quali viene evidenziata la poetica della luce. Infatti i toni soffusi rappresentano paesaggi visti attraverso il velo della sua sensibilità. Nadia Presotto  ha partecipato a numerose e  importanti rassegne espositive in Italia e all’ estero, a fiere d’ arte, e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private; sono inoltre pubblicate in numerosi cataloghi.

 

Questo il testo appositamente redatto dalla critica vercellese Luisa Facelli: “Il parco” acquerellato di Nadia Presotto. 

 

Acquerelli: macchie, lumeggiature, gradazioni d’intensità, più diluite oppure un poco più corpose. Con o senza disegno preparatorio sul supporto cartaceo che, impregnandosi, potrebbe giocare tiri mancini. Cosa non accaduta agli acquerelli di Nadia Presotto che bene asseconda la sensibilità porosa della carta, peraltro non appesantita da schizzi o traccia di matita, grazie alla leggerezza delle sole pennellate. Nadia Presotto, prima di mettere mano ai suoi lavori, ricerca sempre e dà loro forma solo dopo avere frugato dentro di sé e dentro la materia. Indagine scrupolosa, in questo caso delicata nella sua liquida essenza, come l’acqua che gocciola lungo le setole del pennello. Opere deliziose di medio formato, in cui non sono mai disgiunti tensione e studio tenace e umile, pur con consapevolezza dignitosa del valore del proprio lavoro, in grado di accogliere suggerimenti e confronti critici, mettendosi in gioco. Il percorso artistico di questi anni ha sfidato tecniche tra loro molto diverse; con lusinghieri risultati che la dicono lunga sulla sua versatilità ormai matura, come si ha modo di capire durante l’esposizione di questa serie di tavole nel luminoso e sempre raffinato spazio della ormai storica Casa d’arte Viadeimercati. Quanto alla poetica di questi acquerelli essa risponde alla mai abbandonata tentazione per una figuratività moderna, in cui l’aspetto paesaggistico è presente, anche se ci si protende, sempre di più, verso l’astrazione sotto il profilo grafico, lieve e trasognato. Si oscilla tra due necessità di diverso stampo “narrativo”. La prima riflette la realtà delle colline del Monferrato, dove l’artista vive da lungo tempo, senza dimenticare il nativo verde trevigiano. C’è, infatti, la percezione di una stessa pianura, dominata dal grande fiume, all’ombra non lontana di colli; poi terre di acque dove alberi e colture disegnano confini naturali e appartenenze a una storia diversa e ciononostante familiare. La seconda necessità intesse una più sottile trama: la biografia delle origini si è ramificata anche nei tanti altrove dei viaggi compiuti, delle esperienze emotive che mettono radici nella memoria. Radici perfino aeree in quei cieli che Nadia immerge nella chiarità di colori stesi con impalpabili pennellate di un rosa che è già violetto, o è già azzurrato di un grigio straniero, di un blu più raro: desideri, nostalgie di lontananze non perdute. Negli occhi il colore del mondo, secondo il proprio vissuto, o meglio, interpretato. Il linguaggio grafico tatua il trionfo del colore che sulla grana della carta, può farsi appena più terragno, in qualche macchia più calda di giallo, di marrone, di ocra, nell’impasto cromatico pur sempre lieve di quel verde che sembra avere rubato la seta a certe piante officinali nelle ordinate aiuole del giardino di casa. Tutto in questi acquerelli obbedisce, dunque, a un duplice dettato: ogni tavola dalle tinte più vivide, oppure più smorzate pare immersa in una soffusa atmosfera, eppure, a tratti, riconoscibile: come se la Nadia-esperta di botanica (per passione e per il lavoro di giornalista), avesse voluto ricreare il proprio personale giardino. Vero e metafisico. O meglio ancora: il sentimento di un giardino, un Eden primordiale che ha visto la genesi di tutto; compresa quella della creatività umana, annidata in quel punto del cervello dove l’idea artistica ancora in embrione, cova in agguato il tempo sufficiente per prendere la vera forma e sbucare fuori.   Anzi, più che un giardino, mi piace pensare a un parco vero e proprio, dove hanno germogliato talee colte ovunque. In modo circolare, si ritorna al luogo eletto per renderci più felici: fatto il giro del mondo Nadia ne concentra le suggestioni in una tavola; dipinge nel complice diario della memoria soprattutto il suo amore per la vita, il suo entusiasmo per ciò che ama senza sbavature enfatiche, con quella misura che la guache, in particolare, sa restituire.

 

Informazioni utili: “Il parco acquerellato” di Nadia Presotto è visitabile fino al 6 gennaio 2016, tutti i giorni su appuntamento telefonico 347 2554103  –  328 6725445. Casa d’Arte Viadeimercati – Vercelli – Via Vibio Crispo 3. Ingresso libero.

 

CASA D’ ARTE VIADEIMERCATI

Via Vibio Crispo 3

13100 VERCELLI

 

Dal 5 dicembre 2015 inaugurazione ore 17.30

Al 6 gennaio 2016

 

Orari dalle 17 alle 19.30 su appuntamento

Telefono: +39 347 2554103  +39 328 672545

www.viadeimercati.it

 

 

 

"Kronoalchimie kosmiche" di Massimo Paracchini

paracchiniFINO AL 16 GENNAIO. Contemporaneamente alla personale, l’autore parteciperà   anche con un’opera all’iniziativa  BazArt di Natale  a cura di Orler Affordable Art Point nel Padiglione delle Arti di Artetivù a Marcon (Venezia) dal 11 dicembre al 10 gennaio

 

“Kronoalchimie kosmiche” , dell’artista Massimo Paracchini, alla Galleria Nelson Cornici Nella  Mostra  verranno esposte  più di quaranta opere ad olio con soggetti che spaziano dalle marine ai paesaggi di campagna e di lago, alle nature morte, ai fiori, alle figure, ai cavalli fino ad arrivare  ai quadri astratti, molti sono stati realizzati con la tecnica del Free Sprinkling Overflowing e Sparkling (magica e libera aspersione di colore) attraverso cui viene smaterializzata l’immagine per diventare visione attraverso un processo alchemico, sono un’esplosione cromatica (Krometamorfismo) e sono in dimensione cosmica, vi è poi  l’applicazione delle geometria ellittica e iperellittica essendo attraversati dai movimenti ondulatori curvilinei dell’anima e della mente che si intersecano con i movimenti vorticosi circolari dell’Universo, dando origine ad un dinamismo cosmico assoluto in una dimensione atemporale in cui il tempo viene fermato, cristallizzato per diventare assoluto. C’è da aggiungere ancora che, contemporaneamente alla personale, l’autore PARACCHINI2parteciperà   anche con un’opera all’iniziativa  BazArt di Natale  a cura di Orler Affordable Art Point nel Padiglione delle Arti di Artetivù a Marcon (Venezia) dal 11 dicembre al 10 gennaio.

 

L’artista nelle sue opere vuole trasmutare ogni immagine in pura visione, superando la semplice rappresentazione arcadica della realtà con l’apertura ad una dimensione cosmica trascendente dove i movimenti curvilinei interiori si intersecano con quelli rotatori dell’Universo.   Smaterializza poi la forma, piega la linea in curve sinuose, trasfigura la prospettiva tradizionale rinascimentale, applicando quella che lui definisce “ la geometria iperellittica” che è una geometria non euclidea, passando così dal  “Transfuturismo eidetico e visionario”, alla fenomenologia di Husserl per arrivare al “Transatomismo cromatico primordiale”, dove tutto ha avuto origine da un’onda di luce fluente e vibrante di pura energia come nel Kaos primordiale, raggiungendo così una dimensione atemporale, attraverso una kronoalchimia cosmica  in cui il tempo viene  quasi fermato, sospeso, cristallizzato  per diventare assoluto. Il tutto avviene tramite un processo alchemico di krometamorfosi dinamica, realizzata attraverso il Free Sprinkling Overflowing e Sparkling che è una tecnica di magica e libera aspersione di colore che renderà più evanescente  ogni immagine affinché possa essere trasformata  in pura visione e aprirci una porta verso l’infinito. 

 

Carla Rosso

 

                                                                                               

String Box e BookingAble.com: turismo aperto alle persone con disabilità

reale disabiliLe due nuove realtà, che si ispirano rispettivamente allo Smart Box e al celebre sito Booking.com sono state annunciate dal “Settore Turismo Per Tutti” della Cpd (Consulta per le Persone in Difficoltà onlus) in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 

 

 

Lo String Box è il primo Smart Box pensato per turisti con disabilità e con altre esigenze specifiche (qui il video di presentazione: https://youtu.be/KoRqEMgKhkA). L’attività di cooperazione transnazionale tra 12 organizzazioni di 7 Paesi differenti ha sviluppato proposte turistiche accessibili a tutti. Da oggi, anche chi presenta esigenze specifiche può quindi lasciare da parte le preoccupazioni e godersi le proprie vacanze, sfruttando percorsi turistici creati su misura in collaborazione con esperti Tour Operators. Le destinazioni proposte sono Piemonte in Italia, Avila in Spagna e Sozopol in Bulgaria, ognuna delle quali presenta soluzioni di tour enogastronomici, attività all’aria aperta e visite culturali. Per maggiori informazioni sarà possibile consultare a partire dal 3 dicembre il sito www.stringbox.eu.

 

Lo String Box è stato realizzato grazie a String (Smart Tourist Routes for Inclusive Groups), un progetto della CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà Onlus) vincitore del bando EU Call for Proposals 102/G/ENT/PPA/13/51. String è realizzato in partenariato con Regione Piemonte e Fondazione CRT (Italia), EFC European Foundation Centre (Belgio), Fondacion ONCE (Spagna), Sozopol Foundation (Bulgaria) e ben 6 Tour Operator specializzati in turismo accessibile: Akita Tour SAS (Italia), Dena Travel (Spagna), Sozopol-Tour (Bulgaria), Accessible Portugal (Portogallo), Weitsprung-reisen (Germania) e ChrisTravel (Danimarca).

 

BookingAble.com, che sarà online a partire da inizio 2016, è un portale che prende come modello il celebre Booking.com, con l’obiettivo di creare un sistema di prenotazione on line con informazioni dettagliate, aggiornate e affidabili sull’accessibilità, in modo da consentire ai viaggiatori con disabilità la possibilità di prenotare direttamente on line camere, soggiorni e servizi turistici con garanzie di buona fruibilità. BookingAble.com presenta una conoscenza dettagliata delle strutture ricettive selezionando le informazioni collegate alla propria disabilità/necessità; offre formazione e assistenza alle strutture ricettive al fine di offrire un’accoglienza adeguata oltre a presentare informazioni utili sul territorio ed assistenza turistica telefonica sull’accessibilità del territorio per i viaggiatori che prenotano attraverso il portale. Il territorio del Piemonte è stato selezionato quale primo campo d’azione di questa nuova esperienza. BookingAble.com è un progetto finanziato dalla Fondazione CRT e realizzato da IsITT (Istituto italiano per il Turismo per Tutti), in collaborazione con il Settore Turismo per Tutti della CPD e il Tour Operator Stile Divino Travel.

 

“È necessario che tutte le persone abbiano le stesse opportunità di visitare e di conoscere il nostro Paese – ha detto il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci -. Per questo abbiamo sostenuto la realizzazione, per la prima volta in Italia, delle due piattaforme digitali StringBox e BookingAble, che offrono servizi innovativi per le persone con disabilità nell’ottica di un turismo realmente accessibile a tutti. Un obiettivo raggiunto grazie al partenariato europeo che ci vede protagonisti e all’impegno della Consulta per le Persone in Difficoltà: annunciare questo risultato oggi, nella Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, è doppiamente significativo”.

 

Due iniziative quindi che si propongono di migliorare la condizione in cui si trovano i viaggiatori con disabilità nell’organizzazione della propria vacanza. Oggi a causa della scarsa competenza degli operatori e della frammentarietà delle informazioni sull’accessibilità tali viaggiatori avvertono spesso difficoltà nella progettazione e realizzazione di esperienze turistiche.

 

I turisti con disabilità rappresentano oggi un potenziale mercato di tutto rispetto che non può più essere trascurato o sottovalutato. Nei paesi europei le stime parlano di quasi 50 milioni di “viaggiatori con disabilità” pari al 30% delle persone con disabilità. Se si considerano anche anziani, persone con disabilità temporanea, famiglie con bambini e persone con esigenze alimentari si arriva a 145 milioni di turisti con esigenze specifiche. I numeri crescono ancora se si pensa che anche i turisti con disabilità, come tutti, viaggiano in compagnia di parenti e amici, elemento che porta a stimare una domanda potenziale di circa 290 milioni di persone per un indotto stimato in 185 miliardi di Euro. Considerate le statistiche, i viaggiatori con disabilità diventano sempre più un target di riferimento alle cui esigenze il sistema turistico deve saper rispondere in modo efficace. Tuttavia gli sviluppi degli ultimi anni, tra cui anche l’evoluzione tecnologica che modifica il rapporto con la vacanza e con l’organizzazione della stessa, non sono ancora riusciti a colmare il divario tra la voglia di vacanza dei turisti con disabilità e il labirinto di dubbi  e difficoltà che caratterizza l’organizzazione di un viaggio accessibile.

 

Ed è proprio in questo solco che si collocano String Box e BookingAble.com, con l’obiettivo di andare a colmare questo vuoto e segnare un primo passo verso un percorso che renda il turismo sempre più accessibile, fornendo nuovi strumenti che rendano il viaggiatore con disabilità finalmente autonomo nel pieno rispetto delle pari opportunità.

 

SUL WEB: www.stringbox.euwww.cpdconsulta.itwww.isitt.it