TRIBUNA- Pagina 87

SUK, FDI: A SAN PIETRO IN VINCOLI CONTINUA IL DEGRADO

 “SENZA BANDI PUBBLICI E SENZA TERMINI DI TEMPO!”
suk degrado 23

Riceviamo e pubblichiamo

<<Dopo l’annuncio letto sui giornali degli assessori Mangone e Tedesco dove dichiarano che sposteranno il Suk di via Monteverdi (forse) a Basse di Stura i residenti della zona San Pietro in Vincoli, dove hanno da anni il Suk del sabato, sono furiosi perché si sentono per l’ennesima volta abbandonati da chi Amministra la Città. Dopo le tante promesse di spostarlo nulla si è fatto e si continua a dare i permessi per il suolo pubblico all’Associazione Vivibalon che lo gestisce di mese in mese, senza mai aver emanato un Bando pubblico e senza nessuna progettazione nel tempo! Ho chiesto alla Giunta della Circoscrizione 7 più volte una Commissione sull’argomento ma anche qui tante promesse, tanti blablablabla ma fatti nessuno! …non è mai stata convocata….>> afferma Patrizia Alessi, Capigruppo FDI-AN in Circoscrizione 7.

Aggiungono Augusta Montaruli, Dirigente Nazione FDI-AN, e Maurizio Marrone, Capogruppo FDI-AN in Comune di Torino <<Intanto i residenti continuano avere i disagi da anni che invece di migliorare ora peggiorano, infatti già al venerdì il parcheggio diventa un’area camping aspettando il Suk del sabato nell’indifferenza assoluta da parte del sindaco Fassino e della Sua Giunta>>.

Il signor Bruno dice: “Grazie Sindaco per tutto questo schifo di Suk del Sabato in via Cirio dove non si dorme più il venerdì notte, dove si vende merce di dubbia provenienza, dove parcheggiare è diventato impossibile, dove ti urinano sotto casa”

Un altro residente dice: “Dire schifo è poco….io abito in via Cirio e dal giovedì non si vive. Zingari accampati nel parcheggio dove urinano ovunque e urlano. Dovremmo chiedere i danni al Comune x oltraggio alla quiete pubblica. ….”

Pd, dev'essere sempre di piu' di centro sinistra

Una forte unita’ del partito e’ un dato sempre piu’ importante se non si vuole spingere segmenti sociali e fasce di elettori verso i lidi dell’astensione o della sinistra piu’ radicale o del movimento 5 stelle

chiampa renzi

Al di la’ delle singole valutazioni, e’ indubbio che il risultato delle prossime elezioni amministrative influenzera’ pesantemente l’evoluzione della politica italiana. A cominciare dal futuro del Partito democratico, il principale partito italiano e perno dello schieramento di quel che resta del centro sinistra. E, al riguardo, la possibile – o meno – revisione della legge elettorale varata l’anno scorso. Certo, oggi quel testo non si cambia. Ma e’ indubbio che tutto cio’ e’ legato anche e soprattutto all’esito del voto di giugno. Soprattutto l’esito nelle grandi citta’, da Roma a Napoli, da Milano a Torino. Ora, e’ cosa nota che al centro della contesa sulla legge elettorale varata l’anno scorso non c’e’ tanto il tasso di “porcellum” presente nell’Italicum: dalla designazione centralistica dei 2/3 dei futuri deputati attraverso l’indicazione romana dei capilista alla possibilita’ delle pluricandidature. Il vero nodo politico e’ rappresentato dal premio di maggioranza: o al partito o alla coalizione. Attualmente nell’Italicum e’ previsto per il partito ma e’ indubbio che un esito non esaltante della prossima tornata amministrativa rimetterebbe in discussione l’intero impianto. Ma, senza ipotecare alcuna sconfitta per i candidati a Sindaco del Pd nelle grandi citta’ che andranno al voto – smentendo, quindi, i vari sondaggi che sino ad oggi forniscono risultati non particolarmente tranquillizzanti – e’ indubbio che se la legge elettorale non sara’ piu’ modificata almeno per il Pd si pone un problema di fondo. E cioe’, per poter raggiungere il quorum del 40 per cento al primo turno, o al ballottaggio senza poter fare apparentamenti come e’ previsto dalla legge, e’ indispensabile e necessario che il Pd sia fino in fondo e sempre di piu’ un partito di centro sinistra. E per poter centrare questo obiettivo e’, di conseguenza, altresi’ necessario coltivare una forte, convinta e consapevole unita’ politica dell’intero partito. Insomma, il profilo politico del partito e l’unita’ politica del partito sono 2 elementi strettamente intrecciati tra di loro. A prescindere dal dibattito congressuale e da come si contendera’ la leadership di Renzi alla segreteria nazionale del partito. Ma, se si vuole confermare e consolidare la cifra politica del Pd come partito di centro sinistra, e’ indubbio che non si puo’ rinunciare agli elementi fondativi e fondanti dell’esperienza del Pd stesso. E cioe’, un partito plurale, democratico al suo interno, autenticamente riformista e con una vera cultura di governo. Oltre, come ovvio, ad essere alternativo al centro destra e a tutte le forme populiste che si manifestano in modo trasversale. Elementi strettamente legati l’un con l’altro e che richiedono un partito che non smentisca, nelle parole come nei fatti, la sua natura e il suo profilo di centro sinistra. E una forte unita’ del partito e’ un dato sempre piu’ importante se non si vuole spingere segmenti sociali e fasce di elettori verso i lidi dell’astensione o della sinistra piu’ radicale o del movimento 5 stelle. Segmenti sociali e fasce di elettori che sarebbero difficilmente rimpiazzati con settori di centro destra o, peggio ancora, dai movimenti populisti. Questa, credo, e’ la vera sfida politica dopo il risultato dei prossimi appuntamenti elettorali. E per il Pd, il principale partito italiano appunto, la necessita’ di confermare nei fatti e sempre di piu’ la sua natura e il suo profilo di partito di centro sinistra.

Giorgio Merlo

(Foto: il Torinese)

Precauzioni contro gli incidenti in montagna

sci 14In val d’Aosta e in Alto Adige dall’inverno 2015/2016 sono a pagamento anche gli interventi di soccorso sulle aree attrezzate (piste da sci), mentre in Liguria dall’inizio del 2016 sono a pagamento gli interventi di soccorso in ambulanza alle persone ubriache e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Anche la regione Marche è intenzionata a seguire la Liguria

Gentile redazione del “Torinese”,

risiedo a Pietracamela (Te) paese situato alle falde del Gran Sasso d’Italia. Mi permetto di scrivere perché ho a cuore da tempo, un argomento che reputo molto importante ma poco trattato dai media. Faccio riferimento alle precauzioni da adottare per evitare che si verifichino gli incidenti in montagna. Se ci riflettiamo, in seguito ad ogni sciagura che si verifica in quota, i giornali e le televisioni riferiscono la cronaca preferendo però il sensazionalismo all’approfondimento. Alla luce di ciò desidero inviare le mie affermazioni strutturate sotto forma di sci 11intervista. Esse sono frutto non solo della mia personale esperienza ( sono Maestro di Sci, Accompagnatore di media montagna – Maestro di Escursionismo – ed ho fatto parte dell’organico del CNSAS del C.A.I al Gran Sasso per oltre dieci anni con la qualifica di tecnico di soccorso alpino e di elisoccorso) ma anche dal continuo confronto con illustri esperti del settore i quali condividono la mia proposta.  Come accennato, io sostengo da oltre un anno e mezzo che per scoraggiare gli imprudenti che si avventurano in montagna senza la necessaria preparazione fisica tecnica e mentale, bisognerebbe estendere la Legge 363/2003 allo sci alpinismo all’alpinismo all’escursionismo oltre a far pagare loro le costose operazioni di salvataggio nel caso in cui si trovino in emergenza! sci 13A tal proposito, non ho la pretesa e la presunzione di dire che la Lombardia e il Piemonte hanno accolto e attuato questo che dico da tempo: la verità è che in Lombardia le operazioni di salvataggio in montagna sono a pagamento su tutto il territorio regionale dal mese di maggio 2015. Stessa cosa in Piemonte dove lo sono dal 1 gennaio 2016.  In val d’Aosta e in Alto Adige dall’inverno 2015/2016 sono a pagamento anche gli interventi di soccorso sulle aree attrezzate (piste da sci), mentre in Liguria dall’inizio del 2016 sono a pagamento gli interventi di soccorso in ambulanza alle persone ubriache e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Anche la regione Marche è intenzionata a seguire la Liguria; in  una nota l’assessorato alla Sanità Marchigiana fa sapere che i costi sono troppo esosi sci 12per soccorrere questi cittadini e tutti a carico della regione! Si intuisce che c’è una volontà ben precisa da parte delle Regioni Italiane a porre fine allo spreco di denaro pubblico! Confido che la Vostra testata giornalistica  possa dare grande eco al tema e contribuire a  creare maggiore sensibilizzazione al problema per porre così fine alla totale gratuità delle costose operazioni  di salvataggio in montagna in tutta Italia come da anni accade in Veneto Trentino Alto Adige Val D’Aosta. A corredo degli appunti, invio alcune foto scattate domenica scorsa sulle nevi dello Stelvio con il Pluricampione Mondiale e Olimpico Gustav Thoeni il quale sostiene la mia proposta!. Nel ringraziare per l’attenzione, porgo cordiali saluti.

 

Paolo De Luca   

 

INCIDENTI IN MONTAGNA E SOCCORSI A PAGAMENTO

 

Purtroppo   si parla sempre   più spesso di   incidenti in montagna.   E’ un fenomeno in   crescita perché è   aumentato il numero   di coloro che desiderano   praticare escursioni ed   arrampicate sia in   inverno che in estate,     affascinati   dalle alte   quote e dai paesaggi   spettacolari.

Nella maggior parte dei casi gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa   preparazione: molte   tragedie si potrebbero evitare   se gli escursionisti e gli alpinisti   facessero più attenzione   alle indispensabili norme di   sicurezza; l’esperienza, invece, ha dimostrato che spesso la   difficoltà deriva da una sopravalutazione delle proprie capacità e da una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei   relativi rischi. E   spiace che gli   infortuni   riguardino sia   i frequentatori più preparati,   sia i gitanti della domenica. In entrambi la   possibilità di contare   sul soccorso gratuito   ha finito per indurre un certo irresponsabile innalzamento dei margini della sfida: tanto, nel peggiore   dei casi, li   tirano comunque fuori.    

Quali sono   le precauzioni da   adottare per evitare   incidenti in montagna?

 

Preliminare a qualsiasi attività in montagna, è la consultazione dei bollettini meteo, tenendo tra l’altro presente che   in montagna le   condizioni del tempo   possono cambiare in   pochi minuti, come   ad esempio accade   sulla catena montuosa   del Gran Sasso   d’Italia data la   sua particolare vicinanza   ai due mari.

Come   già   accennato, fondamentale è scegliere   l’itinerario in base   alla propria preparazione fisica e tecnica. Abbigliamento ed   equipaggiamento devono essere   adeguati alla difficoltà   ed alla durata   dell’escursione. Nello zaino con air bag ( è una sorta   di palloncino che   esplode permettendo di “ galleggiare” in caso di   valanga) non deve   mai mancare l’occorrente per le situazioni di   emergenza: telo termico,   lampada frontale, Kit   di primo soccorso,   telefonino cellulare – Gps nel   quale si può   scaricare l’App “GeoResQ” (è un nuovo servizio di geolocalizzazione e d’inoltro delle richieste di soccorso che   tiene traccia del   percorso comunicandolo a chi   volesse seguirci da casa   e per inoltrare   tempestivamente la richiesta di   aiuto alla centrale operativa   attiva 24 ore   su 24). In caso di neve è   opportuno tenersi costantemente aggiornati sulla situazione   del manto nevoso   consultando i bollettini di   previsione delle valanghe   oltre al casco,   pala, sonda, ramponi,   Artva (apparecchio di   ricerca dei travolti   in valanga), utile   per il corretto   funzionamento degli strumenti   elettronici è il   controllo periodico delle   batterie per verificare   la carica residua   e l’utilizzo di   tipi ad alta capacità. E’ preferibile non avventurarsi da   soli.

Consigli   a parte, da   più fronti si   invoca una legge in grado di arginare l’impennata di incidenti in montagna.   Attualmente, infatti,   non esiste   una normativa con   regole   specifiche per la sicurezza dello sciatore-alpinista, dell’alpinista, dell’escursionista e   più precisamente per   gli sport di   avventura.   A mio   avviso, innanzitutto si   potrebbe modificare la Legge   363/2003 sulle norme di   sicurezza e di   prevenzione infortuni per   lo sci di discesa e   fondo estendendola anche allo   sci alpinismo,   all’escursionismo,   all’alpinismo. Così come   nell’attuale legge si stabiliscono   precise regole sulle   piste da sci,   anche nel caso   di escursioni e   arrampicate in montagna è   necessario fissare regole   più stringenti.  

Una   soluzione potrebbe essere   quella di   stipulare una polizza   assicurativa per le   attività sportive:   credo   ci siano   formule   che coprono escursioni   impegnative, discese fuori dalle   piste battute e   probabilmente anche vie   ferrate (sicuramente non arrampicate di alto   livello). Nella maggior   parte dei Paesi   europei è prevista   un’assicurazione per questo genere di attività: con circa   20-30 euro l’anno si è coperti   in caso di   infortunio.

Non si dovrebbe partire dalla   prevenzione?

Certamente.   Gli addetti non   indicano però la   soluzione preferendo continuare   a finanziare i   soccorsi e le   loro costose strutture   invece di fare   adeguata prevenzione, molto   più economica ed   efficace. Sebbene molti   conoscono le soluzioni,   non si adoperano per sottoporre   propedeuticamente a formazione   i frequentatori dei   monti, così da   ottenere il necessario   aumento di capacità,   equipaggiamenti e consapevolezza con abbattimento dei   casi di difficoltà,   incidenti, smarrimenti e   costi connessi. Secondo   me, si ignora l’esempio   delle associazioni   speleologiche e subacquee   che giustamente impongono   la frequentazione di un   corso introduttivo prima   di svolgere tali specialità   non meno rischiose   dell’alpinismo dello sci-alpinismo o   dell’escursionismo. E’ ovvio   che le pubbliche   amministrazioni finanzino tale   attività formativa sottraendo   denaro a quella   di soccorso che in   pochi anni ridurrà   enormemente i suoi   costi come accadrà   anche per le   spese sanitarie indotte   dagli incidenti che   da sole basterebbero a finanziare questa   fondamentale   attività-socio-culturale-sanitaria   con risparmi incalcolabili.

Quale potrebbe   essere un valido   deterrente per limitare,   se non cancellare, le imprudenze   in montagna?

 

Penso che bisognerebbe far pagare   per intero al   cittadino le operazioni di   salvataggio in montagna   perché la comunità non può   e non deve più farsi   carico delle leggerezze   degli irresponsabili.   Infatti,   le operazioni di soccorso   alpino, oltre ad   impegnare mezzi e decine di   uomini, mettendone a rischio la vita,   in Italia sono   un costo imputato per   intero alla collettività perché gestito dal   servizio sanitario nazionale.   La persona soccorsa,   quindi, non paga   nulla. Per riflettere,   basti pensare che   un minuto di   volo di un elicottero medicalizzato può arrivare   a costare anche   200 euro; cifre inferiori, ma   di tutto rispetto,   per le operazioni di soccorso   con elicottero non   medicalizzato o a   piedi. In Austria   ed in Slovenia, che dal   confine Italiano distano   pochi chilometri in   linea d’aria, il   costo del soccorso   è a totale carico del cittadino   in emergenza.   In questo modo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità. E’ solo in questo modo che gli incidenti potranno diminuire e tante vite umane potranno essere risparmiate; il tutto   accompagnato, ovviamente, da un risparmio di   soldi pubblici   che potrebbero essere   investiti   nell’acquisto di   nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli   ospedali.

Convinto   di   questa proposta?

 

Certo.   Mi sembra logico che   i costi di soccorso   alpino siano addebitati   a chi ne beneficia. Andare   in montagna è   una scelta che   comporta un margine   di rischio; chi   poi imprudentemente si mette   in condizione di   pericolo deve accettarne   le conseguenze, anche   economiche.   Il paragone   con altri tipi   di soccorso, come   gli incidenti stradali   ad esempio,   non   regge; tempi, costi   e difficoltà di   intervento sono sicuramente   inferiori   e meno   problematici perché la   gente comune non   immagina la sofisticazione delle   tecniche, dei materiali,   delle procedure, che stanno   dietro agli interventi   di salvataggio   in   montagna e dei   conseguenti costi.  La mia non è una voce isolata: a   perorare   la proposta   illustri   esperti del settore di fama   internazionale, alpinisti quali   Abele Blanc, Alessandro   Gogna, Reinhold Messner, Giampiero Di Federico, Pasquale Iannetti concordano sul deterrente di tipo economico quale strumento per disincentivare i comportamenti negligenti e sull’importanza di diffondere la cultura della prevenzione del   rischio. “ Sono molto favorevole a questa proposta”.   Così esordisce il pluricampione   Mondiale e   Olimpico   Gustav Thoeni in una   intervista rilasciata al quotidiano Il Capoluogo. “Fa   bene la Regione   Abruzzo a portare avanti   una proposta del   genere, che gli   amanti della montagna   non possono non   condividere”.

A chi   spetterebbe il compito di   certificare la sussistenza   dei requisiti necessari   a giustificare gli   interventi di soccorso   alpino?

 

I reparti   specializzati del Corpo   Forestale dello Stato nei   Carabinieri, la Polizia,   la Guardia di   Finanza, i   Vigili del   Fuoco, l’Esercito (Alpini)   hanno   la preparazione giuridico – operativa per   permettere ai propri uomini di poter ricostruire   esattamente qualsiasi evento   legato   ad   infortuni   ad   alta quota,   utilizzando   come parametro   di riferimento le   linee guida del C.A.I.   sulle regole di   comportamento in montagna assicurando anche   le necessarie funzioni   di Polizia Giudiziaria   nei casi in cui,   dalla dinamica degli   incidenti, possono essere   ravvisati eventuali   elementi di interesse   penale. Infatti, ogni   corpo ha una   propria squadra di   soccorso alpino pronta   a collaborare con quella   del C.N.S.A.S del   Club Alpino Italiano   la quale, ai   sensi di una   Legge di protezione   civile, la numero   74 del 21.03.2001, ha il   compito di provvedere   alla vigilanza e   prevenzione degli infortuni   nelle attività alpinistiche escursionistiche e speleologiche nonché al   soccorso   degli  infortunati, dei   pericolanti e al   recupero dei caduti   ad opera di   tecnici di soccorso   alpino   ed elisoccorso inquadrati come   “volontari” e quindi   senza alcuna retribuzione economica.  

In   Italia   ci sono regioni   dove il soccorso   alpino si paga?

 

In   Trentino Alto Adige, Val   d’Aosta e Veneto,   regioni   ad alta   vocazione   montanara, i   propri governanti hanno   deciso di porre   fine alla gratuità   completa degli interventi   di soccorso alpino facendo pagare al cittadino   in emergenza   una   sorta di ticket   per ogni chiamata   invece dell’intero salvataggio. Questo ticket   sembra   aver funzionato bene   perché le autorità   e gli esperti del settore hanno registrato   una effettiva   diminuzione delle richieste   di intervento.

Linea   dura in Lombardia   contro le imprudenze   in montagna: dopo l’introduzione dell’ARTVA   obbligatorio su tutti   i territori innevati   fuoripista, il soccorso   in montagna è   a   pagamento sull’intera   regione con l’introduzione, anche qui, di un ticket   ( il Consiglio dei Ministri   a   maggio 2015   ha promosso la Legge   regionale n. 5 del 17/03/2015). Anche la Regione Piemonte si è adeguata ad altre   regioni Italiane – e al buon   senso: a novembre 2015 la Giunta regionale ha approvato la delibera   che introduce una   “compartecipazione” delle spese al servizio di   soccorso in elicottero   in caso di   chiamate che non   abbiano reale motivazione   o urgenza. L’assessorato alla Sanità, in una nota   fa sapere che   dal 1° gennaio 2016 sono   scattate le nuove regole.

Quanto   costa   un   intervento?

 

  • – Trentino Alto   Adige: ticket 30,00   euro per il   ferito grave (in caso   di ricovero ospedaliero   o in presenza di   un referto   medico che attesti   la gravità dell’emergenza sanitaria); ticket di 110,00 euro per il   ferito lieve e   ticket di 750,00 euro per   persona illesa.
  • – Valle d’Aosta: gratuito in   caso di emergenza   sanitaria; ticket di   800,00 euro per intervento   inappropriato a mezzo   elicottero (rilevato dall’equipaggio intervenuto – es. alpinista bloccato in   parete o escursionista con attrezzatura   inadeguata) e ticket   di 100,00 euro + 74,80 euro/min (costo al minuto di volo con aeromobile AB412 o 137,00   con aeromobile AW139)   per chiamate totalmente immotivate ( rilevate dall’equipaggio intervenuto).
  • – Veneto: 25,00 euro/min fino ad un massimo   di 500,00 euro per   il ferito grave (con   ricovero ospedaliero o   accertamenti in Pronto Soccorso di   un ospedale pubblico); 90,00 euro/min fino ad   un massimo di   7.500,00 euro per   ferito lieve o   persona illesa.
  • – Lombardia: la quota   oraria è tra i 56 euro   l’ora (per intervento di un’ambulanza) ed i 115 (per l’intervento anche di soccorritori, medici e infermieri). La quota massima per l’utilizzo dell’elisoccorso sarà di 780 euro. Secondo la normativa pagherà solo chi farà mobilitare i mezzi di emergenza senza la necessità di ricovero in ospedale mentre è   prevista una riduzione del 30% a   favore dei residenti in   Lombardia. Tariffe che gravano sugli escursionisti in caso di “ingiustificato” intervento del CNSAS per comportamenti negligenti o   motivazioni   inutili.
  • – Piemonte: diritto fisso di chiamata per ciascuna squadra 120 euro.   Costo per ogni ora   aggiuntiva di operazioni oltre la prima per ciascuna   squadra: 50 euro.   E questo varrà per tutti,   residenti o non   residenti. Se la   chiamata è totalmente   immotivata, ad esempio uno scherzo, la corresponsione è per   l’intero costo dell’intervento. E lo   stesso accadrà se   le ricerche dovranno   essere attivate a causa   di un comportamento   irresponsabile. Nel caso di chiamata   causata da utilizzo di   dotazione tecnica non adeguata o dalla scelta di percorsi non adatti al livello di capacità o al mancato rispetto di divieti, la   compartecipazione è fino ad un tetto massimo di 1000 euro, fermo restando la non applicazione in caso di   ricovero del paziente in reparto o in osservazione breve intensiva in Pronto soccorso. In ogni caso spetta agli equipaggi intervenuti   rilevare le condizioni di cui sopra mentre le spese per il recupero salma non sono soggette a compartecipazione.

Gli introiti   ovviamente non vanno   nelle tasche del   CNSAS ma in   quelle del sistema   sanitario nazionale.

E IN   ABRUZZO?

 

In   Abruzzo,   una   commissione di esperti (della   quale faccio parte anche io)   costituita grazie all’interessamento dei due consiglieri   regionali Luciano Monticelli e Pierpaolo Pietrucci,   ha redatto una bozza   di Legge chiamata   “REASTA”. I due relatori   porteranno all’attenzione del   sovrano Consiglio Regionale   la nuova Legge   entro la stagione   estiva del 2016.   Attualmente, le operazioni   di soccorso alpino sono completamente gratuite   ai sensi della   L.R. n.20 del 2014. Novità   fuori dalle aree   sciistiche attrezzate; in seguito alle modifiche della L.R. n. 24 del 2005 è consentito lo scialpinismo, fuoripista compresi, imponendo   l’attrezzatura idonea per praticare tale disciplina sportiva (ARTVA, pala, sonda oltre   al casco   protettivo   i ramponi e   lo zaino con   airbag).

IL CORPO   NAZIONALE SOCCORSO ALPINO   DEL C.A.I. PERCEPISCE   FINANZIAMENTI PUBBLICI PER   SALVARE LE PERSONE IN MONTAGNA?

Si. Percepisce   finanziamenti pubblici per   circa 10 milioni   di euro l’anno tra   Stato ed enti   autarchici locali quali   Regioni, Province, Comuni.   A questo punto,   un aspetto da   risolvere è quello   di stabilire se   l’organizzazione CNSAS formata   da volontari è   opportuno riceva finanziamenti pubblici invece di   utilizzare squadre di   professionisti altamente specializzati già esistenti nel   Corpo Forestale dello Stato (Soccorso Alpino Forestale) nei Carabinieri, Polizia, Guardia di   Finanza (Soccorso Alpino Guardia di   Finanza), Vigili del   Fuoco (Speleo Alpino Fluviale),   Esercito (Alpini) a cui eventualmente destinare   quelle somme aumentando   l’efficacia dei soccorsi.   A tal proposito è da   dire che la   tempestività negli interventi   è maggiore da   parte dei professionisti visto che i   volontari devono lasciare   il lavoro e   non sono in   continua attesa e   disponibilità per le   emergenze.        

E’ mai   capitato di assistere   a scene curiose   di gente in   difficoltà?

 

Sì,   quasi sempre,   una   in particolar modo   merita di essere   ricordata perché mi   ha fatto capire   – una volta per   tutte   –   che le operazioni di   soccorso alpino,   siano   esse di carattere   sanitario e non,   devono essere fatte   pagare per intero   al cittadino in   emergenza!

In una bella giornata   di sole, ero   con un mio amico medico   sulla cresta Ovest   che dalla cima   più elevata del massiccio   montuoso del Gran   Sasso d’Italia, la   vetta occidentale del   Corno Grande (2912 m s.l.m.), scende alla Sella   del   Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando,   in un   punto molto esposto   e difficile, abbiamo incontrato una coppia.   Lei in   evidente   difficoltà,   con   una decadenza fisica   significativa piangeva e per   la paura non   voleva più andare avanti né   tornare indietro. Ci siamo   subito fermati per prestare aiuto immediato.   Il   signore che era   con Lei ci   disse: ” Grazie,   non   abbiamo bisogno di nulla;   tra poco, se la   mia compagna non riprende a salire, chiamerò   l’elicottero per farla venire a prendere e farla portare al piazzale   dove abbiamo l’auto   parcheggiata.   Tanto è   tutto gratis… così approfittiamo per   fare un bel   giro e vedere il Gran   Sasso dall’alto”.

Questo episodio dimostra   non solo la   scarsa preparazione di   qualcuno che si   avventura in montagna,   ma anche il poco   valore etico nel   considerare il lavoro   del Soccorso Alpino   e la spesa che ricade   comunque su tutta   la comunità. Da   ultimo, ma non   meno importante è   da dire che   scambiare l’elicottero del   118 per un elitaxi   è inaccettabile perché   i mezzi di   salvataggio devono necessariamente essere riservati   alle vere emergenze, che   magari, mentre il   velivolo è occupato,   potrebbero effettivamente   verificarsi.  

Paolo De Luca

Grimaldi: "I lavoratori non sono formiche. Basta briciole!"

GRIMALDIIl Gruppo SEL ha interrogato la Giunta su un caso che riguarda le condizioni di lavoro inadeguate negli appalti della Regione, in particolare nel settore sanitario. Si è discusso del caso dell’ospedale San Giovanni Bosco.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In seguito a una segnalazione di degrado inviata dalla Filcams CGIL, il Dipartimento di Prevenzione della Struttura Complessa di Igiene e Sanità Pubblica dell’ASLTO4 ha effettuato un sopralluogo nella struttura e, il 22 marzo 2016, ha inviato un verbale al Direttore Generale dell’ASLTO2, al Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero S.Giovanni Bosco di Torino e alla Filcams stessa. In ogni reparto, bagni maleodoranti, corridoi sporchi, pavimenti usurati, polvere e sporcizia addirittura nelle camere di degenza, carrelli dei rifiuti in pessimo stato abbandonati. Come è possibile? Dal 1° aprile 2015 è attivo il nuovo appalto pulizie e sanificazione, vinto dalla ditta La Lucente S.p.A. con sede a Modugno (Ba), che ha decurtato del 40% le ore di attività di pulizia rispetto al precedente appalto, pur prevedendo sostanzialmente le medesime prestazioni dell’appalto precedente. Da allora, non a caso, si riscontrano notevoli carenze del servizio. La domanda è semplice: come si possono svolgere le stesse mansioni e mantenere gli stessi standard con così tante ore in meno? All’interrogazione del Capogruppo Marco Grimaldi, l’Assessore Saitta ha risposto che la Regione si impegna a chiedere un aumento delle ore di lavoro e un’integrazione dell’appalto e continuerà a vigilare finché le condizioni non miglioreranno sensibilmente. La Giunta ha inoltre intenzione di procedere da questo momento in avanti con gare centralizzate. “È evidente che, in questo caso, il non rispetto da parte dei committenti delle condizioni minime di dignità del lavoro ha un effetto non solo sulle lavoratrici e sui lavoratori stessi, ma sulla qualità del servizio, con gravi conseguenze per la salute dei pazienti”. – Dichiara Grimaldi – “Se non si pone fine al taglio indiscriminato delle ore di lavoro questa situazione non potrà mai migliorare. Noi continueremo la nostra battaglia e non lasceremo soli i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative. Siamo parlando di donne e uomini, non di formiche. Basta briciole”.

VIGNALE – CAVALLARI (FI):  "25 APRILE PER LIBERAZIONE DEI MARO" 

MARO'Il 25 aprile è il giorno in cui viene festeggiato San Marco, Santo a cui è dedicato il Reggimento

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Impegnare la Circoscrizione 1 di Torino e la Regione ad “inserire nei festeggiamenti del 25 aprile 2016 anche la celebrazione del Reggimento San Marco rendendo onore ai due Marò italiani, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ancora oggi assurdamente trattenuti lontano dalla Patria e dalle loro famiglie”. Questo l’obiettivo della mozione presentata in Circoscrizione 1 a Torino da Laura Cavallari. Richiesta analoga verrà effettuata da Gian Luca Vignale in Regione Piemonte. Il 25 aprile è infatti il giorno in cui viene festeggiato San Marco, Santo a cui è dedicato il Reggimento, di cui fanno parte i marò italiani ancora oggi in India. “Ci auguriamo che il 25 aprile possa rappresentare una Festa della liberazione,anche per i due fucilieri di marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ancora oggi trattenuti in India con la sola colpa di avere onorato la loro patria compiendo il loro dovere di Soldati del Reggimento San Marco”. “ Già il presidente della Repubblica Mattarella   – proseguono i due – l’anno scorso aveva affrontato la questione dei due fanti di Marina, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone il giorno del 25 aprile”. “ Rivolgiamo a tutte le istituzioni e a tutte le loro componenti politiche – concludono Vignale e Cavallari – un appello all’unità chiedendo un impegno più costante e incisivo per la Liberazione di chi è ancora trattenuto lontano dalle proprie famiglie”.

 

Quanti sindaci! Ma chi controlla le firme? Allarme dei Radicali

elezioni ieiaseggioIntervengono i Coordinatori dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta: Igor Boni, Silvja Manzi e Laura Botti

Le  notizie di stampa secondo le quali  i candidati sindaci alla prossima competizione elettorale torinese sarebbero una decina e che le liste complessivamente potrebbero aggirarsi attorno alla quarantina, preoccupa i radicali subalpini. “Data l’inveterata abitudine alla violazione della legge elettorale in merito alla raccolta delle sottoscrizioni dei cittadini da parte di tutta la partitocrazia, da decenni denunciata dai soli Radicali, – sostengono i Coordinatori dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta: Igor Boni, Silvja Manzi e Laura Botti – ci permettiamo di mettere in avviso tutti che il rispetto della legge è requisito fondamentale per poter accedere regolarmente alla competizione. Ciò significa raccogliere firme con autenticatore sempre presente, su liste di candidati definitive, comprensive di tutti gli accorpamenti con il candidato Sindaco prescelto”. manifesti elezioni

Aggiungono i radicali torinesi: “Ciò significa che se i numeri di Liste saranno confermati vi saranno circa 30-40.000 torinesi che firmeranno o hanno già firmato. Numeri importanti che fanno presumere di incontrare per strada banchetti di raccolta pubblici che a oggi non sono certo evidenti.  Date le ultime esperienze di violazioni registrate in tutta Italia – e come sappiamo il Piemonte non è stato immune… – crediamo che siano necessarie verifiche immediate da parte degli organi preposti.  Per quanto ci riguarda valuteremo se e come procedere con accessi agli atti se fosse evidente e patente la violazione da parte di qualcuno, chiunque esso sia”.

(foto: il Torinese)

"I DOCENTI DI DIRITTO PER L'EDUCAZIONE ALLA LEGALITA'"

toga tribunaleAPIDGE AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

                                                    

“I DOCENTI DI DIRITTO PER L’EDUCAZIONE ALLA LEGALITA'” è il filo conduttore dell’evento promosso da APIDGE, Associazione Professionale degli Insegnanti di Discipline Giuridiche ed Economiche, che si terrà sabato 14 maggio 2016, nello stand del MIUR nell’ambito del Salone Internazionale del Libro 2016 a Torino.

Il programma si articola nell’arco dell’intera giornata sul tema della legalità ed in particolare sul contributo che, in vari ambiti, può dare la scuola, con l’apporto specifico e qualificato dei docenti di diritto.

I lavori verranno aperti alle ore 9.30 con i saluti di Fabrizio Manca, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e di Oscar Pasquali Capo della Segreteria tecnica del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

A parlare su “I docenti di diritto e di economia nella Buona Scuola” saranno Ezio Sina, presidente APIDGE e il deputato Fabio Lavagno, redattore dell’ordine delgiorno 9/02994 di accompagnamento alla Legge 107 del 2015, accolto come raccomandazione del Governo l’8 luglio 2015, che ne presentano gli obiettivi e le prospettive di attuazione.

Alle ore 10.30 si parlerà di “Legalità e Bullismo”. Dopo l’introduzione di Maria Giovanna Musone, responsabile culturale APIDGE ed il contributo dell’Assessore all’Istruzione della Regione Piemonte, Giovanna Pentenero, ci sarà la proiezione del cortometraggio “Se fosse mio figlio”, alla presenza del regista torinese Roberto Loiacono e degli studenti dell’Istituto Colombatto di Torino a conclusione del progetto scolastico contro il bullismo. A seguire il Procuratore Capo del Tribunale dei Minorenni di Torino, Anna Maria Baldelli interverrà sull’importanza dello studio dei diritto come forma di prevenzione di bullismo e violenza.

“Legalità, ambiente e territorio” è il filo conduttore della sezione che inizia alle ore 11.30 introdotta da Maria Giovanna Musone e da Alessandro Leto, Segretario particolare del Ministro Giannini.

I temi di assoluta attualità della criminalità economica ed ambientale e l’importanza dell’educazione alla legalità ai futuri cittadini attraverso lo studio delle Scienze Giuridiche ed Economiche verranno affrontati da due relatori di primo piano: il giudice Giancarlo Caselli ed il giornalista Sandro Ruotolo.

A partire dalle ore 15.30, infine, si analizzerà il binomio “Legalità e Sicurezza” ed il ruolo che ha la scuola in questo processo di apprendimento.

I lavori verranno coordinati da Massimo Iaretti, responsabile dell’Ufficio Stampa di APIDGE con la partecipazione di Antonio Boccuzzi, componente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Fosca Nomis, presidente della Commissione Legalità del Comune di Torino e Cinzia Caggiano Scafidi. Intervengono Massimiliano Quirico, direttore della rivista “Sicurezza e Lavoro” per la sicurezza sui luoghi di lavoro e Francesco Anfossi, capo redattore di “Famiglia Cristiana”, che commenta “Noi Sicuri”, progetto speciale per la sicurezza sulle strade.

Le conclusioni verranno tratte da Alessia Rossa, del Nucleo Nord di Indire, Istituto Nazionale di Documentazione Ricerca Educativa e da Ezio Sina.

 

Che cos’è Apidge ?

L’APIDGE si propone come interlocutore critico e propositivo delle istituzioni per tutti gli aspetti che riguardano la professione docente, partendo dal presupposto che nessun sistema scolastico può raggiungere le sue finalità formative se gli insegnanti, individuati come professionisti responsabili e non come meri esecutori, non sono messi nelle migliori condizioni per svolgere la loro attività di estrema rilevanza sociale.

L’APIDGE intende evidenziare, promuovere e sviluppare, in primo luogo tra i docenti, una cultura e una coscienza professionale contro i pericoli di impiegatizzazione e di riduzione al fatto burocratico dell’attività di insegnamento. Strumento fondamentale per raggiungere pienamente tale scopo è la costituzione di un ORDINE PROFESSIONALE degli insegnanti che divenga parte essenziale dei processi di reclutamento dei docenti e della loro formazione iniziale ed in servizio, che promuova un rigoroso Codice Deontologico-Professionale e che partecipi a pieno titolo nelle varie fasi di valutazione di sistema

L’APIDGE si propone perciò come interprete e portavoce di quel disagio che abbia ragioni coerentemente professionali e come interlocutore con le Istituzioni per tutte le questioni afferenti la FUNZIONE DOCENTE attraverso attività di formazione, di informazione e di confronto attraverso pubblicazioni, eventi, convegni, momenti di dibattito sulle questioni didattico-disciplinari e professionali con tutte le componenti della società e in stretto collegamento con analoghe esperienze a livello europeo

L’APIDGE, in pieno rispetto al sistema dell’autonomia scolastica, ritiene necessario che funzioni e retribuzioni in ambito scolastico siano diversificate contro ogni forma di egualitarismo e appiattimento economico e professionale

REFERENDUM TRIVELLE, VOLONTARI DI GREENPEACE MOBILITATI ANCHE A TORINO

Anche il gruppo locale di Torino di Greenpeace partecipa al weekend di mobilitazione nazionale “1000 piazze, un mare di Sì” per sensibilizzare i cittadini italiani sul referendum del prossimo 17 aprile. L’iniziativa è promossa dal Comitato Vota sì per fermare le trivelle, a cui aderisce anche Greenpeace

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

greenpeace trivelle

 

Per far conoscere agli italiani l’importanza di questo appuntamento referendario sono stati organizzati in tutta Italia centinaia di iniziative: flash mob, piazze tematiche, attività di volantinaggio, biciclettate, catene umane, concerti e feste in piazza. A Torino il Comitato Vota Sì per Fermare le Trivelle ha organizzato una bellissima pedalata dal Parco del Valentino: un percorso a forma di SI e lungo 12 miglia attraverso la città! Il tutto si è concluso con musica e cibo nella magnifica cornice dei Giardini della Cavallerizza Reale, riaperti e resi fruibili alla cittadinanza da Assemblea Cavallerizza 14:45 due anni fa. Durante il weekend molti cittadini di Torino potranno inoltre trovare nella cassetta della posta un invito di Matteo Renzi a votare Sì al referendum del 17 aprile. Si tratta di un finto volantino elettorale distribuito dai volontari di Greenpeace per ricordare al premier l’impegno preso appena due anni fa: portare le rinnovabili al 50 per cento e rivoluzionare il sistema energetico italiano. Secondo Greenpeace, se Renzi avesse a cuore la coerenza oggi avrebbe certamente inviato agli italiani un volantino molto simile per chiedere agli elettori di votare Sì per rottamare le trivelle, dire addio ai combustibili fossili e promuovere le rinnovabili. «Il 17 aprile votando Sì tutti noi fare almeno tre cose: liberare i tratti di mare più vicini alle coste da impianti vecchi, inquinanti e improduttivi; smentire l’indirizzo energetico del governo, tutto basato sulle fonti fossili a discapito del clima, della sostenibilità e del lavoro che già oggi potrebbe essere garantito da rinnovabili ed efficienza energetica; dire chiaramente che non accettiamo una politica succube delle lobby energetiche, in cui il profitto di pochi è anteposto ai diritti di tutti. Il 17 aprile cambiamo energia all’Italia, con un mare di Sì», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Morano, il primo candidato sindaco al Circolo della Stampa

Ciclo di incontri promosso dall’Associazione Stampa Subalpina

morano circoloGuido Boffo capocronista de La Stampa , ha guidato il dibattito che ha aperto il ciclo di incontri che il Circolo della Stampa  dedica ai candidati sindaco della nostra città in previsione delle prossime elezioni amministrative . Il primo ospite che ha debuttato davanti ad un folto schieramento di giornalisti è’ il notaio Alberto Morano , che ha presentato il simbolo della sua lista civica ai Torinesi attraverso i manifesti blu e arancioni partendo dalle periferie . È proprio le periferie sono un tema sul quale Morano ha catalizzato l’attenzione nel suo discorso :”Invito Fassino a salire con me sul 4 per fargli vivere la realtà di Torino . Torino non è’ tutta uguale, ci sono le zone  periferiche che hanno dei problemi che non possono continuare ad essere trascurati . Bisogna portare lestampa giornalisti circolo manifestazioni culturali in tutte le zone di Torino, non solo nel centro, bisogna favorire i negozi di vicinato che sono presidi e gruppi d’incontro della città “

Sull’ex Moi: “Abbiamo un problema di immigrati e del loro controllo. I clandestini vanno rimpatriati non c’è alternativa. Torino ha il15% di cittadini immigrati che fanno parte del tessuto sociale,integrati e che portano lavoro e produttività , ma all’interno ci sono sacche di criminalità che vanno debellate”

” Quest’anno Torino è’ realmente contendibile perché il centro sinistra non ha la certezza della vittoria e dobbiamo lavorare per portare miglioramenti nella città . L’amministrazione è’ il buongoverno sono regole basilari che prescindono dall’ideologia politica. Non visto fin’ora soluzioni dai grillini. È’ agghiacciante scegliere gli assessori con un bando e non scegliere tecnici specializzati , oltre agli assessorati politici .” E poi ancora sulle società partecipate dal Comune di Torino:

morano1“Bisogna avere il coraggio di dire che tutte le società partecipate non fanno il bene della città . Bisogna analizzarle una per una. Dobbiamo credere nel ballottaggio .  Bisogna valutare con attenzione i progetti ;non possiamo sprecare soldi .Bisogna generare lavoro a Torino per combattere il degrado e garantire  aiuti ai cittadini che non hanno scelto di vivere come clochard , ma che lo sono diventati a causa della crisi economica. Sono innamorato di Torino e sono convinto di poter garantire supporto a questa città”

Questi sono solo alcuni dei temi toccati da Morano nella presentazione del suo programma per la città, sostenuto da Lega e Fratelli D’Italia .

CV

Il ritorno di Bossuto contro il "sistema Torino"

bossuto juriJuri Bossuto torna alla politica attiva. Dopo il non brillante risultato elettorale del 2011 , si è dedicato alla sua passione di ricercatore e scrittore. Gli ho telefonato per incontrarlo, curioso sul perché di questo suo ritorno. Come al solito gentilissimo mi ha fissato l’appuntamento in centro. Tanta e tale la distanza politica tra noi, tanta e tale la mia stima nei suoi confronti. Corretto, è radicale nella ricerca della verità. Gli darei il mio portafoglio tanta è la fiducia che mi ispira.

Allora… perché questo ritorno?

“Veramente non ho mai smesso , sicuramente agendo in altre forme ed altri modi rispetto al  passato. sempre comunque attento ai problemi di questa bella e nostra martoriata città. La proposta è arrivata direttamente da Giorgio Airaudo, e non ho avuto esitazioni, anche se dovrò rinunciare a qualcosa che mi ero prefissato di fare”.

Scusa se insisto: perché?

 “Non ne posso più del sistema di Torino. Sistema che ha, perlomeno, “anchilosato” questa nostra città. Ti assicuro, è molto ma molto diffuso il malcontento, e non solo negli ambienti che tradizionalmente frequento. Così mi sono detto: vale la pena, superati i 50 anni mettersi in discussione”.

Che ti dice la famosa frase: se a vent’anni non sei comunista sei senza cuore, se lo sei a quaranta senza cervello?

“Patrizio sei sempre il solito provocatore, avere il cuore, avere cervello ed essere comunista è concretamente possibile, persino gli epigoni dei Savoia si sono complimentati per il libro ‘Le catene dei Savoia’ “.

Spiega meglio… tu comunista con i monarchici?

“Già, e pensa che le maggiori critiche fino all’isolamento dopo aver scritto il libro le ho avute da sinistra. Passi per le critiche, ma addirittura le minacce. Viceversa i monarchici mi hanno solo chiesto d’intervenire, rispettando le mie idee. Molto strana, a volte, la realtà. Ho scritto questo libro perché mi sono documentato. Fare il ricercatore mi è sempre piaciuto. Quando entro in un archivio è come vivessi una realtà parallela. Dal mattino a sera, senza mangiare, senza aver voglia di mangiare, rendendosi conto che il tempo è passato perché un gentile impiegato t’informa che si deve chiudere. Ha dato fastidio , non è vero che i Savoia hanno ucciso molti soldati ed ufficiali Borboni. E poi è totalmente esagerato sostenere che nel Risorgimento ci sono le premesse della destra fascista italiana”.

Come hai  “campato” in questi anni?

“Sicuramente ho fatto quello che mi piaceva fare. Scrivere, ricercare, studiare, ma le miei convinzioni mi hanno portato anche isolamento. Luci ed ombre, ma diversamente non avrebbe potuto essere”.

Ma il nostro Juri è anche un narratore. “Un’amica mi ha regalato Il gatto nel cuore di Torino. Una storia vera. Due mezze serate lettura completata.Un incontro apparentemente banale con la gatta diventa recupero di rapporti umani tra le persone. Ci sono sempre piccole miserie umane, ma vince la solidarietà. Visti i tempi non cosa da poco”

Pensavo, credevo di trovare il politico, ho ritrovato l’umanità di Juri, eccezionale visti i tempi.

Patrizio Tosetto