Crescono gli aventi diritto, che quest’anno arrivano a oltre 20.000. La Regione conferma la volontà di finanziare dalla prima all’ultima borsa di studio, nonostante un incremento di spesa che porta a circa 110 milioni la cifra investita per il Diritto allo Studio
Con l’approvazione della graduatoria delle borse di studio per l’anno accademico 2025/2026, la Regione Piemonte ribadisce con chiarezza la propria volontà politica: garantire il diritto allo studio universitario e arrivare, anche quest’anno, alla copertura del 100% degli aventi diritto.
I numeri fotografano una crescita significativa. Gli studenti aventi diritto passano da 18.601 dello scorso anno accademico a 20.153 di quest’anno, con un incremento di oltre 1.500 unità. Aumenta di conseguenza anche il fabbisogno complessivo, che sale da 102 a circa 110 milioni di euro, otto milioni in più rispetto al 2024/2025.
In questo contesto, la Regione Piemonte si dimostra ancora una volta virtuosa e responsabile. A dicembre 2024 le risorse disponibili per le borse di studio ammontavano a 82,7 milioni di euro; oggi sono salite a 87,7 milioni, consentendo di pagare immediatamente gli studenti vincitori della graduatoria 2025/2026. A queste risorse si aggiungeranno i circa 10,5 milioni di euro di fondi PNRR, che, insieme agli stanziamenti già previsti, una volta approvato il bilancio regionale permetteranno di completare il pagamento di tutti gli idonei dopo l’approvazione del bilancio della Regione.
Un percorso che conferma una strategia chiara: nessuno studente avente diritto deve restare indietro.
«Il diritto allo studio non è uno slogan, ma una scelta politica concreta» ha dichiarato Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte e assessore al Diritto allo Studio Universitario. «L’aumento degli aventi diritto e dei costi complessivi non ci ha fatto arretrare di un passo: al contrario, rafforza la nostra determinazione a garantire il 100% delle borse di studio. È un impegno importante, non scontato e che non tutte le Regioni riescono ad assicurare. In Piemonte crediamo davvero che il merito e il talento non debbano mai essere frenati dalle condizioni economiche delle famiglie».
«Investire sul diritto allo studio – ha concluso Chiorino – significa investire sul futuro del Piemonte, nella consapevolezza che l’istruzione e la formazione possano diventare settore di traino per le transizioni in atto come quella dell’intelligenza artificiale, verde e digitale. Ma significa anche investire sul futuro della Nazione, sui nostri giovani e sulla possibilità per ciascuno di costruire il proprio percorso con dignità e opportunità reali».
Gli States… in cornice
Al “Forte di Bard”, grande mostra fotografica incentrata sul “racconto” degli Stati Uniti d’America con foto in arrivo dall’Agenzia “Magnum Photos”
Fino all’8 marzo 2026
Bard (Aosta)
Polo culturale d’eccellenza della Vallée, il sabaudo “Forte di Bard” appare sempre più orientato a diventare un vero e proprio “centro nevralgico” per quanto riguarda le esposizioni dedicate all’arte fotografica. Da poco conclusesi le rassegne “Oltre lo scatto” e “Gianfranco Ferré, dentro l’obiettivo”, e ancora in corso “Bird Photographer of the Year 2025”, l’ottocentesca Fortezza torna a proporre una nuova esposizione, a soggetto gli “States”, attingendo niente meno che dagli Archivi dell’Agenzia “Magnum Photos”, una delle più importanti Agenzie Fotografiche a livello mondiale, oggi guidata da Cristina de Middel e fondata ( inizialmente con due sedi, a New York e a Parigi) nel 1947 da Maestri del calibro di un Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, William (detto Bill) e Rita Vandivert.
“Magnum America. United States”, é il titolo dell’attuale rassegna allestita nelle sale delle “Cantine” fino a domenica 8 marzo 2026, promossa, nel solco di un’ormai consolidata collaborazione sul fronte della fotografia storica e del costume dal “Forte” valdostano e da “Magnum”, e curata dalla critica d’arte Andrèa Holzherr, responsabile della promozione dell’“Archivio Magnum”. Organizzata in capitoli decennali, dagli anni ’40 ai giorni nostri, “l’esposizione – sottolineano gli organizzatori – ha quale primo obiettivo quello di porre a confronto persone ed eventi ordinari e straordinari, offrendo un’interpretazione commovente del passato e del presente degli Stati Uniti d’America, mettendone al contempo in discussione il futuro”. Il futuro di un Paese, cui “Magnum Photos” fin dai suoi inizi ha guardato con interesse e profonda analisi critica, com’era e com’é necessario per una nazione da sempre simbolo di “libertà” e “abbondanza”, ma anche di tensioni sociali, sconvolgimenti culturali e divisioni politiche non di poco conto e quasi sempre proiettate, nel bene e nel male, sul destino del resto del Pianeta.
Ecco allora, fra gli scatti in parete, l’iconica immagine di profilo di “Malcolm X” (Malcolm Little) attivista politico, leader nella lotta degli afroamericani per i “diritti umani”, assassinato durante un discorso pubblico ad Harlem all’età di soli 39 anni, da membri della “NOI – Nation of Islam”, gruppo “nazionalista nero” che predicava la creazione di una “nazione nera” separata all’interno degli States. Lo scatto è a firma della fotografa americana Eve Arnold, la prima free lance donna della “Magnum”. Di Bruce Gilden, ritrattista eccezionale di gente comune incontrata a Coney Island, piuttosto che a New York centro, è toccante il primo piano sofferente e affaticato di “Nathen”, ragazzo di campagna dell’Iowa, che non nasconde all’obiettivo la libera “voce” delle sue lacrime. E poi la grandiosa “Ella Fitzgerald” di Wayne Forest Miller, fra i primi fotografi occidentali a documentare la distruzione di Hiroshima, insieme al curioso caotico intrecciarsi di mani fra “John Fitzgerald Kennedy” e la folla dei sostenitori in un comizio per le “Presidenziali” del 1960.
Per molti dei fondatori europei di “Magnum”, l’America rappresentava “sia una nuova frontiera che un banco di prova per la narrazione fotografica”. Robert Capa ha catturato il glamour di Hollywood e l’ottimismo del dopoguerra, mentre l’occhio attento di Henri Cartier-Bresson ha analizzato i rituali e i ritmi del Paese “con uno sguardo distaccato e antropologico”. Con la crescita dell’Agenzia, fotografi americani come Eve Arnold, Elliott Erwitt e Bruce Davidson hanno contribuito con prospettive privilegiate, documentando tutto o quasi: dal movimento per i diritti civili e le proteste contro la “Guerra del Vietnam”, ai ritratti di comune quotidianità nelle piccole città e nelle grandi metropoli. Dai grandi trionfi ai più profondi traumi: il “V-day” (“Victory in Europa Day”), la Marcia su Washington, Woodstock, l’11 settembre, le campagne presidenziali, gli eventi sportivi, le manifestazioni culturali, i disastri naturali e le profonde cicatrici della disuguaglianza razziale ed economica. “Insieme, queste immagini formano un mosaico – concludono gli organizzatori – a volte celebrativo, a volte critico, sempre alla ricerca e che continua ad interrogarsi su cosa sia l’America e cosa potrebbe diventare”.
Gianni Milani
“Magnum America”
Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Fino all’8 marzo 2026
Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso
Nelle foto: Eve Arnold / Magnum Photos “Malcolm X”, Chicago, USA, 1961; Bruce Gilden / Magnum Photos “ Nathen, a farm boy”, Iowa, USA, 2017; Wayne Miller / Magnum Photos “Ella Fitzgerald”, Chicago, USA, 1948
Efficientamento energetico sugli immobili comunali
La Città di Torino consolida la propria strategia per l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale del patrimonio pubblico. Questa mattina, con l’approvazione di altre due delibere da parte della Giunta Comunale su proposta dell’assessora alla Transizione Ecologica e Digitale Chiara Foglietta, il Piano EfficienTO compie un ulteriore passo avanti con un investimento complessivo di oltre 4,3 milioni di euro. Gli interventi, realizzati da Iren Smart Solutions, rafforzano l’impegno della Città nella riduzione dei consumi energetici, delle emissioni di CO₂ e dell’impatto ambientale degli edifici comunali, contribuendo al miglioramento del comfort e della qualità degli spazi.
La quota più consistente dell’investimento, pari a oltre 3 milioni e 500 mila euro, è destinata alla riqualificazione energetica di quattro complessi scolastici. I lavori interesseranno il complesso di corso Matteotti 6, che ospita scuola dell’infanzia, primaria Carducci e secondaria di primo grado Meucci, la scuola primaria Vittorino da Feltre di via Finalmarina, l’Istituto Comprensivo Costantino Nigra di via Bianzè e il complesso scolastico comunale di via Giulio 22-30.
Gli interventi previsti comprendono la coibentazione delle strutture e delle coperture, la sostituzione parziale dei serramenti e l’ammodernamento degli impianti tecnologici. Particolare attenzione è dedicata all’installazione e all’aggiornamento dei sistemi di Building Management System per il monitoraggio e la gestione da remoto dei consumi, al relamping a LED degli spazi interni ed esterni e all’efficientamento delle centrali termiche con l’introduzione di pompe ad alta efficienza e valvole termostatiche intelligenti. Azioni che consentiranno una significativa riduzione dei fabbisogni energetici e delle emissioni climalteranti, migliorando al contempo le condizioni di benessere per studenti e personale scolastico.
Un ulteriore stanziamento di 340 mila euro è destinato alla sostituzione di serramenti nel complesso scolastico di via Torrazza e via Monastir, con l’obiettivo di incrementare ulteriormente l’isolamento termico degli edifici e contenere le dispersioni energetiche.
Tutti questi interventi rientrano nel Piano EfficienTO, il programma pluriennale avviato dalla Città di Torino che punta a migliorare le prestazioni energetiche di circa 850 immobili comunali entro il 2030, attraverso un investimento complessivo di 110 milioni di euro a carico del partner privato Iren Smart Solutions, contribuendo in modo concreto agli obiettivi di decarbonizzazione e neutralità climatica.
Con una terza delibera sono stati inoltre approvati lavori di manutenzione straordinaria degli impianti elettrici e speciali per una spesa complessiva di 431 mila euro. Le opere riguarderanno, l’adeguamento dell’illuminazione del campo da hockey su prato di corso Tazzoli, la revisione di ascensori negli edifici comunali di via Meucci e in piazza San Giovanni, migliorando sicurezza, funzionalità ed efficienza degli impianti a servizio della città.
TORINOCLICK
Michele Paolino e il suo “Profeta”
Dalla Liguria arriva a Torino, per la sua XIII edizione, il prestigioso Premio Letterario Internazionale “Sarzanae”
Sarzana (La Spezia)
Torinese, classe ’66, una laurea in “Scienze Politiche”, scrittore e giornalista, è il “nostro” Michele Paolino, con il suo ultimo romanzo “Il profeta del lungo termine” (Collana “Piemonte in noir”, Edizioni del Capricorno), il vincitore – nella categoria “noir” – della XIII edizione del Premio Letterario Internazionale “Sarzanae” (già “Premio Città di Sarzana”) organizzato, nella gestione dell’evento e nella selezione dei vincitori, dall’Associazione Culturale spezzina “Poeti solo poeti poeti”.
Il libro si è meritato l’ambito Premio “per la qualità dello stile – queste le motivazioni della Giuria – la ricchezza dei personaggi, l’originalità dell’intreccio e l’efficacia con cui fonde ironia e suspense”. Qualità a noi non nuove. Proprie di uno stile e di un modo di concepire il piacere del “raccontare” (in chiave “noir” o “thriller”) di cui Paolino ha già dato ampia prova nelle sue precedenti produzioni letterarie (sempre per “Edizioni del Capricorno”), da “La ballata di Borgo San Paolo” (2019) a “Hanno ucciso Babbo Natale in Borgo San Paolo” (2021), fino a “Il giorno prima del voto” (scritto nel 2022, a quattro mani con l’ex sindaco Sergio Chiamparino) e a “La versione del professore” (2023).
L’attuale“Il profeta del lungo termine” è un libro che “diverte – si legge ancora e piace riportarlo nella Motivazione della Giuria – inquieta e cattura. Paolino dimostra grande controllo della materia narrativa e un raro talento nel costruire intrecci complessi senza mai perdere la limpidezza dello stile (…). Una narrazione densa, ricca di personaggi memorabili, dove nulla è realmente ciò che sembra e ogni dettaglio contribuisce a un mosaico complesso e affascinante (…). Il giallo si intreccia con l’umorismo, il ‘noir’ con la critica sociale, il ‘thriller’ con il racconto corale. Torino e la sua provincia diventano un personaggio vivo”.
Lungi da me l’idea di spoilerare oltre il giusto consentito. Lasciatemi solo anticiparvi che tutto ha inizio in una mattina nebbiosa, quando nelle campagne del Torinese, un piccolo aeroplano da turismo precipita con a bordo un carico prezioso. Cosa? “Il volto sensuale e implorante di una donna cinquecentesca raffigurata su una tela”. Questo il misterioso “incipit” di un giallo che, via via, per 192 pagine, si snoda nelle austere vie di una Torino “specchiata nella memoria e nel rimpianto”, con una luogotenente del “Nucleo Tutela del Patrimonio” dei Carabinieri, tal Serena Valente, impegnata in un’indagine che “parte da due dipinti scandalosi e una serie di tavole inquietanti”. In uno strano, curioso balletto di personaggi, che vanno da un elegante e spregiudicato avvocato presenzialista ad un imprenditore “nerd” con la fissa per il “lungoterminismo”. E non è finita. Tutt’intorno, ecco muoversi, appesi alle corde dell’ acuto scrittore – burattinaio, un contadino innamorato del suo trattore, un “emù” in fuga, un pittore che vive a Mougins, in Costa Azzurra, una seducente gallerista, un vice commissario di Polizia e un sostituto procuratore in preda a tic nervosi, per finire con fuoristrada e cadaveri che scompaiono, mogli in secondo piano, intrighi internazionali ed eventi mondani. Un “pastone” difficile, ma allettante, da districare, mentre “la storia della città incombe come una cicatrice con i suoi misteri e le sue vestigia”.
Per info: “Capricorno Edizioni”, corso Francia 325, Torino; tel.011/3853656 o www.edizionidelcapricorno.com
g.m.
Nelle foto: Michele Paolino (in mano il “Premio”) e cover “Il profeta del lungo termine”
I “chiodini” intelligenti della Quercetti
Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore 67 anni fa. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti
“Caro Alessandro, i “plonini” hanno compiuto sessantacinque anni. Sette in più del tuo papà, più del doppio dei tuoi. Ma sono sempre quelli, di plastica colorata, che infilavi nei buchi per disegnare figure”. Così scriverei a mio figlio, in una ipotetica lettera, ricordando il tempo in cui giocava con i chiodini della Quercetti. Sì, erano quelli i “plonini” ( i bimbi tendono a reinventarsi i nomi; anche Snoopy era diventato “Stuyng” e i Puffi si erano ritrovati come d’incanto ad essere dei “fuppi” ) che nel 1950 uscirono dalla fabbrica torinese di Corso Vigevano,25. Esattamente 67 anni fa, Alessandro Quercetti, diede vita a uno fra gli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia. E, nonostante il paese sia cambiato dall’inizio del secondo dopoguerra e almeno tre generazioni di italiani hanno giocato con quei chiodini di plastica, sembra che per la “Quercetti & C.” il tempo si sia fermato. Certo, la fabbrica è più grande, moderna e tecnologica, ma il nome sulla porta è sempre lo stesso ed a guidarla è sempre la stessa famiglia: Andrea, Alberto e Stefano Quercetti, i figli di Alessandro. L’azienda torinese rappresenta uno degli esempi più longevi dell’industria del giocattolo in Italia, un comparto che, nella maggior parte dei casi, ha dovuto arrendersi allo strapotere dei produttori asiatici.
Ovviamente i giochi si sono evoluti, ma quel che conta e che fa la differenza è che l’impronta è la stessa data dal fondatore. Giochi tradizionali, manuali, intelligenti. E il “pezzo forte” dell’azienda è sempre lui, il mitico “Chiodino“, intuizione straordinaria che ha reso il marchio “Quercetti” e i suoi giochi riconoscibili in tutto il mondo. La gamma dei giochi nel tempo è decuplicata, e sono cambiati materiali e tecnologie produttive: ai chiodini, si sono aggiunti biglie, costruzioni, aerei, magneti. Ma ogni pezzo viene realizzato ancora oggi in Italia, nello stabilimento di Torino, dove la Quercetti può vantare di essere una delle pochissime realtà con un controllo diretto dell’intera filiera produttiva. Tutto il lavoro, a partire dalla progettazione del giocattolo fino al confezionamento del prodotto finito è interamente realizzato in Corso Vigevano. L’intero ciclo di produzione, dall’idea al prototipo, dallo sviluppo del prodotto alla costruzione degli stampi, dallo stampaggio al confezionamento fino alla spedizione è svolto in Italia, sviluppando un indotto sul territorio. Così, nel tempo, la Quercetti ha mantenuto la sua identità e non è mai scesa a compromessi. Perché per fare giocattoli, per essere in grado di offrire ai bambini una ricca gamma di esperienze, per realizzare un prodotto che non si limiti ad attrarre ma che stimoli l’intelligenza dei bambini. Rispettandola e coltivandola nel tempo, chiodino dopo chiodino.
Marco Travaglini
Metti in gioco il tuo talento
“Faber. Quando la creatività incontra l’impresa” è un’iniziativa che coinvolge oltre sessanta imprese del settore a sostegno dei giovani, dell’innovazione e della creatività digitale in Piemonte. È il principale luogo d’incontro tra nuovi talenti e imprese che credono nel valore della creatività e nel potere delle nuove generazioni. Uno degli elementi distintivi dell’iniziativa è il ruolo attivo delle aziende partner, che mettono in gioco competenze, visione e tempo per individuare nuovi linguaggi, talenti e possibili collaboratori, contribuendo alla crescita di un ecosistema creativo dinamico e aperto.
“Faber” nasce alla consapevolezza che le imprese creative rappresentano un motore strategico dell’innovazione e della transizione digitale. Non a caso, più del 90% delle edizioni considera Faber una tappa fondamentale del proprio percorso professionale. La sfida si articola in due momenti: il concorso nazionale, aperto fino al 13 marzo 2026, dedicato ai giovani creatività, attivi nei settori relativi quali animazione, design, gaming, realtà aumentata, web, app, IoT e altre aree di crescita, e il primo punto di contatto con le imprese partner. Il premio si concretizza al Faber Meeting, in programma il 22 e 23 maggio 2026: due giornate in cui i vincitori incontrano aziende grandi e piccole, partecipano a workshop guidati dai partner e accedono a premi dall’alto valore economico, come tirocini, collaborazioni retribuite, accessi gratuiti a eventi e membership, oltre a servizi e opportunità reali. L’evento finale è una gradevole occasione di connessione e collaborazione, un luogo dove imprese e giovani talenti costruiscono idee, prototipi e nuove possibilità. L’obiettivo è quello di ampliare il mercato digitale coinvolgendo le PMI, gli artigiani, le startup e le realtà dell’innovazione sociale, generando domanda di nuovi servizi creativi.
“Il FaberMeeting è una grande festa dei talenti digitali – afferma Carlo Boccazzi Varotto, il direttore – si tratta di un evento che sperimenta, anticipa trend e parla i linguaggi di oggi, mettendo al centro il valore delle imprese creative nella transizione digitale. Non a caso sempre più aziende decidono di partecipare attivamente, condividendo competenze e dando una mano concreta ai giovani talenti, edizione dopo edizione, per migliorare il progetto”.
Dal 2007 Faber ha coinvolto oltre 1200 giovani, collaborato con 150 imprese e premiato 180 progetti. Le sette edizioni hanno raccolto 561 lavori di 732 creativi e ospitato 136 eventi tra workshop, talk e tavole rotonde. I partner sono cresciuti da 14 nel 2008 agli oltre 60 di oggi. In occasione del ventennale è nato il percorso speciale “Faber Back to the skill-percorsi di scoperta”, un’iniziativa pensata per rafforzare il dialogo tra formazione, talento e futuro, facendo crescere il ruolo del FaberMeeting come luogo di innovazione, partecipazione e valorizzazione dei talenti emergenti. Il progetto è rivolto ai giovani tra i 16 e i 29 anni, selezionati attraverso la call Action Unlock della Fondazione Compagnia di San Paolo all’interno del programma Città dell’Educazione 16+. Il coinvolgimento di questi giovani rappresenta un valore aggiunto significativo per il FaberMeeting, poiché la loro partecipazione attiva contribuirà a creare uno spazio dinamico di confronto. Attraverso l’incontro diretto con i vincitori, il percorso offrirà nuove opportunità d’orientamento, permettendo ai partecipanti di esplorare competenze, visioni professionali e traiettorie per il proprio futuro. È possibile candidare lavori individuali o di gruppo realizzati negli ultimi 24 mesi nei seguenti ambiti: live action, animazione, visual e graghic design, gaming e realtà aumentata, comunicazione web, app e social media. I progetti saranno valitati dalle aziende partner che selezioneranno i partecipanti ammessi al FeberMeeting, in programma il 22 e 23 maggio 2026 a Tool Box Coworking di Torino
Info per partecipare al concorso: www.fabermeeting.it
Gian Giacomo Della Porta
Gli interventi per la ristrutturazione e l’ammodernamento dei Centri per l’Impiego, finanziati con risorse nazionali e PNRR, procedono nel rispetto delle scadenze, ma non è ancora chiara la riforma ventilata dall’assessore Chiorino
16.12.2025 – Nel rispondere al mio Question time odierno, l’assessore Chiorino ha rassicurato sui tempi di spesa delle risorse PNRR per i Centri per l’impiego e per il programma GOL entro la scadenza di giugno 2026, ma non ha offerto chiarimenti sulla riforma complessiva dei Centri per l’impiego, più volte ventilata.
Ad oggi sono stati impegnati 52 dei 68 milioni di euro, risorse nazionali e PNRR, per rafforzare la formazione degli operatori dei Centri per l’impiego, per i sistemi informativi e le infrastrutture.
Per quanto riguarda il programma GOL, al 30 novembre 2025, 165.632 persone hanno trovato lavoro e tutti i 294 milioni di euro assegnati sono stati impegnati.
Il nodo della riforma dei Centri per l’impiego sarà cruciale per garantire continuità ed efficienza: servono assunzioni di nuovi operatori e c’è un problema di sedi e di spazi fisici.
Monitoreremo che entro il 30 giugno venga conclusa la formazione delle restanti persone disoccupate e soprattutto che questa grande mole di fondi europei erogata in maniera straordinaria durante la pandemia abbia un seguito e non resti una cattedrale nel deserto.
Monica CANALIS – vice presidente commissione lavoro e attività produttive del Consiglio Regionale
Al via il piano neve di Anas
ANAS, società del Gruppo FS, come ogni anno in questo periodo, sta per avviare il “Piano Neve”, insieme alle Forze dell’Ordine, per fronteggiare le emergenze meteo e garantire la sicurezza e transitabilità di tutta la propria rete stradale e autostradale. Il piano prevede una serie di azioni necessarie per affrontare le criticità stradali in condizioni meteorologiche avverse. Per la stagione invernale 2025/2026, ANAS ha individuato, lungo la propria rete, 8 mila km ad alta rischiosità neve, 7mila e 600 km a media rischiosità e 11.900 km a bassa rischiosità. Tra le misure previste, l’obbligo per i veicoli a motore di essere muniti di pneumatici invernali o catene fino al 15 aprile 2026, e la prescrizione di limitazione al traffico in caso di meteo avverso. Per garantire la sicurezza degli autisti dei mezzi pesanti, ANAS ha individuato 496 aree di stazionamento nelle aree a rischio neve. In Valle d’Aosta questi obblighi sono partiti già da ottobre. Il provvedimento, emanato in base alle norme del codice della strada, è segnalato mediante apposita segnaletica verticale. Durante il periodo di validità, i ciclomotori e motocicli potranno circolare solo in assenza di neve o ghiaccio sulla strada o ancora precipitazioni nevose in corso.
“Il nostro presidio h24 – ha spiegato Claudio Andrea Gemme, AD ANAS – ci consente interventi immediati in caso di maltempo, cosiccome per la sicurezza degli automobilisti. ANAS sta pianificando gli interventi di spargimento sale per contrastare la formazione di gelo sul manto stradale e di sgombero neve. Risultati possibili grazie all’impiego di 2800 persone e 2200 mezzi spargisale e spazzaneve con oltre 80 turbine per fresare la neve. Gli utenti, prima di mettersi alla guida, devono controllare lo stato di efficienza del veicolo e degli pneumatici, informarsi sulle condizioni meteo attese, aggiornarsi sulle condizioni del traffico e fare attenzione alla segnaletica. Per la sicurezza dei viaggiatori, tutte le informazioni saranno veicolate attraverso i canali di ANAS”.
Per una mobilità informata, l’evoluzione del traffico in tempo reale è consultabile su smartphone e tablet, grazie all’applicazione “Vai” di ANAS, disponibile in app store e play store. Il servizio clienti Pronto ANAS è raggiungibile al numero verde gratuito 800 841148
Mara Martellotta
Un passo decisivo verso il suo futuro di Torino. La giunta comunale ha approvato nella seduta di questa mattina il progetto preliminare del nuovo Piano Regolatore Generale, lo strumento che guiderà la trasformazione urbana dei prossimi anni. Dopo 30 anni (il Piano attualmente in vigore fu adottato nel 1991 e approvato nel 1995, redatto da Augusto Cagnardi e Vittorio Gregotti) l’amministrazione comunale si avvia a dotare la città di un nuovo Piano che, dopo il via libera della giunta, seguirà l’iter previsto dalla Legge Urbanistica Regionale, approdando, all’inizio del nuovo anno, nel calendario delle commissioni consiliari per la presentazione e la discussione e poi al voto dell’aula del Consiglio Comunale (dove arriverà presumibilmente nel mese di febbraio). Una volta adottato, il Piano sarà pubblicato per la raccolta delle osservazioni di cittadini e portatori di interesse e successivamente sarà avviata la conferenza di copianificazione per la valutazione da parte degli enti sovraordinati. L’iter si concluderà con l’approvazione finale del progetto definitivo.
Il Piano è il principale strumento dell’amministrazione per governare l’assetto del territorio comunale: detta regole, stabilisce limiti e indica, progettandolo, il futuro della città, tanto nelle sue aree di sviluppo quanto nella trasformazione del tessuto urbano consolidato. Lo fa adottando un impianto flessibile, aggiornabile, organizzato su due livelli: un livello strategico, che definisce visione e indirizzi generali; e un livello conformativo, che stabilisce le regole puntuali per gli interventi. All’aumentare dell’intensità della trasformazione cresce la regia pubblica, secondo un principio di responsabilità che chiarisce ruoli, tempi e strumenti.
“È la mappa che traduce la nostra idea di futuro in scelte concrete – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – a partire dalla rigenerazione del patrimonio urbano esistente, dalla riattivazione delle aree dismesse e dalla valorizzazione degli spazi già costruiti, rafforzando connessioni e servizi, progettando spazi pubblici inclusivi e infrastrutture efficienti. Quello approvato oggi è un progetto collettivo, nato da un percorso condiviso con cittadini, istituzioni, imprese e comunità locali, che mette al centro prossimità, innovazione e ambiente come leve trasversali di sviluppo. Un Piano che guarda alla città come a un sistema integrato di connessioni fisiche e digitali: reti di mobilità, infrastrutture ferroviarie e stradali, reti tecnologiche e servizi digitali come fattori essenziali di competitività, inclusione e qualità urbana. In questo quadro, le reti del trasporto pubblico locale sono funzioni abilitanti della trasformazione della città: la Linea 2 della metropolitana, insieme al sistema ferroviario metropolitano e alle linee tranviarie in sede propria, struttura le scelte urbanistiche, orienta le densità e rafforza l’accessibilità dei quartieri. La Torino del futuro che abbiamo in mente consolida il suo ruolo di città universitaria, di ricerca e di produzione avanzata, salvaguardando e potenziando la sua storica vocazione manifatturiera, che evolve verso modelli ad alto valore aggiunto, sostenibili e fortemente integrati con l’innovazione tecnologica. Poli accademici, distretti dell’innovazione, hub creativi e nuove economie locali dialogano con un sistema produttivo che resta centrale nell’identità e nello sviluppo della città.
Torino rafforza il proprio posizionamento europeo anche come nodo strategico della logistica e delle reti di scambio, grazie al potenziamento delle connessioni ferroviarie verso la Francia e la Liguria, ai corridoi transalpini e al ruolo della città nei flussi tra Mediterraneo ed Europa continentale, in un’ottica di sostenibilità e competitività.
La cultura e il turismo sono leve strutturali di questo disegno: il Piano riconosce il patrimonio storico, museale, architettonico e paesaggistico come una vera infrastruttura urbana, capace di generare valore economico, attrattività internazionale e coesione sociale. Eventi, istituzioni culturali, spazi creativi e una rete di accoglienza diffusa e accessibile rafforzano l’identità di Torino come città europea della cultura, del turismo sostenibile e della qualità dell’esperienza urbana. La natura entra nella struttura urbana come infrastruttura essenziale: fiumi, collina, parchi e corridoi ecologici formano un sistema integrato per la salute, il benessere e la resilienza climatica. Torino è inoltre il cuore della sua area metropolitana e, insieme ai Comuni vicini, condivide infrastrutture e opportunità, costruendo un sistema urbano interconnesso, aperto e competitivo su scala europea.”
Il Piano riconosce i quartieri come unità urbanistiche di prossimità. Sono 34, ciascuno analizzato nei propri caratteri territoriali, identità e dinamiche demografiche. Il Piano tutela queste specificità e valorizza le loro centralità locali – mercati, scuole, farmacie, biblioteche, spazi pubblici e aree gioco – luoghi che alimentano la vita quotidiana e la coesione sociale.
Il Piano rende possibile una concentrazione demografica sostenibile nelle aree più accessibili, lungo le linee del trasporto pubblico – metropolitana, SFM e tram in sede propria – e introduce un modello perequativo che redistribuisce valore e finanzia la città pubblica. Nuovi spazi per usi temporanei e una maggiore flessibilità funzionale consentono di riattivare rapidamente aree sottoutilizzate.
In questo quadro si inseriscono le Figure di Ricomposizione Urbana, che costruiscono continuità tra parti diverse della città e rendono Torino una città che non aggiunge semplicemente nuovi pezzi, ma ricompone, integra e connette. Sono trame che ricuciono tessuti diversi e definiscono gli elementi essenziali della qualità urbana: spazi pubblici e piani terra attivi, connessioni pedonali e ciclabili, sistemi ecologici integrati. 8 quelle individuate ovvero Porta Nord (attorno al nuovo nodo intermodale di Rebaudengo, dove convergeranno la Linea 2 della metropolitana, la rete SFM – proiettata fino all’aeroporto di Caselle – e il capolinea degli autobus extraurbani di via Fossata e l’ex Trincerone si connetterà con il rinnovato parco Sempione e con la Manifattura Tabacchi); Dora Verde (lungo il corso urbano della Dora come infrastruttura verde capace di collegare parchi, funzioni e quartieri. In questo contesto si inseriranno nuove funzioni pubbliche, come il futuro Ospedale di Torino Nord); Arena Ruffini (che riconosce nel Parco Ruffini il fulcro di un ampio sistema sportivo urbano, destinato ad ampliarsi); Centro Innovazione (dove Porta Susa, il Tribunale, le OGR, il Politecnico e le grandi sedi direzionali si affacciano su una rete crescente di spazi pubblici, servizi e percorsi pedonali e ciclabili); Forum Civico (dal Lingotto a Lingotto Fiere, dal futuro Parco della Salute al Palazzo del Lavoro, che si affacciano sul sistema del Po, cui si collegano strutture sportive e museali, come il PalaVela e il Museo dell’Automobile, e un’intelaiatura di spazi pubblici che si estende fino all’ex Moi e alla centralità di quartiere di piazza Galimberti); Nuove Economie (Mirafiori come ambito di trasformazione, dove la tradizione produttiva si evolve attraverso nuovi spazi per l’innovazione, servizi alle imprese e funzioni miste e la Linea 2 della metropolitana e la nuova piazza Mirafiori introdurranno un sistema di mobilità e di spazi pubblici che ridisegna la struttura dell’area); Spazio Futuro (che si sviluppa lungo l’asse di corso Marche, dove poli dell’aerospazio, della ricerca tecnologica e attrezzature universitarie definiscono un ambiente orientato all’innovazione avanzata e l’estensione della Linea 1 della metropolitana verso Collegno rafforzerà l’accessibilità); Settimo Asse (segue l’andamento di corso Romania verso Settimo Torinese, dove funzioni produttive, logistiche, commerciali e di servizio compongono un sistema urbano di scala metropolitana, rafforzato nella connessione dalla presenza della stazione SFM di Stura). Attorno a questi strumenti si innestano gli elementi che rendono la città una vera infrastruttura ecosistemica: standard prestazionali di sostenibilità richiesti per le nuove costruzioni e per gli interventi di demolizione e ricostruzione, aree con criteri innovativi di gestione.
“La costruzione del nuovo Piano Regolatore Generale – conclude l’assessore all’Urbanistica e al Piano Regolatore Paolo Mazzoleni – si configura come un processo pubblico complesso, che intreccia organizzazione amministrativa, metodo di lavoro e produzione di conoscenza come parti inscindibili di un unico percorso. L’elaborazione del Progetto Preliminare si fonda su un impianto metodologico che valorizza il presidio pubblico del processo, il coordinamento tra saperi specialistici e la costruzione condivisa di un quadro conoscitivo solido e aggiornato. Il documento approvato oggi è frutto del lavoro di mesi di un team di circa 70 persone, con un’età media di 37 anni e raggiunge l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ovvero di vedere approvato il primo progetto preliminare entro la fine del 2025. Ora auspichiamo che l’iter possa procedere in tempi ragionevoli per dotare la città di un nuovo strumento più adatto alle sue esigenze e alle trasformazioni che la stanno attraversando. Torino sta cambiando — e vuole cambiare bene. Vuole essere una città europea capace di competere sulle idee, sulle infrastrutture, sulla qualità urbana e sulla qualità della vita. Il nuovo Piano Regolatore è lo strumento che unisce visione e realismo e offre una mappa condivisa per costruire, insieme, la Torino che verrà”.
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