Rubriche- Pagina 94

Cesare Romiti. La morale e i profitti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Cesare Romiti  è stato un unicum del mondo economico e industriale italiano. Sia per la sua lunga vita sia per il fatto che da semplice manager è riuscito a diventare imprenditore in proprio. Il suo motto era che la morale di un imprenditore consisteva nel produrre profitti.

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La frase venne criticata anche aspramente come dozzinale perché la morale non poteva consistere nel produrre utili .Una cosa che avrebbe fatto inorridire Benedetto Croce che teneva dialetticamente distinte le categorie dell’etica e dell’utilità. In effetti, nella sostanza, Romiti metteva il dito nella piaga perché il punto era quello di produrre profitti senza i quali un’azienda chiude.

Ma la logica da cui Romiti proveniva era quella delle aziende statali che non necessariamente producevano utili e spesso i loro debiti erano ripianati dallo Stato. Una logica perversa che finì di sfociare nella svendita da parte di Prodi dei gioielli dell’Iri che non vennero privatizzati ,ma vennero dati per pochi soldi a compagnie straniere. A fianco di Romiti ci sono le figure di Gianni e Umberto Agnelli che insieme a lui si giocarono la partita della Fiat, vinta dei confronti dei sindacati (pensiamo alla famosa marcia dei 40 mila) ,ma persa nei confronti del mercato dell’auto. Dopo essere stato presidente succedendo ad Agnelli, Romiti andò in pensione con una buonuscita eccezionale che gli consentì di di diventare imprenditore in proprio con Impregilo ed editore con Gemina. Nella sua vicenda giocò un ruolo fondamentale l’ “eminenza grigia” Enrico Cuccia. Si può discutere su cosa abbia rappresentato per la Fiat e per sé stesso Romiti ma oggi ci appare, all’atto della sua morte, un grande protagonista che aveva saputo in primis amministrare, con indubbie capacità, la sua fortuna. Ebbe la saggezza di non lasciarsi sedurre dalla politica: diceva di non averne le capacità, mentre sicuramente era stato un attento lettore e allievo di Nicolò Machiavelli. Al di là della ruvidezza del tratto, appariva un gran signore con cui ebbi modo di scambiare qualche discorso. Era nel comitato scientifico del Centro Pannunzio, senza mai aver contribuito economicamente a suo favore. Mi mandava spesso libri per la biblioteca e ricordo in particolare una rara edizione di Tocqueville che mi disse che amava molto. Io resto convinto che prediligesse Il ”Principe” e addirittura sono sicuro che sarebbe anche stato un ottimo sindaco di Roma, se avesse accettato l’invito a candidarsi.

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Piccole riflessioni morali tra laicità e religiosità

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Mario Soldati, una volta, guardando insieme a me, il cielo stellato di una sera d’agosto a Tellaro, mi disse: “Guardiamo in alto alla costellazione dei valori“. Fu una frase detta all’improvviso senza ulteriori approfondimenti, forse poteva essere anche una citazione che non sono mai riuscito a rintracciare. Questa frase mi è tornata in mente l’altra sera quando, nonostante i divieti, ho visto dalla mia terrazza dei fuochi d’artificio che non si sarebbero potuti fare. Ho pensato alla solida costellazione dei valori e agli effimeri colori pirotecnici. Ed ho colto una differenza abissale tra un sistema di valori e la chiacchiera a cui siamo abituati, volta a  narcotizzarci privandoci dei punti cardinali dell’ esistenza.

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L’opera volta a scristianizzare la società senza renderla più laica ,ma volgare ha raggiunto con la massificazione il massimo del suo effetto negli ultimi decenni durante i quali ogni regola etica, anche quelle del diritto naturale, è stata rifiutata ed  è prevalsa l’idolatria del denaro e del successo.
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Il sesso è  diventato un’ossessione ,specie quello che non si esprime secondo natura e diventa un orgoglio praticare e persino ostentare. Parlare di decadimento dei costumi appare un aspetto ormai consolidato e persino l’istituto del matrimonio come fondamento della famiglia naturale – sono parole della nostra Costituzione – sembra qualcosa da cui molti giovani rifuggono ,forse pensando alle responsabilità che certe scelte implicano. Per altri versi, il divorzio in tempi brevisssimi ha tolto oggettivamente l’importanza di una scelta fatta davanti ad un prete o ad un sindaco. Dov ‘è finita la costellazione dei valori di cui parlava Soldati che certo contemplava anche a volte scelte libertine ,ma in un contesto in cui ,ad esempio, la famiglia appariva fuori discusssione. Nel mondo intellettuale, a dare un forte scrollone è stato sicuramente Nietzsche con la teoria del superuomo e il suo dichiarato anti Cristianesimo. Prima ancora Marx aveva considerato la religione oppio dei popoli. E’ sicuramente vero che le religioni hanno delle colpe e hanno commesso dei gravi errori e sono state motivo di intolleranza e di persecuzioni,come aveva denunciato Voltaire. Ma il Vangelo ha rappresentato,come diceva Benedetto Croce, la più grande rivoluzione – incruenta – dell’umanità per cui “ non possiamo non dirci cristiani“. Croce tendeva a vedere nel suo storicismo  idealistico   il superamento della religione da parte della filosofia come momento di  sintesi di stampo hegeliano. Ma Croce riconosceva i valori fondamentali  della civiltà  “ laica o non laica che sia“. Il superomismo che arriva a D’Annunzio, ha radici antiche nel mito di Prometeo e di Icaro che rappresentano il tentativo dell’uomo di liberarsi da ogni giogo .Anche il mite Gozzano parlerà di “Dio, patria,umanità ,parole che i retori han reso nauseose“.
Anche la stessa civiltà delle macchine nata dalla spinta al progresso del Positivismo, che vedeva nella scienza una nuova religione, ha contribuito a relegare nell’ombra la costellazione dei valori.
Nel film di Luchino Visconti “ La caduta degli dei “ appare molto ben rappresentata la vicenda travagliata di una famiglia tedesca alla vigilia della dittatura  del Nazismo che a sua volta sarà una forma di  plumbeo e sanguinario neo Paganesimo, come il fascismo una manifestazione di cattolecismo ateo.In alcuni di quei personaggi si può vedere la perversione lussuriosa e viziosa della borghesia che in modo diverso troviamo in Musil e in Moravia. La tabula rasa di ogni valore per molti si identifica con l’essere laici, mentre in realtà essa è la desertificazione della vita. Il tramonto dell’ Occidente e della sua civiltà appare inarrestabile con sempre nuovi barbari che vogliono imporre il loro dominio. Il fatto che molti non rispettino neppure le regole più elementari contro il contagio della pandemia rivela la mancanza di rispetto al valore della vita che appare secondaria in rapporto ad una visione ludica dell’esistenza che due grandi laici come Croce e Salvemini  rifiutarono indicando modelli austeri e severi di vita ,tutti giocati nell’al di qua dell’esistenza umana. In grandi laici come Francesco Rufffini e Arturo Carlo Jemolo troviamo ansie religiose profonde che danno un senso alla loro vita e alle loro opere  che sono state troppo presto archiviate. I diversi relativismi etici hanno creato dubbi e sbandamenti perché l’etica  deve tendere necessariamente a  stabilire criteri universali, almeno nelle grandi scelte della vita e della morte. In questo quadro la religiosità è un modo di atteggiarsi alla vita con umiltà e senza spavalderie:  Timor Domini initium sapientiae, c’era scritto nei cortili salesiani di un tempo. Il timore di Dio non c’è più e ci sentiamo autorizzati ad agire di conseguenza. La morte di Dio annunciata da Nietzsche, filosofo della modernità e dell’ateismo, comporta che essere timorati di Dio sia privo di senso e tutto sia consentito, ”al di là del bene e del male.
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Secondo Scalfari Conte è un “liberale”

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’alleanza tra Pd e 5 stelle nella prospettiva delle regionali non deve preoccupare più di tanto perché i candidati governatori proposti sono tutti assimilabili dalla mediocrità, se  si esclude Zaia

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Tutti gli altri di destra o di sinistra sono espressione di un  banale grigiore politico che passa all’allarmante rosso con il candidato ligure Pd- grillino Sansa, un vero e proprio ghigliottinaro mediatico e politico.
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Certo, se l’alleanza Pd – grillini conquistasse delle regioni, avrebbe delle ricadute politiche che rafforzerebbero il governo e ipotecherebbero le elezioni amministrative di primavera, in primis quelle di Torino. In nome del potere, Zingaretti ha svenduto  i valori del Pd  e i grillini con il voto sulla piattaforma Rousseau hanno, con sfrontatezza giacobina, cambiato il dna del loro movimento, diventato un’armata brancaleone abbarbicata al potere. Il futuro della democrazia liberale anche in rapporto alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica diventa molto nebuloso e oscuro. Questo è un vero e proprio arrembaggio alle istituzioni dello Stato da parte di gente pericolosa  per la democrazia ,con la complicità di altri pirati come Renzi che tradiscono le loro posizioni politiche per qualche barilotto  di potere. E’ un’operazione che, in caso di elezioni  Magari con un nuovo sistema elettorale confezionato ad hoc, può stravolgere in senso illiberale la democrazia italiana  con una forma egemonica intollerante e intollerabile. Una cappa di conformismo di fronte a cui il compromesso storico sarebbe un buon ricordo di un’età felice. Se ci sono in campo delle energie liberali, è ora che esse si facciano sentire. Direi ora o mai più. Quando il vegliardo e visionario Scalfari scrive sull’editoriale di “ Repubblica “che Conte è “certamente un liberale a tutti gli effetti”, significa che c’è puzza di regime nell’aria. Il “fondatore“ è il più grande “falsario” del giornalismo italiano che ha sempre sostenuto il peggio della politica italiana. Se si guarda a certi atteggiamenti del premier  Conte, se ne notano alcuni  leggermente duceschi che allarmano, una mancanza di rispetto per le istituzioni parlamentari e  per la trasparenza che è profondamente illiberale. Non a caso  sembra che nelle feste ferragostane di Capalbio abbiano  festeggiato l’alleanza PD – 5 Stelle che  forse consentirà alla Toscana di restare rossa. Il vippume radical-chic oggi  si entusiasma per Grillo e Di Maio perché le loro scelte sono sempre e comunque contro la libertà.
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L’isola del libro. Speciale Jeffrey Archer

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Da non perdere è la saga creata dal 79enne barone inglese Archer di Weston-super-Mare, personaggio geniale e poliedrico. Dapprima impegnato in politica (tra le file dei conservatori di Margaret Tatcher, è stato membro del Parlamento europeo e per 25 anni deputato alla Camera dei Lord); poi, a 70 anni suonati, si è dimostrato abilissimo nell’intraprendere una seconda carriera come scrittore. Drammaturgo, saggista, autore di racconti e soprattutto romanziere prolifico.

La Saga dei Clifton (in tutto 7 romanzi) sciorina le alterne vicende di due famiglie –Clifton e Barrington- nell’arco di un secolo. L’idea madre era raccontare le vite -dall’infanzia fino ai 70 anni- dei tre personaggi principali: Harry (in cui Archer si identifica in parte) Giles ed Emma (ispirata alla moglie dell’autore).

Prima un breve riassunto del terzo capitolo “Un segreto ben custodito”(dopo “Solo il tempo lo dirà” e “I peccati del padre”), ambientato a Londra nel 1945, con il voto alla Camera dei Lord per decidere chi debba ereditare la colossale fortuna dei Barrington.

Sono in lizza Giles Barrington (figlio legittimo di Sir Hugo Barrington e sua moglie Elisabeth) e il suo presunto fratellastro, nonché miglior amico, Harry Clifton (probabile frutto del flirt tra Sir Hugo e Maisie, moglie di Arthur Clifton).

L’ago della bilancia penderà a favore del figlio legittimo Giles.

Ma ad Harry poco importa della mancata eredità; conta invece che finalmente possa sposare la sua Emma (sorella di Giles) e dedicarsi con successo alla carriera di scrittore. Genitori del difficile, ma dotato, Sebastian, pensano di dargli una sorellina e adottano (non senza fatica), Jessica; la bambina che era stata trovata accanto al cadavere di Sir Hugo Barrington e sua figlia illegittima.

Giles invece è tutto preso dalla politica e dal suo seggio traballante alla Camera dei Comuni; mentre Sebastian subisce un attentato.

 

 

“Attento a quel che desideri. La Saga dei Clifton 4”  -HarperCollins- euro 12,90

 

Questo nuovo capitolo della saga si riallaccia agli interrogativi aperti nel libro precedente e vede Harry Clifton e la moglie Emma impegnati a indagare sull’attentato alla vita del loro figlio.

Ma sul tappeto c’è anche un’altra questione: perché il fidato presidente della Compagnia di navigazione Barrington ha dato le dimissioni improvvisamente?

Emma pensa di poterlo sostituire, ma sarà tutt’altro che facile, e mentre arranca in una società maschilista al massimo grado, culla anche il progetto di costruire un nuovo immenso transatlantico.

Intanto la figlia adottiva Jessica trova l’amore, è Clive Bingham rampollo della buona società che chiede di sposarla.

Tutto sembra perfetto… ma ad  inquinare le acque ecco apparire una vecchia amica della madre dello sposo che getta pesanti ombre sul matrimonio.

Preparatevi a lotte senza esclusione di colpi e subdoli intrighi per controllare la Compagnia di navigazione guidata da Emma……e arriviamo così alla fine degli anni 60 del 900.

 

 

“Più della spada. La saga dei Clifton 5”  -HarperCollins-   euro 12,90

 

Siamo negli anni 70 e le strade dei Clifton e dei Barrington continuano a intersecarsi con nuovi colpi di scena. Il potere di Emma vacilla quando una bomba dell’Ira sconquassa il nuovo piroscafo della Compagnia di Navigazione dei Barrington.

Intanto Harry è diventato  presidente dell’associazione degli scrittori e lancia una campagna per la scarcerazione  di uno scrittore dissidente russo; Sebastian fa una brillante carriera nella City londinese; e Giles Barrington è ministro, però mira a qualcosa di più.

E come sempre sono tanti gli ostacoli che l’autore mette sul cammino dei suoi personaggi.

 

 

“Quando sarà il momento. La saga dei Cliston 6”  -HarperCollins-   euro 12,90

 

Altri colpi di scena ed esiti inaspettati vi terranno incollati alle pagine del sesto appuntamento con la Saga dei Clifton.

Harry si trova alle prese con un mondo editoriale in cui i colpi bassi tra editori sono solo l’inizio. Lui è più che mai deciso a far liberare dal gulag il dissidente Anatoly Babakov  ed ha imparato a memoria il suo libro che cerca di far  pubblicare, dapprima a fatica con comparsate in tv e poi con inarrestabile successo..

D’altro canto Sir Gil Barrington si trova davanti a un pesante dilemma: deve scegliere se salvare la sua carriera politica o la donna di cui è innamorato, che è prigioniera oltre la Cortina di Ferro.

E tra le intricate vicende degli altri personaggi, Sebastian Clifton, diventato amministratore delegato della Farthings Bank, deve stare all’erta dalle insidie dei suoi rivali, Sloane e Mellor, che hanno la divorante ambizione di appropriarsi della banca. E poi è attratto da un’affascinante ragazza indiana che però se la deve vedere con i genitori che le hanno già scelto un marito.

E non si fermano  qui le sorprese che costellano oltre 500 pagine di puro piacere di lettura.

Un tunnel per far dimenticare il massacro del Nord

COMMENTARII  di Augusto Grandi / C’era una volta l’autostrada Asti-Cuneo da completare; e il collegamento del Terzo Valico da realizzare.

C’era una volta un collegamento ferroviario (abbastanza) veloce tra Torino e Venezia, a volte persino con il prolungamento verso Trieste. C’erano una volta le autostrade per raggiungere decentemente la Liguria. Una favola da raccontare ai nipoti, ormai. Perché tutto questo, al governo degli Incapaci, non interessa proprio per niente. Ora l’arma di distrazione di massa è il tunnel tra Calabria e Sicilia.

Un tunnel per far scordare i lavori imposti da De Micheli in piena estate per penalizzare il turismo in Liguria; per far dimenticare i collegamenti ferroviari diretti Est-Ovest cancellati per azzoppare l’economia del Nord; per far dimenticare i ritardi nelle opere infrastrutturali; per non far pensare ai disastri del prossimo autunno quando persino gli italiani riusciranno a capire che l’economia non riparte con gli aiuti a pioggia ma con investimenti strategici. E un tunnel futuribile non è l’investimento prioritario per lo sviluppo economico…

… continua a leggere:

Un tunnel per far dimenticare il massacro del Nord

 

“Se settemila centocinquanta euro vi sembran pochi…”

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PAROLE ROSSE  di Roberto Placido /…Provate voi a lavorar. Questa, con una piccola licenza, è una delle più belle strofe di una delle più famose canzoni del movimento operaio in lotta per la riduzione del lavoro a otto ore giornaliere. Mi è venuta in mente, in questo caldo e strano agosto, leggendo le notizie e le reazioni alla vicenda dei parlamentari e dei consiglieri regionali e comunali che hanno fatto richiesta dei contributi per i lavoratori autonomi con Partita Iva.

Questo fatto che ritengo gravissimo ed ignobile ha fatto venire meno la decisione che avevo preso e cioè di non scrivere nel mese di agosto. La richiesta che hanno presentata è stata giudicata da tutti, interessante al proposito il parere contrario e solitario del famoso giuslavorista Giuliano Cazzola https://bit.ly/2DXVO1q , assolutamente legittima, a causa di un provvedimento fatto con i “piedi”. Ma eticamente e politicamente inopportuna ed inaccettabile. Le scuse dell’urgenza sono infantili in quanto ci voleva una mezz’oretta ad inserire altri limiti. Così in attesa dell’elenco dei richiedenti sono incominciate a trapelare le indiscrezioni sui parlamentari e sui consiglieri regionali. Della Lega e del Movimento cinque stelle i parlamentari mentre per quanto riguarda i consiglieri regionali piemontesi, al momento la cosa riguarderebbe due della Lega, Matteo Gagliasso e Claudio Leone, ed uno del Partito Democratico, Diego Sarno di Nichelino, Torino, e da sempre vicino a Libera ed alle altre associazioni ad essa legate. Intanto si incominciano a delineare i diversi comportamenti e reazioni. Assoluto silenzio da parte degli eletti leghisti, d’altronde la Lega è l’unico partito che ha nel suo funzionamento alcuni tratti leninisti e che ha già fatto sapere che i parlamentari saranno espulsi ed i consiglieri regionali – Zaia in Veneto – non saranno ricandidati. Delle scuse incredibili e mortificanti, la classica toppa che è peggio del buco, da parte del consigliere regionale piddino. E’ stata la mia fidanzata che si esercitava nella sua professione di commercialista, pensavo non mi venissero concessi ed una volta ricevuti i contributi ho sottovalutato la cosa, li ho dati in beneficenza senza specificare estremi e beneficiario e dimenticando che la beneficenza la si fa con soldi propri e non con quelli pubblici, per di più ricevuti nei termini che sappiamo. Non che avrebbe cambiato la situazione ma avrebbe dato un minimo di sostanza a delle dichiarazioni offensive dell’intelligenza delle persone.

A queste dichiarazioni è seguito, in puro politichese, un comunicato dei segretari del PD, regionale Paolo Furia, provinciale di Torino Mimmo Carretta e cittadino di Nichelino, Antonio Landolfi, politicamente, se possibile, anche peggio di quello del diretto interessato. Di fronte ad un fatto del genere ci sono due sole strade, non certo l’autosospensione del diretto interessato che formalmente non ha valore: o il consigliere si dimette o il partito di appartenenza lo espelle. Non è questione di giustizialismo o garantismo ma di avere il senso etico della politica. L’impressione che ne viene fuori è di non capire o non voler capire la gravità dell’azione che è stata compiuta. Queste sono le cose che creano un solco sempre maggiore tra i partiti ed i cittadini e che porterà ad un plebiscito, unica incognita nella situazione del paese sarà quanti andranno a votare, ed a dire si al taglio dei parlamentari nel Referendum di settembre. Una riduzione demagogica, populista e che priverà intere regioni di propri rappresentanti in Parlamento. Ma tornando ai comunicati, a dimostrazione di una situazione in divenire e di qualche pressione che arriva dai territori, ventiquattro ore dopo arriva un altro comunicato, sempre del segretario del PD di Nichelino, che smentendo se stesso, insieme a quello di Moncalieri e di altri circoli, chiedono al consigliere Sarno un gesto chiaro ed inequivocabile. Questa vicenda la ritengo più grave di quella di “Rimborsopoli” che vide un centinaio di consiglieri di due legislature, 2005-2014, ricevere l’avviso di garanzia e poi molti di loro, solo due consiglieri non furono sfiorati dalle indagini, rinviati a giudizio e condannati. La legislatura e lo stesso Presidente Roberto Cota furono segnati da quanto successe.

La questione, ricorderete, fu l’utilizzo delle risorse dei gruppi consiliari in modo improprio e per l’acquisto di cose personali. La vicenda attuale è peggiore di “Rimborsopoli”, siamo di fronte a consiglieri regionali, ancora peggio per quanto riguarda i parlamentari, che percependo oltre settemila euro netti al mese, ecco il perché di quanto indicato nel titolo, presentano una domanda per ricevere un contributo di 600 euro al mese destinati a chi era in difficoltà a causa di una vicenda tragica che ha travolto tutto il mondo, il nostro paese e la nostra regione. Il Piemonte ha pagato fino ad ora un prezzo altissimo con migliaia di  morti, un’economia ferita, famiglie in difficoltà e decine di migliaia di posti a rischio. Ecco perché non sono accettabili scuse “pelose”, fantasiose e comunque avvenute dopo essere stati scoperti. Giustificazioni del tipo avrei potuto chiedere un altro contributo e non l’ho fatto da l’idea di chi non ha capito e non vuole capire. Lo stesso, estremo e disperato, tentativo del consigliere regionale del PD di dare vita ad un Comitato che si occupi dei lavoratori in difficoltà per le vicende legate al Covid 19 è surreale. Destinare sei mensilità al costituendo comitato ed invitare altri consiglieri regionali, che non hanno commesso comportamenti ignominiosi a fare lo stesso, ha dell’incredibile e dimenticando sempre che la beneficenza la si fa in silenzio e che quando si siede in un’assemblea legislativa ci si impegna e batte per far varare provvedimenti e leggi che risolvano quei problemi.

Ma la cosa singolare e che mi ha molto sorpreso, è che a presiedere un Comitato che difficilmente realizzerà qualche cosa ed al quale, sono certo, nessun altro consigliere regionale devolverà sei o anche una sola mensilità, si sia prestato una persona che conosco e stimo, l’ex procuratore Giancarlo Caselli. Ammettere una grave azione come quella fatta, odiosa e che ha colpito nel profondo per il modo in cui è avvenuta e per le condizioni di chi l’ha richiesto, dopo essere stati scoperti non è la stessa cosa che farlo prima. Il nostro paese è andato a chiedere solidarietà, contributi, si è ulteriormente indebitato per fare fronte alle necessità reali e non a quelle false di deputati e consiglieri regionali impegnatisi a svolgere il proprio mandato con disciplina ed onore. Di fronte a tutto ciò alle reazioni sdegnate di migliaia e migliaia di persone dalla “galassia”, o come la definisce qualcuno sottovoce la “lobby”, di Libera, Acmos, Benvenuti in Italia nessun comunicato o riflessione su quanto è successo, su come si scelgono i propri rappresentanti o riferimenti. Poteva e può essere l’occasione per riflettere su come assegnare nel modo migliore alloggi e beni confiscati alle mafie, se l’entusiasmo di centinaia di giovani è tutto genuino e spontaneo, come penso lo sia quella della stragrande maggioranza di loro, o se non ci siano anche lì “furbetti in carriera”. Non bastano le figure carismatiche e straordinarie del fondatore o di alcuni sostenitori prestigiosi ed un’azione meritoria a coprire tutto e tutti.

La stretta tardiva di Ferragosto

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La ministra dell’Interno ha annunciato su tutti i giornali la stretta di Ferragosto, dopo aver allertato i prefetti di tutta Italia 

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Si tratta di una stretta tardiva. Quando denunciavamo, all’inizio dell’estate, gli ammassamenti in spiaggia e in alcuni locali, la movida selvaggia dei giovani, Il non uso delle mascherine, fummo presi a male parole . Ma era allora il momento nel quale si doveva stringere subito i freni.
I danni sono evidenti e il contagio cresce di giorno in giorno. Una vita normale non sarà possibile fino al vaccino.Non dobbiamo farci illusioni. Lo ha capito persino Zingaretti che brindava ai Navigli con spavalderia. Questa idea dobbiamo imprimercela bene nella mente. Anche il Piemonte, oltre alla Lombardia, ha dato dei risultati non buoni, a voler essere gentili. Lo smantellamento della sanità pubblica ha fatto sentire i suoi effetti in modo evidente. Saremo costretti a nasconderci dietro le mascherine per un tempo indefinito, il nostro lavoro sarà nell’incertezza a tempo indeterminato, andare in un ristorante sarà problematico per la nostra sicurezza perché il distanziamento non è osservato o forse non può essere osservato. Gli operatori del settore non sanno dare l’idea della sicurezza. L’atteggiamento di molti che cercano di vivere la vita secondo il “ carpe diem” e’ irresponsabile verso sè stessi  oltre che verso gli altri. L’egoismo personale e’ suicida e omicida allo stesso tempo ed e stupidamente asociale. Anche i giovani non sono immuni e molti giovani stentano a capirlo. Dovremo passare un Ferragosto in casa, non ci sono scelte. Niente movida e assembramenti. Per l’occasione ho riaperto la vecchia casa di vacanza dei miei genitori a Bordighera per trascorrere qualche ora di serenità e di nostalgia verso i tempi passati . La prudenza deve essere massima, sempre e ovunque. La stretta ferragostana della ministra serve a riempire le pagine dei giornali, non a dare sicurezza ai cittadini.
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Ricordi spensierati dalle Valli di Lanzo

STORIE D’ALTRI TEMPI di Patrizio Tosetto / Giusto 60 anni fa le prime vacanze di cui ho un vaghissimo ricordo. In particolare della strada sterrata che portava a Tuberghengo frazione di Viu’,  Valli di Lanzo. Vacanze poverissime. Una stanza dove si dormiva in tre, mia madre cucinava e mangiavamo. Senza servizi ed un catino per lavarsi. Quanta felicità e spensieratezza in compenso. La sintesi tra felicità e spensieratezza era libertà, libertà assoluta.

Un mese di libertà assoluta. Alla casa si arrivava solo a piedi. Tanto non avevamo l‘auto e mio padre aveva solo la patente A. Si doveva tutto agli zii paterni e alla loro 1100 Fiat. Allora pensavo che l’unica auto al mondo fosse la Fiat. Unico svago serale era il film del lunedì. Tre km in discesa alla sola osteria nel raggio di chilometri, intampata nel fondo della vallata dove scorreva lo Stura.
Frazione Fubine, penso che non abbia mai visto il sole, forse dalle 12 alle 13. La felicità era il cornetto  Algida  ed il film in bianco e nero con mio padre provetto tarocchista. Il ritorno con i tre km in salita: reggevo per uno poi a cavalcioni del babbo e mi addormentavo. Ci si alzava alle 7 e 30 e subito colazione con il latte appena munto, prima bollito e poi servito con il cacao. Ho retto un anno e poi sono passato  al Te’, decisamente più leggero. I miei no, anzi erano decisamente contenti. Giusto il tempo di lavarsi i denti e poi via con la “ciurma” dai 5 anni ai 10. Meta’ locali e metà  villeggianti. Alle 12 e 30 ci si presentava per pranzo. Ripresa delle ” attività ” dalle 13 e 30 fino alle 19 . C’era un sentiero che portava a Viu’. Scendeva verso lo Stura risalendo verso l’altra sponda della valle.
Con il ponte si superava l’unica pozza d’acqua in cui non si toccava. Io ho pensato bene quasi di annegare. La salvifica mano di un amico è stata provvidenziale. Non sapevo nuotare.
Ricordo nidido. Certe cose non si scordano mai. Come la gioia quando ” Minin ” mi fece regalandomela una piccola gerla. Quelle grandi servivano ai montagnini da trasporto per il fieno. Le caricavano a dismisura. Ora io potevo imitarli. Altra grande passione era risalire il fiume, un po’ di sentiero ed un po’ tra le rocce che spuntavano dall’acqua. Scivolare era un classico, sapeva di avventura
Con lafantasia che galoppava ed io diventavo un capo Partigiano. Ovviamente. Conoscevo poco o niente delle diversità tra le brigate Garibaldi e Giustizia e libertà o i monarchici di Edgardo Sogno. Tutti i partigiani erano bravi e tutti i nazifascisti cattivi. E la piccola piccozza diventava un fucile. Del resto il Col del Lis era a due passi. Proprio due passi non direi, comunque andarci era un’altra avventura. A piedi sempre in salita pensando al ritorno in discesa. O con la corriera che partiva da Viu’. Pranzo al sacco con l’immancabile tonno con funghi Ghiotto e la borraccia militare che mio padre aveva comprato a Porta Palazzo contrattando sul prezzo. Gli chiedevo cosa era quella alta Torre.
In ricordo dell’eccidio partigiano, 2 luglio del 1944. La stele venne costruita nel 1955. Quasi un anticipo delle vacanze intelligenti. Dopo alcuni anni ci saremmo trasferiti dall’altra parte della
vallata. Molar Versino. Magari in una altra puntata . Per oltre 10 anni per me e famiglia le vacanze erano le Valli di Lanzo. Ricordo spensierato di anni spensierati. Nessun rimorso e tanti rimpianti di un tempo fantastico. Dove il ricordo ti riempie di gioia in questo presente con qualche nuvola in più. Non solo meteorologicamente parlando. Ricordi per la nostra anima e per il nostro corpo. Bei ricordi.

L’isola del libro. Speciale James Patterson

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

James Patterson   “Sporco ricco”   -Chiarelettere-    euro 18,60

 

Patterson, insieme al giornalista Tim Malloy e allo scrittore inglese John Connolly, ricostruisce la losca vicenda del magnate americano Jeffrey Epstein, accusato di violenza sessuale e morto in carcere a New York nel 2019, in circostanze misteriose.

Il  libro ha ispirato anche la docuserie Netflix che riporta a galla la brutta storia che ha visto coinvolti il finanziere e la sua cerchia di amici, usi ad adescare ragazzine per una manciata di dollari. Una rete di uomini ricchi e potenti, sesso, potere e perversione a volontà.

Hanno contorni oscuri e inquietanti l’ascesa e la caduta di Epstein, titolare di una società di consulenza finanziaria che curava gli interessi di grandi miliardari americani, condannato per violenza sessuale nel 2008 e di nuovo nel 2019 per reiterazione del reato.

Il libro fa luce sulla sfera pubblica e privata di quest’ uomo ricco e potente, spietato e malvagio, privo di scrupoli; amico di Donald Trump, Bill Clinton e Andrea Duca di York (fratello del principe Carlo d’Inghilterra).

Ma Patterson denuncia anche una buona parte di alta società, poteri forti e la giustizia americana che hanno minimizzato le malefatte di Epstein e l’hanno in qualche modo protetto. Una società moralmente corrotta in cui tutto è in vendita e contano soprattutto perversione sessuale e denaro.

 

 

James Patterson   “Luna di sangue”  -Tre60-    euro  14,90

 

Sono due i casi inquietanti di questo thriller ad alta tensione.

Qualcuno sta prendendo di mira coppie di sposini novelli in luna di miele e li uccide in modo spietato. La prima viene ammazzata in un resort di lusso ai Caraibi e poi via via il killer spezza i sogni e il futuro di altri innamorati. In circolazione c’è un assassino crudele e sulle sue tracce si mette l’agente dell’FBI John O’Hara.

L’altra indagine vede coinvolta l’agente speciale Sarah Brubaker che deve indagare sulla morte di vari uomini, da una parte all’altra del paese, che si chiamano tutti John O’Hara. Sarà un caso che si chiami così anche un uomo molto vicino al presidente degli Stati Uniti d’America?

 

 

James Patterson  “La First Lady è scomparsa”  -Longanesi –   euro 16,80

 

E’ un thriller politico con nell’occhio del ciclone niente meno che la Casa Bianca e i suoi principali inquilini.

Il presidente Harrison Tucker viene sorpreso dalle telecamere insieme alla sua amante, la giovane lobbista in carriera Tammy Doyle, ed è subito scandalo che pregiudica la rielezione per un secondo mandato. Ora più che mai, Tucker ha bisogno di avere al suo fianco la moglie; peccato che la First Lady non si trovi più, dopo che ha abilmente seminato la sua scorta.

Panico e subito scattano indagini serrate per scoprire che fine abbia fatto. Il delicato e difficile incarico di ritrovarla è affidato all’agente segreto Sally Grissom, una di quelle che sorvegliano sulla sicurezza del presidente.

E qui si intrecciano storie pubbliche e strettamente private di più personaggi. A partire dalle distrazioni presidenziali, l’insoddisfazione della First Lady che ritaglia solo per sé momenti di pace, ma anche la spregiudicatezza del capo di gabinetto Parker Hoyt, depositario degli scheletri nell’armadio del presidente e principale artefice della sua carriera politica fino al vertice. Non anticipo altro se  non che starete col fiato sospeso tra ricerche, scoperte di cadaveri, una temibile assassina prezzolata e tanto altro…

Se amate questo autore e magari siete rimasti un po’ indietro ecco altri due suoi libri:

 

James Patterson   “New York codice rosso”   – Longanesi –  euro 16,90

 

Patterson ha scritto questo thriller nel 2015 ma è nel 2019 che viene pubblicato in Italia e richiama un po’ la tragedia delle Torri Gemelle.

New York è sotto attacco, conta i morti e i danni di alcuni attentati. Dalle bombe esplose nelle stazioni della metropolitana a quelle nel quartier generale dell’FBI, dall’assassinio del sindaco alle manovre per mandare in tilt l’intera città bloccando traffico, comunicazioni ed illuminazione.

In azione entra Michael Bennet (protagonista di altri romanzi di Patterson), a capo delle complesse indagini per fermare l’ondata di odio verso la Grande Mela.

 

 

James Patterson   “L’ultimo sospettato”   – Longanesi –  euro 17,60

 

Questo libro rientra nella serie che vede protagoniste 4 donne fuori dal comune. Sono le amiche Lindsay Boxer di professione detective; la spregiudicata e brillante giornalista Cindy Thomas, caporedattrice delle cronaca nera al San Francisco Cronicle; Claire Washburn, direttrice dell’Istituto di Medicina legale; e  l’avvocato Yuki Castellano.

Quattro personaggi femminili alle prese con problemi ed equilibrismi tra carriera  e vita privata.

La Castellano si trova a gestire un caso insolito in cui il suo giovane e prestante cliente, Marc Christopher, dichiara di aver subito violenza sessuale dal suo capo, Brianna Hill, punta di diamante di una delle agenzie pubblicitarie più famose di San Francisco.

Nel mentre  il sergente Lindsay Boxer se la deve vedere con un serial killer che semina morte tra i senzatetto.

E il momento che fa da corollario alle varie vicende è l’abituale incontro delle quattro amiche in un locale vicino alla Corte di Giustizia, il MacBain’s the World Salon, punto di ritrovo delle Donne del Club Omicidi.