La rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Joyce Carol Oates “La figlia dello straniero” -La nave di Teseo- euro 22,00
L’83enne Joyce Carol Oates è un’icona della letteratura americana, una delle voci più complete e prolifiche -tra romanzi, racconti e sceneggiature- in cui ha magistralmente raccontato l’America e le sue mille sfaccettature.
Esile, elegante, grande camminatrice e viaggiatrice, sempre con i suoi inconfondibili occhiali rotondi, osservatrice acuta e di immenso talento, ha sviscerato epopee di famiglie americane, vite dei troppo ricchi e di quelli che invece non hanno nulla, alternando toni dark e rosa, ed entrando nelle teste e nei cuori dei suoi infiniti personaggi.
In “La figlia dello straniero” racconta la storia della famiglia ebrea Schwarts, fuggita appena in tempo dalla Germania nazista e trasferitasi in un piccolo paese dello stato di New York. Il padre Jacob, che in patria era stato professore di matematica e tipografo, ora deve adattarsi all’umile e non proprio piacevole lavoro di becchino.
E’ un romanzo sulle radici che tengono unite una famiglia, e sulle difficoltà nel reinventarsi, con pregiudizi e ingiurie che inseguono anche oltreoceano. E ruota intorno a una grande domanda: si smette mai di essere ciò che si è e si è stati, per quanto ci si provi?
Centrale è la figlia Rebecca, nata nella fetida cabina della nave approdata nel porto di New York nel 1936. La sua non sarà una vita facile, penalizzata dal difficile rapporto con il padre e l’incombere di una tragedia che la segnerà per sempre.
Sul suo cammino incontra dapprima Niles, affascinante e dalle mille promesse: ma è manesco, le procura un aborto a suon di botte, la trascina in un casolare fatiscente sperduto nel nulla, la rende madre di un maschietto e poi tenta di distruggere la vita di entrambi.
La sua sarà una vita costantemente in fuga, in lotta per conquistare un po’ di pace per se stessa e dare un futuro al figlio nell’America del dopoguerra. In parte sarà salvata dall’incontro con un uomo dal quale si sentirà finalmente amata. Ma il passato della sua famiglia continuerà ad inseguirla.
Se poi volete un ulteriore assaggio della bravura del mito Joyce Carol Oates, potete scoprire la sua abilità anche nel riannodare i fili della vita di un personaggio famoso come Marilyn Monroe.
Il libro da leggere è “Blonde” -La nave di Teseo – euro 20,00, in cui ripercorre la vita dell’attrice, dai tempi in cui era un’adolescente introversa a quelli che l’hanno decretata sex symbol eterno, oltre la tragica e misteriosa morta nel fiore degli anni.
“I ricchi” -Il Saggiatore- euro 18,00
Questo è il secondo volume della quadrilogia “Epopea americana” e segue “Il giardino delle delizie” dai toni più cupi.
Con “I ricchi”saliamo la piramide sociale e ci immergiamo nelle vicende del mondo WASP (White Anglo-Saxon Protestant), ovvero persone ricche, bianche, anglosassoni e protestanti.
Siamo nell’America degli anni 60, quando John Fitzgerald Kennedy è all’apice del successo e il Sogno Americano -improntato all’ottimismo e alla svolta per un mondo migliore- sembra essere più che mai a portata di mano.
La Oates ci racconta ombre e luci di un tipica famiglia modello: ricca, colta e rigorosamente bianca.
Al centro c’è soprattutto il personaggio –disturbante e capriccioso- di Natashya Romanov Everett che finge origini altolocate e si proclama scrittrice. Prende possesso della sontuosa villa di Labyrinth Drive a Fernwood, remoto sobborgo di una famosa città americana, dove si insedia con il remissivo marito e il figlio infelice. Tra un giro di cocktail e feste in circoli esclusivi l’autrice mette a nudo l’infelicità nascosta dietro l’apparenza. E ancora una volta è magistrale nello scavare sotto la superficie e nel tracciare una satira pungente.
Marco Buticchi “L’ombra di Iside” -Longanesi- euro 20,00
Ci trasporta direttamente nell’antico Egitto all’epoca di Cleopatra l’ultimo intrigante best seller di Marco Buticchi, maestro italiano del romanzo d’avventura. Preparatevi a un’immersione in quasi 500 pagine inarrestabili che incrociano 3 storie distanti secoli l’una dall’altra, ma strettamente correlate.
Tutto inizia ai tempi nostri, nel marzo 2021, quando dalle sabbie egiziane affiorano decine di tavolette di argilla piene di iscrizioni. Ad ottenere l’incarico di tradurle è la protagonista prediletta di Buticchi, Sara Terracini, archeologa di primo piano e moglie di Oswald Breil, ex premier israeliano e uomo che ha reso il Mossad la rete spionistica più efficiente al mondo.
E’ l’inizio di un mistero vecchio di secoli, affidato al diario scritto da Teie, la guardia del corpo della regina egizia, custodito in una tomba riportata alla luce nel 1818 da Giovanni Battista Belzoni (1778-1823); figura importante per la nascita dell’egittologia e morto in circostanze misteriose.
Il racconto della valorosa guerriera Teie ci conduce nel primo secolo avanti Cristo, quando il faraone Tolomeo XII le affida l’incolumità della figlia Cleopatra fin dalla nascita.
Da allora Teie, – la migliore delle Cinnane, corpo scelto di soldatesse femmine- sarà l’ombra di Cleopatra.
Il loro è un legame indissolubile e fortissimo -tra intrighi di corte, conquista del trono e amori passionali e contrastati- troncato dal suicidio della regina che Teie non riesce ad evitare. Il suo è il racconto affidato a una voce mai udita prima, una testimone molto intima, custode anche del segreto della sepoltura di Cleopatra.
Poi c’è il piano narrativo che fotografa le scoperte dell’archeologo Belzoni, al quale è legato il mistero della scomparsa dell’ultimo dei pannelli, quello che forse svelava luogo e modalità di sepoltura di Cleopatra e del suo amato condottiero romano Antonio.
La storia di Belzoni interseca la Massoneria e imprese incredibili che gli diedero grande fama, ma gli procurarono anche nemici agguerriti al punto di uccidere per ottenere tesori preziosi. Forse proprio per difendersi dalla loro avidità, probabilmente, dopo aver scoperto il sito, l’aveva nascosto per proteggerlo.
E ad aggiungere ulteriore adrenalina ci sono le minacce e i pericoli subdoli che attendono al varco Sara Terracini.
Omid Scobie e Carolyn Durand “Harry e Meghan. Libertà” -HarperCollins- euro 19,50
Questo libro ripercorre la storia dell’incontro e dell’amore tra il principe Harry e l’attrice americana di Suits, Meghan Markle, ed è stato scritto da due fonti autorevoli che hanno seguito da vicino la favola. Sono il commentatore reale e scrittore Omid Scobie e la sua amica e collega Carolyn Durand, vincitrice di un Emmy Award come produttrice.
I due seguono da anni la famiglia reale inglese, ben prima della comparsa di Meghan, e il loro è un lavoro entusiasmante in giro per il mondo al seguito di William, Kate ed Harry, condividendo con loro aerei e itinerari vertiginosi.
In queste pagine ricostruiscono il legame tra Harry -che da sempre anela ad una vita normale e da persona comune- e la donna che non solo gli ha dato l’adorato figlio, ma che con lui condivide aspirazioni e interessi filantropici.
I due giornalisti raccontano il primo incontro “Harry ti presento Meghan”, i viaggi e la reciproca scoperta, i difficili rapporti di lei con la sorellastra e il padre dati in pasto alla stampa più pettegola. Poi l’ingresso di Meghan a corte, l’accoglienza della regina e degli altri membri, i rapporti non sempre facili tra le cognate e i due fratelli, il sontuoso matrimonio pieno di star del cinema, i viaggi dall’altra parte del mondo dove sono stati accolti da ondate di affetto e attenzioni.
La gravidanza durante la quale Meghan è stata comunque inarrestabile, le interviste in cui hanno denunciato la solitudine e l’indifferenza nei confronti di Meghan, la decisione di vivere privatamente la scelta del luogo in cui partorire e poi la decisione di non conferire alla nascita il titolo reale al piccolo Archie.
Nel libro gli autori fanno anche chiarezza su preconcetti e menzogne da tabloid che hanno inseguito la coppia. Per arrivare alla sofferta e -da molte parti incompresa- decisione di allontanarsi dalla corte, planare in Canada e poi in California, rinunciando al ruolo di senior royals e ai privilegi anche economici che comportava il loro impegno reale, e scegliendo di mantenersi da soli. In poche parole una scelta di libertà….
Ciò premesso, non ho mai apprezzato Giorgia Meloni, sostenitrice di Trump, politica sostenitrice di una sovranità rampante, troppo schematica e semplicistica per il mio modo di pensare. Posso giungere a consentire a volte con qualche ragionamento di Guido Crosetto, ex democristiano ed ex forzista, ma Fratelli d’ Italia mi sono indigesti nel loro complesso. L’Assessore Marrone che ho conosciuto lo ritengo persona intelligente con cui si può parlare e discutere. La Meloni e’ invece quasi totalmente priva di cultura politica, ricca di acredine polemica, incapace di discorsi articolati. Per un liberale come me non potrà mai essere convincente, per un moderato come sono io non potrà mai essere attrattiva. Tra Almirante e lei c’è un abisso, tra Fini (casa di Montecarlo a parte ) e lei c’è una differenza notevole, anche se di Fini non ho mai avuto stima. E potrei continuare ad elencare i limiti della Meloni, ma evito di farlo.
Tutto ha inizio nella dimora della famiglia Casadio che per due secoli abiterà in un casale a Stellata, vicino al Po. E’ una famiglia contadina, di quelle che lavorano sodo e grondano fatica, ma ha qualcosa in più …di quasi magico.
L’autore 56enne è un mostro sacro della letteratura islandese e uno degli autori di punta della casa editrice Iperborea, che oggi lo pubblica in Italia; ma nel suo paese questo libro è stato dato alle stampe nel 2003.
E’ una deliziosa piccola chicca questo libriccino che ha come sottotitolo “piccolo alfabeto del silenzio” dello scrittore ed esploratore curioso che ci introduce nelle case abbandonate delle quali riesce a cogliere i misteri.
Quello che il libro precedente ci dice a parole, lo vediamo in tutto il suo misterioso fascino nelle magnifiche immagini del fotografo parigino Thomas Jorion, che della scoperta delle dimore lasciate all’incuria del tempo e della solitudine ha fatto la cifra stilistica della sua arte.
Seduti dietro ai banchi, tra il lancio di un bigliettino e un’interrogazione sono tante le competenze –per utilizzare un termine assai di moda- che gli studenti acquisiscono; tali apprendimenti vanno, a mio parere, tutti posti sullo stesso piano, non ci può essere qualcosa di più o meno importante. Le nozioni e i saperi delle varie discipline accompagnano e supportano la socializzazione, d’altro canto come si fa a pretendere che gli studenti imparino a relazionarsi e a rispettarsi senza dar loro la possibilità di studiare a fondo gli insegnamenti dei grandi della storia, della filosofia, della letteratura? Com’è possibile accompagnarli nella crescita e nella formazione della propria persona senza spiegare loro e approfondire le azioni dei pionieri, degli uomini di scienza e di tutti quei coraggiosi che hanno sfidato il mondo in nome di un’idea? Come si può credere di affinare l’animo dei giovani senza educarli in modo adeguato all’amore per l’arte e la creatività?
Durante il Settecento è lo Stato e non più il Comune a promuovere e gestire le scuole pubbliche.
Una equa e forse troppo mite condanna a 18 mesi, meno di quanto richiesto dal PM, per tutti questi signori, compreso il questore pro tempore di allora, dimostra che c’è un giudice equilibrato non solo a Berlino. La Magistratura si è mossa con cautela, in silenzio, senza passi avventati in termini mediatici, ma alla fine le responsabilità sono apparse nettissime. Un Sindaco non può lavarsene le mani, andando a vedere la partita in Inghilterra, disinteressandosi dell’evento torinese. Chi organizza deve prevedere l’imprevedibile, altrimenti si deve mettere a fare un altro mestiere. Le vie di fuga dalla piazza erano insufficienti, le persone lasciate affluire erano in numero non ragionevole, la vendita di bibite in bottiglie di vetro che erano una minaccia grave alla incolumità delle persone non è stata interdetta. Ci sono due persone morte e un numero altissimo di feriti .Qualcuno doveva rispondere e la difesa degli avvocati è apparsa davvero quella di chi non sa dove appigliarsi. Non avevano neppure bloccato il garage sotterraneo di piazza San Carlo, pensando alla possibilità di un attentato dinamitardo che la signora Appendino e i suoi solerti collaboratori non hanno neppure ipotizzato in tempi di terrorismo. Questa è la macchia più vistosa del grillismo in assoluto, ma anche un segno della inefficienza degli apparati statali e comunali.