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Con l’aiuto di Freud, tutta la Tunisia si confessa sul lettino della psicoterapeuta

“Un divano a Tunisi” della regista Manele Labidi / Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

Ha trovato parecchia fatica la trentacinquenne Selma ad esercitare a Parigi la sua professione di psicoterapeuta, troppa concorrenza, meglio prendere la decisione di tornare in Tunisia, sua terra d’origine, e lì far attecchire un mondo nuovo con cui nessuno ha mai avuto a che fare. Le ottime intenzioni ci sono, tutto sta nello scommettere nei risultati che ne arriveranno. La psicoanalisi a Tunisi e l’uso del lettino come il ritratto del buon vecchio Freud, con sigaro e fez rosso, nel ritratto che ha appeso nello studio ricavato su un terrazzo, proprio sopra l’appartamento degli zii (che tentano immediatamente di dissuaderla): tutto quanto sulle prime è impensabile. Poi, con una accorta distribuzione di biglietti e del passaparola, quei primi risultati si toccano con mano. S’inizia con la bionda parrucchiera, vamp del quartiere – e con un buon gruppo di madame che potrebbero fare al caso (“con me diventerai milionaria”) -, che mentre ostenta sicura una attività che rende parecchio bene ed una invidiabile indipendenza mette in campo una gran voglia di parlare e mostrare i problemi di nevrosi che pure si porta addosso; e poi chi cerca di combattere le proprie paranoie (“siamo intercettati”) e il fornaio che nasconde il desiderio di abiti e abitudini decisamente femminili o la madre che deve vedersela con un figlio voglioso di assistere alle sue confessioni e tutti gli altri esempi del vasto campionario che si mette in coda su per la scala che porta al sancta sanctorum e che riempie le indaffarate giornate di Selma.

Campionario che serve alla giovane regista tunisina Manele Labidi a raccontarci del proprio paese (è come mettere sul lettino l’intera Tunisia), a mostrarci i risultati (pochi e ancora lontani) della Primavera Araba, all’indomani di un regime chiuso e oppressivo, le continue ribellioni dei giovani (la cugina di Selma inizia con una strana quanto attualissima tinta di capelli per arrivare ad un matrimonio con un ragazzo gay pur di poter scegliere di andare a vivere all’estero) e le tante incertezze che ancora affliggono gli adulti; come le incursioni improvvise di un poliziotto molto charmant ma incollato al far rispettare le leggi, i pastrocchi burocratici o le raccomandazioni che continuano ad esistere o il deserto impiegatizio che popola certi uffici nell’orario di lavoro, con quell’unica impiegata che se ne scappa veloce pur di non farsi intrappolare dentro qualche richiesta di informazioni.

In questa contemporaneità usata con troppa fretta, in un tale panorama di quadretti spezzettati – l’incapacità di discorsi più robusti e il vuoto a volte di piccole quanto immature scenette mordi e fuggi -, nelle caricature appiccicate ai clienti di Selma, la regista mostra il lato simpatico ma debole di Un divano a Tunisi. La voglia di libertà di Selma, il suo starsene lontano da matrimonio e figli (ma quel finale romantico, sognato, dovrebbe un domani farci cambiare idea?) andavano trattati con altro polso. Per fortuna ha dalla sua Goldshifteh Farahani (origini iraniane), che costruisce un bel ritratto di donna moderna. Labidi ha pure detto di essersi ispirata alla nostra mai troppo lodata commedia all’italiana: mai niente di più lontano. Sarà che di questi tempi ogni velo di divertimento ci è sufficiente e ci ricordiamo con un po’ di presunzione del tempo che è stato.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Joyce Carol Oates   “Ho fatto la spia”   -La nave di Teseo –   euro   20,00

E’ più importante restare fedeli alla propria famiglia, coprendone le colpe, o prima di tutto si deve essere fedeli alla verità e ai propri principi morali?

Questo è l’asse portante dell’ultimo corposo (489 pagine) romanzo della grande scrittrice americana che, a 82 anni, con oltre 100 libri pubblicati –tra saggi, poesie e romanzi- ha scandagliato a fondo i meandri dell’America contemporanea mettendone a nudo soprattutto i difetti.

“Ho fatto la spia” è la tormentata storia di Violet Kerriganultima di 7 figli di una famiglia irlandese, proletaria e cattolicaambientata nella cittadina di Niagara. Il suo ultimo giorno d’infanzia si sfracella ai suoi 12 anni quando la tragedia irrompe e lei sarà la chiave di volta.

Una notte 2 suoi fratelli maggiori tornano a casa ubriachi dopo aver investito e massacrato a suon di mazza da baseball uno studente di colore. Il giovane muore e Violet è l’unica a sapere cosa è  successo. Non vorrebbe, ma alla fine, quasi inconsapevolmente, è proprio lei a denunciarli e mandarli in prigione. Ha fatto la spia, è una traditrice, un “ratto” (nello slang americano è così che viene etichettato uno spione) e per questo viene ostracizzata dalla famiglia.

Da quel momento in poi padre, madri, fratelli e sorelle, le volteranno le spalle e non le perdoneranno mai l’aver tradito quelli che avrebbero dovuto essere i suoi affetti più vincolanti. Viene mandata a vivere lontano, da una zia, si trasforma in un’adolescente chiusa, ma dimostra anche tutta la sua resilienza.

Un romanzo travolgente, di  lucido realismo sociale, che scava nell’anima dei protagonisti e nelle pieghe di una società in cui imperano ancora machismo, razzismo e disuguaglianze sociali.

La storia è datata 2003, ma anticipa echi di cronaca più recente e racconta un episodio di pestaggio e omicidio bianco-razzista di un giovane nero, cosa che di fatto avviene ancora troppo frequentemente in America.

 

Isabelle Desesquelles  “Gli uomini muoiono le donne invecchiano”  -Edizioni Clichy-  euro 17,00

E’ un autentico gioiello questo libro di 197 pagine che racchiudono infinite traiettorie di vita, tutte narrate con estrema maestria, sensibilità, empatia e punte sovrane di ironia.

Dieci donne si raccontano e ruotano tutte intorno all’Eden, l’istituto di bellezza in cui Alice le accoglie, coccola e,all’occasione, consola.

Le statistiche evidenziano che gli uomini hanno vite più brevi, mentre alle donne tocca in sorte continuare ad andare avanti, tra rughe e acciacchi, dolori dell’anima, ricordi struggenti.

Sembra che abbiano in mano le carte migliori…ma non è detto che sia davvero così. Avventurandovi nei racconti delle protagoniste lasciatevi avviluppare dalle loro storie, imbastite intorno all’assenza di Eve, eroina romantica che non è riuscita a sopravvivere alla prematura e tragica morte del marito.

Le altre, in qualche modo tutte legate a lei -madre, sorella, cugine, nipoti e bisnipoti- continuano a vivere, guardandosi indietro ma cercando anche, faticosamente, di andare avanti.

I loro racconti parlano anche di noi e delle nostre vite, sviscerano sentimenti, affetti, dolori, gioie o rinunce in cui possiamo riconoscerci.

Un libro che parla di vita, quella interiore e più profonda, e ci regala frasi magnifiche ed emblematiche come questa: «Le prime settimane, sul viso dei bambini, si cercano le tracce dei genitori. Quando la fine si avvicina, prendiamo gli stessi identici tratti di nostro padre o nostra madre. La somiglianza alla nascita e alla morte. In mezzo, uno prova a vivere».

 

Sara Fruner   “L’istante largo”  -Bollati Boringhieri-  euro 15,00

L’autrice di origine trentina-che vive a New York dove insegna italiano alla New York University– ha già dato alle stampe libri di poesia, ed ora debutta nella narrativa con questo romanzo che parla di formazione e dell’incredibile e  profondo legame tra una nonna artista e il suo geniale nipote.

Lui è Macondo, ha 15 anni, un quoziente intellettivo che sovrasta la media, e il suo passato è racchiuso dentro una scatola che la nonna tiene nascosta nel suo studio, in alto.

Tra loro due c’è un patto: lui non parla della scatola e lei gli spiega tutto. Ma «non parlare della scatola vuol dire non parlare delle tre madri». Perché Macondo sa di averne avute tre, non ne ricorda neanche una, ma una foto sulla scrivania le ritrae tutte insieme. Ed è troppo curioso e  intelligente per aspettare che la nonna gli racconti tutto al compimento dei 18 anni.  

Così inizia la sua sottile indagine: spinto da soverchiante curiosità si mette a raccogliere indizi e aneddoti, frugando abilmente nei ricordi dell’entourage dell’incredibile nonna. L’anticonformista artista cilena Rocío Sánchez, la cui voce è stata azzerata da un intervento alla gola e che comunica scrivendo su foglietti.

Una storia che parla di legami profondi e famiglie che non hanno fondamenta biologiche, ma sono edificate ed innalzate con l’amore. Non tanto legami di sangue, ma di amore, che delineano la ricerca d’identità di Macondo.

 

George Gissing  “New Grub Street”  -Fazi-  euro 20,00

Ecco un autore britannico da riscoprire, attraverso questo suo romanzo del 1891, ora pubblicato per la prima volta in italiano.

Gissing, nato nel 1857 e morto nel 1903, è stato uno degli scrittori inglesi più noti del secondo 800.

Nato in una famiglia borghese, ha avuto una vita travagliata. Il padre farmacista muore quando lui  ha solo 13 anni, ed è l’inizio di una serie di passaggi in collegi. Poi si innamora di Nell, ragazza di malaffare che lui cerca di riportare in carreggiata anche rubando nel college; viene scoperto ed arrestato. Dopo la prigione emigra in America dove stenta a sopravvivere, deluso torna in Inghilterra e sposa la ragazza: ma il matrimonio non regge, lei è un’alcolizzata e morirà nel 1888. Gissing si arrabatta tra romanzi e racconti mal pagati, si sposa una seconda volta, ma sarà un altro fallimento. L’ancora di salvezza della sua vita saranno i viaggi che, da colto latinista e grecista, compie nella Magna Grecia e in Italia. Poi un’altra chance di felicità è nell’incontro con la traduttrice francese Gabrielle  Fleury con la quale vive a Parigi i suoi anni migliori, fino alla morte precoce nel 1903.

“New Grub street” è considerato il suo capolavoro. E’ il nome della strada londinese in cui vennero  aperte le prime stamperie e mette a fuoco il dilemma degli scrittori: bisogna coltivare la letteratura come espressione artistica e assoggettarsi a una vita modesta in nome dell’arte, oppure darsi alla più remunerativa arte commerciale?

I due protagonisti incarnano le due tendenze e Gissing ne intreccia i  destini. Da  un lato c’è il giovane Jasper Milvain, giornalista rampante e calcolatore che crede nell’importanza delle  pubbliche relazioni e nei matrimoni di convenienza, disposto a tutto pur diottenere il successo.

Dall’altra il talentuoso sognatore Edwin Reardon, penalizzato da uno scarso riscontro commerciale e vessato dall’arida moglie Amy, di ceto superiore che lo sprona ad accettare compromessi pur di  sfuggire alla povertà. E sullo sfondo la società vittoriana con i suoi pregi e difetti….

Per pochi e non per tanti

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido E’ di questi giorni la notizia, accolta positivamente, della decisione del governo di rendere gratuite le terapie di farmaci ormonali per quanti decidono di cambiare sesso.

 

Un provvedimento che si attendeva da anni e che finalmente è arrivato.

 

Dietro la decisione di cambiare sesso ci sono percorsi dolorosi e sofferti con un cammino travagliato che coinvolge non solo i diretti interessati ma spesso anche le famiglie e quanti ne condividono ansie e speranze. Alcuni anni fa ebbi l’occasione, fui contattato da una persona che quel percorso l’aveva intrapreso, di occuparmi della problematica e di venire a conoscenza dei vari aspetti ad essa legati. L’intervento, allora la  maggior parte andavano a Casablanca, era e lo è ancora la parte terminale di un vero calvario. In Italia la materia è regolamentata da una legge, la 164 del 1982, rigida e datata e che ragiona sui due generi quando, per esempio, il divorzio per chi cambia sesso o il doppio libretto universitario per chi lo sta facendo era pura fantascienza.

 

La premessa su questo tema è non solo doverosa ma anche necessaria e serve  a fugare eventuali dubbi e sospetti considerando le critiche ed i distinguo che arrivano dalla parte più retriva della destra italiana per un provvedimento di civiltà. Per chi ha cambiato sesso, nel nostro paese sono circa un centinaio ogni anno, la  terapia farmacologica ormonale è una necessità che non può essere interrotta. Molti per poterla effettuare si affidavano agli acquisti su internet, non sempre sicuri, o si prostituivano per poterli comprare. La notizia ha suscitato anche la reazione, triste, delle “ragazze” della PMA in Piemonte, https://rb.gy/emhbahIl gruppo di donne che oltre un anno fa si erano impegnate e costituite in associazione, impegno che continua, per fare applicare anche in Piemonte il provvedimento del governo nazionale sull’innalzamento a 46 anni e sei cicli per effettuare la PMA (procreazione medicalmente assistita). La giunta regionale del Piemonte, Chiamparino-Saitta, non recepiva la decisione fermandosi a 43 anni. L’azione, alla quale anche il Torinese aveva contribuito insieme a tutti gli organi di informazione e delle testate giornalistiche con in testa il TG3 Piemonte, portò a superare le resistenze della struttura regionale e ad adeguare la nostra regione al resto d’Italia.

 

Dicevo,  tristezza e risentimento,  non contro il provvedimento sulla gratuità dei farmaci ormonali per cambiare sesso, che condividono, ma per il diverso trattamento riservato alle donne che intraprendono il percorso della PMA. Il costo dei farmaci, ormonali e non, e dei controlli necessari, varia a seconda delle situazioni da circa mille a duemila euro. Anche per la PMA siamo di fronte a percorsi che a volte durano anni tra delusioni e sofferenze. Viaggi della speranza da una regione all’altra o in altri paesi europei con le possibilità economiche che fanno la differenza. Anche per realizzare il sogno di avere un figlio la barriera è economica, di “classe”, in Spagna chi ha più possibilità nei paesi dell’est Europa per chi ne ha meno. Allora la domanda e la riflessione vengono spontanee, ancora una volta la sinistra ha un comportamento diverso di fronte a due problematiche che entrano, entrambe, nel vivo delle sensibilità e della vita delle persone. Disponibilità, giusta, nel caso dei farmaci ormonali per cambiare sesso, ancora nulla  per i farmaci, ormonali e non, ed i controlli per la PMA. E’ evidente che le pressioni del mondo LGBT (lesbiche, gay, bisex, transessuali) e più in genere l’attenzione  verso i diritti civili, importantissimi, pesano di più che i grandi diritti sociali, più complessi e, può sembrare incredibile, in questo momento più divisivi. Così per decine di miglia di coppie e famiglie la realizzazione del sogno di avere un figlio è legato alla loro disponibilità economica. Ogni anno in Italia i trattamenti di PMA, ultimo dato ufficiale presentato in Parlamento dal ministero della Salute e riferito al 2017, sono 97.888 su 78.366 coppie con la nascita di 13.973 bambini.

 

Anche sulla PMA come per tutte le altre cose la pandemia del Covid 19 ha lasciato il segno, la stima di blocco dei tre mesi, marzo-maggio scorsi, ha riguardato circa 30-35 mila cicli riproduttivi con una perdita, sempre stimata, di 4.000-4.500 bambini. Così assistiamo al balletto, ipocrita, che va avanti da troppi anni e che coinvolge tutti i governi che si sono succeduti, di dichiarazioni per contrastare il continuo e drammatico calo demografico del nostro paese. L’Italia invecchia sempre più e la questione è diventata un vero e proprio problema sociale con tutte le implicazioni legate al progressivo invecchiamento della popolazione. Ed allora una politica sociale seria verso le giovani coppie, le famiglie, aumenta i contributi, come annunciato recentemente, e non fa pagare farmaci e controlli a chi effettua il percorso della PMA per avere un figlio.    

Candida e alimentazione

MANGIARE CHIARO / Quante se ne sentono sulla candida e sui metodi per curarla o prevenire le recidive? Voglio aiutarvi a fare chiarezza, per quanto possibile.

La candida, più precisamente Candida albicans, è un lievito appartenente alla famiglia dei saccaromiceti. Normalmente si trova nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale e nella vagina. Sfortunatamente, come alcune di noi ben sanno, talvolta può diventare patogena, provocando candidosi. Nello specifico mi riferisco alla candidosi vulvo-vaginale. Per aiutare a districarvi fra le dicerie e i falsi miti, ho deciso di farvi un breve riassunto delle evidenze scientifiche per quello che riguarda l’influenza dello stile di vita.

Ciò che più aggrava i sintomi e/o le recidive della candidosi, è un’alimentazione sbilanciata verso il consumo di junk food, grassi saturi ed alimenti che provocano repentini sbalzi glicemici. Indovinate quale modello alimentare è sano, equilibrato e bilanciato in modo da ridurre al minimo tutto ciò? Esatto, quello mediterraneo.

Siccome l’infezione è stata associata a disbiosi intestinale con riduzione nel numero dei lattobacilli, non è da trascurare l’assunzione di alimenti che naturalmente li contengono: 2 porzioni al giorno di yogurt e/o di latte fermentato (es. il kefir) da 125 g l’una e siamo in pace con noi stessi e con le linee guida. Per quanto riguarda lo yogurt, ricordate sempre di leggere gli ingredienti. Per essere definito tale un “vero” yogurt dovrebbe contenere: latte, Streptococcus termophilus e Lactobacillusbulgaricus.

Non è stata dimostrata correlazione tra l’assunzione di zuccheri semplici e carboidrati in generale e candidosi o sue recidive. La diceria secondo cui la Candida si nutre di zuccheri circola da sempre, ed effettivamente sui vetrini da laboratorio funziona proprio così, ma nel nostro corpo la musica cambia e le cose non sono mai semplici e lineari come sembrano nella teoria. Sicuramente però, per un corretto stile di vita in generale, è bene ridurre al minimo l’assunzione di zuccheri liberi e semplici e preferire l’assunzione di cereali integrali per un maggior apporto di fibre.

Non ci sono correlazioni scientificamente dimostrate tra particolari alimenti e la “cura” della candidosi. Sono stati presi in esame gli alimenti maggiormente inflazionati, come ad esempio l’aglio, ma non sono emerse evidenze concrete.

Oltre agli accorgimenti legati all’alimentazione è fondamentalericordare l’importanza dei gesti quotidiani: scegliere un intimo comodo e di cotone può aiutare nella riduzione del rischio di recidive.

Non è mai una cattiva idea l’astensione dal fumo, meglio ancora se vi dico che proprio il fumo di sigaretta altera il microbiota, riducendo il numero di lattobacilli (tornate al punto 2).

In generale, l’unico consiglio che torna sempre è quello di avere un’alimentazione quanto più varia ed equilibrata possibile, basata sul modello mediterraneo. É emersa correlazione tra recidive di candidosi e indice di massa corporea > 24.9, fuori dal rangedefinito di “normopeso”, quindi in questo senso avere un sano equilibrio alimentare che permetta di mantenere un peso stabilenel tempo potrebbe aiutare. Ricordate: il modello mediterraneo è la scelta azzeccata nella stragrande maggioranza dei casi.

Vittoria Roscigno

 

 

Vittoria Roscigno, classe 1995, laureata con lode in Dietisticapresso l’Università degli studi di Torino e con il massimo dei voti nella Magistrale in Scienze dell’Alimentazione presso l’Università degli studi di Firenze. Ha conseguito i titoli di “Esperta in nutrizione sportiva” e “Nutrition expert” mediante due corsi annuali e sta attualmente frequentando un Master di II livello in Dietetica e Nutrizione Clinica presso l’Università degli studi di Pavia. Lavora in qualità di dietista presso le strutture HumanitasGradenigo e Humanitas Cellini, oltre a svolgere attività di libera professione a Torino.

-“Che la scienza e la buona forchetta siano sempre con te”

 

Sito: vittoriaroscigno.it

Instagram: @dietistavittoriaroscigno

Facebook: Dott.ssa Vittoria Roscigno – Dietista

 

Protagoniste di Valore: Stefania Doglioli, co-fondatrice di SAFE

Protagoniste di Valore LogoProtagoniste di Valore, rubrica a cura di ScattoTorino

Stefania Doglioli, sociologa specializzata in statistica, vive di passioni. Prima per lo studio, poi per il lavoro. A 20 anni, studentessa, collabora con l’Università di Trento e successivamente studia in Inghilterra, finanziata dall’ateneo. Dopo il dottorato insegna statistica a Milano, in Politecnico e in Bicocca, ma rifiuta la carriera universitaria per vivere una realtà diversa. Prima si occupa di biodiversità, poi collabora con importanti centri di ricerca di Milano e Torino e con altre prestigiose realtà cittadine. Sempre all’ombra della Mole si occupa di formazione professionale ed educazione per entrare appieno nella materia perché conoscenza e azione per lei sono la chiave per capire a fondo ciò di cui si occupa. Con il Centro Studi di Torino realizza il primo profilo nazionale di formazione professionale per operatrici di servizi anti violenza e il progetto oggi è parte integrante della Legge Regionale come obbligo formativo per tutti gli sportelli che si occupano di violenza alle donne. Poiché la violenza di genere ha profonde radici culturali, Stefania Doglioli decide di dedicarsi agli aspetti culturali utili a generare il cambiamento.L’intrepida impresa, come la chiama, la porta a licenziarsi da un impiego sicuro e a fondare SAFE, un progetto di innovazione sociale oltre che la prima agenzia nazionale di fundraising per l’educazione contro la violenza di genere. Alla guida ci sono un gruppo di donne illuminate composto da Ferdinanda Vigliani, Natascia de Matteis, Giulia Piantato, Elisa Forte, Emiliana Nardin, Silvia Marino, Chiara Zoia e naturalmente da lei. Il valore di SAFE è saper creare connessioni tra profit e non profit per alimentare un fondo e garantire ad una rete di nodi territoriali presenti in Italia gli strumenti utili a realizzare interventi educativi di prevenzione alla violenza di genere nelle scuole e nei luoghi di aggregazione.

safe_logo_Qual è la mission di SAFE?

“Offrire i supporti finanziari, di networking, comunicativi, didattici, di ricerca e sviluppo alla rete che si occupa di educazione alla violenza di genere nelle scuole e nei luoghi di aggregazione. Lavoriamo come un’impresa e abbiamo un modello organizzativo il più snello possibile. Il nostro catalogo spiega ciò di cui ci occupiamo e qual è il budget necessario per raggiungere un obiettivo in modo da agire nella trasparenza più completa. Il 70% dei fondi raccolti è destinato alla rete, che viene selezionata per l’altissima qualità, in modo da garantire competenza e serietà, il 10% alla comunicazione, il 5% alla ricerca e il 15% alla raccolta e gestione dei fondi”.

Il progetto a chi si rivolge?

“Essendo un ponte, ha diversi interlocutori: i finanziatori, le università che hanno sviluppato le metodologie e che compongono il comitato scientifico, le associazioni di categoria, autorevoli testimoni del mondo della cultura aziendale e naturalmente i fruitori finali”.

Voi avete diversi supporter: qual è il loro ruolo?

“I supporter firmano un contratto con SAFE e si impegnano a sostenere e a diffondere le nostre iniziative in base al tipo di skill. Per quanto riguarda le aziende e le associazioni di categoria, abbiamo un rapporto diretto e creiamo progetti concreti che siano davvero utili”.

Stefania Doglioli SafeLa governance di un’organizzazione come dovrebbe agire per la parità di genere?

“Servirebbe un patto organizzativo all’interno delle aziende in cui tutte le componenti siano coinvolte in un comune sistema di valori. Il tema è profondamente culturale per cui la legislazione non basta. Bisognerebbe creare dei modelli di leadership e di organizzazione che superino quelli tradizionali e che spesso invece sono di tipo maschile perché un tempo le donne non partecipavano al momento decisionale dell’impresa. Ciò che occorre è il coinvolgimento dei dipendenti e delle dipendenti e la condivisone dei valori”.

Donna per lei significa?

“È un dato culturale. Sono nata biologicamente donna e sono stata cresciuta come una femmina. Crescendo sono tornata ad essere donna. Per me vuol dire ricondurre la cultura condivisa alle vere potenzialità che può esprimere una donna e che non sono quelle dell’assegnazione di ruoli costrittivi. Siamo cresciute per millenni con determinati modelli, ma esiste una cultura alternativa che possiamo portare avanti solo se acquisiamo consapevolezza su cosa significhi essere portatrici di differenza per diventare un volano per il cambiamento. Essere donna vuole dire avere grandi opportunità e un’incredibile responsabilità che possiamo gestire con la ricerca della consapevolezza”.

Il FOCUS DI PROGESIA

Le aziende che sostengono il progetto SAFE attuano le seguenti best practice:

  • Impatto Sociale d’Impresa;
  • Politiche aziendali Human Centric;
  • Valorizzazione delle dipendenti e dei dipendenti;
  • Valorizzazione di competenze e carriere femminili.

“Lavoriamo come un’impresa”

Il percorso di sviluppo del progetto di innovazione sociale SAFE è stato molto simile alla realizzazione di un progetto imprenditoriale. Fin dall’inizio sono stati definiti obiettivi e pianificate azioni, puntando sulle competenze e sulla professionalità delle persone coinvolte. L’associazione è stata da subito vissuta come un’organizzazione a cui dedicare totalmente impegno ed energie e non come un hobby a cui riservare ritagli di tempo. Dalla fase iniziale il progetto è stato supportato da manager e consulenti con competenze specifiche, in quello che Stefania Doglioli definisce “un processo di apprendimento” che ha permesso al gruppo di lavoro di dotarsi di strumenti e metodi utili a programmare obiettivi a breve e a lungo termine. Questo ha consentito a SAFE di arrivare a essere a livello nazionale una voce autorevole nell’educazione contro la violenza di genere e contestualmente di valorizzare la dimensione locale lavorando con le singole comunità. Le parole di Stefania Doglioli “lavoriamo come un’impresa”, infatti, riflettono la realtà SAFE: l’associazione è riuscita a raggiungere importanti obiettivi relativi alla prevenzione della violenza di genere, attraverso un’organizzazione tipicamente aziendale che prevede l’ampliamento del network, un centro di ricerca e sviluppo e più sedi operative distribuite su tutto il territorio nazionale.

I benefici per le imprese

“Le persone veicolano i valori. Se un’impresa punta sui valori coinvolgendo le persone che vi lavorano, allora quella è un’azienda che veicola valori” afferma Stefania Doglioli sottolineando l’importanza della presenza delle imprese nel progetto. SAFE lavora accanto alle scuole per educare i bambini e le bambine, i giovani e le giovani a comprendere gli stereotipi, gli atteggiamenti, il linguaggio e i comportamenti nocivi in ottica di prevenzione della violenza di genere e allo stesso modo lavora accanto alle aziende, dove lavorano i genitori di queste nuove generazioni, in modo da costruire una rete di relazioni che possa contribuire ad abbattere i fenomeni di discriminazione e di violenza.

Collaborare con SAFE può essere per un’azienda una grande opportunità per trarre benefici per la sua organizzazione e per i propri stakeholders. Gli studi confermano infatti che i dipendenti che sentono di condividere gli obiettivi e i valori della propria azienda sono più coinvolti, più proattivi e di conseguenza più produttivi. Inoltre, riconoscersi nei valori dichiarati da un’azienda è importante anche per il cliente, perché attualmente chi acquista non sceglie più solo il prodotto o il servizio, ma decide basandosi sull’insieme delle esperienze e dei valori condivisi con il marchio o il brand. Lo stesso vale per i fornitori, oggi molto più attenti a far parte di una filiera che veicola valori condivisi. Infine, un beneficio che un’azienda può trarre a lungo termine è quello di riuscire a costruire intorno a sé, a livello locale, una comunità sostenibile in cui si possa lavorare in sinergia favorendo il benessere di tutti.

In questo contesto, hanno un ruolo fondamentale le associazioni di categoria, che si sono dimostrate subito molto disponibili alla sensibilizzazione delle imprese, soprattutto delle piccole e medie aziende, ossia quelle più difficilmente raggiungibili. Infatti, mentre le grandi imprese per loro impostazione riconoscono il valore di queste azioni, le piccole aziende hanno bisogno di acquisire consapevolezza. “Grazie al supporto delle associazioni di categoria” – afferma Stefania Doglioli – “siamo riusciti a costruire un ponte raggiungendo centinaia di piccole aziende oggi attive nel progetto SAFE”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Focus: Antonella Moira Zabarino

Norma Cossetto e la storia libera da condizionamenti ideologici

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni  / Il fatto che a Pescara l’Anpi locale non voglia riconoscere l’intitolazione di un giardino alla Medaglia d’ oro Norma Cossetto, struprata e infoibata, appare un arretramento notevole nella ricostruzione storica che l ‘Anpi ha imboccato

 

E’ vero che in Istria e Dalmazia ci furono
violenze da parte del regime fascista e in generale da parte di Italiani, ma è altrettanto vero che la giovane studentessa Istriana Norma Cossetto con quelle violenze non c’entrava nulla
. Era una studentessa dell ‘Università di Padova vittima della selvaggia violenza dei partigiani titini. Sollevare polveroni polemici su di lei e’ di per se’ sintomo di un disturbo nella capacità di accogliere i fatti storici senza riferimenti ideologici ormai vecchi ed obsoleti. L’Anpi che offende una vittima delle foibe, non rende onore alla sua storia migliore, ma rischia di tornare al negazionismo dei vetero- comunisti. Il giorno del ricordo del 10 febbraio dovrebbe essere un punto di non ritorno . Le pagine scritte da Gianni Oliva non possono essere contestate. Sono una verità incontrovertibile. Sono stato tra i primi a scrivere di Norma Cossetto ed ebbi la possibilità di avere rapporti con sua sorella che abitava a Novara e che fu una profuga dell’esodo Giuliano- Dalmata dopo la seconda Guerra Mondiale e il trattato di pace che diede a Tito i territori italiani della Costa Adriatica orientale. Fui io a proporre per la Medaglia d’oro la Cossetto al presidente Ciampi che subito accolse la proposta. Sentire che l’Anpi si dissoci dalla intitolazione di una giardino a Norma mi addolora. Semmai bisognerebbe dire che le città italiane sono in ritardo nel ricordare l’eroica ragazza istriana.  Torino proprio non ci pensa a Norma Cossetto. Dopo la guerra l’ Università di Padova conferì la laurea honoris causa alla studentessa allieva di Concetto Marchesi, latinista insigne e comunista di spicco. All’ Anpi, prima di sminuire Norma Cossetto con la scusa di contestualizzarla,  dovrebbero studiare la storia. In ogni caso ogni violenza,  anche contestualizzata, va condannata senza equivoci e mezze verità.

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Scrivere a quaglieni@gmail.com

GrowishPay, il riferimento in Italia per i social payments

Rubrica a cura di ScattoTorino

GrowishPay Claudio CubitoTutti abbiamo dei talenti, ma alcuni hanno la capacità di riconoscerli e di saperli utilizzare al meglio. Un esempio è Claudio Cubito che prima di diventare CEO di GrowishPay – che nel 2018 è stata inserita da Forbes Italia nei “Campioni del Fintech” nella categoria “Sistemi di pagamento” e nella categoria “La miglior startup” – è stato alla guida di una multinazionale inglese specializzata nel settore chimico che, anche grazie a lui, in pochi anni ha triplicato il fatturato e il numero di dipendenti.

Laureato in Chimica Industriale e con un Executive MBA in marketing e finanza, Claudio Cubito non ha vissuto solo di studio, ma ha coltivato una grande passione: l’heavy metal. A 17 anni fonda il primo giornale italiano di musica metal e inizia a collaborare in radio; il suo hobby diventa un business che lo porta prima a dirigere l’edizione italiana di Metal Hammer, il più importante mensile europeo del settore, e successivamente a far diventare il periodico il più venduto della sua categoria. Giornalista dal 1992, nel 2000 fonda Metallus.it, il primo portale editoriale online di musica metal, nel 2006 EMP Merchandising HGmbh – il più grande e-commerce rock tedesco – acquisisce Metallus.it trasformandolo in EMP Mailorder Italia che in pochi anni, sotto la sua guida, raggiunge i 7,5 milioni di fatturato con 130.000 clienti attivi. Dato il successo, nel 2011 Claudio abbandona l’azienda chimica per la quale lavora e si dedica totalmente al settore digitale. Quello stesso anno incontra Digital Magics, incubatore di progetti digitali quotato alla Borsa italiana che ha creato Wizzlist: una “lista di desideri universale”.

Nel 2014, insieme a Digital Magics e a Domingo Sarmiento Lupo, Cubito lancia Growish.com: il primo marchio di GrowishPay e il primo portale di collette online di Italia. L’anno dopo la startup verticalizza nel settore matrimoni con il marchio ListaNozzeOnline.com: un modo innovativo di creare il proprio sito web per il matrimonio e raccogliere denaro per la propria lista nozze. Intanto GrowishPay diventa un ecosistema che propone sia marchi verticali di sua proprietà, come Listanozzeonline.com e Growish.com, sia soluzioni e-wallet based per aziende, mettendo a disposizione di altri utenti business la tecnologia e gli strumenti di GrowishPay in versione white label.

Di cosa si occupa GrowishPay?

“Questa start up Fintech si occupa di pagamenti digitali. I social payments sono soluzioni di pagamento per trasferire denaro tra utenti o per pagare acquisti all’interno di un network. Noi mettiamo i pagamenti al servizio del marketing e delle vendite in modo che sia possibile per i clienti – gli utenti o le aziende – vendere di più.

Le piattaforme di nostra proprietà sono Growish.com, Listenozzeonline.com e ScuolaPay.

Ci sono però anche 1500 merchant che utilizzano le soluzioni GrowishPay in whitelabel: tra questi Mediaworld, Lastminute.com, Volagratis, Uvet Travel Network, LoveTheSign, Lastminutetour, Fantacalcio-online.com, Personal Travel Specialists, Musement, Nexi SmartPos e altri”.

Come funziona la colletta online Growish.com?

Growish.com è il primo marchio dell’azienda ed è nato nel 2014. Esso consente di raccogliere denaro tra amici tramite il metodo della colletta online. L’utente può scegliere un’occasione particolare, come il compleanno o la laurea, oppure una colletta generica. Inoltre decide se definire un importo specifico o lasciare offerte libere. Deve poi indicare la data di scadenza della raccolta e specificare se addebita le commissioni di Growish.com. a se stesso o se le suddivide tra gli utenti che parteciperanno alla colletta. Ad ogni colletta corrisponde un conto di moneta elettronica aperto presso un Istituto di Pagamento autorizzato e intestato a nome dell’utente. Impostati i parametri, la colletta viene pubblicata e l’utente ottiene un link condivisibile con i propri contatti attraverso sms, social, email o Whatsapp. Seguendo il link le persone che decidono di partecipare alla colletta possono versare la loro quota mediante le principali carte di credito o tramite bonifico bancario. Il titolare della raccolta può infine decidere se incassare il budget o destinarlo a un amico o acquistare un prodotto dal catalogo Growish.com.

I vantaggi sono la velocità, la facilità di utilizzo e di gestione, il fatto che chi attiva la colletta non deve anticipare denaro e la sicurezza dei pagamenti, che sono gestiti da un istituto di moneta elettronica riconosciuto a livello europeo”.

Cos’è Listanozzeonline.com, il marchio verticale di GrowishPay?

“È la prima lista multiprodotto dedicata ai matrimoni. In 4 anni è stata usata da più di 100.000 persone e abbiamo gestito 30 milioni di Euro di pagamenti a marchio nostro o di altri. Viene infatti anche utilizzata dalle agenzie del circuito Uvet ed è presente nei 116 punti vendita a marchio MediaWorld. Il suo utilizzo è semplice: i futuri sposi creano online la propria lista nozze e gestiscono un sito web dedicato, eventualmente anche con url personalizzabile. Sul sito possono condividere informazioni, foto, messaggi e indicazioni per il regalo di nozze con gli invitati e con i contatti interessati. Inoltre la lista nozze può essere pubblica o riservata ai contatti scelti e al suo interno gli sposi possono inserire qualsiasi prodotto con le relative informazioni, richiedere un contributo spontaneo, il viaggio di nozze o la raccolta per un obiettivo specifico.
Il sito offre anche un supporto nella gestione del ricevimento: i partecipanti, infatti, possono confermare la loro presenza e gli sposi hanno la possibilità di rispondere direttamente attraverso esso. Gli sposi possono inoltre realizzare una galleria fotografica illimitata e proporre dei quiz su di loro agli invitati. Il vantaggio del portale è che usando la nostra tecnologia, che si basa su conti di moneta elettronica, tutto viene controllato direttamente dagli sposi per cui, ad esempio, una volta raggiunta la quota necessaria per il viaggio di nozze, gli sposi scaricano l’importo restante sul conto corrente per altri utilizzi. Sul sito, inoltre, ci sono tutti i regali scelti e ogni invitato può scegliere liberamente”.

Qual è la finalità dell’App ScuolaPay, l’app più recente prodotta da Growishpay?

“ScuolaPay è un’APP che gestisce i pagamenti digitali per qualsiasi attività scolastica: dalla retta ai materiali didattici, passando per le casse comuni o le raccolte fondi organizzate dai genitori, o dai rappresentanti per le gite. Grazie ad essa le scadenze non vengono dimenticate perché l’app può essere appoggiata sul conto bancario degli utenti, e quindi i pagamenti possono essere effettuati direttamente, con pochi click. ScuolaPay inoltre, dopo che il pagamento è stato inviato, fornisce la ricevuta e, se serve, aggiorna la scadenza.

L’app inoltre permette di organizzare la rubrica dei genitori tramite il nome dei figli, di creare gruppi per ogni esigenza e di invitare altre persone tramite email, sms, Facebook o Whatsapp. Ogni utente può gestire la rubrica dei genitori e visualizzare in totale trasparenza chi ha pagato, i movimenti effettuati e sollecitare i ritardatari. I responsabili della raccolta possono infine allegare i giustificativi di spesa e restituire il fondo cassa al termine del periodo, sempre in modalità online. L’App può essere utile anche in caso di genitori separati perché definisce, per ogni figlio, quanto deve pagare ognuno.

Il servizio è piaciuto e molte scuole private ci hanno già chiesto di gestire i contributi e le rette. Così abbiamo sviluppato e messo a disposizione i moduli online per semplificare ed automatizzare i pagamenti di ogni attività scolastica, che possono far risparmiare ore di lavoro a chi si occupa dell’amministrazione. Unica nel panorama italiano dei pagamenti digitali, ScuolaPay è anche molto sicura. Le transazioni e i conti vengono gestite da SisalPay (che ha anche investito direttamente nel progetto) tramite il wallet Bill e sono garantiti da Banca d’Italia.

Progetti futuri?

“Entro fine anno sarà possibile pagare con ScuolaPay anche presso diversi punti vendita come i bar e le cartolibrerie; inoltre si potrà ricaricare l’App presso le ricevitorie, mentre già adesso si possono acquistare i libri scolastici con uno sconto e con il vantaggio di guadagnare punti premio spendibili sul catalogo Borgione. Abbiamo scelto quest’azienda (torinese), specializzata da oltre 50 anni in articoli e prodotti per i bambini e i ragazzi perché vogliamo creare una rete di attori italiani d’eccellenza, attorno alla scuola”.

Torino per lei è?

“Il luogo in cui sono nato e in cui ho vissuto fino a 34 anni. Lavorando nel settore chimico mi sono spostato a Milano per gestire l’azienda, ma qui ho la maggior parte degli amici e spesso ci torno nel week end. Torino vanta aziende eccellenti, ma che purtroppo non possono rispondere alle esigenze di impiego di tutti. Spero che il polo dedicato all’innovazione che si sta creando attorno al Politecnico faccia ritornare i talenti a casa”.

Un ricordo legato alla città?

“Il periodo scolastico. Ripassare davanti all’asilo o alla scuola elementare e rivedere i campetti dove giocavo a palla durante la ricreazione è sempre bello. Ricordo anche con un po’ di tristezza il liceo dove ho studiato, il Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, che è stato chiuso parecchi anni fa, ma era una bellissima scuola”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto

“Perché lei non mi amasse non lo so…”

Music tales / la rubrica musicale

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Perché lei non mi amasse non lo so

Io che le avevo dato tutto quel che ho

Ma forse quel che ho non è abbastanza

Forse cercava il cielo in questa stanza

E un cielo non ce l’ho”

Io Brunori Sas lo adoro proprio, con il suo album “a casa tutto bene”, nato dall’attrito fra le necessità di uscire di casa e la naturale tendenza al rifugio domestico, dice di aver avvertito la necessità di

abbandonare l’isoletta felice delle sue vicende private e di occuparsi di qualcosa che riguardasse

maggiormente il mondo fuori.

E lo ha fatto si, cavolo, attraverso brani semplici apparentemente ma molto profondi, quasi a voler far

sentire le pozzanghere dei veri oceani.

In questo disco emerge il coraggio di affrontare diverse tematiche, dall’attualità alle paure e sconforti quotidiani in maniera diretta e lineare.

L’intento di Brunori Sas era quello di realizzare un disco maturo, forte, che si occupasse del presente, della realtà, del senso di responsabilità; un disco sentimentale, che gioca poco con le parole per arrivare più diretto alla gente, “di cuore e non di testa”. Uno sguardo e un’anima intenti a cogliere dall’esterno, calandosi nei panni di un’umanità che spesso viene etichettava come “altro da me”.

Vi regalo “colpo di pistola” perchè non dimentichiate mai che l’amore è un colpo di pistola

L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena

È uno schiaffo per cena

L’amore ti tocca appena

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=rSf1OcQ2e-8&ab_channel=BrunoriSas