

Quando il giornalista Giampaolo Pansa racconta di suo padre che chiamava la Fiat “la Feroce”, ci si può fare un’idea di come allora fosse davvero il tempo di un universo diviso in due: padroni e operai, orari di lavoro pesanti e Valletta che metteva in riga i sindacati. Oggi viene invece accolto il messaggio solidale di papa Francesco
La Grande Fabbrica di una volta, con il cuore e la mente a Torino, aveva un approccio differente verso se stessa e il mondo circostante. Quando il giornalista Giampaolo Pansa racconta di suo padre che chiamava la Fiat “la Feroce”, ci si può fare un’idea di come allora fosse davvero il tempo di un universo diviso in due: padroni e operai, orari di lavoro pesanti e Valletta che metteva in riga i sindacati.Oggi la crisi (che ha spalmato il gruppo automobilistico in tutto il globo) è certamente economica ma pure di valori. Il nuovo corso di Sergio Marchionne ha portato, va detto, eccellenti risultati: le vendite di auto sono al top nel mercato europeo. E, se da un lato, lo stile dell’ad è aziendalistico-manageriale, dall’altro le politiche di formazione dei quadri e dei manager del mondo Fca/Fiat, con la nuova gestione marchionniana hanno subito una svolta improntata all'”umanizzazione” .
In questa nuova ottica va inserito il social team building “per aiutare gli altri.” Fca quest’anno ha infatti puntato sulle attività socialmente utili. E’ nata così la prima sperimentazione che si è conclusa in questi giorni. Nell’arco di 4 mesi sono stati coinvolti trecento dipendent tra quadri, manager e impiegati di Fca Group Purchasing, il settore acquisti: niente più gare di rafting o altri sport di pura competizione, come in passato: i dipendenti si sono dedicati a piantumare aiuole e pitturare pareti di scuole e centri accoglienza. Il progetto ha coinvolto la Fondazione Mirafiori e l’Associazione ‘Casa Nostra’, un centro che accoglie a Torino madri con bambini in situazioni di difficoltà familiare e minori soli dove, grazie al progetto di social team building sono stati ritinteggiati diversi locali della struttura, dalla sala di rappresentanza ai salottini per gli incontri protetti. “Abbiamo fatto qualcosa di utile – dicono i responsabili dell’ social team building Fiat – lavorando insieme, imparando a fare gruppo. Tutti porteranno qualcosa di questa esperienza sia sul lavoro che nella vita”. Anche la Grande Fabbrica non è rimasta immune al messaggio di solidarietà di papa Francesco. in un mix di efficientismo e umanizzazione.
(Foto: il Torinese)

Edizione autunnale della rassegna ‘Gelato Festival’, fino a domenica 27 settembre in piazza Solferino. Sono presenti alcuni dei migliori maestri gelatieri che partecipano all’ultima tappa della manifestazione che ha toccato 12 città italiane, oltre a Valencia, Londra e Amsterdam. La manifestazione è promossa da Confesercenti e dall’associazione ‘Via Santa Teresa per voi’, in collaborazione con il Comune e il patrocinio della Città Metropolitana. Chinotto di Savona, Busa d’or, ArachidiMoou. Arancia e cannella, Bonet, Crema Golosia, sono solo alcuni dei gusti presenti in piazza.
L’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, commenta le notizie sui provvedimenti del Ministero della Salute, con riferimento alle “condizioni di erogabilità” in base alle quali il medico di medicina generale potrà prescrivere visite ed esami: “il tema dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie è centrale per la Regione Piemonte. Ci abbiamo lavorato fin dai primi giorni del nostro insediamento, con la collaborazione di esperti, organizzando seminari ed incontri che hanno visto la partecipazione di molti operatori sanitari. Lo abbiamo fatto con convinzione e non solo perché siamo, da anni, una Regione in piano di rientro”. nei mesi scorsi l’assessore aveva lanciato un appello ai medici di base per coinvolgerli in una campagna di sensibilizzazione dei pazienti, affinchè non abusassero degli esami.

“Dopo una stagione di grandi investimenti c’è il rischio di dormire sugli allori. Occorrono meno enti e più capacità sul mercato internazionale, serve
enogastronomico di qualità . Tutto ciò ha concorso in qualche modo a rendere meno severi gli effetti della crisi economica e sociale di Torino e del Piemonte nell’ultimo decennio. Su questi temi, il Torinese intende avviare un’inchiesta , anche con l’opinione dei nostri lettori, sulla situazione attuale e sulle prospettive di rilancio dell’azione pubblica e privata per la valorizzazione culturale e turistica della nostra città e del nostro territorio . Su questo, abbiamo incontrato Alberto Vanelli (nella foto in alto), uno dei protagonisti di questa trasformazione della città , già dirigente dei Beni Culturali della Regione Piemonte e direttore della Reggia di Venaria, che alla luce degli importanti e ambiziosi risultati raggiunti ci ha illustrato il suo punto di vista.
Sono personalmente soddisfatto del lavoro di questi anni. Eppure, il rischio che la sua domanda paventa effettivamente c’è , la soddisfazione cioè può facilmente trasformarsi in compiacimento e in appagamento ,logorando la forza, l’entusiasmo e la capacità di iniziativa e consumando il ruolo acquisito da Torino. In questi anni memorabili, l’enorme patrimonio storico derivante dallo status di Torino di città capitale del Ducato di Savoia prima, e del Regno di Sardegna poi, è’ stato recuperato e riproposto al pubblico, dopo un lungo tempo di abbandono , a seguito di un eccezionale lavoro di restauro, che ha visto un investimento di oltre un miliardo di euro. E un analogo percorso ha investito le architetture realizzate dopo l’Unita’ d’Italia fino alla fase dello sviluppo industriale della città e al suo declino. E se si fa l’elenco dei beni è’ imponente il numero dei casi che sono stati salvati e ristrutturati . ( ndr: monumenti come Palazzo Reale, l’ Armeria Reale, Palazzo Madama, il Castello di Rivoli, il Museo d’Antichita, Villa della Regina , Palazzina di Stupinigi, la Basilica di Superga, il Castello del Valentino, la Reggia di Venaria, il Museo del Risorgimento, Palazzo Carignano , e ancora nelle architetture più recenti la Mole Antonelliana , il Lingotto, le OGR , la Chiesa del Sacro Volto, fino al recente completamento della nuova galleria Sabauda e del
Museo Egizio)- Ciò ha consentito a Torino di riproporre la sua autentica e originaria immagine di capitale regale, riconciliando così ,i torinesi con la loro storia e facendo della città una meta ambita e attrattiva per il turismo , non solo nazionale , ma anche internazionale ; tutte le ricerche confermano questo scenario. C’e’ da rimarcare che nella nostra città l’architettura barocca raggiunge vertici di qualità assoluta, superando sovente per bellezza , magnificenza ed eleganza l’analogo patrimonio di grandi capitali europee. E la Regione e la Città non sono intervenute in questi anni solo per recuperare il patrimonio, ma hanno elaborato e realizzato soluzioni istituzionali e organizzative fortemente originali per la conduzione dei beni culturali italiani. Oggi Torino e’ universalmente considerata una città bellissima,ricca di storia, arte e saper vivere e i torinesi ne sono orgogliosi . I torinesi oggi sono soddisfatti di questo cambiamento, però a mio avviso il ciclo avviato negli anni 90 , rischia nei prossimi anni di veder lentamente esaurire la spinta propulsiva e innovativa che la accompagnava.
Io credo che Stupinigi dovrà e potrà’ essere davvero l’evento culturale dei prossimi anni. Il grande lavoro di restauro, sia degli edifici che della componente artistica, ormai in dirittura d’arrivo , è’ stato uno dei più ambiziosi , anche se forse troppo lungo, programma di riqualificazione di un bene culturale ambientale . Con la Fondazione Mauriziana hanno collaborato il meglio delle aziende private torinesi e dei nostri enti pubblici. Sono convinto che il completamento degli attuali lavori con il recupero del borgo circostante e la realizzazione di moderne strutture di accessibilità e accoglienza, accompagnato da un percorso di visita affascinante e ricco di suggestioni, possa elevare quel sito a una delle grandi mete di turismo internazionale . Preliminare è’ però il consolidamento istituzionale e finanziario della Fondazione Mauriziana.
disponibilità economiche attuali, di mantenere questo sistema, ma le soluzioni non sono semplici. Se è’ vero che ogni struttura si è dotata di propri uffici per la comunicazione, il marketing , per la gestione amministrativa e così via, moltiplicando in questo modo gli uffici e i dipendenti e conseguentemente le spese, per altro verso, oggi questi enti sono naturalmente gelosi dell’identità acquisita e della propria indipendenza, anche per la sotterranea , forte competitività e concorrenza che esiste tra di loro e che oltretutto rende complicatissimo il governo del sistema. Il processo di accorpamento avviato, in particolare dalla Città e dalla Regione, incontra conseguentemente molte resistenze e non poche complicazioni giuridiche. La cosa poi , raggiunge vertici grotteschi nel caso dell’arte contemporanea , dove sono proliferate cinque strutture che operano in questo campo e la stessa CRT vorrebbe fare delle OGR un ulteriore centro per la cultura e l’arte contemporanea. Qualcosa di non dissimile, anche se qui il problema patrimoniale e istituzionale è’ ancora più complicato riguarda anche il circuito delle residenze sabaude, vera araba fenice della politica culturale piemontese e , se pur in misura molto più limitata, il settore della promozione del libro.
Sicuramente il lavoro già avviato dalle pubbliche amministrazioni di completamento dei cantieri e di ricomposizione organizzativa del sistema con la razionalizzazione dei suoi costi è’ un compito ineludibile, ma io credo che il solo lavoro di riordino non basti. Ho l’impressione che questo settore stia cambiando radicalmente e che i vecchi strumenti della pubblica
amministrazione stiano diventando sempre meno efficaci, anche perché in fin dei conti, la grande leva per sostenere la cultura era investirvi denaro pubblico e quei soldi non ci sono più . Mi pare che due siano i processi in corso che vanno accompagnati e favoriti. Prima di tutto va avviato e sperimentato un processo di liberalizzazione della gestione del patrimonio culturale e dei suoi servizi favorendo e incentivando l’emergere di una autonoma e non assistita capacità imprenditoriale ,sia pubblica che privata. È’ necessario che si rafforzino e nascano soggetti capaci di progettare e organizzare in economia, con moderato o nullo finanziamento pubblico la gestione di un bene o di un avvenimento culturale, dalle visite alle mostre, spettacoli , eventi, e servizi nonché la loro promozione e comunicazione. Per altro verso va incentivata e sostenuta la capacità creativa nelle tante diverse espressioni della cultura contemporanea. Sono convinto che siano presenti nel nostro territorio , una molteplicità di soggetti con straordinarie capacità creative lontane dalla frequentazione dei luoghi del potere, un po’ smarriti, disorientati, abituati a fare da se, senza tutele e supporti dalle amministrazioni : una sorta di cultura sommersa spesso conosciuta e apprezzata
chissà per quali vie in altri luoghi, non di rado anche internazionali. Ricucire un contatto , virtuoso e non malato , tra le strutture del governo e le strutture della produzione creativa è’ un compito oggi non rinviabile. Va individuato uno strumento di crescita e di inserimento di questi soggetti nel mercato della cultura ,e ciò non solo nell’arte contemporanea , ma anche nei campi della fotografia e della tecnologia digitale , nella produzione musicale e audiovisiva , nel design ,nella moda, nell’artigianato metropolitano, nell’ architettura e così via . L’altro
obbiettivo è’ far diventare sempre di più la nostra città un polo di una rete internazionale ,non solo europea , in cui i nostri operatori sia imprenditoriali ,sia creativi , si misurino con un mercato più ampio , accettando alleanze , sfide e confronti con gli altri soggetti che ormai in questo campo sono presenti e attivi. Faccio solo degli esempi, si pensi al potenziale che ha il Museo Egizio in un’ iniziativa di scambio e solidarietà per la tutela e la valorizzazione delle collezioni e delle aree archeologiche tra quelle europee e quelle del Medioriente , queste ultime oggi violentate dall’iconoclastia islamica. Si pensi al potenziale di produzione e valorizzazione culturale che può emergere dal lavoro già imbastito dalla Venaria Reale, tramite il suo Centro Studi, con le altre residenze reali europee per un programma comune di ricerca e di mostre ,per far conoscere la storia e i rapporti tra le città e le corti d’Europa anche in una prospettiva di rafforzamento dell’integrazione europea . Si pensi infine alle opportunità di reinserimento di Torino nel mercato internazionale della produzione culturale contemporanea. Insomma , l’attrattivita’ turistica e la produzione di cultura devono diventare nei prossimi anni, a partire dal patrimonio culturale recuperato, un pezzo, sicuramente non maggioritario , ma non irrilevante del PIL della nostra città e della nostra regione.
Fermarsi, riflettere e cercare il significato dell’esistenza con la guida di ospiti illustri, partendo da “L’impasto umano. Fatti di terra, guardiamo le stelle”. Ecco il tema dell’11° edizione di “Torino spiritualità” organizzata dal Circolo dei lettori dal 23 al 27 settembre. Cinque giorni in cui il capoluogo subalpino ospita dialoghi, incontri, lezioni, spettacoli, meditazioni ed esperienze che hanno come filo conduttore il complesso impasto di materia e trascendenza che costituisce noi umani e rimanda alla biblica argilla plasmata da mani divine. Tema infinito al centro degli oltre 120 appuntamenti, con 150 voci di tutte le religioni e credenze che dal mondo, compresi intellettuali laici e scienziati, che convergono non solo nelle varie location torinesi (Palazzo Graneri della Roccia, sede del Circolo Lettori, teatri, musei, chiese, tempio Valdese,ecc), ma anche nel più ampio territorio regionale, con tappe al Parco Astronomico di Pino Torinese e, più in là, a Novara ed Alba.
matassa della capacità di convivere con l’assenza delle cose che ci vengono a mancare o che aspettiamo invano; mentre Mario Zaninelli e Antonio Montanari si soffermano sulla figura del monaco viaggiatore Thomas Merton e la sua vita alla ricerca della verità. Nel fitto programma spiccano il filosofo spagnolo Fernando Savater e il giornalista Michele Serra che in “Osservate più spesso le stelle” si interrogano su cosa valga davvero la pena insegnare ed imparare; gli storici Alessandro Barbero e Alessandro Vanoli dialogano sul “bisogno delle barbarie”; l’anglista Nadia Fusini e il critico teatrale Nicola Fano vanno alla ricerca della definizione dell’uomo nelle pagine di Shakespeare. Il MAO (Museo d’Arte Orientale) è poi la cornice giusta per sondare il concetto buddhista di impermanenza del corpo con gli studiosi Carla Gianotti e Aldo Tollini.
Qual è la situazione dell’accoglienza dei migranti nella nostra regione? I dati più aggiornati si riferiscono al 7 settembre: in Piemonte erano presenti 6.873 migranti. Il giorno dopo è stato richiesto alle Prefetture di provvedere all’accoglienza di ulteriori 1.781, secondo le quote spettanti ad ogni provincia, in base ai criteri definiti dal Tavolo di coordinamento regionale. Questi prevedevano la distribuzione del 40% su Torino e provincia e del restante 60% sul resto del Piemonte. Dunque, a Torino ne spetterebbero 712, ad Alessandria 217, a Cuneo 296, a Vercelli 88, a Novara 186, ad Asti 110, a Biella 91, al VCO 81. L’assessore all’Immigrazione Monica Cerutti ha illustrato in Consiglio regionale lo stato dell’accoglienza in Piemonte: