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Il derby della Mole è granata dopo vent'anni: 2-1 e la Juve rinvia lo scudetto

toro bandieratoro juve juve torotoro caroselloVittoria dei granata in rimonta: dopo la rete di Pirlo al 35′, pareggio di Darmian al 44′ del primo tempo. Arriva il gol-partita di Quagliarella al 12′ del secondo tempo

 

 AGGIORNAMENTO Tre tifosi, due della Juventus e uno del Torino, sono stati arrestati dalla polizia per il lancio di bombe carta, fumogeni nello stadio Olimpico. Altri due, invece, sono stati arrestati per gli incidenti avvenuti prima del match. Un uomo è stato denunciato per i sassi lanciati contro il pullman bianconero. Appaiono fortunatamente meno gravi di quanto sembrava inizialmente i tifosi feriti dalla bomba carta, tra i quali una ragazza ricoverata al Mauriziano per aver respirato fumi, e due al Cto.

 

Derby della Mole, con Darmian e Quagliarella il Torino batte la Juventus dopo 20 anni. Vittoria dei granata avviene in rimonta: dopo la rete di Pirlo al 35′, pareggio di Darmian al 44′ del primo tempo. Arriva il gol-partita di Quagliarella al 12′ del secondo tempo. Un bel match: per la Juve anche 2 pali, Pirlo sull’1-1 e Matri a metà ripresa. Per mister Ventura 3 punti importanti ed e’ vinto il derby dopo ben 20 anni e 17 giorni. in caso di vittoria bianconera della partita con il Toro, numero 140, e di sconfitta della Lazio in contemporanea, la Juve sarebbe diventata campione d’Italia per la quarta volta consecutiva, con sei giornate di anticipo. A turbare quella che doveva essere una festa di sport è stata una bomba carta che è esplosa all’interno dell’Olimpico all’inizio del derby. Il 118 parla di 9 feriti,  tifosi del Toro, due dei quali sarebbero gravi e sono stati trasportati in ospedale. L’ordigno esplosivo sarebbe stato lanciato dal settore dei tifosi della Juventus durante un reciproco lancio di petardi, fumogeni. Vicino allo  stadio, si era anche svolto l’assalto al pullman della squadra bianconera.

 

(Foto: Franzen / il Torinese)

Pd a passo di danza sotto la Mole. Ma a ballare la rumba è solo il Chiampa

chiampa renzi

ACROBAZIE REGIONEACROBAZIE REGIONE 2IL GHINOTTO DELLA DOMENICA

La musica non cambia e chiunque sieda sulla poltrona di sindaco di Torino è destinato a stracciare i record di preferenze dei cittadini. Lo ha dimostrato, ancora una volta, la recente classifica dei sindaci italiani che colloca Filura fra i prediletti dai propri concittadini nei maggiori centri italiani. Certo con concorrenti come il napoletano De Magistris o il romano Marino non era un’impresa difficile ma comunque Piero ha allungato: più 3,8 % rispetto al giorno delle elezioni

 

Ieri l’Italia ha celebrato il 70° della Liberazione e tutta (tutta?) Torino ha festeggiato a ritmo di jazz… forse perché a liberarci sono stati gli americani, ma se avessero prevalso gli auspici di una parte considerevole del partigianato “rosso” magari ora avremmo un festival cadenzato dalle balalaike. Mentre l’assessore Braccialarghe si beava delle sua musica preferita, con la soddisfazione di chi ha trasformato una passione personale in un rito pagato dall’intera cittadinanza – anche il 2 giugno la Festa della Repubblica vedrà una jam session tra swing e blues – il suo superiore, il sindaco Fassino, si lanciava nella marinera, ballo nazionale peruviano “per coppie indipendenti”. Infatti, il nostro sindaco metropolitano riceveva, proprio il giorno della Liberazione, la vicepresidenta della Repubblica del Perù Marisol Espinoza Cruz, a Torino per un concorso europeo dedicato appunto a questo ballo nato “dall’incontro tra l’eredità degli spagnoli e degli africani con la cultura dei quechua peruviani ed importante patrimonio culturale della nazione peruviana”, come informa, con la consueta accuratezza, la velina del civico ufficio stampa.

 

E la Sala dei Marmi dell’augusto Palazzo di Città si è trasformata in una balera sudamericana, con un’ardita dimostrazione, a coppie rigorosamente indipendenti, di Piero e Marisol che volteggiavano in abiti simil-caraibici… almeno questa è la scena che si è immaginato Ghinotto, purtroppo non presente all’evento epocale. Comunque sia, jazz, marinera o altro, la musica non cambia e chiunque sieda sulla poltrona di sindaco di Torino è destinato a stracciare i record di preferenze da parte dei cittadini. Lo ha dimostrato, ancora una volta, la recente classifica dei sindaci italiani che colloca Filura fra i prediletti dai propri concittadini nei maggiori centri italiani. Certo con concorrenti come il napoletano De Magistris o il romano Marino non era un’impresa difficile, ma comunque Piero ha allungato, addirittura con più 3,8 % rispetto al giorno delle elezioni, salendo così al 60,5 % di gradimento. E sì che, a girare sotto i lunghi portici e nelle splendide piazze torinesi, il sentiment verso l’amministrazione civica non pare proprio dei migliori. Cosicché, delle due l’una. O i torinesi sono di bocca buona e si fanno piacere tutti e tutto senza troppe pretese. Oppure, abituati a secoli di sudditanza sabauda, preferiscono sfogarsi con il mugugno e non mettere troppo in discussione i “padroni del vapore”, anche considerando che ormai l’egemonia post-comunista-diessina-piddina si avvia al quarto di secolo… e somiglia sempre più a una dinastia di genere monarchico.

 

A fronte del risultato più che lusinghiero, Fassino ha avuto due reazioni: la prima, ufficiale, in qualità di presidente dell’Anci, per ribadire che i sindaci restano un punto di riferimento importante per i cittadini e dunque il governo non deve pestar loro troppo i piedi, “altrimenti ci arrabbiamo”; la seconda, ufficiosa, di autentica stizza (“mai ‘na gioia”) perché il brillante gradimento dei torinesi lo inchioda sempre più a proseguire per il secondo mandato in Comune.Anche il Chiampa del resto, quando era sindaco, mieteva record di popolarità, mentre oggi è a “mangiare cicoria” in piazza Castello e la prossima settimana gli tocca pure una sfiancante maratona in Consiglio regionale per cercare di far passare il bilancio 2015 in zona Cesarini. Insomma, dovrà ballare la rumba, come gli hanno promesso le opposizioni forzaitaliche e grilline, altro che volteggiar con la marinera!

Ghinotto

(Foto: il Torinese)

I volti di Cristo e di Leonardo per un turismo di fede e cultura

LEONARDO

Questo capolavoro senza tempo, opera  del più straordinario genio italiano, sarà eccezionalmente esposto nella Sala del Senato di Palazzo Madama dal 24 aprile fino al 2 giugno

 

Se una qualsiasi grigia città degli Stati Uniti, dove sanno valorizzare anche l’oggetto più insignificante, lo custodisse in un proprio museo sarebbe famosa in tutto il pianeta e sarebbe assalita da milioni di turisti. Stiamo parlando dell’autoritratto di Leonardo, una delle più note espressioni dell’arte rinascimentale, ospitato da qualche secolo (e tanti torinesi neppure lo sanno)  nella Bibiloteca Reale di Torino. In ogni angolo del globo chi pensa a Leonardo immagina il volto reso famoso da quel disegno. E’ un’opera d’arte che dovrebbe, al pari – e forse più della Mole Antonelliana – rappresentare Torino in tutto il mondo, un simbolo attraverso il quale evocare la nostra città. Il sindaco Piero Fassino, già tempo fa disse che il Comune era intenzionato a promuovere una campagna di abbinamento dell’autoritratto all’immagine della città. Speriamo che alle parole seguano i fatti. Questo capolavoro senza tempo, opera  del più straordinario genio italiano, sarà eccezionalmente esposto nella Sala del Senato di Palazzo Madama dal 24 aprile fino al 2 giugno. Il disegno realizzato a sanguigna, con i  suoi chiari e scuri, i tratti del volto, le rughe, il contorno delle narici, la caratteristica piega della bocca, potrà essere ammirato da torinesi e turisti giunti in città per l’ostensione.  L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione tra Palazzo Madama e Biblioteca Reale. Prosegue intanto l’ostensione del sacro lino, caratterizzata anche dalla Notte bianca della Fede di scena venerdì 24, evento  diffuso in diretta sul web. Sui  social network della Sindone e sul sito ufficiale www.sindone.org, tutte le tappe di un cammino spirituale rivolto ai giovani. Le pagine Facebook e Instagram (Sindone2015) pubblicano le immagini della preghiera d’ingresso dell’arcivescovo, mons.Cesare Nosiglia. A notte inoltrata le conclusioni di questa maratona spirituale davanti al lenzuolo sacro.

 

(Foto: www.palazzomadamatorino.it) 

 

In occasione dell’esposizione del disegno di Leonardo, il primo piano di Palazzo Madama resterà aperto straordinariamente anche il lunedì con orario 10-18. Il volto del genio. Leonardo da Vinci a Palazzo Madama – Piazza Castello, Torino 24 aprile –2 giugno 2015. Orario esposizione: lunedì-sabato 10.00 -18.00 domenica 10.00 -19.00. Biglietto: intero €12, ridotto €10, gratuito ragazzi fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte, la biglietteria chiude un’ora prima.

 

 

Un 25 aprile a ritmo di jazz per il 70° anniversario della Liberazione

acqui 25 aprilepartigiani CoazzeUn programma di letture significative in alcuni “luoghi simbolo della memoria”, interpretate dall’attore Danilo Bruni, e brevi esibizioni di una orchestra dixieland viaggiante, la Equipage Ambassadors Dixie and Street Parade, ospitata a bordo di mezzi militari d’epoca

 

aprile 25Con la tradizionale fiaccolata di giovedì sera, per le vie del centro, si sono aperte le celebrazioni per il 25 aprile a Torino. Hanno partecipato al corteo il sindaco Piero Fassino e i presidenti di giunta e Consiglio regionale Sergio Chiamparino e Mauro Laus. La giornata di sabato è invece all’insegna del Jazz della Liberazione, iniziativa che celebra il 70° anniversario con un programma di letture significative in alcuni “luoghi simbolo della memoria”, interpretate dall’attore Danilo Bruni, e brevi esibizioni di una orchestra dixieland viaggiante, la Equipage Ambassadors Dixie and Street Parade, ospitata a bordo di mezzi militari d’epoca. Si incomincia al mattino, davanti  alla stazione GTT  della linea Torino – Ceres, che per l’occasione sarà aperta per tutta la giornata con visite guidate al museo ferroviario e poi al Giardino del Corpo Italiano di Liberazione.

 

 

aprile 25 2Il pomeriggio, invece, alla Piazza dei Mestieri, che nel passato era sede della Conceria Fiorio, luogo simbolo della Resistenza torinese, dove  sono in programma diversi momenti di musica, con testimonianze e letture. Evento principale della giornata il concerto pomeridiano nel Palazzo di San Celso, in conclusione delle attività previste dagli Istituti ospiti: vedrà esibirsi il gruppo Babemalà, impegnato per l’occasione in alcuni canti simbolo dell’esperienza resistenziale. La giornata prevede una fitta rete di eventi collaterali, comprendenti anche la proiezione del film Materiale Resistente al Cinema Massimo e lo spettacolo teatrale organizzato dall’Associazione Piazza dei Mestieri Cambiando pelle. L’incredibile storia di una conceria che diventò una piazza, dell’Accademia dei Folli.

 

alleati ivreaGià venerdì si sono svolte diverse iniziative, come l’incontro al Circolo dei Lettori con l’unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere riuscito a scappare, la cui vicenda è narrata nel libro di Harden Blaine “Fuga dal Campo 14″. Shin Dong-Hyuk è Ambasciatore ONU per i diritti umani. Al cinema Massimo, invece,  la proiezione del film-documento di (Fernando Cerchio, 1945) riservata alle scuole secondarie di secondo grado, introdotta da Paola Olivetti, direttrice dell’Archivio Cinematografico della Resistenza di Torino, che ha raccontato del film e del suo restauro, ad opera dell’Archivio stesso e da Lorenzo Ventavoli, figura storica del cinema torinese ed esercente del Romano, che ha donato agli insegnanti presenti la sua recentissima pubblicazione ” La Resistenza ha 90 anni”.

 

 (Foto: www.cr.piemonte.it)

 

Per il programma completo di Jazz della Liberazione:
www.torinojazzfestival.it

 

Palazzo Nuovo nel caos: guerriglia urbana mentre si cercano le aule

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palazzo_nuovo_2Pare proprio che per i 12mila studenti di Lettere e Filosofia, lezioni ed esami si terranno in giro per la città. La lista delle “nuove aule” sembra essere già pronta e non comprenderebbe (come si pensava inizialmente) il Centro Congressi del Lingotto ma, tutte le sedi delle Circoscrizioni, alcuni spazi nella zona Vallette e Mirafiori e addirittura cinema e teatri

 

Sembra proprio che in questi giorni Palazzo Nuovo sia destinato a continuare ad avere un posto in prima pagina nelle notizie riguardanti Torino. E se l’amianto, l’avviso di garanzia al rettore Ajani per “omissione dolosa di cautela” e la conseguente chiusura dell’edificio, rappresentavano già una spinosa e rilevante questione, ieri pomeriggio la Facoltà di Scienze Umanistiche ha dovuto fare i conti anche con tafferugli e scontri tra polizia ed un gruppo di studenti. Ieri circa una cinquantina di studenti, che dalle prime ore del pomeriggio chiedevano di entrare e utilizzare il cortile interno dell’edificio per un’iniziativa di “informazione e sensibilizzazione” in vista della mobilitazione NO EXPO, sono stati caricati dalle forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa, davanti al Palazzo del Rettorato in via Verdi.

 

Durante le prime ore la situazione sembrava tranquilla e sotto controllo, tanto che un delegato del “magnifico” aveva anche incontrato gli studenti cercando di spiegare loro il motivo dell’ impossibilità di utilizzare la struttura per la loro iniziativa. La tensione sembra essere salita intorno alle 17e30 quando i manifestanti, dopo essersi avvicinati al cordone delle forze dell’ordine che sbarravano l’accesso all’edificio, hanno cominciato a lanciare uova ed altri oggetti, suscitando così l’intervento della polizia. Gli agenti hanno respinto il corteo fin oltre via Rossini, fermando sei dei manifestanti. Più tardi il gruppo di militanti del Collettivo universitario autonomo, dopo essersi fermati per alcune ore davanti alla sede RAI di via Verdi, hanno spostato l’assemblea e la festa prevista per la sera, nel cortile della Cavallerizza Reale. Molti agenti sono rimasti a proteggere la sede dell’Università e i funzionari della Digos hanno monitorato la situazione per tutta la durata della festa.

 

palazzo_nuovo_2Insomma non è proprio un buon momento per la Facoltà di Scienze Umanistiche, che dopo la provvisoria chiusura di Palazzo Nuovo (ricordiamo che fino a ieri la riapertura era prevista per lunedì 27 aprile), forse vedrà il “divieto d’accesso” prolungato fino a fine maggio. Pare proprio che per i 12mila studenti di Lettere e Filosofia, lezioni ed esami si terranno in giro per la città. La lista delle “nuove aule” sembra essere già pronta e non comprenderebbe (come si pensava inizialmente) il Centro Congressi del Lingotto ma, tutte le sedi delle Circoscrizioni, alcuni spazi nella zona Vallette e Mirafiori e addirittura cinema e teatri: la biblioteca di Settimo, la sala Colonne di palazzo Civico, la scuola dei Vigili di via Bologna, alcune delle ipotesi. Secondo la lista stipulata dall’Università, servirebbe un’aula da 220 posti, cinque con una capienza di 100-150 posti, ventidue aule che possano ospitare tra i 50 ed i 70 studenti e sei più piccole da 30 persone. Questo insomma dovrebbe essere il fabbisogno massimo se Palazzo Nuovo dovesse rimanere completamente chiuso per gli interventi di bonifica.

 

Ieri i direttori dei dipartimenti si sono incontrati per definire il piano delle lezioni delle prossime settimane; gli studenti e i dipendenti dell’Ateneo hanno invece chiesto al rettore Gianmaria Ajani un incontro entro la fine della settimana per poter avere informazioni dirette sul loro futuro. Per ora tutti i dipendenti sono stati ricollocati in altre sedi dell’Ateneo mentre gli studenti hanno visto le loro lezioni momentaneamente sospese.Per il momento non resta altro che aspettare e attendere nuove disposizioni sia dall’Arpa che dalla stessa Facoltà, sperando che i lavori di bonifica inizino al più presto e che ci possa essere almeno una graduatoria riapertura delle aule.

 

Simona Pili Stella

 

 

 

In questi giorni la polizia giudiziaria coordinata da Guariniello sta cercando di capire chi e da quanto tempo sapesse del problema e soprattutto della sua pericolosità

 

 Articolo del 20 aprile – Sembra non doversi ancora chiudere capitolo che vede come protagonisti la Facoltà di Scienze Umanistiche e la ormai conclamata presenza di amianto all’interno di Palazzo Nuovo. Il ruolo un po’ ambiguo e ancora non del tutto chiaro dell’Arpa Piemonte (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) e la consulenza da 500mila euro assegnatale dal rettore Gianmaria Ajani, continuano ad alimentare i numerosi dubbi che sembrerebbero trasformare l’intera faccenda in un vero e proprio scandalo. I dubbi riguarderebbero una certa “dimenticanza” da parte dell’Agenzia, di segnalare alla procura molte criticità riguardanti l’edificio.

 

palazzonuovoSecondo quanto emerge dai primi controlli di documenti, sembrerebbe che l’Arpa, che da manuale dovrebbe inviare ogni minima segnalazione alla Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) e alla procura di Torino, abbia mantenuto per quasi un anno (e cioè da quando ha assunto il ruolo di “tutore”nella messa in sicurezza degli edifici) un costante silenzio sul problema amianto all’Università. Qualche giorno fa però, è arrivato negli uffici dello Spresal e di conseguenza sulla scrivania del procuratore Raffaele Guariniello, un rapporto su alcune particelle pericolose trovate in un campione prelevato nell’impianto di aerazione di Palazzo Nuovo. Rapporto grazie al quale è immediatamentescattato il sopralluogo che ha portato poi in seguito alla decisione, da parte dell’Ateneo, di chiudere l’edificio a studenti e dipendenti fino al 27 aprile.

 

Nei prossimi giorni il procuratore Guariniello cercherà di chiarire qualsiasi tipo di dubbio, soprattutto relativo alla possibilità di precedenti avvisaglie, prima di questa recente segnalazione, di possibili rischi per la salute delle persone e del perché siano state tenute “sotto chiave” negli uffici ai piani alti dell’Università. Intanto potrebbe diventare sempre più lunga la lista del registro indagati, che potrebbe veder coinvolti anche quei direttori che dopo aver ricevuto i dati sull’amianto, non sono mai intervenuti per proteggere le persone che lavorano e studiano nell’edificio.

 

Questo è il nuovo frammento che va ad aggiungersi ad una sempre più lunga e sfortunata vicenda. Dopo anni di svariati consulenti nominati dell’Ateneo per sorvegliare sul problema amianto (di cui l’ultimo era il professore Canzio Romano, responsabile del laboratorio di Tossicologia dell’Università) si è così giunti all’estrema e se permettete triste decisione di chiudere momentaneamente Palazzo Nuovo. Già nel giugno 2013 Romano, in un documento che aveva firmato, parlava del linoleum incriminato : Le microanalisi confermano la presenza di fasci di amianto crisotilo – scriveva nella relazione – a un’ispezione visiva il linoleum analizzato si trova pressocché in quasi tutte le aule di tutti i piani. L’amianto quindi c’era ma solo nel pavimento e sembrava ( a quanto detto dal professore in altre dichiarazioni) non essere in alcun modo pericoloso. A quasi due anni di distanza, nonostante la recente ristrutturazione dell’edificio costata circa 17milioni di euro e i 500mila euro per la consulenza Arpa, l’incubo dell’amianto sembra non aver ancora abbandonato la Facoltà di Scienze Umanistiche.

 

In questi giorni la polizia giudiziaria coordinata da Guariniello sta cercando di capire chi e da quanto tempo sapesse del problema e soprattutto della sua pericolosità. Nel frattempo il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha incontrato a Palazzo di Giustizia il procuratore capo Armando Spataro per discutere dei probloemi logistici relativi alla struttura universitaria. Pagare le tasse universitarie per poter frequentare le lezioni e sostenere gli esami è un dovere che molte volte comporta per parecchie famiglie grossi sacrifici. Poter seguire i corsi e sostenere gli esami in un luogo sicuro e non nocivo per la propria salute è un sacrosanto diritto per tutti i ragazzi.

 

Simona Pili Stella

 

Articolo del 17 aprile – Lo scorso mese nella nostra sezione dedicata agli eventi passati della nostra città, avevamo ricordato e così in qualche modo “celebrato” gli inizi dei lavori per la realizzazione del palazzo delle Facoltà Umanistiche: era il 28 marzo 1963. Oggi a 52 anni di distanza, Palazzo Nuovo diventa protagonista di un fatto senza precedenti: da oggi alle h. 15 fino al 27 aprile, la Facoltà di Scienze Umanistiche rimarrà chiusa. È questa la reazione dell’ateneo di via Verdi all’inchiesta aperta da pm Guariniello e all’avviso di garanzia per il rettore, Gianmaria Ajani, iscritto nel registro degli indagati per omissione dolosa di cautele, nell’ambito delle indagini sulla presenza di amianto nell’edificio. Sarà di fatto bloccato fino a lunedì 27 aprile l’accesso all’intera struttura e non solo scale di servizio ed alcune aule in disuso come si era previsto inizialmente.

 

La decisione di chiudere, che è stata presa ieri nel pomeriggio, è stata frutto di una scelta autonoma dell’ Università, infatti né la Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di Lavoro), né la procura avevano ritenuto necessario un provvedimento di questo tipo. Concetti questi ribaditi in modo chiaro ed esplicativo dal comunicato ufficiale diramato in serata dall’Ateneo torinese, nel quale oltre a spiegare la necessità e la priorità della messa in sicurezza di tutti gli ambienti dell’edificio, si prende coscienza del probabile disagio arrecato ai circa 16000 studenti che vedranno rimandate e posticipate le lezioni dei corsi, visto che non si è riusciti a trovare una sede alternativa.

 

Il provvedimento è finalizzato a svolgere e a rendere più facile ed efficace il completamento dei sopralluoghi per occuparsi degli eventuali interventi necessari. Oggi i direttori delle strutture interessate saranno presenti a Palazzo Nuovo per coordinare le operazioni e per riprogrammare le attività previste nel periodo di chiusura. Insomma un provvedimento che, sebbene “scomodo”, è finalizzato ad agevolare il completamento dei sopralluoghi per occuparsi in maniera più rapida ed efficace degli eventuali interventi necessari.

 

(Foto: www.retroonline.it / Unito) 

Simona Pili Stella

Sono 500 gli interventi per evitare frane e alluvioni a Torino e in Piemonte: si inizia dalla Dora

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po111po888po690po965po638Le priorità saranno gli interventi sulla Dora e sul Pellice per mettere definitivamente in sicurezza Torino, quelli ad Alessandria per la messa in sicurezza dell’area di Spinetta e quelli nell’area del Terdoppio per mettere in sicurezza la zona est di Novara

 

Memore delle numerose alluvioni ed eventi di dissesto idrogeologico di cui è stata vittima negli ultimi decenni (“epocali” gli eventi alluvionali del 1994 e del 200) la Regione Piemonte si sta attivando per le opere più urgenti per la messa in sicurezza del territorio. Queste riguardano le aree di Torino, Alessandria e Novara, per le quali lo Stato stanzierà 359 milioni già nel 2015.Ne ha parlato l’assessore regionale alla Difesa del suolo,Francesco Balocco, in apertura di “Fuori dal fango”, gli Stati generali sul dissesto idrogeologico del Piemonte tenutisi a Torino nel Centro Incontri della Regione.

 

“Sappiamo già dove intervenire – ha chiarito Balocco – Ora si tratta di accelerare e definire le opere in modo più concreto. Le priorità saranno gli interventi sulla Dora e sul Pellice per mettere definitivamente in sicurezza Torino, quelli ad Alessandria per la messa in sicurezza dell’area di Spinetta e quelli nell’area del Terdoppio per mettere in sicurezza la zona est di Novara. Le risorse ci sono, ma i progetti non sono ancora pronti. Per affinarli servono 3-4 milioni per i quali attingeremo ad un fondo nazionale appositamente costituito. Il mio obiettivo è fare in modo che tutte queste opere posano essere cantierate dal 2016”. Balocco non ha dimenticato il resto del Piemonte: “Ci sono 500 interventi da effettuare, per i quali al momento disponiamo di 31 milioni dallo Stato per le recenti calamità naturali più 8,5 milioni dall’Europa e 20 milioni di fondi regionali, a cui si aggiungeranno anche dei fondi Ato. Con queste risorse affronteremo da un lato i danni causati dalle alluvioni dell’autunno e inverno scorso, dall’altro cercheremo di mettere in campo interventi mirati, soprattutto per prevenire le frane, molto presenti nelle aree montane e collinari”. 

 

“La Regione – ha concluso Balocco riconoscendo il lavoro svolto dalle precedenti amministrazioni – ha fatto un grande lavoro di pianificazione e programmazione negli anni passati. Si tratta ora di concretizzare questo lavoro con la produzione di progetti esecutivi che soddisfino il requisito di cantierabilità richiesto per ottenere i finanziamenti, dando priorità agli interventi nell’area metropolitana e degli ambiti urbani più a rischio. Sul piano delle risorse si tratta di sbloccare i fondi ‘dormienti’ e chiedere al Governo di escludere dal Patto di stabilità le opere necessarie a porre in sicurezza il territorio. E’ necessario inoltre un nuovo approccio che preveda di favorire i processi di laminazione delle piene, a scapito dell’innalzamento delle golene, in uno slogan meno argini e più laminazioni”.

 

L’iniziativa si è posta come  il momento  propedeutico alla stesura di un vero e proprio piano strategico per la realizzazione delle opere e delle azioni di prevenzione in modo condiviso con l’Autorità di bacino del Po, il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra.  L’obiettivo è essere pronti con i progetti nel momento in cui saranno disponibili i 7 miliardi (in 7 anni) promessi dal Governo per la mitigazione del rischio idrogeologico. Sarà però indispensabile mettere a punto le connessioni tra le diverse programmazioni, come i piani per l’assetto idrogeologico, per la gestione del rischio di alluvione, delle acque e dei sedimenti, e quelli di Protezione civile.

 

Gli interventi al convegno

Una pianificazione che ha fatto dire ad Erasmo D’Angelis, coordinatore nazionale della Struttura per il dissesto idrogeologico, che “il Piemonte è una Regione virtuosa, che ha fatto molto perché ha vissuto nel passato tragedie immense. Voltare pagina – ha aggiunto – è fondamentale, anche i cittadini devono essere sensibilizzati e collaborare, e facilitarlo istituiremo un numero verde per le segnalazioni di situazioni di rischio. Il Piemonte è già su una buona strada, mentre in giro per l’Italia ho visto situazioni impressionanti”.

 

L’assessore regionale all’Ambiente e all’Urbanistica, Alberto Valmaggia, ha dal canto suo sottolineato come “oltre al lavoro importantissimo messo in campo dalla Protezione civile piemontese, che dalla scorsa estate ha avviato le esercitazioni per il prelievo di materiale legnoso su diverse aste fluviali diminuendone il rischio di esondazione, è bene ricordare che anche gli strumenti urbanistici diventano essenziali nella mitigazione del rischio idrogeologico. A tale riguardo, la Regione prevede di approvare entro il 2015 il Piano paesaggistico, che proprio in queste settimane è in corso di presentazione nelle singole Province. Questo strumento di pianificazione, insieme a piani di gestione del rischio alluvioni e de distretto idrografico del Po, diventerà fondamentale e strategico per una corretta gestione del rischio oltre che per la tutela del suolo. In Piemonte – ha proseguito Valmaggia – esistono fondi fermi che potrebbero essere utilizzati proprio per opere di prevenzione. Queste risorse devono essere spese velocemente e bene affinché si traducano in consistenti risparmi per il futuro. L’esempio dei fondi Ato apre a questa visione di utilizzo di risorse disponibili ma non utilizzate, per la quale occorre operare in modo incisivo insieme agli enti locali, anche abbattendo eventuali ritardi burocratici spesso troppo dannosi per il territorio”.

 

Lido Riba, presidente regionale dell’Uncem, ha garantito che sul fronte del dissesto idrogeologico “la montagna farà la sua parte grazie ai 50 milioni di euro del fondo per investimenti della tariffa idrica per le Unioni montane, che sono stati accantonati negli scorsi anni e verranno ripartiti speriamo entro giugno”.

 

(ggennaro- www.regione.piemonte.it / foto: il Torinese)

Chiamparino e Fassino chiedono a Renzi una cabina di regia per i profughi

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“Per coordinare le diverse istituzioni impegnate nell’accoglienza e per condividere ogni decisione”

 

Una cabina di regia per far fronte all’emergenza profughi. E’ la richiesta del presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino e del presidente dell’Anci Piero Fassino, formulata in una lettera inviata al premier Matteo Renzi e al ministro Angelino Alfano, per coordinare le diverse istituzioni impegnate nell’accoglienza e per condividere ogni decisione. In questo modo secondo i due rapprersentanti istituzionali si renderebbe più efficace l’impegno degli enti locali, che intendono continuare a fare la loro parte. Intanto, dopo aver partecipato alla riunione del Coordinamento regionale sull’afflusso eccezionale di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale svoltasi nella Prefettura di Torino, l’assessore all’Immigrazione della Regione Piemonte, Monica Cerutti, ha fatto il punto sulla situazione sul sistema di accoglienza.

 

“Per il momento il Piemonte ha retto. I prefetti non hanno evidenziato situazioni di criticità, ma è evidente che la nostra attenzione dovrà essere rivolta a come affrontare i prossimi arrivi”, ha sostenuto Cerutti. Dal 18 dicembre ad oggi gli arrivi sono stati 1.813 e attualmente le presenze in Piemonte ammontano a 3.310, 831 dei quali inseriti nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Le presenze totali sono distribuite su base provinciale: 1.301 Torino, 376 Alessandria, 410 Cuneo, 224 Vercelli, 325 Novara, 301 Asti, 155 Biella, 218 VCO. I nuovi arrivi solo nel 2015 ammontano a 1.671 soggetti e sono distribuiti in questo modo: 709 Torino, 197 Alessandria, 216 Cuneo, 71 Vercelli, 170 Novara, 188 Asti, 48 Biella, 72 VCO.

Tra le migliaia di visite alla Sindone anche l'omaggio dell'Imam e di qualche vip

DUOMO SINDONE

SINDONE VILLAGGIOSINDONE PELLEGRINIsindone villaggioNel lunedì della Sindone sono stati ben 19mila i pellegrini in visita. Tra di loro anche alcuni “vip” come la principessa Maria Gariella di Savoia e il violinista Uto Ughi

 

Anche i musulmani hanno voluto omaggiare l’ostensione della Sindone. “Siamo qui per dare un segnale, per dimostrare la vicinanza di cristiani e musulmani”, hanno detto all’Ansa il presidente della Lega Imam e Predicatori delle Moschee in Italia, Mohamed Bahreddine, e il portavoce del Centro Interculturale Mecca, Amir Younes. I due esponenti religiosi ieri sono stati nel Duomo di Torino per una visita al sacro telo. “Bisogna essere forti insieme, essere qui oggi è simbolo di pace”. Ad accompagnarli c’era don Tino Negri, direttore del Centro diocesano per il dialogo cristiano-islamico Federico Peirone. Nel lunedì della Sindone sono stati ben 19mila i pellegrini in visita. Tra di loro anche alcuni “vip” come la principessa Maria Gariella di Savoia e il violinista Uto Ughi. Una nota stonata: i tanti turisti e fedeli arrivati in città non hanno potuto visitare i musei che erano tutti chiusi, come se si fosse trattato di un qualsiasi lunedì.

 

(Foto: il Torinese)

Papa Francesco: "Sarò in preghiera davanti alla Sindone il 21 giugno"

SINDONE SICUREZZASINDONE VOLONTARISINDONE TVE sulla visita del Pontefice, Nosiglia dice: “sarà una speranza per tante persone in un momento difficile come quello attuale, dove è necessario restare uniti”

La Messa nel Duomo ha dato il via ufficialmente all’ostensione 2015 della Sindone. La celebrazione è stata officiata dalll’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, insieme con tutti i vescovi piemontesi. L’arcivescovo invita i fedeli  “a non lasciarsi mai abbattere dal male ma a vincerlo con il bene e a non andare oltre a tanta sofferenza attorno a noi e nel mondo”.

 

Papa Francesco, dopo il Regina Coeli in piazza San Pietro, ha ricordato che sarà a Torino per visitare il sacro telo: “Oggi inizia la solenne ostensione della sacra Sindone. E anche io, a Dio piacendo, andrò a venerarla il prossimo 21 giugno. Auspico che questo atto di venerazione ci aiuti tutti a trovare in Gesù il volto misericordioso di Dio, e a riconoscerlo nei volti dei fratelli, specialmente i più sofferenti”. E, dalle 16 di ieri, i primi pellegrini hanno iniziato le visite, entrando dall’ingresso di corso Regio Parco davanti al monumento al Carabiniere.

 

E’ così iniziata ufficialmente la “stagione” della Sindone a Torino. La visita delle autorità e della stampa al sacro lino, ha anticipato di un giorno l’apertura dell’Ostensione. “La Sindone è un grande segno di speranza, un dono che la Chiesa e il Signore fanno a milioni di pellegrini. E il suo messaggio è quello di vincere ogni avversità, di combattere ogni difficoltà. Questo è il momento più importante da quando sono vescovo”, ha detto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino.

 

E Nosiglia, già in occasione della presentazione dell’Ostensione tenutasi sabato, ha lanciato un messaggio di pacificazione, contro gli estremismi: “Ci sono sempre stati fanatici fondamentalisti di tutte le religioni.La stragrande maggioranza delle persone che credono in Dio, al di là della religione che professano, non hanno questi sentimenti. Essere vicino a Dio vuol dire essere vicini a chi ci insegna ad amare, ad essere misericordiosi, buoni e fedeli. Quindi bisogna certamente isolare le frange estremiste che vogliono portare a questo tipo di scontro di civiltà e di religioni, e lottare perché ci sia qualcosa di diverso. Lottare sempre – ha concluso – ma non sulla via della violenza, perché il male e la violenza costruiscono solo male e violenza”.

 

Nelle parole dell’arcivescovo anche un riferimento alla visita di Papa Francesco: ” sarà un messaggio di speranza per tante persone in un momento difficile come quello attuale, dove è necessario restare uniti”. Il sacro telo potrà essere visitato dai pellegrini nel Duomo di Torino dalle ore 16 di domenica, fino al 24 giugno.

 

(Foto: il Torinese)

Salza docet: fatto un grattacielo (forse) se ne fa un altro

grattacielo nottegrattacielograttacielo fantegrattacielo sanpaolo2palazzo regioneIL GHINOTTO DELLA DOMENICA

Quello che impressiona è che i torinesi abbiano perso più tempo a valutare l’altezza dell’edificio (167,25 metri, uno in meno della Mole, altrimenti lo sfregio sarebbe stato insopportabile) che non la funzionalità del medesimo. Vinta la battaglia sull’altezza, che nella tomba avrà fatto scompisciare dalle risate l’ingegner Antonelli (un ardito sperimentatore che, se avesse potuto, la Mole l’avrebbe fatta arrivare a mille metri), non ci si è preoccupati del fatto che il grattacielo ha rischiato di restare un guscio vuoto, dopo che il San Paolo è stato acquisito e “milanesizzato” da Intesa

 

Chi disprezza compra: mai la saggezza popolare ha saputo fotografare meglio l’atteggiamento dei cittadini torinesi verso il grattacielo Intesa San Paolo. Coperto di contumelie, di sondaggi negativi, di pareri allarmanti circa il pregiudizio che avrebbe arrecato allo sky-line del capoluogo piemontese, al primo week-end di apertura è stato letteralmente assalito da migliaia di persone che, dopo una coda che ha persino superato le tre ore, volevano visitarlo, salire in cima, godersi il bel panorama che si apre su tutta la città e l’arco alpino. Come sia possibile che tanto odio verso il disprezzato manufatto si sia trasformato in questo afflato di simpatia, resta davvero un mistero. Probabilmente ha funzionato la sapiente comunicazione della prima banca italiana che, con la potenza di fuoco dei forti budget pubblicitari, ha mosso i giornaloni cittadini a presentare positivamente e in pompa magna l’inaugurazione, con tanto di presenza del progettista Renzo Piano, osannato archi-star di livello internazionale e particolarmente gradito alla sinistra radical-chic. O era una minoranza di criticoni per principio che attaccava l’opera, a fronte di una maggioranza silenziosa di favorevoli che ha approfittato di una bella giornata di primavera…Resta il fatto che il disgusto verso il grattacielo è ora confinato a qualche irriducibile “giapponese” che si esprime sui social, ma ormai l’edificio sembra assimilato nell’immaginario collettivo.

 

Quello che impressiona, oltre a questo revirment improvviso, è che i torinesi abbiano perso più tempo a valutare l’altezza dell’edificio (167,25 metri, uno in meno della Mole, altrimenti lo sfregio sarebbe stato insopportabile) che non la funzionalità del medesimo. Vinta la battaglia sull’altezza, che nella tomba avrà fatto scompisciare dalle risate l’ingegner Antonelli (un ardito sperimentatore che, se avesse potuto, la Mole l’avrebbe fatta arrivare a mille metri), non ci si è preoccupati più di tanto del fatto che il grattacielo ha rischiato seriamente di restare un guscio vuoto, dopo che il San Paolo è stato acquisito e “milanesizzato” da Intesa. E si sa che i cugini d’oltre Ticino non scherzano quanto a voracità. Alla fine è prevalso, per una volta, il buon senso e la nuova sede è stata finalmente riempita di duemila dipendenti, anche se le funzioni di governance – cioè chi comanda davvero in Intesa San Paolo – hanno sede nel capoluogo meneghino. In piazza San Carlo, nella blasonata sede storico-legale, ci si viene raramente, per qualche riunione dove si prendono poche decisioni e si fa molta parata.

 

L’artefice del grattacielo, gliene se ne deve dare atto, è Enrico Salza, sanguigno manager ben noto nei salotti torinesi e non solo, già deus ex-machina del San Paolo e ora avviato verso un dignitoso tramonto. Ha fatto in tempo a veder vivere la sua creatura, e ne siamo lieti. Anzi proprio il giorno dell’inaugurazione ha piazzato la zampata del vecchio leone dichiarando che, se fosse per lui, ne vorrebbe costruito un altro di fronte al primo. Difficile che sia accontentato, ma in compenso fra un anno inaugurerà al Lingotto il grattacielo della Regione (205 metri, uno dei più alti d’Italia). Sempre che dopo le polemiche sugli appalti, sulla bonifica dell’amianto, sulla paternità prima rinnegata e poi confermata da parte del progettista Fuksas lo sfortunato edificio non trovi altri intralci in grado di bloccare il cantiere.

 

(Foto: il Torinese)

Ghinotto