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Piemonte regione virtuosa, impiega il 100 per cento dei fondi europei

REGIONE PALAZZOBoom dell’impiego dei fondi europei in Piemonte, con 170  milioni già stanziati nell’ambito del programma operativo regionale del Fondo sociale europeo (Fse)  2014-2020.

Lo screening è stato effettuato dal nuovo Comitato unico di sorveglianza,  composto da Regione, Governo, Commissione europea, enti locali, associazioni di categoria, sindacati, Università, che ha il compito di vigilare sull’andamento dei due programmi europei Fse e Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale).

L’assessore al Lavoro Gianna Pentenero, ha commentato: ” le accuse spesso rivolte alle Regioni di non essere capaci di spendere le risorse europee non sono fondate nel caso del Piemonte: in questi giorni, infatti, gli uffici proporranno la certificazione di un miliardo di euro della precedente programmazione dell’Fse, pari al 100 per cento delle risorse disponibili. In un contesto economico ancora caratterizzato dalla crisi e in una fase non semplice per il bilancio regionale, i fondi comunitari rappresentano uno strumento sempre più importante per lo sviluppo del territorio, consentendo investimenti in politiche per la coesione sociale, contro la dispersione scolastica, per rafforzare la formazione professionale o favorire la riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori”.

La Regione intende impiegare queste risorse anche per  realizzare il “Piano di contrasto alla povertà” già a partire dai prossimi mesi e che richiederà la capacità di coniugare, nei territori, il sostegno al reddito con progetti di reinserimento sociolavorativo delle persone.

L’assessora ai Diritti Monica Cerutti ha invece detto che ” le pari opportunità rappresentano una priorità trasversale nei fondi strutturali. Si tratta di un approccio culturale ma anche di azioni concrete, come quelle volte alla conciliazione dei tempi lavorativi e familiari, i voucher e la promozione di nuove forme di organizzazione del lavoro, ad esempio. Inoltre, la necessità di guardare anche all’inserimento lavorativo di migranti e richiedenti asilo richiederà sempre di più una programmazione coordinata con altre risorse”regione giunta

Il Fesr, la spesa pubblica certificata dalla Regione alla Commissione Europea sulla programmazione 2007-2013 è di circa 1074 milioni di euro, pari al 105% del previsto: pienamente utilizzato e certificato, ovvero tutto il budget disponibile del programma, con ampio overbooking di spesa. La buona performance finanziaria potrebbe migliorare ancora una volta completate tutte le verifiche tecnico amministrative sui progetti attuati (in termini di spesa) negli ultimi mesi del 2015.

Grazie ai contribuiti pubblici del Fesr sono stati realizzati da parte del sistema delle imprese e degli enti locali quasi 2 miliardi di euro di investimenti sul territorio, con forte concentrazione nei settori della ricerca e dell’innovazione (1 miliardo) e dell’energia (356 milioni).

(Foto: il Torinese)

La Cassazione conferma le condanne del processo Thyssen: 9 anni e 8 mesi a Espenhahn

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AGGIORNAMENTO La Cassazione ha infine confermato le condanne dell’appello bis rispetto ai sei imputati per il rogo nel quale, nel dicembre 2007, morirono 7 operai. La pena più elevata è di 9 anni e 8 mesi  all’ad Harald Espenhahn, quella più bassa, di 6 anni e 3 mesi per i manager Marco Pucci e Gerald Priegnitz. Condannati anche gli altri dirigenti Daniele Moroni a 7 anni e 6 mesi, Raffaele Salerno a 7 anni e 2 mesi e Cosimo Cafueri a 6 anni e 8 mesi. Confermato quindi  il verdetto della Corte d’Assise d’Appello di Torino del 2015.

Annullare le condanne per tutti e sei gli imputati del processo Thyssen. E’ la richiesta del sostituto pg della Cassazione, Paola Filippi, al fine di rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per rivalutare il ‘no’  relativo alle attenuanti per quattro degli imputati. Secondo  il pg serve un terzo processo di appello. I familiari delle vittime del rogo di Torino dopo aver ascoltato le richieste della procura della Cassazione sono usciti dall’aula in segno di protesta. Alcune delle donne – madri, sorelle e mogli –  sono scoppiate in lacrime e hanno gridato ‘venduti’ nei confronti dei giudici, finchè  sono stati invitati alla calma dai carabinieri.  “Queste richieste sono per noi  un fulmine a ciel sereno, anche per il rischio che i due imputati tedeschi, i principali responsabili del rogo alla Thyssen, possano scontare in Germania una pena dimezzata”. Così Antonio Boccuzzi, operaio scampato del rogo alla Thyssen e oggi deputato del pd.

Scheda elettorale: apre "SiAmo Torino", chiude Sel-Si di Airaudo

elezioni-comunali-schedaGuglielmo del Pero, candidato  sindaco della lista civica SiAmo Torino, è il primo nominativo che gli elettori torinesi troveranno sulla scheda (azzurra) alle elezioni comunali del 5 giugno. Così ha deciso il sorteggio effettuato dalla commissione elettorale. Il primo cittadino uscente Piero Fassino si troverà nella scheda elettorale al sesto posto. Chiara Appendino candidata del Movimento 5 Stelle  è undicesima proprio vicino al candidato sindaco Gianluca Noccetti, sostenuto dalle liste civetta , come il Movimento No Euro Lista del Grillo, contestato dai grillini, che fanno capo a Renzo Rabellino. Nel centrodestra, il primo nome a comparire è quello di Alberto Morano, in quinta posizione. Osvaldo Napoli viene dopo il primo cittadino uscente, al settimo posto. Chiude la lista Giorgio Airaudo, candidato di Sel-Si.

Boom Salone del Libro: 1200 eventi tra controlli di polizia e biglietti scontati

salone 13Il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, accompagnato dal sindaco Fassino e dal presidente della Regione Chiamparino ha tagliato il nastro del 29/o Salone del Libro. Oltre 1.200 eventi e o mille editori per questa 29a edizione della manifestazione. Il programma è stato presentato nella  Sala Gialla del Lingotto dal presidente e dal direttore della Fiera Giovanna Milella ed Ernesto Ferrero. “Questa è una fabbrica di cultura soprattutto per i giovani – ha detto Ferrero – che vuole contribuire a trovare gli strumenti per superare la crisi di civiltà che stiamo vivendo”. Accurati controlli della polizia all’ingresso del Salone con metal detector e nessuna possibilità di entrare o uscire dalla sede espositiva senza la vidimazione dei pass, anche per espositori e addetti ai lavori. Dopo le 18 riduzione del prezzo del biglietto a 5 euro..salone 12

Il Salone internazionale del Libro di Torino  nella serata inaugurale di mercoledì ha illuminato la Mole Antonelliana con il blu delle pagine di Visioni, l’opera di Mimmo Paladino simbolo  dell’edizione 2016. E’ stata anche la prima volta con il collegamento  in diretta Eurovisione su Rai5 ed Euroradio su Radio3 del concerto straordinario dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta dall’americano James Conlon e con le letture shakespeariane di Massimo Popolizio che hanno dato il benvenuto al più prestigioso evento italiano dedicato ai libri. E’ stata una serata dedicata ai giovani, agli editori e agenti letterari provenienti da tutto il mondo, agli scrittori e relatori, ai musicisti.  Il direttore editoriale Ernesto Ferrero e la presidente Giovanna Milella sono fiduciosi nel successo di questa edizione. Giovedì  inaugurazione con il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini che sarà trasmessa per la prima volta in diretta streaming mondiale con gli Istituti Italiani di Cultura.

(Foto: il Torinese)

Verso il voto: firme farlocche per “Lista del grillo – No euro”, tra i firmatari anche due morti

seggioI consiglieri del Movimento Cinque Stelle hanno divulgato la notizia dopo aver riscontrato alcune irregolarità nelle liste presentate da Rabellino

Ennesimo scandalo legato a firme false in città: purtroppo a Torino questa è ormai normalità e pare ci si debba abituare a tale leitmotiv. Questa volta la presentazione di firme “ritoccate”, per non dire farlocche, è toccata a “Lista del Grillo – No Euro”: non fatevi ingannare dal nome, non si tratta dei Cinque Stelle, che anzi hanno già presentato ricorso proprio per la scelta di questo simbolo.

La richiesta del M5S è stata respinta dal Cecir in quanto “Non si ravvisano elementi di confondibilità tra i due simboli”, nonostante il nome “GRILLO” scritto in stampatello. Sembrava non ci fosse niente da fare per i grillini – quali? Quelli pentastellati, che confusione! – che invece porteranno avanti il ricorso sino ai banchi del Tar. Come se non bastasse, nella giornata di ieri, è saltato fuori che tra le firme presentate dalla “Lista del Grillo- No euro”, vi sarebbero due sottoscrittori deceduti nel 2013.

“Il professionista delle liste tarocche e dei candidati quasi omonimi, Renzo Rabellino, insieme ai suoli sodali (Nocetti, Calleri e compagnia attenzionata dalla Procura torinese), colpisce ancora” – si legge nel comunicato divulgato dal M5S, a firma Bono e Appendino – “non pago della condanna a 2 anni e 10 mesi per le firme false alle regionali 2010, con interdizione dai pubblici uffici e sospensione dei diritti elettorali per 5 anni, delle accuse di truffa per residenza fittizia a Sambuco con cui avrebbe preso per anni rimborsi non dovuti dalla Provincia di Torino, dopo averci provato alle amministrative del 2012 (ricusato a Chivasso e in altre realtà), ricusato alle politiche del 2013 e alle regionali del 2014, ci riprova con ben 6 liste a Torino”.seggio uomo

Analizzando la lista presentata da Rebellino, Calleri, Nocetti e sodali e autenticata da Ferdinando Berthier che si dice estraneo all’accaduto, si è appurato che due sottoscrittori risultano deceduti all’anagrafe di Torino anni prima della data di apposizione della firma, “quindi o Rabellino e i suoi amici fanno resuscitare i morti, oppure è stato compiuto un illecito nella compilazione dei moduli di cui chiederemo conto quanto prima in Procura”.

E’ perlomeno lecito domandarsi come sia possibile che non vi sia più controllo e prevenzione nella presentazione delle firme, soprattutto nei confronti di chi ha ampiamente dimostrato recidività, beffandosi ogni volta delle regole democratiche del nostro paese? Eppure tutti coloro i quali s’improvvisano politicanti per racimolare nelle tasche qualche quattrino in più, continuano imperterriti nella loro causa, senza alcuna correttezza, decenza e rispetto nei confronti dei torinesi (e non solo), che invece sono dileggiati, anche da morti.

Romana Allegra Monti

(foto: il Torinese)

Sotto la Mole un miliardo di investimenti da Leonardo-Finmeccanica nei prossimi 5 anni

torino europa madamaNel sito torinese saranno assunte  circa 200 persone entro il 2017, in particolare ingegneri e tecnici altamente specializzati

Buone notizie per lo sviluppo di Torino: Leonardo- Finmeccanica investirà tra 900 milioni e 1 miliardo di euro  in ricerca e sviluppo, nell’area metropolitana nei prossimi cinque anni. E’ stato l’amministratore delegato del gruppo Mauro Moretti a darne notizia.  Altra ricaduta positiva sulla città arriverà  inoltre grazie alla nuova commessa da 8 miliardi con il Kuwait, di cui il 60% è riguarda  Leonardo. Nel sito torinese saranno assunte  circa 200 persone entro il 2017, in particolare ingegneri e tecnici altamente specializzati, con un ingente investimento anche in termini di formazione con circa 100.000 ore per il personale già presente in azienda.

(Foto: il Torinese)

All'Università di Torino le donne sono i migliori laureati, superano gli uomini 53 a 31

universitàI migliori laureati all’università di Torino sono donne, ben 53 donne su 31 maschi . Prima le donne anche nei Premi di studio: 16 su 12. Nel corso della cerimonia svoltasi nell’Aula Magna della Cavallerizza il rettore Gianmaria Ajani e i direttori delle Scuole e dei Dipartimenti hanno consegnato le medaglie d’argento. In tutto 112 riconoscimenti che sono stati assegnati in prevalenza agli Studi Umanistici (14), a Lingue e Letterature straniere (10), a Management (12). Facendo una analisi sulla provenienza dei laureati e delle laureate, si riscontra che 64 sono di Torino e provincia, ma si registrano anche presenze fuori regione: 1 da Valle d’Aosta, Marche, Trentino e Toscana; 2 dalla Lombardia e dalla Campania; 5 dalla Sicilia, 3 da Emilia-Romagna, Calabria e Puglia. Tre arrivano dall’estero: 2 dalla Germania e uno dalla Romania.

Per le Comunali del 5 giugno 38 liste e 18 candidati alla poltrona di sindaco di Torino

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A poche ore  dall’apertura delle operazioni per la presentazione delle liste politiche per le elezioni comunali torinesi, sono già 24 quelle che si sono presentate all’ufficio elettorale

AGGIORNAMENTO – Le elezioni del 5 giugno a Torino vedranno la partecipazione di 38 liste e 18 aspiranti sindaco. Almeno in attesa delle verifiche della commissione elettorale circondariale. Ad aggiungersi alla lista dei concorrenti alla poltrona di sindaco c’è anche Roberto Usseglio, candidato di Forza Nuova.

VENERDì 6 MAGGIO –  I primi a depositare il simbolo i rappresentanti della Lista Basta per la candidatura di Anna Battista:  presidiavano l’ingresso dell’anagrafe da ben tre giorni. Sono state depositate anche la Lista 4 Zampe, Forza Toro, Automobilista, No Euroelezioni comunali Lista del Grillo, per la quale il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Davide Bono  annuncia ricorso. Fra le 24 liste in attesa di presentazione, il Pd, i Moderati per Fassino e i Moderati in Rivoluzione di Roberto Rosso, Forza Italia, Lista Civica per Fassino e Progetto Torino, il Partito Comunista di Marco Rizzo e le tre liste a sostegno di Giorgio Ariaudo, Torino in Comune, Ambiente Torino, Pensionati e Invalidi Giovani Insieme, Casapound e gli adinolfiani del Popolo della Famiglia.

Chiamparino: "Centralità della cultura, ma il rinnovamento non si fa per decreto"

chiampa scrivaniaSecondo il Presidente della Regione Piemonte occorre che l’amministrazione regionale passi da un ruolo prevalente e quasi esclusivo di gestione diretta delle istituzioni culturali a un ruolo di indirizzo, progettazione politica e ovviamente di verifica dei risultati, finalizzando le risorse sulla base della capacità di progettazione dei diversi soggetti che appartengono al mondo culturale. Bisogna abbandonare la distribuzione a pioggia delle risorse, concentrandosi su pochi grandi progetti strategici. Il discorso, del resto, non vale solamente per la cultura…

 

VanelliIntervista di Alberto Vanelli

 

Abbiamo incontrato Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte ormai da più di un anno. Con lui abbiamo riflettuto sullo stato della cultura e del turismo nella nostra regione.

***

1) Presidente, gli investimenti nelle infrastrutture e nell’innovazione tecnologica sono fondamentali per attirare in Piemonte dei nuovi investitori. Non crede che anche l’immagine di un territorio vivibile, ospitale, interessante, ricco di opportunità culturali, possa affascinare gli investitori, contribuendo ad attrarre risorse ed energie produttive non necessariamente alberghiere?

Più che da presidente di Regione, le rispondo sulla base della mie esperienza di sindaco di Torino, un ruolo che ho svolto molto più a lungo, dal 2001 al 2011. E la mia risposta è sì. Uno degli esperimenti più riusciti di attrazione degli investimenti, purtroppo non molti, almeno finora, è quello che ha portato a Torino il centro di ricerca di General Motors sui motori diesel. E non c’è dubbio che, oltre alla presenza del Politecnico, dove esistono importanti corsi di ingegneria meccanica e dell’automobile, abbiano contribuito al risultato alcuni importanti elementi di contesto, come il fatto di offrire una città vivibile, accogliente, dotata di una grande vivacità culturale. Detto questo, si potrebbe fare di più. Da quando è stato chiuso il vecchio ITP – Investimenti Torino Piemonte, nessuno si è più dedicato davvero all’attuazione di politiche sistematiche di attrazione degli investimenti.

mole angela2) Torino, anche grazie all’importante contributo della Regione, ha consolidato nel tempo delle istituzioni culturali di rilevanza nazionale e internazionale, che nonostante la necessità di un forte rinnovamento, soprattutto nella capacità di rendersi maggiormente autonome dai finanziamenti pubblici, appaiono in grado di garantire un’offerta culturale di qualità. Nel resto del Piemonte, salvo rarissimi casi, il panorama culturale è molto meno strutturato. Come valuta la possibilità che sia proprio la Regione a promuovere la costruzione di Fondazioni e Consorzi analoghi a quelli attivi nella cerchia torinese, quanto meno nelle aree a più alta vocazione turistica e culturale?

Non sono sicuro che la soluzione principale sia questa. Se focalizziamo l’attenzione sull’attrattività turistica, possiamo dire che gli istituti già presenti sul territorio, le Agenzie per il Turismo Locale (ATL), funzionano, e in diversi casi funzionano benissimo. La zona delle Langhe, per esempio, ha conosciuto dinamiche di crescita turistica superiori a quelle dell’area metropolitana torinese. Ma è chiaro che in quelle aree i fattori di attrazione non sono le mostre e i musei, ma l’ambiente naturale, il vino, la gastronomia. In ogni caso la valorizzazione e la promozione delle risorse culturali diffuse sul territorio piemontese non passano necessariamente per la costituzione di altre strutture gestionali.

3) Non trova, però, che le aree rurali abbiano le potenzialità per allargare la loro offerta,lago pesce
unendo al paesaggio e all’enogastronomia anche una proposta culturale di livello?

Certamente si può fare di più, anche se alcune cose già si fanno, penso allo Stresa Festival, il cui direttore artistico è Gianandrea Noseda, per citare un solo esempio. Io punterei anche sulla creazione di meccanismi di rete che spostino le persone (per esempio, offrendo itinerari turistici che uniscano il paesaggio delle Langhe con le piazze e i musei torinesi), oppure le stesse attività culturali, come avviene quando il Teatro Regio porta la sua orchestra in giro per il Piemonte. Del resto, per guardarla da un altro punto di vista, è assolutamente normale che esistano delle gerarchie e delle differenze di scala. La città metropolitana è tale proprio perché riesce ad attrarre risorse e a combinarle, cosa che difficilmente potremmo replicare altrove con un provvedimento dall’alto. La storia è storia.

4)Quale può essere, allora, il compito della Regione in campo culturale?

chiamp consiglioCredo che la Regione dovrebbe smettere di “fare l’imprenditore”, liberandosi del ruolo gestionale che ha assunto nel tempo nelle più disparate attività, culturali e non. Dovrebbe invece rilanciare il suo ruolo politico, nella cultura ma non solo, programmando e finanziando progetti di ampio respiro, tanto nell’area metropolitana che altrove. E chiedendo ovviamente dei risultati, a cui dovrà essere condizionata l’erogazione di nuovi fondi. Il “controllo” pubblico, più che nella partecipazione di incaricati della Regione ai consigli di amministrazione, dovrebbe risiedere nella valutazione degli obiettivi raggiunti. Per fare tutto questo, però, occorre partire da un’attenta rivisitazione della legislazione di spesa, a cui stiamo già lavorando con Antonella Parigi, che segue le politiche sulla cultura e sul turismo. La logica che governa le nostre leggi di spesa attuali, nate in un periodo in cui c’erano molte risorse, è quella di dare qualcosa a tutti. Ora, però, in un momento in cui i fondi pubblici sono limitati, quel tipo di logica non è più perseguibile. Quando il denaro pubblico era tanto, anche la distribuzione a pioggia poteva avere una sua capacità di incidere: per la crescita culturale delle persone, per il miglioramento della loro qualità della vita, eccetera. Adesso, però, se distribuite in quel modo, le poche risorse disponibili diventano briciole, del tutto irrilevanti ai fini di una reale promozione di cultura, di innovazione, di crescita. L’unica strada è programmare interventi specifici che abbiano una funzione strategica, in grado di attivare dei processi virtuosi all’interno delle comunità, dell’economia, del mondo della cultura, concentrando i denari pubblici in quelle poche iniziative mirate. Non senza avere consultato, ovviamente, i soggetti politici, economici e culturali attivi nei territori interessati dagli interventi regionali.

 

5) Lei quindi mi autorizza a scrivere che entro qualche mese la sua amministrazione metterà mano a una revisione radicale della legislazione vigente, vecchia ormai di oltre trent’anni, per poi avviare una grande stagione di interventi strategici…

Quanto alle leggi, mi concentrerei in particolare sulla legislazione di spesa. Altra cosa sono le leggi che stabiliscono indirizzi e regolamenti. Pur senza fornire una data precisa, in ogni caso, posso dire che tutta la legislazione di spesa, non solo culturale, dovrà essere rivista. In ogni campo, dovremo avere la possibilità di investire su progetti che abbiano un carattere strategico.

europa torino castello6) Parliamo delle forze in campo nel mondo della cultura. L’impressione è che esista una sorta di aristocrazia che controlla da decenni le grandi istituzioni, cui fa da contraltare, dall’altra parte, una periferia della cultura, non sociale e nemmeno territoriale, ma politica: un mondo di soggetti giovani e non, che hanno idee e proposte, ma che sono quasi del tutto esclusi dai processi di decisione…

Ci sono situazioni in cui la Regione è obbligata per legge a partecipare alla gestione, ed altre (come per tutti i più importanti enti culturali pubblici, in particolare nell’area metropolitana torinese) che   senza una presenza economicamente forte del pubblico non sarebbero in grado di sostenersi. Una riduzione della presenza gestionale diretta della Regione potrebbe dar vita ad un meccanismo in cui le risorse vengono assegnate sulla base di progetti che tutti – anche quanti oggi si sentono esclusi – potranno presentare e vedere finanziati, purché si tratti di iniziative importanti e di valore strategico. Ciò non significa, ovviamente, che i grandi enti verranno penalizzati. Ma non escludo che alcuni di essi possano avere in futuro un sostegno ancora maggiore. Ma quel sostegno discenderà dal perseguimento di progetti di assoluto rilievo strategico. A ogni modo di questi temi discuteremo a fondo durante nel corso degli degli Stati Generali della Cultura, un ciclo di cinque appuntamenti studiati per mettere a confronto gliREGIONE PALAZZO operatori piemontesi della cultura, dall’associazionismo alle istituzioni, dalle sovrintendenze agli amministratori locali, sui grandi temi e progetti di questo settore. Il primo appuntamento è previsto a fine giugno 2016.

7) L’offerta culturale di Torino e della sua area metropolitana è ormai ricchissima, quasi sovrabbondante. Non crede, però, che manchi ancora qualcosa? Torino consuma moltissima cultura, ma da un certo punto di vista ne produce e ne esporta poca.

Le politiche culturali degli ultimi anni hanno consentito di recuperare il gap che ci separava da altre importanti città europee. Negli ultimi cinque anni, anzi, la città si è straordinariamente animata, grazie a importanti partnership con grandi istituzioni museali europee. Quella degli enti pubblici, tuttavia, non può essere che un’opera di gestione e divulgazione di un patrimonio culturale consolidato. L’innovazione culturale è difficilmente programmabile da parte di un ente. tosca regio teatroInnanzitutto, bisogna dire che i grandi fenomeni di innovazione culturale sono stati riconosciuti tali dopo che sono avvenuti. Inoltre si sono sviluppati in modo autonomo, spontaneo, attraverso il combinarsi di una serie di fattori; e magari sono esplosi in diretta contrapposizione alla cultura “ufficiale”: quella, cioè, che era sostenuta dalle grandi istituzioni culturali e che era finanziata dagli enti pubblici. L’innovazione non è mai nata per legge o per decreto. Può nascere dalle imprese, dalla rivolta, da tante cose in cui il problema dell’istituzione è, semmai, quello di capire, favorire e accompagnare i processi. Un museo può essere innovativo, forse? Probabilmente nel modo in cui divulga. Ma l’innovazione dei contenuti culturali si produce nella società. Quanto poi alle aristocrazie, culturali e non, è fin troppo facile constatare che al potere ci siamo noi vecchi. Quella di mandarci a casa, però, è una responsabilità che appartiene forse più ai giovani che non a noi…

8) Da anni, le istituzioni culturali sono costrette a inseguire i potenti al fine di ottenere le risorse necessarie ad attuare i loro fini artistici o istituzionali, talvolta a buon diritto, talaltra meno. Non ritiene che sarebbe il caso di porre fine a questa tradizione, che so essere foriera di imbarazzi e trattative estenuanti e spesso inutili, mediante la definizione di un quadro legislativo e finanziario certo, e mediante l’individuazione di criteri di assegnazione non derivanti dalla continuità storica ma fondati su standard e criteri equi, che valutino attentamente i risultati raggiunti e gli obiettivi da perseguire?

 

torino teatroFin dal 2001, quando sono diventato sindaco, ho assistito a una periodica pantomima. I giornali lanciavano l’allarme: la cultura in pericolo! Poi si discuteva e alla fine si trovava sempre la soluzione. Tutto questo, in realtà, dipende dal fatto che, a differenza di altri settori, la cultura ha un potere evidente nell’ambito della comunicazione: nel senso che gli operatori della cultura, anche i minori, hanno un rapporto coi media assai più forte di quello che può avere chi si occupa di artigianato. Ciò che conta è che, alla fine, di significative riduzioni delle attività culturali non se ne sono viste. Semmai c’è stata una crescita, resa possibile, in questi ultimi cinque anni, dai gemellaggi internazionali e dall’aumento delle sponsorizzazioni private.

9) Ma non crede ci sia comunque il bisogno di mettere ordine? Perché un museo prende ogni anni una cifra X, mentre un altro museo, con caratteristiche simili, prende molto meno?

Anche in questo caso, mi rifaccio alla risposta che le ho dato poco fa. Per mettere ordine, partiamo dalla revisione delle leggi di spesa e dall’abbandono, da parte della Regione, del suo ruolo di gestore degli enti culturali. Tutto il resto verrà da sé.

10) A quanto ammonteranno, quest’anno, i fondi destinati alla cultura?

toro regio teatroPer rispondere devo fare una premessa. La Regione deve ripianare il suo deficit tramite due programmi di rimborso, uno decennale e uno trentennale. Ciò significa che, solo a questo fine, per i primi dieci anni, saranno necessari 200 milioni l’anno. È un’impresa difficile, ma grazie a un nuovo assetto legislativo della contabilità regionale, abbiamo la possibilità di coprire una gran parte di quelle spese mediante l’avanzo derivante dalla ricontabilizzazione delle quote Irpef che in precedenza non avevamo segnato, e che ora possiamo invece calcolare. Sulla base di questo, anzi, riusciremo di qui alla fine della legislatura a garantire che il livello delle spese della Regione sia lo stesso del 2016, e a ritagliarci addirittura un piccolo fondo di riserva, per far fronte a emergenze e se necessario, per sostenere ancora più fortemente alcuni progetti importanti. Anche la cultura, quindi, avrà assicurati i livelli di spesa di quest’anno, e grazie alla gestione di cassa pluriennale potrà stanziare fondi anche superiori a quelli relativi all’anno in corso. Gli importi definitivi, in ogni caso, saranno disponibili con l’approvazione del bilancio di assestamento del giugno prossimo.

11) E gli investimenti?

Gli investimenti rientrano in questo discorso e sicuramente ci saranno. Quando parlo di politiche, mi riferisco, tra le altre cose, al cofinanziamento dei fondi europei, a partire dalla cultura, senza naturalmente trascurare il sociale e altri importanti capitoli di azione regionale.

Leggi anche:
 
Boom turistico a Torino, sesta tra le città d’arte. La competizione è con Milano:
http://www.iltorinese.it/boom-turistico-torino-sesta-citta-darte-in-concorrenza-milano-lombardia/
 
Vanelli: “Turismo realtà dell’economia torinese, ma per battere Milano servono più governance e promozione”
http://www.iltorinese.it/vanelli-meno-tagli-governance-comunicazione-per-futuro-cultura-turismo/

Tempo di crisi, mobilità in deroga: la Regione da' l'accesso per tre mesi agli over 50

lavoro2La Regione Piemonte ha deciso, come già avvenuto nel 2015, di privilegiare la mobilità in deroga, per cercare di dare un aiuto concreto, anche se limitato nel tempo, ai lavoratori in età avanzata

Tempi di crisi e di soluzioni per attenuarle, se possibile. Da oggi anche le persone provenienti dalla mobilità ordinaria e dalla disoccupazione speciale edile saranno tra coloro che beneficeranno della mobilità in deroga nel  2016. La Regione Piemonte, d’intesa con le parti sociali, ha infatti deciso di ampliare le categorie di chi vi potrà accedere. Questo strumento continuerà a comprendere i disoccupati con più di 50 anni che abbiano esaurito l’ASpI o la NASpI.

Spiegano in regione: “La mobilità in deroga, è della durata di tre mesi, e i soggetti interessati devono avere un’età non inferiore ai 50 anni compiuti, aver terminato il precedente ammortizzatore sociale nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2015 e il 30 dicembre 2016, possedere 12 mesi di anzianità, di cui sei di lavoro effettivo, nell’azienda di provenienza, che deve aver sede sul territorio piemontese al momento della cessazione del rapporto di lavoro”.

La mobilità in deroga è finanziata dal Ministero del Lavoro con 750.000 euro:  il 5% delle risorse che il Governo ha assegnato al Piemonte per gli ammortizzatori in deroga (complessivamente circa 15 milioni). Una clausola contenuta in un decreto del Jobs Act dello scorso settembre scorso, infatti, consente alle Regioni di utilizzare liberamente, fino a fine 2016, il 5% dei fondi stanziati per gli ammortizzatori in deroga, diversamente vincolati a rigide restrizioni di utilizzo.

La Regione Piemonte ha deciso, come già avvenuto nel 2015, di privilegiare la mobilità in deroga, per cercare di dare un aiuto concreto, anche se limitato nel tempo, ai lavoratori in età avanzata che, dopo aver esaurito il sostegno al reddito, si trovano ancora senza lavoro e lontani dalla pensione.

Le domande vanno presentate all’Inps esclusivamente per via telematica entro 60 giorni dalla data di conclusione del precedente ammortizzatore. Una clausola prevede inoltre che, per chi abbia terminato l’ammortizzatore tra i mesi di gennaio e aprile, i 60 giorni decorrano dal 27 aprile 2016.P Per informazioni, è possibile rivolgersi al call center regionale 800.333.444 (da lunedì a venerdì, 8.30-17,30).

(foto: il Torinese)