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Pasquaretta: “mai ricattato la sindaca” Ma Castelli lo silura

L’inchiesta sul presunto ricatto alla sindaca da parte dell’ex portavoce Luca Pasquaretta che fino ad oggi aveva trovato lavoro nello staff della viceministra all’Economia Laura Castelli  ha provocato la fine del rapporto di collaborazione dell’ex “pitbull” al ministero. Dichiara la Castelli, (notoriamente garantista come tutti i pentastellati):“A seguito dell’inchiesta ritengo sia necessario interrompere immediatamente il rapporto di collaborazione. La magistratura farà il suo corso, e ribadisco rispetto e fiducia per il lavoro che svolgono i magistrati”. Si difende Pasquaretta: “Mai ho ricattato  Chiara Appendino. E’ solo un equivoco, che chiarirò nelle sedi opportune. Vorrei ricordare che siamo tutti innocenti fino a prova contraria”. Lui si’, garantista.
(Foto: il Torinese)

Un’ora di ritardo per i treni in Valle di Susa

Si verificano ancora disagi, questa mattina, alla circolazione ferroviaria  sulla linea ferroviaria Torino-Bardonecchia-Modane. La  copiosa nevicata delle scorse ore che  ha interessato la Valle di Susa provoca  con ritardi fino a 50 minuti e alcune corse sono limitate a Bussoleno. Sono invece rimaste senza energia elettrica, nell’Alessandrino, alcuni borghi dell’alta Val Borbera, in particolare, nel Comune di Albera Ligure le frazioni di Vigo e Figino.

 

Un'ora di ritardo per i treni in Valle di Susa

Si verificano ancora disagi, questa mattina, alla circolazione ferroviaria  sulla linea ferroviaria Torino-Bardonecchia-Modane. La  copiosa nevicata delle scorse ore che  ha interessato la Valle di Susa provoca  con ritardi fino a 50 minuti e alcune corse sono limitate a Bussoleno. Sono invece rimaste senza energia elettrica, nell’Alessandrino, alcuni borghi dell’alta Val Borbera, in particolare, nel Comune di Albera Ligure le frazioni di Vigo e Figino.
 

Nuova bufera sull’ex “pitbull” della sindaca

E’ possibile che il suo ex portavoce abbia ricattato Chiara Appendino minacciando rivelazioni scomode se lei non gli avesse trovato una nuova occupazione?  E’ quanto viene ipotizzato dal quotidiano la Repubblica. Ed è di nuovo bufera su Luca Pasquaretta, l’ex “pitbull” della prima cittadina. Secondo fonti giornalistiche i carabinieri della procura di Torino gli avrebbero perquisito l’abitazione e sequestrato pc e cellulare. Gli sarebbe stato inoltre consegnato un avviso di garanzia con le  accuse  di estorsione, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. Gli verrebbero  contestati episodi che sarebbero avvenuti quando Pasquaretta cercava una nuova attività, dopo la sua decadenza dal ruolo di portavoce in Comune per la vicenda della consulenza di 5mila euro (da lui poi restituita) avuta dalla Fondazione del Salone del Libro. Oggi Pasquaretta lavora nello staff della viceministra Laura Castelli. E’ anche sotto indagine per apertura abusiva di luogo di spettacolo e invasione di terreni, per l’allestimento a Parco Dora,  di un maxischermo per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, nella sera drammatica di piazza San Carlo il 3 giugno 2017.

 

(foto: il Torinese)

Nuova bufera sull'ex “pitbull” della sindaca

E’ possibile che il suo ex portavoce abbia ricattato Chiara Appendino minacciando rivelazioni scomode se lei non gli avesse trovato una nuova occupazione?  E’ quanto viene ipotizzato dal quotidiano la Repubblica. Ed è di nuovo bufera su Luca Pasquaretta, l’ex “pitbull” della prima cittadina. Secondo fonti giornalistiche i carabinieri della procura di Torino gli avrebbero perquisito l’abitazione e sequestrato pc e cellulare. Gli sarebbe stato inoltre consegnato un avviso di garanzia con le  accuse  di estorsione, traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. Gli verrebbero  contestati episodi che sarebbero avvenuti quando Pasquaretta cercava una nuova attività, dopo la sua decadenza dal ruolo di portavoce in Comune per la vicenda della consulenza di 5mila euro (da lui poi restituita) avuta dalla Fondazione del Salone del Libro. Oggi Pasquaretta lavora nello staff della viceministra Laura Castelli. E’ anche sotto indagine per apertura abusiva di luogo di spettacolo e invasione di terreni, per l’allestimento a Parco Dora,  di un maxischermo per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, nella sera drammatica di piazza San Carlo il 3 giugno 2017.
 
(foto: il Torinese)

Il Tav della discordia, ma non solo…

Di ibis

La visita di Salvini al cantiere Tav di Chiomonte ha scavato ulteriormente il fossato che ormai su troppe cose sembra dividere la Lega dall’alleato di governo. Se Salvini ha ribadito di voler fare il Tav, anche se ridimensionata (come ?) , Di Maio si è affrettato a dire che non si farà, e con sfrontata incompetenza ha offerto ai torinesi di indennizzarli con la linea due del metrò, e ai Piemontesi con la conclusione degli ultimi chilometri dell’incompiuta Asti Cuneo. Credo che come torinesi e piemontesi ci si debba offendere . Forse D Maio pensa al suo povero Sud (con tutto il rispetto per il Sud) anzi, non a tutto il Sud perchè ha aree di buona dinamicità economica, ma alle zone afflitte da cronico sottosviluppo: l’area napoletana ad esempio. Allora ci getta un pesce, ma noi invece vogliamo pescare. Torino e il Piemonte hanno la cultura del lavoro ,dell’intraprendere. Vogliono produrre ed esportare, essere collegati con l’Europa . La città soffre , è vero, soprattutto per la mancanza di una classe dirigente all’altezza di quello che è stato e in parte è ancora. Ma non vuole assistenzialismo stile assegno di cittadinanza. C’è ancora una vasta parte della società piemontese che si ingegna, brevetta, costruisce, prende la valigia e corre in giro per il mondo per vendere i suoi prodotti, siano industriali siano dell’agricoltura. Se la sindaca Appendino crede di recuperare consenso dicendo no al Tav e sì alla seconda linea di metro, che per altro i 5 stelle non volevano, cade ancora più in basso di quanto non sia già nella considerazione dei torinesi. Torinesi e piemontesi sanno che il Tav e le altre infrastrutture sono cose diverse e non comparabili. Il metrò e l’Asti Cuneo vanno fatti , anzi sono dati per scontati (e il solo dire che si faranno “al posto di..” significa ammettere che non si volevano fare) ma non sono un’opera che interessa l’Italia e l’Europa come il corridoio Ovest-Est per merci e passeggeri. Opera che avrà anche indubbi vantaggi ambientali limitando il trasporto su gomma , andando nella direzione nella quale vanno i più importanti Paesi europei. Il Tav dunque come esempio lampante di un governo basato su un contratto che, a parte l’assistenzialismo, non ha significativi punti di accordo: no sulla flat tax, no sulle trivelle e nemmeno sulla politica estera. L’esempio del povero Venezuela ,ridotto alla fame dalle politiche statalistiche e illiberali di Chavez e Maduro, care ai 5 stelle, ne è la tragica dimostrazione. Anche su questo i 5 stelle hanno gettato la maschera non votando nel Parlamento europeo il riconoscimento di  Juan Guaidó come legittimo presidente del Venezuela. E la Lega si è allineata astenendosi anche lei. Eppure, fino a ieri, M5s e Lega avevano manifestato idee diverse sul regime di Nicolas Maduro. Con un comunicato gli eurodeputati grillini avevano ripetuto che riconoscere Guaidó avrebbe innescato in Venezuela un “effetto Libia”. La Lega, appena una settimana fa, aveva invece rilasciato un comunicato stampa in cui si chiedeva che Italia e Ue riconoscessero il nuovo presidente per “spazzare via la dittatura comunista di Maduro”. Saremmo alle comiche se non ci fosse in ballo la vita dei venezuelani stremati dalle politiche “chaviste” e duramente repressi. Ma Salvini quanto può andare avanti con gli equivoci e il gioco delle tre carte?

 

 

 

 

 

Salvini: “Sì alla Torino – Lione”. Tensioni al cantiere

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini a Chiomonte ha riaffermato il suo sì alla Torino-Lione:”Costa di più sospendere l’opera che andare avanti”. “Ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l’Italia non può essere isolata”, ha detto ieri sera in tv a Porta a Porta. Il ministro ha ribadito la sua vicinanza alle forze dell’ordine. Si sono verificati attimi di tensione tra polizia e manifestanti No Tav, quando alcune decine di attivisti si sono radunate nei pressi della centrale. La  polizia in assetto antisommossa ha risposto alle provocazioni con qualche manganellata. Nella zona sta nevicando abbondantemente. Invece non è a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico” il vicepremier pentastellato  Di Maio che aggiunge: “Per me il cantiere non è un’incompiuta ma una mai iniziata”.

Salvini: "Sì alla Torino – Lione". Tensioni al cantiere

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini a Chiomonte ha riaffermato il suo sì alla Torino-Lione:”Costa di più sospendere l’opera che andare avanti”. “Ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l’Italia non può essere isolata”, ha detto ieri sera in tv a Porta a Porta. Il ministro ha ribadito la sua vicinanza alle forze dell’ordine. Si sono verificati attimi di tensione tra polizia e manifestanti No Tav, quando alcune decine di attivisti si sono radunate nei pressi della centrale. La  polizia in assetto antisommossa ha risposto alle provocazioni con qualche manganellata. Nella zona sta nevicando abbondantemente. Invece non è a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c’è solo un tunnel geognostico” il vicepremier pentastellato  Di Maio che aggiunge: “Per me il cantiere non è un’incompiuta ma una mai iniziata”.

Allerta neve dalle Alpi alla pianura piemontese

Mentre i primi fiocchi sono scesi su Torino,  è  da ieri sera allerta neve nelle colline e valli del Torinese  e sul resto del  Piemonte per l’arrivo di una perturbazione che interessa tutta la regione, dalle Alpi fino in pianura. L’Arpa,  agenzia Regionale per la protezione ambientale e la Protezione civile hanno emesso il livello di allerta arancione per la Valle Tanaro, la valle Scrivia  e le valli Belbo e Bormida. Da ieri un’ allerta gialla riguarda il Novarese e il Verbano, l’Alta Valle di Susa, la Val Chisone e le Valli Pellice e Po nel Torinese, oltre alle Valli Varaita, Maira e Stura nel Cuneese e la pianura settentrionale dell’area metropolitana torinese. Si prevede  una decina di centimetri di coltre bianca a Torino, più di  20 sulla collina e nelle province di Alessandria, Cuneo e Asti. Le scuole saranno  chiuse per precauzione  ad Asti e in numerosi  comuni dell’Alessandrino e del Cuneese.

 

(foto archivio – il Torinese)

La Regione ha inviato il ricorso contro la legge sicurezza

Il Piemonte ha inviato questa mattina, alle 9, dall’ufficio postale del tribunale di Torino, il ricorso contro la legge sicurezza alla Consulta. Con questo atto di 96 pagine si chiede la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’intero decreto legge del 4 ottobre 2018 n. 113, convertito poi in legge che violerebbe ben 26 norme. “Siamo la prima Regione ad aver inviato il ricorso” – commenta l’assessora all’Immigrazione Monica Cerutti – ma presto seguiranno Umbria, Emilia Romagna, e altre. Siamo tutti preoccupati delle possibili conseguenze delle nuove norme, non solo per i migranti ma per tutta la comunità piemontese. Questo atto oltre a essere discriminatorio avrà conseguenze sulla vita di tutti i cittadini. Ad esempio, gli irregolari e i richiedenti asilo non potendo accedere al sistema sanitario, nemmeno per la prevenzione, andranno nei pronto soccorso, con evidente disagi per tutti”.  Il ricorso è stato redatto dal docente di diritto internazionale, e avvocato, Ugo Mattei, con la collaborazione dell’avvocato della Regione, Giovanna Scollo. Sono otto, in tutto, i profili di incostituzionalità. Tra questi, la mancanza del requisito della necessità ed urgenza indispensabile per poter decretare. Con un decreto non si possono fare riforme strutturali mentre la legge Salvini le fa. Ancora, sulla norma è stata chiesta la fiducia impedendo il dibattito. Il decreto poi è mal scritto e parlerebbe solo ai giuristi, mentre le leggi devono essere chiare. Infine, si abolisce la protezione umanitaria che è prevista dal diritto internazionale. Il ricorso inizia con queste parole: ‘Si sperava di non dover vedere mai più, nell’Italia repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, scene come quelle andate in onda, proprio intorno al Giorno della Memoria, al Cara di Castelnuovo di Porto, dove numerosi migranti di colore, donne e bambini inclusi, già integrati nel territorio, sono stati caricati su autobus e deportati in località loro ignote. Si è trattato del primo esempio di applicazione pratica del Decreto Salvini,  norme che vanno cancellate dal nostro diritto positivo perché mostrano le caratteristiche devastanti di un virus letale per il nostro ordine democratico. La Regione Piemonte ritiene che tale riforma, oltre a essere ispirata a un disegno gravemente incostituzionale di limitazione dei diritti delle persone e di marginalizzazione (per non dire vera e propria “criminalizzazione”) dello straniero e di quanti, più in generale, si trovino in una condizione di vulnerabilità sociale, incide in modo rilevante sulle prerogative costituzionali delle Regioni e degli Enti locali’.   Alle Regioni spetta il compito costituzionale di ‘rimuovere gli squilibri economici e sociali e favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona’. È chiamata a provvedere alle esigenze sottese a un disegno costituzionale sociale e inclusivo e non deve esser costretta – prosegue il ricorso – ‘a partecipare, con le proprie risorse e la propria organizzazione, al perseguimento del disegno incostituzionale (in quanto xenofobo ed escludente) di una parte politica che pro temporeriesce a determinare, in modo abusivo, come si dimostrerà più avanti, il processo di normazione statale’. Come giurista impegnato da sempre in difesa dei valori costituzionali – spiega l’avvocato Mattei – sposo in pieno le dichiarazioni del Presidente Lattanzi su La Repubblica di oggi e confido che la Consulta sia conscia della necessità e urgenza, non del Decreto Sicurezza, (come sostiene il governo) ma di intervenire per evitare ulteriori derive di incostituzionalità lesive degli interessi delle Regioni ricorrenti e della credibilità internazionale del Paese”. Entro un mese la Corte Costituzionale dovrebbe fissare una prima udienza. “Speriamo ora – conclude Cerutti – di avere un responso che fermi questa norma pericolosa, che rischia di far diventare, solo in Piemonte, 5mila persone irregolari”.