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Neve in collina e -20 gradi in montagna Una coda invernale dopo 111 giorni di siccità

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Dopo 111 giorni di siccità in Piemonte, le grandinate e le tempeste di vento di venerdì  pomeriggio, che hanno causato danni alle coltivazioni nelle province di Cuneo e Torino, hanno fatto scendere il termometro in picchiata: la minima nella notte tra venerdì e sabato è stata di 4.5 gradi in centro a Torino, 0,7 a Cuneo. Basse le minime in montagna: -24,9 sul Monte Rosa, -19 a Ceresole Reale nel parco del Gran Paradiso, -18,2 a Bardonecchia. Nella tarda mattinata di sabato la quota neve è arrivata a 1.000 metri, poi un miglioramento domenica.

Sequestra e minaccia la fidanzata per una notte

A Ciriè un 26enne ha sequestrato per una notte la ragazza che frequentava da qualche mese. Dopo cena, a causa di un litigio, le ha rotto il cellulare per evitare che chiedesse aiuto e le ha impedito di uscire dall’abitazione minacciandola con un coltello. Ora è accusato di sequestro di persona e lesioni. I carabinieri hanno liberato la ragazza solo la mattina dopo quando lui le ha permesso di chiamare la madre per dirle di avvisare sul posto di lavoro che non si sarebbe presentata. La donna però ha capito che c’era qualcosa di strano e ha chiamato i carabinieri. Una pattuglia è giunta sul posto e, inventandosi la scusa di un documento da consegnare  ha arrestato il fidanzato violento e liberato la ragazza, che ha riportato contusioni e lesioni per un tentativo di strangolamento.

Incidenti sul lavoro, Piemonte in “zona bianca” Ma le vittime purtroppo non mancano

L’ultima vittima proprio nelle scorse ore: un operaio 32enne di Arquata Scrivia

ECCO LA MAPPATURA DELL’EMERGENZA DELL’OSSERVATORIO VEGA ENGINEERING:

 

IN ZONA ROSSA: MOLISE, TOSCANA, SICILIA E MARCHE. IN ZONA ARANCIONE: LOMBARDIA, CAMPANIA, ABRUZZO, TRENTINO ALTO ADIGE ED EMILIA ROMAGNA. IN ZONA GIALLA: SARDEGNA, VENETO, PUGLIA E UMBRIA. IN ZONA BIANCA: LAZIO, FRIULI, LIGURIA, PIEMONTE, BASILICATA, CALABRIA E VALLE D’AOSTA

LA ZONIZZAZIONE A COLORI È LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ELABORATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA SUL LAVORO VEGA ENGINEERING DI MESTRE, PER FOTOGRAFARE, ALLA STREGUA DELLA PANDEMIA, L’EMERGENZA MORTI SUL LAVORO IN ITALIA.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE NEL PRIMO BIMESTRE DEL 2022.

DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA.

“Dopo appena due mesi il 2022 riporta già un tragico bollettino per le morti sul lavoro. Sono infatti 114 le vittime. Si tratta di 10 decessi in più rispetto a febbraio 2021, in una situazione in cui la pandemia da COVID19 influisce sempre meno sugli infortuni sul lavoro. Contemporaneamente crescono drammaticamente anche le denunce totali di infortunio (+47,6%).

È questa la prima istantanea che rappresenta l’insicurezza sul lavoro in Italia. Una proiezione sconfortante che non basta però a riprodurre correttamente l’emergenza. Perché è l’indice di incidenza della mortalità – cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa – a descrivere esattamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, introduce così l’ultima indagine e zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese. E, come sempre, l’Osservatorio mestrino fotografa, alla stregua della pandemia, l’emergenza morti sul lavoro in Italia.

A finire in zona rossa al termine del primo bimestre del 2022, con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 3,7 morti ogni milione di lavoratori) sono: Molise, Toscana, Sicilia e Marche.

In Zona Arancione: Lombardia, Campania, Abruzzo, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna.

In Zona Gialla: Sardegna, Veneto, Puglia e Umbria.

In Zona Bianca: Lazio, Friuli, Liguria, Piemonte, Basilicata, Calabria e Valle D’Aosta

(In allegato e sul sito www.vegaengineering.com sono disponibili i grafici e i dati).

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO IN ITALIA NEL PRIMO BIMESTRE 2022

Numeri assoluti e incidenze producono, come sempre, graduatorie differenti. E infatti, considerando i numeri assoluti la classifica cambia. Tant’è che a guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro è la Lombardia (20), la regione con la maggior popolazione lavorativa in Italia.

Seguono: Toscana (10), Emila Romagna (8), Sicilia, Campania e Veneto (7), Lazio (6), Puglia (4), Marche (3), Molise, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Sardegna e Piemonte (2), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Umbria (1).

Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia.

Da gennaio a febbraio 2022 sono 114 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste, sono 85 quelle rilevate in occasione di lavoro (invariate rispetto a febbraio del 2021), mentre sono 29 quelle decedute a causa di un incidente in itinere (erano 19 nello stesso periodo del 2021), probabile conseguenza della ripresa degli spostamenti per recarsi da casa a lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in cui il COVID limitava ancora le attività produttive.

Ed è il settore Trasporto e Magazzinaggio a contare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 13 (erano 2 nel primo bimestre del 2021.

Seguono: Costruzioni (7), Commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli (5), Attività manifatturiere (4), il Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese e Sanità e assistenza sociale (3).

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (34 su un totale di 85). Ed è proprio in questa fascia d’età che si rileva anche l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati (7,4). L’incidenza di mortalità minima è invece nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 1), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 4 infortuni mortali ogni milione di occupati. Questo conferma ancora un dettaglio fondamentale nell’analisi dell’emergenza: le fasce di età dei più giovani e, soprattutto dei lavoratori più maturi ed esperti, sono quelle più a rischio di infortunio mortale. Aspetto da tenere in considerazione vista la propensione del legislatore di posticipare l’età di pensionamento.

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nel primo bimestre 2022 sono 7 su 85. In 6 invece hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 9.

Il martedì è il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.

Le denunce di infortunio totali sono in aumento (+ 47,6%). A febbraio 2021 erano 82.634 mentre a febbraio 2022 sono 121.994 (39.360 in più); ben 19.786 di queste sono registrate nel settore Sanità e Assistenza Sociale.

Ancora significativa la variazione delle denunce di infortunio in occasione di lavoro nel Settore Trasporto e Magazzinaggio: sono 11.225 a fine febbraio 2022, ma erano 3.191 a fine febbraio 2021 (+252%).

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nei primi due mesi del 2022 sono state 58.004, quelle dei colleghi uomini 63.990.

LA ZONIZZAZIONE A COLORI È LA NUOVA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ELABORATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA SUL LAVORO VEGA ENGINEERING DI MESTRE, PER FOTOGRAFARE, IL LIVELLO DI SICUREZZA DEI LAVORATORI.

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza Vega dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

  • Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
  • Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale ed il valore medio nazionale
  • Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale ed il 125% dell’incidenza media nazionale
  • Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

Una boccata d’ossigeno per gli aeroporti piemontesi. Dalla Regione quasi tre milioni di euro per la mancata attività

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Il Presidente Cirio egli assessori Poggio e Gabusi: «Scali strategici da sostenere per la ripresa delle rotte commerciali e del turismo di piacere»

 

Una boccata d’ossigeno per gli aeroporti piemontesi inseriti dalla giunta regionale nell’elenco dei beneficiari di un ristoro per la mancate attività durante il periodo delle restrizioni. Gli scali piemontesi di Cuneo Levaldigi e Torino riceveranno, infatti, un risarcimento complessivo di 2.782.000 euro dalla Regione per la riduzione degli spostamenti nel periodo dell’emergenza sanitaria degli ultimi due anni. La misura approvata dall’esecutivo di piazza Castello porta la firma del presidente della Regione Alberto Cirio e dagli assessori alla Cultura, Turismo e Commercio Vittoria Poggio e ai Trasporti Marco Gabusi.

L’obiettivo è di compensare i gestori aeroportuali operanti in Piemonte e in possesso del certificato in corso di validità rilasciato dall’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (ENAC) per i danni subiti come effetto delle restrizioni di viaggio e delle altre misure di contenimento adottate dall’Italia e da altri paesi per contenere la diffusione del COVID-19.

«La ripresa del turismo regionale cresce a velocità doppia rispetto a quella nazionale – hanno sottolineato il Presidente Cirio e gli assessori Poggio e Gabusi – ma sarebbe stata più debole senza la forza dei nostri scali che nonostante la contrazione del traffico hanno fatto fronte all’emergenza con risorse proprie. Gli hub di Torino e Levaldigi sono asset strategici del nostro Piemonte, e anche in forte sviluppo: abbiamo appena inaugurato il volo su Roma da Cuneo, e per tutto il periodo estivo Torino sarà coperta da 81 rotte. Le compagnie hanno riconosciuto che la nostra regione è un porto naturale per il turismo d’affari, per le fiere, per i grandi eventi, per il turismo di piacere. Questa misura economica serve ad accompagnare ulteriormente la ripresa».

Lo scalo internazionale di Torino è dotato di un’infrastruttura all’avanguardia di interesse nazionale nell’ambito del bacino di traffico Nord-Ovest; vanta oggi un ampio ventaglio di destinazioni in tutta Europa e collegamenti con i più importanti aeroporti del Sud Italia e delle Isole e sarà presto connesso alla rete ferroviaria una volta ultimato il collegamento della linea Torino-Ceres al passante torinese. La programmazione Summer 2022 prevede un network di 81 rotte, di cui 53 internazionali e 28 nazionali, operate da un totale di 15 compagnie aeree. Si tratta del network voli più ampio di sempre per lo scalo, da cui nell’intera Summer le destinazioni servite saranno in tutto 63, a fronte delle 50 servite pre-pandemia nell’estate 2019.

Sul fronte internazionale sono in tutto 25 le nuove rotte della Summer 2022 di Torino Airport, con un’ampia scelta per poter trascorrere city break e soggiorni di vacanza: Agadir (Marocco), Billund (Danimarca), Breslavia (Polonia), Budapest (Ungheria), Copenhagen (Danimarca), Dublino (Irlanda), Edimburgo(Gran Bretagna), Cracovia (Polonia), Lanzarote (Isole Canarie, Spagna), MadridMalaga (Spagna), Marrakech (Marocco), Parigi Beauvais (Francia), Siviglia (Spagna), Tel Aviv (Israele) e Zara (Croazia) servite da Ryanair;

  • London Gatwick (Gran Bretagna) servita da easyJet;
  • Paris Orly (Francia) servita da Vueling;
  • Skopje (Macedonia del Nord) servita da Wizz Air;
  • IbizaMahon (Isole Baleari, Spagna) e Rodi (Grecia) servite da Neos;
  • Atene e Santorini (Grecia) servite da Volotea;
  • Santorini (Grecia) servita da Blue Air.

L’aeroporto di Cuneo Levaldigi servito da Ryanair si configura come porta d’accesso a un’area ricca di eccellenze e rappresenta un tassello importante per lo sviluppo del territorio, sia in termini di incremento di accessi turistici, grazie alla prossimità alla zona UNESCO di Langhe e Roero, sia in relazione alla peculiare caratteristica dello scalo di avere nel suo bacino aziende leader a livello mondiale. Il 28 marzo sono stati inaugurati quattro voli la settimana per Roma, che diventeranno cinque a giugno, per unire la Granda alla capitale, non soltanto per le esigenze «business» o legate alla politica e alle istituzioni, ma anche per il turismo, con appena un’ora e un quarto di volo.

Spara alle gambe della ex compagna e fugge

Questa mattina in via Domodossola a Torino, un uomo ha sparato alle gambe della ex compagna ed è fuggito. Successivamente è stato fermato dalla polizia. Le indagini sono affidate agli investigatori della Squadra Mobile della Questura.
La donna, dalle prime informazioni non sarebbe italiana, è stata colpita  alle gambe e soccorsa  dal 118 che l’ha trasportata in ambulanza all’ospedale Giovanni Bosco. L’uomo che ha sparato si sarebbe consegnato spontaneamente alla polizia.

Autostrade, uno spiraglio (temporaneo) nelle difficoltà di collegamento tra Piemonte e Liguria

Si apre uno spiraglio (temporaneo) nelle difficoltà di collegamento tra la Liguria ed il Piemonte, che molti problemi stanno avendo gli automobilisti che si accingono ad affrontare il viaggio nei due sensi per via dei diversi cantieri aperti.

Sono state accolte, infatti, le richieste della Regione Liguria per garantire dal pomeriggio di mercoledì 13 aprile e fino a domenica 8 maggio la rimozione dei cantieri su tutta la tratta di competenza di Aspi. Anche sulle altre tratte – da Sestri Levante fino alla Toscana, da Savona al confine francese e da Savona a Torino – il periodo pasquale sarà caratterizzato dalla rimozione della gran parte dei cantieri e, laddove non possibile, da un loro alleggerimento per favorire il flusso veicolare nelle direzioni di maggior traffico in arrivo e in uscita dalla Liguria. A fronte di questo piano condiviso con il ministero e Anci, dobbiamo però essere tutti consapevoli che le prossime settimane fino al 13 aprile saranno assolutamente complesse e difficili, con lavori e scambi di carreggiata anche molto impattanti sul traffico”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore alle Infrastrutture Giacomo Giampedrone, al termine della riunione odierna del tavolo tecnico di confronto con i rappresentanti del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, di Anci insieme ad Anas e alle concessionarie autostradali.
“Rispetto all’ultima riunione della scorsa settimana – aggiunge Giampedrone – il quadro di alleggerimenti è ulteriormente migliorato, per andare incontro alle esigenze del territorio e alle sollecitazioni che avevamo posto come Regione. Concluso il periodo pasquale di stop, dal week end successivo inizierà il piano estivo con lo smontaggio dei cantieri dalle 14 del venerdì alle 12 del lunedì successivo, applicato in modo sostanzialmente omogeneo da tutti i concessionari ad eccezione di alcuni casi, marginali, di lavorazioni inamovibili”.
Tra i cantieri più impattanti, fino al 13 aprile sono previsti diversi scambi di carreggiata che impatteranno sul traffico sulla A26 e sulla A10 fino a Ventimiglia. Anche sulla A6 Savona Torino proseguiranno le lavorazioni in atto, in particolare tra Savona e Altare fino al periodo pasquale.
Il tavolo tecnico tornerà a riunirsi intorno a metà maggio.

Massimo Iaretti

Finisce lo stato d’emergenza. Cirio: “Occorre tenere alta l’attenzione, il Covid non finisce per decreto”

“Continueremo a monitorare e coordinare le azioni per fronteggiare la pandemia

“È un momento che viviamo tutti con grande partecipazione emotiva, attendevamo questa giornata da tempo e vogliamo viverla nel senso più corretto del suo significato: da una parte gioire per la fine dell’emergenza, dall’altra non pensare che il Covid sia stato cancellato dalla nostra vita per decreto. In Piemonte abbiamo attualmente l’incidenza più bassa d’Italia, ma non dobbiamo abbassare la guardia. I dati ci dicono che la situazione è buona, ma il virus c’è e dobbiamo continuare a stare attenti e insistere con la campagna vaccinale”: è il messaggio che il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha voluto lanciare aprendo la conferenza stampa convocata in occasione della fine dello stato di emergenza nazionale per la pandemia, alla quale erano presenti gli assessori alla Sanità Luigi Genesio Icardi, all’Innovazione e Ricerca Covid Matteo Marnati, ai Trasporti e alla Protezione civile Marco Gabusi, all’Istruzione Elena Chiorino, al Bilancio e Attività produttive Andrea Tronzano e ai Bambini Chiara Caucino, che durante la pandemia ha seguito le Politiche sociali.

“Sono stati due anni complicati per tutta l’umanità – ha proseguito – Oggi diciamo grazie a tutti coloro che hanno condiviso con noi questo percorso negli ultimi due anni. Se oggi l’Italia è considerata un esempio nella gestione del Covid, non va dimenticato che questo esempio si regge sull’attività delle Regioni”.

Ripercorrendo i momenti anche difficili e drammatici che hanno caratterizzato questi due anni, il presidente Cirio ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono spesi in ogni modo possibile per combattere la diffusione del virus e curare e sostenere la popolazione: tutti gli operatori della sanità pubblica e privata e, accanto alla Regione, le Prefetture, i sindaci e gli enti locali, il personale dell’Unità di Crisi e del Dirmei, l’Esercito e le forze dell’ordine, i volontari della Protezione civile, le fondazioni bancarie, il mondo imprenditoriale, il CSI e gli organi di informazione insieme a tutti i cittadini.

“L’emergenza è finita – ha osservato l’assessore Icardi -, ma il Covid-19 rimane una minaccia da non sottovalutare. Bisogna fare tesoro delle buone pratiche apprese in questi due anni di pandemia, per evitare che il contagio torni a creare problemi sanitari e sociali. Per questo abbiamo chiesto al Governo che non ripristini le norme restrittive sulla privacy in vigore prima della pandemia e che non torni indietro sulle modalità di trasmissione delle ricette dematerializzate e sull’accesso al fascicolo sanitario. I grafici delle quattro ondate dimostrano chiaramente come le misure anti-Covid in Piemonte abbiano progressivamente ridotto gli effetti della malattia in modo drastico, dall’inizio ad oggi. Il Piemonte ha saputo fare sistema, grazie ai suoi sanitari, ai vaccini e al ruolo attivo e collaborativo della stragrande maggioranza della popolazione. Il senso di responsabilità di tutti, anche fuori dall’emergenza, sarà fondamentale perché la pandemia non possa più rialzare la testa”.

In videocollegamento Claudio Palomba, oggi prefetto di Napoli e prefetto di Torino durante il periodo principale della pandemia, ha ricordato che “in quei momenti ogni decisione è stata condivisa, e chi rappresenta lo Stato a tutti i livelli non può che vedere in queste situazioni la necessità di camminare insieme”. Ha poi evidenziato l’attenzione che il Piemonte ha riservato ai più anziani e ai più fragili, a cominciare dalle Rsa.

Dall’Unità di Crisi al Dirmei

La fine dello stato di emergenza comporta la formale chiusura dell’attività dell’Unità di Crisi istituita all’inizio della pandemia e il passaggio delle sue competenze di monitoraggio e coordinamento al Dirmei, il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive costituito nel giugno 2020 per diventare il cuore della battaglia contro il Covid. La struttura sarà diretta da Emilpaolo Manno e suddivisa in 27 settori.

La situazione epidemiologica

Da tre settimane i valori del Piemonte sono tra i più bassi in Italia: un’incidenza di 450 casi ogni 100.000 abitanti (il valore nazionale è 839), l’occupazione dei posti letto ordinari è all’8.8% (unica Regione con Veneto e Lombardia sotto il 10%) e quella delle terapie intensive è al 3,5% a fronte di un valore nazionale del 4,8%. L’Rt è 1,32, la positività dei tamponi il 17%.

La popolazione vaccinata

L’84,3% dei cittadini piemontesi oltre i 5 anni di età ha concluso il ciclo primario con monodose o doppia dose (il 96,2% di coloro che hanno aderito, ovvero 3,6 milioni su 4,2).

La somministrazione di oltre 2,8 milioni di terze dosi pone il Piemonte in testa alla classifica delle Regioni italiane più grandi, come risulta dai dati della Fondazione Gimbe aggiornati al 30 marzo.

Gli immunizzati naturalmente, cioè le persone che non hanno aderito ma hanno avuto il Covid negli ultimi sei mesi, sono 165.000, tra cui 47.000 tra i 5 e gli 11 anni e 39.000 over50.

I non aderenti sono al momento 358.000, tra i quali 109.000 5-11enni e 106.000 over50. Una categoria che, come ha annunciato il presidente Cirio, “continuiamo a sensibilizzare, abbiamo fatto di tutto e continueremo a farlo. E a chi non si è presentato per la terza dose scriveremo una lettera per spiegare che rinviarla rischia di vanificare l’immunità raggiunta”.

La stabilizzazione del personale a tempo determinato

A partire da luglio la Regione Piemonte stabilizzerà tutti i 1.137 operatori in servizio durante l’emergenza Covid che hanno i requisiti previsti dalla legge nazionale.

La normativa statale consente di assumere a tempo indeterminato gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che abbiano maturato entro giugno di quest’anno almeno 18 mesi di servizio, di cui almeno 6 nel periodo tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022.

Venerdì 1 aprile, gli infermieri e i professionisti della sanità scendono in piazza

Per i propri diritti e per il riconoscimento del valore di una professione sempre e costantemente ignorata

 

Dalle 10 alla 13 Flash Mob di protesta davanti alla Prefettura a Torino

 

 

Area contrattuale autonoma; maggiori risorse per le indennità specifiche degli infermieri e per tutti i professionisti della sanità; reale contrasto al fenomeno della violenza ai danni degli operatori sanitari; assunzioni a tempo indeterminato per rendere adeguate le dotazioni degli organici in sanità e la stabilizzazione del personale precario; rimozione del vincolo di esclusività.

 

Si tratta dei punti principali punti delle rivendicazioni che il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, intende ancora una volta portare alla luce e al centro della discussione con un grande evento di protesta per i troppi mesi nei quali alle parole non sono mai state seguite da fatti.

Gli infermieri e i professionisti della sanità sono stufi di essere considerati “eroi”, primo baluardo quando in gioco ci sono vite umane ed emergenze sanitarie catastrofiche, e poi quando si tratta di riconoscere loro semplicemente ciò che gli spetta, creando organici che possano dare seguito alle sacrosante richieste di cura dei pazienti, riconoscendo le adeguate retribuzioni a tutti coloro che operano in sanità, creando le condizioni per una reale valorizzazione delle professioni sanitarie e infermieristiche, essi sono sempre e costantemente ignorati.

 

Per questo venerdì 1 aprile, dalle ore 10 alle ore 13, tutti gli infermieri e i professionisti della sanità piemontesi si troveranno in piazza Castello, a Torino, davanti alla Prefettura, per un Flash Mob di protesta.

 

A poco tempo di distanza dalle numerose manifestazioni che si sono svolte sul territorio nazionale, a tutela dei diritti degli infermieri e delle loro giuste rivendicazioni, anche in Piemonte saranno così sottolineate le necessità irrimandabili di infermieri e professionisti della sanità.

Il fine è quello di sensibilizzare il Governo, ma anche la Regione, per dare idonee soluzioni al ventaglio di problematiche ed alle correlate richieste dei professionisti dell’area infermieristica e degli altri operatori sanitari dipendenti dalle Aziende Sanitarie

Spiega il segretario regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri: “Siamo profondamente amareggiati per l’assenza di concretezza dopo le tante promesse e le tante parole spese in questi mesi e anni così difficili per tutti. Da parte del Ministro della Salute è arrivato solo un timido segnale di valorizzazione della nostra professione attraverso il riconoscimento di una indennità professionale nemmeno sostenuta da adeguati finanziamenti. Sul fronte della struttura del rapporto di lavoro, gli infermieri sono ancora soggetti ad un anacronistico e paradossale obbligo di esclusività, che non consente loro di svolgere attività libero professionale, come invece fanno gli altri professionisti dipendenti della Pubblica Amministrazione.

La stessa situazione si riflette sulle regioni e in particolare la nostra, dove non sono stati sufficienti, o si sono già esauriti, gli interventi di natura temporanea, per lo più legati esclusivamente al periodo delle ondate di emergenza pandemica, che hanno tamponato una situazione critica, sempre però con grandi affanni, ma non hanno mai affrontato in modo strutturale e concerto la valorizzazione delle professioni sanitarie e infermieristiche e la ormai drammatica carenza degli organici.

Noi chiediamo al gentile signor Prefetto, e al gentile Presidente della Regione, ognuno per quanto di sua competenza, di agire, sia presso il Governo, sia nella nostra realtà locale, affinché vengano messe in cantiere azioni risolutive e definitive rispetto alle nostre richieste.

Al Presidente della Regione chiediamo, inoltre, di accordarci un appuntamento, per un confronto franco e proficuo su talune problematiche peculiari del contesto di riferimento. Il nostro intento è di evitare l’acuirsi della lotta sindacale, una lotta che, beninteso, noi siamo determinati a portare avanti con tutti gli strumenti che sono a nostra disposizione”.

 

 

Il Segretario Regionale Nursing Up Piemonte

Claudio Delli Carri

011.306703 – 389.80.93.406

 

ECCO QUELLO CHE CHIEDIAMO:

  1. Un’area contrattuale infermieristica e per le altre professioni sanitarie che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di categorie che rappresentano oltre il 52% delle forze del Servizio sanitario nazionale e che, assieme alle altre professioni sanitarie non mediche raggiungono oltre il 76% degli organici delle professioni sanitarie.
  1. Una congrua integrazione dell’”indennità di specificità infermieristica” e di quella “di tutela del malato e di promozione della salute”, di cui all’articolo 1), commi 409 e 410 della Legge n. 178/2020.
  1. Adozione di specifiche disposizioni per una reale attività di contrasto della violenza verso gli infermieri nei luoghi di lavoro, aberrazione che ormai ha raggiunto l’acme nelle strutture sanitarie pubbliche, da realizzarsi anche attraverso l’introduzione di presidi di vigilanza da parte delle forze dell’ordine e/o strutture private, oltre al costante monitoraggio e prevenzione di tali fatti che mettono in pericolo l’incolumità psicofisica degli interessati.
  1. Risorse economiche sufficienti ed idonee direttive all’ARAN , per garantire il riconoscimento  e valorizzazione sul piano economico le profonde differenze tra le professioni sanitarie ex legge 42/1999 e le altre  professioni che svolgono attività funzionali e/o strumentali nel comparto pubblico della Salute, differenza sempre esistite, ma rese ancora più evidenti da COVID-19
  1. Immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio. Aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari, perché gli infermieri attuali non bastano, ne mancano ormai tra 80 mila e 100 mila, ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso;
  1. Immediata modifica del comma 464-bis, introdotto con l’articolo 20 del DL n. 41 del 22 marzo 2021. convertito in legge del 21 maggio 2021, n 69, garantendo che agli infermieri ed al personale delle altre professioni sanitarie di cui alla legge n 42/1999 , che intrattengono un rapporto di dipendenza con gli Enti e/o le strutture del SSN, venga garantito, al pari degli altri professionisti sanitari laureati, l’estensione dell’avvenuta la rimozione del vincolo di esclusività non solo per l’effettuazione delle vaccinazioni, ma a tutto l’alveo delle attività di loro competenza
  1. Direttive e risorse finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto, riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici .
  1. Direttive e nuove risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento degli infermieri specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06 ,e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento  , valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati;

In manette terrorista col reddito di cittadinanza, era pronto all’azione

Anarchico, ecoterrorista sovversivo, percepisce il reddito di cittadinanza. Si tratta di un quarantasettenne torinese arrestato dalla Digos di Milano con l’accusa di essere legato alle Its, la rete di cellule terroristiche autrici di una catena di attentati in America Latina, negli Stati Uniti e in Paesi europei. L’uomo aveva aperto uno spazio web su Altervista e, attraverso una “virtual machine’, consentiva a quattro soggetti in Brasile, Cile, Argentina e Messico di agire come master, divulgando documenti e rivendicazioni in attesa di agire.

Profughi ucraini, in Piemonte sono più di 5400

Sono 5.414 i profughi ucraini accolti attualmente in Piemonte, fotografia di una situazione dinamica che vede affiancarsi al flusso di persone in arrivo sul territorio regionale quelle che, dopo un momento di prima accoglienza, proseguono dal Piemonte verso altre destinazioni. Di questi 4.508 sono ospitati presso la rete di accoglienza spontanea familiare o di conoscenti o delle realtà sociali del territorio, 493 nelle strutture individuate dalla Protezione Civile regionale, 413 nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e attraverso il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) sotto il coordinamento delle Prefetture.

A livello territoriale, la quota principale di rifugiati risulta ad oggi in provincia di Novara, dove è insediata la percentuale più alta della comunità ucraina residente già da tempo in Piemonte. In particolare, nel Novarese risultano attualmente ospitate 1.281 persone. 1.102 risultano invece nel territorio del Torinese.

Nel Verbano Cusio Ossola le persone presenti risultano 975, nel Cuneese 738, in provincia di Alessandria 498, nella provincia di Biella 293, nel Vercellese 284 e in provincia di Asti 243.

Tra i profughi arrivati in Piemonte ci sono anche 50 bambini con 15 mamme portati stasera dalla Fondazione AIEF per l’Infanzia e l’adolescenza. La missione è stata supportata da Fondazione Lavazza, Fondazione Magnetto, Banca Patrimoni Sella e Pier Luigi Loropiana. Con il supporto della Protezione civile della Regione saranno accolti presso Cascina Torta a Torino.

La mappa dell’accoglienza è stato uno dei temi oggi nella riunione del Coordinamento regionale per l’emergenza profughi dove è stato fatto anche il punto sulle famiglie piemontesi che hanno manifestato attraverso i canali della Regione Piemonte la disponibilità ad ospitare i profughi ucraini, sono 4.617 in totale (a livello territoriale 3.084 sono nel Torinese, 404 nel Cuneese, 320 nell’Alessandrino, 226 nell’Astigiano, 187 nel Biellese, 154 nel Novarese, 130 nel Vercellese e 112 nel Verbano Cusio Ossola).

Sul fronte sanitario sono stati registrati 2.929 tamponi Covid e sono 814 i rifugiati che hanno ricevuto il vaccino.

AMPLIAMENTO ACCOGLIENZA TERZO SETTORE PER I CAS/SAI

È in pubblicazione l’avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse rivolte ad enti del Terzo settore, ai Centri di servizio per il volontariato, agli enti e alle associazioni iscritte al registro e agli enti religiosi civilmente riconosciuti, per le attività di accoglienza diffusa a beneficio delle persone richiedenti la protezione temporanea. Sono previste forme e modalità per offrire servizi di assistenza e accoglienza attivabili nel limite massimo di 15.000 unità a livello nazionale. È previsto il coinvolgimento dei Comuni alle attività di accoglienza diffusa.

CONTRIBUTO ACCOGLIENZA DIFFUSA

Il Piemonte ha recepito l’ordinanza firmata ieri dal Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, che stabilisce un contributo di sostentamento ai rifugiati ospitati in accoglienza diffusa presso famiglie, amici e conoscenti pari a 300 euro mensili pro capite e un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio minorenne per la durata massima di tre mesi dall’arrivo in Italia.

CALL CENTER IN UCRAINO

Sono oltre 250 (con un picco di 103 nella sola giornata di lunedì) le chiamate al call center regionale 011.4326700, al quale otto operatori di madrelingua ucraina rispondono dalle 8 alle 20 (dal lunedì al sabato) alle richieste di informazioni e approfondimenti da parte dei profughi e delle famiglie che li accolgono. Il servizio è realizzato grazie alla collaborazione tra Protezione Civile, Consolato Onorario di Ucraina a Torino e la Onlus DanishRefugee Council Italia.