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 Smog, i dati di “Mal’Aria di città 2023”. Le situazioni peggiori a Torino e Milano

Nel 2022, 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10. L’indagine di Legambiente

Le situazioni peggiori a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti
Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, situazione ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2Legambiente: “Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili, serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali. Ecco le nostre proposte: zone a zero emissioni, città 30 km all’ora, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione autobus e sharing mobility”Al via anche la campagna itinerante Clean Cities, dal 1° febbraio al 2 marzo tappa
in 17 capoluoghi per promuovere con forza una mobilità urbana più efficiente, sicura e pulita.
Prima tappa a Torino con una tavola rotonda che coinvolgerà Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Arpa e Osservatorio Civico per il clima, giovedì 2 febbraio h 17:30.

 

L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, infatti, sono ben 29 città delle 95 monitorate, che hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti.

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. 72 città sarebbero dunque fuorilegge.

Città in ritardo: Le città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target (20 µg/mc da non superare per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5, 20 µg/mc per l’NO2) sono: Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5. Le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.

“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.

“La Direttiva europea sulla qualità dell’aria, recentemente proposta, rappresenta solo il primo step di una sfida importante. Le nuove AQGs (Air Quality Goals) impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida OMS e introducono nuove metriche, come il dimezzamento dei valori di legge attuali”, dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “Le nostre analisi hanno evidenziato che il 76% delle città monitorate superano già i limiti previsti dalla futura direttiva per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il NO2. Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni, soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.

Secondo l’associazione, la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011 – 2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni.

“Torino conserva il triste record nazionale di superamenti dei limiti consentiti per le micropolveri ed Asti sale sul podio al terzo posto – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Questo non può non essere il dato di partenza delle nostre analisi, dalle quali esce l’immagine di un Piemonte fortemente compromesso. La condizione geografica è sicuramente un fattore penalizzante, ma non può essere un alibi. Sono anni che chiediamo politiche forti che possano limitare il traffico veicolare privato, prima fonte di inquinamento atmosferico in ambito urbano come dimostrato dai dati ARPA, fornendo alternative percorribili e funzionali. L’inquinamento sembra ormai essere assunto come ‘ineludibile’, come una condizione non migliorabile. Eppure solo a Torino oltre 900 persone ogni anno perdono la vita in conseguenza a causa di una qualità dell’aria che è eufemistico definire pessima. Non si tratta di eventi episodici, ma di una situazione strutturale che, dunque, richiede coraggio politico e soluzioni strutturali. Quelle che richiediamo a Regione Piemonte e a tutte le amministrazioni comunali, in primis a quella di Torino. Scelte che non potranno che rinforzare le politiche volte alla neutralità climatica, obiettivo che la stessa Torino si è posta per il 2030”.

Giovedì 2 febbraio, a partire dalle ore 17:30 Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta presenterà pubblicamente i dati di Mal’Aria di città durante l’evento di lancio della campagna Clean Cities. Durante l’evento si terrà una tavola rotonda sulle prossime sfide ambientali che vedrà seduti al tavolo Chiara Foglietta, Assessora all’Ambiente della Città di Torino, Angelo Robotto, direttore ARPA Piemonte, Gianfranco Guerrini, delegato alle politiche ambientali della Città Metropolitana di Torino, Claudio Magliulo, Clean Cities Campaign, Roberto Mezzalama, Osservatorio Civico per il Clima, Andrea Poggio, Legambiente.

Le proposte di Legambiente. Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, l’Associazione propone una serie di interventi “a misura di città”:

  1. Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.
  2. LEZ anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.
  3. Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
  4. Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare ulteriori 16.000 km di percorsi ciclabili.
  5. Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
  6. Tutto elettrico in cittàanche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).

La campagna itinerante “Clean Cities” – Torna dal 1° febbraio al 2 marzo la campagna itinerante “Clean Cities” organizzata da Legambiente. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign,
una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 17 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e pulite. Prima tappa il 1° febbraio a Torino (1 e 2) per poi spostarsi a Genova (6 e 7 febbraio), Milano (8 e 9 febbraio), Bergamo (10 febbraio), Bari (13 e 14 febbraio), Napoli (15 febbraio), Avellino (16 febbraio), Roma (17 e 20 febbraio), Pescara (17 febbraio), Bologna (18 febbraio), Padova (22 febbraio), Perugia (23 e 24 febbraio), Trieste (25 febbraio), Palermo (25 febbraio), Catania (27 febbraio), Prato (27 e 28 febbraio) e Firenze (1 e 2 marzo). Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, sia iniziative di piazza come flash mob, presidi, attività di bike to school.

Il racconto della campagna e la petizione. È possibile seguire tutte le tappe di Clean Cities sulla pagine Facebook e Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Infine, Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/malaria

*Note metodologiche: l’unità di misura con la quale vengono espresse le concentrazioni di NO2, PM2.5 e PM10 è microgrammi per metro cubo di aria (µg/mc). Per quanto riguarda il biossido d’azoto (NO2), le città capoluogo di provincia di cui è stata ricavata la media annuale sono 94; per il PM2,5 sono 85; per il PM10 (sia per le medie annuali che per gli sforamenti giornalieri) sono 96. La media annuale è stata calcolata come media delle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico).

Le ricadute economiche di Eurovision Song Contest 2022: ogni euro speso ne ha prodotti due

Sono stati presentati i dati relativi all’indagine svolta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte per conto della Camera di commercio di Torino sulle ricadute economiche di Eurovision Song Contest 2022.

 

Come spiegato da Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino: “I numeri – anche calcolati su logiche prudenziali – confermano un successo che avevamo già ampiamente percepito: 22,8 milioni tra impatti diretti, indiretti e indotti, senza considerare l’enorme ricaduta mediatica, valutata oltre 66 milioni di euro: quest’ultima rappresenta un patrimonio particolarmente significativo, perché l’immagine positiva e la credibilità conquistate da Torino hanno sicuramente una durata maggiore nel tempo”.

Come commentato da Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino: “Lo scambio delle chiavi simbolo dell’Eurovision Song Contest tra il nostro sindaco e la prima cittadina di Liverpool, rappresenta appieno lo spirito della rassegna, che è anche quello di unire i paesi europei attraverso la musica, favorendo un reciproco e fecondo scambio culturale. La città dei Beatles – che abbracciano quattro generazioni passate e future nel nome della musica – ha uno splendido museo dedicato alla band e sono certa che il nostro sindaco, adesso a Liverpool, potrebbe regalarci la grande opportunità di ospitare a Torino una mostra che renda omaggio alla beat generation. I numeri della rassegna restituiscono l’immagine di una città attrattiva e capace di emozionare i visitatori, il fatto che più del 70% dei turisti abbia visitato almeno uno dei nostri musei non può che confermare la qualità della nostra offerta museale, così come i 25mila download della guida Torino Pocket Lonely Planet denotano un grande interesse per la nostra Torino”.

Questi dati sulle ricadute che l’Eurovision ha avuto sono la dimostrazione pratica del perché scegliamo di investire sui grandi eventi come motore di turismo ed economia e come strumento per promuovere la bellezza e l’eccellenza del nostro territorio – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Sarebbe stata necessaria una campagna di comunicazione da decine di milioni di euro per ottenere una copertura mediatica come quella che l’Eurovision ha portato al Piemonte e lo dimostra il fatto che per avere visibilità durante l’evento di Torino altri Paesi hanno acquistato spazi promozionali. Questi numeri, poi, sono solo una parte della ricaduta che manifestazioni come Eurovision, ma anche le Atp, il Giro d’Italia, il Tour de France, offrono. Perché accanto all’impatto nell’immediato ci sono anche i risultati che si manifestano nel tempo, frutto del passaparola e della forza di una destinazione che entra nell’immaginario del pubblico internazionale”.

L’indagine

L’indagine campionaria è stata condotta fra il 9 e il 14 maggio 2022; i questionari sono stati somministrati in modalità MAPI (Mobile Assisted Personal Interview) a un campione casuale di pubblico presente negli spazi dell’Eurovision Village e all’esterno del PalaOlimpico, durante l’apertura e la chiusura dei cancelli. Sono stati raccolti 735 questionari utili.

I risultati

 

Le presenze

Eurovision Song Contest 2022, evento di punta della scorsa primavera torinese, è andato in scena dal 9 al 14 maggio 2022: 63mila i posti riempiti al PalaOlimpico, in occasione dei nove eventi in programma, e 220mila le persone che hanno assistito alle 55 ore di spettacoli all’Eurovision Village del Parco del Valentino.

Il pubblico

Per conteggiare il pubblico effettivo, dalle presenze registrate occorre sottrarre chi ha partecipato a più di un evento e i biglietti offerti a sponsor e delegazioni. A fronte di queste stime, si quantifica in oltre 128mila persone il pubblico complessivo dell’Eurovision Song Contest: più di 58mila provenienti da fuori Torino, di cui quasi 25mila dall’estero, in particolare da Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Il tratto più significativo è la giovane età del pubblico, con il 75,6% fra i 18 e i 35 anni.

 

Singoli partecipanti PalaOlimpico Singoli partecipanti Eurovillage Partecipanti a entrambi gli eventi (da sottrarre) Totale Singoli partecipanti
Torino e Provincia 16.051 63.324 (9.267) 70.108
Piemonte (altre province) 2.540 4.632 (737) 6.435
Italia (altre regioni) 13.641 20.411 (7.027) 27.025
Estero 10.632 21.110 (7.060) 24.682
Totale 42.864 109.477 24.091 128.250

Tabella 1: Distribuzione del pubblico per evento e provenienza. Elaborazione OCP su dati questionario e fonti secondarie.

Per quanto riguarda i turisti, il 52% era presente a Torino per la prima volta. In generale molto alto il livello di apprezzamento registrato sia per gli spettacoli visti sia per la città come meta turistica. Il 59% ha dichiarato di essere intenzionato a visitare di nuovo la città in futuro.

La spesa dei turisti

Se 58mila persone provenienti da fuori Torino hanno assistito agli show di Eurovision, circa 3mila di questi erano in città per motivi diversi dall’evento. Poiché il viaggio sarebbe avvenuto a prescindere da Eurovision, la spesa di questi turisti viene esclusa dal conteggio complessivo, che quindi si basa su 55mila turisti.

Tra questi, particolarmente alta la percentuale di escursionisti senza pernottamento (28,3%) mentre valgono il 7,1% i turisti che hanno trovato ospitalità presso parenti e amici. Tra chi ha dormito presso le strutture cittadine, l’extralberghiero, con il 41,3% dei pernottamenti, supera l’ospitalità in hotel (23,3%).

Escursionisti
Stima totale: 15.652 (28,3%)Età mediana: 27 anni

Media visitatori per gruppo: 2,3

Non hanno pernottato a Torino l’84% dei piemontesi, il 41% degli italiani, il 6% degli stranieri

Spesa complessiva stimata€ 338 mila
Ospitalità da parenti o amici
Stima totale: 3.928 (7,1%)Età mediana 24 anni

Media visitatori per gruppo: 2,4

Media pernotti: 3,6

Sono stati ospitati il 13% degli italiani e il 2% degli stranieri

Spesa complessiva stimata€ 160 mila
Strutture extra-alberghiere
Stima totale: 22.847 (41,3%)Età mediana 27 anni

Media visitatori per gruppo: 3

Media pernotti: 3,7

Scelti dal 53% degli stranieri, dal 29% degli italiani, dal 13% dei piemontesi

Spesa complessiva stimata€ 6 milioni
Hotel
Stima totale: 12.894 (23,3%)Età mediana: 28 anni

Media visitatori per gruppo: 2,7

Media pernotti: 3,2

Scelti dal 39% degli stranieri, dal 17% degli italiani, dal 3% dei piemontesi

Spesa complessiva stimata€ 4,4 milioni

Box 1: Stima della spesa diretta sul territorio dei quattro segmenti turistici. Elaborazione OCP su dati questionario.

Nel complesso la spesa totale dei turisti sul territorio si stima pari a 11 milioni di euro, che rappresentano l’impatto diretto dell’evento.

Impatto indiretto

La spesa diretta attiva ulteriori settori dell’economia. Le imprese “in prima linea” – quelle che assorbono direttamente la spesa aggiuntiva dei turisti e degli organizzatori – acquistano input intermedi (beni, forniture, servizi) per soddisfare la nuova domanda, con ripercussioni positive sull’intera economia del territorio: questo livello viene definito impatto indiretto. A fronte di un’iniezione di risorse pari a 11 milioni di euro, si stimano – secondo i parametri di studi similari– effetti indiretti attorno ai 7,8 milioni di euro.

Impatto indotto

Un ulteriore moltiplicatore calcola gli effetti della crescita dei consumi dovuta alla variazione dei redditi, consentendo di stimare l’impatto indotto. Le famiglie residenti, infatti, ricevono un reddito in cambio dell’input che forniscono al sistema produttivo (lavoro) e il reddito viene poi speso parzialmente per nuovi consumi. La stima, in questo caso, è di 4 milioni di euro.

Sommando questa cifra agli effetti diretti e indotti si arriva a stimare un impatto economico totale pari a 22,8 milioni di euro: ogni euro speso dai turisti ha quindi generato complessivamente sul territorio di Torino 2,08 euro.

Impatto mediatico

Anche la portata mediatica è stata notevole. Le tre serate trasmesse in televisione hanno coinvolto 161 milioni di persone in 34 paesi, toccando il 56,7% di share in occasione della finale, mentre i contenuti pubblicati sul canale YouTube sono stati visualizzati 74 milioni di volte (EBU – Media Intelligence Service, 2022).

Solamente in Italia sono stati pubblicati oltre 9mila articoli (1.492 su stampa e 7.801 su web) per un valore pubblicitario equivalente (AVE) stimato in 66 milioni di euro.

Tra le uscite di stampa e sul web il reach totale, ovvero il numero di lettori complessivi, è stimato in 429 milioni di persone, cui si aggiunge l’importante impatto comunicativo sui canali social istituzionali della manifestazione e non solo.

Prostitute accoltellate a Torino, due arresti

Nel corso della serata di sabato 28 gennaio a Verona, personale della Polizia di Stato di Torino dava esecuzione al decreto di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di due giovani stranieri, originari rispettivamente della Libia e della Tunisia, gravemente indiziati, il primo, del tentato omicidio verificatosi a Torino nel corso della serata del 22 gennaio precedente in danno di una prostituta, ed, entrambi, del tentato omicidio e della tentata rapina accaduti nel corso della notte successiva in danno di un’altra prostituta.

 

Nel primo delitto, il giovane libico, secondo quanto emerso dalle attività investigative, avrebbe puntato un coltello alla gola della vittima, colpendola poi alla spalla ed alla mano destra, a causa della pronta reazione di quest’ultima, che avrebbe indotto alla fuga il suo aggressore. Nella seconda circostanza, invece, la coppia di stranieri, dopo aver avuto accesso all’appartamento della malcapitata e tentato di sottrarre il denaro nella disponibilità di quest’ultima, avrebbe reagito al tentativo di fuga della donna, raggiunta da uno dei due uomini, che, dopo aver estratto un coltello, avrebbe sferrato un fendente all’addome della vittima; per tale ragione la donna sarebbe stata poi ricoverata in prognosi riservata.

 

Lo sviluppo delle conseguenti attività investigative, parallelamente all’escussione delle varie persone informate sui fatti, permetteva, non senza difficoltà, di indirizzare le attenzioni degli investigatori sui due stranieri, entrambi irregolari sul territorio nazionale e privi di stabile dimora.

Le ricerche, svolte senza sosta, consentivano di verificare che i due giovani, immediatamente dopo i fatti, si erano allontanati da Torino  per trovare riparo dapprima in Lombardia e, infine, nella città di Verona, dove venivano localizzati dagli investigatori, nelle vicinanze della Stazione Ferroviaria.

 

All’atto del fermo, il giovane tunisino veniva trovato in possesso di un grosso coltello da cucina e di una somma di denaro, possibile provento di altre rapine e aggressioni , in corso di approfondimento.

Lento e inesorabile è il declino di Mirafiori

Sembra un’era geologica fa, quando a Mirafiori lavoravano 50 mila operai. Ora  si lavora su due stampi, mentre una volta si lavorava fino a sette e ci sono centinaia di migliaia  di metri quadri di quella che era una grande città industriale completamente deserti.

I sindacati oggi lanciano l’allarme. La Fiom chiede assunzioni a tempo indeterminato per dare un futuro allo stabilimento ex Fiat. Se 4 anni fa i dipendenti di Mirafiori erano 15.459, finito il  2022 sono 11.336, ovvero il 26.7% in meno. E nei prossimi sette anni il 70% dei 3.178 addetti della Carrozzeria andrà in pensione. Secondo i sindacati bisogna fare assunzioni, ma non di interinali bensì di “giovani con contratto a tempo indeterminato”, ha affermato Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Torino.

“Lo scorso anno a Mirafiori – ha osservato  Lazzi – sono state prodotte 88mila vetture, in crescita rispetto all’anno prima, ma in netto calo se il confronto si fa con il 2006 quando erano ben 218mila. E’ possibile che nel 2024 si superi la soglia delle 100mila unità, ma se si vuole seriamente rilanciare l’industria dell’auto a Torino bisogna ripensare completamente Mirafiori.  Per rilanciare lo stabilimento bisogna avere nuove produzioni e fare assunzioni stabili”.

Non solo Oval: per il pattinaggio olimpico ora si fanno avanti Milano e Verona

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Del resto era stato chiaro il direttore della comunicazione di Milano-Cortina 2026, Andrea Monti, in commissione al Comune di Milano. A proposito della scelta dell’ Oval torinese per sostituire l’impianto di pattinaggio che in Trentino dovrebbe essere ristrutturato con costi abnormi, non è stato deciso assolutamente nulla. “Torino viene indicata come l’altro impianto che, con un investimento ragionevole, potrebbe tornare ad essere utilizzato. Non credo – ha detto –  che sia l’unica alternativa, su Torino ci saranno immagino considerazioni molto attente ma non è l’unico piano: di spazi ampi per ospitare una pista di ghiaccio anche provvisoria ce ne sono altri. Dobbiamo avere il tempo per studiare delle alternative”. Monti ha aggiunto che “Non c’è nessun automatismo, rinuncia di Baselga e Torino nei Giochi Olimpici. È una possibilità sensata ma non l’unica a disposizione”. E infatti nelle ultime ore Lombardia e Veneto, dopo l’uscita del governatore lombardo Fontana che aveva bocciato  l’opzione torinese, si sono fatte avanti proponendo come impianto per il pattinaggio la Fiera di Milano a Rho o altri spazi a Verona. Lo stesso ministro Matteo Salvini, che nei giorni scorsi aveva dato disponibilità per Torino nell’ottica di organizzare Giochi olimpici “dell’arco alpino”, ha commentato che anche le soluzioni milanese o veronese sarebbero bene accette.

Passaporti, presto nuove date di apertura degli uffici dopo la coda di seimila cittadini

Ieri ha avuto luogo la nona apertura straordinaria dell’Ufficio Passaporti di Piazza Cesare Augusto 5 e dei Commissariati di P.S. sezionali e distaccati, dedicata agli utenti che non sono riusciti a prenotare l’appuntamento sul portale Agenda on line.

In tutto nella Provincia erano presenti 14 Uffici per la presentazione delle istanze, ciascuno con più sportelli dedicati.

Circa 6000 persone erano in fila davanti ai diversi Uffici fin dalle prime ore del mattino. Il numero corrisponde a quello trattato mensilmente da tutti gli Uffici del territorio.

La preoccupazione di rimanere senza documento, innescata anche dalla difficoltà di procedere alla prenotazione online, ha spinto molti a recarsi alla prima apertura straordinaria del 2023 anche se la volontà/necessità di recarsi all’estero sorgerebbe solamente nei mesi estivi.

Tutto il personale degli Uffici della Questura interessati alla ricezione delle istanze di passaporto stanno lavorando senza sosta e con grande impegno da ieri mattina affinché venga acquisito il maggior numero di pratiche possibili.

Gli sportelli sono rimasti aperti oltre l’orario di chiusura previsto per riuscire a soddisfare quante più richieste possibili di coloro che fin dal mattino si sono messi in coda.

Sino ad ora risultano ritirate ben 1889 pratiche (quasi la metà di quelle che complessivamente vengono acquisite in un mese da tutti gli uffici della Questura).

In considerazione della eccezionale affluenza verificatesi nella giornata di ieri, la Questura sta organizzando ulteriori prossime date infrasettimanali di apertura degli sportelli passaporti ai non prenotati, che a breve saranno comunicate.

Nel frattempo, si ricordano le prossime aperture del fine settimana:

–          25 Febbraio

–          25 Marzo

–          22 Aprile

–          27 Maggio

Bici lanciata dai Murazzi, si cerca un gruppo di giovani ripresi dalle telecamere

Potrebbe esserci una svolta nelle indagini sul folle gesto di sabato scorso, quando nella notte è stata lanciata una bici di 15 chili dall’alto dei Murazzi. La bicicletta ha ferito un ragazzo che si trovava all’esterno di un locale, il 23enne Marco Glorioso, da allora in coma. Secondo quanto scrive il quotidiano Repubblica le telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso in volto 5 ragazzi mentre si davano alla fuga dopo che tre di loro avevano lanciato la bici.

(foto Fabio Liguori)

Aperto l’Anno giudiziario a Torino

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Inaugurazione dell’Anno giudiziario questa mattina al Palagiustizia di Torino. Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte di Appello del Piemonte, ha parlato di “luci e ombre” a proposito delle recenti riforme:  “ci si aspettava velocizzazione e semplificazione. Se non si attenua il flusso dei procedimenti in entrata, in primo e  in secondo grado, o non si forniscono efficaci strumenti nel settore civile ma soprattutto in quello penale, non potrà migliorare sensibilmente la situazione”.

 

L’abisso dell’Olocausto, la necessità di non scordare

Istituito per ricordare e onorare le vittime della Shoah e tutti coloro che furono torturati e uccisi nei campi di sterminio nazisti, per tanto tempo il Giorno della Memoria è stato un monito affinché tali orrori non potessero ripetersi.

E tante volte questo giorno, istituito il 27 gennaio, in ricordo della liberazione del campo di Auschwitz avvenuta nel 1945 , è stato celebrato con manifestazioni istituzionali, politiche e culturali che hanno ricostruito la cornice storica in cui si generò quell’abisso dell’uomo chiamato Olocausto.

Una cornice storica (il secondo conflitto mondiale, la follia del disegno di Hitler e dei suoi alleati) immaginata come non più ripetibile e ormai consegnata al passato. Ma siamo certi che è proprio così, visto ciò che accade nel mondo? E’ normale guardare al conflitto in Ucraina o in altre realtà del mondo dove i riflettori sono spenti con sufficienza, assuefazione? Non ha insegnato nulla il conflitto balcanico e gli orrori sull’uscio di casa, sull’altra sponda dell’Adriatico dove trent’anni fa tornavano guerre e assedi, massacri e campi di concentramento? Davvero non avvertono i segnali di un pericoloso imbarbarimento anche nelle cose più minute, nella vita di tutti i giorni?  Forse è davvero tempo che si colga l’occasione del Giorno della Memoria per fare tutti uno sforzo in più. Negli ultimi anni in Italia sono stati registrati migliaia di reati legati a razzismo, identità di genere e disabilità. Sono aumentati i casi di incitamento alla violenza, le aggressioni fisiche, gli atti di vandalismo. Ancora oggi molti, sottovalutando o giustificando, li considerano fatti isolati, singoli, sporadici, frutto di qualche esaltato. La cosa più grave, anzi gravissima, è che questi atti sono favoriti da un clima generale, da un silenzio complice o ancora peggio dalla quotidianità di un linguaggio feroce, dalla brutalità di certa politica, da una cultura immorale e cinica, da una indifferenza che rende “normale” assistere a questi episodi. C’è un intollerabile grumo di crimini d’odio che comprende tutte quelle violenze perpetrate nei confronti di persone discriminate in base all’appartenenza vera o presunta ad un gruppo sociale, identificato sulla base, dell’etnia, della religione, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o di particolari condizioni fisiche o psichiche. Autoritarismo, xenofobia, razzismo, sessismo, esaltazione di disvalori: il volto del fascismo in Italia, e non solo, ha costanti che si ripetono. E non bastano i discorsi pieni di buone volontà, le parole rassicuranti per mettere al riparo dai pericoli che derivano dai discorsi d’odio fondati su inesistenti idee di superiorità, di intolleranza e conseguentemente di razzismo e discriminazione. Celebrando il giorno della Memoria e riflettendo su cosa hanno rappresentato Auschwitz e il sistema concentrazionario nazista si deve tenere presente che la dittatura del Terzo Reich si fondava, esattamente come il fascismo, sul principio di discriminazione. Senza quel principio non avremmo avuto gli orrori successivi, l’orrore dei “vernichtungslager” ( i lager di nullificazione ), l’eliminazione dei cittadini tedeschi “difettosi”, l’assassinio degli oppositori politici, l’olocausto dei deportati e la Shoah degli ebrei. Una tragedia immane resa possibile perché uno Stato aveva fondato la propria legittimazione sul principio di disuguaglianza. L’accettazione di quel principio, come ricordò Luciano Violante tempo fa, “ha prodotto come “conseguenza normale” il passaggio dalla negazione dei diritti degli ebrei al loro sterminio, con l’applicazione rigorosa di principi di efficienza e un”organizzazione razionale basata sull’applicazione metodica e quotidiana di operazioni burocratiche che Hannah Arendt descrisse, nel loro insieme, come la banalità del male”. Non ci si può voltare dall’altra parte quando si diffondono in maniera inquietante i germi dell’intolleranza, della discriminazione, dell’odio. Non si può far finta di non udire e non vedere quando si sentono pronunciare parole violente contro rifugiati e migranti, bestialità razziste nello sport con striscioni e cori da stadio, saluti fascisti esibiti senza vergogna, manifestazioni nostalgiche del ventennio , ostilità gratuite contro i diversi, stupri e violenze sulle donne, addirittura attacchi a Papa Francesco per le sue parole di umanità e accoglienza. Non si possono minimizzare i gesti di odio e vendetta antisemita quando si imbrattano con frasi ingiuriose e minacce le abitazioni di figlie  nipoti di deportati nei lager. Non si può immaginare una scuola che non affronti lo studio della storia contemporanea e l’indagine su questi fenomeni che hanno segnato tragicamente il Novecento e che hanno lasciato profonde tossine nella società odierna. Se lo Stato democratico, le istituzioni repubblicane, i partiti e la società tutta non reagiscono riaffermando con più forza il valore delle persone e della comunità, il rispetto di diritti e doveri sociali, i principi di democrazia e solidarietà, sarà più alto il rischio che ogni singolo si senta autorizzato e persino incitato a valicare i confini del vivere civile, a insultare chi vuole, ad aggredire chi dissente o gli da solo fastidio, a umiliare chi è debole e diverso, e in ultima analisi, a farsi giustizia da se. Il Giorno della Memoria è un’occasione da non sprecare per riflettere su tutto questo.

Marco Travaglini 

 

Il “Lombardo-Veneto” dice NO all’Oval di Torino per le Olimpiadi invernali

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Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana dice “No” all’Oval di Torino come impianto per il pattinaggio in occasione delle Olimpiadi invernali del 2026.

Secondo Fontana Chiara Appendino, da sindaca, rifiutò di far partecipare Torino ai Giochi invernali insieme a Milano e Cortina e quindi “le Olimpiadi devono restare in Lombardia e in Veneto”. Ma il sindaco di Torino Lo Russo e il presidente del Piemonte Cirio rilanciano la disponibilità, affermando che l’Oval, già praticamente allestito per il pattinaggio su ghiaccio, eviterebbe i costi abnormi per allestire nuovi impianti “lombardo-veneti”.