Un video prima della tragedia. “Ragazzi se vi dico ‘treno’ andate da quella parte eh?”. È stato girato con il cellulare e salvato su Instagram (anche se non postato) da una delle vittime. Quella che si sente sarebbe la voce di uno dei sopravvissuti, il tecnico manutentore indagato, la sera del 30 agosto, poco prima della strage di Brandizzo. Il filmato dimostrerebbe che era noto il fatto che un treno dovesse ancora passare. Gli inquirenti stanno verificando eventuali procedure ignorate e ascoltando la testimone chiave dell’inchiesta, una giovane dipendente delle Ferrovie di 25 anni. Lei dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto, aveva lanciato avvertimenti rimasti inascoltati. “L’ho detto tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno. Da me nessun via libera”.
Nelle scorse settimane aveva ucciso il padre e lo zio che li aveva ospitati a Mondovì. Ora Sacha Chang, 21 anni, è stato trasferito all’ospedale Molinette di Torino dal carcere in cui era detenuto. Il giovane soffre di disturbi psichiatrici e i medici devono seguire le sue condizioni in un reparto ospedaliero. Era fuggito per due giorni nei boschi dopo il duplice omicidio, poi è stato arrestato e trasferito in carcere a Cuneo.
Il blocco degli Euro 5 previsto in Piemonte dal 15 settembre, in anticipo di due anni rispetto alle limitazioni previste per il 2025, scatena la rabbia degli ambulanti. Il presidente del Goia, Giancarlo Nardozzi: “I costi attuali di un mezzo nuovo o recente sono inaccessibili per la maggior parte di noi e gli incentivi finora accordati non sono sufficienti a far fronte al problema”. Ieri gli ambulanti sono sfilati in corteo da piazza Vittorio fino alla Prefettura.Non è un tema nuovo per gli ambulanti, che insieme ad alcune categorie di artigiani, scontano il fatto di lavorare con mezzi datati di targa ma con pochi chilometri, “i nostri mezzi viaggiano dal magazzino al mercato e lì si fermano per otto ore o anche più, vengono poi rimessi in moto per andare a casa, non siamo certo noi a inquinare” dichiara Nardozzi, presidente nazionale del GOIA FENAPI, l’associazione degli ambulanti, “la nostra è un’attività a basso impatto ambientale, tutto il processo di vendita si svolge a motore spento e all’aria aperta, e bloccarci, oltre a rischiare di farci fallire, è un’azione contraria alla tutela dell’ambiente, infatti nella tragica ipotesi di mercati chiusi, migliaia di famiglie sarebbero costrette a spostarsi con l’auto per rifornirsi, generando così un livello di emissioni ben più elevato.”
A cura di Linea Italia Piemonte
Sanità, Nursing Up De Palma: « Decine e decine di professionisti decidono di lasciare per tornare al sud, dove il costo della vita è decisamente più basso».
«E’ davvero il caso di dire, e a corroborare la nostra ennesima denuncia c’è il conforto di dati ancora una volta schiaccianti, che siamo nel pieno di un vero e proprio esodo di professionisti sanitari, letteralmente in fuga dal nostro SSN.
In particolare a svuotarsi sono i pronto soccorsi e i reparti nevralgici degli ospedali del Nord, con particolare riferimento all’Emilia Romagna e alla Liguria, che vivono in questo momento la drammatica realtà di una vera e propria fuga di infermieri.
Decine e decine di operatori sanitari, dal 2022 a oggi, hanno rassegnato e continuano a rassegnare, giorno per giorno dimissioni volontarie.
Questa volta i numeri, davvero preoccupanti, evidenziano, da una parte, un pericoloso percorso di abbandono volontario, con rinuncia anche a contratti a tempo indeterminato nella sanità pubblica, per scegliere, chi decide di restare nel mondo della sanità opta per questa soluzione, una libera professione che consente ritmi di lavoro meno stressanti e soprattutto la possibilità di “prendersi maggiormente cura” della propria vita privata e dei propri familiari.
Gli ultimi mesi, neanche a dirlo, ancora una volta i più difficili per la sanità pubblica italiana, raccontano di una vera e propria fuga volontaria di infermieri dal Nord verso il Sud.
Insomma, molti professionisti decidono di tornare nelle proprie terre di origine, optano per una soluzione drastica, spesso loro malgrado, che gli consenta, in particolar modo, di far fronte a spese quotidiane che nel Mezzogiorno sono decisamente meno pesanti.
Non è più, quindi, solo una questione di turni massacranti causati dalla carenza di personale, e di realtà sanitarie che gli negano da tempo addirittura le ferie: al nord come al sud cambia ben poco, ma è il costo della vita ad essere più basso.
La situazione degli ospedali del Sud non è quindi certo migliore, le difficoltà sono le medesime, il caos dei pronti soccorsi è lo stesso, peggiore e insostenibile è la situazione delle violenze perpetrate durante le ore notturne ai danni degli operatori sanitari, quando non ci sono presidi di pubblica sicurezza attivi, con la Campania che rimane ai primissimi posti per numero di aggressioni.
La verità che si nasconde dietro questa fuga è una e una sola : lo stipendio medio di poco più di 1400 euro netti, escluse le premialità e gli straordinari, non consente ad un giovane infermiere di mantenersi in una città come Bologna o come Genova. Impossibile arrivare a fine mese, con l’aumento del costo della vita a pesare come ogni giorno come un macigno. Immaginate poi, se questi infermieri originari del Sud, sono over 30 e hanno anche famiglia e figli a carico, e c’è un solo stipendio su cui contare.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Se nel 2022 avevamo evidenziato una situazione preoccupante per regioni come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto, con ben 1530 dimissioni di operatori sanitari, proprio in Friuli, negli ultimi tre anni, per la maggior parte infermieri, adesso nell’occhio del ciclone ci sono l’Emilia Romagna e la Liguria.
I numeri in particolare dicono che all’Ausl di Bologna, solo negli ultimi giorni sono arrivate, come un fulmine a ciel sereno, ben 18 dimissioni volontarie, tutte insieme, oltre tutto senza preavviso, da parte di infermieri (si registrano ben 40 dimissioni negli ultimi 3 mesi). Un dato che non può non essere inquadrato come assolutamente allarmante. Lo scorso anno dall’azienda sanitaria bolognese sono usciti 270 infermieri, mentre nel 2021, erano stati 180. In piccola parte, solo in piccola parte, si tratta di pensionamenti programmati, mentre per oltre il 50% siamo di fronte a dimissioni volontarie.
Sono le stesse direzioni sanitarie a mettere in evidenza la realtà dei fatti. Negli ultimi anni, già prima del Covid, soprattutto in Emilia, sono stati ingaggiati tanti infermieri, soprattutto dal Sud, perché lì diverse Regioni erano in piano di rientro. Ma il costo della vita a Bologna è molto alto e diversi professionisti preferiscono avvicinarsi o tornare nei luoghi d’origine perché non ce la fanno ad arrivare a fine mese con affitto e bollette da pagare.
Inutile negare che, a fronte delle uscite, non esiste assolutamente un piano di assunzioni capillare, anche perché i bandi dei concorsi regionali vanno praticamente deserti: è come un cane che si morde la coda, la ragione è sempre la stessa. Le proposte economiche rispetto alle responsabilità sulle spalle di questi professionisti vengono ritenute decisamente inadeguate.
A monte, continua De Palma, quindi, la motivazione principale legata a questa drammatica fuga è la triste condizione delle retribuzioni dei nostri infermieri. Se poi aggiungiamo i disagi che da sempre il nostro sindacato denuncia, come disorganizzazione, turni massacranti, l’essere spesso addirittura costretti ad accumulare ferie su ferie a causa della carenza di colleghi, senza poter esercitare il legittimo diritto ai riposi periodici, fondamentale per un indispensabile recupero psico fisico, si comprende bene come una parte di questi professionisti decida di lasciare addirittura la professione, oppure di optare per l’apertura di una partita iva come libero professionista. La triste realtà delle ferie negate non è certo una novità ma rappresenta l’apice di un tortuoso percorso che ci ha condotti, tutti, in un vicolo cieco.
Aumenta, di netto, giorno dopo giorno, la voragine di operatori sanitari: chi resta sul campo deve sopperire alla pericolosa mancanza di colleghi e soprattutto è a rischio, molto spesso, la funzionalità e la vita degli stessi reparti chiave, a causa della penuria di personale. Non è certo una novità che sono molti i reparti che vengono accorpati, con tutte le conseguenze del caso per la qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini.
Di base, dice ancora De Palma, la professione infermieristica, con situazioni organizzative di questo tipo, continua a perdere di appeal agli occhi dei giovani che dovrebbero scegliere i nostri percorsi di studio: questo lo dimostrano i recenti dati della Liguria.
L’ateneo genovese, al corso di scienze infermieristiche, si troverà per la prima volta ad avere più posti, 460, rispetto ai 448 candidati per accedere al corso di laurea: numeri che ci dicono, senza mezzi termini, che siamo di fronte ad una situazione che rischia di diventare senza ritorno.
La risposta della politica? I dati dell’Ufficio Statistiche del Ministero della Salute, aggiornati al 2021, in merito al numero reale di operatori sanitari dipendenti del nostro SSN, dicono che, c’è stato un flebilissimo aumento di assunzioni, poco più del 2%. Manca quindi, ancora, quel tanto decantato piano di investimento sulle risorse umane, che di fatto pare non essere arrivato nemmeno in piena emergenza sanitaria», conclude De Palma.
Alla manifestazione sulla sicurezza sul lavoro tenutasi oggi a Vercelli dopo la strage ferroviaria di Brandizzo è intervenuto il leader della Cgil Maurizio Landini: “E’ ora di dire basta. E’ caricato tutto sulla pelle dei lavoratori, è il momento di cambiare. Abbiamo fatto scioperi, ma dobbiamo alzare ancora di più il livello della protesta. Bisogna investire sulla sicurezza”. Landini propone una procura nazionale sulla sicurezza sul lavoro e di “mettere insieme le persone che hanno le competenze, investire sugli ispettorati sul lavoro, sulla sicurezza. Il governo si renda conto che è necessario aprire tavoli di confronto serio. Le imprese affrontino questa situazione a partire dai grandi gruppi come Fs e Anas”, ha detto. Di fronte alla Prefettura di Vercelli sono stati letti i nomi dei lavoratori morti investiti dal treno: Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa. Erano dipendenti della azienda Sigifer di Borgo Vercelli.
(Foto Facebook Cgil)
Tre telefonate inascoltate sarebbero state accertate dai magistrati di Ivrea: per tre volte erano stati lanciati alert per evitare che gli operai travolti dal treno a Brandizzo andassero sui binari. Se i messaggi fossero stati ascoltati, la tragedia non sarebbe avvenuta. I due indagati, sopravvissuti all’incidente, saranno presto interrogati. Agli atti tre telefonate tra uno di loro e la dirigente movimento di Chivasso, che dimostrerebbero l’assenza del nulla osta all’inizio dei lavori sui binari. Le chiamate finalizzate a “non procedere con i lavori” sarebbero avvenute nell’arco di 26 minuti. Resta da capire perché gli operai siano andati a lavorare nonostante gli avvisi che comunicavano il passaggio del treno e davano indicazione di iniziare i lavori solo dopo la mezzanotte.
Il Piemonte ha ottenuto 650mila euro per i danni della grandinata del 6 luglio avvenuta tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino.
“Ringraziamo il governo: per la prima volta viene riconosciuto lo stato di emergenza per i beni danneggiati da una grandinata e il dipartimento di protezione civile che si è attivato immediatamente per dare risposte ai territori colpiti”, hanno detto il presidente della Regione, Alberto Cirio, e l’assessore alla Protezione civile e opere pubbliche, Marco Gabusi.
È rimasto incastrato con la testa in un finestrino di un Ape Piaggio ed è morto. Tragica fine per un bambino di 5 anni a Vische, in provincia di Torino. Stava giocando in un terreno agricolo di suo padre e forse per aver perso l’ equilibrio, è rimasto incastrato con la testa nel finestrino procurandosi una lesione letale alla base del collo.
Domani, lunedì 4 settembre riapre la metropolitana. Nel periodo di sospensione del servizio, che era iniziato lo scorso 7 agosto, sono stati svolti importanti lavori infrastrutturali ed impiantistici in vista del prolungamento della linea fino al futuro capolinea di Cascina Vica nonché di installazione degli apparati e cavi finalizzati alla migrazione del sistema di segnalamento da analogico VAL a digitale CBTC.
Sono stati installati i deviatoi per instradare i treni sia verso il comprensorio tecnico di Collegno (come avviene oggi), sia verso la futura stazione Cascina Vica e ritorno; adeguati gli impianti elettrici, idrici eantincendio della stazione Fermi e della galleria di linea in vista del futuro prolungamento; posizionati lungo la galleria e nelle stazioni dei cavi a fibra ottica e dei quadri necessari
per il futuro sistema di segnalamento CBTC.
Per ragioni funzionali e di sicurezza del servizio di trasporto, tali interventi hanno necessariamente comportato l’interruzione dell’esercizio commerciale.
La sospensione del servizio ha inoltre consentito interventi di pulizia all’interno e all’esterno di tutte le stazioni (tunnel, vetrate, locali tecnici…) e l’installazione nella stazione Paradiso del ponteggio necessario per i lavori di ripristino dei controsoffitti, che proseguiranno anche nelle prossime settimane.
I lavori di migrazione del sistema di segnalamento, che proseguiranno fino al 2025, consentiranno l’inserimento in linea del nuovo materiale rotabile di fornitura Alstom più capienti e moderni.
Con la riapertura della Metropolitana sarà rispettato il precedente orario studiato per il proseguimento dei lavori e la manutenzione ordinaria della linea, ovvero: dal lunedì al giovedì e nelle giornate festive, dalle ore 22:00 a fine servizio, la gestione avverrà con i
bus sostitutivi della linea M1S.
Un aggiornamento sull’ incendio al Castello di Piobesi Torinese da parte del sindaco:
Verso la mezzanotte di ieri sera è terminata l’opera di spegnimento dell’incendio divampato su parte del Castello di Piobesi Torinese. È stato coinvolto il primo piano dell’ala destinato a uffici e aule dell’Accademia di cucina IFSE e sono ancora in corso le analisi per stabilire le cause. Ad un primo riscontro, sembrerebbe che la biblioteca non abbia subito danni, a parte l’acqua colata dal soffitto. A nome mio e dell’Amministrazione comunale, ringrazio vivamente i tecnici dell’Ufficio tecnico del Comune, i Volontari della Protezione civile di Piobesi, None e Castagnole Piemonte, la Polizia municipale, la Croce Rossa Italiana, comitato di Carignano e i Carabinieri della stazione di Carignano. Ma soprattutto il personale dei Vigili del Fuoco che si è alternato dalle ore 16 a mezzanotte. Siamo vicini al direttore Trovato dell’Accademia IFSE, certi che saprà ripartire nella prestigiosa attività. E un ringraziamento anche alla popolazione piobesina, che ha dimostrato vicinanza e apprensione per le sorti dell’edificio simbolo della comunità piobesina. Oggi abbiamo già avvisato due ditte già a contratto col Comune (edile e impiantista) per i lavori più immediati.
Poi avviseremo un ingegnere strutturista per le prime valutazioni sull’edificio e su ciò che occorre per riavere l’agibilità della biblioteca. Grazie ancora a tutti
Il Sindaco
Fiorenzo Demichelis
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