POLITICA- Pagina 79

Settore Auto, Giachino: “Ciò che va bene a Giorgia va bene al Paese”

Ciò che va bene a Giorgia va bene al Paese. Sul settore auto l’ambiente è strano, molti interlocutori a partire dai sindacati sono spiazzati 
Per anni hanno fatto accordi per la riduzione del personale pensando che con la diminuzione del costo del lavoro gli stabilimenti italiani a partire da Mirafiori diventassero più competitivi . Poi l’accordo della fabbrica che rigenerava anche se non entusiasmava nessuno. Ora la doccia fredda di Tavarez , senza incentivi le fabbriche italiane sono a rischio.  Allora come mai nessuno protesto’ , salvo il solito Mino GIACHINO , quando nell’ultima legge finanziaria di Draghi non c’era un euro per il settore auto . Per fortuna che dalla mia protesta accolta da alcuni parlamentari, da Airaudo e soprattutto da Molinari che trasformò in Mozione la mia dichiarazione si arrivò al fondo di Giorgetti di  8,7 miliardi in otto annualità. Gli incentivi hanno tenuto su il mercato e il lavoro negli ultimi due anni , ovviamente favorendo le auto più competitive . Il piano di Urso è del nuovo Governo Meloni di puntare a riportare la produzione di 1 milione di auto in Italia ha spiazzato molti che fin lì avevano chiesto a Stellantis molto di meno.  Ora qualcuno parla di schermaglie tra la Meloni e Tavarez senza capire che gli italiani, compreso  i sindacati e i partiti, dovrebbero tifare tutti per la Meloni perché Giorgia è Urso difendono l’interesse nazionale.  La famosa frase dell’Avvocato Agnelli : “ciò che va bene per la Fiat va bene per l’Italia” forse è stata dimenticata dagli eredi ma non da chi sa bene che la crescita della economia e del lavoro è la prima necessità per un Paese che non da oggi ha il terzo Debito pubblico del mondo.  E allora facciamo tutti il tifo per Giorgia e Urso che in questo momento difendendo il settore auto italiano difendono tanto lavoro, tante aziende ma anche un patrimonio industriale ancora molto importante e che deve essere in grado di rinnovarsi per essere leader nella mobilità del futuro, anche se questo volesse dire l’arrivo a Torino di un produttore estero. Torino e l’Italia che debbono molto a Cavour, ai Savoia dell’800 e al settore auto tifino il più possibile per Giorgia .
 
Mino GIACHINO 
Responsabile piemontese trasporti e logistica FDI

Il Consiglio regionale ricorda Ezio Enrietti

“Uomo di grande rispetto e dalla grande visione imprenditoriale, chi lo ha conosciuto ha potuto apprezzarne la dedizione e l’impegno con cui ha ricoperto gli incarichi istituzionali in momenti rilevanti della vita amministrativa e dell’attività consigliare della nostra Regione”.

Così il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, ha ricordato la figura di Ezio Enrietti, nel corso della commemorazione che si è svolta nell’Aula di Palazzo Lascaris.

“Scomparso il 9 aprile 2020, all’età di 84 anni” – ha proseguito Allasia – è stato assessore alla Sanità, consigliere regionale nella seconda legislatura e presidente della Giunta regionale nella terza legislatura. Nato a Caselle Torinese il 3 maggio 1936, geometra e imprenditore edile, è stato segretario provinciale del Psi torinese”.

Nel 1975 è stato eletto per la prima volta consigliere regionale, nella circoscrizione di Torino, nella lista del Partito socialista italiano, ed è stato assessore alla Sanità e componente della commissione Sanità, Igiene e Sicurezza sociale.

Rieletto nel 1980, è stato presidente della Giunta regionale dal 28 luglio 1980 al 9 marzo 1983.

Promettente calciatore, ha militato nei ranghi della formazione giovanile del Grande Torino, prima di essere dirottato nel calcio semiprofessionistico di squadre come l’allora blasonato Casale.

Negli ultimi anni Ezio Enrietti si è avvicinato molto alla vita sociale e associazionistica casellese.

Con il Consiglio regionale del Piemonte ha sempre mantenuto uno stretto rapporto, partecipando attivamente alle iniziative dell’Associazione fra consiglieri regionali già facenti parte del Consiglio.

A nome dell’Assemblea e prima di chiedere un minuto di raccoglimento, il presidente ha rinnovato le più sentite condoglianze alla moglie Maria Grazia e ai figli Giuseppe e Sara.

Grimaldi (Verdi Sinistra): La destra ha scritto leggi “affolla carceri” 

“Nel fine settimana due detenuti sono stati trovati impiccati in cella, a Verona e a Carinola (Caserta). I sindacati della Polizia penitenziaria parlano, giustamente, di ‘carneficina’ e ‘sconfitta dello Stato’, che gli stessi lavoratori del carcere subiscono. Eppure il Sottosegretario Delmastro ha il coraggio di attribuire le condizioni carcerarie a una fantomatica sinistra che le avrebbe generate. L’esponente di una destra che, in anni passati al governo, ha letteralmente creato reati che riempiono le carceri di povera gente, persone in condizione di marginalità sociale che quasi mai sono criminali veri o persone sfruttate da piccole e grandi organizzazioni criminali. Una destra che sta moltiplicando quelle carceri più buie delle carceri che sono i CPR. Mentre sostenete di aumentare i posti detentivi e risolvere così il problema, abbiate il coraggio di promuovere pene alternative alla detenzione. Abbiate la decenza di abolire le leggi ‘affolla carceri’ che voi avete scritto e approvato in passato” – così il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Fissolo: “Via Belfiore: un intero isolato in estrema difficoltà per un cantiere abbandonato”

Uno dei problemi della Città è rappresentato da cantieri di lavori finanziati con il bonus 110% e abbandonati dalle imprese appaltatrici.

Il Capogruppo dei Moderati Fissoloha raccolto le numerose segnalazioni provenienti dai residenti in via Belfiore dove al civico 61 bis è presente in stato di abbandono dal settembre 2021 un cantiere per il rifacimento della facciata dell’edificio. Il ponteggio, abbandonato a se stesso, è diventato un luogo di rifugio per spacciatori e senza fissa dimora, diventando quindi un pericolo per i residenti e per chi lavora nei pressi. A questa situazione di degrado si è purtroppo aggiunto un altro problema, infatti, la messa in sicurezza dell’area ha portato alla chiusura del tratto tra via Belfiore 61 bis e via Buonarroti comportando di conseguenza problemi per il traffico.

Nel suo intervento in discussione il Capogruppo dei Moderati Fissolo ha dichiarato: “Non sono un fan del superbonus 110% e purtroppo sappiamo che questa non è l’unica situazione in cui i tempi non sono rispettati e la struttura rischia l’abbandono, generando tutti i problemi esposti nell’interpellanza. Come amministrazione dobbiamo fare il possibile per agire in tempi celeri, partendo da una mappatura precisa di questo tipo di situazioni presenti in Città”. (Foto archivio)

 

Varaldo: “Askatasuna bene comune? Ecco perché non è giusto”

FATTI NOSTRI di Tommaso Varaldo

Il centro sociale Askatasuna per anni ha messo a ferro e fuoco Torino e preso parte agli assalti violenti al cantiere della Tav. Ha occupato abusivamente l’immobile di Corso Regina a spese dei cittadini onesti, ha attuato atti vandalici di ogni tipo attraverso la violenza dei suoi cortei e ha fatto dell’illegalità e della lotta allo Stato la sua bandiera. E’ questa l’Askatasuna “bene comune” che il Comune intende istituzionalizzare e a cui vuole dare il compito, tra gli altri, di svolgere “attività ispirate ai principi della non violenza”. Magari con le scuole? Insegnando ai bambini cosa sono i beni comuni? Askatasuna non è mai stato un bene comune e mai potrà esserlo. Ritenerlo tale e, quindi, meritevole di finanziamenti e di interventi a suo sostegno non è solo un ossimoro ma è uno sfregio a tutti i torinesi onesti e perbene. Negli anni Torino ha perso tanto, si sperava almeno che la sua amministrazione, unitariamente e senza distinzione di colore politico, avesse ancora il senso della legalità e delle istituzioni che mai dovrebbero andare a braccetto con i violenti e gli eversivi. Ancor meno dichiararli un bene comune. Una brutta pagina dell’amministrazione Lo Russo.
Tommaso Varaldo

Castelli contro Calderoli

Oltre alle critiche provenienti da sinistra e dal centrosinistra, il testo governativo sull’autonomia differenziata, che porta il nome di Roberto Calderoli, titolare del dicastero degli Affari regionali ed autonomnie ‘incassa’ anche la bocciatura di uno storico esponente del mondo autonomista, Roberto Castelli, già ministro della Giustizia. Il segretario federale del Partito Popolare del Nord commenta: “Questo disegno di Legge rappresenta per il Nord una trappola e un danno. Non solo viene negata al Nord la possibilità, a risorse invariate, di gestire in autonomia e piena efficienza le materie previste dalla Costituzione, ma il nodo dei Livelli Essenziali di Prestazione, principio di per sé condivisibile, è congegnato come una nuova Cassa del Mezzogiorno: i dati ufficiali mostrano che a parità di spesa pro capite omogenea in tutto il territorio nazionale, a cominciare dalla Sanità, le Regioni del Sud mostrano gravi inefficienze. Il testo impone di colmare l’arretratezza delle Regioni del Sud, con un esborso ulteriore stimato non inferiore ai 80-100 mld a fronte nessuna garanzia né sulla gestione efficiente e virtuosa né sui risultati. Non solo, dà potere al Presidente del Consiglio di porre il veto sulle materie oggetto di trattativa: quindi, dopo la spesa per i LEP, le Regioni virtuose potrebbero vedersi sbarrata la strada sull’autonomia in materie chiave. Tale principio, introdotto per volere di Fratelli d’Italia, è incostituzionale, in quanto le materie oggetto di trattativa sono fissate dalla Costituzione della Repubblica: sono molti gli aspetti di questo ddl che lo rendono l’ennesima truffa ai danni del Nord, come ad esempio il principio della revocabilità dell’Autonomia da parte di Roma”

Massimo Iaretti

Carcere Torino, escono bambino e mamma. Grimaldi: Ora legge per togliere i bambini dal carcere

Aslan non resterà in carcere. Mamma e bambino, appena giunta l’orfinanza del gip, sono trasferiti all’Icam di Torino. Siamo ovviamente contenti, ma questo non risolve il problema. Ora è il momento di liberare tutti i bambini che a oggi, in Italia, condividono il destino di detenzione delle madri, esposti alla ‘sindrome da prigionia’.
Lo afferma Marco Grimaldi dell’Alleanza Verdi Sinistra che aveva denunciato il caso durante una visita ispettiva al carcere di Torino insieme alla consigliera comunale Diena di Sinistra Ecologista.
Si sia conseguenti ora e si ponga in discussione  e non la si peggiori – conclude il Vicecapogruppo dei deputati rossoverdi – la proposta di legge delle opposizioni per cancellare la disumana condizione dei bambini in carcere.

Cattolici, o si pesa politicamente o è testimonianza

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Diceva Mino Martinazzoli in tempi non sospetti che l’unità politica dei cattolici non è mai stato un
dogma. E, aggiungeva, neanche la diaspora dei cattolici lo è mai stato. Una osservazione corretta
ed ineccepibile perchè anche nella lunga esperienza della Democrazia Cristiana si registrò la
convergenza dei cattolici attorno ad partito ma per ragioni storiche e non per motivazioni
intregralistiche o, peggio ancora, di natura confessionale. Una fase, comunque sia, che abbiamo
ormai consegnato agli archivi storici e alla convegnistica.


Ora, al di là dell’esperienza democristiana e dei partiti che sono succeduti al tramonto del “partito
italiano”, cioè la DC, è indubbio che la presenza politica dei cattolici può diventare, laicamente, di
nuovo protagonista solo se riesce ad essere politicamente autorevole e culturalmente
significativa. È perfettamente inutile l’operazione di reclutare in un partito un gruppo di cattolici
per poi potere esibire pubblicamente che anche in quel partito c’è un pluralismo culturale di
fondo. Quelle, come noto, si chiamano più comunemente “quote panda”, cioè un modo come un
altro per sottolineare che “anche noi abbiamo i cattolici”. Una operazione antica perchè ricorda,
ad esempio, i “cattolici indipendenti di sinistra” del vecchio Pci o, per venire all’oggi, quei cattolici
presenti in molti partiti ma che si riducono ad essere un banale ed insignificante specchietto per le
allodole.
Ecco perchè oggi la vera sfida – politica, culturale, programmatica e forse anche organizzativa – è
un’altra. E cioè, i cattolici, seppur nel rispetto del pluralismo delle varie opzioni politiche, o
riescono a costruire, con altri, il progetto politico complessivo del partito in cui militano oppure, e
al contrario, diventano una appendice del tutto insignificante e forse anche inutile se rapportata
alle vicende della storia democratica del nostro paese. Certo, non passa attraverso la richiesta,
questa sì umiliante ed incommentabile, di avere “un posto nella segreteria nazionale del partito –
come avviene nel Pd della Schlein – la strada per riaffermare una rinnovata presenza dei cattolici
in politica. Come, d’altro canto, non è con presenze singole, e quindi del tutto testimoniali,
all’interno dei “partiti personali” la via migliore per riaffermare una cultura politica e anche un
universo valoriale, seppur da mediare con altri filoni ideali.
Per queste motivazioni, semplici ma essenziali, la presenza dei cattolici in politica nella società
contemporanea – ancora in assenza, purtroppo, di un partito di riferimento più o meno identitario,
anche se nel profondo rispetto della laicità dell’azione politica – può ritrovare un senso, una
funzione ed una “mission” specifica solo se riesce ad essere politicamente incisiva e
culturalmente determinante. In caso contrario, purtroppo, o continueremo a rimpiangere i tempi
antichi da un lato – con un carico nostalgico del tutto improduttivo e sterile – oppure, e dall’altro, a
pensare che il tutto si risolve regalando gentilmente una manciata di parlamentari nei vari partiti di
appartenenza. Due modi che sono accomunati solo da un disvalore. E cioè, dalla riduzione della
tradizione, della cultura, dei valori e della storia del cattolicesimo politico italiano ad un fatto
folkloristico. E questo non possiamo e non dobbiamo accettarlo.

Sempre più fascismo in Tv e giornali: i conti non fatti col regime?

 IL COMMENTO 

di Pier Franco Quaglieni

I giornali sono sempre più invasi da articoli sul fascismo come fossimo quotidianamente alla vigilia di un 25 aprile. Non passa giorno senza articoli che ripercorrono le vicende del regime.  Anche in Tv il fascismo è molto presente. Forse si può dedurre che i conti storici con il fascismo non siano stati fatti nei tempi dovuti  e che ci trasciniamo la questione dal 1945 /46. Sul tema dei conti con il fascismo ho scritto più volte, ma  penso sia utile evidenziare due anomalie oggi  trascurate  che hanno impedito di farli: troppi fascisti (milioni di persone)  sono diventati in pochi giorni antifascisti , l’amnistia di  Togliatti del 1946 (che aiutò perfino l’assassino di Matteotti il quale ebbe l’ergastolo commutato in 30 anni carcere), finì di mettere sullo stesso piano i  fascisti e i  partigiani  responsabili di fatti cruenti “non particolarmente efferati”, un’espressione letterale piuttosto  ambigua e in effetti un po’  vergognosa  della legge di amnistia del ’46. Così dopo poco tempo tutti i gerarchi fascisti fruirono dell’amnistia. Si era iniziato nel 1944 /45 a parlare di epurazione che non venne mai  fatta seriamente, e si finì nell’amnistia interpretabile  anche come pietra tombale della guerra civile. I conti non vennero mai  fatti se, ad esempio,  il MSI entrò in  Parlamento già nel 1948 con deputati ex repubblichini in  palese violazione della  XII norma transitoria della Costituzione, comma due. Ogni tanto qualcuno urlò  al lupo fascista,  spesso solo per ragioni elettorali contingenti, perché al Sud ,dove raccolse subito molti voti , il MSI  venne di volta in volta considerato un alleato prezioso. La legge Scelba  contro il rinato partito fascista  di fatto non venne  mai applicata. Nacque  invece l’antifascismo parolaio  a costo zero dei venditori di fumo ideologico, quelli sopravvissuti finì ai nostri giorni e più che mai in agitazione contro l’attuale governo. Il MSI  a suo tempo si conquistò il diritto ad esistere attraverso il consenso elettorale e nessuna persona seria pensò mai di metterlo al bando. Fu tra i partiti quello, almeno apparentemente, più democratico con congressi in cui si dibatteva e ci si scontrava anche duramente. I dibattiti interni al MSI rivelarono  una dialettica  tra camerati non da poco. Ci fu un tempo in cui molti partigiani vennero messi in soffitta in quasi tutti i partiti: due veri eroi della Resistenza come Silvio Geuna e Valdo Fusi non andarono oltre  la prima legislatura finita nel 1953. Restarono solo i comunisti che ebbero  facile gioco nel monopolizzare la Resistenza.  Questa è una  realtà  che molti fingono di non vedere e che grava anche sull’oggi.  Nessuno ha mai pensato ad una pacificazione nazionale perché il clima della pregressa guerra civile serviva a tanti. Una guerra civile durissima e sanguinosa (che ebbe strascichi anche nel dopoguerra con il triangolo della morte) che in larga misura si concluse con l’amnistia di Togliatti che forse fece bene a guardare le cose con un realismo un po’ cinico e a trarne le conseguenze. Chi dice che la Meloni è  fascista, forse necessita di un corso di recupero di storia contemporanea proprio su questi temi.