Questo pomeriggio un gruppo di attivisti ProPal, Usb e Potere al Popolo ha manifestato dal loggione della Sala Rossa durante la seduta del Consiglio comunale. Gli slogan: “Palestina libera” e “Israele terrorista”. La presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha sospeso i lavori dell’aula.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Nacquero le organizzazioni internazionali dopo la prima e la seconda Guerra mondiale e se Ginevra fu incapace di prevenire, l’Onu si sta rivelando un carrozzone del terzo mondo che non va oltre delle riunioni rivelatesi inutili anche per i veti che paralizzano ogni decisione . L’aggressione dell ‘ Ucraina è un’altra pagina terribile che vede risorgere l’imperialismo russo più brutale e trova la NATO e l’Europa inadeguate e in parte responsabili nell ‘aver suscitato – se ce ne fosse stato bisogno – un panslavismo che rappresenta una costante della storia russa , rafforzata dal comunismo sovietico. Il pacifismo è una delle idee più nobili , ma spesso si rivela impotente e perfino controproducente. A mantenere la pace dopo la seconda guerra mondiale e’ stato l’equilibrio del terrore e la paura del nucleare . Le colombe picassiane hanno giustificato gli armamenti sovietici come i partigiani della pace hanno costituito un pericolo per l’ Occidente . Il pacifismo auspica l’abolizione della guerra ed è fuor di dubbio che esso opponga un rifiuto ai miti nazionalisti che inneggiano alla guerra. Le contese internazionali – ineliminabili nella storia umana – vanno risolte per via diplomatica e non attraverso il ricorso alle armi. C’è anche chi auspica il disarmo e l’abolizione degli eserciti, ma si tratta di proposte che si sono rivelate impraticabili nella realtà . Il disarmo non dovrebbe mai essere unilaterale, ma di tutti: un’ipotesi impossibile. Paradossalmente un certo tipo di pacifismo potrebbe favorire la guerra perché la debolezza degli Stati portano altri Stati ad approfittarsene.
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Il pacifismo non sempre è il mezzo per realizzare il fine della pace. In ogni caso il pacifismo che ricorre alla violenza appare senza il minimo dubbio una vera e propria assurdità. Se ci fosse più cultura, pagine immortali come quelle di Kant sulla pace perpetua, sarebbero più conosciute. Esse eviterebbero errori evidenti dovuti alla semplificazione manichea della storia. Kant non si avventura nei temi giuridici, ma resta nell’ambito filosofico. Kant è ben consapevole della distinzione tra politica e morale, un discorso non sempre chiaro, mentre da Machiavelli in poi il pensiero filosofico ancorato alla storia capisce che l’essere e il dover essere non coincidono quasi mai. Gli utopisti che fanno coincidere la politica con la morale provocano danni e generano confusione senza apportare contributi utili. C’è infine il tema della non -violenza che non va confuso con il pacifismo, come avviene oggi. La non- violenza è un metodo di lotta politica formulato da Gandhi. Non violento fu anche Martin Luther King e in Italia Aldo Capitini e Marco Pannella. La non-violenza appare oggi anch’essa una forma di utopia perché la violenza e l’irrazionalismo stanno travolgendo le basi stessa della convivenza civile. Lo storico Luigi Salvatorelli sosteneva l’esigenza di essere razionalisti in un mondo preda dell’irrazionalismo novecentesco. Oggi torna questa esigenza. Almeno quella della banale razionalità.
“La Regione non può continuare a rinviare”
29 settembre 2025 – In occasione della giornata “Noi e la Salute”, tenutasi a Trofarello domenica 28 settembre 2025, la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo, durante il momento “microfono aperto” ha sollevato il tema dell’Ospedale unico dell’ASL TO5, annunciando di avere presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per fare chiarezza sul tema.
“La situazione dell’Ospedale dell’ASL TO5 richiede risposte urgenti e trasparenti – spiega la Consigliera regionale Pd – La Regione Piemonte continua a rinviare decisioni fondamentali per il futuro della sanità pubblica nel nostro territorio. Con l’interrogazione si chiede conto all’Assessore regionale alla Sanità dello stato di avanzamento del progetto per il nuovo ospedale dell’ASL TO5, delle risorse disponibili e delle scelte gestionali adottate: il PFTE dovrebbe essere in chiusura”.
“Il nuovo ospedale è stato annunciato, promesso, inserito nei piani regionali. Ma nel frattempo, le strutture di Moncalieri, Chieri e Carmagnola continuano a operare in condizioni difficili, con carenze strutturali e impiantistiche che mettono sotto pressione il personale e penalizzano i pazienti. Chiedo, pertanto, all’Assessore Riboldi quale sia lo stato di avanzamento attuale del progetto, quali siano le tempistiche definitive per l’avvio e la conclusione dei lavori e quali misure la Giunta intenda adottare per garantire la massima trasparenza e un aggiornamento periodico alla cittadinanza e alle comunità locali su una delle opere sanitarie più importanti degli ultimi decenni per il Piemonte. Inoltre, voglio capire a quanto ammonti il canone di restituzione da corrispondere all’INAIL per il nuovo Ospedale” prosegue la Consigliera regionale Pd.
“Dopo anni di attese, ripensamenti e rinvii credo che sia arrivato il momento per il territorio dell’ASL TO5 di poter finalmente avere sicurezze sui tempi di realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero che attende ormai da troppo tempo” conclude Laura Pompeo.
POLITICA
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Palestinesi e Hamas: due realtà diverse che il mondo – spesso – confonde
Sanità, diritti e futuro del sistema pubblico: se ne parla questa sera alle 21 alla Fondazione Circolo dei Lettori di Torino (via Bogino 9), dove Rosi Bindi presenta il suo ultimo libro “Una sanità uguale per tutti – perché la salute è un diritto” (Solferino) in compagnia di Nerina Dirindin e Francesco Pallante.
A venticinque anni dalla cosiddetta “riforma Bindi”, l’ex ministra della Salute torna a riflettere sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale, mettendo in guardia contro i rischi di una progressiva privatizzazione, della carenza cronica di risorse e delle spinte verso l’autonomia differenziata delle regioni. La riforma del 1999, con cui venne introdotto il principio dell’esclusività del rapporto con il SSN, segnò una svolta storica nella gestione della sanità pubblica.
Oggi, però, lo scenario appare ben diverso: le difficoltà crescenti rischiano di minare uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, quello all’accesso libero e gratuito alle cure. Nel suo volume, Bindi affronta senza retorica né indulgenze le contraddizioni di un sistema che sembra sempre più piegato alle logiche del profitto, avanzando proposte concrete per restituire centralità ai valori di equità, solidarietà e trasparenza.
L’incontro di Torino sarà dunque non solo la presentazione di un libro, ma un’occasione di confronto pubblico su come difendere e rinnovare un patrimonio comune che ancora oggi rende l’Italia un modello osservato da molti Paesi.
Valeria Rombolà
POLITICA
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“Degli 87,7 milioni di euro destinati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al Piemonte per la manutenzione e la riqualificazione delle strade provinciali, oltre 29 milioni di euro sono destinati alla provincia di Torino. Si tratta di un risultato straordinario, che conferma l’impegno della Lega e del vicepremier Matteo Salvini a favore dei nostri territori” affermano i deputati torinesi Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto, che spiegano come
“queste risorse consentiranno di dare risposte attese da tempo: migliorare la sicurezza, rafforzare la viabilità e garantire interventi urgenti di manutenzione su strade che i cittadini percorrono ogni giorno. La ripartizione complessiva è parte del piano straordinario da un miliardo di euro per le Province e le Città metropolitane, fortemente voluto dal Ministro Salvini: una cifra record, che non solo è più cospicua rispetto al passato ma soprattutto è stata definita con criteri più equi, tenendo conto delle effettive esigenze di adeguamento della rete stradale gestita dagli enti locali”.
Ma la sinistra che destra vorrebbe?
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
C’è un aspetto di grande interesse nell’attuale politica italiana. Anche se, per essere onesti
intellettualmente, è una domanda che campeggia già sin dall’inizio della seconda repubblica.
Anche se dopo il voto del 2022 è divampato in modo persin plateale. E la domanda è alquanto
semplice. E cioè, ma qual’è il modello di centro destra che la sinistra italiana – nella sua attuale
versione radicale, massimalista, populista ed estremista – desidera o preferisce? Faccio questa
domanda perchè i vari conduttori dei talk televisivi di sinistra – da Gruber a Formigli, da Floris a
Gramellini a molti altri -, i numerosissimi intellettuali che supportano il cosiddetto ‘campo largo’ e
gli stessi esponenti politici di questa coalizione, continuano a sostenere che purtroppo in Italia
non c’è un centro destra liberale, conservatore, democratico, riformista e realmente di governo.
Ovvero, detto con altre parole, non c’è un destra affidabile. Esiste, per usare il linguaggio corrente
di tutti i maggiori opinionisti e commentatori di sinistra, “una destra destra” illiberale,
tendenzialmente antidemocratica, certamente anti costituzionale e pericolosissima per la stessa
tenuta democratica del nostro paese e per salvaguardare le regole dello Stato di diritto. Insomma,
per farla breve, si tratta di una coalizione – quella dell’attuale centro destra – che può
tranquillamente degenerare, come dicono tutti i santi giorni i vari capi della sinistra, in una sorta
di regime antidemocratico, illiberale, dispotico, tirannico e profondamente e schiettamente anti
costituzionale.
Ora, ed arriviamo al punto centrale di questa riflessione, quale sarebbe il modello di centro destra
più gradito e più gettonato dall’attuale sinistra e dai suoi supporter mediatici? Credo, e senza
avere affatto la presunzione di interpretare quella corrente di pensiero, che si tratta di un modello
che si articola sostanzialmente in tre passaggi di fondo.
Innanzitutto dovrebbe essere un centro destra che non supera assolutamente il 5% dei consensi
elettorali. O meglio, per restare larghi, che non deve oltrepassare il 10% dell’elettorato italiano.
Una sorta, per tornare alla concreta esperienza della prima repubblica, di sommatoria
dell’elettorato del PLI e del PRI. Appunto, al di sotto del 10%.
In secondo luogo non dovrebbe essere un centro destra radicalmente alternativo alla sinistra
perchè altrimenti – ed è persin inutile ricordarlo – si mettono in discussione i principi fondamentali
della democrazia. E questo perchè, come noto, i valori democratici e costituzionali si identificano
sostanzialmente con i partiti della sinistra. Seppur nella sua multiforme espressione.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, un centro destra credibile, e quindi accettabile,
dovrebbe sempre riconoscere la “superiorità morale” della sinistra e, al contempo, una incapacità
del declinare un vero e proprio progetto politico. O progetto di società. E questo non per
arroganza ma per un fatto politico e strutturale quasi oggettivo.
Ecco perchè, cercando di restare seri e anche trasparenti, forse è arrivato il momento per dire – al
di là delle singole e scontate valutazioni politiche che ciascuno può e deve fare – che un centro
destra democratico, riformista, credibile e di governo non deve essere accettato e certificato dallo
schieramento alternativo. Nel caso specifico dall’attuale sinistra. Perchè in democrazia c’è una
sola regola, piaccia o meno ai molteplici salotti, che vale. Ed è il giudizio popolare quando è
democraticamente e liberamente espresso. Tutto il resto, purtroppo, o è un semplice desiderio
oppure, nel peggiore dei casi, un modo per limitare e distorcere la democrazia. Ma sino a quando
vige l’attuale Costituzione tutto ciò non è possibile.
Rosy Bindi: “Una sanità uguale per tutti”
«La salute degli italiani oggi è fra le migliori del mondo.» E c’è un motivo preciso, secondo Rosy Bindi, che si
chiama “Servizio sanitario nazionale”. Ma oggi questo bene di tutti è a rischio. Per non perderlo occorre
reagire e invertire la rotta innescata dalla cronica mancanza di risorse, da una progressiva privatizzazione e
dall’autonomia differenziata delle regioni. Il nostro sistema resta un presidio di civiltà fondamentale, che
possiamo ancora permetterci e sul quale vale la pena investire, correggendo le disfunzioni che conosciamo e
fermando i tentativi in atto di puntare su un modello assicurativo più iniquo e costoso. A venticinque anni
dalla riforma che porta il suo nome, l’autrice sgombra il campo dalle ricostruzioni di parte e dalle polemiche
inutili e avanza proposte, chiare e coraggiose, volte a promuovere la rinascita di un servizio basato su equità,
solidarietà e trasparenza. Con un’analisi lucida e senza sconti per nessuno smaschera le contraddizioni di una
trasformazione piegata alla logica del profitto. E ricorda che tutti possono e devono battersi per difendere il
diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione.
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Rosy Bindi, vicepresidente dell’Azione cattolica (1984-89), è stata ricercatore di Diritto amministrativo
all’Università di Siena, eletta nel 1989 al Parlamento europeo e alla Camera dei deputati dal 1994 al 2018. È
stata vicepresidente della Camera dei deputati dal 2008 al 2013, presidente del Partito democratico dal 2009
al 2013 e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2013 al 2018. Ha ricoperto gli incarichi di
Ministro della Sanità dal 1996 al 2000 e della Famiglia dal 2006 al 2008.
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• Prezzo di copertina: 16,50 euro
• Pagine: 176
• Anno: 2025
• Collana: Saggi
• Formato: brossura con alette
di Massimo Iaretti
L’articolo 14 della Costituzione statuisce che il domicilio è inviolabile. Spesso, però, il domicilio di un cittadino viene violato da malintenzionati e la casa diventa luogo dove vengono commessi vari reati oppure viene violato da chi lo occupa e spossessa il proprietario legittimo. La casistica è infinita e sovente al centro di fatti di cronaca.
Questa premessa è indispensabile per comprendere la ‘ratio’ alla base della proposta di legge di iniziativa popolare di modifica all’art. 14 della Costituzione promossa dal Partito Popolare del Nord. E non è un caso che questa via sia percorsa da una forza politica che ha come segretario federale Roberto Castelli, ministro della Giustizia dal 2001 al 2006 nei Governi Berlusconi II e Berlusconi III, per 5 anni consecutivi, un vero e proprio record per il dicastero di via Arenula.
La modifica, che per diventare proposta di legge di iniziativa popolare dovrà raccogliere entro 6 mesi 50mila firme di cittadini elettori ai gazebo o con l’identità digitale.
Il testo della proposta di modifica definisce tende a sottolineare la sacralità del domicilio (e la conseguente inviolabilità) definendolo ‘quale luogo ove si svolge in via primaria la personalità umana’, affermazione forte per la quale è proposta una tutela altrettanto forte: “La sua difesa contro chi vi sia introdotto in violazione di legge non è, in alcun caso, punibile. Prevedendo così una scriminante costituzionale che andrebbe – naturalmente apprezzata caso per caso dai Giudice – ad allargare il concetto di legittima difesa dell’art. 52 del Codice Penale e quello dell’art.53 che norma l’uso legittimo delle armi.
Sicuramente è un provvedimento che farà discutere, riprendendo un dibattito che nel Paese, oltre che tra le forze politiche dei diversi schieramenti, non si è mai sopito. Nelle ultime settimane i gazebo del Partito Popolare del Nord sono comparsi in Lombardia, in Piemonte, in Veneto, in Friuli per sensibilizzare sull’argomento di quella che sarà la campagna di raccolta firme e comunque, qualunque siano i tempi dell’iter parlamentare (molto spesso le proposte di legge di iniziativa popolare, figuriamoci se si tratta di proposta di modifica ad un articolo della Carta Costituzionale, una volta consegnate al Parlamento, rischiano di finire nel dimenticatoio, visto il basso numero di esse che arrivano alla fine dell’iter) ha l’obiettivo di fare parlare su un argomento che è sentito in modo trasversale rispetto alle coalizioni o alle aree geografiche.
“Una delle prime cose che ho detto una volta insediato al ministero – ha detto Roberto Castelli – è stata che ‘Io sto dalla parte di Abele, ovvero delle vittime , non di Caino. La legittima difesa è stata modificata ed ampliata ma non abbastanza e le pronunce di giudici politicizzati di fatto hanno depotenziato fortemente l’effetto delle riforme. Questa proposta e quelle ordinarie di modifica agli articoli del Codice Penale costituiscono, in ogni caso, un’occasione di dibattito e di stimolo per arrivare ad affrontare su basi concrete una tematica che trova ampio consenso tra i cittadini, affinchè si affermi la sacralità del domicilio e la sua tutela in modo netto e preciso”