POLITICA- Pagina 7

C’era una volta la ‘solidarietà nazionale’

LO SCENARIO POLITICO Di Giorgio Merlo

Ci sono dei momenti nella vita politica di un paese democratico che richiedono un salto di qualità o un rinnovato spirito unitario. Non capita solo in Italia ma in molti paesi democratici ed occidentali. E, di fronte agli attuali sconvolgimenti della geo politica mondiale, questo è uno di quei momenti. Purtroppo, però, per poter centrare quell’obiettivo sono necessari ed indispensabili almeno due elementi. Innanzitutto partiti responsabili che sappiano unirsi attorno ad un progetto di politica estera comune. E, in secondo luogo, una classe dirigente politica che sia all’altezza della situazione. Due condizioni che, purtroppo, oggi sono semplicemente inesistenti. Per svariate motivazioni. Per la presenza di partiti che hanno una chiara e netta cifra populista, estremista e massimalista. Elementi, questi, che impediscono di fatto di avere una strategia comune di politica estera perchè coltivano una prospettiva all’insegna del “tanto peggio tanto meglio”. È appena sufficiente prendere atto del comportamento concreto di partiti come i 5 stelle e la Lega per rendersene conto. Partiti che non coltivano alcuna coerenza sulla prospettiva di una politica estera del nostro paese che ricalchi la sua tradizionale e naturale vocazione di essere coerentemente inserito nella cornice europea da un lato e in piena sintonia con gli Stati Uniti d’America dall’altro. Quello che comunemente viene definito come Occidente. Anche se in crisi di identità e profondamente diviso al suo interno. Ma, purtroppo, oltre ai partiti populisti non mancano anche i partiti estremisti e massimalisti che praticano quotidianamente la radicalizzazione della lotta politica e che non hanno alcuna intenzione di perseguire una linea, un progetto e una prospettiva anche solo lontanamente riconducibile alla cosiddetta “solidarietà nazionale”.
E, accanto a questo quadro poco edificante, siamo alle prese con una classe dirigente politica particolarmente viva sotto il profilo dell’attacco personale, della criminalizzazione politica dell’avversario/nemico e della sua delegittimazione morale e politica ma del tutto indifferente a ritrovare e costruire le ragioni di un’intesa politica che non mette affatto in discussione la naturale e fisiologica dialettica tra maggioranza ed opposizione ma che, al contempo, sappia anche affrontare e governare con intelligenza e senso di responsabilità le vere emergenze quando si presentano.
Ecco perchè parlare, oggi, di una rinnovata ed aggiornata politica di “solidarietà nazionale” sui temi della politica estera – che resta l’unica e vera dimensione che richiede unità, coerenza e coraggio da parte di un paese democratico ed occidentale come l’Italia – non è una evocazione astratta ed inconcludente ma, al contrario, confermerebbe la maturità e l’autorevolezza di una classe dirigente. Certo, se si trascorrono le giornate ad insultare e a demonizzare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni accusata di qualsiasi nefandezza – specialità, questa, di quasi tutti i capi della sinistra nelle sue diverse e multiformi espressioni – è del tutto inutile pensare di ricostruire una proposta politica che, almeno sui temi della politica estera e della collocazione del nostro paese nello scacchiere europeo ed internazionale, richiederebbe chiarezza e compattezza. Se manca anche questo comune denominatore è inutile poi lamentarsi dell’avventurismo politico di un paese e della mancanza di un minimo di unità politica, culturale e civile dei vari attori in campo.

Come (non) risolvere i problemi per sentirsi potenti

Tenera la nostra Giorgia. Altro che tempi duri, diciamocela più precisamente. Non sa che pesci prendere. Dalla cocca di Trump a ora che si fa? Primo problema: non sa  con chi prendersela. Secondo problema: Trump detesta gli europei e ei, obtorto collo, essendo italiana è europea. Prima mai la pace con Putin….ora la pace senza ucraini.
Complimenti. E poi c’è Salvini che ne ha sempre una. Ora condono fiscale a go-go. È proprio “cattivo”. Anche l’opposizione non è da meno. Se ho capito bene a Genova saranno due i candidati. Uno dei cinquestelle e uno del pd. Brividi e poi brividi. Continuando così non vanno da nessuna parte. Ed a questo punto scusate una autocitazione.
Ho riletto un articolo del 2019. Il solito articolo sulla decennale fuga della Fiat dalla nostra città e dalla nostra nazione. Passati quasi 6 anni. Allora suggerivo che dovevamo volgere lo sguardo verso la Cina. Sicuramente lontana ma con la globalizzazione diventava tutto più semplice.  Ovviamente sono passati 6 anni e nulla è successo. Ora dopo i dazi trumpiani persino la Von der Lyen dice: alleiamoci con i cinesi soprattutto sull’auto elettrica. Ma va? Mi sembra tutto tardivo, anzi tutto volutamente tardivo. Con la solita domanda: perché questa ignavia?
Cerchiamo di essere articolati nella risposta. Primo, la cosiddetta globalizzazione ha riguardato soprattutto la finanza. Per la prima volta nella storia del capitalismo moderno la politica e in particolare i politici hanno perso progressivamente potere. Lo dimostra Trump che molte volte straparla e si contraddice continuamente senza che i suoi amici lo contengano e come unico atteggiamento è l’adulazione. E non si creda che in Italia i fenomeni siano dissimili. L’adulazione è finalizzata ad un unico obiettivo: fare carriera politica o perlomeno mantenere il proprio posto. Ergo: agire per la soluzione dei problemi è solo una chimera. Si parla molto ma si fa decisamente poco se non nulla.  La patina per nascondere l’ignavia. Regola prima insultare il proprio avversario politico che diventa facilmente un nemico. La frase ricorrente: io sono bravo perché tu sei un incapace. Ed intanto i problemi non risolti si incancreniscono. Poi sono arrivati i sovranisti che, tautologicamente sono contro tutto e tutti. La base del loro pensiero: il mio Paese è migliore di tutti gli altri. Dunque se non sei un suo compaesano sei un nemico. Morte tua vita mia.  Difficile trovare una base d’ accordo. Anzi è necessario non trovare alcun accordo per continuare le sceneggiate. Mi sembra il 2020, con il governo Conte e Salvini, vennero a Roma i governanti Cinesi.
La famosa nuova Via della Seta… e  poi il nulla. Appunto l’allegria è un’ altra cosa. E ora, almeno nel nostro Paese la produzione cala, aumentano i lavori poco retribuiti aumenta la precarietà. Soluzioni? Ci sarebbero ma i potenti di questa terra non vogliono la soluzione dei problemi ed in questo modo si sentono ancora potenti.
Patrizio Tosetto

Sanità, gli assessori del Nord a Cernobbio

Cernobbio, 20 febbraio 2025 – Dalla richiesta di una maggiore autonomia per la gestione delle risorse a disposizione delle Regioni in Sanità alle strategie per affrontare il tema spinoso delle liste d’attesa. È un contributo importante quello portato dagli Assessori alla Sanità di Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria intervenuti oggi alla Cernobbio School organizzata da Motore Sanità.

Guido Bertolaso, Assessore della Regione Lombardia, riprendendo il titolo della tre giorni di eventi e tavole rotonde che proseguiranno anche domani a Villa Erba, ha sottolineato la necessità di “passare dalle idee all’azione, dalla politica delle idee alla politica delle cose”. E “la prima delle questioni fondamentali – secondo Bertolaso – è il riparto del fondo sanitario nazionale che viene attribuito per ogni Regione sulla base di alcuni criteri, alcuni giusti, altri discutibili”. Secondo Bertolaso le Regioni “che non hanno i conti in rosso dovrebbero poter avere una maggiore flessibilità sull’utilizzo della fetta loro attribuita dalla torta nazionale dei finanziamenti per poter “portare avanti una serie di politiche e strategie in autonomia. A partire da quelle relative alla prevenzione e agli screening”.

L’assessore alla Sanità e al Sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, ha ricordato il peso delll’invecchiamento della popolazione che richiede di cambiare i modelli con cui si affrontano le cronicità. E come questo “richieda un passaggio culturale a cui devono essere pronti anche i cittadini”.  “Serve un grande cambiamento culturale – ha chiarito Lanzarin – indispensabile nel momento in cui sarà messa a terra tutta l’infrastruttura prevista dalla missione 6 del Pnrr e il Dm 77, le case e gli ospedali di comunità, le Cot, l’infermiere di famiglia, piuttosto che un’assistenza domiciliare più sostenuta”. Novità fondamentali che, tra le altre cose, “ci dovrebbero permettere di decongestionare i nostri Pronto Soccorso dai codici minori, indirizzando le persone verso i nuovi presidi”. Altro grande tema è quello della medicina territoriale. “Una partita difficile, ma imprescindibile” che si può vincere a patto di sciogliere innanzitutto il nodo della carenza di personale. “Magari – ha proposto l’assessore del Veneto – raggruppando alcune specializzazioni, con una visione diversa rispetto alla formazione”. “Il sistema universalistico – ha concluso Lanzarin – è da difendere fino alla fine ma dovremo utilizzare le risorse il meglio possibile. Se le Regioni che non siano in piano di rientro potessero utilizzare i fondi con maggiore flessibilità, non a silos come avviene adesso, rendicontando ovviamente tutto, forse riusciremmo a dare risposte migliori”.

Massimo Nicolò, assessore alla Sanità della Liguria, ha sottolineato come la sua regione sia una sorta di laboratorio per immaginare cosa potrà accadere altrove tra 10-15 anni. “In Liguria – ha detto – abbiamo una media del 20-25% di ultrasessantenni, la nostra Regione precorre un po’ i tempi e tutte le criticità che si stanno registrando dal punto di vista della gestione sociosanitaria”. Il problema, ha spiegato “è la gestione del post acuto, quando il paziente diventa cronico e non ha più solo una patologia acuta, ma varie comorbilità. C’è poi la questione cruciale della gestione dell’anziano non autosufficiente nelle Rsa. Problematiche sanitarie che si incrociano inevitabilmente quelle sociali”. Nicolò ha anche parlato di autonomia differenziata: “Ci sono alcuni presidenti – ha detto – come il nostro, che hanno dichiarato la volontà di andare avanti in questo percorso, altri che si sono tirati indietro. Io credo che se siamo in una situazione in cui lo Stato ci dà un salvadanaio e ci dice “questo è il vostro e dovete spenderlo”, intanto bisogna capire se è sufficiente perché non sempre lo è. O meglio, non sempre lo è per alcune Regioni. I nostri costi indiretti – ragiona l’assessore – con l’indice di vecchiaia sono in proporzione nettamente superiori e sono gli stessi che le altre Regioni avranno tra 10-15 anni”. Dunque, una maggiore autonomia sarebbe utile e necessaria. Ad esempio, potendo decidere di “distribuire differentemente questi soldi alle categorie professionali che lavorano in sanità”.

Federico Riboldi, Assessore alla Sanità del Piemonte, ha poi sottolineato “la differenza tra efficienza ed efficacia”. “Noi – ha ricostruito – abbiamo vissuto gli anni difficili del piano di rientro, che richiedeva di pensare all’efficienza, a spendere meno per rientrare nei parametri”. Ma “l’efficacia, in Sanità, è un’altra cosa: ossia spendere meno sulla spesa non clinica e investire su questa più risorse possibili”. Secondo Riboldi, “bisogna tagliare le spese eccessive, affitti per sedi che non servono, migliorare l’impatto degli amministrativi sui reparti, migliorare la logistica. Piccole leve che, uniti possono fare la differenza liberando economie di scala che sono l’unica spesa libera che abbiamo disponibile per mettere al centro il paziente”. Il secondo punto fondamentale, secondo Riboldi, “è curare chi ha davvero bisogno”. E “una Sanità matura non ha paura di essere impopolare”, spiega l’assessore, che ricorda come abbia deciso di far pagare il ticket a chi non si presenta alla visita senza disdire.  E poi c’è “l’aspetto sociale, con una chiara sperequazione tra chi ha diritto di accesso alle cure e chi non ce l’ha. In Regioni come la Liguria e il Piemonte abbiamo una forchetta che va dall’8 al 10% di cittadini che non hanno risorse per la sanità privata e non riescono ad accedere per lungaggini e burocrazia alla sanità pubblica. E non serve parlare alla pancia ma occorre agire con azioni concrete, riportando questa forchetta, che in Piemonte riguarda circa 300mila persone che non riescono ad accedervi, nell’alveo della Sanità pubblica. Siamo al bivio. E quindi dobbiamo mettere una marcia in più. Per recuperare le liste arretrate. In Piemonte, dal 22 di questo mese, tutte le 74 strutture sanitarie regionali effettueranno prestazioni aggiuntive la sera, il sabato e la domenica su base volontaria, con un’adesione fortissima”.

Ucraina, Ruffino: “Schlein non ha titoli per criticare il governo”

Chi è alleato, o pensa di allearsi con Giuseppe Conte non ha i titoli giusti per criticare il comportamento del governo sull’Ucraina. Il Pd finisce fuori quadro quando chiede a Meloni di chiarire se sta con Trump o con l’Unione europea. Io chiedo al Pd: state con Conte che difende Trump o con l’Unione i cui alleati principali sono impegnati in un vasto programma di riarmo per la sicurezza?
     Il Pd sta con i laburisti di Keir Starmer, pronto a mandare sue truppe in Ucraina, e i socialdemocratici di Olaf Scholz, che ha varato due anni fa un programma di spesa di 100 miliardi per potenziare la difesa tedesca, oppure parlano per lui le posizioni pacifiste di Marco Tarquinio e Teresa Strada? Sento già la risposta: siamo un partito plurale e ogni posizione è legittima. Quando governi un Paese puoi anche essere un partito plurale, al momento delle decisioni, però, la scelta diventa singolare.
     Certo che la presidente Meloni deve fare chiarezza, perché dalla sua chiarezza dipende la chiarezza dell’Italia con i suoi alleati. Anche Schlein, però, non dimentichi che dalla sua chiarezza dipende la possibilità di costruire un’alternativa serie e credibile alla destra. Un’alternativa, sia chiaro, per governare l’Italia e non soltanto per vincere le elezioni.
E’ il commento di Daniela Ruffino deputato di Azione.

La Regione presenta il Programma Triennale della Cultura

L’assessore Chiarelli: «Più stabilità per gli operatori, più risorse ai territori e nessuno sarà lasciato indietro»

Nuovi fondi per la cultura, distribuzione territoriale più ampia e risoluzione delle pendenze economiche per gli operatori del settore. Questi i punti chiave annunciati  dall’assessore regionale al Turismo e alla Cultura durante il primo Tavolo della Cultura 2025. L’incontro ha riunito numerosi operatori del comparto culturale piemontese ed è stato l’occasione per illustrare le linee guida del Programma Triennale della Cultura 2025-2027 e per annunciare un accordo con gli istituti bancari volto a sbloccare il pagamento degli arretrati destinati alle realtà culturali della regione.

«Abbiamo ascoltato le esigenze del comparto e ci siamo mossi per trovare soluzioni concrete – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Marina Chiarelli –. Con il nuovo Piano triennale puntiamo su crescita, sostenibilità e accessibilità, mentre con questo accordo garantiamo la liquidità necessaria a chi ha subito ritardi nei pagamenti»

I DATI PRINCIPALI DEL PROGRAMMA TRIENNALE DELLA CULTURA 2025-2027

Il nuovo Piano Triennale si fonda su alcuni principi cardine: sostenibilità, valorizzazione dei territori e crescita del comparto. Secondo i dati raccolti dalla Regione, il 2024 ha rappresentato un anno di ripresa per il settore culturale piemontese, con 7 milioni di ingressi nei musei, 15.000 eventi realizzati, una crescita nel numero di spettacoli dal vivo e un incremento del turismo culturale del +2,2% negli arrivi e del +4,2% nelle presenze nel primo semestre del 2024.

Uno degli aspetti più rilevanti della nuova programmazione è l’attenzione alla distribuzione delle risorse sul territorio, per garantire che i fondi non siano concentrati esclusivamente a Torino, ma possano sostenere anche le realtà culturali nelle altre province piemontesi. Il piano prevede una suddivisione mirata dei finanziamenti, con particolare attenzione ai piccoli centri e alle realtà culturali locali.

DISTRIBUZIONE DEI FINANZIAMENTI SUL TERRITORIO

Durante il Tavolo della Cultura, l’assessore ha presentato i dati relativi ai progetti culturali finanziati nel 2024, che evidenziano una ripartizione più equa rispetto al passato. Ecco la distribuzione provinciale dei finanziamenti:

Torino Città: 189 progetti finanziati

Torino Provincia: 186 progetti finanziati

Cuneo: 111 progetti finanziati

Alessandria: 41 progetti finanziati

Novara: 37 progetti finanziati

Asti: 32 progetti finanziati

Verbano-Cusio-Ossola: 22 progetti finanziati

Biella: 20 progetti finanziati

Vercelli: 14 progetti finanziati

«Questi numeri dimostrano che, pur mantenendo un ruolo centrale per la cultura, Torino non è l’unica area beneficiaria delle risorse regionali. Abbiamo lavorato affinché ogni provincia potesse avere accesso a finanziamenti adeguati – ha sottolineato l’assessore –. Il nostro obiettivo è garantire una crescita omogenea della cultura piemontese, valorizzando anche le aree più periferiche»

LE NOVITÀ DEL TRIENNIO 2025-2027

Per offrire maggiore stabilità agli operatori culturali, la Regione proseguirà con la programmazione triennale dei bandi, permettendo alle realtà culturali di pianificare a lungo termine e migliorare la qualità delle iniziative. Sarà rafforzata la valorizzazione dei territori extra-metropolitani, con un’attenzione ai progetti che si sviluppano al di fuori dei capoluoghi di provincia, incentivando così una crescita capillare.

Un’attenzione particolare sarà dedicata al sostegno delle pratiche di inclusione e accessibilità, affinché la cultura possa essere fruibile da tutti, senza barriere economiche, sociali o fisiche. Infine, la Regione promuoverà eventi culturali sostenibili, incentivando le realtà che adotteranno soluzioni a basso impatto ambientale, dal risparmio energetico alla gestione sostenibile delle risorse, nell’ottica di un futuro più green per la cultura piemontese.

IL SOSTEGNO AGLI OPERATORI CULTURALI

Oltre alla programmazione futura, un tema centrale del Tavolo della Cultura è stato il sostegno immediato agli operatori culturali in difficoltà. La Regione ha attivato un’operazione di sensibilizzazione con gli istituti bancari per varare un meccanismo a salvaguardia di centinaia di realtà che rischiavano di non poter proseguire la propria attività a causa dei ritardi nei pagamenti.

«L’impegno della Regione è quello di non lasciare indietro nessuno. La cultura è un settore fondamentale per il Piemonte, non solo per il suo valore artistico e sociale, ma anche per l’impatto economico che genera. Garantire il pagamento degli arretrati significa permettere agli operatori di continuare a lavorare e investire nel futuro» ha ribadito l’assessore. «Questo è solo l’inizio di un percorso di dialogo costante – ha concluso l’assessore –. La cultura piemontese ha bisogno di stabilità, risorse e visione. Con il nuovo piano e con l’accordo raggiunto oggi, poniamo le basi per un sistema culturale più forte, inclusivo e sostenibile».

È stata confermata e potenziata la Misura di aiuti alla produzione cinematografica e televisiva (Piemonte Film TV Fund) che continua a dimostrare le potenzialità di ricaduta del Fondo in termini di moltiplicatore della spesa in Piemonte a favore in particolare dell’occupazione qualificata del settore e dell’indotto e mira ora a creare le condizioni per un radicamento più significativo di società di produzione sul nostro territorio.

Inizialmente attivata con una dotazione di 4 milioni all’anno per il triennio 2023/2025, la Misura passa nel 2025 a 7 milioni. Unitamente al ruolo di promozione e di servizio altamente qualificato svolto da Film Commission Torino Piemonte, questa Misura porta il Piemonte a posizionarsi fra le principali realtà italiane in ambito produttivo, attualmente seconda solo al Lazio per numero di giornate di ripresa annue.

MUSEI E PATRIMONIO CULTURALE

Uno degli assi portanti del piano è il rilancio del Sistema Museale Nazionale, che punta a garantire una governance integrata tra musei statali, regionali, comunali, diocesani e privati. In questo contesto si inserisce la riqualificazione del Museo Egizio di Torino, che nel 2024 ha avviato importanti trasformazioni sia architettoniche che espositive.

Tra gli interventi previsti, il proseguimento degli accordi pluriennali con la Conferenza Episcopale Piemontese e la Tavola Valdese per il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, oltre a una convenzione dedicata alla Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione. Previsto anche il trasferimento e l’ampliamento dell’Accademia Albertina e del Conservatorio Giuseppe Verdi all’interno della Cavallerizza Reale di Torino.

RIGENERAZIONE E TUTELA DEL PATRIMONIO DIFFUSO

Il programma prevede specifici investimenti per la rigenerazione dei piccoli siti culturali e del patrimonio rurale, con risorse destinate alla tutela di castelli, alpeggi, mulini, percorsi storici e chiese. Tra le misure più rilevanti, il progetto di catalogazione di 400 parchi e giardini storici, realizzato in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), con una dotazione di 120.000 euro e termine fissato per il 2025.

DATI E IMPATTO ECONOMICO

Nel 2024, l’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta ha registrato oltre 1 milione di ingressi, segnando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Il sistema ha inoltre generato rimborsi per oltre 5,4 milioni di euro, confermando il ruolo centrale della cultura nell’economia regionale.

Cirio di nuovo alla guida delle Regioni a Bruxelles

«Grazie della fiducia, lavoriamo insieme per far crescere sempre di più il ruolo delle Regioni e degli enti locali in Europa. Per il Piemonte la conferma della centralità nei dossier strategici per l’Ue».Ieri l’incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, domani con i vicepresidente Fitto e con il commissario Tzitzikostas

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio è stato indicato, all’unanimità, capo della delegazione italiana all’interno del Comitato delle Regioni che si è insediato ieri a Bruxelles, dopo le elezioni dello scorso giugno e la nomina della nuova Commissione europea.

Il Comitato delle Regioni è l’assemblea che riunisce i rappresentanti locali e regionali dei paesi membri dell’Unione europea. La delegazione italiana è composta da 24 membri (più altrettanti supplenti) , tra cui numerosi presidenti di Regioni – tra cui Fedriga per il Friuli Venezia Giulia, Acquaroli per le Marche, Marsilio per l’Abruzzo, Occhiuto per la Calabria, Proietti per l’Umbria, Todde per la Sardegna e Zaia per il Veneto – e sindaci, come quelli di Roma e di Bologna, Gualtieri e Lepore.

La designazione del presidente Cirio è avvenuta con voto unanime, confermandolo nel ruolo che ha già ricoperto a partire dal 2022.

«Desidero ringraziare la delegazione italiana per la fiducia: essere confermato alla guida di questa squadra, in modo unanime da tutte le forze politiche, è un motivo di orgoglio per il lavoro fatto in questi anni, ma soprattutto è la testimonianza di come a Bruxelles rappresentiamo tutti l’Italia, i suoi enti locali, le sue Regioni e i suoi Comuni, senza divisioni di partito – dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Il Comitato negli ultimi anni ha saputo far crescere il suo ruolo all’interno di un’Europa nella quale, finalmente, si respira un’aria diversa anche alla luce della rinnovata consapevolezza dell’importanza che l’Ue ha e deve avere nello sforzo unitario per superare la crisi industriale dell’auto, nelle sfide della transizione energetica e del cambiamento climatico, della competitività delle imprese, del futuro della coesione e dell’Intelligenza Artificiale, per le quali il nostro ruolo diventa sempre più importante».

«Essere parte del Cdr e guidare la delegazione italiana contribuisce poi a consolidare la centralità del Piemonte in Europa: la frequentazione diretta dei palazzi di Bruxelles, con un ruolo che è parte integrante degli organismi comunitari, è per noi un’opportunità strategica – prosegue il presidente – Non è un caso che la nostra Regione abbia ottenuto, nell’ultima programmazione dei fondi europei, un aumento significativo delle risorse del Fondo Sociale e del Fesr, ovvero quello dedicato allo sviluppo e alle imprese, e non è un caso nemmeno che il Piemonte, come certificato dal ministero, sia la prima Regione d’Italia per capacità di spesa su questo fondo. Per contare, bisogna esserci ed è importante essere nei posti giusti – conclude il presidente – e il Piemonte a Bruxelles c’è».

Nella giornata di oggi il presidente Cirio ha incontrato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, con la quale ha fatto il punto su una serie di temi strategici per il Piemonte. I due hanno concordato una visita della presidente in Piemonte nel mese di aprile. Domani sono in programma gli incontri con il vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario europeo per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme Raffaele Fitto, per affrontare i dossier relativi ai fondi strutturali, e con il commissario ai trasporti sostenibili e il turismo, Apostolos Tzitzikōstas, in un vertice dedicato alla crisi e al futuro dell’automotive.

Queer studies, FI: “Autonomia università non è comizio politico”

“Sinceramente siamo alquanto perplessi su quanto avvenuto all’Università di Torino in occasione della prima lezione del corso multidisciplinare sui Queers  studies. Da un lato esiste l’inviolabile diritto all’autonomia universitaria che è un principio che dobbiamo difendere a tutti i costi, quello che è accaduto ieri però pare travalicare ampiamente quel confine. L’autonomia universitaria non può legittimare quello che è sembrato molto di più un comizio politico senza alcuna forma di contraddittorio. Pare peculiare che gli interventi che si sono succeduti parlino di un clima di minacce concrete e di censure quando addirittura esiste un corso per trattare l’argomento”. Ad affermarlo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana rispettivamente vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al Senato e segretario cittadino degli Azzurri a Torino e i consiglieri di Forza Italia a Torino Domenico Garcea e Federica Scanderebech.

I quattro azzurri aggiungono “In modo altrettanto chiaro condanniamo la comparsa di svastiche in alcuni bagni delle università. Un episodio che a prescindere se sia legato o meno all’inaugurazione di questo corso dimostra che la madre degli stupidi è sempre incinta. Ed è proprio su questo punto che è fondamentale che l’Università lavori promuovendo il dialogo e non le tesi preconfezionate, che apra le menti approfondendo ma senza preconcetti. Principi che il nostro sistema di Atenei ha sempre saputo trasmettere ai suoi studenti e che siamo convinti che nonostante lo scivolone di ieri saprà garantire anche in futuro avendo il gravoso onere di formare la classe dirigente del Paese”.

Tigri, aquile e inermi coniglietti

IL PUNTASPILLI  di Luca Martina

Il potere di attrazione generato dal nuovo corso statunitense, con l’azione congiunta del presidente e del suo iperattivo consulente Elon Musk, rischia di farci sottostimare quanto sta avvenendo sul fronte orientale.

La Cina ha subito negli ultimi 18 anni, in concomitanza, non certo casuale, con l’ascesa al potere di Xi Jinping, un evidente ridimensionamento della sua crescita.

Va ricordato, innanzitutto, come Xi Jinping, durante la sua presidenza, abbia riportato indietro con decisione le lancette della storia: la spinta riformistica (con vaste aperture all’iniziativa privata), iniziata più di quarant’anni fa da Deng Xiao Ping con la creazione del “Socialismo con caratteristiche cinesi”, ha subito una brusca frenata e lo Stato, controllore, imprenditore e pianificatore, è tornato, con una pericolosa inversione di marcia, pienamente protagonista.

La linea della “prosperità comune” e del capitalismo di Stato, il “nuovo concetto di sviluppo” secondo le parole di Xi, mira a ridurre le diseguaglianze esistenti all’interno del Paese reprimendo i monopoli delle aziende private ed i redditi “irragionevolmente” elevati e redistribuendo la ricchezza dalle ricche regioni costiere a quelle, molto più povere, dell’interno.

La Cina dovrebbe così affrancarsi dagli investimenti stranieri e dagli enormi gruppi di proprietà degli odiati “magnati assetati di profitti” (che controllano buona parte dei settori più innovativi), riducendo la sua dipendenza dalle esportazioni e privilegiando i consumi interni, ed emergere più forte che mai in settori strategici come la tecnologia, le telecomunicazioni e l’aerospaziale.

L’effetto combinato di questa politica economica, molto più attenta alla crescita interna, una sorta di MAGA, o meglio MCGA (Make China Great Again), ante litteram ha prodotto un rallentamento nella galoppata a doppia cifra del PIL cinese (che rimane comunque secondo solo all’India in termini di crescita annua) e considerevoli danni collaterali (il crollo del settore immobiliare e la stretta dei controlli pubblici nei confronti dei più importanti gruppi tecnologici).

Questa fase potrebbe però essere alle nostre spalle.

Le avversità interne ed esterne (i bandi provenienti dagli Stati Uniti nei confronti dei giganti della tecnologia e delle comunicazioni cinesi) hanno avuto l’effetto di stimolare lo sviluppo di una miriade di piccole aziende, alimentate dall’enorme disponibilità di laureati nelle discipline “STEM”, estremamente innovative.

La punta dell’iceberg è emersa con plastica violenza poche settimane fa con l’annuncio di Deep Seek, un software in grado di competere con l’ormai famoso Chatgpt ma con un costo infinitamente più basso.

Al di là delle polemiche e dei dubbi legati al nuovo LLM (allenato, forse, anche grazie a microchips e tecnologie occidentali e taiwanesi, la cui esportazione non è consentita in Cina), rimane la forte sensazione di un Paese che ha messo nel mirino gli Stati Uniti e si pone come obiettivo di diventare leader mondiale nelle nuove tecnologie, siano queste legate all’energia (lo è già, quanto meno nel settore dell’auto elettrica), allo spazio o all’intelligenza artificiale.

E’ questo il clima nel quale si svolgerà a Pechino nelle prossime settimane, dal 5 marzo, il Congresso nazionale del Popolo (“National People’s Congress”).

Sarà questa l’occasione per Xi Jinping per riaffermare gli obiettivi del gigante asiatico e per annunciare a chiare lettere l’intenzione di premere sull’acceleratore dello sviluppo economico basato, non più come nel passato, sulle produzioni a basso costo ma sull’innovazione e su tutta la sua filiera produttiva.

Si tratterebbe di una sorta di “Deng Xiaoping moment”, una potente iniezione di ottimismo, così come quando, nel 1992, il presidente cinese durante un lungo viaggio in treno nel sud della Cina (la regione più sviluppata) predicò il verbo dell’” arricchirsi è glorioso”.

Il messaggio di aperto incitamento allo sviluppo dell’imprenditoria privata ebbe effetti miracolosi sulla fiducia dei cinesi, ingrediente indispensabili per consentire alle potenzialità di crescita economica di dispiegarsi, inaugurando una lunga fase che sarebbe passata alla storia come “globalizzazione”.

La Cina oggi si trova in una fase per certi versi simile.

Anni di restrizioni, lotta alla corruzione e all’arricchimento “ingiusto” hanno depresso vasti  e importantissimi settori (l’immobiliare rappresenta tra il 20 e il 30% del PIL) e la fiducia dei consumatori è ora ai minimi degli ultimi decenni.

L’incertezza sul futuro, poi, conduce ad aumentare a dismisura i risparmi (per fronteggiare un destino difficile da interpretare) che, una volta dissipate le nuvole, potrebbero foraggiare consumi ed investimenti.

Il risveglio della tigre sarebbe un ulteriore segnale da non sottovalutare da parte di noi europei se non vogliamo rischiare di fare la fine, stretti sempre più tra il possente felino e l’aquila statunitense, di uno sparuto branco di inermi coniglietti…

Ruffino (Az): “Troppi commissari di governo, si restituisca valore ai sindaci”

“Non riusciamo a comprendere quale sia l’acrimonia di questo governo nei confronti degli enti locali e in particolare dei sindaci. Con il proliferare dei commissari di governo, i sindaci vengono di volta in volta esautorati: proprio loro che, di fronte alle emergenze e alle difficoltà, si trovano sempre in prima linea, spesso con risorse finanziarie insufficienti e con una carenza di organico. Una situazione che farò presente ad Anci, perché troviamo errato estromettere un sindaco dal proprio territorio”.
Così Daniela Ruffino, deputata di Azione, intervenuta in aula alla Camera in occasione della dichiarazione di voto al decreto Emergenze-Pnrr.
Secondo Ruffino “è lecito porsi un dubbio: si sta creando una nuova costosa sovrapposizione di figure? I commissari, infatti, non operano senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Non si tiene conto che il commissario di governo ha una struttura che prevede anche l’utilizzo dall’organico dei comuni che sono già ridotti all’osso. Vediamo crescere, quindi, una struttura parallela che fatica a fare sintesi. I nostri sindaci hanno dimostrato di essere in grado di affrontare le situazioni più difficili: per questo confido in un sussulto da parte degli amministratori che fanno parte della maggioranza, il governo dovrebbe conoscere la loro competenza e il loro impegno