POLITICA- Pagina 7

Zangrillo: “Persone e procedure per il futuro delle amministrazioni”

Il ministro per la Pubblica amministrazione a Torino all’incontro organizzato da Dumsedafe

“Persone e procedure sono i due fattori principali su cui stiamo lavorando per modernizzare le nostre amministrazioni”, lo ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, all’evento organizzato dal sodalizio Dumsedafe al Circolo della Stampa di Torino.

L’incontro è stato l’occasione per raccontare i traguardi raggiunti sia sul fronte delle semplificazioni delle procedure sia su quello del rafforzamento del capitale umano. “Abbiamo semplificato circa 400 procedure intervenendo in settori strategici per cittadini e imprese come l’artigianato, la razionalizzazione dei controlli, le energie rinnovabili, i servizi sanitari, il turismo e molto altro ancora. Tutto questo è stato possibile grazie a un lavoro di squadra con le amministrazioni, le associazioni di categoria, i cittadini e le imprese. Vanno in questa direzione le iniziative come “Facciamo semplice l’Italia”, la consultazione “La tua voce conta”, che ha raccolto 600 segnalazioni e il portale “Italia semplice” che, per la prima volta, permette con pochi click a tutti i cittadini di conoscere come sono state semplificate le procedure”, ha sottolineato il ministro.

“Sul fronte delle persone, la chiave su cui ogni organizzazione deve puntare, abbiamo innovato le procedure di reclutamento per attrarre talenti, rafforzato la formazione, per potenziare soprattutto le competenze trasversali, e ora puntiamo a introdurre sistemi di crescita e di carriera per valorizzare le nostre persone. Su quest’ultimo fronte, con il disegno di legge sul merito, all’esame del Parlamento, passiamo da un approccio “burocratico” della valutazione e misurazione della performance a uno per “obiettivi” in cui contano i risultati raggiunti. La vera innovazione risiede nella possibilità per le nostre persone di accedere alla dirigenza attraverso un sistema che, nel rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità, sia capace di valutare prima di tutto il “saper fare” oltre al “sapere”, ha aggiunto il ministro.

“Con il contributo di tutti gli attori coinvolti e con un metodo di lavoro che segue un approccio collaborativo di ascolto e confronto con le realtà territoriali possiamo raggiungere le prossime sfide che abbiamo davanti per liberare energie, attrarre investimenti e valorizzare il talento delle persone”, ha concluso Zangrillo.

Paola Ambrogio (FdI): “Corte europea, la famiglia è una sola: quella naturale”

«La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riaffermato una verità che appartiene alla natura stessa delle cose. Non esistono due madri. Non esistono due padri. È la realtà della vita, non un’ideologia».

Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio, componente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, commentando la sentenza della CEDU che ha stabilito che l’Italia non è obbligata a riconoscere la seconda madre nei casi di bambini nati da fecondazione artificiale all’estero.

«La sentenza – prosegue Ambrogio – smentisce clamorosamente la Corte Costituzionale, che aveva spalancato le porte al riconoscimento della cosiddetta madre intenzionale, un vero ossimoro giuridico, trasformando la famiglia da realtà naturale a paradosso modificabile a piacimento».

«La CEDU ci riporta alla realtà in cui la famiglia è una sola, quella capace di generare la vita. Tutto il resto è un costrutto sociale degli adulti. La natura non si cancella con una sentenza» conclude Ambrogio.

Autonomia differenziata con Piemonte nel Cuore e Piemonte Libertà 

Sabato sera, presso l’Holiday Inn di Piazza Massaua a Torino, si è tenuto un incontro organizzato dalle Associazioni Piemonte nel Cuore e Piemonte Libertà sul tema dell’autonomia differenziata per le Regioni. Ospite d’eccezione il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli affiancato dall’Assessore regionale agli enti locali e autonomia Enrico Bussalino e l’Assessore regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale. Moderati dal Presidente di Piemonte Libertà, Alberto Nigra, si è discusso ed approfondito il tema dell’autonomia differenziata, le opportunità che verrebbe a creare per la Regione Piemonte, per i cittadini e gli enti locali, i settori interessati dall’autonomia e sono stati sfatati anche falsi miti e fake news messi in circolazione dai principali detrattori della riforma. La sala messa a disposizione dall’hotel torinese era gremita, con oltre 150 presenti, fra i quali molti amministratori locali, sindaci, esponenti della politica torinese e regionale,  imprenditori e cittadini interessati, ovviamente, ai potenziali sviluppi che una maggiore autonomia regionale garantirebbe.
“Sono stato etichettato come il “papà dell’autonomia differenziata” ed accusato di voler dividere l’Italia, penalizzare il Sud o addirittura favorire la mafia. Ma l’Italia è già divisa da profonde disuguaglianze socio-economiche, e non certo per colpa dell’autonomia, che ancora non esiste. Io voglio ridurre i divari aumentando l’efficienza, non rallentando chi funziona. Ho avviato trattative con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria su materie strategiche come sanità, protezione civile e previdenza. Non chiedo un euro in più, ma solo di poter gestire meglio le risorse. Il governo ha detto sì alle intese, che vogliamo firmare entro dicembre 2025″, ha dichiarato il Ministro Roberto Calderoli che ne corso del suo intervento ha parlato in particolare dei LEP, i livelli essenziali di prestazione, il cardine della riforma che mira a stabilire un livello standard, dove, in parole povere, non ci sia differenza di prestazione da una regione all’altra”.
L’Assessore Gian Luca Vignale ha ripercorso alcuni punti fondamentali dell’autonomia: “I cittadini piemontesi hanno un credito con lo Stato che ogni anno ammonta a otto miliardi, ovvero versano molto più di quello che ricevono. Stesso discorso per i fondi derivanti dall’Irap e di quelli destinati alla sanità che transitano dalle casse statali prima di tornare sul territorio, ciò che torna non è mai ciò che viene versato. Si potrebbe, grazie all’autonomia, andare in deroga ad alcune normative che oggi sono penalizzanti. Con l’autonomia differenziata, infine, non si chiede di avere più risorse, si chiede soltanto di poter gestire le risorse dei piemontesi in Piemonte, con maggiore libertà ed efficienza. L’autonomia non è altro che riappropriarsi di competenze e responsabilità che i cittadini ci hanno assegnato. Tutto, ovviamente, senza dimenticare la necessaria collaborazione con le altre regioni perché nessun italiano rimanga indietro”.
“Come Assessore sto proseguendo, con senso di responsabilità e rispetto, il percorso avviato nel primo mandato del Presidente Cirio. Quel lavoro, iniziato nel 2019, è stato prezioso e noi lo stiamo portando avanti in modo oggettivo e trasparente, perché crediamo che l’autonomia differenziata sia uno strumento utile per migliorare i servizi ai cittadini. Dopo l’approvazione della legge Calderoli, abbiamo riavviato la trattativa con lo Stato. Abbiamo inoltre istituito, per la prima volta in Piemonte, un settore specifico dedicato all’autonomia differenziata con l’obiettivo di rendere più efficace la trattativa” così l’Assessore Enrico Bussalino.
“Credo che uno dei principi fondamentali del federalismo sia riportare le decisioni nei luoghi dove le persone vivono e lavorano. Questo non solo rafforza la democrazia locale, ma aiuta anche a far crescere nuove classi dirigenti, sempre necessarie in un Paese. Personalmente, auspico un equilibrio tra autonomie regionali più forti e una guida centrale più efficiente, capace di rispondere alle sfide nazionali e internazionali, come dimostrano anche i rapporti con l’Europa. Regioni più competenti e autonome possono contribuire a questo equilibrio, favorendo una dialettica positiva tra centro e periferia. Il provvedimento legislativo approvato nel 2024 va in questa direzione, e la nostra regione è tra le prime ad attivarsi. Non c’è alcun rischio di spaccatura del Paese: trovo strumentali le critiche di chi è all’opposizione, specie da parte di chi, quando era al governo, ha promosso riforme rimaste inattuate e inefficaci” così ha dichiarato Alberto Nigra, Presidente Piemonte Libertà.

Forza Italia, il centro in movimento

Si è appena svolto presso la Sala Consiliare del Comune di Moncalieri il Congresso Istituzionale “Il Centro in Movimento”, presieduto dal Senatore Roberto Rosso, Vice Capogruppo al Senato e Vice Segretario Regionale del partito, nonché Membro della Commissione Vigilanza Rai. Un evento importante e atteso, teso a creare le basi per un confronto costruttivo e producente in vista dell’appuntamento elettorale della Città alle urne per il 2026. “L’unita del Centrodestra è la più grande Eredità di Silvio Berlusconi, e siamo tutti chiamati a farne tesoro. La più grande vittoria è quando c’è rispetto per le idee politiche. Quello che conta è proseguire uniti sul cammino intrapreso perchè anche i territori siano sempre più espressione di un’Italia moderata e liberale, capace di guardare con rinnovato slancio e altrettanto impegno alle sfide che è chiamata a vincere per il bene dei territori e delle comunità”, chiosa il Senatore Roberto Rosso innanzi a una sala gremita di partecipanti attenti. Presente anche Maurizio Scandurra, noto opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24″, che aggiunge: “Le parole piene di speranza e risultato del Senatore Roberto Rosso sono l’espressione di un equilibrio imprescindibile perchè l’elettorato comprenda le istanze di buonsenso di governo, intese quali principi i eludibili certi e funzionali al rilancio di una nazione che ha bisogno di guardare avanti su basi solide per crescere e prosperare”, afferma il giornalista radiotelevisivo.

Ma il Centro può abitare in questa sinistra?

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LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Il voto nelle Marche e nella Calabria, i vari dibattiti parlamentari, l’organizzazione delle piazze, la
presenza nei media e nei vari talk televisivi, i riferimenti politici più gettonati e in ultimo, ma non
per ordine di importanza, il profilo e l’identità stessa della coalizione, ci portano ad un’unica
conclusione. E cioè, il campo largo o, meglio ancora, l’attuale coalizione di sinistra e progressista,
sono radicalmente estranei, esterni ed avulsi rispetto a tutto ciò che è anche solo lontanamente
riconducibile al Centro e a ciò che storicamente lo caratterizza sotto il versante politico, culturale,
sociale, valoriale e programmatico. Non si tratta, cioè, di essere pregiudizialmente polemici o
accecati dalla faziosità. La realtà è oggettiva e ormai lo confermano quasi tutti gli osservatori e i
commentatori che su vari organi di informazione – tranne quelli che sono funzionali ad un progetto
politico riconducibile ad una sinistra estremista, radicale e massimalista – individuano
nell’assenza di un autorevole riferimento centrista l’anello debole dell’alleanza alternativa al centro
destra. Il vero rimedio, però, non è quello di sommare alle attuali forze massimaliste, populiste,
radicali ed estremiste anche una piccola ‘gamba di centro’. Che sarebbe quella ideata, progettata
e pianificata a tavolino dal duo Bettini/Renzi. Perchè quell’operazione, come tutti sanno del resto
– ma proprio tutti – è solo un furbesco escamotage per ottenere una manciata di seggi
parlamentari gentilmente concessi dai veri azionisti della coalizione. Quello che conta, semmai e
al contrario, e come avveniva quando esisteva un centro sinistra riformista, plurale e di governo, è
contribuire a dettare l’agenda politica e programmatica dell’intera coalizione. È sufficiente citare il
Ppi di Franco Marini, Gerardo Bianco e Pier Luigi Castagnetti prima e la Margherita di Francesco
Rutelli, lo stesso Marini e Arturo Parisi poi per rendersi conto che quel centro sinistra non era la
banale e goffa riedizione – seppur mutatis mutandis – del “Fronte Popolare” di togliattiana
memoria o della “gioiosa macchina da guerra” ideata da Achille Occhetto e compagni. E questo
perchè l’attuale ‘campo largo’ o larghissimo che sia, come viene concretamente percepito e
soprattutto vissuto dalla pubblica opinione è, molto semplicemente, l’unità delle sinistre.
Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi cambiano e anche il profilo e la stessa identità delle
coalizioni sono destinate a cambiare. E profondamente. Probabilmente è così se è vero, com’è
vero, che da una coalizione dove erano visibili e percepiti come tali un Centro riformista e di
governo che si alleava con una sinistra altrettanto di governo e riformista, si è passati ad un
cartello elettorale e politico dove l’aggregazione delle mille sfumature di rosso hanno avuto il
sopravvento rispetto a qualsiasi altro apporto e contributo politico e culturale.
Per queste ragioni, semplici ma essenziali, quel segmento della pubblica opinione che si
riconosce in un progetto politico centrista, riformista e di governo oggi non può che guardare
altrove oppure, e peggio ancora, astenersi dal voto. Come, del resto, puntualmente sta capitando.
Probabilmente, e in attesa che intervengano altri elementi innovativi che introducano una netta
discontinuità rispetto agli attuali equilibri ed assetti politici, il prossimo confronto tra le rispettive
coalizioni sarà ancora ispirato e coerente con i modelli conosciuti e ormai consolidati. E
dovremmo prendere atto, piaccia o non piaccia, che il Centro sarà ancora scientificamente ed
organicamente assente dalla coalizione di sinistra e progressista.

Pompeo (PD): “Lear, al MIMIT un passo in avanti importante, ma servono certezze”

“Pronta un’interrogazione per chiedere chiarimenti alla Regione”

 “Accogliamo con ottimismo l’avanzamento del processo di reindustrializzazione della Lear di Grugliasco, che rappresenta una speranza concreta per il territorio e per le molte famiglie coinvolte. Tuttavia, non possiamo ignorare un dato che desta forte preoccupazione: dei 376 lavoratori sembra che solo 209 saranno riassorbiti dalla nuova società FIPA, compresi 8 impiegati. Avrebbero dovuto essere un numero compreso tra i 200 e i 250, ma oggi sappiamo che si è giocato al ribasso e che rischiano di restarne fuori ben 176” dichiara Laura Pompeo, Consigliera regionale del Partito Democratico, intervenendo in merito all’incontro tenutosi oggi a Roma presso il Mimit.

“Il piano presentato da FIPA è stato giudicato credibile dal Ministero, ma la credibilità non basta: servono garanzie, strumenti e percorsi di tutela per chi non rientrerà nel nuovo ciclo produttivo. I sindacati hanno giustamente chiesto un approfondimento sui tavoli territoriali e i prossimi confronti – a partire da quello con la Regione del 14 ottobre – dovranno dare certezze anche sulla solidità del piano, degli investitori. Sarà fondamentale discutere di ammortizzatori sociali, prolungamento della cassa integrazione e modalità di passaggio tra le aziende, salvaguardando diritti e anzianità di tutti, dando maggiore attenzione anche a coloro i quali non rientreranno nella nuova azienda” aggiunge la Consigliera regionale Pd.

“La reindustrializzazione non può essere una corsa a ostacoli per i lavoratori. Il nostro obiettivo deve essere quello di garantire dignità, continuità e prospettive a tutti, non solo a una parte dei lavoratori. Continueremo a monitorare la situazione, per questo presenterò a stretto giro un’interrogazione alla Regione affinché nessuno venga lasciato indietro” conclude Laura Pompeo.

Quando le armi vengono deposte rinasce la speranza di futuro

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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La tregua a Gaza  come preludio indispensabile alla pace in Medio Oriente  e’ indiscutibilmente un fatto positivo. Quando le armi  vengono deposte rinasce la speranza di vita e di futuro. Questo è un insegnamento della storia di tutti i tempi che solo i settari e gli ignoranti  non riescono a cogliere. Quindi va riconosciuto a Trump il merito di aver fatto pesare la potenza degli USA verso la pace, così come hanno fatto i paesi arabi. Ho assistitito ad un penoso dibattito su Rete 4 durante il quale la sinistra e la destra settarie e incolte  italiane hanno dimostrato dei limiti abissali e imbarazzanti. Litigare sulla pace può sembrare un paradosso,come appare assurda l’analisi di tale prof. Orsini che pure ebbe il merito, in passato ,di scrivere un libretto sul riformismo socialista italiano che nessuno volle presentare. Molti mancano totalmente del senso della storia ,come diceva Omodeo. Dovrebbe sembrare scontato il fatto che Hamas non possa parlare di autodeterminazione della Palestina. Come sempre nella storia gli sconfitti che hanno scatenato la guerra il 7 ottobre del 2023 ,non possono dettare legge. Non c’è stato contro di loro il Vae victis dei Galli, ma, come sempre accade, essi debbono prendere atto della sconfitta. Quando l’ Italia perse  la Seconda Guerra Mondiale – malgrado la cobelligeranza 1943/45 – ci fu la perdita di Istria, Dalmazia, Fiume, Briga e Tenda, nonché la perdita delle colonie. Lo sentenziò il trattato di pace di Parigi in modo inappellabile. Basterebbe quest’esempio per capire che ad Hamas e’ stato riservato  nelle trattative egiziane un trattamento che appare quasi un inedito perché il terrorismo resta tale,al di là di come possa sembrare a chi in Italia  travisa la realtà. In ogni caso si tratta di sconfitti a cui è stata concessa la liberazione dei prigionieri in cambio degli ostaggi del 7 ottobre. La pace implica mediazioni e rinunce e questo è accaduto. Ma in altri casi non accadde.Roma rase al suolo Cartagine, i Romani con la distruzione del tempio di Gerusalemme decretarono la diaspora degli ebrei.E potremmo citare tanti altri casi della storia. La storia è inevitabilmente legata alla forza. Negarlo può equivalere a sentirsi buoni,ma non può addolcire la realtà. Bisogna praticare la pace,ma non si può non considerare a priori la guerra. Solo le anime candide o le anime prave possono sentire diversamente. Chi non ha studiato la storia deve tacere e limitarsi alle scampagnate pacifiste che si spera siano anche pacifiche. Nessuno può essere bellicista, la guerra non può certo essere giustificata, ma ma va capita come una variante drammatica della storia non episodica. La guerra, scriveva Croce, ha un che di ineluttabile nella storia dell’umanità. E aggiungeva che la pace non può essere iniqua per i vinti. Anche questo dev’essere un motivo di riflessione perché i valori umani devono o dovrebbero sempre prevalere, anche se il furore della guerra travolge il senso stesso dell’umanità. Si vedrà se la tregua tiene e avrà sviluppi positivi o se serve solo per il conferimento del premio Nobel per la pace. La storia intricata e sanguinosa del Medio Oriente richiede tempi lunghi per riuscire ad esprimere qualcosa di significativo. Nessuno è in grado di esprimere giudizi e previsioni di sorta. Il solo fatto che tacciano le armi e’ un fatto da salutare con gioia. Le polemiche settarie e l’odio devono essere riposti. E va ribadito il diritto di Israele di esistere non solo perché c’è stato l’Olocausto di sei milioni di Ebrei. L’unico vero genocidio nella storia dell’umanità. Ovviamente la pace non esclude, anzi potrebbe contemplare che schegge non necessariamente impazzite, anzi lucidamente coerenti con il proprio passato, possano scatenare e diffondere il terrorismo. E’ un’ipotesi da non scartare a priori perché la pace mediorientale potrebbe significare l’attivazione di nuove o  attualmente dormienti cellule terroristiche, islamiche o islamiste, soprattutto in Europa  e negli Stati Uniti.

Trasporti, Rifondazione: “Le controparti sono due, Regione e Comune”

Giustamente la Cgil ed altre associazioni hanno chiamato a manifestare il 10 ottobre sotto la Regione per rivendicare un trasporto pubblico più efficiente e meno caro.
La Regione ha responsabilità e competenze sul tema ed è giusto individuarla come controparte, oltre al governo. Ma occorre anche ricordare che il Comune di Torino ha il controllo della Gtt, che ha la gestione di tutto il trasporto pubblico in città e nell’area limitrofa. Quindi non si può evitare un confronto con il Comune sui tagli al servizio, compreso quello della metropolitana, delle mancate assunzioni, del ricorso agli appalti, dell’aumento del costo  dei biglietti. Per questo la vertenza trasporti, se vuole rilanciare il trasporto pubblico a Torino e in Piemonte, dovrà  misurarsi anche con la giunta Torinese ed il suo Sindaco.

Segreteria provinciale Partito della Rifondazione Comunista