POLITICA- Pagina 682

TAV, MONTARULI (FDI): “SUBITO 2000 POSTI DI LAVORO IN MENO CON IL NO ALLA GRANDE OPERA”

<<Con il no alla tav rischiano fin da subito di perdere il posto circa 2000 lavoratori, 6000 in prospettiva. Sul contratto del loro futuro neanche l’ombra a meno che non ci si arrenda alla disoccupazione e alla morfina del reddito di cittadinanza.>> Così Augusta Montaruli (nella foto) deputato di Fratelli d’ Italia che prosegue:<<Gli italiani vogliono uscire dalla crisi, hanno intenzione di rimboccarsi le maniche e lavorare ma così verrebbero accompagnati nel precipizio. Il no a tutto e’ un falso risparmio perché porta a decrescita e disoccupazione. In centinaia di marce del no ancora nessuno ci ha spiegato come si riuscirebbe a creare gli stessi posti in alternativa. Nella marcia di lotta e di governo di oggi  Di Maio – Salvini risolvano questa ambiguità. Dopo il no dicano anche ai lavoratori cosa faranno domani.>>

Valsusa – Locatelli (Prc-Se): “patetici i tentativi del M5S di salvarsi l’anima”

«Contrordine cittadine e cittadine. Sulla linea ad Alta Velocità Torino-Lione si può e si deve discutere ma niente sospensioni dei lavori come da avvertimento della commissaria ai trasporti Ue Violeta Bulc. M5S e Lega in perfetto stile democristiano hanno infatti scritto nel contratto di governo che intendono impegnarsi a «ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Un artifizio lessicale che tenta inutilmente di mettere in salvo capra e cavoli. Patetici i tentativi online dei M5S di queste ore di stravolgere il significato delle parole. A scanso di equivoci Salvini ci mette il carico: «la maggioranza delle opere pianificate e finanziate andrà assolutamente avanti». Rassicurate le consorterie di affaristi e speculatori che proliferano sulle grandi opere. Per il M5S più che un compromesso con il partner di governo si tratta di una vistosissima retromarcia. Per i cittadini della Valle di Susa si tratta invece di una vera e propria fregatura. Sempre più il patto di governo M5S-Lega si rivela per quello che è: uno specchietto per le allodole che mette in soffitta molte promesse elettorali. La «Valle non si arresta» si legge in una nota che annuncia la manifestazione No Tav di domani da Rosta ad Avigliana, alle porte della Valsusa. La prima manifestazione contro le giravolte e i nuovi inciuci di governo. Rifondazione Comunista ci sarà «contro la realizzazione di grandi opere – come si legge nella nota – utili solo a chi specula sulla loro costruzione»». 

 

Ezio Locatelli segretario provinciale Prc-Se di Torino

 

PSICHIATRIA: VIGNALE (MNS) SUL RIORDINO DELLA RESIDENZIALITA’ PSICHIATRICA

“ANCHE PARTE DEL CENTRO-SINISTRA NON VOTA LA DELIBERA DI SAITTA”

“Questa mattina in IV Commissione l’Assessore Saitta ha portato l’ennesima modifica della Delibera sulla residenzialità psichiatrica, quarta modifica dall’originaria DGR 30 del 2015, per ottenere il parere vincolante per poter assumere in Giunta la delibera”.

 

“Nonostante –dichiara Vignale- sia la quarta modifica, nonostante i tanti ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, ancora oggi l’atto di riordino è assolutamente insoddisfacente. Fino a quando la delibera prevederà di “guarire per delibera” migliaia di pazienti, garantendo loro solo più servizi assistenziali e non cure, non sarà possibile condividerla”.

 

“Questo atto continua a prevedere –continua Vignale- il pagamento della retta da parte di pazienti, famiglie e comuni. E anche se viene “congelato” per tre anni consegna un futuro di incertezza a migliaia di pazienti e famiglie piemontesi”.

 

“Tanta è la contrarietà a questo atto che non solo terzo settore, enti locali, associazioni di pazienti e familiari hanno dovuto ricorrere al TAR, ma questa mattina anche una maggioranza abituata a “ingoiare” le peggiori “riforme” ha –almeno in una sua parte- non condiviso l’atto”.

 

“Sinistra ecologia e Libertà, Articolo 1 e il consigliere Appiano del PD, infatti, hanno votato in dissenso dalla maggioranza chiedendo che alcuni punti (che si allegano) presentati dal PD non diventassero semplici raccomandazioni, bensì si trasformassero in un parere “condizionato”.

Qualora la Giunta non avesse recepito le indicazioni il voto si sarebbe dovuto intendere come negativo.

Il paradosso è che la stessa maggioranza che ha presentato le proposte ha respinto la proposta di una parte dei consiglieri di farle diventare vincolanti, consiglieri che poi non hanno votato la delibera”.

 

“Ovviamente, ancora una volta, conclude Vignale, ho espresso il mio voto convintamente negativo. Ma se tutta l’opposizione, tutti i rappresentanti di pazienti, di imprese, di enti locali sono contrari alla DGR 29 e ora pure parte della maggioranza, non sarebbe semplice comprendere che si è fatto un errore e rimediare ad esso?”

 

Il centro, i cattolici e i centristi

di Giorgio Merlo

Ilvo Diamanti, con l’ormai consueta lucidità e chiarezza, ci dice su Repubblica che il “centro, oggi, non esiste più”. Ovvero, che il paese ha “perso il centro”. Ora, tutti sappiamo che attorno a questo tema si sono scritti negli anni scorsi fiumi di inchiostro. Dopo la fine della Democrazia Cristiana e il tramonto di quel partito che per quasi 50 anni ha rappresentato il perno del sistema politico – anche se era un “partito di centro che guardava a sinistra” – la politica italiana ha intrapreso la strada della democrazia dell’alternanza e del bipolarismo spinto. Anche qui, e’ inutile ricordarlo, individuando proprio nel bipolarismo la panacea di tutti i mali che avrebbe rimosso, quasi d’incanto, le degenerazioni legate al consociativismo, alla eccessiva mediazione e alla tendenza al compromesso. Ingredienti ritenuti decisivi della caduta della prima repubblica e, soprattutto, della decadenza morale della politica italiana. Con l’impegno, a livello pubblico come a livello privato, di demolire tutto ciò che era anche solo lontanamente riconducibile ad una “politica di centro”. E, nello specifico, alla vicenda politica concreta della lunga stagione della Democrazia Cristiana e anche della breve esperienza del Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli e di Franco Marini. Dopo circa 25 anni, e di fronte ad uno scenario pubblico del tutto nuovo ed inedito, da tempo e’ partita la campagna sui grandi organi di informazione di rilegittimazione politica, culturale e sociale del “centro” e delle sue presunte virtù politiche nel nostro paese. E il recente articolo di Ilvo Diamanti non fa che confermarlo. Di norma, lo possiamo pure ricordare, un’opera di rilegittimazione politica che avviene da parte di coloro che l’avevano consapevolmente affossata e liquidata come una stagione definitivamente archiviata e da storicizzare. Oggi, almeno così pare, tutto cambia. Ora, per evitare di fare di tutta l’erba un fascio e tenendo conto della inevitabile evoluzione della politica italiana – o involuzione, a secondo del giudizio che ognuno di noi può dare – e’ indubbio che, come evidenziano non solo Diamanti ma molti altri commentatori come Galli Della Loggia, Panebianco e lo stesso Cacciari, la necessità di riscoprire ciò che ha rappresentato nel nostro paese la “cultura di centro” e’ strettamente intrecciata a quella cultura che va sotto il nome di “cattolicesimo politico”. Perché qui non si tratta di ricostruire grottescamente “il centro” e, men che meno, dar vita ad un “partito di centro”. Semmai, va riattualizzata una cultura politica che, piaccia o non piaccia, non può essere archiviata se si crede in una democrazia parlamentare, in una democrazia rappresentativa e nel pluralismo sociale e culturale. La “cultura della mediazione”, la “cultura del compromesso”, l’arte della “composizione degli interessi”, il riconoscimento del “pluralismo” che caratterizza una società evoluta e composita, la “cultura del buon governo” e la volontà di non “radicalizzare lo scontro politico e sociale” fanno parte di un bagaglio politico, culturale, ideale e programmatico che non rientra nel profilo dei partiti populisti. Di qualsiasi colore siano e a qualunque appartenenza rispondano. Ecco perché dopo il voto del 4 marzo si deve voltare pagina. Non lo dicono solo gli storici detrattori della Dc, del centro, del cattolicesimo politico e dei centristi. Qui nessuno pensa di ricostruire, lo ripeto, una Dc bonsai e nessuno, ancor di più, pensa di di dare vita ad un partito di centro fatto di centristi che assomigliano sempre più ai trasformisti e ai voltagabbana, come l’ultima tornata elettorale ha confermato platealmente per questo scampolo di ceto politico. Al contrario, si tratta di rimettere in gioco un patrimonio culturale e politico che oggi è sempre più richiesto e gettonato. Non per nostalgia o per pura memoria storica ma perché lo richiede la credibilità della nostra democrazia, delle nostre istituzioni e dello stesso sistema politico. Se si abdica a questo compito, il futuro della politica italiana non potrà che essere vittima di una profonda radicalizzazione politica e sociale con ricadute ad oggi inesplorate ed inesplorabili per la tenuta stessa della nostra democrazia.

PD: GARIGLIO, BONOMO, FREGOLENT, MARINO SULLA PROSSIMA EDIZIONE SALONE DEL LIBRO

Ci lascia stupiti e perplessi la dichiarazione della sindaca Appendino con cui annuncia che la prossima edizione del Salone del Libro sarà gestita unicamente dalla Fondazione per la cultura, e questo con il presunto assenso della Giunta regionale.  In questi anni difficili la Regione ha sostenuto in ogni modo e finanziato il Salone del Libro con una somma doppia rispetto a quanto erogato dal Comune, considerandolo un evento culturale di scala non solo regionale, ma nazionale.  Dopo le vicissitudini che hanno colpito l’ente organizzatore, si è parlato per mesi di costruire una  new.co.  Ora leggiamo della volontà della sindaca di gestire e di impadronirsi in toto della manifestazione per le prossime edizioni, avvalendosi di un ente, la Fondazione per la cultura che, nel suo programma elettorale, proprio la sindaca voleva sopprimere.  Questo tema, che investe la principale manifestazione culturale piemontese, dovrà essere adeguatamente trattato nella prossima riunione della maggioranza di centrosinistra che guida la Regione, convocata per il 1 giugno.  Non ci fidiamo ad affidare (il bisticcio è voluto) un evento di questo tipo in mano unicamente ad un’amministrazione comunale che, in questi due anni, si è rivelata fragile, pasticciona e di basso profilo, come emerge dalla gestione della vicenda Teatro Regio.  Il Consiglio regionale su questi temi si è più volte espresso e da queste discussioni si deve ripartire.Il Consiglio regionale non é un bancomat da cui prelevare risorse per poi utilizzarle a mano libera, bensì è l’espressione della comunità piemontese e ha una funzione di indirizzo politico da cui non si può prescindere. Sottolineiamo, inoltre, che se la Regione non comparisse più tra gli organizzatori del Salone, il finanziamento dell’evento potrebbe essere attuato solo attraverso una convenzione pluriennale, che non garantirebbe affatto per il futuro: infatti un nuovo Presidente di Regione, meno attento di quello attuale alle vicende torinesi, potrebbe facilmente sottrarsi dal finanziamento, facendo nuovamente precipitare l’equilibrio finanziario della manifestazione.

Migranti, Tronzano (FI): “Inflessibili con chi viola la legge”

Dopo le aggressioni avvenute al Moi nei mesi scorsi, la protesta in piazza a Rivalta un paio di giorni fa, ora l’episodio del giovane senegalese che alcuni giorni fa a Rivarolo ha aggredito a colpi di pietra e ha minacciato con un coltello un mediatore culturale della Costa d’Avorio. Il ripetersi di questi fatti non è un buon segnale e mette a rischio l’ordine pubblico e l’incolumità delle persone”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale di Forza Italia Andrea Tronzano. “Se nel caso della protesta dei profughi, quelli accertati e non presunti, per un possibile trattamento non consono ai loro diritti è giusto fare le verifiche necessarie, si deve invece essere inflessibili con chi delinque, perché non è accettabile la presenza di chi usa la violenza – aggiunge -. Nella richiesta che presenterò alla Giunta regionale per avere un quadro sulla situazione migranti nelle strutture di accoglienza in Piemonte chiederò anche quanti episodi di violenza e di protesta si sono verificati nel tempo e quali provvedimenti sono stati assunti”.

Spina Reale tra spaccio e degrado, ora voce ai cittadini

Ho chiesto di poter audire in Commissione i diversi portavoce dei residenti, che per Madonna di Campagna chiedono sicurezza e decoro, ma ottengono indifferenza. Chiedono anche pulizia, ma l’Amiat ha un’idea diversa: “Nulla di particolarmente grave, da questo punto di vista”.

Venerdì sera la mia presenza alla “Sesta passeggiata per la legalità”. Oggi la discussione in Consiglio Comunale della mia interpellanza sui problemi di Spina Reale. Nelle prossime settimane, come da mia richiesta, l’audizione in Commissione dei portavoce dei cittadini. Un impegno necessario, dal momento che i diversi problemi del quartiere sono lungi dall’essere risolti. I cittadini vogliono telecamere, chiedono attenzione per il quartiere, pretendono impegno per la sicurezza. Non si può lasciare allo spontaneismo e all’improvvisazione un tema tanto importante: in molti, specialmente di sera, hanno paura a uscire di casa. Madonna di Campagna non era tra le cosiddette “periferie” tanto coccolate in campagna elettorale? Mancanza di sicurezza, mancanza di pulizia, carenza nella manutenzione degli spazi comuni, del verde e degli arredi urbani. Questi i principali problemi della zona. Dall’Assessore Finardi (la cui risposta in Aula, peraltro, comprendeva contenuti prodotti dagli Assessori competenti per le diverse deleghe coinvolte) mi sarei aspettato una replica più precisa e attenta. Mi sono dichiarato non soddisfatto. Amiat e io, in particolare, continuiamo ad avere una diversa percezione dei fatti, o perlomeno una diversa concezione del significato del termine “pulizia”. “In seguito a un recente sopralluogo, Amiat non ha rilevato particolari condizioni di sporcizia, e le foto allegate lo testimoniano”, ha letto in Aula l’Assessore. Evidentemente, io faccio sempre sopralluoghi e foto un attimo prima del passaggio di Amiat, e Amiat un attimo dopo, quando il problema non c’è più.

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Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

SALA ROSSA: “SI RIVEDA IL COMPENSO DEL SEGRETARIO DELLA FONDAZIONE TORINO MUSEI”

Il Consiglio Comunale ha approvato, questo pomeriggio, una mozione presentata dal consigliere Fabrizio Ricca (Lega Nord), che impegna la Sindaca a “dare indicazioni al rappresentante della Città nel Consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei, di porre la questione relativa alla riduzione dello stipendio del Segretario Generale della Fondazione stessa”, prima della pubblicazione del nuovo bando per la scelta del nuovo Segretario. Per Ricca, il provvedimento rappresenta un segnale alla Città che segna l’inizio del cambiamento di politica sul sistema culturale torinese.Massimo Giovara (Mov5Stelle) ha espresso un giudizio favorevole sull’atto sottolineando come in momenti di difficoltà, come quello vissuto dalla Fondazione, sia facile tagliare sul personale, meno sugli stipendi dei vertici. Quando si parla di comunità, ha evidenziato, occorre fare appello anche alla solidarietà.E leonora Artesio (Torino in Comune – La Sinistra) considera ipocrisia un tale provvedimento con una modalità di consenso non ascrivibile all’oggetto della mozione ma riferita a un nuovo clima politico che si sta creando. Un provvedimento simile, ha affermato, ha senso solo nell’ambito di un quadro generale di riduzione dei costi degli stipendi dei vertici di tutte le fondazioni culturali torinesi.La mozione ha ottenuto 23 voti a favore e 1 astenuto.

www.comune.torino.it

Nuovo governo: quanti oceani tra il dire e il fare

In attesa del nuovo premier in arrivo tra poche ore formulo una tesi politicamente ardita: con la formazione del governo e della maggioranza i vincitori sono Berlusca e Renzi. Proprio cosi. Il nostro zio Berlusca è quasi simpatico. Con il bel faccione che dopo le consultazioni con il Presidente della Repubblica ” ha fatto il direttore d’orchestra ” ricordando a Salvini che i soldi per la campagna elettorale li ha garantiti lui. E il fiorentino ” maledetto “, il Matteo nazionale che elegantemente continua: il Pd è roba mia. Poi sicuramente il Giggino Di Maio –  oserei dire faccia di tolla – che afferma: io al Berlusca comincio a volergli bene. Non ho mai posto il veto su di lui. Ma si sa, il bene della Patria è al di sopra di tutto. Vogliono il governo… ed un governo avranno. Perché questi due mesi di schermaglie? Trattavano sottobanco. Semplice, no? E la rivoluzione grillina si infrange contro gli scogli del realismo politico. Con il Renzi che sincerava con il centro destra … fate pure l’accordo con i pentastellati. La ” componente di sinistra ” ne esce un po’ malconcia, ma Parigi val bene una Messa. Per ora i deputati e senatori l’hanno ” sfangata”. Lo stipendio è assicurato. Per fare che cosa? Non corriamo. Prima si trova l’accordo sulle poltrone, poi si vede cosa fare o più realisticamente che cosa non fare. Ad oggi una sola cosa è certa : nessuna legge sull’ incompatibilità. Lo ” psico nano “come lo chiama Grillo l’ha posta come condizione . E visto che non si vive solo di companatico, a  Forza Italia tutte le presidenze delle commissioni, in particolare quella di Garanzia, storicamente appannaggio delle opposizioni.  Del resto si asterranno e sono ” virtualmente ” delle opposizioni. Non me ne vogliano i napoletani ma un po’ di sceneggiata napoletana non guasta. Obbiettivo finale fare sgonfiare il fenomeno pentastellato. Del resto é già avvenuto a Torino come a Roma. Se li conosci li eviti. Trattive iniziate. Ed i grillini:  vedete che siamo diversi. Noi solo contratto alla tedesca. Balle. Stanno discutendo sui ministeri e soprattutto sul premier con Mattarella gentilmente vigile che rassicura gli italiani: non faranno quelli che vogliono loro. Con Di Maio improvvisamente europeista Salvini che sostiene: io ” ci voglio bene alla Merkel”.Tutto cambia repentinamente, senza soluzione di continuità. La coerenza è un retaggio del passato. E in  Piemonte? Aspettano tutti l’evolversi degli eventi nazionali. Qualcuno di  Forza italia che non si riconosce appieno sottolineando che ” il Cavaliere è e sarà sempre nostro Leader”.  Ora anche con la riabilitazione per il Berlusca la santificazione è fatta. I Leghisti contenti di ” aver trovato sulla loro strada” Matteo Salvini alias il Capitano. E come dice nonno Libero … e ho detto tutto. Terzo polo. Chiampa getta la spugna. Congresso rinviato : non avete più bisogno di me. Ma se mi ascoltate, cari piddini, é proprio del congresso che avete bisogno.  Ed alla maniera del principe Tancredi si fa finta di partire affinché nulla cambi. Questo non vuol dire che nel Pd non si discute.  Ma il ” confronto” avanza via web. Sui social o WhatsApp. Si scrive, si scrive, si dice. Tanto non si approda a nulla. Tanto le scelte spettano ad altri. E Torino guarda a Milano e Roma. Guarda e subisce in silenzio. Una ultima personale curiosità: ci saranno ministri e sottosegretari della nostra regione? E quanti saranno i ministeri? Nell’ultimo governo Prodi furono 103, compresi i sottosegretariati. Record assoluto. Qualcosa mi dice che stavolta saranno di più.  Con i pentastellati che dicono: se noi facciamo un accordo politico si chiama contratto di governo. Con Pd e Berlusca un accordo inciucio.  Potenza delle parole. Ma, dicevamo, più che una vittoria di Salvini e Di Maio mi sembra una vittoria di Berlusca e Renzi..  Ed ancora speriamo in Mattarella che, vigilando, tenga freno a questi scalmanati. L’ha già fatto, osservando che ministri antieuropei è meglio non proporli. Sarebbe imbarazzante con un’ Europa più forte di noi. Sapete perché? Ha evitato il fallimento dell’ Italia. Vedremo a settembre quanti soldi si incasseranno dalla prima rata della rottamazione delle cartelle esattoriali. E dalla flat tax al reddito di cittadinanza quanti oceani ci sono tra il dire ed il fare. Anche per far cantare messa ci vogliono dei soldi.
Patrizio Tosetto

In attesa di una stagione migliore per andare in bici

Mi sembra di essere tornato indietro di un po’ di anni, quando andavano di moda  i cineforum.  Presentazione degli autori, proiezione.. .e poi dibattito. “Roma  golpe capitale”, presentato anche a Torino,  non è un film di orientamento politico, bensì di informazione su come sono andate le cose a Roma con la Giunta Marino. Di come é andata la defenestrazione del sindaco, scelto perché il più votato alle primarie del pd e cacciato dal suo stesso partito. Golpe? Come sostiene il mio amico Roberto Tricarico il golpe si è realizzato portando i consiglieri comunali del pd da un notaio per formalizzare la destituzione. Appunto, un moderno golpe. Senza spargimento di sangue ma pur sempre un golpe che non ha fatto bene alla nostra ancora fragile democrazia. Roma capitale del mondo, Roma irrevocabilmente ferita. Sempre sull’orlo del baratro. Un golpe che ha  aperto la strada  ai grillini che  hanno completato l’opera del disastro totale. La giunta Marino colpevole di aver tentato di arrestare il disfacimento. Vado con ordine. Inizialmente con stupore. Il film inizia a Philadelphia. Qui è ritornato Ignazio Marino come chirurgo affermato. Poi una correlazione di immagini tra presente e passato tra Roma e Philadelphia . Con l’unica ” deviazione” nella nostra città, nel bar Roberto di via Garibaldi angolo via della Consolata, dove lavora Roberto Tricarico ex capo di gabinetto del sindaco. Al vertice del potere . Più volte senza rimorso o rimpianto mi ha detto: “potevo “riciclarmi” a Roma. E’ una città affascinante, avvolgente. Ma ho una dignità che mi ha portato a ricominciare da dove ero partito”. Ora il bar è diventato un punto di riferimento della malconcia sinistra torinese.
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Tante le suggestioni. La sintesi mi impone di selezionare. Prime fra tutto, le cifre. Alemanno diventa sindaco con 23 miliardi di euro di debiti. Il governo di Berlusca accolla il debito allo stato spalmando 500 milioni di euro all’ anno. In poche parole, da allora paghiamo tutti il debito di Roma. Ma non basta . Dopo 5 anni di giunta Alemanno il debito è di 898 milioni. Qui la prima “colpa”: arginare le perdite. Seconda “colpa”: voler combattere la criminalità organizzata e corruzione ” latino americana”, anche con la scelta di un assessore alla legalità. Marino (penso anche con la mediazione di Tricarico) chiede un consiglio a Giancarlo Caselli che gli propone Alfonso Sabella, magistrato impegnato contro le mafie, emarginato perché non guardava in faccia a nessuno. Terza ” colpa”: prima di tutto Roma.  E nel scegliere i siti per ospitare le olimpiadi non assecondare gli interessi economici di Caltagirone. Quarta “colpa” : diritti civili, infastidendo la Chiesa e “sposando ” senza copertura legislativa persone dello stesso sesso. La reazione degli avversari? Giocare sporco manomettendo i computer, ad esempio per i permessi per l’accesso alla zona centrale di Roma della  Panda del sindaco.  Orchestrando azioni giornalistiche denigranti. Logorandolo anche sul piano psicologico. E poi trovando nel Pd di Matteo Renzi il killer. Altro esempio, l’appoggio di Renzi a Malagò molto arrabbiato con Marino perché non condivideva i siti scelti dal Coni. Mi rimane il dubbio: si è persa una battaglia o la guerra?  Tra le immagini finali del film Roberto Tricarico è ripreso con una bici al muro. E con gentile garbo dice: ho smesso di andare in bici. Non definitivamente.  Aspetto una stagione migliore per tornare ad inforcarla.  Evidente la metafora.  Gli ho telefonato dicendogli che sono pessimista sul ritorno della bella stagione.  Speranzoso di sbagliarmi. E un modo di non arrendersi è anche andare a vedere il film.
Patrizio Tosetto