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Ezio Locatelli (Prc): “900 morti per inquinamento atmosferico a Torino gridano vendetta”

traffico“Mancanza di qualsiasi piano di prevenzione”

Il dato è talmente drammatico che non sono più ammesse prese in giro. Per chi vive a Torino, stando agli ultimi dati Arpa, l’inquinamento atmosferico è causa di novecento morti all’anno, “morti evitabili” se solo si rispettassero i limiti di inquinamento fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi limiti sono ampiamente superati a Torino il cui primato è di essere la città con i maggiori indici di inquinamento atmosferico d’Europa. Una situazione non più tollerabile al pari di tante chiacchiere a vuoto o peggio ancora di interventi o provvedimenti che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. In tutta evidenza il problema delle emissioni inquinanti è principalmente un problema di crescita abnorme del traffico su gomma e dell’incenerimento dei rifiuti a fronte del quale a nulla valgono gli interventi all’insegna dell’emergenzialismo. Tanto meno lo stato di degrado ambientale può diventare l’occasione, così come adombrato dall’amministrazione comunale a guida M5S, per elargire in maniera selettiva incentivi a favore del rinnovo del parco automezzi dei piccoli imprenditori. Una vera e propria presa in giro! C’è un’unica possibilità per migliorare lo stato di salute ambientale: incentivare e potenziare tutte le forme di trasporto collettivo e pubblico, varare un piano per il recupero dei rifiuti che metta fino alla politica dell’incenerimento e dell’inquinamento atmosferico, maggiori controlli sulle diverse forme di inquinamento industriale, una politica di risparmio e di efficientamento energetico a cominciare dagli edifici pubblici. Finora non è stato fatto pressoché nulla in questo senso.

 

Ezio Locatelli

segretario provinciale Prc

Ruffino: “Le nostre montagne ritrovino lo smalto olimpico per il rilancio economico”

olimpico arco“Il marketing territoriale e turistico, abbinato a strategie di rilancio anche occupazionale è certamente un elemento importante per evitare la desertificazione delle nostre montagne e delle nostre valli. Abbiamo un  prezioso patrimonio paesaggistico, storico e culturale che richiede politiche turistiche condivise tra le amministrazioni locali: queste non devono muoversi singolarmente ma fare sistema, collaborare con le realtà private e aprire gli orizzonti per attrarre nuovi flussi turistici “.

ruffino6E’ il commento della vicepresidente del Consiglio regionale e presidente della Consulta regionale europea, Daniela Ruffino (FI), a margine del convegno dell’Uncem  sul marketing territoriale, tenutosi a Susa.

“La crisi sta decimando le attività commerciali e non è certo accettabile che in decine e decine di Comuni non esista più un negozio. E’ quindi da apprezzare pienamente l’iniziativa di Uncem che pone il problema di superga montagna antonio colucciavalorizzare l’economia locale. Per competere dobbiamo puntare su ciò di cui disponiamo, ad incominciare dalla qualità dei nostri prodotti alimentari e artigianali, dalla tradizione dell’accoglienza alberghiera, dalla nostra storia enogastronomica”, aggiunge la presidente della Consulta Europea, che sottolinea l’opportunità di “intercettare con campagne di comunicazione i flussi turistici che gravitano su Torino, per portarli a conoscere le  nostre montagne, sia d’inverno, sia d’estate”.

montagnapiemonte“Anche la Consulta regionale si rende disponibile fin da ora al dialogo con gli amministratori del territorio, per creare un’interfaccia con le istituzioni europee, così da individuare possibili progetti transfrontalieri ai quali i nostri territori potrebbero aderire.  Non dobbiamo pedere lo smalto olimpico che le nostre montagne hanno conquistato nel 2006, diventando note in tutto il mondo. Per essere competitive – conclude Ruffino  – le località turistiche delle montagne torinesi devono puntare sulla professionalità, sull’attenzione nei confronti del turista e su un’accoglienza strutturata e non improvvisata. Solo così il turismo potrà diventare motore per creare nuove attività e nuovi posti di lavoro”.

Con la sinistra sociale torna la politica nel Pd?

merlo giorgioUno dei tanti problemi che affliggono il Pd e’ come coltivare e praticare un autentico pluralismo politico e culturale al suo interno. O meglio, per dirlo con parole piu’ comprensibili, come battere le cosiddette correnti di potere, o bande organizzate per essere ancora piu’ precisi, con le correnti di pensiero. Un vecchio tema caro alla politica italiana. Del resto, anche nella prima repubblica gia’ si parlava delle correnti di potere e di quelle di pensiero. Ma il degrado che attualmente caratterizza la politica italiana, soprattutto nei grandi partiti, e’ frutto anche della sostanziale assenza di ogni forma di confronto politico al suo interno. Un confronto che e’ sostituito solo da una sorda e spietata lotta per il potere dove le aggregazioni – o le tradizionali correnti – che si formano sono soltanto il prolungamento di potere di singoli esponenti e pure etichette inventate per la conquista del potere. Zero pensiero, per dirla con Mourinho. Una sommatoria di tatticismi, di posizionamenti, di equilibri contingenti attenti prevalentemente, se non esclusivamente, alla ricerca e alla conquista di quote di potere. Di qui la progressiva scomparsa dell’elaborazione e della progettualita’ politica. E di qui, di conseguenza, il prevalere della cortigianeria, del servilismo, del gregariato e dell’esaltaItazione del “capo”. E’ persin scontato che, in pd manifestoun quadro del genere, la politica ne esce sconfitta e chi cerca di invertire la rotta viene bollato e visto quasi come un visionario se non come un personaggio che si rifugia nell’astrattismo o, nel migliore dei casi, nella sola testimonianza. Ora, l’iniziativa organizzata sabato scorso a Roma da Gianni Cuperlo che ha dato vita nel Pd ad un’area, la cosiddetta “sociale e culturale”, puo’ rappresentare un punto di svolta per l’intero partito. Un inizio politico che puo’ introdurre, questo si’, una vera discontinuita’. Ma non quelle discontinuita’ che vengono annunciate a giorni alterni e poi sono, di norma, nient’altro che il solito minestrone di potere gia’ visto e sperimentato mille volte. E questo a prescindere dalle singole, e legittime, posizioni politiche all’interno del partito. Perche’ il vero problema, almeno per quanto riguarda il Pd che continua ad essere, piaccia o non piaccia, quasi l’unico partito che crede nel pluralismo politico e culturale al suo interno, e’ che quando decolla un vero confronto politico e’ l’intero partito ad uscirne vittorioso. E questo perche’, quando prevale la politica e la sua progettualita’, il tatticismo e la ricerca del mero potere sono destinati ad uscire di scena o comunque ad essere marginali. Sotto questo profilo il convegno di sabato scorso che si e’ tenuto al Nazareno e’ di buon auspicio. Non solo per la rinata “sinistra sociale e culturale” del Pd ma, si spera, per l’intero partito. E, per quel che conta, forse anche per la politica italiana. 

Ius soli, Monica Cerutti: «Subito l’approvazione in Senato. Lo stop non sia baratto politico»

cerutti«È inspiegabile che una norma di civiltà come la legge sullo Ius soli sia bloccata al Senato da più di un anno. Come è stata approvata già alla Camera, allo stesso modo deve avvenire al Senato portando a termine l’iter per l’approvazione della legge. Si tratta di un atto al quale il nostro Paese non può sottrarsi» – così Monica Cerutti, assessora REGIONE PALAZZOall’Immigrazione della Regione Piemonte, ha commentato il sit-in permanente del movimento Italiani Senza Cittadinanza. «Si tratta di cittadini e cittadine che rivendicano un proprio diritto. Sono figli/e di genitori stranieri nati in Italia che chiedono di poter legittimare il proprio percorso di inclusione. Questa legge sarebbe uno strumento valido per permettere alle nuove generazioni di sentirsi parte di una comunità e allontanarle anche da eventuali pericoli di radicalizzazioni» – ha continuato Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte. «Deve però essere chiaro che: lo stop in Senato della legge sullo Ius soli non può essere uno strumento di baratto politico per facilitare il percorso di una nuova legge elettorale» – ha concluso Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte.

Le risorse per i territori tra Bilancio italiano e Budget Europeo

ZANONI INCONTRO“Piemonte 2017 – Le risorse per i territori tra Bilancio italiano e Budget Europeo” è il tema dell’incontro promosso dalla senatrice pd Magda Zanoni, al quale interverranno   Sergio Chiamparino, Presidente Regione Piemonte, e Daniele Viotti, Eurodeputato della Commissione Bilancio Parlamento Europeo. L’iniziativa si svolgerà sabato 11 febbraio alle ore 10.45 presso il Circolo dei Lettori di Torino.

Arriva il Polo Sovranista

botta marco alemannoCinquecento iscritti in Piemonte nei primi 10 giorni di vita, oltre 100 delegati all’Assemblea congressuale regionale, una trentina di delegati in partenza per Roma per il congresso Nazionale del 18-19 febbraio. Questi i numeri del nuovo movimento politico per ora denominato Polo Sovranista ,tenuto a battesimo domenica da due protagonisti della politica Nazionale quali Gianni Alemanno e Francesco Storace, già Ministri e Presidenti di Regioni o Sindaci della Capitale. Alla manifestazione hanno partecipato i segretari regionali di tutti i partiti del Centro Destra. Da Zanetta (Direzione Italia) a Barosini (UDC), da Vigna (Lega Nord) a Carmagnola (CDU) per finire con Vignale (FI) e ha visto la presenza dei referenti piemontesi, Alessandro Bego, l’ex capogruppo di An in regione, Ennio Galasso,  e l’ex consigliere regionale Marco Botta.

Massimo Iaretti

Comune, Osvaldo Napoli: “Conti sballati, amministrazioni Pd e M5S incompetenti”

napoli osvaldoLa storia infinita dei conti comunali sballati sta superando ogni limite: dopo la segnalazione della Corte dei Conti, c’è davvero da domandarsi: eravamo  prima e siamo governati ora, da incompetenti? Se è vero che le rate dei mutui Gtt e InfraTo sono state solo parzialmente saldate nel 2014, quando governava Fassino, risulterebbe che neanche la Giunta pentastellata abbia versato la quota prevista. Un modo di fare i conti quanto meno comune municipioraffazzonato sia da parte dell’amministrazione Pd, sia da parte di quella M5S. Il Comune è come una grande azienda. Se in una impresa la gestione dei conti fosse così improvvisata e imprecisa – e mi riferisco sia alla gestione Fassino, sia a quella iniziale di Appendino – i responsabili sarebbero licenziati. Il problema è che a pagare sono sempre i cittadini che si trovano già alle prese con una crisi economica preoccupante e con la relativa disoccupazione. Pd e M5S hanno dimostrato e stanno dimostrando il fallimento politico delle loro amministrazioni. La sindaca Appendino riferisca in Consiglio comunale e spieghi ai torinesi come intende reperire i 30 milioni necessari, senza penalizzare i servizi e senza metter le mani nelle tasche dei cittadini.

Osvaldo Napoli

Orfani di femminicidio: più banca dati e fondo dedicato

CERUTTI«Non possiamo e non dobbiamo dimenticarci degli orfani delle vittime di femminicidio. Anche loro sono vittime perché perdono, in modo differente, entrambi i genitori e le istituzioni devono stare loro vicino. I modi per farlo ci sono» – così Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte, ha annunciato che porrà il tema sul tavolo della Cabina di regia nazionale contro la violenza sulle donne.

La soluzione che prospetta l’assessora regionale Monica Cerutti è quella di intervenire sul Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere: «Ci sono due strade da percorrere: ampliare la banca dati che è prevista tra gli obiettivi del piano implementandola con le informazioni relative a quelli che vengono definiti “orfani regione giuntaspeciali”; prevedere l’istituzione di un fondo esclusivamente dedicato ai figli e alle figlie delle vittime di femminicidio. Mi impegno a presentare queste due proposte alla prossima seduta della Cabina di regia nazionale contro la violenza sulle donne».

«I dati a nostra disposizione dicono che negli ultimi dieci anni i femminicidi avrebbero prodotto ben 1.600 orfani. L’implementazione della banca dati ci permetterebbe di avere un monitoraggio puntuale della situazione in modo da agire a livello legislativo, anche con l’istituzione del Fondo loro dedicato. Come Regione Piemonte sensibilizzeremo le realtà locali nel sostegno ai figli e alle figlie delle vittime di femminicidio, sapendo che molti interventi sono già in campo» – ha concluso Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

Telefonia, Ruffino (FI): “Il Piemonte non può perdere altre aziende”

tim“Il tasso di crescita delle imprese piemontesi, in calo per il quinto anno consecutivo, è in controtendenza rispetto alla situazione nazionale in leggera ripresa. Ma evidentemente non c’è limite al peggio se, ogni giorno, si verificano casi di realtà imprenditoriali importanti che rischiano di lasciare a casa i lavoratori a causa della crisi e dell’inconsistenza delle politiche del lavoro da parte delle istituzioni. Un settore in difficoltà è quello della telefonia e i dipendenti di Tim, Vodafone, Comdata e altre aziende manifestano proprio in queste ore mettendo in evidenza come temano la riduzione di ferie e permessi, il demansionamento di livello e diverse riduzioni di costi del personale. Gli enti – Comune di Torino e Regione in primo luogo – non possono restare inerti di fronte a un continuo declino dell’economia e del lavoro sul nostro territorio.”

E’ quanto afferma Daniela Ruffino (FI), vicepresidente del Consiglio regionale del piemonte, che sullaruffino6 vicenda delle aziende del settore telefonico ha predisposto un question time da discutere nell’aula di Palazzo Lascaris.
“Cosa intende fare la Regione per non perdere altri posti di lavoro?,” chiede Ruffino alla Giunta regionale. E aggiunge: “I lavoratori Tim in particolare evidenziano con preoccupazione come  la soppressione della contrattazione di secondo livello possa costituire un  precedente negativo per  tutte le aziende italiane.Ma soprattutto  desta timori il piano di accentramento aziendale che prevederebbe trasferimenti di personale a Roma anche dalla sede torinese”.

“Sarebbe un depauperamento della sede torinese – osserva Ruffino – oltretutto immotivato, visto che è stato avviato, come spiegano i lavoratori stessi, il progetto Smart Working, che con reg lascarispermette loro di lavorare da casa alcuni giorni. Che si tratti di una “manovra” per mascherare esuberi e dimissioni di quei dipendenti che non potranno adeguarsi alla nuova realtà prospettata?”
“Si tenga conto, inoltre,  – sottolinea la vicepresidente del Consiglio piemontese – che i lavoratori Tim stanno già pagando una riduzione di stipendio per il contratto di solidarietà”.

“La situazione della telefonia e quella complessiva dell’economia piemontese – conclude Ruffino – impongono alle istituzioni di Torino e del Piemonte di attivarsi con urgenza per tornare a fare del nostro territorio un  polo di attrazione di attività e funzioni. Se Tim o Vodafone seguono la propria strategia aziendale, gli enti siano in grado di  costruire una strategia valida per Tim, Vodafone e per tutte le altre imprese. Perchè ciò avvenga serve un progetto condiviso tra Regione, Città di Torino e Città metropolitana. Altrimenti saremo  condannati alla desertificazione territoriale”.

Ricercatori precari, Grimaldi (SEL): il Governo riconosca i diritti di questi lavoratori

GRIMALDIIl Capogruppo di SEL Marco Grimaldi ha presentato in conferenza stampa un ordine del giorno, sottoscritto insieme ai consiglieri Andrea Appiano (primo firmatario) e Domenico Rossi, per aprire un’interlocuzione con l’Università sul piano per il reclutamento – che attualmente dovrebbe prevedere solo 80 ricercatori a tempo determinato di tipo A – e mandare un segnale al Governo per cambiare la condizione dei precari dell’università.Dopo la Legge 240/2010, che precarizzò e complicò drasticamente il percorso di avanzamento di carriera per ricercatori e docenti universitari, introducendo diverse tipologie di contratti di lavoro precario per i dottori di ricerca (l’assegno di ricerca, i contratti di ricerca a tempo determinato di tipo A e B), vi è stata un’ulteriore proliferazione di forme contrattuali a termine, più svantaggiose per i ricercatori ma meno onerose per gli atenei (la borsa di studio e la borsa di addestramento alla ricerca, la docenza a contratto, il contratto di prestazione occasionale, il contratto di prestazione d’opera, il contratto di collaborazione esterna).

campus universita 1La scarsità di nuove assunzioni, contestualmente al pensionamento di numerosi docenti a fine carriera, peggiorerà ulteriormente il rapporto studenti/docenti (tra i più sbilanciati d’Italia) con inevitabili ricadute negative sulla qualità della didattica e della ricerca. Eppure l’Università di Torinouniversità vive grazie alla collaborazione di molte centinaia di ricercatori e ricercatori precari, assegnisti di ricerca, borsisti e docenti a contratto i cui compensi sono spesso decisamente bassi.

“Ci ricordiamo bene la famigerata riforma Gelmini” – dichiara Grimaldi – “perché in quegli anni molti di noi erano lì, fra i precari che organizzarono la protesta, la ricerca in piazza, lo sciopero della didattica non retribuita, e fra gli studenti che con loro salirono sui tetti dell’Università. Come ben sappiamo, nessun Governo successivamente si è sognato di rivedere quella ‘riforma’ e invertire la rotta del disinvestimento nella ricerca e della precarizzazione degli atenei. Perciò non si tratta solo di rivolgersi all’Ateneo perché utilizzi le risorse disponibili per assumere quanti più ricercatori possibile: non è più campus universita 2rimandabile un investimento straordinario del Governo nella ricerca, che aumenti i fondi ordinari di enti e atenei e finanzi un piano consistente di immissioni in ruolo. E poi c’è il tema gravissimo della mancanza di qualsiasi ammortizzatore sociale per dottorandi, borsisti e assegnisti, che non accedono alla DIS-COLL. Peggio ancora: nel decreto “Milleproroghe” 2017 (DL 244/2016) non viene rinnovata neanche ai titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto. Nel corso del 2017, migliaia di ricercatori precari vedranno chiudersi ogni possibilità di proroga del contratto di assegno di ricerca e si ritroveranno senza alcun sostegno di disoccupazione dopo aver lavorato per anni e aver regolarmente versato i contributi all’INPS. Ben sappiamo che, mentre la Carta Europea dei Ricercatori – sottoscritta anche dall’Italia – riconosce dottorandi e assegnisti come professionisti ad alto livello di formazione, il Ministro Poletti non li considera nemmeno lavoratori. Non è un bell’incentivo a forme di sfruttamento all’interno delle università?”