POLITICA- Pagina 623

Tav, la sintesi tra sì e no non esiste

Matteo Salvini nervosetto. Appare spavaldo come suo solito. Sono i tempi, che per lui e per la Lega (anche) del Piemonte non collimano. Di fatto con i suoi che sul Tav gli sono addosso. Poi l’Europa e i francesi che non hanno più voglia di aspettare i comodi di Giggino e non fanno distinzioni tra le forze che compongono il governo
Come non fanno distinzioni tra chi governa e lo Stato. Questa non è una puntualizzazione da poco. E il torinesissimo architetto  Mario Virano vola dal Presidente del Consiglio Conte precisandogli che la sua presenza è dettata da cortesia istituzionale.  Istituzionalmente risponde anche a Francia ed Europa e in Italia al Presidente della Repubblica che sta facendo di tutto per salvare il salvabile. Sergio Chiamparino in Regione assume  Paolo Foietta,  ex commissario . L’ Ance Piemonte querela Di Battista e le Madamine riconvocano un’altra manifestazione. Il prof Ponti, presidente della commissione, quando paga l’ Europa dice che la Tav si deve fare.  Quando paga Toninelli (con i soldi nostri) dice che la Tav non s’ha da fare. Conte si porta i suoi esperti, Salvini i suoi e Di Maio “vedo gente, faccio cose”.Chiampa e centro destra si contendono all’ ultimo voto le elezioni in Piemonte.  Giachino ricordando sempre Cavuor mi sembra lentamente tagliato fuori. Almeno in questo caso il centro destra è in stato confusionale. Con tutte le organizzazioni di categoria sindacali che chiedono a Matteo Salvini: che stai combinando? Non ti seguiamo più. Con i pentastellati neppure considerati. Eppure artigiani, industriali, commercianti sia in Piemonte come in Lombardia hanno considerato positivamente la Lega.
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E Chiara Appendino è affranta dalle mafiose minacce degli anarcoidi teppistelli di quart’ordine, sempre comunque pericolosi. Loro non sono un problema politico. Sono un problema di ordine pubblico. Ma Chiara è anche basita dal comportamento di parte dei suoi che si sono voltati dall’ altra parte e anche per Lei non è un bel vivere.  Viale e opposizione manifestano sotto il municipio solidarietà morale e politica alla Sindachessa. Come non ricordare quando le minacce erano rivolte a quelli del PD ed esponenti delle sinistra sbrindellata ironicamente dichiaravano: capita, o con consumata malvagità sostenevano che erano pro Tav solo per farsi pubblicità politica fin tanto da inventarsi minacce e attentati. Continuano le miserie umane. Sulla Tav si sono rotti rapporti di amicizia e sodalizi politici.  Troppa acrimonia e odio. Ma una parte sembra proprio non accettare. Non accettare la conclusione di un’ opera che non dipende solo dall’Italia o dalla Val di Susa. Nel non accettare vale di tutto, anche la ritorsione. Il movimento No Tav stava scomparendo di fronte all’evidenza dei fatti. Il governo pentastellato ha d ringalluzzito tutto e tutti, compresi  gli atti di violenza. Con il paradosso della complicità dei leghisti che sono sicuramente un partito d ordine. Contraddizione evidente. Con questo non voglio automaticamente dire che tutti i No Tav sono violenti. Ma fare i conti politici sì. E per l’ ennesima volta Giggino viene smentito dai fatti. Conte ha mandato una lettera a Telt autorizzando gli appalti. Con la salvaguardia. Un elegante modo per affermare che si potrà anche chiedere delle modifiche al progetto originario. Salvini ha sostenuto di avere la testa più dura di Di Maio che giudicava questo atteggiamento infantile.
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Forse ma per ora (ancora) un punto a favore del milanese sul campano.  Concretamente i lavori vanno avanti . Persino il sindaco di Venaus, storico No Tav, propone comunque di andare avanti ponendo una modifica del progetto originale. Altro passo in avanti ma non giudicato sufficiente per tranquillizzare i pro Tav. Per i contrari, mi sa che non è un problema di merito. Tanta e fin troppa ideologia. Ma è difficile se non impossibile dialogare con chi ne fa una questione di carattere ideologico. Il confronto generalmente sfocia o in una mediazione o in sintesi tra tesi ed antitesi. Difficile trovare mediazione o sintesi tra il no e il sì  Anzi, impossibile, visto che in natura come in grammatica non esiste. Aspettiamo le reazioni a questa novità della lettera. Altro capolavoro della ” trasparenza” grillina.  Dimostrazione pratica che dal dire al fare c’ è  di mezzo l’ oceano. Se hanno ragione le indiscrezioni giornalistiche di una richiesta Italiana all’Europa e Francia di ridiscutere tutto il progetto, sono sicuro che la richiesta verrà rispedita al mittente. Con la Francia che si chiede cosa c’ entra la vecchia Italia che ha dato i natali a Leonardo da Vinci. Ma aspettiamoci anche locali reazioni di violenti e affini che reagiranno sicuramente. Per loro confusione e violenza vanno di pari passo. E sullo sfondo lo spauracchio del referendum.  Effettivamente è la prima volta nella storia dell’unità d’ Italia che il Piemonte si trova così in difficoltà.
Patrizio Tosetto

Droghe, Manfredi (Radicali Italiani): "dov’è il disegno di legge annunciato tre giorni fa da Salvini?"

“Si è accorto che dovrebbe cancellare decreto firmato da leghista Roberto Castelli?”
Tre giorni fa il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato in pompa magna, assieme ai capigruppo leghisti di Camera e Senato, un disegno di legge che, così ha dichiarato, “abolirà la modica quantità” di sostanza detenuta, che rappresenta il confine fra consumo personale e spaccio.
Siamo ancora in attesa del testo del provvedimento. Non è una cosa seria.
Avanziamo due ipotesi sul ritardo. La prima è che qualcuno abbia
informato Salvini di due fatti accaduti negli ultimi 30 anni: la
“modica quantità” è stata abolita 29 anni fa dalla legge n. 162/1990
sedicente “Iervolino/Vassalli/Craxi”; attualmente è in vigore in
materia un decreto dell’11 aprile 2006 del ministro della Salute di
concerto con il ministro della Giustizia, che ha fissato il “limite
quantitativo massimo riferibile ad uso esclusivamente personale” (le
quantità – in principio attivo – sono stabilite in 500 mg per la
cannabis, 250 mg per l’eroina, 750 mg per la cocaina); oltre quel
limite si è considerati spacciatori e si deve provare in tribunale di
non esserlo (cosiddetta “inversione dell’onere della prova.
Il grosso problema per Salvini è che l’11 aprile 2006 il ministro
della Salute era Silvio Berlusconi (che svolgeva le funzioni sia di
premier che, ad interim, di ministro) e che il ministro della
Giustizia era il leghista Roberto Castelli.
Quindi, se Salvini vuole abolire il “limite quantitativo massimo”
attualmente in vigore, deve sconfessare l’operato di un governo di
centro-destra di cui faceva parta a pieno titolo la Lega.
La seconda ipotesi, che può essere complementare alla prima, è che
Salvini si sia accorto, seppure in ritardo, che in Italia fare il
“campione della lotta alla droga” (qualunque cosa significhi) porta
sfiga. Ha portato sfiga a Bettino Craxi, responsabile del
peggioramento della legislazione proibizionista alla fine degli anni
‘90 del secolo scorso (in parte mitigato dal referendum radicale del
1993); ha portato sfiga a Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi,
responsabili dell’ulteriore peggioramento attuato con la legge n.
49/2006 (fatta passare in Parlamento in modo surretizio, ben nascosta
in un decreto-legge dedicato alle Olimpiadi Invernali di Torino), in
parte mitigato dalla sentenza della Consulta n. 32 del 12-25 febbraio
del 2014. Sotto a chi tocca …
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Giulio Manfredi (Giunta Radicali Italiani)
 

Castelli: “Felice che il Governo sostenga la candidatura di Torino per le ATP Finals”

“Sono molto felice che come Governo si sia deciso di sostenere concretamente la candidatura di Torino per ospitare le Atp Finals di tennis dal 2021 al 2025. Infatti è stato redatto e firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che garantisce i 78 milioni necessari per presentare la candidatura. Il nostro impegno nasce dalla consapevolezza che si tratta di un investimento sostenibile e di un’occasione di sviluppo che non possiamo negare a Torino, al suo hinterland, all’Italia e agli amanti del tennis. Nelle ultime settimane ci siamo impegnati al massimo per riuscire a garantire alla città di Torino i fondi necessari e i tempi stretti rendevano assolutamente necessario un impegno diretto dell’Esecutivo e del Presidente del Consiglio”. E’ il commento del sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, sulla candidatura di Torino per le ATP Finals.

Quagliuzzo, il sindaco scrive a Salvini: "Troppi tagli alle risorse del Comune"

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Quagliuzzo è un comune, della Città Metropolitana di Torino, sito in Pedanea, a pochi chilometri da Ivrea. Con i suoi 340 abitanti appartiene alla fascia dei piccolissimi comuni con tutte le problematiche che li accompagnano

Ernesto Barlese, al centro, con la giunta comunale

Il sindaco Ernesto Barlese, alla guida del paese dal 10 giugno dello scorso anno ha scritto al ministro dell’Interno Matteo Salvini per rappresentagli quello che è un problema per tanti enti locali delle sue dimensioni, il taglio dei trasferimenti dallo Stato. Questi sino al 2013 ammontavano a circa 126mila euro, nel 2018 il trasferimento di risorse è sceso drasticamente giungendo a quota 66mila. “Tale situazione – scrive il primo cittadino di Quagliuzzo – ha creato non poche difficoltà, in quanto è aumentata notevolmente la burocrazia, come pure gli adempimenti degli uffici, mentre il costo non si è certo ridotto e le esigenze del territorio e dei cittadini sono aumentate”. Barlese, fatta questa premessa, evidenzia che non avendo altre risorse a disposizione, se non i tributi locali, in quanto il territorio ha una vocazione agricola e non sono presenti attività imprenditoriali “ci ritroviamo in serie difficoltà per amministrare al meglio la nostra realtà”. I 40mila euro concessi quest’anno, vincolati per interventi in materia di messa in sicurezza, sono stati certamente una boccata di ossigeno, ma le problematiche rimangono sul tappeto. “I piccoli comuni – dice ancora Barlese – sono importanti presidi del nostro territorio nazionale, hanno alle spalle una storia ed una cultura millenaria e costituiscono l’ossatura portante delle tradizioni, dei valori e della qualità del vivere, cosa che nelle grandi città si è persa”. D qui l’interrogativo rivolto ‘all’inquilino del Viminale’ se si può sperare in un sostegno, materiale ed istituzionale nei prossimi anni per i piccoli e piccolissimi comuni.

Massimo Iaretti

 

VIGNALE (PIEMONTE NEL CUORE):  "MARCHETTE ELETTORALI IN CONSIGLIO REGIONALE. ECCO IL PD DEL CAMBIAMENTO"

“Mentre in aula si apre la discussione del bilancio di previsione 2019-2021, il centro sinistra in campagna elettorale traveste come emendamenti alcune “marchette” che costeranno ai piemontesi ben 1 milione di euro” lo ha dichiarato in Consiglio Regionale Gian Luca Vignale durante la discussione del ddl. 342 – Bilancio di previsione finanziario 2019-2021.Nel dettaglio l’accusa di Vignale è rivolta a due emendamenti (il n. 85 e il n. 86), che stanziano 500.000 euro ciascuno a due associazioni piemontesi, l’Abbadia di Stura – I Templari onlus e San Carlo – Forte di Fenestrelle onlus, l’uno per il restauro della conservativo del campanile della chiesa di San Giacomo di Stura e l’altro per la messa in sicurezza e il recupero strutturale del Forte di Fenestrelle.“Stupisce che si stanzino – aggiunge – ben 500 mila euro per un’associazione che ha solo cento follower su Facebook e la cui presidente ha tra gli amici proprio Nadia Conticelli, esponente di questa maggioranza eletta proprio grazie ai voti del quartiere del Campanile di San Giacomo”.“ Se possiamo anche comprendere – spiega Vignale – , l’intento di culturale e artistico della proposta del centro sinistra, non capiamo a cosa servano le leggi regionali che da anni definiscono criteri e regolamento per i contributi di questo tipo. L’inserimento in un testo di legge di un contributo ad alcune associazioni significa privilegiarne alcune a discapito di altre e apre la corsa alla ricerca di un consigliere o di un assessore amico disponibile a firmare una proposta di contributi a loro nome. E’ evidente un atto inammissibile”.“Per di più, si dovesse creare un capitolo di bilancio per ogni associazione che lavora per il territorio, il documento economico regionale – conclude – sarebbe un atto illeggibile e si trasformerebbe in un registro di cassa e non in un documento programmatico fondamentale per la gestione economica della Regione”.
 

Gancia è la nuova presidente della Consulta Elette

Al centro Gianna Gancia

“Sono felice di assumere, proprio a ridosso della Festa della Donna, il ruolo di rappresentante e coordinatrice di questo importante Organismo consiliare. Il nostro compito è far sì che le donne abbiano più forza e autorevolezza nelle Istituzioni. Grazie alla qualità del nostro lavoro possiamo rendere più incisivo il ruolo femminile nelle istituzioni e arrivare a proporre con fermezza provvedimenti che portino all’obiettivo che forse mi sta più a cuore: fare in modo che tutte le donne possano contare su organismi e uffici pubblici, possano avere dalla loro parte sia chi fa le leggi, sia chi le applica”. Sono state queste le prime dichiarazioni rilasciate da Gianna Gancia, nuova presidente della Consulta delle Elette. La nomina, votata all’unanimità dell’Ufficio di presidenza della Consulta stessa, si è resa necessaria a seguito delle dimissioni della presidente Stefania Batzella (che ha aderito al gruppo dei Moderati, parte della maggioranza) allo scopo di mantenere l’espressione della pluralità delle forze politiche all’interno dell’Ufficio di presidenza. “La nomina della consigliera Gancia è avvenuta nel segno della condivisione e di questo ringrazio anche l’altra consigliera di opposizione, Francesca Frediani, che ha rinunciato alla sua candidatura per consentire una scelta unanime. La logica di squadra continua quindi a caratterizzare l’operato della Consulta delle Elette che desidera contribuire sempre più alla partecipazione e alla rappresentanza delle donne in politica”, ha dichiarato Angela Motta, vicepresidente del Consiglio regionale e anche vicepresidente della Consulta Elette insieme con la consigliera Valentina CaputoLa Consulta delle Elette del Piemonte è dal 1996 un’istituzione fondamentale di rappresentanza e di raccordo per le donne elette sul territorio piemontese.

Neofascisti a Torino, Grimaldi (LeU): "Regione e Città fermino Legio Subalpina"

Sabato scorso è stata inaugurata a Torino la sede di “Legio Subalpina”, organizzazione neofascista costola della più nota “Lealtà e Azione”. All’inaugurazione della sede era presente l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio. È risaputo che la “Legge Scelba” sanziona chiunque promuova od organizzi, sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista. A sua volta, la “Legge Mancino” sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. L’articolo 1 in particolare sancisce le pene per “chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”, mentre l’articolo 2 vieta “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Come denunciato dall’Anpi provinciale, appare grave e inquietante il consolidamento dei rapporti tra un partito di governo come la Lega, che esprime addirittura il Ministro dell’Interno, e formazioni neofasciste. “Come è stato già detto, in un Paese normale ci si rivolgerebbe al Ministero dell’Interno per fare luce su fenomeni come questo. Inutile dire che nel nostro caso viviamo in un mondo alla rovescia” – dichiara il Capogruppo di LeU Marco Grimaldi. – “Per questo facciamo appello alla Regione e alla Città, affinché valutino la possibilità di presentare un esposto alla Procura della Repubblica”.

 

TAV, COSTANZO (M5S): "NO AVVIO BANDI, OPERA DA FERMARE A TUTTI I COSTI"

“PRETESTUOSA LA SCADENZA DI LUNEDI’ PROSSIMO”
Nel giorno in cui il Governo si siederà al tavolo per decidere se indire o meno i bandi da 2,3 miliardi di euro della società Telt, che aspetta una risposta entro lunedì prossimo, la deputata piemontese Jessica Costanzo (M5S) torna a farsi sentire e introduce nuovi elementi nella discussione in corso. “Telt non può avere alcun titolo o via libera al lancio delle gare Tav. Qualora lo facesse, sarebbe una grave e diretta violazione degli accordi Italia Francia che sono legge vigente dello Stato e sarà interpretato dal territorio come atto politicamente ostile e con conseguenze politiche irreversibili” dichiara la deputata.  “Ricordo – continua Costanzo – che l’unico accordo da rispettare è quello del 2001, che aveva come presupposto fondamentale per la realizzazione dell’opera, all’articolo 1, la saturazione della linea esistente. Saturazione ampiamente sconfessata dall’analisi costi-benefici e smentita anche dal commissario Foietta, costretto ad ammettere che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, sono state smentite dai fatti”. Costanzo ribadisce poi come, in materia di bandi, il cantiere di Chiomonte stesso sia illegittimo per irregolarità nell’attribuzione dell’appalto per la costruzione del tunnel: “Nel 2011 il cantiere per lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena è stato aperto nonostante l’assenza di un bando di gara, e ciò attraverso una serie di alchimie giuridiche. Eppure il bando di gara, lo voglio ricordare, era obbligatoriamente prevista dalla legge italiana, da una delibera del CIPE del 2010 e da tutte le norme comunitarie. La stessa decisione di finanziamento dell’opera da parte della Commissione Europea nel 2008 vincolava all’indizione di un bando di gara d’appalto, che tuttavia non c’è mai stata. Ecco dunque che la pressione mediatica attorno alla scadenza dei bandi risulta quanto meno pretestuosa, dal momento che per il tunnel geognostico la gara non è stata neppure indetta e curiosamente la Commissione non se n’è mai accorta. Al tempo – conclude Costanzo – figurava la Ltf, la società mista italo-francese il cui direttore generale Marco Comastri è stato condannato in primo grado per turbativa d’asta, reato poi prescritto successivamente.”

IMPRESE, MONTARULI-MARRONE (FDI): IMPOSSIBILE FIDARSI DI DI MAIO E APPENDINO DOPO FLOP “OPEN FOR BUSINESS”

“Sentire le promesse di milioni di investimenti sulla manifattura di Torino come area di crisi complessa ci fa tornare in mente le promesse di ripresa trionfalmente annunciate da Appendino e Chiamparino con il roboante progetto “Open for business” che doveva attrarre nuove imprese nel Capoluogo piemontese e invece a distanza di anni è rimasto uno slogan vuoto” ricordano la parlamentare FDI Augusta Montaruli ed il dirigente nazionale FDI Maurizio Marrone, che attaccano “I milioni del MISE sull’indotto alla 500 elettrica di Mirafiori sono solo belle parole, mentre il calo della produzione automobilistica torinese come effetto dell’assurda ecotassa è tristemente già realtà nel progressivo declino della nostra tradizione manifatturiera”.

Cosa cambia (se cambia) dopo le primarie Pd

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Prova di orgoglio del Popolo del Pd e non solo.Tanta gente ha votato. E di questi tempi è una prova non da poco l’assist fornito dalla manifestazione di Milano sull’integrazione. Tanta gente, tanti colori dell’umano arcobaleno  e soprattutto senza violenze.  Era nell’aria ? Non proprio, se hanno ridotto i gazebo e ristampato le schede elettorali. Una cosa era nell’aria: che non potevano più rinviare e che il Pd doveva scegliere.  Ed ha scelto (non c’ è dubbio) nel migliore dei modi. Fa un certo effetto vedere le file ai seggi. Per pazienza ed anche per una certa determinazione. 100 mila in più, 100 mila  che portano il totale a un milione e seicentomila. Spontaneo il rapporto con gli altri partiti.  Con la Lega che risolve tutto con un twit  di Matteo Salvini.  O con i 60 mila che hanno votato sulla piattaforma di Casaleggio.  Che rimane lì con la sua stupidità secondo la quale l’Agorà virtuale sostituirà l’attuale democrazia. Zingaretti stravince ovunque. Non un buon risultato per il legnoso Martina e la conferma delle precedenti votazioni di Giachetti. Per ora i renziani non fanno le valigie. Per ora, poi si vedrà.
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In Piemonte come a Torino sostanziale conferma dei dati nazionali. Felici quelli del Pd. Ma c é chi gongola di più di altri. Ad esempio Anna Rossomando con Andrea Giorgis. Esponenti di quella sinistra del Pd tramortita dalle proporzioni della sconfitta elettorale. Su Zingaretti ci hanno creduto fin dall’inizio. Una strada iniziata in salita. Oramai siamo al dopo, il neo eletto segretario nazionale comincia bene. Prima cosa che farà è venire a Torino.  Obiettivo, l’appoggio incondizionato a Sergio Chiamparino. Altro scopo sbloccare le grandi opere partendo dalla Tav e rimarcando l’ inaffidabilità di questo governo. Rasserenanti i suoi toni misurati e pacati. Ed una mano indiretta gliela dà  Luigi di Maio, presentando sotto la Mole i finanziamenti per l’ innovazione tecnologica. Ha pensato bene di invitare il suo sodale Casaleggio ma non le organizzazioni imprenditoriali. Non ha voluto parlare di Tav ma la figuraccia è assicurata. Sergio Chiamparino manco c’era con Giggino e insiste con gli industriali: dovete scegliere e solo io Governatore sono garanzia per realizzare la Tav. Nel centrodestra piemontese, intanto,  la palla passa in mano a Matteo Salvini, che da buon signore si complimenta per la manifestazione di Milano e con la prova di democrazia sapendo che prima o poi gli toccherà silenziare i pentastellati nocivi per lui e per sè stessi. Matteo Salvini dice che lui farà.  Ed è appunto se farà che paleserà la sua attuale difficoltà sull’ argomento, evidentemente centralissimo per tutta l’Italia. Come si sa una rondine non fa primavera. Quando vanno a votare milioni di persone le rondini sono molto più di una. Magari non un grandissimo stormo, sicuramente una buona base per la sinistra riformista. Se son rose fioriranno. Del resto non solo il popolo di  stretta osservanza Pd ha votato.  E se prima si accusava la destra di aver giocato in casa d’ altri, ora è la sinistra che gioca in casa altrui.  È un pezzo di sinistra che ha capito che in fondo , almeno per oggi, il Pd era casa anche sua . E (forse) il Pd ha capito che non può e non deve credere di essere autosufficiente.
Patrizio Tosetto