POLITICA- Pagina 608

TAV. MONTARULI (FDI ): FERMARE OPERE STRATEGICHE NON È CAMBIAMENTO

<<L’Italia ha bisogno di infrastrutture che la portino a competere con il resto del mondo. Fermare opere strategiche come la TAV non è cambiamento ma rimanere fermi mentre gli altri paesi vanno avanti. Nell’analisi costi-benefici, il Ministro Tonelli ci metta anche le somme già versate, i finanziamenti che andrebbero persi ma sopratutto i posti di lavoro – 2000 circa –  che verrebbero cancellati immediatamente se non quelli indiretti e nel lungo periodo.>> dichiara Augusta Montaruli deputato di Fratelli d’Italia che prosegue:<< Nel giorno in cui in Parlamento si discute del programma di Governo e della fiducia ci preoccupa questo ulteriore tentennare sulla Torino – Lione. Tutto, anzitutto il buon senso, pone a favore della realizzazione della TAV opera di cui l’Italia tutta, anzitutto la zona della Val Susa fortemente depressa, ha bisogno. Oggi auguriamo al Governo Conte buon lavoro ma la maggioranza grilloleghista ci troverà fermi a tutelare gli interessi dei piemontesi e degli italiani>>

Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente?

Torino in Comune nel programma elettorale aveva avanzato la proposta di un distretto dell’automotive, connesso ai principi della mobilità sostenibile, della applicazione della ricerca sulle produzioni ecocompatibili, delle competenze locali in ambito universitario e della manifattura della filiera dell’auto. Il protocollo sottoscritto dalla Città coi centri di ricerca e alcune realtà industriali rispetto alla guida autonoma ci interroga sulle prospettive, sui risvolti occupazionali, sulla continuità, sulla relazione tra città dell’innovazione e città della produzione. 

Per approfondire: 

SENZA PILOTA 
Chi guida lo sviluppo della mobilità intelligente? Mercoledì 6 giugno 2018 – Ore 16,30 Comune di Torino – Sala Carpanini
Piazza Palazzo di Città 1 – Torino
 


Intervengono: 

Giorgio Airaudo 
Torino in Comune – La Sinistra 

Eleonora Artesio Capogruppo consiliare Torino in Comune – La Sinistra 

Marco Grimaldi 
Consigliere regionale Liberi e Uguali 

Ne discutono con: 

Federico Bellono, Segretario Fiom-Cgil Torino 

Silvia Bodoardo, Prof.ssa 
Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia – Collegio di Ingegneria Energetica 

Salvatore Tropea, giornalista 

Sarà presente Paola Pisano, Assessora al Progetto Smart City, Innovazione del Comune di Torino 

Organizza: 

GRUPPO CONSILIARE TORINO IN COMUNE – LA SINISTRA 

Un’alleanza per il cambiamento? L’idea è giusta

di Marco Travaglini*

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Enzo Ghigo, che conosco e apprezzo come persona perbene e sinceramente democratica, sulle pagine di “Repubblica” ha posto un tema che non va sottovalutato. E Sergio Chiamparino, con il quale ho avuto l’opportunità di collaborare in passato, ha rilanciato l’ipotesi di una sua ricandidatura alla guida della Regione. Entrambi, di fronte ad una deriva non tanto populista quanto confusionaria e tardo-giacobina dove si è promesso tutto e l’esatto contrario, mettendo in campo un progetto e un’idea di paese che mi preoccupano, pongono il tema della   prospettiva e del possibile “big bang” qualora – eventualità possibile – l’alleanza di governo si riproponga anche nell’area subalpina. E’ una riflessione, ovviamente, e occorrerà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Il tempo, seppur breve, può macinare certezze che oggi sembrano granitiche e occorrerà vedere se e come l’alleanza giallo-verde riuscirà a dar corpo a quanto hanno scritto nel loro “contratto”. Da ciò che accadrà in tempi relativamente brevi si vedrà se il modello Cinque Stelle-Lega sarà esportabile dal centro alla periferia. Ghigo auspica, in prima battuta, un’alleanza di centrodestra ed è comprensibile. Io sono tra coloro che ritengono urgente una ricomposizione su basi nuove, non autoreferenziali del centrosinistra e il suo allargamento. Ma, al di là delle dinamiche dei partiti e delle coalizioni, ogni ragionamento deve partire dall’esigenza di offrire risposte concrete a temi di primaria importanza: quello del lavoro che non c’è e, quando c’è, si presenta con il volto della precarietà sottopagata e della temporaneità; quello dello sviluppo economico che non può prescindere dalla capacità di immaginare quale futuro assegnare ad un Paese – e nel nostro caso a una regione transfrontaliera come il Piemonte – dove le scelte sulle politiche industriali, energetiche, trasportistiche non possono penalizzare l’innovazione e, al tempo stesso, una più equa redistribuzione di risorse e possibilità per tutti, a partire dai più giovani.

Questo significa ragionare su un’intesa, chiamiamola repubblicana o “ragionevole” che freni la deriva sulla quale ci si è incamminati, riportando all’attenzione di cittadine e  cittadini proposte e valutazioni realistiche sull’oggi, su quanto è necessario e utile fare, su quale dovrà e potrà essere il futuro del Piemonte? Anche. Un sano realismo suggerirebbe l’abbandono di pregiudizi e un franco e leale confronto con tutti per trovare una risposta alternativa a chi promette mari e monti, sapendo che gran parte di queste promesse sono difficilmente realizzabili ( e in alcuni casi risulterebbero pure dannose) e che  produrre danni al tessuto democratico e alla tenuta del Paese quando la “grande illusione” finirà, rischierebbe di lasciare in eredità un grumo di sentimenti di frustrazione e rabbia. Oggi su pochi punti qualificati si possono trovare intese larghe e provare a costruire proposte che non parlino solo al ceto politico ma alla gente comune, alle moltitudini che provano sulla propria pelle l’urticante realtà delle conseguenze della peggior crisi economica e sociale di sempre. In democrazia lo scettro rimane nelle mani del popolo-elettore e, leggi elettorali a parte,  se si desidera riconquistarne un consenso che non sia solo rispondente agli umori del momento occorrono realismo e serietà, ma anche una forte capacità di offrire una visione, un’idea di futuro che non faccia sognare una notte, ma riapra lo spiraglio di una possibile speranza. Da qui discende il bisogno di riportare la politica al suo senso vero, al di là dei simboli e delle sigle di partito, vale a dire “l’attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica”. In due parole, l’arte del governo.

 

*già dirigente della sinistra piemontese

TORINO-LIONE, TRONZANO (FI): M5S RISCHIA DI MARGINALIZZARE IL PIEMONTE PER UNO STOP IDEOLOGICO

“Comprendo che il Movimento Cinque Stelle abbia ottenuto voti cavalcando la questione NO TAV, ma deve essere chiaro che, pur rispettando il voto popolare, procedendo in questa direzione i grillini marginalizzano il Piemonte, condannandolo all’isolazionismo nei confronti della Lombardia e del Veneto”. Ad affermarlo Andrea Tronzano, vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte durante le comunicazioni dell’assessore Balocco sulla TAV. 

Spiega Tronzano: “C’è qualcuno che crede di avere la verità in tasca ma continua a fornire dati differenti da quelli comunicati dagli Enti istituzionali legittimati a farlo. Si dice che non esistono penali, se si cancella l’opera, peccato che non si tratti di penali ma di rimborsi per un valore di 2miliardi di euro come ricordato anche da autorevoli esponenti francesi. Mi pare ci sia chi fa il gioco delle tre carte sulle virgole e sui numeri, per accarezzare il proprio elettorato”.  Conclude Tronzano: “Il Movimento ci deve dire come intende far crescere il Piemonte se lo isola dal resto dell’Europa e del Nord d’Italia. Lombardia e Veneto non piangerebbero se noi mettiamo uno stop in Val di Susa alla Torino-Lione, perché loro le infrastrutture le hanno. Piangerebbero invece i cittadini della provincia di Torino, in particolare Orbassano e Beinasco che hanno iniziato costruire sulla logistica una occasione di occupazione”.

Luca Cassiani (Pd): “E’ forte la preoccupazione per le addette al servizio mensa”

“Nei giorni scorsi, è stato finalmente assegnato il servizio di ristorazione delle mense scolastiche di Torino ed è stata scelta la linea del risparmio, affidando i lotti ad aziende che hanno abbattuto i costi, proponendo pasti ad un prezzo irrisorio compreso tra i 3,90 e i 4 euro. Mi chiedo quale potrà essere la qualità di questi pasti, frutto di una gara al massimo ribasso e se questa scelta non finirà per incentivare, ulteriormente, la fuga delle famiglie dalle mense scolastiche a favore del “panino da casa”” ha spiegato il Consigliere regionale del Gruppo Pd Luca Cassiani.

“Accanto alle apprensioni per le ricadute qualitative del nuovo servizio – ha proseguito il Consigliere Cassiani – è molto forte la preoccupazione per il futuro delle lavoratrici del servizio mensa dal momento che, pur garantendo il capitolato di gara la piena occupazione a tutte le addette, tuttavia questa potrebbe non avvenire alle stesse condizioni economiche e non rispettare i medesimi orari di lavoro”.

“Ho presentato, pertanto – ha affermato Luca Cassiani – un’interrogazione a risposta immediata in Consiglio regionale al fine di sapere dall’Assessore al Lavoro Gianna Pentenero come intenda attivarsi, per quanto di sua competenza, affinchè sia pienamente garantito il futuro occupazionale delle lavoratrici addette al servizio di ristorazione scolastica della città di Torino, nel pieno rispetto delle attuali condizioni orarie ed economiche”.

“Rispondendo all’interrogazione – ha concluso Cassiani – l’Assessore Pentenero, pur precisando che “l’Assessorato regionale al Lavoro non ha competenza diretta in materia di gestione degli appalti della Città di Torino, né titolo ad intervenire sull’organizzazione del lavoro dell’impresa subentrante”, si è resa disponibile “qualora ce ne fosse necessità, a convocare un incontro per affrontare il tema e supportare le parti nella ricerca di ogni possibile soluzione””

Torino al governo: non pervenuta

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Sono un sovranista piemontese. Ultimamente rimango deluso dalla totale assenza di torinesi o piemontesi ai vertici dello Stato. Ai vertici politici s’ intende. Tolta la mia carissima amica Anna Rossomando vice presidente del Senato, nulla di nulla. E gli ultimi ricordi non sono  esaltanti, come la Fornero che non ha lasciato un bel ricordo.  Sono lontani i tempi sia della prima Repubblica come della seconda quando nella compagine governativa c’era sicuramente un torinese, al massimo un piemontese.  Al governo tanti lombardi e tanti del sud. Del resto non ci deve stupire: con l’ accordo tra Lega e 5stelle era prevedibile. Eppure gli elettori piemontesi hanno fatto il loro dovere. Ai leghisti quasi il 20 % e ai grillini il 28%. Vero che questi ultimi non hanno avuto il successo sperato. In particolare a Torino dove è valsa la legge “se li conosci li eviti”. Ma entrambi i raggruppamenti locali non hanno saputo dire la loro con i vertici nazionali. Altra cosa indubbia.Laura Castelli si lamenta tantissimo. Lei, proprio Lei che era persino alle trattative è stata tagliata fuori. Lei proprio Lei imparolata nel fare il Ministro delle infrastrutture. Qualcuno tremava a Torino al solo pensiero di vederla ministro. Magari sottosegretaria? Sicuramente non alle infrastrutture, visto che il ministro è grillino ed il manuale Cencelli vale anche per loro. Lei non demorde e pensa che sono stati i grandi imprenditori edilizi che non l’ hanno voluta. Lei sempre contro la Tav. Proprio così. Non ha sentito le dichiarazioni di Conte. I pentastellati e i leghisti sono per l’ Europa. Forse si era addormentata. Ma non demorde. Peggio che andar di notte. Vuol solo dire che Giggino e Il Matteo ministro dell’interno non sono autonomi da questi cosiddetti poteri forti? Ma non penso. O forse non fa il ministro solo perché non considerata in grado di fare quel ” mestiere “. Un’ occasione mancata per noi torinesi. Ma si sa, non tutte le ciambelle vengono col buco. Ora speriamo in Riccardo Molinari. Alessandrino, leghista della prima ora a dispetto della giovane età. Leghista segretario “nazionale” della lega Nord Piemonte.  Una volta era così quando Salvini sosteneva prima di tutto il Nord. Ora eletto in Calabria: prima di tutto gli italiani. Riccardo Molinari muove i primi passi grazie a Tino Rossi .Europarlamentare leghista passato a Forza Italia. Tino Rossi messo da parte da Cota inciampato sulle mutande verdi e dimissionario da governatore piemontese.  5 minuti prima delle dimissioni Riccardo era Cotiano di ferro. Dopo 5 minuti dalle dimissioni di Umberto Bossi Salviniano, sempre di ferro. Alla guerra come alla guerra.  Ora speriamo che Salvini sia riconoscente e oltre ai lombardi si accorga dei piemontesi.  Però con questa nuova compagine governativa lo spirito dei Savoia manca proprio.Speriamo che gli austroungaruci lombardi con i masianiello napoletani non ripropongano lo spirito dei Borboni. Vedremo appunto i sottosegretari. E non basta, vedremo chi diventerà presidente di commissione. Anche questo conta. Per adesso la nostra città, la nostra regione, non è rappresentata. E un po’ tutti dobbiamo “farci un esame di coscienza”. Ieri è proprio ieri. Dal dopoguerra un piemontese c’è sempre stato ai vertici. Einaudi, Scalfaro, Saragat, Nicolazzi, Donat – Cattin. Ministri… il compianto astigiano Gianni Goria. E arrivando ai tempi nostri Fassino più volte ministro. Ci si era un po’ illusi con Crosetto. Ma tant’ è che dovremo farcene una ragione, rimanendo preoccupati della difesa dei nostri diritti di piemontesi e di torinesi .In fondo qualche contributo all unità d’ Italia l’abbiamo dato.

VIGNALE (MNS): “LA REGIONE CON IL NUOVO REGOLAMENTO VUOLE IMBRIGLIARE 6000 ATTIVITA’ EXTRALBERGHIERE”

“A RISCHIO LA RICETTIVITA’ TURISTICA DI INTERE AREE DEL PIEMONTE”

 

“Il regolamento sulle attività extra alberghiere che il centro sinistra ha approvato oggi in III Commissione rappresenta l’ennesimo errore di un’amministrazione incapace a cui bisognerà in futuro porre rimedio” lo dichiara il presidente del gruppo regionale del Movimento Nazionale per la Sovranità, Gian Luca Vignale.

“Il testo praticamente imposto dalla giunta Chiamparino e dall’intero Pd – prosegue Vignale – pone nuove limitazioni, aumenta gli oneri burocratici e amministrativi e innalza i costi di gestione al punto tale da mettere a rischio le strutture extralberghiere piemontesi”.

” L’extra alberghiero – tuona – in Piemonte conta oltre 6000 attività e l’anno scorso ha ospitato oltre 1,3 milioni di turisti, garantendo l’offerta turistica anche in piccole e medie realtà collinari e montane che altrimenti non avrebbero alcuna ricettività. Si tratta quindi di un settore che andrebbe difeso e potenziato e non certo limitato e imbrigliato”.

” Il Piemonte ha un numero di posti letto e quindi una capacità ricettiva e turistica inferiore rispetto ad altre regioni simili – attacca il capogruppo – . Poiché il turismo garantisce entrate economiche, nuovi posti di lavoro e quindi ricchezza al Piemonte, una giunta lungimirante dovrebbe incentivare l’offerta ricettiva regionale, alberghiera e extralberghiera, agevolandola e promuovendola il più possibile. Chiamparino e il centro sinistra invece fanno l’esatto opposto”.

Tra le misure più criticate da Vignale il numero di giorni di apertura inizialmente previsti in 180, l’obbligo di superamento delle barriere architettoniche, il dover rispettare il regolamento europeo sull’HACCP, l’obbligo di profilassi per la legionellosi, l’imposizione di volumetrie e altezze (18 metri quadri per stanza alta almeno 270 cm) che escluderanno gran parte del patrimonio abitativo montano da queste attività.

“Nei lavori in Commissione – continua Vignale – siamo riusciti, con grande fatica, a migliorare un po’ il testo, portando i giorni di apertura da 180 a 240, evitando che fino a 6 camere si fosse obbligati al superamento delle barriere architettoniche, evitando l’imposizione della tv in ogni camera da letto e levando tutta una parte di nuova burocrazia. Ma la verità è che questo testo dovrebbe essere completamente cambiato, perché penalizza un settore che l’hanno scorso ha garantito 5,6 milioni di notti, coprendo circa il 30% dell’offerta turistica regionale”.

“Continueremo – conclude Vignale – a lavorare per difendere le attività extralberghiere piemontesi, per dare nuova vitalità alle nostre vallate e garantire un’offerta turistica adeguata alla nostra regione. Ciò sarà possibile solo cambiando radicalmente un Regolamento vecchio, sbagliato, pieno di nuova burocrazia e di nuovi costi. Se i piemontesi l’anno prossimo ci faranno governare la nostra regione sarà un provvedimento a cui mettere subito mano”.

 

Nasce “Rete Bianca” anche a Torino

LA LETTERA “Anche a Torino e in Piemonte nasce “Rete Bianca”, il movimento politico e culturale decollato recentemente a livello nazionale che ha come obiettivo principale quello di favorire la “ricomposizione” di movimenti di base, gruppi organizzati e associazioni del mondo cattolico democratico, cattolico popolare e cattolico sociale disseminati in tutto il paese e rilanciare, al contempo, l’impegno politico dei cattolici. Una iniziativa, ovviamente laica, che nasce dopo la presa d’atto della sostanziale irrilevanza politica dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea. In particolare nel dibattito politico. Una carenza di iniziativa, di ruolo e di presenza politica denunciata recentemente anche dal Presidente della Cei, cardinal Bassetti, che ha invitato i laici cattolici italiani ad intraprendere la strada dell’impegno politico senza titubanze e senza rassegnazione. Ma è l’intero associazionismo che chiede adesso un impegno politico diretto, abbandonando la tradizionale riservatezza. Nessuna riproposizione comunque della Dc o, peggio ancora, di un partito vagamente confessionale ma l’assunzione di una iniziativa che non potrà non avere una ricaduta politica concreta nei prossimi mesi. Aperta a tutti, come ovvio, ma partendo dalla cultura di quel “cattolicesimo politico” che adesso non può più assentarsi dalla dialettica politica italiana. Rete Bianca e’ nata con questo preciso obiettivo. A livello nazionale come a livello locale. A cominciare da Torino e dal Piemonte dove è necessario assumere una iniziativa politica e culturale che da troppo tempo e’ sbiadita ed appannata. Dalle prossime settimane saranno attivate iniziative di base per illustrare questo progetto politico e culturale. A Torino e in Piemonte”.

Giorgio Merlo

Mauro Carmagnola

Giampiero Leo

Contrordine: (forse) non si vota più

Crisi di governo. Mentre si attende che resusciti il governo gialloverde -potrebbe andare proprio così –  ecco le reazioni della politica e dei politici torinesi. I più defilati i leghisti. I più sornioni i berlusconiani.I più arrabbiati quelli del Pd. I più smarriti i pentastellati.I più assenti la sinistra estrema.In fondo, tutto come da copione. Con tutti ma proprio tutti convinti che il Salvini un po’ abbia  preso di mezzo il Giggino che come gli autisti impantanati accelerano invece di aspettare il carro attrezzi. Personalmente non sono così convinto che si voterà subito. Staremo a vedere.  Con la certezza che il Chiampa non vuole ripresentarsi e probabilmente i pentastellati e i leghisti si guardano in cagnesco. Qui entra in gioco Mimmo Portas. Solerte dichiara: sto comprando le azioni Pd. Costano poco  perché hanno perso in borsa… ma se Chiampa mi ascolta ripresentandosi vinciamo e le azioni vanno alle stelle. E Boccuzzi sodale del senatore Esposito non ha dubbi: alle regionali mi presento con i Moderati. Con una personale domanda: se i Moderati sono una corrente del Pd perché fanno sempre liste autonome? Ma questi, ammettiamolo, sono dettagli.  Difendiamo la costituzione e il Presidente Mattarella. Ritrovata una ragione d’essere la piazza è del Pd. Tra le altre cose nulla da dire sui cento pentastellati che hanno manifestato davanti alla prefettura domenica sera.Qualche dubbio sul disertare il consiglio comunale da parte della Sindaca e Gruppo M5s viceversa l’abbiamo. Nulla di polemico ma una domanda mi viene spontanea. Avete studiato educazione civica alle elementari? Osvaldo Napoli sornione dichiara : l’Appendino sbaglia nel confondere i problemi di Torino con i problemi di Roma. Ed intanto anche Calenda prende tempo. Sembra sempre che non ci sia una schiarita definitiva. Ora : elezioni a luglio. La vedo dura ma oramai tutto è possibile. La vedo dura non tanto per tecnicismi istituzionali di cui sono totalmente inesperto, ma perché tutti hanno bisogno di tempo. Il Pd per trovare un leader diverso da Renzi. Se sceglie Gentiloni guarda a sinistra. Se sceglie Calenda guarda a Forza Italia. Elettoralmente parlando. Salvini quattro cose deve chiarire con Belscusa ora ricandidabile, e i  5 stelle spiegare al loro popolo che cosa è successo. Tutti parlano di voto subito, ma poi tanto convinti non sono.La nostra solita doppiezza italica è interpretazione nostrana di Guicciardini e Machiavelli. E qui in Piemonte e a  Torino si complicano le cose, con le elezioni europee e quelle regionali in vista. Alleanze locali? Il buio incombe. E non so se si sta giocando a scacchi o più modestamente a dama. L’incertezza regna sovrana. Leu cosa farà col Pd? A Roma come a Torino. Berlusca come accoglierà il figliol prodigo Matteo? A Milano come a Torino. I cinque stelle quanto tempo hanno  bisogno nello spiegare al loro popolo cosa è successo. Tutti a parole vogliono elezioni subito. Ma io ho l impressione solo a parole. Perdiamo colpi. Non c è proprio altro da dire. La patria di Guicciardini e Machiavelli perde colpi. Ammesso e non concesso che la media dei politici italiani attuali li conosca. Ora tutti sono filo europeisti. Non sembrava fino a qualche giorno fa. Ma i  miracoli avvengono all’improvviso. Se no non si chiamerebbero miracoli. Noi continuano ad essere diffidenti verso queste folgorazioni sulla via di Damasco e francamente continuiamo nello stupirci . Ci vorrebbe coesione delle forze politiche almeno sulle regole. Una volta nella ” famigerata ” prima Repubblica si parlava di arco costituzionale. Ora a torino come a Roma si bisticcia su tutto e tutti. E non è un bel servizio che si fanno i cittadini sia qui, sia nella capitale.
Patrizio Tosetto