POLITICA- Pagina 575

Salvini e Famiglia Cristiana, e i cattolici dove sono?

Di Giorgio Merlo

La recente polemica tra il capo della Lega Salvini e Famiglia Cristiana non e’ la sola che costella il confronto, articolato è difficile, tra il mondo cattolico e la nuova maggioranza di governo. Certo, questo è stata la più eclatante perché ha investito direttamente il vice Premier e un organo di stampa importante per il prestigio della testata e per l’autorevolezza delle tesi sostenute. Ma, al di là di questa polemica, quello che emerge in modo sempre più evidente da questo scambio di opinioni non è tanto la virulenza del confronto quanto l’assenza di un interlocutore politico che sappia interpretare, laicamente, una ispirazione, una cultura, un modo d’essere che in questi anni si sono pericolosamente seppur inconsapevolmente eclissati nella dialettica politica italiana. Perché se è positivo, nonché corretto, che la stampa cattolica nelle sue multiformi espressioni partecipi al dibattito sulle principali scelte politiche della maggioranza di governo di turno, e’ altrettanto importante per i cattolici riscoprire una partecipazione politica diretta, attiva, consapevole e incisiva. Del resto, e’ noto a tutti – e ormai lo diciamo da tempo, ma lo dicono anche tutti i principali osservatori delle cose politiche italiane – che questa presenza politica e culturale nei partiti tradizionali si è del tutto affievolita ed è radicalmente inespressiva sotto il profilo della progettualità e dell’incidenza politica.

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Tramontati i partiti plurali come il Partito democratico e Forza Italia, ridotti al lumicino e all’insignificanza le varie sigle elettorali come l’Udc, l’unico compito a cui i cattolici popolari e democratici debbono assolvere oggi è quello di attrezzare ed affinare una rinnovata presenza politica organizzata e diffusa territorialmente. Non ci sono più alternative realisticamente percorribili a questa prospettiva. Il tempo della testimonianza, delle divisioni pretestuose ed impotenti, della delega alla gerarchia per affrontare e cercare di risolvere i problemi sul tappeto appartengono ad una stagione che ormai è alle nostre spalle. È francamente imbarazzante, nonché singolare, continuare ad assistere ad un confronto tra le nuove formazioni politiche populiste, o di destra o di sinistra e il mondo cattolico senza la presenza di uno strumento politico pertinente, cioè un partito di quest’area culturale. È’ inutile continuare ad aggirare l’ostacolo. La priorità politica, dopo il voto del 4 marzo e dopo i pronunciamenti e le scelte concrete del governo pentaleghista, richiedono una rinnovata presenza cattolico democratica e popolare nello scenario politico italiano. Una presenza facilitata anche da un patrimonio culturale, politico, sociale e forse anche etico che affonda le radici in quel cattolicesimo politico che per troppi anni e’ stato sottovalutato o ritenuto ormai un pezzo di antiquariato. E proprio la rilettura di uno dei caposaldi di questo pensiero, e cioè il popolarismo di Luigi Sturzo, a cent’anni dal famoso “appello ai liberi e forti” può e deve rappresentare uno stimolo potente per recuperarlo e declinarlo nella società contemporanea. Sarebbe curioso, infatti, se in un clima di ritorno delle identità politiche e culturali solo il pensiero cattolico popolare brillasse per la sua assenza ed inconsistenza. Ci troveremmo in una situazione dove l’assenza dalla politica dei cattolici non avviene per una imposizione della gerarchia, ma per manifesta incapacità del laicato. Ecco perché, adesso, e’ opportuno esserci.

OLIMPIADI 2026. NAPOLI-RUFFINO (FI): “TORINO SI AFFIDI ALLA SAGGEZZA DI MALAGÒ”

Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha opportunamente invitato per lunedì prossimo i sindaci delle città che si candidano a ospitare le Olimpiadi invernali 2026, e con loro i vertici delle rispettive Regioni. La candidatura di Torino arriva sul tavolo del Coni dopo un percorso che più tribolato non poteva essere, attraversato da polemiche e divisioni politiche che hanno avuto il loro epicentro nell’ambiguità del M5s e nella difficoltà del sindaco Appendino di portare a sintesi le diverse posizioni. Il primo agosto, quando sarà fatta la scelta definitiva della città italiana, Torino dovrà confidare molto nella saggezza del presidente del Coni. Non possiamo che fare nostro l’auspicio formulato l’altro giorno dallo stesso Malagò quando ha detto che ci sarà sicuramente un vincitore ma importante è che non ci siano vinti. Ecco un bell’esempio di realismo e di concretezza, che dovrebbe piacere ai sindaci della Via Lattea. Sono i Comuni delle Valli olimpiche, infatti, quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto in caso di esclusione di Torino. Vogliamo credere, e auspicare, che alla fine la saggezza del Coni e del suo presidente sapranno evitare che rimangano degli sconfitti sul campo. Chi non potrà uscire vincitore è sicuramente la giunta di Torino e il suo sindaco.

 Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, deputati di Forza Italia

La fine di un’era

La morte di Sergio Marchionne ha segnato definitivamente la fine di un’era . L’era in cui la Fiat e la famiglia Agnelli  “regnavano ” su Torino. Una città nella città , con l’apice negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con le sue regole, la sua “mutua” la MALF ( mutua aziendale lavoratori Fiat) , i suoi ambulatori, asili, colonie estive e montane , case per i lavoratori, i suoi candidati alle elezioni , compreso i fratelli Umberto, candidato  Senatore eletto, e Giovanni Senatore a vita. La frase più famosa di  quell’era  : “quello che va bene alla Fiat va bene all’Italia”   e , sottinteso, prima ancora a Torino.  L’allentarsi del legame è avvenuto lentamente , fisiologicamente con la morte dei fratelli Giovanni ed Umberto, e tragicamente con la scomparsa di Edoardo ed ancora di più di Giovanni Alberto “Giovannino” l’ erede destinato a guidare la FIAT. E poi ancora le crisi industriali, la riduzione dei dipendenti, i licenziamenti , la marcia dei quarantamila. Vi fu un ultimo sussulto una sorta di contributo a Torino di Giovanni, Gianni, Agnelli , “l’avvocato” ad indicare e trovare una nuova via , una nuova vocazione , con il suo impegno , determinante, per l’assegnazione dei XX giochi olimpici invernali del 2006. Giochi che contribuirono a cambiare e rilanciare Torino. Tre anni prima , nel gennaio del 2003, la morte di Giovanni Agnelli con il “tributo”per giorni  dei torinesi alla sua salma al Lingotto. Quasi come per un Re. Ora poco più di dieci anni dopo  la scomparsa di Sergio Marchionne avviene a distanza nel silenzio , quasi un distacco, della città ed  in coincidenza con una nuova avventura olimpica invernale che se andrà bene, ma non penso proprio, vedrà Torino, ancora una volta ed in modo umiliante, comprimaria di Milano. Questo parallelismo con la morte  del “capo” della FIAT e dei giochi olimpici invernali rappresenta  e fotografa meglio e più di tante analisi la fine di un’era ed il declino della città di Torino.

Approvata la legge che istituisce le comunità energetiche

DA PALAZZO LASCARIS –  Nella seduta legislativa della III Commissione del Consiglio regionale, è stata approvata la proposta di legge che istituisce le comunità energetiche.“Il Piemonte è la prima regione ad incentivare la creazione di aree territoriali che sperimentano la produzione e lo scambio di energia generata da fonti rinnovabili” ha spiegato il Vicepresidente del Gruppo consiliare del Partito Democratico Elvio Rostagno, secondo firmatario del provvedimento.“La nuova legge, che prevede un primo stanziamento di 50 mila euro nel biennio 2018-2019 – ha concluso il Vicepresidente Rostagno – è un provvedimento innovativo e all’avanguardia che, se promosso e sostenuto nel modo corretto, porterà ad un rinnovamento in campo energetico e ad ottenere vantaggi in termini di costi, sostenibilità ambientale e sicurezza”.

FCA, Grimaldi (LeU): “Abbiamo scelto il silenzio nei giorni del lutto”

“Abbiamo, in estrema solitudine, denunciato gli esiti nefasti della strada apolide del gruppo FCA. Lo abbiamo sempre fatto per segnalare le ingenti entrate fiscali (IRAP in primis) che abbiamo perso in Piemonte in questi anni.

Siamo stati attenti, provando a non accontentarci degli annunci. Fabbrica Italia ci aveva già mostrato quanto “il referendum ricatto” e l’uscita dai contatti collettivi nazionali non avessero portato alla piena e buona occupazione. Successivamente, nel Piano industriale FCA 2014/2018, furono annunciati ventisette nuovi modelli fra FIAT, Alfa Romeo, Jeep e Maserati. Tuttavia a oggi ne sono stati realizzati solo 12. Nel 2017 FCA ha realizzato utili da record, 3,5 miliardi di euro, cui i lavoratori e la lavoratrici hanno partecipato in minima parte. L’obiettivo per il 2014 era una produzione di 6 milioni di auto, mentre si è passati dai 4,6 milioni del 2011 a 4,8 milioni a oggi. Nel gennaio 2018 FCA ha ribadito che entro giugno avrebbe presentato un Piano che includesse la piena occupazione e la cessazione della cassa integrazione a fine anno.  Tuttavia, allo stato attuale, da Mirafiori a Pomigliano ci sono 5.508 addetti al lavoro su 10.092, e anche negli Enti Centrali è tornata la Cig (non avete mica creduto alla favola che FCA non prende più un euro dallo stato. Fca ha poi chiarito a Balocco che il gruppo stava azzerando l’indebitamento, che avrebbe presto dato l’addio alle macchine utilitarie (tra i 19 nuovi modelli nessuna è di segmento A, tutti sono Premium) e che avrebbe comunicato, modello per modello, i lanci e le allocazioni produttive. Qualche suggestione sull’elettrico, l’addio al diesel nel 2021 e – unica certezza del piano per Torino – la fine a inizio luglio della produzione dell’Alfa Romeo Mito alla Carrozzeria di Mirafiori.

 

In questi ultimi giorni non siamo voluti intervenire, non siamo soliti prendere parola sulla vita o addirittura sulla malattia di una persona, né tantomeno avremmo potuto schierarci fra i nuovi agiografi o fra i malauguranti. Non avremmo mai scritto “Ciao Sergio”, così come, per rispetto verso il lutto della famiglia Marchionne, non ci sembrava il caso di tornare sulle ragioni che hanno portato alle divisioni, che tutti ben ricordano, nel mondo del lavoro.

 

Ci interessa invece dire la nostra sul futuro della produzione in questo paese. Per questo, insieme a Eleonora Artesio, ho chiesto (due mesi fa) e ottenuto un consiglio congiunto straordinario (a settembre) di Città e Regione con i sindacati e i vertici di Fca. All’incontro doveva essere invitato il responsabile delle attività europee del Gruppo, Alfredo Altavilla. A maggior ragione, dati i cambiamenti ai vertici del Gruppo, riteniamo urgente che il Governo e le istituzioni, a partire dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, chiedano a Mike Manley di essere presente a quell’incontro. Crediamo che sia venuto il momento di verificare se le forze politiche, proprio su questa sfida, hanno ancora voglia di ribadire che in Italia si progettano e si producono auto. Quelle di oggi e quelle di domani: elettriche, senza pilota, condivise.  Abbiamo l’impressione che senza guida, sia sempre e solo la politica industriale del paese”.

 

Marco Grimaldi, Capogruppo Liberi e Uguali, Consiglio Regionale del Piemonte

Lega, nuovo responsabile enti locali Piemonte

Novità per il Direttivo Regionale della Lega del Piemonte: durante il Consiglio Nazionale svoltosi a Torino nella sede di Via Poggio, il Capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, l’On.  Riccardo Molinari, in qualità di Segretario Nazionale, ha ufficialmente affidato ad  Andrea Cane, Consigliere Comunale di Ingria e militante leghista da oltre 20 anni, l’incarico di nuovo Responsabile Enti Locali della Lega del Piemonte
L’On.  Molinari commenta così la sua nomima: ” Andrea Cane in questi mesi ha seguito con passione e dedizione il tema enti locali, senza nessun incarico formale. Data la sua storica militanza, il suo lavoro costante sia nel movimento che nell’Amministrazione locale del suo Comune, è stato naturale per me e per tutto il Consiglio Nazionale della Lega Piemonte nominarlo Responsabile enti locali per tutta la Regione“.Commentano i due parlamentari della Lega eletti nel territorio Canavesano, dove il Consigliere Comunale di Ingria milita anche come Responsabile ufficio stampa: ” per la Lega del Canavese penso sia un orgoglio l’aver conquistato questo incarico strategico non solo a livello politico, ma soprattutto territoriale, dal momento che ritengo sia fondamentale che tutti gli eletti nelle istituzioni, dal Parlamento fino al Comune più piccolo, siano coordinati, organizzati ed informati nelle loro attività: il segnale che la Lega stia continuando a mettere al centro delle priorità tutti gli enti locali è proprio il fatto che Andrea Cane sia amministratore ad Ingria, l’attivissimo Comune della Val Soana che risulta anche uno dei più piccoli dell’intera nazione“, ha dichiarato il Senatore  Cesare Pianasso, precedendo il Deputato Alessandro Giglio Vigna che conclude: ” Felici ed orgogliosi, perché dal Consiglio Nazionale di ieri sera Andrea Cane è il nuovo Responsabile Enti Locali della Lega del Piemonte. Ancora un altro Canavesano scelto per un incarico regionale: quella di Andrea è una passione per l’Amministrazione coltivata giorno dopo giorno non solo nel suo Comune di Ingria, ma dal 2007 è stato in Amministrazione anche in altre realtà municipali; la sua esperienza è stata inoltre consolidata con il medesimo incarico di Responsabile enti locali svolto a livello provinciale negli anni 2010-2013. Penso che sia quindi un incarico guadagnato sul campo, ci sarà molto lavoro da fare visto che il territorio è ampio e gli eletti in Piemonte sono parecchi: 18 parlamentari, due consiglieri Regionali e circa 280 Amministratori tra Sindaci, Assessori e Consiglieri Comunali, numeri che penso che dopo le prossime elezioni Comunali e Regionali del 2019 siano destinati ulteriormente ad aumentare! Sono certo che Andrea saprà non solo coordinare tutti questi amministratori, ma anche diventare un punto di riferimento per i tanti piemontesi eletti negli enti locali che si sono avvicinati alla Lega in Piemonte durante questi ultimi mesi“.

OMOFOBIA. BOETI: “ATTO VILE, SEGNALE DEL CLIMA CHE STA AVVELENANDO IL NOSTRO PAESE”

“Un episodio che indigna e rattrista”: con queste parole Nino Boeti, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Diritti Umani, commenta l’aggressione omofoba avvenuta nei giorni scorsi a Torino, in zona San Salvario. “L’omofobia appartiene ai vili e agli stupidi. Quanto accaduto è un ulteriore segnale del clima avvelenato che sta crescendo nel nostro Paese e che non lascia immune neppure una città da sempre aperta e tollerante come Torino”.

RAFFORZAMENTO DELLA SICUREZZA E DELLA LEGALITA’ NELL’EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA

Domenico Ravetti (Pd): “Ho impegnato la Giunta a creare un portale che consenta di verificare regolarità e legalità dei cantieri

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 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Il Consiglio regionale ha approvato il mio ordine del giorno finalizzato ad impegnare la Giunta ad integrare nel più breve tempo possibile, sul modello della filiera edilizia bresciana, il Modello Unico Digitale dell’Edilizia, con il Sistema informativo SpreSAL (Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) e ad attivarsi affinchè si possa firmare, tempestivamente, una convenzione per la gestione delle notifiche preliminari e il controllo sui cantieri” ha spiegato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti“Il sistema delle Costruzioni – ha proseguito il Presidente Ravetti – rappresenta, da sempre, un settore strategico nel panorama produttivo del nostro Paese, ma è caratterizzato da una frammentazione delle attività che lo espone, più degli altri, a rischi derivanti dal mancato rispetto delle regole. Inoltre, la situazione di grave crisi che, ormai da anni, sta interessando questo settore potrebbe portare ad una recrudescenza di alcune forme di irregolarità e illegalità, quali fenomeni di elusione fiscale e contributiva, di infiltrazione malavitosa, di dumping sociale, attraverso la diffusa mancata applicazione del C.C.N.L dell’edilizia, nonché forme di lavoro irregolare”. “Ritengo fondamentale – ha concluso Domenico Ravetti – per preservare la legalità e la sicurezza nel settore dell’edilizia pubblica e privata che, come richiesto da molti attori del settore (ANCE, Confartigianato e principali sindacati dei lavoratori del Sistema Edile alessandrino), la Regione Piemonte si attivi per implementare il software dell’edilizia, creando un portale unico che consenta di verificare regolarità e legalità dei cantieri”

VIGNALE (MNS) SCRIVE AL MINISTRO GRILLO PER SUPERARE LA CARENZA DI MEDICI

La carenza di medici è un problema che da troppo tempo attende di essere affrontato e che, se non considerato nella sua completezza rischia di creare gravi ripercussioni sul sistema sanitario nazionale e sull’offerta territoriale e ospedaliera regionale. Per questo motivo ho scritto una lettera al ministro Grillo” lo dichiara il presidente del gruppo regionale del MNS, Gian Luca Vignale che stamane ha indirizzato una missiva al ministro della Salute e al presidente della Commissione Sanità della Conferenza Stato Regioni, Antonio Saitta.

 

“Secondo alcune stime – spiega Vignale – in Piemonte entro il 2030 ben 962.000 cittadini potrebbero non avere l’assistenza di base, mentre a livello nazionale tra pochi anni 14 milioni di italiani rimarranno senza medico di base e quasi 50 mila tra medici di base e ospedalieri lasceranno il lavoro per raggiunti limiti di età. È quindi evidente che serva un immediato, quanto concreto piano di intervento che riesca a programmare azioni che, se siamo fortunati, daranno i primi risultati entro il 2030”.

 

“Per questo ho solleciato il ministro Grillo – aggiunge – ad operare sostanzialmente due misure. Primo tra tutti chiedo di abolire un anacronistico e dannoso numero chiuso alle Facoltà di Medicina. Inoltre credo fondamentale rinnovare i percorsi formativi. Per questo serve l’istituzione di un Osservazione interdipartimentale e ministeriale finalizzato a verificare annualmente quante specializzazioni e figure mediche rischiano di essere senza un numero adeguato di coperture. Dai risultati emersi ciascuna Regione potrà programmare lo stanziamento delle borse di studio e decidere su quali figure puntare”.

 

“Infine – scrive Vignale – credo davvero importante dare seguito alla proposta avanzata dalle Regioni di dare l’opportunità ai laureati in medicina e chirurgia di accedere al servizio sanitario pubblico seguendo un percorso formativo finalizzato all’acquisizione della specialità presso le aziende sanitarie stesse”.

 

“ Mi auguro – conclude Vignale . che la mia lettera possa rappresentare un momento di riflessione per il ministro e dare spunti utili per un intervento immediato su quello che già oggi è un vero e proprio problema”.

CAPUTO (PD): “OGNI AZIONE POSSIBILE PER RISOLVERE LA GRAVE SITUAZIONE DEI BUONI PASTO”

“Nelle ultime settimane gli organi di stampa e numerosi programmi televisivi hanno dedicato notevole spazio alla situazione di insolvenza della Società “Qui Ticket Group”, fornitrice di ticket restaurant, nei confronti di moltissimi operatori, fatto che ha creato diffidenza da parte degli esercenti che, in parecchi casi, hanno deciso di non accettare più i buoni pasto emessi dalla società, causando, a loro volta, difficoltà ai consumatori già in possesso dei buoni” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.

“Qui Ticket – ha proseguito la Consigliera Caputo – in più di un’occasione, si sarebbe impegnata a rimborsare agli esercenti il debito mediante un’operazione di risanamento della Società. Tuttavia, fin dallo scorso mese, numerose catene della piccola e grande distribuzione piemontese hanno rifiutato questi tagliandi e i sindacati hanno sottoposto a Consip la problematica”.

“L’ordine del giorno del quale sono la prima firmataria – ha concluso la Consigliera Caputo – affronta questo problema molto grave sia per i cittadini che per gli esercenti coinvolti, notevolmente danneggiati dalla situazione, e impegna la Giunta regionale a “intraprendere ogni azione possibile, per quanto di propria competenza, in Conferenza Stato Regioni e nei confronti del Ministero del lavoro e dello sviluppo economico affinchè venga trovata, in tempi rapidi, una soluzione alla problematica sopra richiamata, arrivando al pagamento di tutti i debiti pregressi, in modo tale che gli esercenti coinvolti possano garantire gli attuali livelli occupazionali”.