Un piano per le politiche giovanili
Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico
Il Consiglio comunale invita la Giunta di Palazzo civico a presentare un documento di analisi e un piano di attività sul tema della ‘vocazione’ universitaria di Torino. Una mozione presentata dalla consigliera Eleonora Artesio (Torino in Comune – la sinistra) è stata approvata all’unanimità dalla Sala Rossa.
Il provvedimento ricorda come in controtendenza al processo di invecchiamento, la città sia abitata e vissuta da giovani non autoctoni: la popolazione universitaria che gravita intorno ai due Atenei cittadini.
Il piano dovrà articolarsi lungo tre punti di riferimento:
• Un offerta di mobilità a basso impatto ambientale, specie in bicicletta e con i mezzi pubblici, prevedendo tariffe agevolate e specifiche modalità di trasferimento;
• Un ampliamento dell’offerta di residenza agli universitari, indirizzata ad allargare le opportunità in modo omogeneo nel territorio cittadino;
• Maggiore accessibilità alle opportunità di fruizione del tempo libero degli studenti, riconoscendo il valore economico di questa clientela e la necessità di renderla visibile nella definizione degli orari degli esercizi e dei locali pubblici.
(Foto: Roberto Barranca)
In Consiglio regionale nasce la Commissione legalità
A Palazzo Lascaris nasce una nuova Commissione permanente: il Consiglio regionale ha votato all’unanimità la proposta di deliberazione che istituisce la “Commissione permanente in materia di legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi”.
“La legalità è un valore fondamentale per la quotidiana convivenza civile, per questo l’Aula ha voluto creare una Commissione dedicata. È un tema che non si esaurisce in un arco temporale, è quindi indispensabile che diventi un caposaldo all’interno dell’assemblea legislativa, perché la legalità è un principio senza tempo”, è il commento del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia.
Il nuovo organismo avrà il compito di monitorare e vigilare sul fenomeno della corruzione e delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività pubblica e sul rispetto delle procedure di assegnazione degli appalti pubblici. Potrà, inoltre, elaborare interventi normativi e amministrativi per il contrasto di tali fenomeni, promuovere appositi protocolli con le prefetture e le forze dell’ordine, e diffondere la cultura della legalità, in collaborazione con le scuole.
“Una giornata importante, in cui abbiamo portato a termine un percorso iniziato nelle scorse settimane e che oggi ha visto, appunto, il suo compimento”, queste le parole del capogruppo della Lega, Alberto Preioni. “Un segnale politico forte – continua – di contrasto alla criminalità organizzata, reso ancor più vigoroso dalla trasversalità tra i vari gruppi politici. La presidenza sarà data all’opposizione in virtù del ruolo di garanzia che dovrà avere”.
“Il Piemonte manda un segnale forte alle mafie – è la posizione del capogruppo Pd, Domenico Ravetti – alla piena condivisione dell’aula, ora, deve seguire l’impegno nel rendere la Commissione più efficace possibile affinché non venga mai meno l’attenzione su temi tanto importanti per i cittadini”.
Per Paolo Ruzzola, capogruppo Forza Italia, siamo di fronte a “una vittoria per tutti i piemontesi. Si tratta di una battaglia di civiltà imprescindibile in un Paese dove la corruzione, le minacce, le infiltrazioni mafiose continuano a sottrarre importanti punti di Pil alla nostra economia”.
Di “grave ritardo” parla la capogruppo del Movimento 5 Stelle, Francesca Frediani, “ il via libera e è slittato di una settimana per l’ostruzionismo della Lega. In questa settimana ci sarebbe stato tempo sufficiente per insediare e rendere subito operativa la Commissione. Il risultato raggiunto oggi è il frutto di un lungo lavoro del Movimento che per primo ha proposto la deliberazione che istituisce in modo permanente la Commissione”.
Per il capogruppo di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, “con la destra al governo della Regione la commissione anti mafia diventa finalmente permanente. Annunciamo il nostro impegno a fare luce in quella sede sul fenomeno finora sottaciuto delle mafie straniere, a partire da quella nigeriana”.
“La mafia, proprio qui al Nord, è un ‘socio occulto’ che spesso inquina la politica e la pubblica amministrazione, stravolge il mercato e vampirizza cooperative e imprese grazie a una strategia di aiuti, relazioni e finanziamenti – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi Marco Grimaldi – ecco perché auspicavamo da tempo un organo di vigilanza regionale che restituisse a pieno titolo alla politica un ruolo virtuoso di contrasto alla mafia”.
“Un ulteriore strumento di lotta alla mafia, ma soprattutto di educazione nei confronti dei giovani verso i quali dobbiamo trasmettere la cultura della legalità, fondamento di ogni società civile. Vigilanza da una parte e diffusione della cultura dall’altra”, sottolinea Mario Giaccone, capogruppo Chiamparino per il Piemonte – Monviso.
“Oggi affermiamo un principio, cioè che occuparsi del contrasto dei fenomeni mafiosi e delle loro infiltrazioni sul nostro territorio è un compito e un dovere della politica, così come la promozione di una cultura legalitaria, utile alla difesa di chi fa impresa, delle realtà associative e in generale di tutti i soggetti della nostra società”, conclude il capogruppo dei Moderati, Silvio Magliano.
La discussione, che era stata avviata con l’illustrazione di Giorgio Bertola (M5s) a nome dell’Udp nella seduta dell’1 ottobre, è stata completata nella seduta odierna dagli interventi di: Alberto Preioni e Federico Perugini (Lega), Paolo Ruzzola e Carlo Riva Vercellotti (Fi), Domenico Rossi e Diego Sarno (Pd), Francesca Frediani (M5s), Marco Grimaldi (Luv), Silvio Magliano (Moderati) e Mario Giaccone (Chiamparino per il Piemonte).
“L’ex Assessora Pisano a Roma in veste di Ministra, l’Assessore Rolando che eredita a Torino la patata bollente, i cittadini in coda dalle ore piccole della notte che si organizzano con una distribuzione fai-da-te dei numeri d’ordine: fino a quando andremo avanti con questo caos? Presto in Sala Rossa una mia interpellanza sul tema”
Le sole risposte della Giunta ai problemi dell’Anagrafe cittadina, delle code che cominciano a formarsi alle ore piccole della notte, sono i poco convincenti tentativi dell’Assessore Rolando di spiegarci che è tutto sotto controllo e il suo ancor meno convincente intervento in Sala Rossa. Ma sia chiaro che l’Assessore Rolando è l’ultimo dei colpevoli, essendosi trovato a gestire una situazione esplosiva e un sistema al collasso. È questa Amministrazione nel suo insieme che non sa gestire l’ordinario, a partire dalle cose più banali. La precedente Assessora è ora a Roma, addirittura in veste di Ministra, dopo aver lasciato Torino nel caos. Dal nuovo Assessore mi aspetto che affronti il problema con una minore dose di retorica sull’“innovazione al servizio del cittadino” e con una maggiore dose di concretezza ed efficacia. Presenterò al più presto un’interpellanza per chiedere conto alla Giunta della situazione, per sapere se per la Giunta è normale quanto si sta verificando ormai quotidianamente in via della Consolata e in quali contromisure possiamo sperare dal nuovo Assessore.
Prc: “Segregazione per il mercato dei poveri?”
“Decisione dissennata”
Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino, dichiara:
“La decisione di Chiara Appendino di smantellare con la forza il mercato del Barattolo suscita sdegno e riprovazione. Un’operazione che sa molto di ghettizzazione. Si è deciso di espellere dal Balon, storico mercato delle pulci di Torino, i venditori più poveri, quelli che campano della vendita di oggetti usati, di poco valore, raccattati nei cassonetti o nella pulizia delle soffitte o scantinati. Oggetti che peraltro raccolgono l’interesse di un considerevole fetta di pubblico. Lo si è fatto in una maniera violenta, col posizionamento di barriere di cemento, l’impiego di forze di polizia. Obbiettivo del comune nascondere il più possibile i venditori poveri, relegarli in zona periferica, dietro al cimitero della città. Il che significa togliere loro la possibilità di lavorare, di incontrare persone, di potere usufruire di un reddito minimo. La decisione del Comune va rigettata in quanto foriera di problemi più che di soluzioni in una città attanagliata dalla crisi e da fenomeni di impoverimento sociale. Le criticità che ci sono relativamente a fenomeni di microillegalità o a problematicità di convivenza col quartiere che finora ha ospitato il Barattolo non si risolvono con il pugno di ferro,con espulsioni ma con scelte politiche di integrazione e garanzia di sussistenza a una fascia considerevole di persone che vivono di lavori precari e umili. No a politiche di segregazione!”.
Giorgis, un torinese al governo
Emozionante entrare con il professore e Sottosegretario Andrea Giorgis al Ministero. Finalmente il ritorno di un torinese al governo. E che Ministero. Ancora più emozionante visto che Andrea arriva da Barriera di Milano e si è diplomato al liceo Scientifico Albert Einstein. Dove modestamente mi sono diplomato anche io.
Quando gli chiedo dei suoi genitori si percepisce l’orgoglio: “Mio padre ha lavorato 43 anni in Fiat e i miei vivono ancora in Barriera”. Effettivamente dalla Barriera al Ministero ne ha fatta di strada. Prima ordinario a Giurisprudenza si Diritto Costituzionale. Cominciando col laurearsi con 110 e lode. Prima dottorando a Milano e poi ricercatore Torino.
Prima professore e poi in politica?
Ovviamente. Insieme a fortunati incontri.
“I compagni di zona centro che mi proposero di candidarmi e poi l’incarico di capogruppo in Comune”. Insegni ancora? “No, non potrei e comunque se vuoi fare bene uno dei due mestieri devi scegliere. A suo tempo Chiamparino Sindaco mi propose di fare l’assessore. Lusingato non accettai anche per continuare ad insegnare. Mi è sempre piaciuto studiare e insegnare” L’ l’abitudine alla studio ora torna utile ?
“Studiare e cercare di essere preparato è importante”
I tempi della politica? “ impegnativi. Ieri fino alle 23 30 riunione di maggioranza sulla riforma. Accordo su molti aspetti, anche se non su tutto. Temi caldi la prescrizione e i criteri di scelta dei membri CSM”. Contento d essere sottosegretario alla Giustizia.? “È un incarico difficile e di responsabilità, spero di riuscire a fare bene, o perlomeno non troppo male ”. Come quella bella commedia di Eduardo De Filippo. Gli esami non finiscono mai. Impegnativo come carichi di lavoro. Durerà questo governo? “Noi del PD ce la mettiamo tutta.
E questo Pd risorgerà dalle ceneri? Anche qui ce la
mettiamo tutta? “Personalmente ogni fine settimana ritorno a Torino per dare il mio contributo lavorando sul territorio”. Su cosa deve lavorare il Pd? “Coniugare sviluppo con equità sociale. La disuguaglianza non è solo ingiusta, è anche inefficiente. Escludere qualcuno dal diritto all’istruzione ad esempio significa rinunciare a possibili talenti e a vantaggi per l’intera collettività. Lo stesso vale per il diritto al lavoro o alla salute” Difficile convincere Zingaretti all’inizio contrario al governo rossoverde…
“Zingaretti è un bravo segretario capace di ascoltare. Il suo stile di non “urlare” mi piace. Il nostro Paese è lacerato e diviso. L’intolleranza e la paura sono cresciute con Matteo Salvini. Ecco un altro nostro compito: ripristinare una convivenza civile e politica. In tutto il mondo non
ci capivano più. Ora, forse, stiamo invertendo la rotta anche nei rapporti con gli altri stati”.
Maggiore gratificazione e maggiore delusione?
Gentile e lapidario: “Permettimi di non risponderti”. Facciamo un giro per gli uffici. “Li stiamo predisponendo, sai sei il primo giornalista”. Qui il capo di gabinetto. Sicuramente un Magistrato.
Andrea sei stato iscritto al Pci ? Come ti definisci? Perché fai politica?
“No. Prima tessera Pds. Sempre progressista, mi definisco un socialdemocratico”. Finita la chiacchierata mi accompagna sotto. Militari che scattano sull attenti e il finale caffè che si trasforma in una spremuta…. e il colloquio continua. “Ammetto, delusioni ce ne sono state. Quando nonostante le perplessità miei e di molti altri (che venimmo sostituiti in commissione) il governo pose la fiducia e il pd votò l’Italicum.Poi, nonostante la sconfitta elettorale sono stato rieletto conquistando i voti uno per uno in zona centro. Possibilità ce n’erano, il collegio era contendibile”. Una elezione che vale due volte? “ Vale una grande responsabilità verso gli elettori ”. Vivi questo prestigioso incarico
con senso rivalsa? “No. Perché mai? Piuttosto come un’occasione per mettere a disposizione le mie conoscenze. Importante ora è lavorare per questo nostro Paese che ne ha bisogno, molto bisogno”. Buon lavoro, prof. Andrea Giorgis. Giro per il quartiere Ebraico. Questo governo è sicuramente un azzardo. Ma dopo questa chiacchierata sono decisamente più ottimista.
Patrizio Tosetto
LECTIO MAGISTRALIS di Maria Elisabetta Alberti Casellati
”DONNE E POLITICA”
Venerdì 11 ottobre, alle ore 16.45 nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Torino (via Verdi, 8), Maria Elisabetta ALBERTI CASELLATI, Presidente del Senato della Repubblica, aprirà il 52° Anno Accademico del Centro “Pannunzio” con una Lectio Magistralis sul tema “DONNE E POLITICA”. Porterà un saluto il Rettore dell’Università di Torino prof. Stefano GEUNA.
La Presidente Casellati è il terzo Presidente del Senato a venire al Centro “Pannunzio” dopo Giovanni Spadolini e Marcello Pera.
L’ingresso sarà consentito entro e non oltre le 16.45.
E’ gradita la prenotazione scrivendo a: info@centropannunzio.it
Non spetta a noi, come consiglieri regionali, sindacare opinioni e comportamenti degli staffisti della Giunta. Ma neppure liquidare con un’alzata di spalle l’inginocchiarsi in preghiera di fronte al Duce, come fosse un’innocente goliardata giovanile. Su quest’episodio ci aspettiamo una presa di posizione del Presidente Allasia, nella sua veste di titolare del Comitato Resistenza e Costituzione. I valori resistenziali e l’antifascismo non sono un corollario ma le fondamenta stesse delle istituzioni democratiche”
Domenico RAVETTI Capogruppo PD
Mauro SALIZZONI Vice Presidente Consiglio regionale del Piemonte
Cattolici, tramonta il partito identitario
E’ venuto, forse, il momento di dirlo con chiarezza e senza equivoci: la grande stagione della
Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare Italiano poi sono ormai alle nostre spalle.
Grandi esperienze politiche, culturali, programmatiche e anche organizzative che, semplicemente,
non sono più riproponibili perché sono state archiviate dalla storia. Certo, il dibattito in alcuni settori
dell’area cattolica italiana continua ad essere forte e fecondo. Il che è decisamente positivo e non
va affatto sottovalutato. Anche perché il mondo cattolico contemporaneo continua ad essere un
giacimento culturale, ideale, etico e politico non indifferente e può contribuire, seriamente e con
grande senso di responsabilita’, al rinnovamento della vita politica italiana. Ma, al contempo, non si
può non rilevare che un conto è contribuire al rinnovamento e al cambiamento della politica italiana
attraverso la dimensione valoriale, culturale ed etica; altra cosa è organizzare un forza politica
autonoma che si misura nella cittadella politica nostrana. A livello locale come a livello nazionale.
Ora, dovrebbe essere evidente a tutti che ci sono stati decine di esperimenti politici ed elettorali a
livello comunale, regionale, nazionale ed europeo che si sono infranti contro gli scogli. Esperimenti
che hanno evidenziato ripetute e puntuali sconfitte elettorali, e quindi sconfitte politiche ed
organizzative. Non si tratta, dunque, di ritenere irreversibilmente e definitivamente chiusa quella
pagina. Ma, al contempo, non si può non prendere atto che oggi il decollo di una formazione
politica di ispirazione cristiana che affonda le sue radici nel popolarismo, rischia di trasformarsi in
una semplice, seppur nobile, esperienza testimoniale e politicamente del tutto irrilevante. Non lo
dicono le opinioni di singoli osservatori ma è la stessa realtà a confermarlo nei numeri.
Ripetutamente e a tutti i livelli istituzionali. Del resto, è altrettanto inutile appellarsi alle dichiarazioni
di qualche autorevole prelato che, periodicamente e saltuariamente, lancia appelli all’impegno
politico diretto dei cattolici italiani. Seppur nel rispetto della laicità dell’azione politica e del
superamento di ogni dimensione confessionale e clericale della presenza politica diretta. Sono
appelli e incoraggiamenti importanti all’impegno politico che, coerentemente e correttamente, si
fermano però di fronte ad un sostegno più o meno indiretto alla presenza dei laici cristiani nella
società politica. E non può che essere così. Dopodiché, non possiamo sottacere un altro aspetto
non indifferente ai fini della presenza politica organizzata dei cattolici italiani. Nello specifico, di
coloro che si rifanno al patrimonio storico e politico del popolarismo di ispirazione cristiana. E cioè,
molti esponenti – più o meno autorevoli – di quel filone ideale e culturale sono seccamente e
fortemente impegnati in molti partiti, e nelle relative correnti interne, e non rinunciano affatto a
quella appartenenza per dar vita a qualche altro esperimento politico ed organizzativo. Un nome e
un cognome per tutti. L’ultimo segretario del Ppi Pier Luigi Castagnetti e’, del tutto legittimamente,
fortemente impegnato in una corrente all’interno del Partito democratico e, credo, sarebbe il primo
tenace oppositore per strutturare una iniziativa politica autonoma dei cattolici democratici e
popolari italiani. Ma si potrebbero fare, al riguardo, centinaia di esempi che confermano quella tesi.
E dunque, che fare? Rassegnarsi all’irrilevanza o alla sola testimonianza? Certamente no. Ma è
altrettanto indubbio che non si può lavorare contro i mulini a vento. E quindi, diventa importante e
decisivo continuare a testimoniare la nostra specificità culturale e politica su più fronti. A livello
prepolitico per chi ritiene che sia fondamentale e prioritario la formazione di una futura classe
dirigente preparata, competente e culturalmente orientata e definita. A livello politico e in prima
linea, per chi ritiene che in questa fase storica la cultura politica dei cattolici democratici e popolari
possa continuare a condizionare la linea e il progetto di singoli partiti. Sul fronte dell’ex centro
sinistra o sul fronte moderato. A livello intellettuale e culturale per chi ritiene che l’evoluzione della
politica italiana passa anche e soprattutto attraverso la capacità di saper incidere a livello
mediatico e di formazione della pubblica opinione. Oggi particolarmente disorientata e confusa,
dopo la sbandata trasformistica che ha travolto recentemente la politica italiana.
Ma, per il momento, e per onestà intellettuale, e’ anche bene dire con chiarezza che continuare a
parlare di partiti autonomi e organizzati che ripropongono le esperienze del passato, si rischia
prima o poi non solo di andare controcorrente ma, soprattutto, di non saper leggere ed interpretare
ciò che le dinamiche attuali della società italiana ci trasmettono.
Giorgio Merlo
Sabato 5 ottobre
“Saremo in piazza Castello per ribadire forte e chiaro il nostro No allo Ius Soli”, a dichiararlo sono la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e il capogruppo di Fdi in Regione Piemonte Maurizio Marrone, lanciando anche sotto la Mole la campagna nazionale di raccolta firme contro la “legge Boldrini” e la cittadinanza “facile”. “Dalle ore 15 alle 17, saremo in piazza per presentare la nostra iniziativa e dare inizio alla raccolta – ha proseguito Montaruli -. E’ necessario dare un segnale forte e chiaro a questo governo nato contro il volere degli italiani che ora si appresta a regalare la cittadinanza a migliaia di stranieri senza un serio processo di integrazione”. “Pensare che un semplice ciclo scolastico in un sistema di istruzione devastato dal ‘68 garantisca l’inclusione dei minori stranieri è una presa in giro – ha dichiarato Marrone -. Senza garanzie di una reale appartenenza culturale e identitaria alla nostra civiltà faranno votare per il Parlamento pure gli islamici più radicali”. In piazza hanno annunciato la loro presenza anche i giovani di Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fdi.