In vista del voto di domenica, con il quale si eleggerà anche il Presidente della Regione, La Stampa ha organizzato un confronto fra i quattro candidati
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di Romana Allegra Monti
Sotto le righe. Questo il primo commento che sorge spontaneo al termine del confronto tra candidati presidente organizzato da La Stampa e svoltosi ieri nel tardo pomeriggio al Piccolo Regio. Alberto Cirio (coalizione centro-destra), Sergio Chiamparino (coalizione centro-sinistra), Valter Boero (Popolo della Famiglia) e Giorgio Bertola (Movimento 5 Stelle) in un confronto all’americana, come quello che si fece al teatro Carignano nelle amministrative 2016. Domande differenti per i quattro candidati, senza possibilità di replica: accanto a loro un grande orologio sul palco a dettare il tempo, uguale per ciascun esponente, nel quale rispondere ai quesiti posti dal moderatore, il direttore Molinari. Vietati commenti e applausi da parte del pubblico. La prima tornata di domande elaborate dai lettori per i singoli candidati, vertevano su lavoro giovanile e investimenti, liste d’attesa in sanità, Tav; la seconda, invece, predisposta dalla redazione, con quesiti anche di carattere nazionale.Boero che dà del nonno a Chiamparino e quest’ultimo che risponde a Cirio con una stoccata:” avere un piede in un governo che tiene bloccata la Tav per ragioni che ben si sono viste in questo dibattito tra Bertola e Cirio, per equilibrismi di potere, serve esattamente a zero”. E mentre Boero si dice aperto a collaborare con un eventuale Presidente che si faccia carico del reddito di maternità, le frecciatine continuano a esser di poco conto: “farei fatica a dare fiducia a un Presidente che prima dice che non si sarebbe ricandidato e il giorno dopo si ricandida – asserisce secco Bertola – volevo proprio precisarlo”. Questa forse la più pungente, tanto per rendere l’idea. Un Bertola più vigoroso del solito, un Boero più ironico e un Chiamparino prudente, che punta tutto sulla sua autonomia decisionale presente e passata. A nostro avviso, chi esce rafforzato da questo confronto, è Alberto Cirio. Dal punto di vista della comunicazione politica la sua immagine performativa nel complesso risulta convincente, anche se a tratti si è avvicinata allo stucchevole, egli sceglie la strategia opposta a Bertola: non attacca mai i suoi avversari o i “governi precedenti”, insomma si allontana dal modello Salvini, anche dichiarando apertamente il suo essere “geneticamente antifascista”.Alla domanda “come sono stati i candidati a confronto?” si può tranquillamente rispondere che sono stati composti e fin troppo cauti nelle risposte, ma anche nelle boutades: forse un bene per i gusti di una sabauda platea dall’età anagrafica piuttosto elevata.
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Leggi le nostre interviste ai candidati:
GIORGIO BERTOLA http://www.iltorinese.it/bertola-cosi-il-piemonte-cambia-passo/
ALBERTO CIRIO http://www.iltorinese.it/intervista-cirio-le-mie-proposte-per-un-nuovo-piemonte/
VALTER BOERO http://www.iltorinese.it/boero-lunica-scommessa-in-cui-si-e-sicuri-di-vincere-e-quella-della-famiglia/
SERGIO CHIAMPARINO http://www.iltorinese.it/chiamparino-abbiamo-credibilita-per-le-sfide-che-il-piemonte-ha-davanti/
“Proiettile indirizzato al ministro Salvini. Siamo all’ennesimo gesto intimidatorio e di odio: ma quello che impressiona è il silenzio dei tanti che si proclamano democratici. Sono questi gli avversari della Lega? Quelli che invece delle parole vogliono usare proiettili per ammazzare? Questi sono coloro che non vogliono che la Lega continui a lavorare per il bene del Paese. Non vorremmo che dietro questi episodi si nasconda un rigurgito pericoloso di quegli estremismi che con le loro violenze e odio hanno segnato il Paese con anni bui e pieni di sangue”. Lo dichiarano i presidenti dei gruppi leghisti di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo
Paolo Alli è in campo per le elezioni europee, capolista al Nord-Ovest della lista del Popolo della Famiglia – Alternativa Popolare, con Marco Ghirardello candidato torinese
Commenta Alli: «Lo scenario attuale della politica italiana, caratterizzato da un Pd spostato sempre più a sinistra, da un M5S in calo, da un centrodestra polarizzato sulle posizioni estreme di Lega e FdI e dal tramonto triste e inesorabile di Forza Italia non offre una reale possibilità di scelta ai moltissimi elettori che credono nel popolarismo di Sturzo e De Gasperi, rappresentato oggi nella piattaforma programmatica del Ppe. Su questi valori, invece, Alternativa Popolare, partito che presiedo, e il Popolo della Famiglia si sono ritrovati e hanno condiviso l’idea di offrire ai moderati italiani una opportunità nuova. Sono i valori della centralità della persona, della famiglia, dell’impresa, dell’ambiente e di una vera economia sociale di mercato, che rappresentano per l’intera Europa, e non solo per l’Italia, una colossale sfida».
Aggiunge Ghirardello: «la centralità geopolitica dell’Europa e la necessità che essa trovi finalmente un vero protagonismo globale, impongono l’accelerazione del processo di unione politica. Solo difendendo comuni confini possiamo arrivare a considerare che quello che sta dentro quei confini sono gli Stati Uniti d’Europa. E’ un compito non più rinviabile, collaborando con l’altro grande organismo multilaterale che, insieme all’Unione Europea ci ha garantito 70 anni di pace: la Nato».
DAL 27 MAGGIO LA MONTAGNA SIA AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DI CONSIGLIO E GIUNTA
Agricoltura, foreste, turismo, servizi, innovazione, ruolo delle imprese, fiscalità, cultura, paesaggio, fondi europei alcuni dei temi presi in esame nel Manifesto Uncem, con istanze e analisi. “La città deve riconoscere un nuovo ruolo alla montagna e la Regione deve garantire servizi e opportunità di sviluppo ai territori, aperti all’Europa – spiega Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte – La Regione dia forza e funzioni alle Unioni montane di Comuni, a tutti i Comuni montani, garantendo loro risorse e sostegno nell’impegno istituzionale dei Sindaci e degli Amministratori. Dignità e autonomia per poter essere protagonisti con le loro comunità, in un quadro Europeo nel quale le Alpi sono cerniera e non barriera. La campagna elettorale, i programmi dei Candidati siano ispirati a questi obiettivi e impegni che Uncem – l’Unione dei Comuni e degli Enti montani condivide affinché siano strumenti e proposte utili nel dibattito verso le elezioni del 26 maggio 2019, trovino posto nei documenti programmatici, impegnino il lavoro del Consiglio e della Giunta regionale sin dalle prime azioni nell’estate e nell’autunno 2019, con Assessorati alla Montagna, agli Enti locali, all’Agricoltura, alla Pianificazione, allo Sviluppo economico, al Turismo, forti e determinati nel guidare processi di crescita e coesione dei territori. Montagna ed Enti locali sono trasversali all’intero impegno della Giunta e del Consiglio. “Le molteplici sfide non siano messe in secondo piano – aggiunge la Vicepresidente Uncem Piemonte, Paola Vercellotti – bensì al centro di forte dinamismo, strategie, destinazione di risorse, in una determinante sussidiarietà con la rete di Enti locali montani, dando continuità amministrativa a quanto fatto negli ultimi due decenni, in particolare con la ‘Legge montagna’ varata a marzo 2019 a Palazzo Lascaris”.
Il governatore uscente fa un bilancio di sintesi dei suoi cinque anni e risponde su lavoro, ambiente e sanità
Di Romana Allegra Monti
La disoccupazione giovanile under 30 si attesta intorno al 36% in tutta la regione. Secondo lei come si è arrivati a questo dato e cosa propone per incidere positivamente su di esso?
La domanda posta così fa pensare che questa condizione sia una nostra creazione, ma il dato è in calo rispetto al passato. Quello che si può fare è far crescere l’economia con le infrastrutture strategiche per potenziare collegamenti come il Tav, per inserire il Piemonte all’interno dei grandi assi della logistica del nord Italia; accanto a questo turismo e cultura, settori che hanno tenuto di più e sono cresciuti. Investire nella manifattura, che è la forza storica del nostro territorio, con politiche che favoriscano l’innovazione, come si è fatto finanziando con 30 milioni il Manufacturing Technology Center. Insieme a questo va sicuramente rafforzata la formazione professionale, perché a fronte del dato da lei citato, tutti sanno che vi è una domanda di lavoro fortemente inevasa, non solo nei settori a minor professionalità, ma anche in settori ad alta professionalizzazione, come i tecnici specializzati: occorre orientare di più la formazione. In questo senso abbiamo preso provvedimenti per finanziare gli ITS (istituti tecnico scientifici) e, naturalmente, anche Università e ricerca vanno sostenute a questo proposito. In sintesi, per agire sulla disoccupazione si devono toccare due tasti: crescita in vari settori e formazione professionale, perché non è detto che la sola crescita risponda alla domanda lavorativa in modo adeguato.
Lei in quanto Presidente di Regione, è autorità sanitaria locale. In caso tornasse a ricoprire questo incarico, come affronterebbe le emergenze sanitarie e la questione Città della Salute, che vede incarnare due posizioni opposte nei due medici Salizzoni e Abbruzzese, entrambi candidati rispettivamente per il centro-sinistra e il centro-destra?
Sul Parco della Salute siamo in continuità, infatti è in corso una gara. Poi ribadisco che la cancellazione della specificità del Regina Margherita è una assoluta fake news, tant’è che come ha detto anche Salizzoni, all’interno del Parco ci saranno una torre generalista e una pediatrica, che è bene che stiano vicine perché molti interventi di elevata complessità si fanno insieme, come è stato per la bimba che dopo tre anni ha avuto ricostruito l’esofago ed è tornata a mangiare. Le attività saranno le stesse che svolge adesso il Regina Margherita, ma in un ambiente più adeguato e moderno: dotato ad esempio dei caratteri di antisitemicità che oggi mancano al Regina. Quanto al numero di posti letto, la cifra a cui si riferiscono i propagandisti risulta da uno studio di fattibilità che è alla base del progetto, ma è fatta apposta affinché con il progetto definitivo siano i competenti a definire i posti letto, che non saranno comunque più di quelli che esistono oggi. La sanità del futuro, perché per questo progetto ci andranno almeno 7-10 anni se va bene, avrà bisogno di meno posti letto di adesso, altrimenti commetteremmo gli errori fatti a suo tempo con ospedali come Biella e Verduno, dove non si è pensato all’evoluzione della sanità: quello di Biella è utilizzato al 50%.
Torino ha un punto debole, l’inquinamento. Secondo lei blocchi auto, ZTL e il TAV, rappresentano una soluzione al problema o servono altre vie?
Va privilegiata sicuramente la ferrovia, decisiva sul lungo periodo. Certamente non basta il Tav, non vanno tutti a Lione o a Milano e non sono nemmeno quelli che inquinano di più, bisogna essere onesti, parlo dei passeggeri. Le ragioni però non sono solo ambientali, ma anche economiche. La rete del trasporto locale è importante, noi abbiamo iniziato a riattivare a fini turistici, tre linee che le giunte precedenti avevano soppresso: la Alba-Torino, Pinerolo-Torre Pellice, Saluzzo-Savigliano e dovrebbe entro fine anno tornare anche la Casale-Mortara. La rete ferroviaria è importante per gli spostamenti quotidiani delle persone, ma è anche un primo passo per una riattivazione commerciale.
In questo senso anche la Metro sarebbe sicuramente una svolta per il territorio…
Certamente. Abbiamo dato una mano alla Sindaca contribuendo a recuperare il progetto che era andato perso, in quanto decorsi i giorni di validità del finanziamento dello Stato: adesso mi auguro che si realizzi il progetto e che parta la gara relativa alla linea 2. Della linea 1, che inaugurai nel 2007 e nel 2011 fino al Lingotto, stiamo ancora aspettando il completamento fino a piazza Bengasi e primo bando e gara per arrivare a Collegno e Rivoli. Aggiungo altre due cose: sull’ambiente non è solo la mobilità a incidere, ma anche il riscaldamento. Da questo punto di vista, Torino è messa meglio di altre perché il teleriscaldamento è sviluppato, però occorre ancora agire molto sul patrimonio pubblico e su quello privato per l’efficientamento energetico. Se si rende più efficiente l’apparanto energetico delle case c’è anche possibilità di creare lavoro per le imprese edili e per gli artigiani. Sulla mobilità ci vorrebbe un piano per incentivare la sostituzione dei veicoli, ma questo non può farlo da sola la Regione. Abbiamo messo a disposizione risorse per la sostituzione dei veicoli commerciali, ma mi rendo conto che se si vuole davvero che entro il 2024 il diesel non possa più circolare, bisognerebbe avere un piano nazionale che stanzi parecchie decine di milioni e consenta di portare tutti i veicoli a gamme di miglior prestazione dei motori. Altro punto sono le piste ciclabili: Torino è ferma a quelle fatte da noi in centro e quelle aggiunte dalla Sindaca in via Nizza/corso Matteotti.
Ultima domanda: se dovesse dare un giudizio al suo operato, quale sarebbe? C’è qualcosa che rifarebbe o cambierebbe?
Se uno potesse tornare indietro qualcosa di diverso probabilmente lo farebbe, però il mio giudizio di sintesi è che in questi cinque anni abbiamo svolto pienamente il nostro dovere, perché abbiamo trovato una situazione estremamente compromessa dal punto di vista finanziario e abbiamo rimesso in ordine il bilancio. Abbiamo lavorato due anni e mezzo per uscire dal piano di rientro,
abbiamo ricominciato ad assumere e far investimenti sulla sanità e su altre politiche: stiamo parlando di circa 700 milioni, tra infrastrutture locali, interventi di riassetto idro-geologico, manutenzione e risorse a scuola e comuni. Insomma credo che in questi cinque anni abbiamo acquisito la credibilità per affrontare le sfide che il Piemonte ha davanti e di cui siamo consapevoli.
Leggi anche le altre interviste ai candidati alla presidenza della Regione:
GIORGIO BERTOLA http://www.iltorinese.it/bertola-cosi-il-piemonte-cambia-passo/
ALBERTO CIRIO http://www.iltorinese.it/intervista-cirio-le-mie-proposte-per-un-nuovo-piemonte/
VALTER BOERO http://www.iltorinese.it/boero-lunica-scommessa-in-cui-si-e-sicuri-di-vincere-e-quella-della-famiglia/
Di Romana Allegra Monti
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Il candidato Presidente del Popolo Della Famiglia, Valter Boero, e la sua ricetta per il Piemonte: famiglia al centro con il reddito di maternità e premi agli imprenditori che permettono ai giovani di costruirsi un futuro sul territorio
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Da candidato alla presidenza, qual è la visione per la Regione?
Tutto il programma è dedicato alla famiglia. Si tratta di una scelta sentimentale? No, nasce dall’inverno demografico del Piemonte di cui nessuno si accorge e nessuno parla. Ogni anno in Piemonte ci sono circa 55 mila decessi, per avere un equilibrio ci vorrebbero 55 mila bimbi, invece ne abbiamo solo 30 mila. In cinque anni siamo a meno 125 mila bimbi. In realtà non si dovrebbe stare in pari, ma la natalità dovrebbe essere superiore. Portare il tema della famiglia al centro dell’attenzione della politica pensiamo possa esser un modo per risolvere il problema. Il tema della maternità sembra essere a sé stante, invece è centrale e travolge il clima dell’intera società e la sua economia: noi parliamo molto di cambiamento climatico, ma il maggior cambiamento che stiamo avendo è proprio questo, perché determina una mancanza di motivazione e un rallentamento dell’economia. Gli economisti sanno bene che quando la natalità cresce, si muove tutto il resto.
Non crede che proprio la crisi economica degli ultimi anni sia un grosso freno per la natalità, specie per i più giovani?
No, credo sia l’effetto di questa mancanza, non la causa. Si tratta di una conseguenza. Il clima sociale è fondamentale, continuiamo a occuparci di una cornice quando il quadro, ovvero la famiglia costituita da papà e mamma che generano figli, è abbandonato. Esistono persone senza figli molto motivate, ma chiunque sia genitore lo sa: la determinazione e l’energia derivante dall’avere figli è incredibile. Serve più attenzione nei confronti delle madri che offrono il più grande investimento che si possa fare alla società: finora vi è stata una difesa solo apparente della donna, in realtà essa è strumentalizzata. Oggi le donne che in un colloquio dicono che desiderano avere una famiglia spesso vengono penalizzate e al contempo il lavoro educativo è considerato di serie B, è più apprezzato quello di pulire le scale a 800 euro al mese. Leggere la fiaba al proprio figlio la sera oggi è considerato zero! Anzi ci sono situazioni in cui i mariti dicono alle mogli “ma si ma tu stai a casa tutto il giorno”, oppure “perché non vai a lavorare?”, come se quello casalingo non fosse un lavoro. Secondo me l’educazione è fondamentale, formare i figli sopratutto nei primi anni, è essenziale: vi sono fior fiore di studi pedagogici e psicologici su questo. Crediamo che questo lavoro straordinario della donna dovrebbe essere riconosciuto, tant’è e vero che proponiamo l’introduzione del reddito di maternità.
Perché in relazione all’educazione dei figli si riferisce esclusivamente alla donna? Non vale lo stesso per il padre?
La donna porta in grembo suo figlio per nove mesi, la figura del padre interviene in un secondo momento. Un figlio ha bisogno di un padre e di una madre, ma ci son poi situazioni particolari come il caso di don Bosco, orfano di padre già dalla prima infanzia: la presenza della figura maschile è rilevante, ma non indispensabile. Dobbiamo dare una rotta diversa a questa nave da crociera che è la Regione Piemonte e che sta andando verso l’isola del Giglio. Per farlo dobbiamo cambiare comandante, perché è colui che ci ha guidato finora a non aver preso i dovuti accorgimenti per la situazione. Molti pensano che le energie lavorative necessarie al Paese possono esser prestate dagli immigrati, ma questo ha un costo, prima di tutto sociale e umano: l’immigrato è sradicato dalla sua famiglia per integrarsi altrove ed è una fatica enorme, lo so perché ci sono passato, ho vissuto in Germania. Perché non possiamo incoraggiare le coppie a metter su famiglia, dando certezze in più? Impegnarsi e creare una vita è un atto rivoluzionario in tutti i sensi e noi vogliamo sostenerlo con il reddito di maternità.
Avete fatto la raccolta firme, ancora in corso, per presentarlo come disegno di legge: come sta andando?
Sta riscuotendo successo sul territorio, nonostante i mezzi di comunicazione ci abbiamo volutamente oscurato o comunque non ci abbiamo dato spazio. Eppure nelle piazze e nei mercati le persone erano entusiaste, la considerano una chance in più per i propri figli/e.
Ci può spiegare cosa prevede questa vostra proposta?
Ringraziare le madri che fanno un investimento per la nostra società. Si tratta di un reddito di mille euro al mese esentasse per otto anni, per le madri che decidono di dedicarsi in via esclusiva alla cura del bimbo. Se nel frattempo arriva un altro figlio, il contatore si azzera e riparte fino al terzo figlio, dopodiché il reddito diviene un vitalizio sempre di mille euro, come quello dei parlamentari. Il vitalizio è previsto anche in caso di figlio con disabilità, perché richiede un impegno maggiore. Potremmo sperimentare questo progetto in Piemonte già dal prossimo anno, si tratterebbe poi di utilizzare solo il 2% del bilancio.
L’Italia occupa il penultimo posto tra i paesi UE nella classifica dei tassi di occupazione delle donne dai 15 ai 64 anni e secondo i dati, le donne con almeno un figlio registrano un tasso di occupazione inferiore del 15% rispetto a quello delle donne senza figli: al crescere del numero di figli, insomma, diminuisce proporzionalmente il tasso di occupazione femminile (2018). Non crede che il reddito di maternità possa contribuire ad allontanare le donne dal mondo del lavoro?
No, è una possibilità in più e una prospettiva di respiro. Inoltre nulla esclude che possa reiserirsi posteriormente. Pensi ad esempio alle studentesse: se rimanessero incinte durante gli studi, potrebbero permettersi con mille euro al mese, di continuare gli studi e tenere il bambino. Una scelta fra le due cose sarebbe drammatica, sia in caso di abbandono degli studi, sia di aborto che non voglio nemmeno considerare. La prospettiva è diversa. In caso di divorzi o fine della convivenza, il reddito resterebbe alla madre, perché è lei che ha fatto questo dono alla società.
Sui temi di competenza regionale come la sanità, qual è la sua linea?
La sanità assorbe più del 70 % del bilancio regionale e va armonizzata con le famiglie, solo così può funzionare meglio. Distribuendo il servizio medico domiciliare è possibile completare la propria degenza a casa: se si viene aituati, tutto ciò che non è nell’acuto può essere benissimo affrontato a casa con la famiglia. Dare 500 euro al mese a una famiglia per curare i propri anziani in casa, non solo fa risparmiare il nucleo familiare e libera un posto letto, ma fa star meglio anche l’anziano che resta vicino i suoi cari. Lo stesso vale per le residenze per anziani. Si spostano i medici, perché i medici li abbiamo, bisogna aprire i concorsi.
Qual è la sua posizione rispetto alla Città della Salute?
Lo scontro tra Salizzoni e Abbruzzese è un teatrino, dicono tutti le stesse cose. In generale lo scenario politico è quello del litigio per primeggiare e ottenere audience, la verità è che nei consigli regionali serve un clima di concordia che deve operare per il bene delle famiglie e non la propria visibilità e poltrona. Con la questione Tav si fa lo stesso. La priorità per noi è la natalità: vogliamo premiare i cittadini che si vogliono impegnare per la loro regione, tirando fuori il loro meglio, premiando le imprese familiari ad esempio.
In quale modo?
Incentivando l’assunzione di giovani e premiando gli imprenditori che tutelano il lavoro dei giovani che hanno o vogliono una famiglia. Quelli che lavorano da quarant’anni devono andare in pensione lasciando spazio ai giovani su cui noi e il nostro Stato abbiamo investito, permettere loro di costruirsi un futuro qui, senza dover emigrare. Molti vanno all’estero perchè ci sono più possibilità di lavoro e per quale motivo? Perché ci sono aiuti alle famiglie in tutta Europa: Francia, Germania, Danimarca. Occorre aiutare senza passivizzare. Se diventerò Presidente della Regione spingerò le aziende familiari in questa direzione, perché a causa delle condizioni che abbiamo qui avere un figlio ormai è visto come una disgrazia, ma è il contrario: una benedizione che ti cambia la vita in meglio, per sempre.
Un ultima domanda: in tema di trasporti e inquinamento, quali sono le sue proposte?
La linea dura delle Ztl ad esempio, secondo me non serve. Il trasporto pubblico deve essere potenziato, tutti lo dicono ma non ci sono i soldi. E dove sono? Sui conti correnti delle famiglie. Chi è che genera risparmio? Le famiglie. La Regione, se avesse uno sguardo più ampio e un vero progetto, potrebbe dire alle famiglie: “prestatemi dei soldi, così facciamo altre due linee della metro”. Farsi dare i soldi dal governo, magari di un altro colore politico, diventa difficile. Saresti disposta a scommettere in una città dove gli amministratori litigano continuamente e non ci son prospettive? No. Le scommesse si fanno se si sa di poter vincere e l’unica scommessa dove si vince, è quella sulla famiglia.
La politica e i valori
Riflessione in una prospettiva interreligiosa
Noi siamo con voi è un movimento a prevalente carattere interreligioso sorto a Torino nel 2015 in risposta alle persecuzioni contro minoranze, allora particolarmente drammatiche nel mondo, che si ammantavano, e così fanno tuttora, di moventi pseudoreligiosi.
Da allora il movimento ha svolto un compito di costante vigilanza, sviluppando anche un’attenzione verso i nodi dell’integrazione, nella nostra società, delle minoranze immigrate. Ci facciamo insomma interpreti della realtà multietnica e multireligiosa da cui il mondo in cui viviamo è sempre più caratterizzato, svolgendo per quanto possibile un ruolo di pacificazione rispetto ai conflitti che strumentalmente vengono fomentati.
A fronte dunque ora dell’imminenza di consultazioni che potranno avere rilevanti conseguenze sugli assetti locali ed europei, con ripercussioni nazionali e internazionali, Noi siamo con voi non ritiene di doversi pronunciare su specifiche scelte elettorali, bensì piuttosto su opzioni valoriali di fondo e sul senso da attribuire alla politica in quanto tale, con la disponibilità a mettersi in rapporto con quanti già camminano sulla stessa strada.
Al riguardo ci sembra di dover dire che più che mai è il tempo della testimonianza.
Chi è credente, in qualunque modo si declini la sua fede, sappia che comunque in essa è implicita una visione di grande importanza per tutti, non importa se credenti o non credenti – il discrimine è piuttosto tra quanti agiscono correttamente in vista del bene comune e quanti invece si fanno corrompere e gestiscono il potere in vista dei propri interessi o di quelli di un ristretto gruppo di appartenenza.
In particolare è tempo di recuperare un senso della libertà che oggi è troppo svincolato dalla responsabilità, e di ridare nuova vita alla democrazia, la cui vitalità non è sufficientemente assicurata quando il benessere economico prende il posto dei valori. Inoltre oggi è più che mai urgente mettere a fuoco l’importanza del rapporto fra potere, politica ed ecologia: la politica in funzione della giustizia e la giustizia come condizione per la pace e la salvaguardia del cosmo.
Ciò potrebbe essere alla base di un ritrovamento della dignità e del ruolo della politica nella vita pubblica. Dal punto di vista dei credenti la politica è infatti il “servizio” più alto, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione.
Ma, per aspirare a ciò, siamo innanzitutto chiamati a reinterpretare le nostre origini, riscoprendo il messaggio “rivoluzionario” che è in esse, spesso trascurato perché troppo impegnativo. La fede porta infatti il credente a vedere nell’altro, pur diverso per religione, colore, sesso, razza e lingua, un fratello da sostenere. Un fratello da amare sempre e da aiutare nei modi più consoni e opportuni, e tanto più in un pianeta lacerato da politiche di integralismo e di divisione, nonché da sistemi di guadagno smodato e da ideologie che manipolano le azioni e i destini degli uomini.
Sotto questo aspetto si tratta di lavorare per una conversione della politica, una conversione profonda che recuperi i valori che troppo spesso appaiono perduti per strada.
Un progetto che metta insieme dialogo interreligioso, tradizione e modernità, condannando con forza e senza esitazioni la “cultura dello scarto”, e peraltro cercando di comprendere i vissuti e le legittime esigenze di tutti i gruppi sociali. Avendo come bussola la comune identità di credenti, che richiede un’anima aperta, senza pregiudizi e idee preconcette di alcun tipo.
Quello di cui ci facciamo dunque promotori è un onesto lavoro culturale, che consenta che il quadro che emergerà, quando si sarà esaurita la fase più dirompente del cambiamento e si tratterà di costruire nuovi equilibri, possa essere adeguatamente interpretato. Ciò andrà perseguito, approfondendo il confronto e la collaborazione fraterna tra le varie religioni, qualunque sia l’esito delle elezioni.
Aiutiamo chi se ne sia scordato a sognare nuovamente, a svegliarsi ogni mattina abbracciando orizzonti lontani, a credere con tutte le sue energie che esista un cammino per l’umanità al di là delle difficoltà attuali e anche della paura e della ricerca di troppo facili certezze.
Noi siamo con voi
Contro il rischio di una guerra atomica
A poco più di una settimana dal voto europeo, ci sembra che manchino tra i temi di una campagna elettorale in realtà iniziata da parecchi mesi quelli inerenti la pace; si parla di tante emergenze ma se ne dimentica una che mette a rischio l’esistenza stessa dell’umanità sulla Terra: il rischio di una guerra atomica, che vede nella nostra Europa concentrarsi un gran numero di testate nucleari. Le Nazioni Unite, sulla spinta della grande maggioranza dei Paesi non detentori di armi di distruzioni di massa hanno discusso ed approvato nel 2017 un Trattato che mette al bando tutte le armi atomiche. Questo trattato, boicottato per evidenti ragioni da tutte le potenze nucleari, per una volta tutte concordi nel preservare la loro minaccia globale nei confronti di tutta l’umanità, diventerà effettivo quando 50 Stati lo ratificheranno.
Vogliamo che l’Italia sia tra questi,
vogliamo che le armi nucleari vengano rimosse dall’Europa e dai suoi mari.
Anche se tra le responsabilità del Parlamento europeo non c’è la politica estera né di difesa, riteniamo che esso possa avere un ruolo importante nel sostegno al trattato ONU.
Chiediamo pertanto ai candidati al Parlamento europeo l’impegno a sostenere il Trattato ONU e a realizzare un’Europa ed un mondo senza armi nucleari.
Sabato 18 maggio alle ore 16 in piazza Castello, fronte via Garibaldi,
effettueremo un presidio nonviolento per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi.
I rischi di guerre in cui chi le ha possa usare le armi atomiche è alto.
Impegnamoci ed attiviamoci per esigere il disarmo atomico completo, unica garanzia contro un olocausto nucleare
Per il Coordinamento di cittadini, associazioni, enti e istituzioni locali
contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi
Paolo Candelari