Quali prospettive per gli uomini di domani? In quale contesto geopolitico?
Il senatore Carlo Calenda sarà intervistato direttamente dagli studenti del Politecnico, con domande dal pubblico”.
La Regione Piemonte anche quest’anno ha destinato risorse aggiuntive ai Voucher scuola, finanziando tutte le 4.579 domande per il Voucher A “iscrizione e frequenza” da utilizzare nelle scuole paritarie primarie o secondarie di primo e secondo grado, come richiesto anche dall’Ordine del Giorno “Voucher scuola tipo A: la Regione garantisca la piena libertà di educazione”, primo firmatario Silvio Magliano, Capogruppo della Lista Civica Cirio Presidente PML, approvato dal Consiglio regionale lo scorso 7 ottobre.
«Ringrazio l’Assessore Chiorino e la Giunta per aver dato riscontro a tutte le 4.579 richieste ammesse in graduatoria per il Voucher “Iscrizione e frequenza”, come previsto anche dal mio Ordine del Giorno – commenta Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale in Consiglio regionale -; mi stupiscono, sempre e ancora, le polemiche strumentali che contrappongono questo Voucher a quello legato all’acquisto di libri e servizi per il diritto allo studio: un conto la libertà di educazione, garantita dalla Legge che definisce le scuole paritarie come parte integrante del sistema scolastico pubblico; altra cosa, invece, è parlare di diritto allo studio. Pensare di contrapporre due diritti mi sembra una posizione difficile da sostenere. Continueremo a lavorare con l’Assessore Chiorino per mettere in campo azioni che rendano sempre più chiara la differenza tra le due misure».
I Voucher scuola sono uno strumento per sostenere chi ha figli in età tra i 6 e i 21 anni che devono ancora conseguire un titolo di studio. Per il finanziamento totale delle domande per i voucher di tipo A-iscrizione e frequenza, la Regione ha stanziato 6 milioni e 394 mila euro. Delle 4.579 domande Voucher A finanziate, 1.211 appartengono a famiglie con una fascia ISEE sotto i 10.000 euro. Sono invece 2.022 quelle nella fascia compresa tra 10.000 e 20.000 euro e 1.346 quelle tra i 20.000 e i 26.000 euro.
“La casa rappresenta uno dei temi più importanti per il futuro del Paese – ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo – difendere la casa significa tutelare la libertà delle persone di vivere in un’abitazione sicura e accessibile. Per questo motivo è fondamentale rafforzare il confronto con istituzioni, associazioni, imprese e cittadini per continuare ad adottare interventi concreti volti a migliorare la vita dei cittadini”.
Nel suo intervento, il ministro ha ricordato il ruolo centrale della Pubblica amministrazione nei processi di rigenerazione urbana: “Una città che cambia necessita di istituzioni capaci di rispondere con tempestività ed efficacia ai bisogni sempre nuovi di cittadini e imprese. Ecco perché la semplificazione delle procedure è una leva decisiva per la crescita delle nostre comunità”.
“Sono circa 400 le procedure semplificate in ambiti chiave come ambiente, energia, turismo e sanità – ha evidenziato il ministro Zangrillo – proprio questa settimana è stato approvato in via definitiva un disegno di legge che prevede interventi importanti sul fronte della sanità con l’erogazione di alcuni servizi nelle farmacie, su quello della scuola permettendo l’acquisizione dei documenti attraverso una piattaforma unica e per molti altri ancora. Abbiamo uniformato i modelli standardizzati su tutto il territorio, anche per l’edilizia, e avviato un importante progetto di digitalizzazione e interoperabilità dei SUAP, grazie a un investimento di circa 100 milioni di euro”.
L’incontro è stato anche l’occasione per ribadire la posizione di Forza Italia sul valore della casa: “Per noi di Forza Italia, la casa è il cuore della vita familiare e le città sono il luogo in cui si costruiscono relazioni, memoria e futuro – ha concluso il ministro Zangrillo – Il nostro impegno è assicurare regole certe e servizi sempre più efficienti per cittadini e imprese”.
Mara Martellotta

1° dicembre 2025 – “La delibera che la Giunta sottopone all’esame del Consiglio regionale non rappresenta una semplice riorganizzazione tecnica, né tanto meno un aggiustamento amministrativo. È un’operazione politica che smantella il progetto sanitario più importante per il Piemonte degli ultimi trent’anni, scaricando il peso di questa scelta sulle categorie più fragili: donne in gravidanza e bambini. Il progetto di trasformare l’Ospedale Infantile Regina Margherita (OIRM) in un IRCCS autonomo, a cui si aggiunge l’incomprensibile accorpamento con l’Ospedale Sant’Anna, scorporandolo dal futuro Parco della Salute, è un’operazione che solleva gravi criticità economiche, cliniche e organizzative” dichiarano il Consigliere regionale del Partito Democratico Mauro Salizzoni e la Presidente del Gruppo PD in Consiglio regionale Gianna Pentenero.
“Dall’analisi del testo si evince chiaramente che si tratta di un paradosso economico e gestionale.
Isolato, costretto a duplicare i costi e a pagare per consulenze che oggi sono gratuite: questo sarà il destino del nuovo IRCCS. Ogni consulenza specialistica fornita dal polo per adulti – dalla neurochirurgia alla diagnostica avanzata – non sarà più una collaborazione interna, ma una prestazione da fatturare, con milioni di euro di costi aggiuntivi. A tutto questo si somma la necessità di ricreare da zero l’intera macchina amministrativa e gestionale, duplicando servizi già centralizzati come informatica, gare, manutenzione, ingegneria clinica e farmacia. Un aggravio di spesa non quantificato e difficilmente sostenibile” spiegano gli esponenti dem.
“Come abbiamo ribadito più volte un ospedale pediatrico non può essere un’isola: ha bisogno di contare sugli specialisti dell’adulto. Separare l’OIRM dal contesto integrato della Città della Salute significa spezzare una rete di protezione che oggi salva vite ogni giorno. In caso di emergenza, ogni minuto perso per trasferimenti e procedure burocratiche può costare una vita. Lo stesso vale per il Sant’Anna: scorporarlo significa indebolire la sicurezza delle pazienti, costrette a percorsi più lunghi e rischiosi. Il confronto con gli altri IRCCS pediatrici è impietoso: l’OIRM registra circa 13.000 ricoveri annui, contro i 30.000 del Gaslini e del Meyer e i 75.000 del Bambin Gesù. L’attrattività da fuori regione è ferma al 6%, contro medie che arrivano al 43%. La Regione Piemonte spende 13,6 milioni di euro per ricoveri fuori regione (mobilità passiva), mentre l’OIRM ne attira solo per 1,88 milioni (mobilità attiva). Anche la casistica trattata non è da polo nazionale: solo il 6% dei ricoveri è ad alta complessità. Nonostante ciò, il progetto chiede nuovi posti letto, nuove sale operatorie e più personale, quando già oggi l’occupazione media è bassa e il rapporto ricoveri/medico è superiore ai benchmark nazionali” aggiungono Salizzoni e Pentenero.
“La conseguenza più grave di questa operazione è il rallentamento del Parco della Salute e della Scienza, il vero progetto strategico atteso da anni. Le Molinette attuali sono al collasso strutturale e il Parco rappresenta la risposta a questa emergenza. Lo scorporo, invece, paralizza e ostacola il percorso, moltiplicando tavoli decisionali, diluendo responsabilità e allungando i tempi. Si sta frenando il progetto strategico con un’operazione satellite confusa, costosa e clinicamente pericolosa sottolineano i Consiglieri regionali Pd.
“Quella presentata dal centrodestra non è pianificazione sanitaria, ma confusione amministrativa mascherata da modernità. Il Gruppo Pd chiede che delibera sia subordinata alla preventiva presentazione e approvazione di un Piano attuativo completo, corredato da analisi economico-finanziaria e organizzativa. Prima i dati, poi le decisioni: solo così si tutela davvero la sanità piemontese” concludono Salizzoni e Pentenero.
Mauro SALIZZONI – Consigliere regionale del Partito Democratico
Gianna PENTENERO – Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale
In via Piol continuano a sfrecciare biciclette e monopattini a velocità elevatissima, nonostante il divieto vigente. Si tratta di una situazione ormai sotto gli occhi di tutti, che mette quotidianamente a rischio la sicurezza di pedoni, famiglie e commercianti.
È evidente che il fenomeno non si sta risolvendo da solo. Tuttavia, una soluzione esiste ed è concreta: intensificare i controlli, dispiegando le forze dell’ordine sul territorio e procedendo, quando necessario, con le relative sanzioni. Un’azione resa ancora più efficace se accompagnata da un’adeguata risonanza mediatica, in grado di rafforzare il messaggio di legalità e rispetto delle regole.
Accanto all’aspetto repressivo, è però fondamentale un intervento di prevenzione e sensibilizzazione. Per questo riteniamo utile organizzare incontri di educazione civica con la Polizia Locale e le Forze dell’Ordine negli istituti scolastici, affinché le nuove generazioni possano comprendere fin da giovani l’importanza del rispetto delle regole e della sicurezza stradale, valori che oggi sembrano troppo spesso essere messi in secondo piano.
Proprio con questo spirito e con l’intenzione di proporre e diffondere questi contenuti e queste soluzioni che il Circolo di Rivoli di Fratelli d’Italia scende in campo, promuovendo una raccolta firme su un tema sentito e condiviso dai cittadini, che stanno rispondendo in modo eccellente e con grande partecipazione.
Ancora una volta, come già avvenuto per la raccolta firme sulla rotonda di corso Primo Levi, a vincere sono i problemi reali e la volontà concreta di risolverli, non l’ideologia.
Durante questi giorni di raccolta firme, un altro aspetto ci colpisce, ed è quello che, sui temi tecnici, a differenza di quelli squisitamente politici, non importa quale sia la bandiera, l’importante è portare avanti le istanze per cercare soluzioni.
Come al solito è possibile firmare presso i nostri banchetti, contattandoci ad info@fdirivoli.it o 379 186 7072
Nicola Carlone
Coordinatore Circolo
Fratelli d’Italia Rivoli
Testo raccolto
Da Enzo Grassano
In tempi nemmeno tanto lontani, il quotidiano La Stampa, a Torino, veniva chiamato, in dialetto piemontese la “ Busiarda”, la bugiarda. Organo ufficiale della Fiat e di tutti i suoi interessi. Si racconta che, quando avveniva un incidente mortale negli stabilimenti della famiglia Agnelli, per il quotidiano il decesso avveniva sempre sull’ambulanza o all’arrivo in ospedale. A parte questi aneddoti è indubbio che per oltre un secolo è stato il riferimento di Torino e del Piemonte fino a diventare un quotidiano nazionale con prestigiosi direttori e bravi giornalisti. Poi, in tempi più recenti, il lento declino, come tutta la carta stampata, aiutato dal disimpegno degli Elkann con la vendita di tutto il loro “impero” italiano e torinese in particolare. Dopo le aziende metalmeccaniche ora tocca ai giornali del gruppo GEDI e quindi i quotidiani locali, la Repubblica ed infine La Stampa. Per questo motivo nel Consiglio comunale di Torino il capogruppo del Movimento 5 stelle, Andrea Russi e poi il gruppo del PD, ha presentato un’interpellanza, come di consuetudine, al Sindaco ed all’assessore competente, sulla vendita del quotidiano.

La cosa incredibile è avvenuta, non tanto nella risposta che il Vice Sindaco Michela Favaro ha dato in aula: ” non sappiamo nulla” ma nella comunicazione scritta inviata all’interpellante. Mi spiace per la simpatica Michela Favaro, ma non si può rispondere, su un problema squisitamente politico, che tocca la vita democratica della città di Torino, “sentiti gli uffici”…… non sappiamo nulla. Non si può scrivere una cosa simile e meno che mai metterci sotto la firma. E poi mandano a rispondere il Vice Sindaco che, certo, ha la delega, ma la questione, per l’importanza che ha, riguarda tutta l’amministrazione e quindi il Sindaco Stefano Lo Russo. Sindaco che solo pochi giorni fa era seduto, con il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio , a fianco di John Elkann alla finale delle ATP. Continua la sudditanza, la subalternità e la riverenza che le amministrazioni ed i Sindaci di Torino, con pochissime eccezioni, Diego Novelli, Sindaco del PCI, Partito Comunista Italiano, dal 1975 al 1984. Ma se poteva essere comprensibile quando c’erano gli Agnelli, Gianni ed Umberto, ed una potenza industriale straordinaria, non è, oltre che inaccettabile, comprensibile oggi che hanno venduto tutto e abbandonato la città. In via ufficiale avrebbe dovuto porre la questione e chiedere chiarimenti, informazioni.
La vendita de La Stampa al gruppo NEM (Nordest Multimedia), tra l’altro vicino politicamente al centro destra, mette ancora di più ai margini Torino. Quotidiano che proprio in questi giorni, di incertezza e debolezza, ha subito un attacco da una frangia di manifestanti Pro Palestina. Attacco e devastazione della redazione, inaccettabile e ingiustificabile. Un corteo che devasta il centro cittadino, l’assalto alla sede CGIL di Roma ed altri episodi simili fanno pensare che ci sia un piano che tende a creare tensioni e disordini a scopo politico. Mi auguro di essere smentito e di non doverci ritornare per episodi più gravi. Comunque, la questione de La Stampa segue un fatto ancora più grave. La firma della città di Torino di un patto di riservatezza sul progetto di trasformazione di Mirafiori da stabilimento industriale in altro. Si parla da tempo di progetti già definiti. L’area di Mirafiori, proprio per evitare il declino e difendere l’occupazione, una ventina di anni fa’, dalla Regione, ricevette quaranta milioni di euro per creare TNE, Torino Nuova Economia. Progetto che, gestito da esponenti FIAT, non produsse nulla e che nel mese di novembre 2025 è stata messa in liquidazione. Una città, una Regione, una qualsiasi istituzione pubblica può investire risorse e dare contributi ma non non può e non deve firmare un patto di riservatezza con un privato. Una cosa mai vista. La Fiat smobilita ed invece di chiedergli conto, bloccare e vincolare le aree, gli si permette eventuali speculazioni. Cose mai viste! Le risposte che la città si aspetta e di cui ha bisogno sono altre. Come contrastare l’inesorabile declino. La mancanza di case, di lavoro, un senso di insicurezza in alcuni quartieri è evidente, l’insufficienza dei trasporti.
La violenza contro le donne va condannata nella maniera più ferma e senza giustificazionismi di sorta. Le donne restano il sesso debole, secondo un’antica espressione che pensavamo superata in nome di una parità sia pure faticosamente raggiunta. Oggi tuttavia nel rapporto uomo-donna, esse non sono solo la parte debole. A volte sono la parte forte anche nel momento di un divorzio. Lo sostiene una paladina delle donne come l’avvocato Anna Maria Bernardini de Pace che della battaglia contro la violenza sulle donne è un presidio attivo e giuridicamente straordinario e insuperabile. Ieri mattina ho partecipato come socio all’assemblea dell’associazione “Marco Pannella“, un altro grande presidio di libertà in una società dove ogni forma di violenza e di odio, in primis quello antisemita, minacciano la libertà di pensare e di vivere. L’aggressione al giornale “La Stampa“ rivela un impazzimento collettivo molto preoccupante. Nel mio intervento di ieri ho affermato che la legge contro la violenza alle donne nel punto relativo al consenso “libero e attuale” dell’atto sessuale va chiarito e precisato giuridicamente. Così come è formulato adesso, è fonte di condanne aprioristiche ingiuste. Non si può andare a letto con il telefonino o con un contratto da aggiornare magari in itinere. Si tratta di un qualcosa di grottesco e persino ridicolo. Ricorda un’espressione odiosa di tempi lontani: le marchette, il gettone che le prostitute ricevevano ad attestare le loro prestazioni: il sesso contabilizzato che ne distrugge il valore vitale. E’ strano che se ne siano accorti solo i leghisti, anche se la presenza di una giurista come Giulia Bongiorno fa la differenza. L’onere della prova di innocenza è giuridicamente inconsistente perché il principio giuridico è esattamente all’opposto. L’onere della prova spetta alla parte che fa valere un diritto in giudizio e non viceversa. Immemori delle improvvise denunce, vecchie di anni, che hanno riempito le pagine dei giornali dedicate a registi, attori ed attrici, coloro che hanno perseguito una legge con un voto unanime non hanno considerato che l’unanimita’ su un tema così delicato sacrifica la complessità dei problemi, semplificando in modo draconiano la realtà. Ho detto con una battuta un po’ semplicistica , ma vera, che a dettar legge è l’on. Boldrini, eroina di un manicheismo spesso settario e sempre ideologico. A me piacerebbe leggere un testo proposto dall’avvocato Bernardini de Pace che ha accumulato un’esperienza unica nel corso di una lunga carriera in rapporto costante con le donne. Inoltre la violenza nei rapporti non credo sia limitata solo al rapporto eterosessuale, come dimostrano le cronache. La verità è che l’amore è anche passione e seduzione e gelosia, tre sentimenti che nessun leguleio potrà facilmente regolamentare con certezza assoluta. Il problema si può tentare di risolverlo con l’educazione, ma non con quella degli improvvisati cultori di discipline che non conoscono: sociologi, psicologi, tuttologi, apprendisti stregoni. L’Eros resta un aspetto vitale carico di misteri, di piaceri e di sofferenze che ciascun essere umano deve affrontare o rinunciare a vivere. Sotto le coperte non valgono leggi , dicevano i vecchi liberali, contro i moralisti bacchettoni. Ho un’età tale da poterne parlarne con il distacco che viene dalla pace dei sensi e dall’esperienza di vita. Certe Erinni non possono stravolgere la vita umana. Ripeto, tuteliamo le donne con leggi severe, ma esse debbono essere chiare e giuste. Direi umane. Io sono convinto che Marco Pannella avrebbe condiviso questo discorso, anche se non è mia intenzione “usarne“ il nome che resta legato ad un contesto storico diverso da un oggi in cui prevale la deriva irrazionalistica degli estremisti. Ma certo Marco Pannella è stato anche un maestro libertario di vita.