“Servono solidarietà e risorse per tutte le Regioni”
19 novembre 2025 – “Le pre-intese che il Governo sta portando avanti sull’autonomia differenziata – con accordi separati e senza alcun confronto parlamentare – non sono altro che propaganda a fini elettorali. Così si rischia di spaccare il Paese e di creare Regioni di serie A e Regioni di serie B, con conseguenze gravi per i cittadini e per l’immagine stessa delle Istituzioni. Oggi è stata sottoscritta la pre-intesa a Torino e se da un lato mi fa piacere che il Presidente Cirio, in questa occasione, abbia manifestato gratitudine al Presidente Chiamparino per avere aperto la strada alla riforma, voglio ricordare che le basi e le finalità di quella proposta erano diverse” dichiara la Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Gianna Pentenero.
“Come ha giustamente sottolineato il Presidente Giani, il regionalismo non può essere usato come strumento di divisione o di contrapposizione. Serve un confronto aperto e serio, che favorisca la solidarietà tra i territori e non le differenze. Il modello Calderoli-Meloni è quello dei figli e dei figliastri: non risolve i problemi, banalizza una battaglia storica e rischia di acuire rivalità e contrasti. Questo governo, a seconda della propria convenienza, si comporta in modo centralista, impugnando leggi regionali su temi come fine vita, balneari, turismo o salario minimo, ma adesso, per mettere bandierine elettorali, in occasione delle regionali in Veneto, si improvvisa autonomista” aggiunge Pentenero.
“Invito il Presidente Cirio, per una volta, a abbandonare la propaganda da campagna elettorale. Il Partito Democratico chiede di aprire un tavolo di lavoro con tutte le Regioni, per discutere delle materie non Lep e affrontare insieme la questione delle risorse e delle regole. Non rapporti preferenziali, non scorciatoie elettorali. L’autonomia deve essere equa, solidale e razionale. È su questo terreno che si misura la serietà di chi governa” conclude la Presidente Pentenero.

Leggere in un giornale che perde lettori e copie da molti anni, la proposta di rendere obbligatorio il diritto di voto, sia pure come ipotetica provocazione, appare molto singolare. Rendere obbligatorio un diritto diventa paradossale, anche se votare è sicuramente un dovere civico. Sarebbe quasi come rendere obbligatorio far l’amore per combattere l’inverno demografico…. E’ vero che gli italiani votanti sono calati per diverse ragioni: l’abbassamento del livello della classe politica, i partiti privi di un’autentica democrazia interna, la consapevolezza che le grandi decisioni sono passate dalla politica al potere economico – finanziario che con Trump ha preso il sopravvento anche a livello istituzionale. La Repubblica italiana, a quasi 80 anni dalla sua creazione attraverso un referendum non privo di ombre poco democratiche, si rivela fragile. In Italia si è passati attraverso sistemi elettorali che hanno tolto al cittadino la possibilità di decidere chi li rappresenta, pur se è vero che anche nelle elezioni in cui è rimasta la preferenza, essa non aumenta di molto il numero degli elettori attivi. C’è chi ha detto che il voto ridotto è segno di una democrazia matura, ma si tratta di una mistificazione perché oggi dobbiamo parlare di una democrazia malata in cui decide in realtà quasi una minoranza. Questo fatto dimostra una patologia in atto che non si cura però rendendo il voto obbligatorio. Anche il sindacato è ammalato e per potersi esibire in piazza deve ricorrere alla generazione Z e perfino a quella Alfa che sulla democrazia hanno atteggiamenti di disprezzo perché esse vorrebbero una olocrazia in cui le masse hanno il predominio e le minoranze sono oppresse. Un ritorno al giacobinismo populistico. Il populismo vorrebbe una sorta di democrazia diretta nella quale il voto rappresentativo diventa manifestazione inutile dei ludi cartacei a destra e a sinistra. La democrazia parlamentare che ha rivelato inefficienze e costi altissimi, è in profonda crisi. E’ questo il motivo per cui non si vota più. Evocare i paesi dove il voto è obbligatorio rappresenta un diversivo controproducente: dalla Corea del Nord con partecipazioni bulgare ai tanti paesi dell’America Latina che democratici non sono. Certo non sono democrazie liberal , ma alla fin fine sono finte democrazie, democrazie totalitarie come direbbe Tocqueville.

