Napoli (Fi): “Carceri, situazione preoccupante”
Il deputato di Forza Italia, Osvaldo Napoli, scrive in una nota:
“Il grido di allarme dell’OSAPP per La situazione delle carceri di Torino, con ben 60 detenuti positivi al coronavirus, è da prendere urgentemente in considerazione.
La polizia penitenziaria, che già svolge il proprio mandato con abnegazione, non può ulteriormente correre dei rischi per la propria salute. Le autorità competenti e l’unità di crisi regionale devono, il prima possibile, effettuare i tamponi o quanto ritenessero utile al fine di preservare le vite delle persone”.
I Consiglieri del Gruppo Pd in Consiglio regionale: “Ai soldi del governo si aggiungano risorse del bilancio regionale”
Quanto è bello fare i generosi con i soldi degli altri? Bisognerebbe chiederlo ai capigruppo di maggioranza in regione Alberto Preioni, Paolo Ruzzola e Maurizio Marrone, che hanno annunciato un bonus in busta paga per tutto il personale sanitario e socio sanitario per un totale di 18 milioni di euro:
tutti soldi stanziati dal Governo con il DL 18/2020. Prima la Lega ha provato a intestarsi l’acquisto delle mascherine fatte con i soldi dei cittadini, ora tutto il centro-destra ci prova con quelli del Governo! Forse sarebbe il caso di tirare fuori qualche risorsa della Regione Piemonte oltre che qualche buona idea per affrontare la situazione… Riteniamo sia corretto riconoscere lo sforzo straordinario degli operatori sanitari, tant’è che nelle scorse settimane proprio dal gruppo del Partito Democratico è emersa la proposta di un’erogazione di un compenso aggiuntivo reperito utilizzando risorse della Regione e, se necessario, anche parte delle donazioni effettuate per fronteggiare l’emergenza: in tal senso presenteremo anche una proposta di legge a prima firma del capogruppo Domenico Ravetti. Anche in questo caso basta prendere esempio da chi si è già mosso nella giusta direzione: in Toscana ad esempio l’accordo tra Regione e Sindacati prevede un incentivo di 38 milioni, in Emilia Romagna saranno 1.000 euro in più per 60mila tra medici e infermieri, ovvero 60 milioni, nel Lazio il bonus varierà tra 600 e 1000 euro per tutti coloro che sono impegnati contro l’emergenza Covid, per un totale di 36 milioni di euro… Insomma, anche in questo caso sarebbe meglio non giocare con le aspettative di chi è impegnato in prima linea, ma fare proposte serie e con un fondamento finanziario. Noi, anche su questo, siamo disponibili al confronto e a dare una mano, ma basta propaganda!
I Consiglieri del Gruppo Regionale del Partito Democratico
Le unioni civili, dieci anni fa
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’Associazione Marco Pannella di Torino, con la dichiarazione di Mario Barbaro e Sergio Rovasio, membri del Consiglio Generale del Partito Radicale
DIECI ANNI FA LA STORICA SENTENZA 138/2010 DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE DIEDE IL VIA ALLA DISCUSSIONE E APPROVAZIONE IN PARLAMENTO DELLE UNIONI CIVILI . LO SI DEVE GRAZIE A UN’IDEA ISPIRATA DALLE LOTTE DEL PARTITO RADICALE E AL SUPPORTO DI AVVOCATI E COPPIE CHE CHIEDEVANO IL MATRIMONIO EGUALITARIO.
Dieci anni fa la Corte Costituzionale, con una sentenza storica , 138/2010, riconobbe fondate le ragioni di alcune coppie omosessuali che chiedevano ai Tribunali il riconoscimento delle loro unioni presso i loro Comuni e sollecitò il Parlamento a legiferare su questo tema. L’idea di promuovere una campagna di ‘disobbedienza civile’, nacque durante il Congresso di fondazione dell’Associazione Radicale Certi Diritti che si svolse nel marzo del 2008 presso la sede romana di rappresentanza del Parlamento Europeo.
In quell’occasione venne lanciata la campagna di Affermazione Civile, termine coniato dal radicale Sergio Rovasio, che si era a sua volta ispirato alla campagna di Affermazione di coscienza promossa dal Partito Radicale alla fine degli anni ’80 in alternativa alla sempre più burocratizzata e banalizzata obiezione di coscienza al servizio militare. I sostenitori di quella campagna antimilitarista e antinazionalista per gli Stati Uniti d’Europa si autodenunciarono e furono arrestati in diverse città italiane.
La campagna di Affermazione Civile vide in prima fila i fondatori dell’Associazione Radicale Certi Diritti Clara Comelli, Gianmario Felicetti, Enzo Cucco, Sergio Rovasio , Luca Piva e Giacomo Cellottini con gli avvocati Francesco Bilotta, Alexander Schulster e Antonio Rotelli di Rete Lenford – Avvocatura lgbt, diretti protagonisti di quella iniziativa nonviolenta che ebbe il suo epilogo con la storica sentenza 138/2010. L’idea, promossa in tutta Italia, era quella di invitare le coppie gay conviventi a chiedere presso il loro Comune di potersi sposare e, ricevuto il diniego, fare opposizione legale. L’azione fu decisa dopo che per mesi la classe politica litigava e poneva veti incrociati alla possibilità di approvare in Parlamento una legge simile ai Pacs francesi o l’Equal Marriage britannico.
Nel giro di due anni, grazie ai Tribunali di Venezia, di Firenze e alla Corte di Appello di Trento, la Corte Costituzionale si espresse ritenendo fondate le ragioni delle coppie ricorrenti difese dai Costituzionalisti Avvocati professori universitari Enzo Zeno Zencovich, Marilisa D’Amico e Vittorio Angiolini con presenti in aula gli Avvocati Francesco Bilotta e Alexander Schulster, insieme a Sergio Rovasio ed altri esponenti radicali. Fu questo un primo passo concreto che di lì a pochi anni fece poi approvare la legge sulle Unioni civili, ritenuta dai promotori della campagna ancora troppo limitata rispetto al raggiungimento del matrimonio egualitario che supererebbe ogni forma di discriminazione oggi ancora esistente nei confronti delle coppie gay.
La cosiddetta ‘via legale’ è stata utilizzata da diverse organizzazioni anche in Germania, Danimarca in Sudafrica, Canada e alcuni Stati Usa e spesso viene utilizzata nei paesi democratici per sollecitare leggi di uguaglianza.
Mario Barbaro e Sergio Rovasio, membri del Consiglio Generale del Partito Radicale hanno dichiarato:
“Sono trascorsi 10 anni. Con il Partito Radicale e l’Associazione Marco Pannella di Torino e i metodi della lotta nonviolenta si possono raggiungere risultati concreti così come accaduto con la sentenza 138/2010: continueremo con la nostra Associazione qui in Piemonte a percorrere la “via legale” per la promozione e la difesa dei diritti civili e umani. I veti della partitocrazia troppo spesso ossequiosa dei voleri clericali hanno sempre impedito al nostro Paese di promuovere leggi d’avanguardia.”
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dei capigruppo di maggioranza a Palazzo Lascaris
CORONAVIRUS, LEGA-FI-FDI: RICONOSCENTI A PERSONALE SANITARIO E SOCIO SANITARIO, PER LORO OLTRE 18 MILIONI SU BONUS IN BUSTA PAGA. SANITÀ PIEMONTESE CON RETE OSPEDALIERA ECCELLENTE, MA MEDICINA TERRITORIALE INESISTENTE DA RICOSTRUIRE
“Di fronte all’emergenza coronavirus ci teniamo anzitutto a ribadire come forze politiche di maggioranza il nostro massimo sostegno e vicinanza a tutti i medici ospedalieri e generali, infermieri, oss, volontari 118, farmacisti impegnati nel contrasto dell’epidemia, al servizio della comunità a rischio della propria vita: per questa ragione abbiamo condiviso con la Giunta che i 18,462 milioni di euro stanziati per il Piemonte dal decreto legge 18/2020 siano tutti destinati ad un bonus in busta paga per tutto il personale sanitario e socio sanitario.
Anche per il rispetto che tributiamo alle gravi difficoltà che stanno incontrando nell’espletamento del loro dovere, vogliamo ricordare gli sforzi sovrumani sostenuti dalla Giunta regionale per colmare le gravi carenze e attrezzare una sanità in grado di combattere il coronavirus: dai soli due laboratori idonei a processare appena 400 tamponi al giorno siamo arrivati a 19 laboratori per 5000 tamponi al giorno; dagli appena 3 dipendenti assegnati al SISP con una sola casella mail per nemmeno due indagini epidemiologiche al giorno siamo passati all’attuale piattaforma informatica CSI per gestire le segnalazioni dei medici di famiglia; dai soli 287 posti letto di terapia intensiva ne abbiamo attrezzati quasi 600, senza dover mai applicare protocolli per selezionare chi salvare e chi no. Sempre per fare chiarezza, secondo il rapporto IRES 2019 il Piemonte nel 2017 ha subito un taglio dell’assistenza domiciliare agli over 65 del 17%.
Per colmare la debolezza della medicina di territorio e rafforzare le cure domiciliari impegneremo la Giunta a mantenere operative anche dopo l’emergenza coronavirus le 34 Unità Speciali di Continuità Assistenziale attivate per seguire i malati covid meno gravi a casa.
A chi, invece, invoca il commissariamento statale sulla sanità regionale ricordiamo quanto ritardo dobbiamo sui test sierologici alle indicazioni confuse, contraddittorie e tardive che abbiamo ricevuto dal Governo nazionale in proposito. Il Governo regionale sta facendo tutto quanto in suo potere per aiutare il Piemonte, dedicandosi senza sosta all’emergenza ed evitando per questo di perdere anche un solo minuto per difendersi dallo sciacallaggio politico di alcuni che ne approfittano per attaccarlo.
In sette mesi la sanità né la crei né la distruggi, prendi quella che ti hanno lasciato ed affronti giorno per giorno la più grande crisi che la Regione Piemonte sta vivendo dal dopoguerra ad oggi.
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Alberto Preioni
Capogruppo Lega – Salvini per il Piemonte
Paolo Ruzzola
Capogruppo Forza Italia – Cirio Presidente
Maurizio Marrone
Capogruppo Fratelli d’Italia
“Con questi numeri e questa strage senza fine serve una task force dedicata, servono tamponi a tappeto per il settore socio-sanitario e per tutti i sintomatici: senza tutto questo non potremo ripartire”
“Le Rsa sono strutture accreditate dal Servizio sanitario regionale, la cui titolarità è in capo all’Assessorato alla sanità. Ciò vuol dire che l’Asl non può delegare l’organizzazione e la gestione del servizio ai privati a cui lo affida e che parliamo a tutti gli effetti di luoghi di cura. Cosa voglio dire? Che la Dgr 14-1150 del 20 marzo 2020, in cui si parla chiaramente di trasferimento in Rsa di pazienti dimessi dagli ospedali (l’Assessora Caucino dice che non è di sua competenza, ma ne era a conoscenza? Non ha risposto), va ritirata e bisogna invece cercarle strutture dedicate fuori dalle Rsa; e che vanno fatti i tamponi a tutto il personale delle Rsa, anche per assicurare gli organici e non lasciare i pazienti all’abbandono”.
“La Giunta deve rispondere a domande precise: quanti dei 2874 morti nelle Rsa avevano fatto il tampone? Quante Rsa sono state sanificate? Che ne è del ‘piano hotel’ per collocare i dimessi dagli ospedali e le persone risultate positive nelle Rsa? È previsto l’obbligo del tampone per entrate in Rsa o nelle strutture riabilitative?” – così è intervenuto il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, nel corso della Commissione Sanità odierna.
“I morti nelle Rsa sono oltre 400 in più (dai 2467 morti nei primi 3 mesi del 2019 ai 2874 nei primi tre mesi del 2020) e nel conteggio manca il mese di aprile: il 20 percento di morti in più nelle RSA non è un numero statisticamente non rilevante, come mi è stato detto oggi in commissione. È il segno di una gestione sbagliata dell’emergenza in quelle strutture. Lo dimostra l’incidenza altissima del numero di contagiati nelle RSA rispetto al totale dei malati di Covid-19 in Piemonte”.
“Ma il problema è ben più ampio” – prosegue Grimaldi – “perché oltre alle Rsa il settore socio-assistenziale include le Comunità, i Gruppi appartamento, i Centri Diurni: anche qui si parla di ospiti con patologie e, con loro, operatori socio-sanitari, educatori e altre figure professionali, per non citare tutti coloro che lavorano a domicilio. Asl e cooperative si rimpallano la responsabilità di fornire loro DPI, così questi lavoratori si ammalano e non riescono nemmeno a ottenere un tampone se i casi con cui sono stati a contatto sono solo sospetti e non accertati. Eppure è difficile che siano accertati se i tamponi non si fanno! O sbaglio? Per esempio, è stato mai fatto uno screening nelle comunità psichiatriche? Qual è lo stato dei dormitori pubblici piemontesi?”
“Da tutto ciò emerge un grave problema ben più generale” – conclude Grimaldi: – “gli ostacoli incredibili cui si va incontro per ottenere un tampone, anche quando si è sintomatici, e l’assenza totale di gestione dei pazienti a domicilio. Troppe persone testimoniano di sapere e di avere segnalato da settimane di presentare i classici sintomi del virus, ma essersi sentite dire che non rientrano nelle procedure per un tampone, restando sole a casa, malate, senza terapia, monitoraggio e diagnosi, magari in spazi non adeguati e spesso col problema di non poter ottenere dai medici di base sufficienti giorni di mutua (se vi hanno accesso). Come possiamo pensare di riaprire tutto e allo stesso tempo continuare a negare il test a queste persone, mettendone in pericolo molte altre? Dunque la Giunta risponda anche a questo: si sta svolgendo un’indagine sulle persone che si stanno ammalando, dal momento che il lockdown dura da oltre 2 settimane?”
Ravetti (PD): “Cirio non diventi il grande assente”
“Vedo il Presidente Cirio in difficoltà quando rivolge lo sguardo al passato. In realtà, lo vedo in difficoltà sempre, anche quando deve trovare soluzioni per il presente o quando deve decidere che cosa fare per il futuro” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
“Nei suoi comunicati stampa e nei suoi interventi – prosegue Ravetti – Cirio sostiene che governa il Piemonte da sette mesi e che, quando è scoppiata l’epidemia, la medicina territoriale mancava. Insiste sul tema, affermando che non ha potuto costruire e nemmeno distruggere questa rete nei sette mesi di governo del centrodestra.
Questo è vero: in sette mesi non è stato possibile costruire, né tanto meno distruggere. Però in quattro anni sì. Forse Cirio dimentica di essere stato uno degli Assessori regionali del Piemonte dal 2010 al 2014 in quella infelice Legislatura”.
“Le debolezze della sanità territoriale che oggi Cirio ha trovato – spiega il Presidente Ravetti – dipendono, in larga misura, da quello che lui non ha fatto quando avrebbe potuto. E, in quella legislatura, avrebbe potuto fare molto per far uscire dalla fossa del piano di rientro la sanità piemontese, fatto che è invece avvenuto nel 2016 quando lui era in Europa a dedicarsi ad altro”.
“Quando supereremo l’emergenza e potremo dedicare del tempo alle analisi sul passato io credo si debba avere l’intelligenza di avviare un’indagine conoscitiva sugli ultimi dieci anni di gestione della sanità in Piemonte. I risultati di quella indagine saranno per il PD un punto di forza e costituiranno per tutti una buona traccia per evitar errori nella programmazione della sanità del futuro. Basta polemiche! Non ne possiamo più! Come non ne possono più i cittadini piemontesi. Ora le persone hanno bisogno di soluzioni che continuano a essere deboli e in ritardo sia sul piano sanitario, sia su quello dell’organizzazione della ripartenza economica. Su questi aspetti richiamo, ancora una volta, concretamente, il Presidente al confronto nelle sedi opportune che non sono le conferenze stampa, ma le Commissioni e i Consigli regionali” conclude Domenico Ravetti
I Verdi chiedono una cabina di regia
“Il Coronavirus sta correndo sempre più veloce in Piemonte: 2.064 deceduti, 18.446 persone positive, 1628 persone guarite. Pochi, pochissimi tamponi fatti.
Fino a qualche settimana fa, nonostante la vicinanza con la Lombardia, era considerata la quarta regione d’Italia per numero di morti e contagiati.
Ora, però, i dati sembrano fotografare un’altra realtà: la nostra regione rischia di diventare la seconda più colpita subito dopo la Lombardia, sorpassando Veneto ed Emilia Romagna.
Dimostrazione che le POLITICHE adottate in autonomia dalla Giunta CIRIO, non sono state assolutamente adatte a fronteggiare la corsa del virus.
Dunque, come Verdi – Europa Verde Piemonte, CHIEDIAMO UNA CABINA DI REGIA per la ripartenza (quindi per la fase 2) che coinvolga MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE del Consiglio Regionale.
Una cabina di regia capace di intraprendere strade efficaci a sostegno delle imprese, dei lavoratori, delle persone fortemente in difficoltà e che permetta UNA RIPARTENZA IN SICUREZZA PER TUTTO IL PIEMONTE”.
“Serve un forte intervento da parte governo per dotare le famiglie in difficoltà di strumenti informatici utili alla didattica a distanza, tanto più se il ritorno a scuola sarà direttamente a settembre.
E’ poi indispensabile che la connessione a internet raggiunga tutti i territori, perché senza strumenti e connessioni uguali per tutti le distanze diventano incolmabili, anche quelle psicologiche.
Oggi, infatti, le famiglie a basso reddito vivono il momento della didattica a distanza come un ulteriore limite e disagio. Non si può più attendere, si parta da qui, senza pretesti e la ministra Azzolina dia un segnale certo ed immediato per dimostrare che la scuola italiana contrasta e non incentiva le diversità e non si può continuare a fingere che il problema del digital divide non esista. Presenteremo emendamenti al decreto Cura Italia con l’intento di annullare il divario digitale che mai quanto oggi ci pone davanti un’Italia a due velocità”. Così, in una nota, la deputata di Forza Italia Daniela Ruffino.
Radicali Italiani e +Europa: “Commissione differita”
Riceviamo e pubblichiamo / Covid-19/Radicali Italiani e + Europa Torino chiedono commissione d’inchiesta “differita” su gestione emergenza da parte della Regione Piemonte. Prima sconfiggere tutti insieme il contagio, poi verificare responsabilità politiche e amministrative. Anche per evitare in futuro di ripetere errori e inadeguatezze se dovesse ripresentarsi stato di emergenza.
La dichiarazione congiunta di Igor Boni (presidente Radicali Italiani), Patrizia De Grazia (coordinatrice Associazione radicale Adelaide Aglietta), Marco Cavaletto (presidente + Europa Torino) e Alberto Nigra (presidente +Europa Piemonte):
E’ innegabile che la gestione dell’emergenza Covid da parte della Giunta Cirio sia stata contrassegnata finora da una serie di errori, inadeguatezze, sottovalutazioni, rispetto ai quali non è ammissibile accampare la giustificazione “siamo stati travolti da uno Tsunami, nessuno poteva prevedere e regolarsi di conseguenza”.
E’ necessario ed urgente che il Consiglio Regionale (ai sensi del combinato disposto dell’art. 31, comma 1, lettera b) dello Statuto regionale e dell’art. 43 del Regolamento consiliare) istituisca una commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità politiche ed amministrative di quanto accaduto presso l’Unità di Crisi a partire dalla sua istituzione, lo scorso 22 febbraio, fino al termine della sua attività.
L’operatività della Commissione d’inchiesta dovrà essere differita; i suoi lavori dovranno iniziare il giorno dopo la fine dello stato di emergenza, proclamato per sei mesi dal Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020.
Chiedere ora il commissariamento della Regione Piemonte da parte del governo centrale rappresenta un salto nel buio. Nel pieno dell’emergenza non si può sfiduciare chi la gestisce, ma si può e si deve semmai esercitare un doveroso controllo sugli atti e sui comportamenti dei decisori.
Una volta superata l’emergenza, sarà l’ora di verificare l’operato della Giunta regionale, in particolare dell’Assessorato Sanità, della Direzione Sanità e dell’Unità di crisi. Non solo per rispetto ai cittadini piemontesi (anche di quelli portati via dal Covid-19) ma anche perché ricostruire i vari passaggi, a partire da febbraio, sarà prezioso per non ripetere gli stessi errori e le stesse inadeguatezze se dovesse ripresentarsi lo stato di emergenza.