POLITICA- Pagina 461

Arera, l’autorità pubblica che si trasforma in multinazionale

Se fino a qualche anno fa il grande rischio per il servizio idrico era quello che le grosse multinazionali entrassero nel capitale delle società erogatrici dell’acqua dei nostri rubinetti oggi possiamo dire che , pur restando in mano pubblica molte delle società idriche, il risultato di una gestione del servizio idrico esclusivamente fondata su criteri aziendalisti e finalizzati al conseguimento del profitto pagato dalle nostre bollette è in gran parte raggiunto.

Se da un lato la progressiva acquisizione di importanti quote di controllo nelle società ex municipalizzate da parte di grandi gruppi finanziari pare, al momento, essere rallentata, dall’altro viene sempre più proposta e promossa una gestione di tipo esclusivamente mercantilistico delle risorse idriche che sono pur sempre un bene comune che dovrebbe essere accessibile a tutti e gestito con  criteri diversi da quelli della speculazione finanziaria.

Il protagonista di questo processo che porta ogni giorno di più l’acqua delle nostre case a dipendere da simili logiche è ARERA, l’agenzia nazionale di controllo per le reti ( acqua , gas, elettricità e ciclo dei rifiuti).

Potrebbe sembrare strano che una autorità pubblica a cui si riferiscono gli ATO ( Ambiti territoriali ottimali) promuova logiche privatistiche su servizi essenziali come quelli in questione ma basta dare un’occhiata ai provvedimenti presi da ARERA di cui è possibile consultare gli atti sul sito arera.it.

Dopo le timidissime concessioni fatte all’inizio dell’emergenza sanitaria, il 23 aprile 2020, quando tutti noi eravamo ancora reclusi nelle nostre case e milioni di famiglie ed imprese stavano intravedendo il collasso, poi realizzato, con la segnalazione n. 136 ARERA comunicava a Governo e Parlamento che le misure emergenziali deliberate ( timide possibilità di dilazioni nei pagamenti) dovevano assolutamente finire perché non compatibili con le logiche di mercato; proprio così, mentre le famiglie e l’economia nazionale erano bloccate in quarantena da una crisi sanitaria e sociale senza precedenti l’Autorità, che dovrebbe essere pubblica, richiamava le logiche del profitto e del mercato.

Ma dalla “segnalazione” si è passati, nel silenzio totale, all’azione; con la delibera 235 del 23 giugno 2020 ARERA ha pensato di introdurre misure urgenti nel servizio idrico alla luce dell’emergenza covid – 19; verrebbe da pensare che , proprio alla luce dell’emergenza, venissero alleggerite le bollette, e invece?

Con questa delibera, visti i mancati introiti ai gestori del servizio idrico nei mesi di lockdown e visti i ritardi nei lavori programmati sulla rete (cantieri fermi etc…), si concede alle società erogatrici dell’acqua la possibilità di rivalersi in bolletta nei prossimi mesi; visto che il corona virus ha fatto diminuire le entrate per qualche mese ARERA permette ai gestori di rivalersi sui cittadini e sulle imprese nelle prossime fatturazioni dell’acqua, quasi che la colpa fosse loro. E tutto quest0, va ribadito, viene deliberato da un’autorità che si definisce pubblica.

Nove anni fa i referendum sull’acqua hanno mostrato, con una partecipazione oltre ogni attesa, che i cittadini hanno chiaro il principio che l’acqua è un bene comune e deve essere gestito a beneficio della comunità e non nell’interesse di pochi; il Movimento 5 stelle delle origini era stato tra gli artefici di quella impensabile affermazione referendaria, pochi anni dopo i 5 stelle di governo assistono a questi scempi in un silenzio complice.

Certamente un buon affare per i grandi gruppi multinazionali che grazie ad ARERA riescono ad ottenere lo stesso risultato di una gestione del servizio idrico a loro immagine e somiglianza senza più nemmeno dover fare finta di investire qualche euro nell’acquisizione di quote societarie delle società idriche; società che restano in gran parte di proprietà degli enti locali ma che per volontà di ARERA, agiscono come i peggiori speculatori della finanza trasnazionale senza volto e senza nome.

Massimo Iaretti, Presidente Movimento Progetto Piemonte
Gigi Cabrino, consigliere comunale aderente al Movimento Progetto Piemonte

Centrosinistra, Verdi – Europa Verde chiedono patto generazionale


Il capoluogo piemontese da tempo in profonda crisi, ha bisogno di un centrosinistra rinnovato nelle persone e nei temi, per poter avere la possibilità di vincere le prossime amministrative del 2021. Serve un patto generazionale che tenga conto delle sfide del futuro sia dal punto di vista economico che ambientale.

Torino, come più volte ribadito, ha un’assoluta necessità di attuare un “Green New Deal Metropolitano” che possa creare quell’humus in grado di creare nuovi posti di lavoro attraverso “investimenti verdi”.

Noi Verdi-Europa Verde, crediamo che ci sia il bisogno di salvaguardare la bellezza della nostra città, creando un clima che favorisca il benessere, il rispetto dell’ambiente, la solidarietà, l’inclusione e lo sviluppo tecnologico.
Vogliamo che questi temi non vengano e non devono più essere utilizzati COME MERE FRASI DI PROPAGANDA, ma crediamo che debbano essere “il fine ultimo” di un nuovo progetto politico aperto ed il più possibile inclusivo.

Per noi la politica è un impegno giornaliero nel risolvere i problemi concreti dei cittadini, rifiutiamo la logica di ammucchiate create solo a fini elettorali.
Se si vogliono confondere i cittadini con liste civetta che usano l’ ecologismo soltanto al momento delle elezioni dobbiamo dire ai Torinesi la verità: l’ unico  partito ecologista e progressista sono i Verdi Europa Verde( della grande famiglia dei Verdi Europei) che sarà presente alle prossime elezioni comunali con una propria lista.

Tiziana Mossa Co- portavoce regionale dei Verdi Europa Verde Piemonte   e i Co- Commissari Verdi Europa Verde Torino Antonio Fiore ed Angela Plaku

A proposito di Enrico Berlinguer

A proposito di Enrico Berlinguer. Sicuramente uno dei più bravi e capaci politici del novecento
italiano. Uno dei più bravi politici italiani in un contesto di bravi politici italiani. Enrico Berlinguer
ora tirato per la giacchetta per giustificare l’attuale insipienza. Ovviamente con la domanda:

come mai siamo caduti così in basso? Qualità dell’attuale classe politica decisamente
scarsa ed ignorante. Non tutta la classe politica, ma nella sua stragrande maggioranza,
decisamente sì. Viceversa, per l’appunto, l’ intera classe politica di allora faceva del sapere un
argomento irrinunciabile del proprio agire politico.

In particolare, in quegli anni si faceva la gavetta studiando, studiando, studiando. Altro contesto,
indubbiamente. Una classe politica che sceglieva i propri successori. Almeno nel Partito
Comunista. La famosa formazione dei quadri. Non era solo orientamento ideologico o
indottrinamento, ma anche, se non soprattutto formazione e studio.

Enrico Berlinguer fece pure la galera in Sardegna perché sobillatore, e nel mentre studiava e si
laureava. Con la solita ironia Giancarlo Pajetta raccontava che, sia in galera come al confino agli
antifascisti come ai comunisti non gli rimaneva altro di studiare e leggere tutto quello che era
possibile leggere.

Berlinguer vedeva il giovane Massimo D’Alema un suo possibile successore. Sapere fa rima con
intelligenza. Enrico Berlinguer che ha avuto le palle di dire ai sovietici a Mosca: è esaurita la spinta
propulsiva della rivoluzione d’Ottobre. Letta in un altro modo, cari compagni del Pcus non la fate
più da padrone, ed io mi sento più sicuro sotto l’ombrello della Nato.

Altro che strappo, era proprio una rottura, che comunque Berlinguer non riuscì a portare a
termine, e non solo per la sua prematura morte.

Qualcosa nel suo intimo doveva essere successo dopo il 3 ottobre del 1973 sulla strada
per l’aeroporto di Sofia. I comunisti bulgari lo volevano morto ed i mandanti erano i russi. Non
ci sono dubbi. Il primo ad esserne convinto era proprio lui. Volle immediatamente rientrare.

In Bulgaria non si sentiva sicuro. Lo stato (borghese) italiano mandò un aereo salvandolo dai
comunisti. Pazzesco, no? La conseguenza è che si sentiva più al sicuro da questa parte del
mondo che non da quell’altra. Ci mise una decina di anni a compiere lo strappo finale. Il 50 % della Lunga marcia verso
la democrazia era un fatto compiuto. Portava a compimento la via italiana al socialismo di
togliattiana memoria. Altro grande comunista e grande antisovietico. Ma non si poteva e
soprattutto non si  doveva dire. Il popolo non doveva sapere. Grande contraddizione, indubbiamente.

Nilde Jotti con i suoi garbatissimi modi raccontò di questo episodio. Palmiro Togliatti era reduce
da un incontro con i sovietici a Mosca. Avevano animatamente discusso delle conseguenze
internazionali dell’invasione dell’Ungheria. Pubblicamente Togliatti l’ aveva appoggiata.
Viceversa nelle riunioni riservate decisamente condannata. A Botteghe Oscure qualcuno aveva
osato criticare il Migliore (Togliatti). Dovevi essere più esplicito e radicale nelle critiche.
Dopo un po’ Togliatti, spazientito replicò: è già tanto che ci hanno fatto ripartire.
Lapidario, non ammetteva repliche.

Dunque, qualcosa di simile accadde a Berlinguer. Mi sono sempre chiesto con quale animo i
segretari del Pci rientravano in ITALIA dai loro compagni. In Fondo la verità è pur sempre la verità.

Ed in fondo, pur per nobili motivi la occultarono. Addirittura, oggi, Emanuele Macaluso
precisa: nel raccontarmi i fatti in Bulgaria mi chiese di non dire niente alla famiglia. Un dramma
nel dramma. La componente filosovietica era sempre presente nel PCI.

Quella ufficiale di Armando Cossutta e quella strisciante dei compagni che tenevano ancora
le foto di Stalin appese ai muri della Sezione. Stalin (erroneamente) era considerato il capo
della Rivoluzione d’ Ottobre. Oramai è noto ai più che dopo la morte Lenin divulgò il suo
testamento in cui non voleva Stalin  Segretario del partito.

I comunisti, direi quasi tutti i comunisti furono divisi tra verità ed opportunità  politica. Il più
delle volte in buona fede, ma sta di fatto che verità ed opportunita’ prendevano strade opposte.

Non arrivo a dire che comunismo e democrazia sono un ossimoro. I comunisti furono una
componente fondamentale e maggioritaria nella Resistenza contribuendo alla formazione della
Repubblica Italiana e democratica. Nessuna retorica se si sottolinea che morirono per tutto
questo. Non a caso  in Italia ci fu il più forte partito comunista occidentale. Forte elettoralmente
ed organizzativamente. L’ Italia ha (probabilmente) più comuni di tutto il mondo. Orbene in ogni
comune c’era una sezione del PCI. Ha governato, generalmente bene, almeno 2 terzi della
popolazione. Questo lo si deve anche ad uno straordinario e per certi versi mitico uomo politico
come Enrico Berlinguer.

Arrivò alle soglie del potere statuale dopo le elezioni del 1976. Il governo delle astensioni e delle
larghe intese.

Esperienza che durò poco. Nel 1979 si rivotò. Tutti i ministri furono democristiani ed i comunisti
non entrarono nella stanza dei bottoni. Sempre Enrico Berlinguer ci tentò in tutti i modi di dare
un futuro governativo al PCI. Assolutamente non per brama di potere. Per realizzare quella
via italiana al socialismo realizzando le riforme di struttura, come si diceva allora. In altre
parole una via rivoluzionaria pacifica al socialismo. Non più la presa del Palazzo d’Inverno con
i fucili dati al popolo, ma con il voto del popolo. Come hanno fatto i Laburisti in Inghilterra o i
socialdemocratici in Germania. Il Pci arrivo anche al 33% superando per la prima ed unica volta la
Dc per le elezioni europee, proprio quando Enrico Berlinguer morì nel 1984. Una via democratica
al socialismo presupponeva un Pci ” un po’ meno comunista ed un po’ più socialdemocratico.

Fantastico? Forse, quasi sicuramente nell’intima convinzione che la Storia non si fa con i se
ed i ma. C’ era un problema di credibilità del comunismo in quanto tale  che (direi) neanche Enrico
Berlinguer avrebbe potuto risolvere. Anni dopo ci fu la prova provata di queste asserzioni.
La caduta del Muro di Berlino e la volontà Occhettiana di voler fare la cosa.
Poca cosa fu Rifondazione Comunista, sciogliendosi come neve al sole.

Sono passati trent’anni da quel tentativo di rinnovare la sinistra italiana. Anche questo
un nobile tentativo non riuscito. La grandezza di Enrico Berlinguer sta anche nell’averci tentato.
I limiti (forse) non erano in lui ma nella situazione oggettiva e per l’appunto nel totale fallimento
del sistema sovietico. Fallimento che forse affondava nella stessa rivoluzione d’ ottobre.

Rimangono sicuramente i valori di quella cultura politica come eguaglianza e ridistribuzione delle
ricchezze del pianeta. Enrico Berlinguer fu un politico che rappresentò ed incarnò quei nobili
valori. Questa, comunque, è un’altra storia.

Patrizio Tosetto

Torino sarà grata a Chiara Appendino

FRECCIATE  C’è anche Chiara Appendino, la sindaca di Torino che dal 2021 ospiterà le Atp Finals, tra i candidati al Consiglio della Federtennis.  Sarebbe il riconoscimento per l’impegno profuso e di cui la Città di Torino le sarà grata. Ma resterebbe forse l’unico motivo di gratitudine.

L’arciere

Voucher scuola, Gallo (Pd): “Basta scaricare le colpe sugli altri”

“Pasticci e ancora pasticci. La Giunta Cirio a poco più di un anno dal suo insediamento continua a distinguersi per i tanti errori di governo. Oggi è la volta della questione dei voucher scuola che, in pochissime ore, sono stati promessi a 45mila persone e subito revocati” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Raffaele Gallo.

“L’Assessora all’Istruzione – prosegue l’esponente dem – nello scusarsi ha colto l’occasione per scaricare la colpa sui funzionari regionali, rei, secondo il suo parere, dell’errore.

Forse l’Assessora dimentica che a capo di quella struttura c’è lei e deve assumersi non solo gli onori, ma anche gli oneri che derivano dall’incarico che ricopre. Invece di scaricare sugli altri le responsabilità cerchi di individuare una soluzione per le richieste. Noi siamo disponibili da subito”.

Migranti, Ruffino (Fi): “Il cambio di passo sia reale”

“Sui migranti Conte ha annunciato un cambio di passo. Per il bene del Paese è anche il nostro auspicio, anche se siamo convinti che si tratti dell’ennesima promessa da marinaio, alle quali siamo oramai tristemente abituati”.

Lo afferma, in una nota, la deputata di Forza Italia, Daniela Ruffino. “Per contrastare l’immigrazione clandestina – continua – servono rispetto delle regole da parte di chi arriva sul nostro territorio e controlli serrati affinché ciò avvenga.

Bisogna prevenire, non limitarsi ai piagnistei postumi. Così come è indispensabile un cambio di passo reale sui rimpatri che devono essere seri, costanti e continui. Questo sarebbe un messaggio molto chiaro per limitare gli sbarchi. E in questa politica il ruolo dell’Europa deve essere centrale, serve maggiore chiarezza sulla redistribuzione. Lampedusa non è la porta dell’Italia ma dell’intero continente e tutti i Paesi dell’Unione hanno l’obbligo di contribuire nella gestione del fenomeno. In un momento storico così particolare l’immagine di migranti, potenzialmente veicoli di contagio, che scappano indisturbati è devastante. Esaspera ancora di più una situazione sociale molto calda. Il governo ne è cosciente – conclude Ruffino –, si attivi concretamente”.

Molinari (Lega): “Non rida, Ministra Bellanova”

“La Ministra delle Politiche Agricole ride mentre alla Camera segnaliamo la gravità dell’emergenza metereologica ad Alessandria e provincia, e chiediamo un intervento immediato e sostanziale a sostegno delle nostre aziende agricole. Gli alessandrini tengano presente”.

Così l’On. Riccardo Molinari, Presidente dei Deputati della Lega alla Camera, commenta ‘a caldo’ la sua interrogazione nell’ambito del Question Time di mercoledì pomeriggio, con la quale ha chiesto alla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova che il Governo si attivi a sostegno dell’economia agricola del territorio alessandrino, gravemente colpita dal maltempo dello scorso fine settimana

“La nostra provincia – sottolinea l’On. Molinari – ha subìto tra sabato e domenica danni di straordinaria entità, causati da tempeste di vento, pioggia, grandine. La stima precisa dei costi è ancora in corso, ma si parla di oltre 5 milioni di euro per il solo patrimonio del Comune di Alessandria, che chiederà nei prossimi giorni il riconoscimento dello stato di calamità naturale alla Regione Piemonte. Nel capoluogo il maltempo ha danneggiato gravemente edifici scolastici e verde pubblico, oltre naturalmente a tante abitazioni e attività private. Ancora più grave la situazione nelle campagne, dove le associazioni agricole annunciano gravi ripercussioni soprattutto sulla prossima vendemmia”.

L’on. Molinari è assolutamente insoddisfatto della risposta della Ministra Bellanova: “Ha affermato che il Governo attenderà le valutazioni della Regione Piemonte, ma ha già anche in sostanza sentenziato che gli agricoltori devono assicurarsi privatamente, e che il Governo se ne laverà le mani. Alla nostra controrisposta il Ministro Bellanova rideva! Evidentemente la fanno ridere le difficoltà delle eccellenze vitivinicole dell’Alessandrino, conosciute e apprezzate in tutto il mondo”.

Nidi e scuole infanzia, Grimaldi (LUV): “La data di riapertura ancora non c’è”

“Tra le poche competenze che le Regioni hanno in ambito scolastico, c’è senz’altro quella di stabilire il calendario scolastico – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione – eppure, durante l’informativa che chiedevamo da due mesi all’Assessora Chiorino, la data di riapertura dei servizi 0-6 in Piemonte ancora non c’è”.

“I bambini e le bambine della fascia 0-6 anni hanno esigenze molto diverse dalla scuola primaria, legate alla corporeità e al movimento: hanno bisogno di muoversi, esplorare e toccare, pertanto le linee guida avrebbero dovuto tenere conto anche di questo ma – prosegue Grimaldi – siamo convinti che la ripartenza dei servizi 0-6 sia fondamentale per il sistema educativo della nostra regione, anche per consentire il ritorno al lavoro delle mamme e dei papà: non esistono eserciti di baby sitter che potranno colmare i bisogni delle famiglie piemontesi”.

“Eppure – attacca Grimaldi – nonostante il valore del tema, l’Assessora Chiorino nella sua informativa lascia in fondo la questione, probabilmente perché, a fronte dei suoi attacchi quotidiani verso la Ministra Azzolina, sono circa ottanta in meno di due mesi, siamo l’unica grande Regione completamente impreparata sull’apertura dei servizi per i più piccoli. Il Piemonte ad un’altra velocità di Cirio arranca – prosegue Grimaldi – e, dopo aver aspettato le linee guida nazionali, quando queste sono arrivate, si è trovato impreparato: altre regioni quali l’Emilia Romagna, la Toscana, la Puglia e il Lazio hanno già annunciato da giorni la data di riapertura dei servizi 0-6 che in diverse realtà anticipano addirittura la riapertura delle scuole”.

“L’Assessora dopo due ore di dibattito si è impegnata ad annunciare una data entro fine settimana? Faccia pure con comodo, all’inizio di settembre manca meno di un mese – commenta ironico Grimaldi – se l’Assessora avesse occupato il suo tempo incontrando i Sindaci e gli Enti locali, invece di scrivere comunicati stampa contro la Ministra, probabilmente oggi avremmo avuto qualche certezza in più. Il ruolo della Regione – ricorda Grimaldi – è quello di garantire un servizio pubblico ai piemontesi e di consentire la ripartenza del Paese attraverso la riapertura dei servizi 0-6. La gran parte delle regioni vorrebbero anticipare l’apertura. Non vorrei che noi arrivassimo addirittura dopo”.

 

Canalis-Gallo, Pd: “La Regione faccia di più per le misure sanitarie in carcere”

Anche nelle carceri piemontesi permangono drammatici problemi di sovraffollamento e di carenza di poliziotti, educatori ed assistenti sociali, problemi aggravati dall’emergenza Covid.

Oggi, a seguito della relazione annuale del garante Bruno Mellano, abbiamo chiesto alla maggioranza di fare un approfondimento specifico in quarta commissione consiliare sulla gestione sanitaria delle carceri, che è competenza delle Asl e quindi della Regione, e sulle misure di prevenzione dei nuovi contagi.
Il Piemonte in questi mesi ha avuto un terzo dei contagi carcerari del nostro Paese: è segno che Icardi ed il resto della Giunta, in raccordo con le amministrazioni carcerarie, devono fare di più per la salute dei detenuti e di chi lavora in carcere.

Monica Canalis – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale
Raffaele Gallo – capogruppo Pd in consiglio regionale

“Distanziamento covid: treni sì, aerei no?”

Non essendo un negazionista, ma neppure un tifoso del virus, rimango sconcertato come molti italiani nell’apprendere che il ministro Speranza ha firmato un’ordinanza che ripristina il distanziamento sociale sui treni.

Sconcertato non perché io sia contrario all’ordinanza, ma perché dagli atti confusi del nostro governo ho appreso che il Covid viaggia in treno e disdegna l’aereo. Perché sui voli aerei non esiste nessuna misura restrittiva, tranne l’uso della mascherina. Per il resto si sta tutti seduti, gomito a gomito, rassicurati dal fatto che il Covid non è salito sull’aereo, presumo, in ottemperanza a qualche disposizione del ministro Speranza.

Fuori di ironia, un governo all’altezza non può continuare a creare scompiglio nei comportamenti dei cittadini. Si vedono spiagge più che affollate, bagnanti felicemente a mollo e assembrati come sardine, e i controlli dove sono? Sui treni distanziati, sugli aerei e sulle spiagge accatastati, come nei supermercati o nei bus. In Chiesa, però, tutti distanziati, con mascherine e senza ventilazione perché non si sa mai. Il contrasto al Covid non richiede particolare lungimiranza, ma un pizzico di coerenza e di serietà, sì.

on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera