“La Regione deve rendere pubblico il piano per scongiurare nuove chiusure e allontanare il poco invidiabile primato di essere tra le primissime regioni per nuovi contagi, nonostante un numero di tamponi giornalieri inferiore alle altre che ci precedono” – dichiarano Federico Fornaro, capogruppo di Liberi Uguali alla Camera e Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Piemonte.
“Per invertire la rotta, la Giunta regionale apra maggiormente alla collaborazione istituzionale e alla trasparenza nelle informazioni: è necessario un più concreto coinvolgimento dei Sindaci – puntualizza Fornaro – che anche in questa situazione di emergenza rappresentano un insostituibile punto di riferimento sul territorio per i cittadini”.
“Da settimane chiediamo alla Giunta di fronteggiare diversamente la seconda ondata – attacca Grimaldi – Aprite gli occhi! Bisogna far tesoro degli errori del passato e soprattutto ascoltate i nostri operatori, chi lavora nei Sisp, chi fa i doppi turni nei nostri laboratori, che è l’unica vera possibilità di battere il Covid e scongiurare nuove chiusure”.
“Senza polemica, sarebbe di grande utilità che la Regione rispondesse a queste semplici domande. Quante sono le Usca funzionanti al 100% in Piemonte? Quanti giorni passano mediamente tra la richiesta del medico di base e l’avvenuto tampone? Perché alcuni laboratori sono già saturi e il processamento dei tamponi va così a rilento?” – chiedono Fornaro e Grimaldi.
Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell’on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera:
Se il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha deciso di chiudere le scuole per due settimane, la presidente dell’Umbria Donatella Tesei sta valutando se tornare, almeno per le scuole superiori, alla didattica a distanza, che è come dire se non è zuppa è pan bagnato. Sempre in Umbria si pensa a misure ulteriormente restrittive per gli eventi sportivi. Stasera o domani il presidente della Lombardia, sentiti i sindaci dei capoluoghi di provincia, emetterà un’ordinanza con nuove misure di contrasto alla pandemia.
Il coordinamento fra Stato e Regioni rimane un nodo irrisolto, eppure decisivo, nel contrasto al Covid. Non sono tentato dal centralismo francese, che consente al presidente della Repubblica Emanuel Macron di annunciare il lockdown in alcune grandi città, però viene da chiedersi se procedendo le Regioni in ordine sparso sulla base della diffusione del contagio non si corra il rischio di ritrovarci da qui a qualche settimana con le chiusure interregionali. Che sarebbe poi un lockdown locale con inevitabili ricadute nazionali. Ogni Regione dispone di un Comitato tecnico-scientifico, così come il governo centrale. Mi chiedo se tutti questi Comitati siano in costante collegamento fra loro così come lo è il governo con i presidenti di Regione. Fare presto e bene significa anche avere un’architettura istituzionale ben oliata nelle sue procedure e nel meccanismo di funzionamento. Il rischio incombente è il fai-da-te che non mette nessuno al sicuro ma tutti a rischio.
“Il servizio sanitario regionale riconosca il loro diritto alle cure”.
“Francesca è un nome di fantasia, ma la lettera è vera” – denuncia Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi – “ed è solo l’ultima delle decine di segnalazioni che mi arrivano in merito alle difficoltà ad accedere all’esenzione delle donne a rischio di tumore al seno e alle ovaie e dopo che mi sono occupato della vicenda in più di un’occasione, l’ultima nel novembre scorso, quasi un anno fa. Sono infatti migliaia le donne piemontesi che si vedono ancora negato il loro diritto a una corretta prevenzione” – prosegue Grimaldi – “e questo nonostante una delibera della Giunta Chiamparino stabilisce l’esenzione, attivabile con il codice D99, per gli esami di prevenzione tumorale nelle donne affette dalla mutazione ereditaria del gene Brca 1 e Brca 2”.
“Oltre alla storia di Francesca – prosegue Grimaldi – c’è quella di Carla (altro nome di fantasia), la quale si rivolge alle Molinette per accedere al servizio e le viene risposto come nel servizio delle ‘Breast Unit’ vengono prese in carico solo le pazienti in attesa di intervento mentre nel Percorso di Prevenzione Serena vengano effettuate solo le ecografie mammarie; e questo nonostante quello sia espressamente indicato come centro di riferimento per l’esenzione D99. È un calvario senza fine quello che devono affrontare Francesca, Carla e altre circa 1.000 donne che abitano in Piemonte (ma se ne stimano altre mille e i nuovi casi sono circa 180 l’anno) – denuncia Grimaldi – si tratta di persone che rischiano molto più delle altre e che ogni sei mesi devono sottoporsi a regolari visite ed esami”.
“Faccio un appello ai giornali, all’Assessore Icardi ma, soprattutto, ai Direttori delle Asl perché questo non sembra più essere un problema politico. Siamo nel campo dell’organizzazione sanitaria ed è dunque inaccettabile che queste donne debbano intraprendere un percorso costoso e tortuoso per accedere a cure assolutamente necessarie. Ci battevamo perché il loro diritto venisse riconosciuto in tempi normali – conclude Grimaldi – lo facciamo ancora di più oggi perché, dentro la pandemia Covid, queste donne non debbano subire ulteriori stress”.
I numeri di questi giorni certificano che il sistema è in crisi e che occorre riaprire l’unità di crisi 24 ore su 24.
Gli ospedali necessitano di coordinamento continuo sulla gestione della pandemia e dei ricoveri: tra poche settimane, se il trend non si arresta, saremo in crisi.
La Giunta regionale continua a dichiarare, ancora ieri, una capacità di 15.000 tamponi al giorno. Un numero mai raggiunto fino ad oggi e che pare smentito anche da un documento del DIRMEI del 25 settembre 2020.
In questo documento si fissa a 12.000 l’obiettivo, ancora da raggiungere, precisando che i laboratori del SSR sono capaci di arrivare a 6500 tamponi, se non fosse che per la carenza di reagenti, sempre secondo il DIRMEI, la loro capacità va considerata dimezzata del 50%. Si arriva a 12.000 ricorrendo al privato per 3500 tamponi (convenzionandosi però per 5000) e ai due nuovi laboratori di Novara e La Loggia, che hanno un potenziale di 1000 cadauno mai ancora raggiunto.
Ieri si è toccato il fondo.
Con 5967 tamponi, la metà della Toscana, un terzo dell’Emilia Romagna e un quarto del Veneto, il Piemonte dimostra tutta la sua fragilità. Non è solo il numero assoluto che colpisce, ma anche la straordinaria incidenza di positivi: 499, il 10% sui tamponi effettuati, contro i 339 (2%) dell’Emilia, i 657 del Veneto (3%) e i 575 (5%) della Toscana.
Vuol dire che da noi il virus sta circolando in maniera incontrollata.
D’altronde anche i dati dei ricoveri lo indicano: a pari popolazione e numeri simili di ricoverati in terapia intensiva, il Piemonte ha 562 ricoverati non intensivi, contro i 383 dell’Emilia, i 229 della Toscana e i 271 del Veneto.
C’è poi un altro dato che preoccupa e che l’Assessore dovrebbe spiegare: l’incremento delle persone messe in isolamento domiciliare è inferiore addirittura all’incremento giornaliero delle persone contagiate. Ma se il contact tracing serve a interrompere la catena di trasmissione anche questo dato ci dice che c’è qualcosa che non funziona.
Dalle segnalazioni che riceviamo una risposta è da cercare nei tempi, sempre di più lunghi, tra identificazione di un caso positivo e l’indagine epidemiologica sui suoi contatti stretti. Molto spesso si arriva alla fine del periodo di quarantena con la conseguenza che il virus ha continuato a girare. Non basta, quindi, potenziare la rete dei laboratori, ma anche la rete del personale sanitario che opera sul territorio. I SISP non sono più in grado di rispondere o di rispondere in tempi ragionevoli.
Martedì ci aspettiamo finalmente un’informativa chiara da parte del Presidente Cirio e dell’Assessore Icardi. Il Consiglio e i cittadini piemontesi, oltre agli annunci, meritano la massima trasparenza.
Domenico Rossi, Vicepresidente Commissione Sanità
Daniele Valle, Coordinatore Gruppo di indagine sul Covid19
La presidente della Regione Calabria Jole Santelli è morta nella sua abitazione di Cosenza a 51 anni
In base ai primi riscontri si sarebbe trattato di un arresto cardiocircolatorio. La governatrice eletta per la coalizione di centrodestra, era malata da tempo, colpita da un tumore che non le ha mai impedito di assolvere ai suoi doveri istituzionali. Cordoglio da parte del suo collega Governatore piemontese Alberto Cirio, del presidente dell’Assemblea Regionale Stefano Allasia e delle forze politiche in Piemonte.
Il commento del Governatore Alberto Cirio
“È un dolore grandissimo. Jole era ed è una persona a cui volevo e voglio molto bene. La sua scomparsa è una perdita personale, ma è anche una grande perdita per il nostro Paese, perché è una persona che ha sempre messo prima il suo territorio, la sua Calabria, il suo impegno istituzionale, prima di qualsiasi altro interesse di partito o politico. Ci mancherà tanto.Prendiamola ad esempio di come ci si deve comportare nei nostri ruoli istituzionali e anche per ricordare che le altre malattie continuano purtroppo a esistere e questa convivenza con la recrudescenza del Covid ci deve allarmare sulla necessità di mantenere gli ospedali attivi e al servizio della popolazione per ogni patologia”.
Scrive il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia:
“A nome del Consiglio regionale del Piemonte desidero esprimere profondo cordoglio per la scomparsa di Jole Santelli, prima donna presidente della Regione Calabria. Persona generosa, appassionata e combattiva, da sempre stimata da tutti, è stata un’amministratrice fortemente legata alla propria terra. Sincera vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari in questa triste giornata”.
Il cordoglio di Uncem, Unione Comuni montani
Uncem si unisce al cordoglio di tutta la Regione Calabria e del Paese per la morte della Presidente Jole Santelli. Il Presidente Uncem Calabria Vincenzo Mazzei con il Presidente nazionale Marco Bussone e tutta l’Uncem esprimono vicinanza alla famiglia, ai collaboratori, ai Colleghi della Presidente, alla Giunta e al Consiglio. Santelli, nei primi mesi di mandato, aveva avuto, con la sua Giunta, particolari attenzioni per gli Enti locali, per i piccoli Comuni, le aree montane, in una fase di emergenza sanitaria che sta affrontando con la massima determinazione. Uno spirito di collaborazione istituzionale che ricorderemo quale testimonianza forte di azione e sussidiaria costruzione di politiche a vantaggio delle comunità, nell’interesse della regione e del Paese.
La politica al tempo del Covid
Ironicamente qualcuno da’ dell‘anticapitalista al covid. Decisamente il Covid è quella cosa non immaginata solo 11 mesi fa.
Difficile , se non impossibile conviverci. Ma non abbiamo alternative. La nostra intelligenza collettiva è messa a dura prova , ma per l’appunto non abbiamo scelta.
Per la prima volta non siamo messi così male. Gli altri paesi, sembrerebbero messi peggio . Il condizionale è d’obbligo. Il virus è decisamente egualitario. Colpisce proprio tutti. Dai potenti ricchi ai poveri . Brutti e belli.
Intelligenti e stipidi. Anziani e giovani. Forse in questo è anti capitale. Sia ad Est come ad ovest come a Nord come al Sud la parola d’ordine è impreparazione. Il vaccino e i piccoli atteggiamenti ci salveranno. Poi ci sono i negazionisti che dimostrano che la mamma degli stupidi è sempre incinta. Ma la pandemia non arresta la politica locale. Chiaretta: “non mi ricandido più”. Ci mancherebbe altro. In questo modo evita una figuraccia assicurata. Fine ingloriosa. Chi vuole essere della partita è Giggino ( Di Maio ) che esorta Zingaretti nel fare l’accordo a Roma. Si’, vogliono salvare la Raggi ma il Presidente della Regione Lazio ( per la cronaca un “certo” Zingaretti) ha già risposto: con la Raggi mai.
A Cucciolo Di Maio non gliene va mai bene una. Pazienza.
Il Pd locale rimanda al mittente la richiesta di collaborazione. Sulle primarie incombe il covid. Carretta e Furia comunque le vogliono fare intimamente convinti che almeno sulla scelta del candidato Sindaco contano…. qualcosa. Sempre in pol position il Rettore Saracco che , ad oggi , ha un unico limite : è gradito ai pentastellati. In particolare all’ex vice sindaco Montanari che se la ride dopo il forfait dell’Appendino. Ma altri non mollano. Sicuramente Enzo La Volta scatenato sui social ed anche il senatore Mauro Laus non molla di un millimetro. A destra , del resto come al solito, si boccheggia. Damilano traccheggia e il Governatore Cirio ha le sue gatte da pelare. Direi una situazione fluida dove avere certezze è proibito. Nel complicare le cose arriva Carlo Calenda che si vuole candidare a Roma. Diffice per il Pd Romano dirgli di no dopo la stupidaggine di aver fatto fuori Ignazio Marino ora stimato e ( ci dicono ) felice professore medico negli States. In tutto questo il coronavirus non ha prodotto questi fenomeni politici ma li ha decisamente complicati. Vedremo, aggiungendo una sola certezza: i pentastellati non esistono più. Sono un lontano ricordo.
Patrizio Tosetto
Da un lato i ministri Speranza e De Micheli che si affannano alla ricerca di soluzioni credibili per ridurre l’affollamento dei mezzi pubblici, soprattutto nelle aree metropolitane.
Dall’altro lato i governatori, impegnati sullo stesso fronte e, nello stesso tempo, alla ricerca di risorse per potenziare i drive in e incrementare i tamponi giornalieri. Sono due esempi dell’impotenza del governo, prigioniero dei pregiudizi ideologici del M5s anche se la loro minaccia sul governo è un’arma da tempo scarica.
A questo servirebbero e servono tuttora i soldi del Mes. Perché la destinazione di quei fondi, circa 36 miliardi per l’Italia, è esclusivamente mirata a finanziare le spese per contrastare la diffusione della pandemia e, dunque, al comparto sanitario e a tutti gli investimenti necessari per contrastare il Covid. Compreso il potenziamento del trasporto pubblico locale, l’assunzione di personale sanitario, l’acquisto di termoscanner per scuole, uffici pubblici, aziende private e luoghi di ritrovo pubblico. Le risorse del Mes consentirebbero dunque un potenziamento straordinario della profilassi contro la pandemia. Rifiutarle da parte della maggioranza, sostenuta in questo dall’opposizione di destra, significa condannare gli italiani ad assumersi rischi notevoli. Il presidente Conte e la sua maggioranza, con il rifiuto del Mes, sono indirettamente fra le cause dell’aggravamento della pandemia.
On. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia
I socialisti e l’Italia raccontati da La Ganga
Ho letto di un fiato le 111 pagine de “I socialisti e l’Italia. Conversazione con Giuseppe La Ganga, a cura di Salvatore Vullo”. Edizioni Rubettino.
Grazie alla amichevole solerzia di Salvatore Vullo ho ricevuto, appena disponibile “la Conversazione” che ho citato e che, ripeto, ho letto di un fiato; di un fiato perché non si può fare diversamente.
La lettura ti cattura, ti prende.
La Ganga, con Vullo, fa fatto una cavalcata, sul filo della memoria, sulla storia del PSI e sulla sua esperienza politica torinese e nazionale.
Avremo tempo ed occasioni per riflettere su quanto scritto, ma l’impatto, anche emotivo, nel ripercorrere gli anni nostri è forte; l’evocazione di episodi, nomi di tanti compagni con i quali si è percorso un lungo tratto di vita, è una evocazione che non lascia indifferenti.
Certo nel ricordare l’errore è possibile ed uno riguarda. Parlando del congresso socialista torinese degli anni ’60 si legge che “nel nuovo comitato direttivo provinciale, ci fu l’ingresso, per la corrente di sinistra, di Nerio Nesi, Giuseppe Muraro, Maria Magnani Noya e Filippo Fiandrotti.
Non è così i nomi furono Nesi, Muraro, Magnani Noya e Libertino Scicolone ( e NON Fiandrotti).
Com’è noto, ai pochi che ci conoscono, io e Filippo siamo stati sodali per “una vita” e, se ci fossa ancora, si sentirebbe un usurpatore nel leggere la sostituzione
Certo la per la Storia questa erronea sostituzione non significa nulla, ma per la piccola storia di ognuno di noi cambia molto ….. anche le formiche, nel loro piccolo, hanno diritto all’unicuique suum.
Certamente Curatore ed Editore provvederanno all’Errata Corrige, ma ho voluto segnalarlo perché scripta manent.
Non mi resta che ringraziare Giusi e Salvatore per il lavoro e fatto e a tutti la lettura.
Libertino Scicolone
“C’è un cortocircuito tra valutazione danno e individuazione fondi con cui risarcire i privati che hanno subito danni a causa degli Eventi alluvionali dello scorso 2 e 3 ottobre”
Lo segnalano i consiglieri Domenico Rossi e Maurizio Marello commentando la risposta dell’assessore all’interrogazione “Eventi alluvionali del 2-3 ottobre 2020 – danni ai privati o ad attività produttive”, a prima firma Marello. Nella risposta dell’assessore, infatti, si sottolinea come la ricostruzione dei danni avverrà dopo la proclamazione dello stato di emergenza.
“Dubitiamo sia la modalità corretta, sarebbe stato meglio fare una ricognizione dettagliata dei danni a privati e attività produttive prima di chiedono soldi al Governo” aggiungono i consiglieri Dem ricordando come “c’è il rischio di stimare minori risorse rispetto a quelle necessarie per far fronte all’emergenza e quindi di non riuscire a sostenere tutti gli interventi necessari, tutto questo dopo averli promessi a famiglie ed imprenditori”.
“Per questo motivo – concludono i rappresentanti del gruppo del PD – durante la quinta commissione chiederemo maggiori dettagli al presidente”.