POLITICA- Pagina 407

“Per una sanità pubblica, gratuita, di qualità!”

Riceviamo e pubblichiamo / Il Partito Comunista Italiano promuove, per il prossimo 7 Marzo, una giornata di mobilitazione nazionale

L’epidemia da coronavirus, con la quale il nostro paese è chiamato a fare i conti, sottolinea vieppiù  l’imprescindibilità  di una sanità pubblica, gratuita, di qualità.

In relazione a ciò, il Partito Comunista Italiano promuove, per il prossimo 7 Marzo, una giornata di mobilitazione nazionale quale avvio di una campagna volta ad affrontarne alcune indubbie criticità, segnatamente quelle che attengono alle liste d’attesa, al servizio di pronto soccorso, ai ticket, che per tanta parte dell’utenza rappresentano una sorta di cartina di tornasole del funzionamento del sistema, quelle che attengono alla  tutela ed alla valorizzazione del  lavoro in sanità, pubblica e privata, che in questi anni registra un progressivo inaccettabile arretramento.

Una campagna  per la difesa di un Servizio Sanitario Nazionale ancorato ai principi di universalità, equità e solidarietà, che stanno alla base della sua affermazione nel lontano  1978 e che ne fanno una tra le maggiori conquiste della storia repubblicana.

La campagna per una sanità pubblica, gratuita, di qualità, rappresenta anche la necessaria risposta a chi  da tanto tempo persegue, in ossequio alla cultura liberista imperante, ad esempio attraverso il sotto finanziamento del sistema,  una politica sempre più marcata di tagli a servizi e prestazioni,  un sempre più rilevante processo di privatizzazione,  il progetto di un progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, della subordinazione del diritto alla cura alle condizioni reddituali dei singoli, a chi intende ricondurre anche la salute alla logica del profitto.

La difesa del nostro sistema sanitario, il suo sviluppo, la sua qualificazione è oggi più che mai una questione decisiva, una questione di civiltà, che ancora una volta i fatti, drammaticamente, si incaricano di sottolineare in tutta la sua portata.

“Ambulanze, volontari esentati dalla burocrazia anti-multe: finalmente!”

“Passaggi dei mezzi di soccorso: spetterà, pare, alla Municipale verificare se vi siano i presupposti per la circolazione in emergenza e non alle Associazioni dimostrarlo a posteriori. Dunque le mie obiezioni sono state ascoltate dopo un mese abbondante? Meglio tardi che mai. Adesso, si introduca una tecnologia countdown presso i semafori con Vista Red”

Ambulanze e Vista Red: sarà, pare, la Municipale a verificare se sussistano i presupposti per la circolazione in emergenza. Se così fosse, i Volontari non saranno più costretti a sottrarre tempo prezioso alla loro attività per smaltire la burocrazia necessaria alla revoca delle multe. Le mie obiezioni, un mese fa bollate come superflue in Sala Rossa, sono oggi alla base di quello che sembrerebbe un provvidenziale cambio di rotta.

Meglio tardi che mai: i Volontari alla guida delle Ambulanze non sono pirati della strada (e non lo erano neanche nelle scorse settimane). Svolgono invece un servizio imprescindibile (diverso il caso dei mezzi senza assicurazione sequestrati). Questa decisione ammette e riconosce implicitamente la validità di quanto ho sempre sostenuto e suggerito. Avevo, dunque, ragione.

Ora aspetto risposte, dopo mesi di silenzio, sulla mia richiesta di introdurre una tecnologia countdown preso i semafori dotati di sistema Vista Red: spero davvero che l’Amministrazione mi dia nuovamente ascolto.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Livia, da Morozzo sulle orme di Nilde in un mondo politico che non c’è più

Lei è Livia Turco. È stata ministro della Repubblica. Prima alle Pari opportunità con  D’Alema Presidente del Consiglio. Poi alla Sanità con Prodi. Deputata e senatrice.  Consigliere regionale in Piemonte. Membro della segreteria nazionale del PCI. Ma per me soprattutto la mia amica Livia Turco da Morozzo in provincia di Cuneo. Per me quasi unicamente  la mia amica, al di là dei suoi ruoli

Conosciuta alla metà degli anni settanta. Iscritta a Magistero e alla Federazione giovanile comunista prima di Cuneo e poi di Torino. Lavora studiava e (come si diceva allora) faceva politica.

Cattolica, ma non bigotta, leggeva sempre. Quando divenne segretaria provinciale molti furono stupiti se non contrariati. I decenni successivi si incaricarono di smentire i perplessi. Così era il Partito Comunista italiano. Con i suoi limiti di conservatorismo ed al tempo stesso capace di azzardare scommesse su nuovi e per allora inespressi talenti. Livia era una di questi talenti . Ma appunto per allora non era dato sapere. Si racconta che al Comitato Federale di Torino un suo appassionato intervento fu ascoltato da Aldo Tortorella, autorevole dirigente romano del Pci. Ne parlò con Enrico Berlinguer e quando si dovette cambiare il segretario dei Giovani Comunisti di Torino fu naturale la sua candidatura ed elezione. 1977, quando il privato diventava pubblico. Quando si stava capendo che oltre ai diritti dei lavoratori c’erano i diritti dei cittadini ed uno di questi era ed è l’uguaglianza tra i sessi. Ora, forse  tutto questo è scontato, ma allora c’era solo il capolino di queste idee, (nel PCI) culturalmente ancora più vicino a Mosca sovietica che alla Parigi della rivoluzione francese. Lei era perfetta perché non appartenente strettamente al nostro mondo, e poteva ed ha saputo rinnovare la nostra cultura politica di fondo.

Era altra ed al contempo era nel nostro insieme. In certe riunioni mi capitava di interromperla chiedendole: ma chi hai citato da dove arriva? Mi spiegava, ed il giorno dopo arrivava in ufficio con un testo o un articolo riguardante chi aveva citato. Anche il suo essere “maestrina” ha contribuito. Non viveva economicamente bene. I nostri stipendi erano ridottissimi. Poi viveva in affitto e dopo l’affitto tutti i soldi erano spesi in libri. Ora nell’ignoranza diffusa della media dei politici non si troverebbe bene. Avevamo ed abbiamo un difetto di fondo per l’oggi. Leggendo ed osservando cercavamo risposte e soluzioni. Ovviamente contrari ce n’ erano. Ed allora giù a discutere fino a tardi. Innumerevoli gli episodi ed i ricordi. Mi limito a due. 1979, a settembre ci interessiamo di lotta alle tossicodipendenze. Perché e soprattutto come aiutarli. Organizziamo un convegno. Si presenta un tossico storico che ci insulta e sostiene che della sua vita ne fa quello che vuole. Per me il discorso era chiuso lì. Per Livia no. Si chiedeva e ci chiedeva il perché e sosteneva che la cosa riguardava. Moralista? Dopo ho capito che per lei l ‘etica degli individui era ed è una condizione prepolitica. Il secondo me l’ha raccontato. Consigliere Regionale e poi il grande salto. Roma, Botteghe oscure. Segreteria nazionale. Il massimo dei massimi. Una vettura  con autista del partito la porta in ufficio. Nel raccontarmi il tutto si sentiva spaesata. Entrava nel Gotha dei comunisti ma rimaneva la ragazza di Morozzo.

Veniamo a oggi. Allora, Livietta, che fai ? “Pensionata e presidente della Fondazione Nilde Jotti e poi volontaria all’Istituto nazionale Povertà ed integrazione”. Insomma non stai mai con le mani in mano. Iscritta al Pd, sì. Ma chissà se ci si ritrova davvero. Sul resto è proprio così. Non riesce a stare con le mani in mano. Da presidente della Fondazione Nilde Jotti ora è alle prese con l’organizzazione di iniziative della prima Presidente della Camera. Il 10 Aprile 1920 nasceva a Reggio Emilia. 100 anni. Un secolo, e che secolo. Altro patrocinio del Presidente della Repubblica e iniziative di ricordo  per far conosce ulteriormente il suo pensiero politico. Nilde Iotti con il suo alto senso della Stato. Rispettosa dei ruoli tra politica e politici e tra partiti e Stato. L’episodio che racconto è esemplificativo. I parlamentari comunisti delegavano il Pci ad incassare lo stipendio mensile. Il partito si teneva generalmente tra il 50 e il 70%. Fino alla Presidenza di Nilde Iotti. Si impose e ribalto’ tutto. Il motivo abbastanza ovvio. L’ accordo tra deputato e partito era successivo. Non solo una questione formale. Un conto è lo Stato un conto il partito. Cento anni che sembrano 10 secoli. La Presidenza di Livia Turco come ideale prosecuzione. Partendo da Morozzo e transitando per Torino, Livia Ministro non si è mai montata la testa. A Roma gira con mezzi pubblici. Forse non ha neppure la patente. Ed in treno è rigorosamente in seconda classe. Altra occasione per  stare in mezzo alla gente ed essere contenta quando un giovane immigrato le racconta orgoglioso di essere diventato cittadino italiano. Appunto, un altro mondo, forse  ultimamente minoritario ma non per questo un mondo sbagliato. Quando si sbaglia si sbaglia, ancorché a sbagliare è  la maggioranza. A noi, forse minoranza, piace quel mondo. Livia lo rappresenta, non è da poco.

Patrizio Tosetto

 

Caccia: “Con la Regione si torna al Medioevo”

Riceviamo e pubblichiamo / “La Giunta Regionale del Piemonte si appresta a ripristinare  lo sterminio di ben 15 specie selvatiche.  Si prepara un colpo definitivo alla nostra martoriata fauna selvatica”

Lo stesso raggruppamento politico di centrodestra, guidato allora da Cota, che nel 2012 aveva abrogato la L.R. 70/96 al solo scopo di impedire il Referendum regionale contro la caccia si appresta ora ad introdurre nel nostro ordinamento una serie di modifiche legislative che, se accolte, ci porteranno indietro di trent’anni:

⦁ Incremento di 15 unità delle specie cacciabili
⦁ Azzeramento del legame cacciatore-territorio
⦁ Caccia di selezione agli ungulati anche in orario notturno
⦁ Agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10%
⦁ Immissioni di animali d’allevamento “pronta caccia” tutto l’anno.
⦁ Cancellazione della norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, divieto, quello dei proprietari, ritenuto peraltro legittimo dalla Corte Costituzionale, superando così quanto previsto dall’art. 842 C.C. .

In Prima Commissione Bilancio il disegno di legge n. 83 “Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2020”; è all’ordine del giorno da lunedì 2 marzo 2020.
In particolare, l’art. 16 del d.d.l. modifica, abrogandolo, Il comma 5 dell’articolo 2 della Legge Regionale n. 5/2018 e ripristina la possibilità di cacciare ben 15 specie, quasi tutte di uccelli: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.
L’iniziativa ci pare del tutto fuori luogo e priva di alcuna giustificazione. Si tratta infatti di uccelli di piccole dimensioni e con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole (allodola, merlo). In altri casi le specie oggetto della proposta esibiscono carattere migratorio e sono comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, mentre non esistono dati sulla consistenza numerica della lepre variabile, che è comunque certamente molto ridotta. Numerose specie sono particolarmente tutelate a livello comunitario: pavoncella, combattente e moriglione sono classificate come Specie di Interesse Conservazionistico di livello 2 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione sfavorevole) mentre canapiglia, codone, marzaiola, mestolone, frullino, allodola risultano essere SPEC 3 ( specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole).
Teniamo inoltre a precisare che nessuna delle 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio.

Le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente chiedono al Consiglio regionale e alla Giunta regionale che le disposizioni sulla caccia siano stralciate dal DDL n. 83/2020.

 

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Roberto Piana
LAC – Lega Abolizione Caccia

Alpitel, Costanzo (M5S): “Soddisfazione per l’intesa raggiunta”

All’incontro odierno al Ministero del Lavoro su Alpitel, a cui erano state invitate le parti sociali, è stata raggiunta un’importante intesa da dopo che la nuova proprietà Csp aveva annunciato oltre 100 licenziamenti sui 600 dipendenti totali dell’azienda di installazioni di telecomunicazioni, progettazione, sviluppo e realizzazione di impianti di segnalamento e sicurezza ferroviari e autostradali.  I dipendenti sono tuttora distribuiti negli stabilimenti di Piemonte, Liguria e Lazio, di cui 180 lavorano a Moncalieri

La deputata Jessica Costanzo, che aveva presentato un’interrogazione al Ministero sulla procedura di licenziamento collettivo in corso, commenta soddisfatta:
“Sono  state accolte le richieste dei lavoratori. Fondamentale il ruolo del Ministero del Lavoro, che avevamo sollecitato dal momento che Csp è un’azienda partecipata da società pubbliche come Fincantieri e Cassa Depositi e Prestiti e non ha reali problemi economici, nonostante in questo momento storico  la situazione sia delicata per molte aziende.  Si è raggiunto – continua Costanzo – un accordo per il Contratto di solidarietà per 24 mesi, prorogabile per ulteriori 12. Le persone interessate al CDS saranno un totale di 219 impiegati/indiretti. La rotazione – prosegue – è stata stabilita a un massimo di 3 mesi uguale per tutti e fino a 18 mesi per pensionati/pensionandi e/o volontari”. C’è poi l’incentivo economico per le Naspi: 450 mese per i primi 12 mesi e 550 al mese per i successivi 12. La quota conciliativa è stata fissata a 2000 euro e le competenze della CdS saranno anticipate integralmente dall’Azienda. Infine, la Naspi volontaria è stata incentivata con il criterio della non opposizione al licenziamento.

Ruffino (Fi): “Economia, zona rossa in tutta Italia”

La pessima comunicazione del governo, corretta in modo repentino passando da un allarmismo esagerato a una rassicurazione fuorviante, ha provocato danni di immagine ancora non quantificabili

Ma è sulle conseguenze economiche del coronavirus che il governo mette a rischio l’osso del collo del Paese.

Il presidente Conte sa bene che senza risorse importanti, e non reperibili semplicemente usando la “flessibilità” prevista dal Trattato di Maastricht, non si potrà riavviare il motore dell’economia.Il governo e la sua maggioranza, ma anche le forze di opposizione, devono superare l’idea che con gli aiuti limitati alle zone focolaio riparte l’Italia. L’epidemia sanitaria è circoscritta, o almeno così appare, ma le sue conseguenze economiche hanno investito tutto il tessuto produttivo dell’Italia. Con i sindacati piemontesi, per fare un esempio, giustamente allarmati perché nel decreto del governo non compare alcun riferimento agli ammortizzatori sociali e al sostengo delle imprese in Piemonte. Discorso analogo per la Sicilia o la Toscana è tutte le altre aree. Il governo deve trovare la forza di spiegare a Bruxelles, e a Francoforte, che un collasso della manifattura italiana non sarà a beneficio di quella tedesca, già in recessione, ma diventerà una zavorra per tutta l’Unione. Senza solidarietà, l’Europa rischia come se non più dell’Italia.

On. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Le vignette di Mellana

Fantastica settimana per l’umorismo, in particolare per l’umorismo nero. Cosa che avrebbe fatto la gioia del buon André Breton

Il COVID-2019 ha scatenato le migliori, e anche le peggiori, menti satiriche, alla faccia del politically correct, per far ridere sulla malattia e ovviamente sulla morte.
Nulla di nuovo, si conferma la teoria di George Minois il quale pensa che il riso sia in pericolo, vittima del suo successo. Il riso è stato l’oppio del XX secolo, da Dada ai Monty Python, una dolce droga che si è insinuata in ogni anfratto e ha permesso all’umanità di sopravvivere alla sua vergogna.
Il riso moderno è soprattutto dettato dalle paure, dal bisogno di sopportare le paure in qualche modo visto che non hanno ancora inventato la medicina che possa farlo. Ma, per concludere con Minois, l’umorismo è assolutamente indispensabile nel XXI secolo, il quale o sarà umoristico o non sarà affatto.
Senza umorismo come faranno a sopportare la loro condizione i 10 miliardi di individui previsti per il 2050, seppelliti sotto i loro rifiuti, soffocati dal loro inquinamento, surriscaldati dal rialzo termico? Ridere è meglio che piangere,  suggeriva già Rabelais nel ‘500. Quello sì che é stato un autentico profeta.
Claudio Mellana

“Troppa emergenza strombazzata a corrente alternata”

“Questa crisi economica  ha ulteriormente aggravato senza possibilità di ripresa la nostra città,  il nostro Paese, molto di più  di questa eccezionale influenza”

Raffaele Petrarulo, consigliere al Comune di Torino,  non ci sta ai continui  e “schizofrenici “messaggi e comportamenti che vengono impartiti e attuati, tra i tanti,  osserva: “scuole chiuse e mezzi di trasporto in funzione senza nessuna limitazione , funerali “no”  e palestre riaperte senza poter fare la doccia e in modalità stop and go. O c’e’ l’Emergenza o ci stiamo facendo “karakiri” da soli… anzi siamo già ormai  malati cronici, senza una cura realistica e di prossima guarigione: questa crisi economica  ha ulteriormente aggravato senza possibilità di ripresa la nostra città,  il nostro Paese, molto di più  di questa eccezionale influenza , questa sì con future  ripercussioni sulla salute italiana,  spero di sbagliarmi,  senza eguali per pericolosità e conseguenze”.

Santarossa (Italia dei Valori): “Vorrei un paese normale”

“Col senno di poi è sempre facile parlare, ma i numeri sono sempre stati chiari. Di malattie gravi – scrive Luca Santarossa componente esecutivo nazionale dell’Italia dei Valori –   con numeri mortali maggiori ce ne sono, ma non creano notizia, direi semplicemente non ce ne occupiamo”

Riceviamo e pubblichiamo / L’influenza ha da sempre portato morte, come gli incidenti stradali, ma quel numero è silente da sempre e non si chiude bottega perché uno ha la bronchite o la broncopolmonite o “semplicemente” l’influenza.
L’informazione e formazione delle persone continua l’esponente Idv, è sempre prioritaria, ma deve essere degna e tale.  In Italia non si sa perché per qualsiasi tema c’è la rincorsa allo scoop e alla demonizzazione di tutto senza mai rimanere correttamente con i piedi per terra e semplicemente raccontare le cose per quelle che sono. Il diritto all’informazione non ha nulla a che vedere con il procurato allarme o semplicemente l’ingigantimento di quanto successo a pro di audience fine molte volte a se stesso che però porta alla fobia altrui. Pensiamo a personaggi noti che vengono sempre chiamati ad intervenire, molte volte non per competenza, ma perché si sa gridare e imprecare, perché piace, si piace accusare e dire ma si poteva far di più, si poteva fare meglio?  La risposta è per forza sempre si, ma caro mio prova ad essere tu dall’altra parte della barricata, è come criticare il governo è la cosa più semplice e lampante, ma scomoda, addirittura qualcuno scende dalla poltrona e riprende a criticare. Voglio imprecare anch’io!! Ma si sa, è oramai virale se controllo è perché controllo, se non controllo è perché non controllo, comunque c’è sempre un motivo per puntare il dito e un’indagine da dover avviare per trovare il presunto colpevole per poi mandarlo in prescrizione. Si parla di corona virus, ma per molti italiani manca il concetto di virus (cos’è) e quanti ce ne sono; manca il concetto di come si può contrarre un qualsiasi virus e quanti nel corso della nostra esistenza respiriamo o ingeriamo senza che accada nulla; manca il concetto di mortalità di una malattia e le giuste proporzioni; mancano tanti concetti di igiene personale che non sfociano per forza nella disinfestazione o igienizzazione di una qualsiasi cosa; manca il concetto di uso e scelta di una mascherina di protezione e di un’igienizzante; manca il concetto di educazione di molte persone che sputano a terra e dico sputassero a casa loro così come gettare i rifiuti. Ai miei tempi a scuola certe cose le insegnavano, oggi forse no, oppure gli insegnanti spiegano male o i ragazzi si sono rincitrulliti. Abbiamo invece perso il tempo a raccontare numero di morti e infetti come se questi numeri aiutassero a risolvere il problema. Ci siamo allenati alle fake news (false notizie) a cui si corre dietro, perché bisogna alimentare il terrore dell’untore e del diverso, chi ha letto i Promessi Sposi ne sa qualcosa, leggere e studiare alle volte serve, ditelo ai ragazzi. Parliamo di paziente 0 come se fosse possibile trovarlo e a che scopo? lui o è guarito o è morto. Probabilmente se fossimo nati nel 600 avremo tutti quanti fatto una bella processione di massa per chiedere al signore la grazia e poi scoprire che toccandoci a vicenda, toccando tutti le stesse cose e baciandoci tutti saremo poi stati tutti untori e i problemi di “grazia” sarebbero aumentati. Così trovi persone che utilizzano mascherine di ogni genere, ma poi bevono un caffè e mangiano una brioche che chissà chi ha toccato prima, senza capire che la mascherina è il contagiato che la deve portare; troviamo che lo stesso bar diventa infetto ad una certa ora; troviamo che i più esposti sono gli anziani e gli asintomatici ma non prendiamo provvedimenti diretti per la loro cautela, ma chiudiamo scuole, esercizi pubblici, lo sport, mettiamo in difficoltà il Paese. Rimango – conclude Santarossa-  in attesa di una beata pioggia che risani l’ambiente e le menti, vorrei tanto vivere in un Paese Normale.

Ravetti (Pd): “Più risorse per i settori colpiti”

Coronavirus:  “Un milione soltanto è insufficiente; non prorogare l’ordinanza non basta”

“I provvedimenti, sacrosanti, adottati per il contenimento del coronavirus, stanno producendo effetti drammatici per il nostro sistema produttivo, commerciale, turistico e culturale.

Le chiusure degli enti di formazione e delle scuole, lo stop alle gite scolastiche, i limiti alle manifestazioni pubbliche e, più in generale, la preoccupazione del contagio, proprio nel periodo delle settimane bianche e dei carnevali, avranno impatti profondi di cui si comprenderà la gravità soltanto tra molti mesi. Per questo non possiamo far finta di niente e pensare di affrontare una situazione straordinaria con mezzi ordinari. Certo, c’è bisogno dell’intervento dello Stato e il Partito Democratico piemontese sarà in prima fila a chiedere, con forza, al Governo di non lasciare sola la nostra Regione. Ma ci sono anche risorse straordinarie, rese disponibili, nella scorsa legislatura, dalla mancata capitalizzazione di Finpiemonte, che possono fornire una risposta importante alle esigenze di un territorio in crisi” spiega Domenico Ravetti, Presidente del Gruppo del Partito Democratico in Regione.

“La Giunta Chiamparino aveva predisposto un proprio piano per l’utilizzo di quelle risorse. La Giunta Cirio ha presentato un maxiemendamento al Bilancio che prevede modifiche a quel piano. Il Pd è dell’idea che queste proposte vadano riviste, urgentemente, alla luce degli avvenimenti di questi giorni, e si debba farlo attraverso il confronto con i rappresentanti delle attività produttive, commerciali, turistiche e culturali, garantendo a questi settori adeguata priorità e risposte concrete alla situazione che stanno vivendo. La discussione che stiamo affrontando sul bilancio regionale non può svolgersi come se nulla stesse accadendo o nascondendosi dietro la richiesta di non prorogare l’ordinanza. Ci troviamo di fronte a necessità impellenti: quella di implementare le risorse destinate direttamente alle aziende rispetto a quelle per reti e consorzi, quella di valorizzare le misure che garantiscono contributi a fondo perduto, quella di incentivare iniziative di corretta comunicazione e promozione del territorio” prosegue l’esponente dem.

“Un milione non basta – conclude ilPresidente del Gruppo Pd – è necessario aumentare le risorse destinate a turismo e cultura, che, in base alle notizie che abbiamo, risulterebbero sacrificate. Nelle politiche fiscali, inoltre, si devono sostenere le imprese e le azioni che i Comuni possono attivare in questo ambito, posticipando o sospendendo tasse quali IMU, COSAP e tassa di soggiorno. Riteniamo, infatti, fondamentale che, in questo momento di grande difficoltà, i 15 mln di euro oggi disponibili per la riduzione della pressione fiscale, debbano essere destinati al sostegno straordinario delle imprese artigiane, commerciali e turistiche, riducendone l’IRAP, sostenendo altresì politiche di rilocalizzazione in Piemonte. Il milione annunciato oggi da Tronzano, prelevato dal fondo di riserva, è un pannicello caldo a fronte della crisi che stiamo vivendo”.