Serve maggiore responsabilità. La presenza del primario di Malattie Infettive di Novara, Pietro Luigi Garavelli, alla manifestazione “no pass” di Alessandria lascia perplessi e preoccupa.
Domenico Rossi – Vicepresidente Commissione Sanità
Serve maggiore responsabilità. La presenza del primario di Malattie Infettive di Novara, Pietro Luigi Garavelli, alla manifestazione “no pass” di Alessandria lascia perplessi e preoccupa.
Domenico Rossi – Vicepresidente Commissione Sanità
La verità è che coloro che gridano alla dittatura sanitaria non sanno di essere privilegiati e dovrebbero ringraziare che il sistema sanitario li aiuterà nei momenti più bui. Che l’estrema destra cavalchi e guidi l’onda no vax è semplicemente una vergogna. Non si dica però che la sinistra radicale era in piazza. Quali benicomunisti e quale sinistra? Credo che essere di sinistra significhi sentirsi ossessionati dalla difesa della sanità pubblica, dal diritto alla salute per tutte e tutti, mobilitarsi sì ma per la cessazione dei brevetti sui vaccini e per l’accesso alle cure di tutta la comunità e di ciascuna persona in ogni parte del mondo, sentire come vera tragedia sanitaria quando prenotando una visita in una struttura pubblica si trova posto solo un anno dopo e chi non ha i soldi per una clinica privata non può evitare il peggio. Certamente non lo è contrastare gli sforzi collettivi che con difficoltà stiamo facendo” – così l’esponente di Sinistra Ecologista e consigliere regionale Marco Grimaldi.
“Il fatto che alcuni paragonino il greenpass all’apartheid o ad altre forme di segregazione razziale fornisce automaticamente una certificazione della loro inadeguatezza a rappresentare le istituzioni” – continua Grimaldi. – “Dicono di difendere la libertà, ma la libertà di chi? Certo non delle persone fragili che non possono vaccinarsi per ragioni mediche o anagrafiche e hanno bisogno dell’immunità di gregge”.
Grande successo per la raccolta firme contro il Green Pass lanciata da Italexit: nel pomeriggio di sabato 24 luglio sono state raccolte 1800 firme al banchetto presente ai Giardini Balbo.
“In data odierna, Domenica 25 Luglio 2021 mi sono recato, ospite il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale a TORINO Raffaele Petrarulo e diversi residenti, presso il complesso ATC sito in Via Monti a Chieri. Da Consigliere comunale non posso restare inerme di fronte alla pericolosità del campetto all’interno del Complesso, dichiara Furgiuele. Questo campetto ha una funzione sociale importantissima per i ragazzi della zona perché rappresenta uno sfogo sano impegnandoli in attività sportive. La proprietà del complesso è il Comune di Torino dato in gestione ad ATC, continua il Consigliere, per cui ritengo sia doveroso e urgente almeno un intervento di messa in sicurezza della struttura. Ringrazio il Consigliere Petrarulo per essere venuto a Chieri in qualità di Consigliere comunale ed aver constatato l’urgenza dell’intervento di messa in sicurezza che mi auguro avvenga in tempi ristretti prima che ci siano incidenti”.Il complesso chierese è di 131 alloggi di proprietà del Comune di Torino in gestione all’Atc.
Caro Revelli il cambiamento è un processo di costruzione, non sentimento di impotenza. Grazie ad Angelo d’Orsi che ci sta provando
In una intervista rilasciata a La Repubblica il sociologo Marco Revelli fa una disamina molto critica del processo di decadenza di Torino, un processo “iniziato ben prima dell’arrivo di Chiara Appendino”. Iniziato con le ultime amministrazioni a guida Pd col risultato di portare alla “bocciatura di un totem del Pd quale era Pero Fassino”. Tuttavia nulla è cambiato, dice ancora Revelli. Sin qui nulla da eccepire. Le considerazioni di Revelli sono anche le nostre. Peccato che lo stesso non sappia andare oltre la fotografia di un quadro desolante: “Se devo dire la verità, non riesco più a seguire la politica torinese neanche con un brandello di passione”. Ed ancora, alla domanda dell’intervistatore che gli chiede se non c’è nessuna speranza di invertire la rotta, Revelli risponde: “non vedo al momento chi possa guidare questa transizione. Non vedo curricula di spessore, né idee”. Mi verrebbe da dire a Revelli di mettersi un paio di occhiali. Com’è possibile non vedere che in campo, a capo di una coalizione di sinistra, c’è una candidatura di prestigio nazionale e internazionale come quella di Angelo d’Orsi, uno storico e un uomo di sinistra di primissimo piano? Una candidatura che ha ricevuto molti attestati di stima e considerazione. Ma al di là della battuta la differenza tra d’Orsi e Revelli è che il primo pensa che il cambiamento sia partecipazione, fiducia, processo di costruzione, impegno controcorrente. Non è cosa da poco per un affermato intellettuale di sinistra che ha deciso di metterci, come si suole dire, la faccia. Il secondo, preso da sconforto, non sa andare oltre i sentimenti di “estraneità”, “impotenza”, “frustrazione”, sentimenti diffusi che, per dirla con le parole del suo saggio “Finale di partito”, sono alla base di una progressiva e insidiosa <crisi di fiducia> che dissolve lo spazio pubblico. Caro Revelli, il cambiamento è sempre un processo di costruzione non un tirarsi fuori, non un sentimento triste, crepuscolare. Ben sapendo che non sono le elezioni a poter cambiare lo stato di cose presenti tuttavia pensiamo anche che le elezioni possano rappresentare l’occasione per raccogliere i fili d’erba che ricrescono e resistono, possono essere l’occasione per fare un discorso di prospettiva senza porre limite alcuno a possibili risultati elettorali. Questo è quello che stiamo facendo. Grazie a Angelo d’Orsi e a tut@ quell@ che ci stanno provando.
Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino
Ci sono momenti, simbolici e forse anche emotivi, che restano
scolpiti nella memoria di ciascuna persona, di ciascun italiano, quindi di un popolo, di una
comunità. Quei momenti si racchiudono in alcune immagini, drammatiche e storiche, e appunto
emozionanti, che hanno visto come protagonista il nostro Presidente della Repubblica. Immagini
che ci ritornano in mente ripercorrendo questi ultimi tempi. La presenza solitaria e di grande
impatto emotivo davanti al Mausoleo del Milite Ignoto il 25 aprile del 2020; le mani soffici sulle
bare, triste conseguenza ed epilogo della terribile pandemia; e, finalmente, le mani leggermente
alzate dopo il gol dell’Italia nella recente finale dei Campionati Europei di calcio come momento di
rinascita e di gioia. Momenti diversissimi tra di loro ma che hanno visto il Presidente, il nostro
Presidente, accompagnarci con la consueta sobrietà, con un naturale equilibrio e con un
messaggio concreto e potente che non trasmetteva parole o proclami ma esempi. Esempi vissuti,
interiorizzati e trasmessi con la Sua alta e concreta testimonianza.
Ecco, Sergio Mattarella è destinato ad entrare nella storia politica, istituzionale e culturale del nostro paese grazie soprattutto al suo modo d’essere.
Ha rappresentato, e rappresenta, non “un” punto di riferimento ma “il” punto di riferimento più autorevole per la nostra comunità che ha
attraversato momenti drammatici ma che ha sempre intravisto una luce in fondo al tunnel. E, sotto
questo versante, il ruolo e la funzione esercitate da Mattarella sono sempre state ispirate a serietà
e determinazione avendo come unico ed esclusivo obiettivo quello di mantenere la barra dritta
guardando al faro della Costituzione che continuava ad illuminare il futuro della nostra comunità
contribuendo a sciogliere i nodi, intricati e complessi, che si affacciavano di volta in volta
all’attenzione provocati da una politica confusa, trasformistica ed irresponsabile.
Ma il magistero politico ed istituzionale di Sergio Mattarella, in questi oltre 6 anni di mandato, è
stato molto di più. Perchè attraverso il suo stile sobrio e riservato ha indubbiamente contribuito a
riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e quindi allo Stato e, soprattutto, ha ridato credibilità ed
autorevolezza alle stesse istituzioni democratiche. Non era facile questo compito educativo,
pedagogico, politico e culturale allo stesso tempo. Soprattutto in un contesto politico
caratterizzato, purtroppo e ancora, dal populismo, dall’antipolitica, della demagogia e da una
diffusa voglia di delegittimare moralmente e politicamente l’avversario politico. E seppur in un
contesto difficile e complesso, Mattarella è riuscito, senza mai interferire con gli altri poteri dello
Stato, ad indicare la strada migliore e realisticamente percorribile per sciogliere gli innumerevoli
nodi politici e istituzionali.
Per questi motivi siamo felici di fare gli auguri al nostro Presidente della Repubblica. Nessuno sa,
ad oggi, come ovvio e scontato, cosa capiterà dopo il semestre bianco. E quale sarà il futuro
politico ed istituzionale del Presidente Mattarella. L’unica cosa che sappiamo, per certo, – come
cittadini, come democratici, come italiani e anche come cattolici democratici e popolari – è che il
magistero concreto di Sergio Mattarella deve proseguire. Per il bene del nostro paese, per la
qualità della nostra democrazia e per la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.
Molti auguri caro Presidente Mattarella.
Giorgio Merlo
GREEN PASS, ITALEXIT ACCENDE LA PROTESTA DI TORINO: “IL GOVERNO VUOLE L’APARTHEID? I COMMERCIANTI NON SARANNO COMPLICI!”
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Nella serata di giovedì 22 luglio Italexit è stata parte viva della manifestazione contro il Green Pass in Piazza Castello a Torino: centinaia di persone si sono radunate per rivendicare la propria contrarietà alla misura che imporrà pesanti restrizioni per accedere ad attività aperte al pubblico, mezzi di trasporto ed eventi. Nei giorni scorsi Italexit ha lanciato la campagna #IlPassNonPassa, raccogliendo rapidamente migliaia di adesioni e diventando il punto di riferimento della protesta in tutta Italia.
Roberto Mossetto, segretario della sezione torinese, spiega così le ragioni del partito di Gianluigi Paragone: “Draghi e Speranza hanno già deciso di chiudere tutto a ottobre ma hanno bisogno di un pretesto per non ammettere il fallimento della loro azione di Governo. Il Green Pass serve esattamente a questo: imporre un apartheid in salsa europeista per aumentare le tensioni sociali e scaricare tutte le colpe sui cittadini e i commercianti che non intendono sottostarvi. Questa sera in piazza c’è la rabbia di una città che, dopo 18 mesi di immobilismo, è stanca dei ricatti e teme per il proprio futuro”.
Parlando di elezioni comunali, Mossetto evidenzia come Italexit sia l’unico partito ad essersi esposto sulla questione Green Pass: “Lo abbiamo messo nero su bianco nel nostro programma elettorale di Torino e Milano: se saremo eletti, ci opporremo in ogni modo contro questa discriminazione”. In questi giorni Italexit ha inoltre avviato una raccolta firme su scala nazionale contro il Green Pass, che a Torino avrà luogo sabato 24 ai Giardini Balbo a partire dalle ore 15.