POLITICA- Pagina 22

AVS, question time su Vita nascente

Non ci arrendiamo allo sperpero di denaro pubblico per finanziare associazioni private antiaborto, non ci arrendiamo alla propaganda sui nostri corpi e sulle nostre scelte. Presentiamo due domande puntuali per chiedere delle risposte alle esigenze reali delle donne e delle madri: dove sono i fondi per i consultori pubblici, laici e accessibili? E dove sono le risorse per i percorsi nascite e la riapertura del centro nascite del Sant’Anna? Questi servizi servono alle donne e andrebbero loro garantiti, non certo stanze dell’ascolto in ospedale o mancette temporanee e non risolutive di condizioni di estrema fragilità come quelle distribuite arbitrariamente dalle associazioni anti abortiste con il fondo vita nascente.
È noto il fatto che esista tuttora nel nostro Paese un problema di c.d. violenza ostetrica e l’attenzione al momento del parto è fondamentale per il benessere della donna e del bambino: al momento però ancora non è stata riaperta l’area dedicata al Centro Nascita, in un ospedale che pure ha trovato lo spazio per riservate alle associazioni antiabortiste la c.d. Stanza dell’Ascolto.
Dall’altra parte la chiusura del consultorio nel quartiere Vallette di Torino è una perdita intollerabile per una comunità già caratterizzata da particolare fragilità socio-economiche. Questo consultorio forniva servizi essenziali in un’area con limitato accesso ad altre strutture sanitarie e sociali. Tale consultorio, qualora fosse adeguatamente finanziato, potrebbe inoltre essere funzionale anche al pieno riconoscimento del diritto alla salute per il settore femminile del carcere Lo russo-Cotugno.
Di fronte a questi problemi, la Giunta Cirio sceglie di buttare oltre 3 milioni di euro su un fondo ideologico e dannoso come vita nascente: con queste due interrogazioni sottolineiamo quanto bisogno di risorse ci sarebbe se si volesse davvero stare accanto alle donne.
Consultori chiusi o senza professionisti adeguati da riaprire e finanziare e percorsi nascite da implementare in ogni azienda sanitaria del Piemonte, a partire dal ripristino del centro nascite del Sant’Anna. Queste risposte chiediamo con forza alla destra al governo in Regione, invece di continuare a sperperare milioni di euro dei piemontesi per progetti ideologici utili solo al consenso dell’assessore Marrone. Oggi pomeriggio le donne torneranno in presidio sotto il palazzo del Consiglio per lottare per i nostri diritti, diritto all’autodeterminazione, diritto alla salute, diritto ad essere prese in carico da serie politiche sociali pubbliche, diritto alla parità di genere, diritto all’aborto previsto da una legge dello Stato. Noi saremo in lotta accanto a loro, finché questa Amministrazione regionale non ci ascolterà, finché Cirio non smetterà di assecondare e finanziare oscurantismo ed ideologia sulla nostra pelle.
Alice Ravinale Capogruppo AVS Regione Piemonte
Valentina Cera Consigliera AVS Regione Piemonte

Nallo e Blengino in visita al “Lorusso e Cutugno”

È partito da Torino il tour dei Radicali Italiani nei 17 istituti minorili italiani per verificare le condizioni di detenzione e gli effetti del Decreto Caivano.
“Al Ferrante Aporti” – dichiara Filippo Blengino, Segretario dei Radicali Italiani – “i detenuti sono 51, a fronte di una capienza regolamentare di 46. Le condizioni delle celle visitate sono abbastanza buone: non ci sono più materassi buttati a terra. Come in tutti gli istituti minorili, però, resta il problema della salute mentale. Sono attive diverse iniziative educative e formative interessanti, ma il numero di mediatori culturali è insufficiente: solo quattro, troppo pochi per una struttura che ospita un’alta percentuale di detenuti stranieri. Inoltre, la copertura medica è garantita solo per quattro ore al giorno. Rimangono i problemi comuni a tutti gli istituti: un sovraffollamento fuori controllo che rende difficile la gestione di ragazzi che necessitano di spazi migliori, dove il reinserimento sociale non sia solo un’utopia.”
Nel pomeriggio, il segretario dei Radicali Italiani, Filippo Blengino, ha visitato, insieme alla Consigliera regionale del Piemonte Vittoria Nallo, il carcere “Lorusso e Cutugno”.
“Torniamo al Lorusso e Cutugno dopo la visita di agosto, ma purtroppo la situazione delle carceri italiane non è cambiata: sovraffollamento, cronica carenza di personale, strutture fatiscenti. Una tragedia silenziosa che attende ancora le riforme promesse e mai realizzate. Al Lorusso e Cutugno la carenza di educatori è drammatica: solo 10, ovvero uno ogni 140 detenuti. Anche i mediatori culturali sono pochissimi. Se non si affronta seriamente la questione carceraria, si rischia il collasso. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo.”
Lo dichiarano in una nota Filippo Blengino, Segretario dei Radicali Italiani e Vittoria Nello-Consigliera Regionale Piemonte

Scanderebech (Fi): “Botti di capodanno tutto l’anno”

E L’AMMINISTRAZIONE COSA FA?

Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, la Capogruppo di Forza Italia Federica SCANDEREBECH ha discusso un’interpellanza avente ad oggetto i botti che si sentono continuamente in città; Capodanno è passato da un pezzo, pare che se ne accorgano solo i cittadini e gli organi di stampa che questi proseguono con spari e fuochi d’artificio in corso Giulio Cesare (12 gennaio), bengala in via Berthollet (16 gennaio) ed esplosioni di colpi di pistola e petardi in altre zone della città.

Dichiara SCANDEREBECH: “In seguito alla presentazione di una prima interpellanza, lo scorso 9 dicembre, in Consiglio Comunale, l’Assessore Porcedda ha riferito che le verifiche per la tutela della quiete pubblica e per il contrasto ai botti e fuochi pirotecnici viene compiuta tutto l’anno, non solo durante le festività di dicembre.”

Aggiunge  la consigliera: “Nonostante i buoni propositi dell’Assessore non si capisce come mai le cronache dei quotidiani abbiano riportato a gennaio vari episodi di petardi e conseguenti danni a citofoni, mura, vetrate, portoni, in via Borgosesia, corso Giulio Cesare, via Aosta e non si capisce nemmeno come passino inosservati un festeggiamento di un fidanzamento in via Chivasso, a pochi passi dalla Scuola Primaria Parini con l’esplosione di colpi di pistola, l’esplosione di fuochi d’artificio e petardi per festeggiare un compleanno in via Berthollet e via Saluzzo, fatti oggetto di cronaca da parte dei quotidiani torinesi. Proseguono poi le lamentele della cittadinanza per le esplosioni di petardi e fuochi d’artificio nelle ore notturne che potrebbero, a detta di qualcuno, essere riconducibili all’arrivo in città di un carico di droga, come accade nelle trame dei film e delle serie tv. L’Assessore nulla sa sui nuovi fatti del nuovo anno. D’altronde, come dichiara, non è una delle priorità a cui sta puntando, si può fare sempre di più, ma evidentemente non si vuole.”

Conclude SCANDEREBECH : “Le sanzioni sono irrisorie, rispetto agli episodi, non hanno mai superato il numero di 6 nel periodo 2016/2023, nel 2024 sono appena 6 (di cui 5 per il commercio in forma itinerante di artifici pirotecnici e solo una per scoppio di petardi, nonostante i giorni da Natale a San Silvestro si sentano botti in continuazione). Nel 2025 nessuna sanzione nonostante i cittadini e i quotidiani nel mese di gennaio abbiano continuato a segnalare la presenza di botti. Sembra che i cittadini vivano una situazione distorta rispetto a quella in cui vive la Giunta “sorda” alle denunce e agli articoli sui quotidiani.  Se queste sanzioni aumentassero potrebbero essere un deterrente per chi non si attiene all’osservanza dei Regolamenti di Polizia Urbana e di Tutela degli animali e pensa di poter fare come vuole nel territorio cittadino nella consapevolezza che tanto non gli verrà mai imputato nulla. I cittadini rimarranno ancora col dubbio di chi autorizzi questi fuochi tutte le sere e se abbiano un motivo. Come sempre assistiamo allo scarico di competenze di questa Amministrazione dichiarando che sarà l’ordinanza delle -zone a vigilanza rafforzata- a dare le risposte corrette”.

 

Parte dal Ferrante Aporti il tour dei Radicali Italiani negli istituti minorili

Parte oggi dal Ferrante Aporti di Torino il tour dei Radicali Italiani negli istituti penitenziari minorili.

L’iniziativa toccherà tutte le strutture presenti sul territorio nazionale, con l’obiettivo di presentare, al termine del percorso, una proposta di riforma radicale del sistema penitenziario minorile.

“La situazione delle carceri minorili italiane è drammatica – dichiara Filippo Blengino, segretario dei Radicali Italiani. – A causa del Decreto Caivano, il numero dei detenuti è aumentato vertiginosamente. Durante le nostre visite abbiamo riscontrato un preoccupante incremento del disagio psichico, un aumento degli atti di autolesionismo e una grave carenza di mediatori culturali, educatori e personale. Domani, al Ferrante Aporti, chiederemo chiarimenti riguardo ai detenuti costretti a dormire a terra. Questi istituti rappresentano il totale fallimento dello Stato.

alle ore 10:30, vedrò la condizione dei ragazzi detenuti a Torino, per capire se sia davvero compatibile con gli standard di un Paese civile.”

PUNTO STAMPA ORE 12,30 DI FRONTE AL CARCERE

Nel pomeriggio è prevista inoltre una visita, insieme al Consigliere Regionale della Regione Piemonte Vittoria Nallo, al carcere Lorusso e Cutugno di Torino.

Lo dichiara in una nota Filippo Blengino-Segretario Radicali Italiani

Regio Parco e Barriera, Conticelli (PD): “Non  sono il far west”

I quartieri Regio Parco e Barriera di Milano non sono i margini della città nè il far west ma quando si respingono le marginalità sotto il tappeto, come la polvere, si creano situazioni esplosive”
Lo dichiara la consigliera regionale del Partito democratico Nadia Conticelli
“Smantellati, in tutto o in parte, i chilometri di accampamenti abusivi sulle sponde dello Stura, in via Germagnano e in strada dell’Aeroporto, non c’è stato nessun progetto complessivo che seguisse gli spostamenti, o coinvolgesse donne e bambini, che sono le prime vittime di un sistema dominato dall’aggressività e dalla costrizione, e non c’è identità culturale che possa giustificarle – aggiunge Conticelli – . La violenza, qualunque sia il contesto, va condannata e la comunità tutelata. Non c’è colore politico in questo, ma civiltà e democrazia“.
Negli ultimi anni, l’ATC  ha completamente disinvestito sui progetti di mediazione e accompagnamento sociale, ma le case popolari  non possono diventare terra di nessuno, dove ciascuno deve farsi giustizia da sé o subire. Soprattutto, in un quartiere come il nostro costituto da oltre il sessanta per cento da case popolari – prosegue la consigliera dem -. Se si sgomberano le persone e non si riassegnano subito gli alloggi, non si attivano progettualità di inclusione in quella realtà, si scarica solo il problema all’occupazione successiva. A breve in commissione regionale audiremo i nuovi vertici dell’ATC e ci confronteremo anche sul tema delle occupazioni, nel frattempo presenterò una interrogazione per avere i numeri reali degli alloggi vuoti, di quelli occupati e di quelli in attesa di manutenzione.
Regio parco è un quartiere di gente che lavora, che per anni ha condotto battaglie contro il degrado, quando le luci della realtà produttiva della zona  si sono piano piano spente ad una ad una: prima la Manifattura, poi il mercato, poi il tessuto produttivo sull’asse di via Bologna – conclude Conticelli – . Ora, con l’arrivo della metro 2 e del recupero di Manifattura Tabacchi, stanno  tornando gli investimenti, ma ci va ancora un poco di tempo e chi ha deciso di restare, di resistere tutto questo tempo, ha diritto ad avere dignità e opportunità da subito.

Gioventù popolare in piazza contro il degrado

Gioventù Popolare, giovanile di Democrazia Sovrana Popolare con Marco Rizzo, è scesa sabato nelle strade delle principali città italiane con lo slogan “riprendiamoci le chiavi di casa”.
Da Torino a Roma, passando per Milano e Bologna, sono decine i ragazzi che hanno deciso di dedicare il proprio tempo alla cura della propria città.

La società aperta trasforma le nostre città in grandi stazioni centrali: sporche, insicure e culturalmente appiattite.
E sono sempre più frequenti casi di furti, aggressioni, e stupri nelle nostre strade.
Parliamo di interi quartieri e zone prese in ostaggio dalla violenza e dall’insicurezza.
È innegabile il collegamento diretto con un’immigrazione irregolare e incontrollata che riserva nelle nostre città centinaia di migliaia di poverissimi.

Rivendichiamo il nostro diritto ad una vita dignitosa, restituendo alle persone la bellezza, investendo nel decoro pubblico e costruendo un modello in cui le nostre donne possano uscire la sera senza ansia. Con democrazia sovrana popolare e gioventù popolare.

Sabato 15 febbraio dalle ore 9.30, partendo dal Parco del Valentino, dislocandosi poi nel quartiere di San Salvario a Torino si è svolta la passeggiata CONTRO IL DEGRADO E LA VIOLENZA NELLE CITTÀ promossa da Gioventù Popolare, giovanile di Democrazia Sovrana Popolare

Gioventù Popolare

I cattolici dopo la Settimane Sociali di Trieste

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Le iniziative che si sono susseguite dopo la Settimana Sociale dei cattolici di Trieste del luglio
scorso sono indubbiamente importanti e incoraggianti. Ma, senza fare alcun processo alle
intenzioni, si tratta di iniziative, convegni ed incontri che rischiano puntualmente di disperdersi
appena ci si misura concretamente con le dinamiche organizzative della politica. Per dirla in
termini più diretti, quando si avvicinano le elezioni – di qualsiasi livello istituzionale siano, ma
principalmente per quelle nazionali – si tratta di verificare come si traducono nella cittadella
politica italiana la spinta all’impegno e ad una presenza attiva dei cattolici stessi. Lo dico perchè
proprio su questo versante sono naufragate iniziative del passato altrettanto importanti che
coinvolgevano ampi e significativi settori della cosiddetta area cattolica italiana. Nella sua
articolazione sociale, culturale, religiosa ed economica. Ovvero, la “società civile” riconoscibile al
mondo cattolico. Mi riferisco, nello specifico, alle iniziative di Todi 1 e di Todi 2 di alcuni anni fa
che proprio quando si affacciò questo tema si sfarinarono. E questo perchè sin quando ci si ferma
sul pre politico la diversità tra le varie, e legittime, posizioni è molto più semplice e praticabile. Ma
il passaggio successivo, e cioè quando ci si deve misurare con gli strumenti della politica – ovvero
i diversi partiti – è del tutto naturale che la discussione si vivacizza e si corre il serio rischio,
appunto, di dividersi. Come, del resto, conferma l’ormai radicato e consolidato pluralismo politico
ed elettorale dei cattolici italiani.

Ora, è di tutta evidenza che ogni tempo presenta la sua specificità e la sua originalità e, di
conseguenza, cambiano anche le concrete risposte politiche. Ed è proprio su questo versante che
si verifica se la spinta ad una maggiore partecipazione politica che si percepisce nel mondo
cattolico italiano, seppur in modo plurale e diversificato, si trasforma anche in un efficace e
significativo contributo politico e culturale. Un contributo che, come sappiamo molto bene, passa
attraverso la concreta presenza nei partiti organizzati. Partiti attuali o partiti che si potrebbero
affacciare nei prossimi mesi. Perchè nulla si può escludere quando decolla un processo politico
come risposta concreta ad una domanda che circola nel sottosuolo della società italiana per
svariate motivazioni su cui non vale neanche la pena soffermarsi. E, al riguardo, l’unico elemento
che si deve escludere perché segnerebbe l’ennesimo fallimento di una scommessa politica,
culturale e programmatica è proprio quello di finalizzare questo rinnovato, e sacrosanto,
protagonismo politico dei cattolici a qualche ricerca di candidatura per singoli esponenti/
promotori. O meglio, per non essere equivocati, è del tutto normale che la partecipazione attiva
dei cattolici, come di qualsiasi altro gruppo culturale o sociale o politico passa attraverso la
presenza nelle liste dei partiti. Ma se il tutto è finalizzato a questo obiettivo dovremmo prendere
amaramente atto che anche questa volta ci si trova di fronte ad un progetto che non guarda
lontano ma solo, e soltanto, alla ricerca di un espediente di qualche professionista della politica
per cercare più comodamente una tranquilla sistemazione personale attraverso la scorciatoia
della presenza cattolica.

Ecco perchè il vento che ha iniziato a soffiare da Trieste nell’estate scorsa può essere decisivo per
restituire consistenza e sostanza alla presenza politica dei cattolici – elemento, questo, quantomai
importante per la stessa qualità della democrazia italiana – oppure, e al contrario, si limiterà
all’ennesima operazione di potere che è nota, ormai, in tutti i suoi particolari. Solo l’esperienza
concreta ci dirà se prevarrà la prima tesi o, purtroppo, la seconda opzione.

Grippo presidente dei presidenti dei Consigli comunali

Maria Grazia Grippo, presidente del Consiglio Comunale di Torino, è stata eletta Presidente dei Presidenti dei consigli comunali del Piemonte. L’elezione è avvenuta questa mattina, nel corso dell’Assemblea Regionale dell’Anci che si è svolta nella sede della Città Metropolitana.

L’elezione dà seguito alla mozione approvata nell’Assemblea congressuale del 4 ottobre, presentata dalla stessa Grippo, nella quale si chiedeva di riattivare il Coordinamento regionale dei Presidenti dei Consigli comunali e la nomina, su proposta della conferenza delle assemblee elettive, di un Coordinatore regionale.

Obiettivo della mozione, ha ricordato la Presidente, era quello di garantire l’adeguata rappresentanza della nostra regione dentro gli organismi nazionali che in sede Anci danno evidenza al ruolo dei Consigli Comunali, valorizzando il protagonismo delle elette e degli eletti a livello locale.

Un’attività, ha evidenziato, già iniziata da parte mia attraverso la collaborazione fra le presidenti dei Consigli comunali di Torino, Bologna, Roma, Napoli, Milano, Bolzano e Venezia volta a favorire una fase di rilancio di questi organismi che apparivano un po’ appannati rispetto alla sovraesposizione degli organismi governati dai sindaci e che ha posto l’accento sull’esigenza, da parte di tutte le Assemblee, di individuare modelli di lavoro e organizzativi sempre più condivisi, anche agendo sul quadro normativo con lo scopo da un lato di ridurre le incertezze rispetto alle nostre prerogative di presidenti e, a seguire, rispetto alle prerogative delle consigliere e dei consiglieri e, dall’altro, armonizzare gli strumenti a nostra disposizione”.

La Presidente ha proposto la costituzione di un tavolo di lavoro per dar vita ad un regolamento regionale capace di caratterizzare la realtà territoriale del Piemonte.  Molti gli interventi dei presidenti che hanno partecipato all’assemblea, alcuni da capoluoghi di Provincia come Vercelli e Cuneo, altri da molti comuni della Città metropolitana.