“Il racconto di Torino, in questi giorni, è quanto mai surreale: da un lato il Sindaco Lo Russo distilla la favola di Harvard e Bloomberg, dall’altro l’Assessore Tresso prima giustifica i mancati sfalci con la necessità di favorire la biodiversità e poi, non soddisfatto, chiede aiuto ai commercianti nell’impari lotta contro topi e blatte. Insomma, la realtà supera di gran lunga la fantasia”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“A meno che topi e blatte non rientrino nella biodiversità perseguita dall’Assessore – continua la Ambrogio – o addirittura tra le peculiarità sabaude da valorizzare, individuate da Harvard e Lo Russo per il city brand, la misura è colma: cura della città e decoro urbano sono il minimo sindacale in capo ad un’amministrazione. Basta provocazioni e ‘intuizioni’: se l’Assessore Tresso non è in grado di gestire le deleghe di propria competenza, si dimetta!”.
“Commercianti e cittadini riconoscono al Comune tasse e tariffe, peraltro sempre più pesanti, per avere, di contro, servizi efficienti. Delle due l’una: o l’amministrazione garantisce l’erogazione di tali servizi o deve farsi da parte. Torino è stanca di parole, favole e promesse”.
Finita la Dc ma non i democristiani
30 anni fa chiudeva definitivamente i battenti la Democrazia Cristiana.
Lo decise un’assemblea
affollatissima a Roma in una fase storica e politica drammatica per il nostro paese e per la stessa
democrazia italiana. Certo, la fine della Dc, cioè del più grande partito democratico, popolare e di
governo dal secondo dopoguerra in poi, non poteva non terremotare l’intera politica italiana. E
così è stato. E questo al di là delle motivazioni specifiche, a tutti ben note anche se restano
ancora avvolte in un alone di mistero, che hanno portato alla conclusione traumatica di quel
partito.
Eppure, e a 30 anni da quella data, non possiamo non far nostre la parole, come sempre puntuali
e precise, pronunciate alcuni anni fa da Guido Bodrato, uno dei principali leader e statisti della
Democrazia Cristiana scomparso alcune settimane fa. Diceva Bodrato che “La Dc è come un
vetro infrangibile. Quando si rompe va in mille pezzi e non è più ricomponibile”. Parole semplici, le
sue, ma essenziali e come sempre intelligenti che racchiudono una profonda verità. E cioè, la DC
è stata un “fatto storico”. Ovvero, un prodotto politico concreto di una precisa ed irripetibile fase
storica italiana. Non a caso, continuano ad esistere i “democristiani” ma non esiste più la DC. E
questo per la semplice ragione che i valori, la cultura, i principi e lo “stile” dei democristiani
continuano ad essere straordinariamente attuali e contemporanei ma la forma partito è frutto e
conseguenza di una stagione ormai storicizzata e consegnata agli archivi. Cioè agli storici. Com’è
giusto che sia. E, pertanto, tutti i tentativi – goffi e anche un po’ patetici – di candidarsi ad eredi
esclusivi o parziali della Dc, oltre ad essere un’operazione irrituale e anti storica, rende anche un
cattivo servizio al ruolo politico, culturale, istituzionale e di governo esercitato per quasi 50 anni
dalla Democrazia Cristiana nel nostro paese.
Purtroppo, e al costo di essere non coerenti ma semplicemente ridicoli, non mancano – tutt’oggi –
i detrattori della DC. Seppur nel rigoroso rispetto di tutte le opinioni. Ovvero coloro che, ieri come
oggi, continuano ad individuare nella Dc e nella sua straordinaria classe dirigente una esperienza
o “criminale” o semplicemente “nefasta” per la salute della democrazia italiana, per la credibilità
delle nostre istituzioni e per il governo del paese. Una narrazione che appunto, ieri come oggi, è
riconducibile prevalentemente al campo della sinistra politica, culturale, editoriale, intellettuale ed
accademica e ad alcuni settori marginali della destra. Un campo che non riesce a spogliarsi di
questa caricatura, strumentale e rancorosa. Eppure, la storia e l’esperienza della Dc non solo
hanno garantito una lunga stagione di democrazia, di benessere e di crescita all’intero paese in un
periodo carico di difficoltà e di contraddizioni ma, soprattutto, hanno saputo dispiegare – seppur
tra alti e basi – un “progetto di società” capace di coniugare sviluppo e giustizia sociale, libertà e
autonomia, dritti e doveri, pluralismo e rispetto dell’azione di governo. Insomma, una visione
complessiva della società che affondava le sue radici nel patrimonio culturale e storico del
cattolicesimo democratico, popolare e sociale. Per dirla con parole più semplici, nella storia e
nell’esperienza del cattolicesimo politico italiano. Il tutto, come ovvio, con una classe dirigente di
grande autorevolezza e di rara qualità. È appena sufficiente scorrere i nomi e i cognomi dei leader
storici delle tanto vituperate “correnti” – che, è sempre bene ricordarlo, erano strumenti
democratici di elaborazione politica e culturale e, soprattutto, rappresentavano pezzi di società e
legittimi interessi sociali – per rendersi conto che la classe dirigente della Dc non è più stata
eguagliata nel tempo. Certo, sarebbe offensivo anche solo il confronto con quella della seconda
repubblica per non parlare del “niente della politica”, per dirla con Mino Martinazzoli, che ha
caratterizzato la stagione populista, anti politica, demagogica e qualunquista di questi ultimi anni.
Per questi semplici motivi le parole di Bodrato sono e restano inappellabili. Ed è anche per questa
ragione che è compito e dovere di noi cattolici democratici, popolari e sociali far sì che, oggi, la
storia e l’esperienza della Dc non continuino ad essere infangati e derisi da un lato e che,
dall’altro, quei valori e quella cultura abbiano ancora piena ed attiva cittadinanza nella cittadella
politica italiana. Non per il bene dei cattolici democratici e popolari ma, soprattutto, per la qualità
e il futuro stesso della nostra democrazia.
Giorgio Merlo
“Il disegno di legge approvato al Senato contro la carne coltivata è sintomo di negazionismo scientifico allo stato puro. Esprimiamo tutto il nostro stupore per la timidezza che hanno dimostrato alcune forze che si definiscono liberali o progressiste su questo tema di importanza storica, che consente di produrre, da una sola goccia di sangue, tonnellate di carne”. Così in una nota Flavio Martino, Coordinatore regionale di +Europa e membro dell’Assemblea nazionale del partito.
“Con la legge approvata dal Senato – prosegue Martino – sarà sostanzialmente impossibile proseguire la ricerca scientifica sulla carne coltivata, che andrà comunque avanti in molti altri Paesi. Ad oggi la letteratura scientifica non ha dimostrato alcuna nocività per l’uomo nel consumo di questo prodotto, che potenzialmente potrebbe essere rivoluzionario per limitare i cambiamenti climatici in atto. Oggi metà della carne che mangiamo non è italiana ma è importata dall’estero con costi ambientali molto alti. Per produrre un solo chilo di carne servono 15.000 litri di acqua, gli animali che per sfamare la nostra voracità vengono uccisi sono miliardi ogni anno e non sono solo i vegetariani e i vegani a porsi un problema etico. C’è poi il tema delle emissioni che causano i cambiamenti climatici. A rischio è il pianeta e la mancanza di cibo per le future generazioni: entro il 2050 saremo 10 miliardi su questo pianeta, con impatti enormi se vengono mantenuti i canoni di oggi. Il fatto di agitare il rischio di perdere il patrimonio culinario italiano è un falso problema perché invece ciò che va messo in discussione sono gli allevamenti intensivi. Quando la carne coltivata verrà immessa nel mercato, dopo le opportune verifiche che avverranno in sede europea, i consumatori sarebbero in ogni caso liberi di continuare a scegliere che tipo di carne mangiare. Fondamentale continuare studi e ricerche rispettando tutte le precauzioni, già previste dai protocolli, in tema di sicurezza alimentare. Pensare di fermare il vento con le mani per meri interessi a breve termine ci lascia basiti. +Europa si schiera convintamente contro questa deriva oscurantista, a fianco della ricerca scientifica, di prestigiosi esponenti del Cnr, e del futuro” – conclude l’esponente di +Europa.
Giunge dal Parlamento Europeo la buona notizia della prima definizione europea di “carburanti CO2 neutri”. Sono inclusi, accanto agli e-fuel, anche i biofuel. Un passo che potrebbe consentire la conservazione dei motori a scoppio anche dopo il 2035. Abbiamo sempre sostenuto che – rispetto al tema dello stop ai motori endotermici – occorre rifiutare ogni posizione ideologica, che si limiti cioè ad affermare un principio astrattamente ambientalista senza considerare le conseguenze sociali e occupazionali. Se la prospettiva della diffusione delle auto elettriche è un’ottima notizia, dobbiamo evitare forzature nella transizione ecologica che rischierebbero di avere conseguenze sociali drammatiche.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte
Libero Pensiero: No all’aumento del biglietto Gtt
“Svolta green, efficientamento, investimenti sono fantascientifiche proposte che devono fare i conti con il pesante aumento del biglietto del trasporto pubblico. Soltanto ad aprile il Sindaco affermava che “Prima di chiedere ai torinesi di pagare di più, la città si fa carico di migliorare il trasporto pubblico, mettendo i cittadini nella condizione di usufruire di un servizio più efficiente e di qualità” E adesso? A distanza di tre mesi tutto è cambiato? L’aumento dei prezzi di biglietti e abbonamenti Gtt è una misura ingiusta e iniqua. Un rincaro su un servizio essenziale che andrà a colpire soprattutto chi non può utilizzare l’automobile per andare a lavoro. Un aumento per di più ingiustificato, dato che ogni giorno le cronache ci raccontano di disagi su metro e autobus, e non certo di un miglioramento del servizio. L’uso dei mezzi pubblici deve essere incentivato, sia incrementando il servizio che diminuendo il costo per gli utenti, in modo da ridurre traffico e inquinamento per migliorare la qualità dell’aria a beneficio della salute di tutti. Per tutti questi motivi diciamo No all’aumento del biglietto GTT”.
Pino Iannò Torino Libero Pensiero
Fdi: “Stangata Gtt di fine estate”
A pagare saranno soprattutto i cittadini più in difficoltà
Torino 20 luglio 2023
Si discuterà oggi in commissione consiliare la proposta di deliberazione di giunta sugli aumenti relativi ai servizi GTT.
Per l’ennesima volta si chiede ai Torinesi di venire in soccorso di un’azienda in palese difficoltà, che non riesce a offrire servizi adeguati e sempre più preda di fibrillazioni economiche.
Pensare di risolvere i problemi dell’azienda di trasporto pubblico locale mediante l’aumento delle tariffe, significa mettere la polvere sotto il tappeto e fingere di non vedere i problemi strutturali di cui l’ente soffre.
Memori sul piano nazionale della vicenda Alitalia, come Consigliere Comunale di Torino Fratelli d’Italia, – chiederei, prima di mettere le mani in tasca ai torinesi, di audire i vertici di GTT al fine di avere evidenza degli elementi necessari a valutare il reale stato della società e porre in essere le misure adeguate per il risanamento della stessa. Questo senza necessariamente chiedere ulteriori sacrifici agli utenti, che di contro in questi anni hanno visto precipitare, loro malgrado, la qualità dei servizi del trasporto pubblico locale.
Ferrante De Benedictis – Consigliere Comunale di Torino FdI
La Commissione Legalità ha audito su richiesta del Consigliere regionale Pd Diego Sarno, il Presidente dell’Organismo regionale per il controllo collaborativo (ORECOL) per sapere come abbia organizzato, nei mesi successivi al suo insediamento, i propri lavori, quali siano state priorità e obiettivi e le relative tempistiche di sviluppo. L’Orecol, operativo dal febbraio scorso, ha come obiettivi la trasparenza e il contrasto all’illegalità negli atti amministrativi della Regione Piemonte e delle partecipate regionali oltre a maggiori controlli sulla gestione delle ingenti risorse del PNRR.
“E’ una coincidenza positiva che l’audizione di Orecol, che ho richiesto e fortemente voluto, si sia tenuta oggi, 19 luglio, perché la diffusione di una cultura della trasparenza e della legalità è scaturita anche dalla tragedia in cui persero la vita il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina e questo rappresenta un modo concreto per ricordarli. Dalla relazione del Presidente di Orecol sono emerse alcune criticità sulle quali voglio soffermarmi: innanzitutto condividiamo la preoccupazione per “l’esecuzione dei contratti con affidamento diretto, in sottosoglia” dal momento che queste attività negoziate possono sfuggire al vaglio degli organi di vigilanza. Occorrerebbe avviare una battaglia in Parlamento per introdurre opportune modifiche. E’ fondamentale, nelle procedure di vigilanza, tenere gli “occhi ben aperti e le coscienze sveglie”, ben consapevoli della straordinaria capacità della criminalità organizzata di profittare dell’occasione favorevole e di mimetizzarsi, come ci ricorda Don Ciotti” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno.
“Preoccupa – sottolinea Sarno – l’attuale inadeguatezza dell’organico e l’insufficienza delle risorse materiali e umane di ORECOL, un organismo che, invece, dovrebbe essere supportato nella sua attività. I temi della legalità dovrebbero, infatti, essere una delle priorità di questa Giunta, come il Codice Etico promesso e ad oggi neanche presentato in forma di bozza, da Cirio dopo l’arresto dell’ex Assessore Rosso. L’attività di controllo di ORECOL è di due tipi programmata o sollecitata da specifiche richieste della Giunta o del Consiglio regionale, ovvero da segnalazioni interne o esterne di dipendenti, di funzionari, di dirigenti o di semplici cittadini. La durata del mandato assegnato ai membri per legge è, tuttavia, legata strettamente alla legislatura. Credo, invece, che sia molto importante che mandato e attività siano slegati e faremo una proposta per aumentare l’indipendenza: è quanto mai opportuna una modifica della normativa concernente il mandato che deve essere svincolato dalla legislatura consiliare”.
“Un altro tema affrontato – prosegue l’esponente dem – è stato quello delicato e strategico dei fondi PNRR. Faremo nostra e porteremo in Aula la proposta di prevedere la partecipazione di almeno un rappresentante dell’Orecol nel Gruppo di Lavoro di attuazione del PNRR, al fine di perimetrare l’ambito di applicazione delle misure, con particolare attenzione alla concentrazione della vigilanza sulla fase esecutiva. E’ fondamentale realizzare, celermente, un’adeguata formazione del personale preposto, DEC e RUP, presso le stazioni appaltanti coinvolte. Attualmente continua a essere fermo da ormai 3 anni il percorso di formazione con Avviso Pubblico, altro inadempimento parziale da parte di Cirio e della sua maggioranza”.
“Infine – afferma Sarno – è stato sottolineato un tema che il Partito Democratico denuncia ormai da molto tempo e sul quale ha aperto una petizione, problema che la Giunta Cirio si ostina a ignorare e addirittura a negare: quello delle liste d’attesa e dell’impossibilità di prenotare una visita medica, dato che non esiste un CUP con un’agenda unica di tutti gli ospedali del Piemonte e che, purtroppo, si sta facendo di tutto per indebolire la sanità pubblica. La lotta per la tutela e il rilancio di una sanità pubblica e universale è sempre stata e continuerà a essere al centro della politica del centro-sinistra”.
“Chiederò che Orecol venga audito ogni 4 mesi – conclude Diego Sarno – perché è importante avere aggiornamenti precisi e puntuali sulla sua attività e sul suo lavoro”.