POLITICA

Pentenero (Pd): “Obblighiamo la Giunta a investire sui temi chiave per il Piemonte”

 Il commento della Presidente del Gruppo PD in Consiglio regionale Gianna Pentenero sull’esito della seduta del Consiglio Regionale: “La Giunta Cirio sta portando in Aula, ormai da mesi, provvedimenti di pura natura propagandistica o di interesse della maggioranza invece di affrontare temi importanti per il Piemonte: il dissesto idrogeologico, la non autosufficienza, un nuovo piano sociosanitario, i trasporti locali, la cura e l’assistenza per la salute mentale, la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, la revisione della legge per l’edilizia. Per riportare al centro i provvedimenti veramente importanti per i cittadini, attraverso una forte opposizione in Aula, abbiamo obbligato la giunta a presentare un cronoprogramma chiaro che affronti l’assestamento di bilancio e discuta le leggi che possano rilanciare il Piemonte”.

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Ruffino (Az): “La Regione rivaluti ridimensionamento scuole”

     Le preoccupazioni espresse dai rappresentanti della Rete sostenuta da Assemblea scuola sui rischi di esclusione conseguenti agli accorpamenti forzosi tra scuole vanno accolte e la Regione Piemonte dovrà rivalutare attentamente il dimensionamento scolastico. Per la ragione che esso riguarda istituti e scuole di aree periferiche di Torino e coinvolge istituti che si occupano di un’utenza complessa e fragile, come adulti, studenti da poco in Italia, giovani a rischio come quelli degli istituti tecnici e professionali di Barriera di Milano, Mirafiori, Aurora e Lucento già costretti in una preoccupante fragilità sociale ed economica. Gli effetti del dimensionamento investono inevitabilmente gli organici e vanno a colpire, come denunciato dalla Rete, carceri e scuole serali.
     Conosco bene il quadro di difficoltà in cui operano oggi le Regioni e gli Enti locali, anche per effetto dei tagli conseguenti alla legge di bilancio. Sono anche consapevole, e con me lo sono la giunta regionale e il presidente Cirio, che il “fattore scuola” è una leva cruciale per salvaguardare la coesione sociale, valore primario per chiunque abbia responsabilità pubbliche.
on. Daniela Ruffino, segretaria regionale di Azione in Piemonte

Dal Governo 17,7 milioni per i territori alluvionati. Bartoli: “Un grande sostegno”

 

“Per affrontare eventi meteorologici estremi necessari interventi strutturali”

Approvato dal Governo un intervento di 17,7 milioni di euro, finanziato dal fondo di emergenza, per i danni dell’alluvione del 16 e 17 aprile 2025. Una vittima, oltre 570 comuni coinvolti, frane, allagamenti, territori isolati, con danni stimati in oltre 64 milioni di euro per il quale, contestualmente allo stanziamento dei fondi, ieri il Governo ha concesso lo stato di emergenza.

 

Lo stanziamento di 17,7 milioni effettuato ieri dal Consiglio dei Ministri e la concessione dello stato di emergenza permettono agli Enti Locali di avviare subito i primi interventi – commenta Sergio Bartoli, presidente della V Commissione Consiliare Ambiente, del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale -; un aiuto tangibile per i nostri Comuni e per i territori, che si aggiunge ai 5 milioni stanziati immediatamente dalla Giunta regionale. Purtroppo gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti e il nostro territorio, particolarmente fragile, sempre più soggetto a situazioni che mettono in pericolo i cittadini e a rischio le attività: per questo credo sia necessario prevedere interventi che siano strutturali, non soltanto legati alla concessione dello stato di emergenza e a richiesta di attivazione da parte della Regione, ma che siano automaticamente attivi subito dopo l’evento calamitoso”.

Oltre mezzo milione risparmiato, Magliano: “Controlli e incremento qualità servizi”

Ammonta a oltre mezzo milione di euro in quattro anni il risparmio per l’ASL Città di Torino a fronte del monitoraggio su quattro appalti dell’azienda, pulizie, ristorazione, portierato e guardiania, del valore complessivo circa 15 milioni all’anno, realizzato da un ufficio appositamente creato allo scopo, il primo in Piemonte. E’ quanto emerso nel corso dell’audizione avvenuta in IV Commissione su richiesta del Consigliere Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale. Il Servizio Monitoraggio attività in outsourcing dell’ASL Città di Torino, creato nel 2020, provvede, su iniziativa propria o su segnalazione dei coordinatori delle varie unità operative, al monitoraggio dell’attività delle varie ditte appaltatrici, nell’ottica di un miglioramento dei servizi all’utenza e non con l’esclusivo intento di procedere alla richiesta di penale alle aziende. Dopo due anni di avvio dell’attività, dal 2022 la quota media di penali applicate si attesta attorno ai 200mila euro annui.

“Credo che sia un risultato incoraggiante dal punto di vista degli indennizzi ottenuti da aziende che non hanno ottemperato alle specifiche contrattuali – spiega Magliano -, mi preme, però, sottolineare come l’attività del Servizio Monitoraggio attività in outsourcing dell’ASL Città di Torino produca un reale impatto sulla qualità dei servizi all’utenza e quindi, in definitiva, sui cittadini torinesi: l’intento non è punitivo, né volto al recupero di risorse, ma al miglioramento del servizio attraverso un controllo attento. Auspico davvero che la altre ASL Piemontesi possano fare propria questa azione di verifica della qualità dei servizi ricevuti e lavorerò con l’Assessore alla Sanità perché questa esperienza divenga patrimonio di tutta la Sanità regionale. Ringrazio la dirigenza dell’ASL Città di Torino e i responsabili del servizio per aver dimostrato che con l’applicazione di buone prassi si può ottenere un incremento della qualità dei servizi, scopo al quale può essere anche destinato quanto percepito con l’applicazione di sanzioni e penali”.

Valle (Pd): “Un nuovo piano regolatore per Torino”

“E’ il momento di accelerare: occorre finalmente una legge per velocizzare i tempi e uno strumento urbanistico agile, capace di sbloccare investimenti e rendere finalmente Torino più competitiva. Il nuovo piano regolatore non può più aspettare. Le modifiche che propone la Giunta sono utili, ma rischiano di non produrre effetti: intervenire solo sui tempi e non sulle procedure non basta. Proporremo quindi le modifiche che servono per accelerare l’iter di attuazione e approvazione del nuovo Piano regolatore” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Daniele Valle.

“Dopo sei anni il Piemonte sta ancora attendendo una nuova legge urbanistica – prosegue l’esponente dem- e i cambiamenti che hanno interessato le nostre città richiederebbero nuovi strumenti adeguati ai tempi. Chiederemo un procedure differenziate per le grandi città che consentano di dimezzare effettivamente, e non solo nominalmente, i tempi, sulla linea delle proposte avanzate da tutte le Associazioni di categoria: Confindustria, Cna, Confesercenti, Ance, Api, Federalberghi e Legacoop. Ribadiamo che questo passo da compiere rapidamente dovrà essere l’inizio della revisione della legge urbanistica in toto”.

Le “Trame del tempo” degli ultimi vedovi del ’68

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La deputata Augusta Montaruli che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare quando era studentessa  all’Università, ha denunciato come “condensato di false notizie, offensivo e lesivo per chi voglia studiare la storia contemporanea” il volume “ Trame del tempo” edito da Laterza per gli istituti superiori. Gli autori dell’opera sono Valentina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto. L’unico autore che gode di una certa notorietà, in verità tutta politica, è il Greppi. La questione che ha portato l’on. Montaruli  a denunciare la faziosità del libro è legata a giudizi politici e non storici sul governo Meloni e sul partito Fratelli d’Italia.  I toni usati dagli autori sono con tutta evidenza settari e persino incattiviti dalla astiosità politica più evidente propria dell’estremismo di sinistra. Credo che sia un testo molto adottato da un certo tipo di docenti, oggi ancora prevalente nella scuola italiana , che fa della lotta al governo in classe uno dei fini principali della funzione docente. Sono gli ultimi vedovi del ‘68, dell’ideologia  intollerante al potere, a volte anche della violenza verbale e non soltanto. Poter imporre agli studenti un testo così schierato è per questi professorini motivo di soddisfazione, se non addirittura di piacere. La politica intesa come odio parrebbe essere il loro ideale anche di vita. Tutte le occasioni sono buone per protestare, andare in piazza, tentare di portare con loro gli studenti di per sé sempre desiderosi di scampagnate.
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Ma il problema è più a monte e risale al ministro Luigi Berlinguer che volle stravolgere i programmi scolastici di storia per poter far dedicare un intero anno al Novecento secondo una visione che portava naturaliter a confondere storia contemporanea con politica. Questo era il fine non tanto sottile di Berlinguer. Il testo in questione è l’espressione massima della visione scolastica di Berlinguer , uno dei peggiori ministri della P.I., assimilabile ai Sullo  ai Misasi e ai Malfatti della I Repubblica che devastarono la scuola di Stato, cedendo al permissivismo sessantottino.
Infatti la difesa del Greppi si fonda proprio sull’obbligo di giungere nel testo fino all’oggi, come voleva Berlinguer. Ma il Greppi forse ignora che la storia contemporanea ha dei limiti definiti che storici come Croce e Chabod hanno saputo identificare. Ciò che diventa oggetto di opinabile valutazione politica non è storia. Lo disse più volte lo storico Raimondo Luraghi.   Più ci si avvicina all’oggi, più è necessario essere sobrii e distaccati per non cadere nella contesa politica che non ha nulla in comune con la storiografia seria, in primis quella dei manuali.
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Chi scrive ha studiato al liceo  sul testo di Armando Saitta che riusciva ad essere fazioso anche per i secoli più lontani dal ‘900.  Il libro di Saitta era il più adottato testo in una scuola in cui i docenti non erano in larga maggioranza dei militanti come accade  oggi. Saitta (che in passato era stato fascista e si convertì al comunismo come tanti)  al termine della sua carriera  scoprì una visione storica più meditata e liberale. Riscrisse il manuale, ma esso non piacque, non venne più adottato e scomparve dalla scuola nel giro di poco. E‘ un ricordo che va meditato. Magari il Greppi non sa neppure chi sia stato Saitta, ma certo non rischierà mai la sua fine. Circa la storia del fascismo – perché poi il discorso alla fine è questo – va detto che non può essere identificata con il “Fascismo perenne” di Eco o con le sparate televisive di Canfora e Augias o i romanzetti di Scurati. Neppure con la storia-spettacolo di Barbero. La storia del fascismo passa inevitabilmente dall’opera ciclopica di Renzo De Felice che inutilmente Nicola Tranfaglia cercò  di demolire, aggredendo anche il suo autore sul piano personale. Ma per gli autori del manuale l’opera di De Felice è opera demoniaca che tentò  colpevolmente di sdoganare il fascismo. Il buon Greppi è libero di scrivere tutto ciò che ritiene, sostenendo anche che il fascismo è tornato al potere in Italia ad 80 anni dalla  sua morte, ma quando scrive per un manuale deve sottoporsi a delle regole deontologiche senza mai scadere nel comizio. L’editore Laterza discendente  (nel senso letterale del termine) dell’editore che Benedetto Croce fece conoscere, liberandolo dal lavoro di artigiano   tipografo, ha poco da fare  della  pacchiana ironia su Montaruli. La sua casa editrice è perfino peggiore dell’Einaudi di re Giulio che almeno evitò sempre di sconfinare, forse per snobismo, nei testi scolastici. E’ la quintessenza della faziosità  come dimostrano certi librini stampati in questi ultimi anni. Ad essi si aggiunge la produzione scolastica.

Grassano: “Questa sinistra, chiusa nella Ztl del pensiero”

Per anni, la sinistra italiana ha campato di rendita, alimentando l’illusione di essere moralmente superiore, culturalmente più raffinata, e sempre dalla parte giusta della storia. Eppure, ogni volta che è chiamata a governare, lascia dietro di sé macerie: promesse disattese, riforme mai realizzate, e una retorica stanca buona solo per le interviste e i convegni. Si riempiono la bocca di parole come “inclusione”, “giustizia sociale”, “diritti”, ma poi nei fatti difendono solo le élite urbane, le burocrazie intoccabili e un sistema mediatico compiacente. Parlano di lavoratori, ma ignorano gli operai. Parlano di GIOVANI ma si appoggiano a dirigenti ancorati agli anni ’90. Parlano di ambiente, ma fanno compromessi con le grandi lobby energetiche. E ogni volta che falliscono — perché falliscono, sistematicamente — la colpa è degli altri: della destra, del populismo, dei social network, della disinformazione. Mai una vera autocritica, mai l’ammissione che forse, solo forse, anche a sinistra qualcuno ha vissuto troppo di privilegi, di slogan e di rendite di posizione. Il Paese reale chiede concretezza, sicurezza, sviluppo. Ma la sinistra, chiusa nelle ZTL del pensiero, risponde con slogan scollegati dalla vita quotidiana. Non è progresso questo: è narcisismo politico. E l’Italia non se lo può più permettere.

Enzo Grassano 
Già consigliere coordinatore circoscrizionale per 10 anni nel Partito Democratico a Torino

Emendamento Fdi: “Salvi i pozzi per irrigazione agricola”

Sono salvi gli oltre mille pozzi per uso agricolo del Piemonte realizzati prima del 1996. Un emendamento alla legge 22 del 1996, proposto dal consigliere di Fratelli d’ItaIia Claudio Sacchetto e scritto assieme all’assessore all’Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni, li mette definitivamente al riparo dall’obbligo di mantenere separati i prelievi da falda di superficie da quelli da falda profonda, stabilito da quella norma.

Soddisfazione per la svolta dall’assessore Bongioanni«Quella legge fu pensata ormai trent’anni fa nel contesto dell’epoca e soprattutto per i pozzi a uso industriale e civile, che vengono sfruttati 365 giorni l’anno, mentre quelli per uso irriguo agricolo vengono utilizzati al massimo per un paio di mesi. In tutti questi anni si è andati avanti a proroghe, l’ultima delle quali è scaduta a fine 2024. L’obbligo di ricondizionamento espone tante aziende, anche a conduzione familiare, a spese dell’ordine di decine di migliaia di euro. Per questo abbiamo recepito le richieste venute dal mondo agricolo e posto fine a questa situazione, consentendo alle nostre preziose risorse idriche un utilizzo razionale e normato una volta per tutte».

Identico apprezzamento per il risultato dal consigliere FdI Claudio Sacchetto, presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, che ha inserito l’emendamento nel quadro della Legge di riordino approvata dall’Aula giovedì 26 giugno: «Abbiamo corretto, nel totale rispetto delle norme ambientali, una legge superata e inadeguata. I nostri pozzi agricoli funzionano benissimo: come ben sanno i nostri agricoltori, la falda profonda da cui proviene l’acqua potabile è in pressione, l’acqua tende a salire e il rischio di contatto per percolatura dalla falda di superficie è minimo. Questa norma mette fine alle continue proroghe ed entra immediatamente in vigore senza necessità di ulteriori delibere o altri provvedimenti attuativi».

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