POLITICA

Merlo: Cattolici, no ai cattolici professionisti

Il pluralismo politico è la regola e non un’eccezione

“Il ritorno dei cattolici in politica è indubbiamente positivo ed anche incoraggiante. E non solo per
le ragioni storiche che hanno segnato ed accompagnato il cammino concreto della democrazia
italiana. Ma il tutto può e deve avvenire solo nel pieno rispetto del pluralismo politico ed elettorale
dei cattolici stessi da un lato e, soprattutto, respingendo al mittente chiunque si ponga come
interprete e rappresentante esclusivo del cattolicesimo politico italiano. Un vizio, questo, che da
troppo tempo caratterizza il comportamento di chi si sente titolato a rappresentare i cattolici nella
vita pubblica del nostro paese italiano. Un vizio che alligna soprattutto nel campo della sinistra
dove non mancano, oggi, quelli che venivano definiti sarcasticamente da Mino Martinazzoli nel
passato, e in tempi non sospetti, come ‘cattolici professionisti’. O “sepolcri imbiancati”, come
amava invece chiamarli con altrettanta durezza nella prima repubblica il leader della sinistra
sociale della Dc, Carlo Donat-Cattin”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’

Il caso giudiziario milanese di oggi, Tiziana Parenti e la Tangentopoli di ieri

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Ieri sera sono stato  a cena in un  ristorante dell’entroterra ligure che abbiamo escluso dalle nostre mete future, malgrado il fresco e il verde. Durante il desinare, quasi inevitabilmente, abbiamo  toccato tra amici  lo scandalo che fa traballare Milano e la sua Giunta comunale. Un commensale, noto impresario edile, si è dichiarato quasi subito colpevolista perché il dilagare del cemento a Milano durante il governo di Sala “è stato al di là di ogni norma“. L’imprenditore sembrava un novello Antonio Cederna che sul “Mondo“ di Pannunzio fece grandi battaglie per la tutela del paesaggio urbano. Un impresario convertito? No. Da quanto ho colto, c’era anzi un po’ di invidia  non confessata verso i colleghi meneghini che hanno fatto ciò che a lui non sarebbe mai stato concesso. A illuminarmi con una sua intervista sulla situazione milanese  è stata Tiziana Parenti, la Pm di Mani Pulite che nel  1992 con coraggio si ribellò al procuratore Borrelli e prese le distanze dal collega Di Pietro in nome di un garantismo liberale che stava per essere travolto da un giacobinismo purificatore, appoggiato anche  dalla Lega (che esibiva il cappio in Parlamento) e dal MSI, fino ad allora quasi vergine in quanto non aveva quasi mai toccato palla nella politica italiana almeno nel Nord Italia. Furono anni terribili in cui solo pochi denunciarono la barbarie del” tintinnare di manette“ e del gettar via la chiave del carcere preventivo per estorcere confessioni. Sono pagine da archiviare nella storia peggiore d’Italia, privata  di un sistema politico che aveva  scritto  la Costituzione, impedito il giogo comunista, promosso il benessere con il miracolo economico. Certo aveva anche accumulato errori a partire dal 1968 in poi, senza riuscire ad affrontare il problema della governabilità nel 1953 e della vita democratica dei partiti, pur essendo essi citati nella Costituzione. Come era prevedibile e previde Arturo Carlo Jemolo il finanziamento pubblico dei partiti non fu sostitutivo di quello clandestino che anzi fu incrementato anche perché in primis il PCI che pure sollevò la questione morale, godette dell’oro di Mosca, come documentò un celebre libro dimenticato scritto in base ai documenti ritrovati negli archivi ex sovietici. Nacque una seconda Repubblica che è stata peggiore della prima.

E questa seconda Repubblica sopravvive anche oggi, pur tra mille contraddizioni perché il progetto di riforma istituzionale del governo è fermo. Tiziana Parenti, senza ovviamente entrare nel merito delle indagini in corso  ha detto che “adesso è molto peggio di Tangentopoli  perché i vantaggi sono personali e non per la politica. Oggi ci sono individui che per fare la loro scalata utilizzano qualunque mezzo“. Ed ancora: “La corruzione si basa sul fatto che io procuro a te un appalto e tu poi nomini un mio amico come consulente“. Con parola non a caso oggi in voga, questo si chiama amichettismo, un qualcosa in cui la politica cede il posto al favoritismo. Il progetto di Sala era molto ambizioso: costruire la Milano del futuro piena di grattacieli.  Se noi vediamo certe fotografie di Milano e pensiamo che a Torino i grattacieli sono solo due, se escludiamo la torre littoria di piazza Castello, abbiamo chiara l’idea del mega progetto già iniziato nel decennio del sindaco Albertini, che fu però costretto a lavorare sotto la guida della procura di Milano per non incorrere in eventuali reati. Nulla sappiamo dei magistrati milanesi di oggi che si rivelano discreti e rinunciano alle comparsate dei Pm di Tangentopoli. Quindi non possiamo trarre conclusioni. Sarà possibile dare un giudizio politico e solo successivamente storico (come è lecito e doveroso fare per Tangentopoli) quando saranno chiari i fatti e le responsabilità. Che oggi Sala abbia detto in Consiglio Comunale di avere “le mani pulite” non è così rassicurante  perché evoca un’espressione del 1992. In ogni caso le dimissioni imposte ad un assessore (che c’è da augurarsi che non sia una vittima sacrificale) dimostrano che qualcosa non andava per il verso giusto. Sarebbe interessante infine riflettere sul finanziamento della politica anche oggi, un tema importante evocato da Tiziana Parenti perché, al  di là dello scandalo di Milano, resta uno dei problemi non risolti della nostra democrazia. Come vivono oggi i partiti non è una domanda peregrina, ma sicuramente molto attuale. Dove traggono i loro finanziamenti e come sono organizzati in termini  davvero democratici sono interrogativi che suscitano una certa inquietudine.

Avvisi di garanzia a Torino, Forza Italia: “Quale Pd avremo di fronte?”

ROSSO E FONTANA (FI): ATTENDIAMO DI SAPERE SE SARÀ  IL PD PRO SALA O QUELLO CONTRO TOTI

«Abbiamo appreso con stupore degli avvisi di garanzia che sono stati recapitati all’onorevole Mauro Laus, all’assessore Mimmo Carretta e alla presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo. Ci eravamo quasi scordati che fossero sotto indagine, vista la solita cortina fumogena che il “Sistema Torino” tende a creare per occultare i problemi che investono, come uno tsunami, i propri eletti.

Forza Italia, come sempre, resta garantista ed è certa che le persone coinvolte riusciranno a provare la propria innocenza ed estraneità ai fatti che vengono loro attribuiti. Crediamo che sarebbero opportune delle comunicazioni in Aula da parte del Sindaco per rassicurare i cittadini e il Consiglio riguardo a questa notizia.

Certamente siamo curiosi di capire quale Partito Democratico avremo di fronte: se la versione A, cioè quella di queste ore, ipergarantista nei confronti del Sindaco di Milano Sala, oppure la versione B, quella giustizialista che solitamente il Pd interpreta se ad essere coinvolti in guai giudiziari è un esponente di centrodestra, uno fra tutti Toti.

Ecco, attendendo che il Pd torinese e il sindaco Lo Russo girino la ruota e ci facciano sapere dove si ferma e quale versione interpreteranno, noi mettiamo le mani avanti: non siamo garantisti “alla carta”, al bisogno.

Un avviso di garanzia non corrisponde a una condanna, e una condanna in primo grado non corrisponde a una condanna in via definitiva».

Ad affermarlo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente Segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino.

Ponte Preti, Avetta (Pd): “Preoccupato per la graduatoria”

 “UN SILENZIO CHE METTE IN DIFFICOLTÀ CMTO E VANIFICA LA BATTAGLIA DEL TERRITORIO”

Il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) aveva presentato un’Interrogazione due mesi fa: “Sto ancora aspettando risposta dalla Giunta Cirio”.

«Sono molto preoccupato per il nuovo Ponte Preti. Anche grazie alla mobilitazione degli amministratori eporediesi si era riusciti a posticipare il termine, entro il quale aggiudicare gli interventi infrastrutturali finanziati dalla legge di Bilancio del 2018, al 31 dicembre del 2025. Tuttavia, ad oggi non c’è notizia della graduatoria ministeriale, il che mette in grande difficoltà la Città Metropolitana di Torino, che ha già anticipato parecchi fondi per concludere le progettazioni. Il 16 maggio scorso avevo depositato un’Interrogazione con la quale chiedevo alla Giunta regionale aggiornamenti sulla situazione e in particolare sull’esito presso il MIT della manifestazione d’interesse trasmessa da Città Metropolitana di Torino. Ad oggi non ho ricevuto risposta alcuna. Occorre che la Regione Piemonte si attivi immediatamente presso il ministero: battaglie come quella per il Ponte Preti e le infrastrutture dei nostri territori devono vedere unite tutte le forze politiche insieme ai Sindaci». Oltre al nuovo ponte Preti lungo la Statale 565 Pedemontana a Strambinello, per un importo dei lavori che ammonta a 25,5 milioni, gli altri interventi interessati sono il nuovo ponte di Castiglione, i lavori per la manutenzione straordinaria del ponte tra Crescentino e Verrua Savoia, del ponte di Borgo Revel sulla Dora Baltea, del ponte sul Po a Carignano del ponte di Inverso Pinasca e del ponte di Villafranca Piemonte.

Alberto AVETTA

Consigliere regionale PD

La Cisl e il cattolicesimo sociale

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


Al di là delle concrete valutazioni che si possono avere sulla Cisl e sulla sua strategia sindacale,
sulla sua storica identità e sulla sua azione nella società contemporanea, un fatto è indubbio: la
Cisl continua ad essere fedele alle sue origini. E le tre parole d’ordine richiamate dal significativo e
ricco intervento della sua nuova segretaria generale, Daniela Fumarola, riassumono in modo
emblematico la carta di identità dello storico sindacato cattolico del nostro paese. E cioè,
“contrattazione, concertazione e partecipazione”. Tre parole, tre impegni e tre progetti che erano
validi ieri e continuano ad essere attuali e moderni anche oggi. Anzi, soprattutto oggi. Tre parole
che, però, e al contempo, sono alternative a chi concepisce il sindacato come un attore politico e
partitico, a chi coltiva pregiudiziali ideologiche e, infine, a chi ha una concezione antagonista,
estremista e massimalista delle organizzazioni sociali. Insomma, per dirla in termini semplici,
quelle tre parole sono semplicemente alternative all’attuale gestione della Cgil a trazione Landini.
Piaccia o non piaccia alla carta stampata, quasi tutta progressista, alla sinistra italiana e ai noti
conduttori dei talk televisivi sempre attenti a tacciare di incoerenza e di tradimento gli avversari e i
nemici politici.
La Cisl, invece, resta quella di sempre. E lo stesso “patto di responsabilità” avanzato durante il
dibattito congressuale è la sintesi di questo impegno e di questo approccio che differenzia da
svariati decenni questo sindacato rispetto alle altre sigle massimaliste. E questo, del resto,
continua ad essere l’aspetto principale che differenzia la Cisl rispetto anche ad altri soggetti
sociali.
Ora, è abbastanza evidente che tutto ciò si riassume con un termine che storicamente
accompagna il cammino di questo antico sindacato bianco: autonomia. Sì, perchè la Cisl era, e
resta, un sindacato libero ed autonomo. La “cinghia di trasmissione” di comunista memoria non è
mai appartenuta al sindacato di Giulio Pastore. La partecipazione alla costruzione di alleanze e
coalizioni politiche è estranea alla Cisl. E, infine e soprattutto, la Cisl fa il mestiere del sindacato e
non interviene quotidianamente su tutto lo scibile politico italiano. Per fare un esempio concreto,
oggi abbiamo realtà non politiche o partitiche come la Cgil o l’Anm che quotidianamente
intervengono e prendono posizione su tutti i temi che sono in cima all’agenda politica italiana.
Sono, di fatto, due organizzazioni politiche che simpatizzano, come sanno anche i sassi, con la
sinistra italiana nelle sue multiformi espressioni. No, la Cisl non appartiene a quella storia. Da
sempre. E quando un sindacato è libero ed autonomo dalla politica, dai partiti e dalle formazione
di alleanze e coalizioni, è anche pluralista al proprio interno. Certo, per chi si riconosce, e del tutto
legittimamente, nel campo della sinistra italiana – da Conte a Schlein al trio Fratoianni/Bonelli/
Salis – forse non ha gradito la nomina dell’ex segretario generale della Cisl Luigi Sbarra a
Sottosegretario del Governo guidato da Giorgia Meloni. Come, del resto, e forse con maggior
fondamento, diventa francamente difficile solidarizzare dall’interno della Cisl per le posizioni
oltranziste, massimaliste, radicali ed estremiste dell’attuale sinistra sostanzialmente guidata anche
dal segretario della Cgil Landini. Ma questo, come si suol dire, è la bellezza del pluralismo.
Comunque sia, ciò che conta rilevare e sottolineare è che la Cisl, oggi, resta un sindacato
profondamente fedele alle sue radici. Al cosiddetto cattolicesimo sociale. E questa, forse, è la più
grande rivoluzione che ci si può aspettare da una organizzazione sociale democratica, riformista,
autonoma e libera. Come la Cisl di Macario, di Marini, di Carniti e di tanti altri dirigenti di prima
linea ci ha insegnato nel corso degli anni. Dal secondo ‘900 e sino ai giorni nostri.
Giorgio Merlo

AVS ha visitato tutti gli istituti penitenziari

Abbiamo mantenuto l’impegno preso: entro il primo anno di mandato abbiamo visitato tutti gli istituti penitenziari del Piemonte. Oggi si è concluso il nostro percorso con una visita al carcere di Novara.
Partiamo dalla sanità*, sempre una delle questioni più delicate. A Novara abbiamo trovato un’area sanitaria ben strutturata: dentista una volta a settimana (con ortopantomografo), radiologo e tecnico radiologo, una macchina nuova per radiografie ed ecografie, e dermatologo presente ogni due settimane. Manca però ancora qualche specialista fondamentale come il cardiologo, l’urologo e l’oculista. Gli spazi e gli strumenti ci sono, ma mancano i professionisti sul territorio.
Ci è stato anche raccontato un lungo percorso, partito nel decennio scorso, per superare l’uso improprio del Lyrica: oggi viene prescritto solo in base alle sue reali indicazioni terapeutiche e non come calmante generico.

Molto positivo il lavoro sulla mediazione linguistica e culturale, fondamentale in un carcere dove circa il 50% delle persone detenute è straniera. I mediatori arrivano da un corso realizzato da Enaip, e la casa circondariale stessa ha richiesto specificatamente la presenza di questa figura al Ministero della Giustizia ottenendo la presenza di mediatori in lingua araba e albanese. C’è una sala di preghiera per i detenuti musulmani e un imam è presente ogni due settimane per condurre la preghiera. Presente anche una cappella curata dallo stesso cappellano dal 1975.
La garante dei detenuti ci ha raccontato del rapporto molto stretto tra carcere e città, favorito dalla posizione dell’istituto vicino al centro. Questo legame contribuisce al buon clima interno. Sono attivi diversi progetti con realtà cittadine, come la Comunità di Sant’Egidio, e c’è un tavolo di confronto dedicato alle attività svolte in carcere, coordinato dal Centro Servizi per il Territorio, che si occupa del volontariato locale.
Nonostante la detenzione resti una condizione difficile, il clima generale è apparso umano e disteso, l’ambiente molto pulito. Come già nel caso di Verbania, la dimensione ridotta dell’istituto aiuta. Restano però delle criticità strutturali, come la mancanza di spazi comuni adeguati, e forti carenze di personale: mancano circa 30 agenti, e la direzione è attualmente divisa tra Novara e Biella.
Tra le attività: corso per elettricisti (con festa finale e pizza), corso per guida del muletto (con l’intenzione di acquistare un muletto per l’impiego interno), corsi universitari, campi da calcio e pallavolo. L’edificio è vecchio, ma fresco all’interno; sono autorizzati i ventilatori in cella.
E da otto anni, da quando è arrivata l’attuale dirigente sanitaria, nessun suicidio: un dato che parla da solo.
Il quadro che emerge da tutte le visite è chiaro: la differenza la fanno le persone. Dove ci sono personale adeguato, impegno, cura e responsabilità, le cose funzionano meglio. Ma non può bastare la buona volontà di pochi. Serve un sistema strutturato, equo e giusto. Noi continueremo a lavorare per questo.
GRUPPO REGIONALE AVS

Montaruli (FdI): “Sindaco ostaggio delle pretese dei centri sociali”

“LO RUSSO NON GOVERNA NE’ SINISTRA NE’ 5S”

“La sciagurata delibera d’iniziativa popolare “vuoti a rendere” è solo l’occasione più evidente di come il sindaco non riesca più a governare né la sua sinistra né i cinque stelle. Ecco perché la città di Torino è sprofondata in una “non” amministrazione, paragonabile esattamente a quella dell’epoca di Appendino, che sta lasciando al palo il capoluogo piemontese.
Nonostante, infatti, il tentativo di inseguimento delle frange più estreme della sinistra con delibere vergognose per la città come quella relativa alla sanatoria del centro sociale Askatasuna, sinistra ecologista ha espresso un parere favorevole al sequestro del bene non affittato. Al tempo stesso nonostante i tentativi di intesa con i cinque stelle, questi ultimi si stanno alleando alla maggioranza più radicale per dare esito positivo benché il Pd abbia già annunciato di non potersi schierare con i comitati.
Il risultato è che o per governare il pd soccombe oppure non governa e la città in balia di proposte incostituzionali, strampalate, ideologiche, impraticabili fa parlare di sé per essere diventata una città estremista perché altro non si può definire chi vuole togliere la casa a chi la sua legittimamente.
Torino sta sprofondando nel pericolo: si distingue solo più per iniziative che coinvolgono le anime più radicali della sinistra, ha i primati in tema di insicurezza e sprofonda nelle classifiche dove dovrebbe distinguersi per attrattività di ultimo quella relativa agli atenei italiani o per produttività.
Insomma l’occupazione del sindaco è ormai dover gestire le pretese dei centri sociali anziché occuparsi della crescita del territorio”. Lo dichiara la Vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli.

Riboldi: “Coperto interamente il disavanzo della Sanità”

“I dati del consuntivo 2024 sono lontanissimi dal piano di rientro. Questo mette la parola fine sulla speculazione circa lo stato di salute della nostra sanità. Ora possiamo concentrarci sulle azioni sanitarie per avvicinare il servizio e tagliare le liste d’attesa”. È quanto ha spiegato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi durante la prima Commissione, presieduta da Roberto Ravello, per illustrare il bilancio di assestamento.

“I 552 milioni di disavanzo previsti verranno coperti da 284 milioni provenienti dal fondo nazionale e da altre misure che esulano dal nostro bilancio – ha aggiunto – mentre i restanti 268 milioni saranno coperti da nostre risorse che destineremo con le variazioni di bilancio da novembre in avanti. Questi fondi sono figli della nostra volontà di non retrocedere sul potenziamento del personale, sull’investimento nei nuovi reparti e sul potenziamento della sanità territoriale. È nostra intenzione ‘aggredire’ la spesa improduttiva anche grazie all’incremento tecnologico, a partire dallo spreco farmaceutico che nella nostra regione è di circa 200 tonnellate all’anno”.
Durante la discussione sono intervenute per chiarimenti e precisazioni Gianna Pentenero (Pd), Alice Ravinale (Avs) e Vittoria Nallo (Sue).